giovedì 6 aprile 2017

Elezioni presidenziali in Francia 2017: una contrapposizione fra chi ha una visione sociale e sovrana del Paese e chi non ce l'ha. Articolo di Luca Bagatin

La campagna elettorale per le presidenziali francesi che si terranno il 23 aprile prossimo sembra davvero sottotono.
I candidati dei partiti tradizionali, ovvero il socialista Benoit Hamon ed il repubblicano François Fillon, sembrano ormai fuori dai giochi. Il primo risente dell'impopolare governo Hollande che ha snaturato completamente la natura sociale del Partito Socialista tramutandolo in un partito liberal-capitalista; Fillon, invece, risente delle inchieste che lo vedono indagato per appropriazione indebita di fondi pubblici. Il primo tenta di recuperare consensi attraverso un programma che pone maggiormente l'accento sul sociale, iniziando con l'abolizione della Loi Travail (equivalente del Jobs Act italiano); il secondo propone la riduzione dell'imposta sulle aziende e una riduzione degli oneri sociali, oltre che l'aumento dell'Iva di due punti percentuali.
A raccogliere discreti consensi, invece, il candidato di sinistra Jean-Luc Mélenchon, che si attesterebbe attorno al 15%, con un programma decisamente sociale ed improntato alla riduzione dell'orario di lavoro a 32 ore settimanali, ad un aumento del salario minimo ed all'obbligo per lo Stato di assumere i disoccupati per lavori di carattere generale. Mélenchon – come riportato dal quotidiano “Le Monde” e segnalato dal settimanale “Internazionale” - critica anche l'Unione Europea e ritiene che essa andrebbe o cambiata o abbandonata, iniziando innanzitutto a rinegoziare i patti di stabilità e richiedendo una maggiore indipendenza della Francia dalla BCE, in modo da poter adottare misure più protezionistiche sul commercio.
In pole position, ad ogni modo, la nuova Marianna di Francia, ovvero Marine Le Pen che i media mainstream ancora dipingono come di “estrema destra”, quando invece il suo Front National – molto lontano dal liberista Front National del padre Jean-Marie - è tutto tranne che di destra e sicuramente non ha nulla di estremistico.
Marine Le Pen infatti sembra essere l'unica a voler riaffermare la sovranità nazionale della Francia, a proporre di abbandonare il comando integrato della Nato ed a porre l'accento sul problema immigrazione – destinato a diventare sempre più un serio problema sociale – ponendo un tetto all'accoglienza di immigrati e vietando le regolarizzazioni degli immigrati irregolari. Oltre a ciò la Le Pen pone l'accento sulla lotta al terrorismo, sulla sicurezza e sulla laicità dello Stato (cosa che nessun partito di destra nel mondo fa o ha mai fatto, si badi bene), inserendo la laicità nel codice del lavoro e vietando l'esposizione di simboli religiosi nei luoghi pubblici, opponendosi anche ad ogni finanziamento ai luoghi di culto ed alle attività religiose. Nell'ambito sociale e sul fronte del lavoro e delle tasse la Le Pen intende abrogare la precarizzante Loi Travail, riportare l'età pensionabile a 60 anni e garantire la sicurezza sociale a tutti i francesi ed abbassare le imposte sul reddito di piccole e medie imprese, oltre che ridurre l'imposta sul reddito per i primi tre scaglioni.
La Le Pen sembra, in sostanza, riunificare l'antico programma gollista per quanto riguarda la sovranità dello Stato e l'antico programma socialista per quanto concerne gli aspetti lavorativi e sociali. Richiamandosi poi ad entrambi per quanto concerne la laicità dello Stato.
In questo senso sembra dare molto filo da torcere al candidato radical-chic di centrosinistra, ovvero il banchiere Emmanuel Macron, già ministro dell'Economia dell'impopolare governo Valls.
Macron, che sembra dato favorito al secondo turno delle presidenziali, presenta un programma di matrice liberal-capitalista e forse è proprio lui il candidato più “a destra”. Egli intende infatti favorire gli investimenti delle imprese, limitando l'imposta sul patrimonio immobiliare e ridurre l'imposta sulle imprese e sul costo del lavoro, riducendo altresì i contributi salariali. Come riportato da “Le Monde”, Macron parla poco di lotta al terrorismo e ritiene che questo fenomeno sia in parte frutto delle discriminazioni e dell'assenza di mobilità sociale in Francia ed intende agire su questi aspetti.
I giochi, dunque, sono aperti. Per quanto per quel che ci riguarda il candidato che meno ci convince e ci piace è sicuramente Macron, ovvero il rappresentante dell'alta borghesia “liberal” per eccellenza, destinato a promuovere una idea di Francia ed Europa meno sociale e che garantisca solo chi ha l'argent...ovvero i soldi !
Da segnalare l'appello dell'OSRE - ovvero dell'Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea- la quale edita il bimestrale “Rébellion” e molto vicino alle idee dei filosofi Alain De Benoist e Jean-Claude Michéa, nel quale si invita al non voto in quanto – si legge nell'appello - “Mentre i lavoratori stanno lottando per conservare il posto di lavoro in tutta la Francia, mentre la miseria si deposita nel nostro paese, i politici liberali di Destra e Sinistra hanno occultato i problemi reali attraverso una campagna presidenziale scarsamente politicizzata (…) Che cosa propongono i candidati del sistema (Hamon, Fillon e Macron) ? Delle leggi per i più forti e lo sfruttamento per tutti gli altri. Il loro programma comune ? Precarietà del lavoro, privatizzazione dei servizi pubblici, smantellamento del sistema scolastico, tagli alle pensioni ed alle indennità di malattia ! (…) Ci appelliamo a coloro i quali non sostengono i partiti del sistema affinché partecipino alla costruzione – attraverso l’azione comune – di una alternativa popolare, patriottica e rivoluzionaria al sistema. Per questo noi indirizziamo tale appello a tutte le forze vive al fine di marginalizzare la campagna presidenziale e lavorare tutti assieme per il futuro che si prepara !

Luca Bagatin

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