sabato 28 aprile 2018

"Danzatrice del ventre". Poesia di Luca Bagatin

Danzatrice dagli occhi chiari,
sguardo altero
sguardo fiero.
Sfoderi e guardi
i tuoi ventagli
e così
così m'abbagli.
Il tuo corpo perfetto.
Il seno e il ventre sensualmente adornati.
Le gambe nude, appena scoperte.
I piedi che indossano calzature antiche.
Io di fronte a te rapito.
Di fronte a te stupito.
Di fronte a te nutrito
da quell'antica femminilità perduta
che tu incarni.
E' così,
che mi parli.
E' così,
che mi guardi.
E' così,
che ti vedo.
E' così,
che ti vivo.
E' così,
che...

Luca Bagatin

mercoledì 25 aprile 2018

"Ritratto di Donna". Poesia di Luca Bagatin

Volti, 
ritratti,
immagini femminili
che si
sovrappongono.
C'è anche il tuo.
Non sulla carta,
ma nei pensieri,
nel vento,
nel cuore di chi
sa ascoltarti e osservarti.
Capelli lunghi neri,
volto fiero del Sud,
sguardo assorto
o sorridente.
Donna Anima.

Luca Bagatin

E' uscito il nuovo numero della rivista francese "Rébellion" !

E' uscito l'ultimo numero della rivista bimestrale francese "Rébellion" degli amici dell'Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE) (www.rebellion-sre.fr).
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La “Generazione Erasmus” e la guerra di classe del XXI secolo raccontata dal nuovo saggio di Paolo Borgognone. Articolo di Luca Bagatin tratto da Pensalibero.it del 26 marzo 2018

Cedere il passo alla globalizzazione ed al capitalismo significa, in sostanza, cedere il passo al materialismo, al nichilismo, alla distruzione di ogni identità, comunità e civiltà in nome dell'individualismo, dell'egoismo e del narcisismo.
Questo il contesto nel quale si è sviluppata e si trova a vivere la "Generazione Erasmus", descritta dal saggista Paolo Borgognone nell'omonimo saggio dal titolo "Generazione Erasmus - I cortigiani della società del capitale e la guerra di classe del XXI secolo", edito di recente da Oaks Editrice (www.oakseditrice.it) con prefazione di Francesco Borgonovo.
Ma che cos'è la Generazione Erasmus, secondo Borgognone ?
E' la massa di giovani sradicati dalla comunità originaria di appartenenza inviata in giro per l'Europa, culturalmente senza classi sociali e dedita a piaceri materialisti effimeri veicolati dalla pubblicità commerciale.
E' la massa di giovani che vuole lasciare il proprio Paese per "cercare fortuna altrove", spesso non pagata o sottopagata in una società capitalistica che ormai "vende sogni", ma non assicura alcun tipo di stabilità (economica, sociale, sentimentale, spirituale...).
E' la massa di giovani "flassibili" e "disponibili", spedita qua e là a seconda delle necessità del mercato. Mercato che genera bisogni e consumi indotti in una spirale senza fine, ma che crea l'illusione nei suddetti giovani che il divertimento per loro sarà sempre assicurato attraverso quella che Borgognone definisce l'"industria globale dell'entertainment", ma che, come rilevato dal medesimo autore "sono costretti a sposarsi a 45 anni poichè disoccupati o precari".
La "Generazione Erasmus" è dunque figlia della dottrina liberale che si fonda "sull'esaltazione strumentale dei vizi dell'uomo mercantile, individualista, rapace e dedito al perseguimento con ogni mezzo, lecito e illecito, dell'accumulazione capitalistica (illimitata) di beni e status sociale (...)".
Dottrina liberale che l'autore del saggio ritiene abbia subìto un acceleramento dal 1989 ad oggi ove, crollato ad Est il comunismo, è diventata il perno dello sdoganamento del capitalismo assoluto in tutta Europa.
Capitalismo assoluto che ha significato per i popoli europei l'avvento del modello unico a guida statunitense fatto di: flessibilità e precarietà economica; distruzione del Welfare attraverso i tagli imposti dal Fondo Monetario Internazionale; sradicamento culturale e identitario, attraverso un cosmpolitismo imposto e funzionale alla flessibilità del mercato di cui sopra.
A tale modello Paolo Borgognone, in linea con il pensiero dei filosofi Michéa, Lasch e De Benoist, contrappone la visione populista e socialista originaria, ovvero critica nei confronti del mercato e del capitalismo e alternativa alla visione delle élite finanziarie e politiche, composte da una destra ed una sinistra liberali: la prima a tutela dei ceti più ricchi, la seconda a tutela unicamente delle libertà civili, ma che non considera affatto i bisogni sociali e culturali dei popoli.
Visione populista e socialista originaria che l'Autore ravvisa in un'alleanza antiglobalista che egli afferma potrebbe assumere la denominazione di "socialismo patriottico", atta a ripristinare la "sovranità democratica e nazionale dei popoli costituenti l'umanità intera". Una sovranità, dunque, alternativa alle regole del mercato e funzionale al recupero del primato della politica e dei popoli sull'economia.
In questo senso, Paolo Borgognone ravvisa nella filosofia della Nouvelle Droite di Alain De Benoist, nei movimenti socialisti latinoamericani di ispirazione bolivariana e peronista, nella filosofia eurasiatista del filosofo russo Aleksandr Dugin e nel Partito Comunista della Federazione Russa guidato da Gennadij Zjuganov, un sentimento anti-materialistico e spirituale di risposta in chiave antiglobalista e anticonsumista allo stato di cose presenti.
Nel suo corposo saggio, che consta di ben 496 pagine (bibliografia esclusa), l'Autore prosegue analizzando numerosi altri aspetti caratterizzanti l'attuale momento storico e le attuali nuove generazioni. Ad esempio, sotto il profilo sessual-sentimentale, Borgognone rileva come "nell'era del capitalismo liberale e della società di mercato, infatti, si parla continuamente di sesso ma la nuova morale commerciale imposta dai liberal è in fin dei conti puritana, scoraggia le relazioni sessuali e si limita a prescrivere, ai propri utenti e clienti di ceto medio, alcune normative obbligatorie in materia di stili di vita e gusti in fatto di mode della più svariata natura, vendute "ai molti" come propedeutiche a facilitare l'accesso di massa alla sessualità mercificata". In sostanza, oggi, laddove la sessualità è esibita e ostentata in ogni dove, si fa meno sesso e ancor meno l'amore. L'amore, infondo, è ormai persino messo (e promesso) "in vendita" attraverso i numerosi siti di incontri online. Non è più dunque amore inteso quale senso profondo di comunione fra due anime affini, ma diviene ancora una volta mezzo di scambio e di consumo, elevato a merce come ormai ogni cosa (come l'amicizia, ormai scambiata attraverso qualche clik nei più svariati sedicenti "social"network e atta unicamente ad accrescere il patrimonio dei gestori dei medesimi attraverso l'introduzione di banner pubblicitari o attraverso la vendita, più o meno consentita, di dati personali).
L'Autore non a caso parla dei "social"network come non-luoghi nei quali "si posta forsennatamente ogni singolo pensiero e ogni istantanea relativi a qualche esperienza percepita come à la page e rapidamente consumata ma non si trasmette più alcun valore positivo, ovvero incompatbile e svincolato da categorie utilitaristiche di sorta".
Medesimo aspetto, secondo l'Autore, avviene attraverso i talk show, i quali, nelle loro forme più evolute hanno "lo scopo di vendere un prodotto all'utenza diversificata a seconda del format in questione".
In tutto questo c'è da chiedersi dove sia la democrazia e dove si trovi la libertà della persona di decidere autonomamente. Dov'è la sua libertà di pensare con la propria testa e di formarsi una propria autonoma opinione, senza essere condizionata e bombardata da messaggi mercificatori di ogni sorta ?
Parlando delle nuove generazioni "Erasmus", l'Autore afferma: "L'isteria turistica che coglieva il tipo antropologico giovanilistico contemporaneo era il frutto di un processo di atomizzazione sociale, di atrofizzazione delle sensibilità collettive, di rifiuto consapevole della riflessione e dell'accezione signorile, cavalleresca, della nozione di sentimento, nonché di polverizzazione di ogni forma di coesione delle comunità".

Il giovane d'oggi è dunque uno sradicato che ha perduto ogni valore ed ogni sensibilità cavalleresca che ha caratterizzato le generazioni precedenti almeno sino al 1968, anno in cui, come ricordarono criticamente gli intellettuali comunisti Michel Clouscard e Pier Paolo Pasolini, i figli di papà presero il sopravvento credendo di emancipare il mondo ed in realtà lo resero unicamente più schiavo delle mode e del mercato.
All'incultura d'oggi Paolo Borgognone contrappone il senso di comunità, reciprocità, solidarietà, patriottismo e rispetto per le differenze. Valori che egli ravvisa oggi presenti in maniera preminente nella Russia Ortodossa (e personalmente aggiungerei anche nell'America Latina socialista), che non a caso è vista con sospetto dalle élite liberali borghesi propugnatrici del capitalismo assoluto e del mercato ad ogni costo.
Ringrazio l'Autore per avermi citato relativamente ad un articolo che scrissi qualche anno fa e nel quale parlai dei Nazbol guidati dallo scrittore russo Eduard Limonov, attualmente unica opposizione democratica extraparlamentare a Putin e che, a differenza dei giovani borghesi della Generazione Erasmis, sono poveri, emerginati, provenienti dalle più remote periferie post-sovietiche e delusi dall'avvento del capitalismo assoluto e dell'oligarchia e rappresentano un po' quella richiesta di riscatto di molti giovani dell'Est e dell'Ovest oggi sottopagati, precari, lavoratori in nero o nei call center per pochi euro l'ora e snobbati dalla politica e dall'economia dominanti.
Il saggio di Paolo Borgognone prosegue poi nell'approfondimento relativo alle varie destabilizzazioni di governi sovrani laici e socialisti da parte degli USA: dalla Libia di Gheddafi alla Siria di Assad sino alla Jugoslavia e sempre in nome del modello unico mercatista da imporre ovunque.
Fra le riflessioni conclusive dell'Autore la seguente: "La Generazione Erasmus è parte integrante del pensiero unico della mondializzazione e della crisi antropologica dell'uomo contemporaneo (di cui la crisi economico/finanziaria degli Stati non è che la conseguenza diretta e perseguita), tanto che il motto identitario di riferimento di questa nebulosa adolescenziale postmoderna è "lassez-passer", ossia la formula di istituzione, sin dai tempi del Codice napoleonico, del liberismo economico negli ordinamenti giuridici di alcuni Paesi europei, Francia in testa. L'obiettivo dei fautori dell'espansione ulteriore del capitalismo liberale era infatti quello di "selezionare talenti per creare più mobilità" finalizzata a facilitare interazioni continue tra business school private internazionali e aziende che cercano profili interessanti, ovvero personale da cooptare sulla base non solo dei tecnicismi acquisti dagli studenti/clienti (...), ma anche e soprattutto, di precise caratteristiche riconducibili a una fedeltà ideologica a tutta prova".
Sino a che, in sostanza, la Generazione Erasmus non prenderà coscienza di sè e non inizierà a pensare autonomamente e a rifiutare i modelli mercificatori imposti, rimarrà parte di un sistema tutt'altro che libero e democratico.
L'Autore, a conclusione, sostiene infatti che sia in atto un nuovo conflitto di classe contemporaneo fra "i sostentori dell'ideologia nichilista e giovanilista del presente sclerotizzato a guida americanocentrica e i fautori della filosofia del Sacro, del Sovrano e dell'Eterno".
Comunque la si possa pensare, "Generazione Erasmus - I cortigiani della società del capitale e la guerra di classe del XXI secolo" è un testo che merita di essere letto ed approfondito sia per la corposità dell'analisi e le numerose note a margine, sia per la scottante attualità dei temi che porta all'attenzione del pubblico spesso poco abituato ad approcci che vadano oltre la vulgata proposta dai mezzi di comunicazione di massa.

Luca Bagatin

Sulle elezioni politiche italiane, la sconfitta delle élite e prospettive socialiste autogestionarie. Articolo di Luca Bagatin tratto da Pensalibero.it del 18 marzo 2018

Di fronte alla scomparsa ormai da tempo, in tutta Europa, della divisione storica risalente alla Rivoluzione Francese fra destra e sinistra, possiamo dire che alle elezioni politiche italiane, quelle sconfitte, sono state le forze dell'austerità, dell'europeismo tecnocratico, della visione liberal-capitalista a guida USA del mondo.
Ad essere sconfitte, in sostanza, volendo usare le categorie politiche care ai filosofi Christopher Lasch, Jean-Claude Michéa e Alain De Benoist, sono state le forze che rappresentano le élite.
Lungi dal pensare che le forze elettoralistiche maggioritarie uscite dalle urne, ovvero il Movimento Cinque Stelle e la Lega, rappresentino quel populismo originario caro sia a Lasch, Michéa e a De Benoist, ovvero rappresentante del Quarto Stato e del socialismo autentico, possiamo ad ogni modo dire che l'elettorato italiano si è espresso in massa - come in altri Paesi europei - in favore di forze alternative al modello unico liberal-europeista a tutela unicamente dei ceti medio alti.
Aspetto simile è peraltro accaduto anche alle elezioni Presidenziali francesi, ove la maggioranza dei voti, se sommati fra loro, sarebbe stata ottenuta dai partiti populisti Front National (21,3%) e dalla France Insoumise (19,58%) e solo una propaganda avversa ad un inesistente "fascismo" ha determinato la sconfitta - al secondo turno - di Marine Le Pen e l'incoronazione del rappresentante delle élite finanziarie Emmanuel Macron, continuatore delle politiche precarieggianti e di austerità intraprese dai suoi predecessori sedicenti socialisti, in realtà liberal-capitalisti.
La volontà degli elettori è dunque chiara: no alle politiche globaliste imposte dal Fondo Monetario Internazionale e dall'Unione Europea. Che ciò possa essere recepito dai Cinque Stelle e da un centrodestra a guida leghista è tutto da vedere ad ogni modo. Del resto tali partiti e la medesima Le Pen, rispetto alle promesse originarie, hanno purtroppo ridimensionato molto i loro programmi relativi ad una uscita dall'Unione Europea e dalla Nato.
Interessante ad ogni modo sarebbe il dialogo fra la Lega ed il Presidente russo Putin, la cui Russia è attualmente l'unico vero argine al terrorismo islamico, come si è ben potuto vedere in Siria. Una Russia che da tempo guarda ad un mondo multipolare, alternativo rispetto al monolitismo statunitense volto a destabilizzare Stati sovrani, come già accaduto in Stati laici e socialisti quali Iraq, ex Jugoslavia, Libia e non ultima la Siria, a tutto vantaggio dei fondamentalisti dell'Isis.
Putin ad ogni modo, lungi dal rappresentare anch'egli il modello del socialista e del populista autentico è, infondo, il rappresentante dei ceti più ricchi della Russia postmoderna e domenica 18 marzo, alle elezioni Presidenziali, dovrà vedersela con un candidato autenticamente socialista e che potrebbe seriamente impensierirlo, ovvero il candidato del Partito Comunista della Federazione Russa, dato in ascesa nei sondaggi, ovvero Pavel Grudinin, erroneamente definito da taluna stampa occidentale quale "comunista capitalista". Grudinin, in realtà, è un ingegnere ed imprenditore agricolo della cooperativa "State Farm Lenin", ovvero una vera e propria fattoria collettiva i cui profitti vengono in larga parte investiti nello sviluppo di programmi sociali per i lavoratori e le loro famiglie, i quali hanno a disposizione case, cure mediche, parchi giochi e istruzione scolastica completamente gratuiti. Un vero modello di azienda socialista nella Russia postmoderna.
Interessante, almeno a parole, anche la proposta lanciata da Beppe Grillo di una società senza lavoro e basata su un reddito di nascita. Interessante in quanto critica nei confronti del modello unico capitalista, della crescita economica (che non è certo infinita e che danneggia i più deboli e l'ambiente), del consumismo e del lavoro ad ogni costo in una società ormai iper tecnologica e di non-lavoro ed ove le merci sono in sovrabbondanza, almeno per quanto riguarda la parte più ricca del pianeta.
Ovviamente tale proposta non è affatto originale, ma già da tempo auspicata da economisti della decrescita quali Serge Latouche e, anticamente, dall'antropologo e sociologo socialista Marcel Mauss, autore di un saggio sull'economia del dono.
Forse un ritorno a forme economiche mutualistiche e autogestionarie, come nelle idee e nell'attuazione pratica del socialismo, dell'anarchismo e del repubblicanesimo europeo originario (Pierre Leroux, Proudhon, Bakunin, Garibaldi, Mazzini, per molti versi Marx ed Engels) e successivamente di quello arabo e latinoamericano, mutuato proprio da quello europeo, potrebbe essere una soluzione atta ad andare incontro a quel Quarto Stato ormai non più rappresentato autenticamente da nessuno in Europa, ma che rappresenta ormai la maggioranza della popolazione sfruttata.
Non più lavoratori e salariati, quindi, ma unicamente produttori e proprietari del proprio lavoro (come nell'esempio dell'azienda agricola socialista del candidato russo Grudinin).
Forse anche un superamento del sistema del danaro ed un ritorno a forme di scambio paritario e del dono sarebbero auspicabili, come peraltro scrivo da tempo. Occorre, in sostanza, un cambio radicale di mentalità. Passare dall'attuale sistema fondato sull'ego, sulla competizione e sull'accumulo, ad un sistrma fondato sul bene ed il progresso della comunità e quindi dell'umanità.
La costruzione, in sostanza, di una autentica Civiltà dell'Amore e della condivisione, che non ha nulla a che vedere con la pseudo "condivisione" dei post sui cosiddetti "social"network, ma può rappresentare davvero un nuovo modello di sviluppo. Finalmente umano, sociale ed ecosostenibile.

Luca Bagatin

lunedì 23 aprile 2018

Riflessioni democratiche e socialiste originarie by Luca Bagatin

È in nome del progresso che le forze colonialiste hanno invaso e martoriato i popoli dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina.
È in nome della conservazione e delle diversità che dobbiamo rispettare e amare tutti i popoli.
Anche per questo sono orgogliosamente socialista anticapitalista e conservatore.

La democrazia non può mai essere autoritaria, come afferma Macron, che in Francia sta distruggendo i diritti sociali e dei lavoratori, oltre che sta invadendo militarmente uno Stato sovrano, come i suoi predecessori di destra e sinistra.
La democrazia è politica di popolo e per il popolo. La democrazia è ricerca di coesione e di condivisione, oltre che rispetto per le diversità e per la sovranità di tutti.

Mi stupisce che ancora non si comprenda, in Italia e in Europa, che essere socialisti non significa affatto essere "di sinistra" o "progressisti", visto che ormai ciò significa mettere in vendita ogni cosa, distruggere i servizi sociali, distruggere i diritti dei lavoratori, sostenere acriticamente una alleanza anacronistica e guerrafondaia come quella della NATO.
E' quanto fanno e hanno fatto i tanti "progressisti" e di "sinistra" in Europa e in Italia, che nulla hanno a che spartire con il socialismo originario, che è anticapitalismo, conservazione dei valori, sovranità, emancipazione sociale, rispetto per le diversità di tutti i popoli e lotta in favore dei popoli oppressi.
Valori ben conosciuti da figure leggendarie quali quelle di Giuseppe Garibaldi e di Gabriele d'Annunzio, i quali li misero in pratica nella loro opera politica e sociale. Valori ben conosciuti oggi nell'America Latina socialista, nella Siria laica e socialista e in tutto il mondo che resiste alla globalizzazione e all'imperialismo.

Oggi, credere nei valori, è molto più importante che credere nelle ideologie. Le ideologie, infondo, sono dogmi e i dogmi portano spesso al fondamentalismo e alla divisione in un mondo che, diversamente, necessita di condivisione nel senso etimologico e originario del termine. I valori hanno spesso significati spirituali e non sono affatto necessariamente universali, ma ciascun popolo detiene i suoi valori e ciò è bellissimo, perché ciò è alla base della diversità e la diversità è alla base della democrazia.
Il nemico della diversità e quindi della democrazia, è da sempre l'omologazione, che è livellamento della coscienza e annichilimento della conoscenza.

Una società che ha demandato al mercato, alla cosiddetta espertocrazia, al tecnicismo, al permissivismo, al liberalismo, al vuoto progressismo ogni suo valore, è una società destinata a soccombere, a produrre frustrati, bulletti come quelli che intasano le scuole di oggi, politicanti che prendono gli ordini da Paesi stranieri e hanno in spregio il popolo, genitori che accontentano i figli per ogni capriccio ecc...
Un sano ritorno all'autorità, alla solidarietà fra classi, alla sovranità del pubblico, alla conservazione dei valori e dei sentimenti, sarebbe quanto di meglio auspicabile.

Luca Bagatin

venerdì 13 aprile 2018

"Il rosso del cuore". Poesia di Luca Bagatin

Il rosso del cuore
Poesia di Luca Bagatin
Foto di Antonio Rodríguez
Modella: María José Peón Márquez


Quando ti vidi,
per la prima volta sul letto,
in quella stanza
e osservai la morbidezza
della tua pelle abbronzata,
compresi.
Quando ti vidi,
per la prima volta sul letto,
in quella stanza
e osservai la perfezione
delle tue gambe lisce
sensualmente accavallate sul letto,
compresi.
Quando ti vidi,
per la prima volta sul letto,
in quella stanza
e osservai i tuoi occhi profondi nei miei,
il tuo sguardo mi penetrò l'anima.
E compresi.
Quando osservai le tue mani
coprire il tuo seno nudo,
senza malizia,
con quella sensualità che ti è propria,
compresi.
Quando osservai il rosso
della passione
celare il piacere sensuale del tuo corpo,
compresi.
Tu e la stanza,
una cosa sola.
Tu e il letto,
una cosa sola.
Il mio respiro e il tuo.
Le mie mani nelle tue mani.
I nostri sensi si uniscono.
E così i nostri sguardi.
Niente più cela il piacere che ci unisce.
Esso è ormai amore.
Il rosso dell'amore.
Il rosso della vita.
Il rosso del riscatto.
Il rosso del cuore.

Luca Bagatin