venerdì 26 febbraio 2016

Un convegno su Randolfo Pacciardi, antifascista garibaldino e mazziniano, all'Università "La Sapienza" di Roma. Articolo di Luca Bagatin

Randolfo Pacciardi, chi era costui ?
Un combattente, un eroe, un antitotalitarista e proprio per questo la sua storia è stata volutamente e scientemente rimossa dalla memoria di quell'Italia libera che egli tentò, a rischio della vita, di edificare.
In nome di Mazzini e di Garibaldi fu audace eroe antifascista della Guerra di Spagna al comando del Battaglione Garibaldi, nonché fu fiero anticomunista, specie dopo aver conosciuto i massacri contro i repubblicani, i socialisti e gli anarchici operati dai comunisti europei su ordine di Stalin.
Guidò il PRI nel primo dopoguerra e fu Ministro della Difesa dal 1948 al 1953. Si oppose alla formula di Centrosinistra e quindi ad Ugo La Malfa che purtroppo lo espulse dal partito negli anni '60.
Espulso dal PRI, Pacciardi fondò il movimento politico Unione Democratica per la Nuova Repubblica, con posizioni nettamente presidenzialiste e solo per questo fu sospettato ingiustamente di simpatia fasciste e golpiste (proprio lui che aveva combattuto il nazifascismo !) e di aver appoggiato il cosiddetto Piano Solo che avrebbe dovuto portare ad una svolta autoritaria nel nostro Paese.
Niente di più falso e vergognoso fu detto su di un personaggio al quale la Repubblica e la democrazia italiana devono moltissimo.
Randolfo Pacciardi fu riammesso nel PRI negli anni '80 e Repubblicano rimase sino alla morte.
Questa, in breve, la vicenda politica del Nostro al quale l'Università La Sapienza di Roma ha dedicato un convegno patrocinato dall'Associazione Mazziniana Italiana e dall'Associazione ex parlamentari della Repubblica nei giorni 24 e 25 febbraio scorsi e che ha visto la presenza di numerosi accademici, studiosi e di ex militanti pacciardiani e repubblicani.
Un ciclo di quattro incontri di ottimo livello accademico, oltre che politico-sociale.
Interessanti in particolare gli interventi di due ex esponenti dell'allora movimento di Pacciardi, l'Unione Democratica Nuova Repubblica (UDNR), ovvero di Antonio De Martini e Renato Traquandi.
Antonio De Martini - curatore peraltro del sito www.corrieredellacollera.com – ai tempi dell'UDNR giovanissimo studente universitario proveniente dal Movimendo Federalista Europeo, ha raccontato la ragione per la quale la figura di Pacciardi è stata così tanto osteggiata. L'allora Presidente del Consiglio Aldo Moro telefonò a tutti i direttori dei giornali italiani invitandoli, dal 1964 in poi, a non parlare di nessuna delle iniziative di Pacciardi e dei suoi attivisti.
Motivo della censura ? L'incessante lotta del combattente antifascista contro la partitocrazia ed il malaffare politico, che sfociò nella sua proposta di Repubblica presidenziale, precorrendo i tempi ed ispirandosi sia al gollismo francese ma, in particolare, alla Costituzione democratica degli USA, con un Presidente eletto e sganciato dal parlamento partitocratico, tendendo così verso una democrazia partecipativa, nel solco di Giuseppe Mazzini.
Aspetto peraltro interessante toccato da De Martini è l'influenza gollista nelle idee in particolare dei giovani pacciardiani, i quali si ispiravano al gollista di sinistra René Capitant, teorico della partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese.
Renato Traquandi, classe 1941, mio caro amico repubblicano mazziniano da moltissimi anni, ha raccontato la sua vicenda personale e l'incontro con Pacciardi. Il padre di Renato era cugino di Nello Traquandi, partigiano antifascista dell'Italia Libera e di Giustizia e Libertà ed il piccolo Renato già nel dopoguerra si trovò a respirare il profumo della lotta politica dell'ambiente azionista e repubblicano, rimanendo in particolare colpito da un manifesto verde e rosso, con le foglie d'Edera, che annunciava un comizio di Pacciardi.
Nel '68, frequentando Parigi, Renato Traquandi entrerà in contatto con l'ambiente gollista e la sua prima esperienza politica in Italia sarà proprio l'adesione all'Unione Democratica Nuova Repubblica, incontrando Pacciardi per la prima volta quando l'antico combattente aveva già 70 anni ed iniziando a collaborare alle testate “Folla” e “Nuova Repubblica” e rimanendo affascinato dal pensiero di Mazzini, che prevedeva l'unione del capitale e del lavoro nelle stesse mani, superando per moltissimi versi in emancipazione sociale il movimento socialista e comunista.
Interessante, all'interno del convegno pacciardiano, l'intervento del prof. Massimo Scioscioli - storico del mazzinianesimo - il quale, fra le altre cose, ha dichiarato che oggi la politica è completamente scomparsa in quanto si è perso completamente ogni senso morale.
Degno di nota l'intervento del prof. Paolo Palma il quale ha ricordato come il Partito Repubblicano Italiano del periodo antifascista fosse un partito a difesa del proletariato e della classe operaia su posizioni anticomuniste e vicino ai movimenti anarchici e di come Pacciardi propugnasse già allora una Repubblica di ispirazione mazziniana, nè bolscevica nè clericale, collocandosi su posizioni ispirate al “socialismo mazziniano” e contrarie ad ogni mentalità parlamentaristica dei piccoli interessi di retrobottega dei partiti e che si reggesse su tre pilastri: federalismo sociale, associazionismo volontario e sulla democrazia diretta.
Al convegno, fra il pubblico, era presente anche una giovane laureata in Scienze Politiche: Valeria Pozzi, autrice di una interessante tesi di laurea su Randolfo Pacciardi.
Ho avuto modo di chiacchierare con Valeria, romana, classe 1989, e sono davvero rimasto molto colpito dal suo inconsueto interesse per un antico combattente senza macchia né paura in un'epoca nella quale i politicanti, peggio di ieri, si spartiscono il potere, comandati dalle fredde leggi dell'economia e dell'interesse.
Giovani studiosi come Valeria, per quanto possano essere pochi, sono, a mio avviso, l'humus, il sale per una nuova umanità di persone oneste e autenticamente libere ispirate al pensiero di Pacciardi. Persone che sappiano battersi, con coerenza e coraggio, anche a costo di essere vilipesi e oscurati.
Perché la verità e la libertà si conquistano, lottando e faticando, ogni giorno.

Luca Bagatin

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