lunedì 29 ottobre 2018

"Tutte le Donne in una sola Donna". Poesia di Samahin di Luca Bagatin

 Tutte le Donne in una sola Donna
Poesia di Samhain di Luca Bagatin

Tutte le Donne
in una sola Donna.
Tutti i sorrisi
in un sol sorriso.
Tutta la luminosità
del tuo sguardo
è un'unica luminosità.
Il tuo modo di esprimerti
arcaico
è l'essenza di quella Tradizione
perduta
che è anche dentro me.
Così come è nell'aria
che trasmette e tramanda
quell'Antica Spiritualità
dei Boschi, della Terra,
delle Fate, degli Spiriti,
degli Angeli non caduti.
Quell'aria che mi commuove
e mi fa tornare bambino.
Felice e giocoso.
Senza la malizia,
senza l'immondizia
che inonda questo mondo materiale.
Tutte le Donne
in una sola Donna.
Mito ancestrale
mito d'amore.

Luca Bagatin


Olga Shalina, paladina contro le torture nelle carceri russe (e riflessioni sul presente, anche alla luce della vittoria del liberal capitalista Bolsonaro in Brasile). Articolo di Luca Bagatin

Olga Shalina, attivista di lungo corso del partito nazionalbolscevico "Altra Russia", guidato dallo scrittore Eduard Limonov, rischia cinque anni di carcere, per aver protestato contro i casi di tortura e di violazione dei diritti umani nelle carceri russe, già segnalate dal quotidiano Novaja Gazeta l'estate scorsa.
L'attivista, lo scorso 25 ottobre, ha attuato una protesta presso la mostra Interpolitekh, tenutasi a Mosca, ove erano esposte attrezzature militari e di polizia. Salita su un furgone, la Shalina si è tagliata - per denunciare la drammaticità del sistema carcerario russo - le vene del braccio sinistro e ha lanciato volantini di protesta contro la polizia ed il sistema penitenziario repressivo.
Trasportata successivamente in ospedale, è accusata di teppismo e incitamento all'odio, rischiando ben cinque anni di carcere.
Il Partito Nazionalbolscevico di Limonov (fondato negli Anni '90 assieme al filosofo Dugin ed al chitarrista punk rock Egor Letov) non è nuovo a atti di protesta, esclusivamente nonviolenti e spesso goliardici, contro il sistema autoritario del governo Putin e contro il sistema liberal capitalista in generale, al punto da essere stato messo ufficialmente fuorilegge (unico partito in Russia) nel 2007.
Successivamente ha assunto la denominazione di Altra Russia e cambiato simbolo (una granata al posto della falce e martello di colore nero). Alleato in un primo tempo ai liberali di Kasparov, successivamente Altra Russia ha proseguito per la sua strada, a causa delle divisioni interne del fronte liberale e proseguendo la sua opposizione sia al sistema repressivo putiniano, sia alle politiche liberal-capitaliste, non ultime quelle sull'aumento dell'Iva e dell'età pensionabile, a fianco del Partito Comunista della Federazione Russa e del Fronte di Sinistra di Sergej Udalc'ov, quest'ultimo già arrestato sia di recente - pur avendo guidato una manifestazione pacifica autorizzata - che nel 2017 assieme a Limonov stesso, solo per aver guidato entrambi una manifestazione anticapitalista pacifica ove chiedevano la nazionalizzazione della grande industria, una moratoria delle privatizzazioni nei servizi sociali, la riforma del codice del lavoro, trasparenza nelle elezioni e l'indipendenza della magistratura.
Del Partito Nazionalbolscevico, ovvero di Altra Russia, composto prevalentemente da giovani punk o ex punk, libertari e "desperados" poveri delle periferie russe delusi dal crollo dell'URSS e dall'avvento degli oligarchi e del capitalismo assoluto, con un programma economico di sinistra (giustizia sociale, proprietà in comune, lavoro collettivo) e una politica di destra (priorità dello Stato e della nazione, eurasiatismo), parla uno dei bellissimi romanzi dello scrittore e giornalista di Altra Russia Zachar Prilepin, già collega alla Novaja Gazeta e amico della compianta Anna Politkovskaja (la quale fu una sostenitrice dei giovani nazbol e li definiva: "giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che permettono di guardare con fiducia all'avvenire morale del Paese"). Tale romanzo, "Sankya", è edito in Italia da Voland ed è uno spaccato delle periferie russe e della ribellione dei suoi giovani nei confronti di un sistema autoritario e a tutela unicamente dei ceti più ricchi.
Olga Shalina
Se pensiamo che in Brasile ha vinto l'ennesimo liberal capitalista autoritario, il quale ha giocato sul colpo di stato giudiziario contro Lula e la Roussef e sulle fake news che il suo partito ha diffuso in rete, possiamo dire che anche l'America Latina rischia tempi molto bui e la perdita delle conquiste ottenute dal Socialismo del XXI secolo (come già accaduto di recente con Macri in Argentina e con il voltafaccia di Lenin Moreno in Ecuador) dei Lula, dei Kirchner in Argentina, dei Morales in Bolivia e dei Chavez in America Latina.
Ormai la contrapposizione non appare più da tempo quella fra destra e sinistra, ma fra liberal-capistalismo autoritario da una parte (sostenuto dalle destre e dalle sinistre del capitale) e dal socialismo e populismo autentico dall'altra. Socialismo e populismo degli Herzen, dei Mazzini, dei Garibaldi, dei Proudhon, dei Marx, dei Bakunin, degli Engels: quello della Prima Internazionale dei Lavoratori, che purtroppo nell'800 non seppe sanare le sue divisioni interne; quello dei socialisti populisti russi, i narodniki di fine '800 come il già citato Herzen, l'amico di sempre del Risorgimento italiano e dei suoi eroi, colui il quale già prefigurava un sistema socialista per la Russia, affermando: : "Il contadino russo conosce soltanto la moralità che nasce istintivamente e naturalmente dal suo comunismo [...] la manifesta ingiustizia dei proprietari terrieri lega il contadino ancor più strettamente alle leggi della sua comunità [...] l'organizzazione della comunità ha tenuto testa alle intromissioni del governo [...] è sopravvissuta ed è rimasta integra fino allo sviluppo del socialismo in Europa"; quello dei popoli liberi e indigeni dell'America Latina emancipati da Bolivar, Sandino, Chavez, Maduro, Evo Morales, Pepe Mujica, Correa e quelli africani emancipati da Gheddafi, Sankara, Machel e molti altri leader panafricani.
L'alternativa è dunque fra i popoli oppressi e poveri e i ricchi, gli oligarchi. Fra chi ricerca l'amore e chi fomenta l'odio e il dolore dei molti, dei troppi, che ancora oggi muoiono di fame o nelle carceri o sono vilipesi e sono alla ricerca di un riscatto. Riscatto fatto di democrazia autentica. Che è libertà unita all'amore. Libertà dal danaro, dal capitale, dallo sfruttamento, dalla violenza (che può essere fisica e mentale). E amore che è condivisione reale con i nostri simili. Che è lavoro in comune, cooperazione, autogestione, socialismo non ideologico, spiritualità, socialità, tradizione, cultura, crescita morale e intellettuale.

Luca Bagatin

venerdì 26 ottobre 2018

"A Giulia, Donna nella selva". Poesia di Luca Bagatin

A Giulia, Donna nella selva
Poesia di Luca Bagatin

Profilo di Donna.
Nella selva.
Che guarda.
Verso l'orizzonte.
Le tue labbra
si schiudono,
a formare un cuore.
I tuoi capelli
lunghi,
nel vento.
Il cui profumo si fonde
con quello dell'ambiente naturale.
E un cuore,
il mio,
che palpita lontano.


Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it

Ringraziamenti a José Setien, curatore del sito web dedicato a Eduard Limonov

Vorrei ringraziare l'amico José Setien, curatore del sito francese (tradotto anche in italiano, spagnolo, inglese, russo) che raccoglie le opere di Eduard Limonov (www.tout-sur-limonov.fr), per avermi donato e inviato l'ultimo libro del Nostro, recentemente pubblicato in Francia dalle Editions Bartillat - "Et ses démons" - e un numero di Rolling Stone del 1990, nel quale Limonov parla del suo ritorno in Unione Sovietica, dopo quindici anni di esilio.
Ringrazio José anche per aver recentemente pubblicato sul suo pregevole sito, diversi miei articoli e link relativi a Eduard Limonov, pubblicati qui su "Amore e Libertà" e non solo (uno di questi, con una mia intervista a José stesso, è stato di recente (ri)pubblicato dalla testata Alganews, diretta da Lucio Giordano, al seguente link: https://www.alganews.it/2018/10/21/la-zona-industriale-di-eduard-limonov-un-dissidente-dalla-parte-dei-deboli).

Il libro "Et ses démons", non ancora pubblicato in Italia, è un romanzo autobiografico scritto da Limonov nel 2016, nel periodo della convalescenza dopo aver subito un'urgente operazione al cervello. Un romanzo nel quale egli esplora i momenti più significativi della sua vita: la militanza politica, la guerra, l'amore e, non ultima, l'esperienza dell'ospedale e la decadenza del corpo.

José mi ha di recente informato che Limonov non è stato bene ed è stato nuovamente ricoverato.
Il mio pensiero va a lui, per una pronta guarigione.
Coraggio, vecchia Tigre dissidente !

Luca Bagatin

Haddad è Lula ! Lula è Haddad ! Per un nuovo trionfo del Socialismo in Brasile ! Per un nuovo trionfo dell'Amore, contro l'odio e il dolore


mercoledì 24 ottobre 2018

Riflessioni sul capitalismo assoluto: per una Civiltà dell'Amore libera dall'edonismo. Articolo di Luca Bagatin

Il cosiddetto "influencer" sembra essere quella non-figura professionale del nostro tempo che racchiude in sè tutta la precarietà del capitalismo assoluto spinta alle sue massime conseguenze.
L'influencer, figlio del capitalismo assoluto odierno, del marketing e della società dei consumi per eccellenza, appare come lo sradicato (da ogni tempo, cultura, ideale, sentimento) che "influenza", con la sua presunta "autorevolezza" - spesso dettata dalle mode imposte dagli operatori del capitalismo stesso, ovvero del marketing - il comportamento delle persone che lo "seguono", magari sul web, ormai diventato la prosecuzione del mezzo televisivo di massa. Nuovo simulacro di plebi adoranti alla ricerca di un effimero apparire estetico, di una effimera ricerca di ricchezza, di una effimera ricerca di potere. Potere ormai sempre più divenuto "potere d'acquisto", "potere di possedere" (oggetti, persone, menti...) in un caravanserraglio che immagini edonistiche sugli ortaggi o i balletti nei supermercati (ove lavorano persone, spesso anche ventiquattro ore al giorno - festivi compresi - perché così "chiede" il mercato...sic !) non sono altro che una rappresentazione scenica, scenografica, tristemente grottesca della realtà odierna. Una realtà che potrebbe essere definita di "totalitarismo liberale", ove l'ideologia propagandata e dominante è appunto la "libertà" (presunta) di consumare, di arricchirsi (a spese del più debole o a prezzo di lavoro continuo, senza sosta o peggio ancora di continui indebitamenti, sia privati che pubblici, volendo ampliare l'orizzonte della riflessione), di apparire (eternamente giovani, fighi, ricchi, bellissimi, glamour, "social") anziché di essere. Essere persone reali, con una vita reale, un lavoro reale, anche difficile, umile o nel quale si guadagna poco, ma per la quale vita ed il quale lavoro si può comunque andare fieri. Essere persone che tornano a parlarsi per davvero, di persona, senza mediazioni o cosiddetti "social" che, nei fatti, al netto dell'edonismo consumistico e profondamente asociale che veicolano, non hanno nulla di sociale. Essere persone che tornano ad amarsi e non più a "masturbarsi" - in senso metaforico e mentale - davanti al web o alla televisione volendo far immaginare al prossimo di avere una vita "figa", glamour, seducente a tutti i costi. Oppure creandosi una vita effimera, pretendendo di essere eternamente giovani ricorrendo a grottesche quanto orrende e innaturali chirurgie estetiche tali da apparire delle persone di plastica in un mondo a sua volta già plastificato e "brandizzato".
Ed ecco che il prodotto agricolo, anzichè essere edonisticamente esibito, potrebbe invece prestarsi ad una riflessione in questo senso. Il prodotto agricolo che proviene, appunto, dal mondo agricolo. Da quella "coltura" che è origine stessa del termine e del concetto di "cultura".
Quanta convivialità, quanto amore, quanta vita vera e reale vi era nella cosiddetta civiltà contadina di un tempo, tanto amata dal nostro Giuseppe Garibaldi - che mai si vergognò di essere sempre stato un contadino - tanto decantata da Pasolini e dal bellissimo film del 1978 di Ermanno Olmi "L'albero degli zoccoli", film nel quale gli attori erano tutti contadini veri !
Ricordo di aver letto di recente un articolo nel quale viene intervistata una dei co-protagonisti del film - Maria Teresa Brescianini, oggi ottantenne - la quale interpretava la vedova Runc. Nell'intervista parla di questo, ovvero della semplicità della campagna dei suoi ricordi d'infanzia. Di come si ritrovavano tutti nel cortile, come un oratorio ove condividere la vita di tutti i giorni: giochi, sorrisi, pianti... A differenza di oggi, ove gli anziani vengono lasciati soli, disprezzati (in alcune strutture lager persono maltrattati !), i giovani non socializzano e qualcuno si permette persino di insultare i disabili, non facendo magari nemmeno caso all'enormità e gravità delle parole che proferisce (sic !).
E' questa la modernità. E' questo il cosiddetto "progresso", vero regresso umano e spirituale. Vera involuzione di una specie che ricerca il piacere effimero, anzichè anelare ad una autentica civiltà. Quella che personalmente mi piace definire Civiltà dell'Amore.
Una civiltà che comprende - a differenza della società moderna attuale - che la libertà, senza amore, può diventare una delle peggiori forme di schiavitù. Che la libertà dei capitalisti non è vera libertà, ma la sua negazione, in quanto priva di una base sentimentale, ovvero spirituale.
L'intellettuale Carlo Terracciano scriveva, in tal senso: "Il capitalista è un malato psichico, un monomaniaco i cui incubi, materializzandosi negli ultimi due secoli, hanno generato la mostruosità del mondo moderno, divorando, con il pianeta, i corpi e soprattutto le anime di uomini e popoli".
Pier Paolo Pasolini, che sulla denuncia del consumismo e del capitalismo è stato maestro, scriveva fra le altre cose, frasi emblematiche: "I nuovi valori consumistici prevedono infatti il laicismo, la tolleranza e l’edonismo più scatenato, tale da ridicolizzare risparmio, previdenza, rispettabilità, pudore, ritegno e insomma tutti i vecchi "buoni sentimenti"". Ed ancora: "Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore".
Gennady Zjuganov - attuale Segretario del Partito Comunista della Federazione Russa (KPFR), maggior partito istituzionale presente nella Duma, ovvero nel parlamento russo ad opporsi a Putin ed al suo partito liberal capitalista - si è più volte espresso contro quello che egli definisce il "fascismo liberale", affermando fra le altre cose: "Un altro elemento proprio del fascismo "liberale" è il mondialismo, ossia la volontà ostinata di distruggere la sovranità e l'indipendenza degli stati nazionali, che ha come obiettivo finale la costruzione di un'unica struttura politica globale sovranazionale con alla testa un supergoverno mondiale. I miti del fascismo "liberale", studiati in ogni suo aspetto e inculcati abilmente nella coscienza di massa, sono lo strumento ideologico principale utilizzato dalle forze occulte mondiali per il lavaggio del cervello dei popoli. Cosa possiamo contrapporre al nuovo fascismo, ai suoi pseudovalori, ai suoi miti ideologici ? La società russa può e deve contrapporre al cosmopolitismo l'amore per la patria, all'anonimato dell'"uomo globale" l'identità nazionale russa, all'individualismo egoista il collettivismo e lo spirito comunitario, alla russofobia l'amicizia tra i popoli, all'anticomunismo un'effettiva giustizia sociale, al culto del consumismo una elevata spiritualità. Tutti questi ideali sono contenuti in una sintesi equilibrata nella concezione del socialismo russo, che unisce i nostri millenari valori nazionali alle più elevate conquiste dell'era sovietica".
Anche l'ex Presidente dell'Uruguay, il socialista José "Pepe" Mujica, ha denunciato più volte il sistema del danaro e del consumo, suggerendo una via d'uscita nella rinuncia all'accumulo, nella ricerca di una vita più sana, lenta, ove lavorare il giusto, ove tutti abbiano di che vivere, senza arricchirsi ma senza essere poveri.
Così l'ex Presidente uruguayano - che è sempre vissuto povero, anche durante il suo mandato governativo, decidendo di percepire uno stipendio equvalente a circa i nostri 800 euro mensili - si è più volte espresso: “Se non posso cambiare il mondo posso cambiare la mia condotta personale e la posso cambiare adoperandomi nella ricerca della felicità. È fondamentale difendersi dagli attacchi del mercato. E per far ciò serve la sobrietà nel vivere, che consiste nel trovare il tempo di vivere. Questo è l’unico reale esercizio della nostra libertà. Ci inventiamo una montagna di consumi superflui. Stiamo sprecando le nostre vite, perché quando io compro qualcosa non lo compro con il denaro ma con il tempo che ho speso per guadagnare quel denaro. L’unica cosa che non si può comprare è la vita. La vita si consuma. Ed è da miserabili consumare la vita per perdere la libertà”.
Sobrietà, decrescita, ritorno alla natura e alle origini del nostro vivere conviviale. Anticapitalismo non necessariamente ideologico, ma quale via di ritorno al Sacro. Parole d'ordine antiche, se vogliamo, e sicuramente alternative a quelle di oggi.
Parole per un ritorno alla democrazia, all'autogoverno, a una civiltà ove le persone tornino a ragionare, parlarsi, confrontarsi, amarsi, scambiarsi beni e servizi non per il proprio tornaconto personale, non per il proprio arricchimento o per lucro, bensì per la crescita e l'evoluzione (interiore) della comunità intera. Per una possibile Civiltà dell'Amore.

Luca Bagatin

sabato 20 ottobre 2018

"Riflessi incondizionati - Parte terza" di Luca Bagatin

In questi anni ho scritto molto meno di Massoneria, se non persino ho evitato di scriverne.
Ho perduto l'entusiasmo di un tempo, perché, pur credendo fermamente negli ideali cagliostriani e massonici di Fratellanza Uguaglianza e Libertà, li vedo e ho visti poco praticati dagli uomini, che spesso tanto li decantano. L'idea di una società egualitaria e senza classi dovrebbe essere l'idea massonica per eccellenza.
Il ricco borghese che si accosta o crede di accostarsi al Sacro, non è nemmeno in grado di capire ciò e con il Sacro ha ben poco a che vedere. Ma tant'è.
La via maestra, nel mondo materiale, rimane pertanto la solitudine e il Silenzio. Fuori da ogni Istituzione.

Per me è addirittura fisicamente impossibile non stare dalla parte di chi trasgredisce, scandalizza, non è conforme.
Pur mantenendomi da sempre un indipendente e un libero pensatore con le mie idee, ho ricercato la trasgressione ideale sin da ragazzino nel mondo beat, hippie, cyberpunk, con i radicali, con i teosofi, i buddisti, i devoti di Sai Baba e via via con le pornodive, con i socialisti rivoluzionari, i nazionalbolscevichi, i bolivariani e i populisti autentici, ovvero i socialisti autogestionari e anticapitalisti.
L'obiettivo è per me sempre stato lo stesso: rompere il muro della censura, aprire la mente delle persone, farle ragionare e permettere alle persone di autogestirsi e autogovernarsi, senza che nessuno possa disporre dei corpi e delle menti.
Senza che nessuno, in sostanza, rompa le balle in nome del danaro del potere o della propria ideologia del cavolo.

Sono, sin da bambino, una persona molto spirituale.
E ho sempre creduto in Dio.
Per questo all'età di dieci anni mi sono allontanato dalla chiesa cattolica. E non ho mai amato o creduto nelle religioni.

Non sono un gran fan delle elezioni e delle istituzioni totalizzanti.
Questo potrebbe fare di me un anarchico, anche se preferirei definirmi autogestionario.
Comuni, Province, Regioni, Enti, Stati...possono essere utili solo ed unicamente se aiutano concretamente la povera gente e sono dalla povera gente autogestiti.

Ho sempre avuto naturale simpatia per le persone schiette e dirette.
La sostanza prima della forma.
Non penso sia un caso se personaggi storici e leader come Garibaldi, Che Guevara, Chavez, Gheddafi, Evo Morales, Pepe Mujica e persino Bettino Craxi non amassero gli abiti formali o vestirsi da cravattoni.
Craxi in Parlamento si presentò persino in blue jeans.
Mancanza di rispetto ?
Tutt'altro: sostanza prima della forma.
Appartenenza alle classi popolari e rispetto per queste prima di ogni altra classe.
Schiettezza in luogo di astruse costruzioni dettate da una società di merda e piena di merda (leggi: ricchezza).
Personalmente non ho mai messo in vita mia la cravatta o un abito formale completo (al massimo giacca e pantaloni, ma mai cravatta). Se richiesto, ho peraltro sempre declinato ogni invito, facendo presente il mio pensiero.

Amore non è attaccamento. E' superamento dell'attaccamento. E' qualche cosa di difficile da comprendere nel mondo materiale. Per comprenderlo non c'è nulla di meglio che il rimanere soli. Soli con la propria coscienza. Soli con la propria anima. Soli con il proprio cuore.
In ascolto del cuore del prossimo. In ascolto del cuore del mondo.

"Riflessi incondizionati - Parte seconda" di Luca Bagatin (clikka qui per leggere)

mercoledì 17 ottobre 2018

Anita e Giuseppe Garibaldi, Evita e Juan Peron, Che Guevara: lo stesso cuore d'Amore e Libertà. Dalla parte dei deboli. Dalla parte dei poveri. Sempre.

L'unico eroe di cui il mondo ha mai avuto bisogno si chiama Giuseppe Garibaldi 
(Ernesto Che Guevara)


Oggi è caduto in questa lotta come un eroe la figura più straordinaria che ha potuto darci la rivoluzuione  latinoamericana: è morto il comandante Ernesto Che Guevara.
La sua morte mi strazia l'anima perché era uno dei nostri, forse il migliore. Un esempio di condotta coerente, spirito di sacrificio e rinuncia.
La profonda convinzione di giustizia nella causa che abbracciò gli diede la forza, il valore e il coraggio, che oggi lo eleva alla figura di eroe e martire.
(Juan Domingo Peron) 

Vedi anche:
http://amoreeliberta.blogspot.com/2016/01/anita-garibaldi-eroina-dei-due-mondi.html
http://amoreeliberta.blogspot.com/2017/03/giuseppe-garibaldi-lamico-degli-umili-e.html
http://amoreeliberta.blogspot.com/2017/02/evita-peron-e-il-peronismo-articoli-di.html
http://amoreeliberta.blogspot.com/2017/05/juan-domingo-peron-un-presidente-dalla.html

martedì 16 ottobre 2018

"Crepuscolo". Poesia di Luca Bagatin

Crepuscolo
Poesia di Luca Bagatin

Non ti ho mai baciata.
Quante volte ho immaginato
le tue labbra sulle mie.
Il loro sapore
l'odore del tuo viso sul mio
il calore dei nostri visi.
Il calore dei nostri corpi.
Il calore dei nostri sguardi.
Un pensiero.
Un'immagine.
Non ci siamo mai visti.
Forse, come si dice,
è così che doveva andare.
Anche in silenzio
si può amare.
C'è chi pensa che
per amare
si debba per forza essere "vitali".
Lo "spleen" crepuscolare
forse
non va nemmeno più di moda.
E' una cosa "ottocentesca"
si dirà.
Una cosa "da romanzo".
Io sono così.
Di te mi piaceva anche questo.
"La natura profonda delle cose
ama nascondersi".
Sì, sono scomparso.
Perché ?
Perché speravo,
un giorno
che ci saremmo visti.
E invece non è accaduto.
Tanersi in contatto
a che scopo,
mi sono detto ?
Ho avuto paura ?
Forse.
Di rimanere un soprammobile
sognante.
Disilluso o,
peggio,
illuso.
L'illusione è la vita stessa.
A me vivere è sempre pesato.
Perché ?
E' così che sono nato.
Giustificazione banale.
Forse.
Diciamo che
non mi va
anche sul mio prossimo
di pesare.
Mi va solamente,
in silenzio,
di amare.

Luca Bagatin

martedì 9 ottobre 2018

"Oltre il moderno": la denuncia di Alain De Benoist al totalitarismo liberal-capitalista. Articolo di Luca Bagatin

La crescita economica "illimitata", il capitalismo, l'egoismo, la distruzione dell'ambiente, delle culture, delle identità, delle differenze (con la conseguente xenofobia e sciovinismo) sono tutti aspetti dell'ideologia del progresso e della modernità.
Aspetti denunciati dal filosofo francese Alain De Benoist in numerosi interventi e saggi, in particolare nel suo "Oltre il moderno - Sguardi sul terzo millennio", edito alcuni anni fa in Italia da Arianna Editrice.
Il filosofo da sempre ravvisa la necessità di approdare ad una società democratica autentica, ove le differenze siano valorizzate e così il patrimonio ecologico; ove la politica e la sovranità tornino a primeggiare sulla dittatura dell'economia e del danaro. Una società, in sostanza, populista nel senso originario e positivo del termine e non a caso uno dei suoi ultimi saggi è dedicato proprio al troppo ingiustamente bistrattato fenomeno "populista" (al seguente link la mia recensione al suo "Populismo - La fine della destra e della sinistra": http://amoreeliberta.blogspot.com/2017/08/populismo-lultimo-saggio-di-alain-de.html).
Nel saggio "Oltre il moderno" egli analizza tutti questi aspetti, partendo dalla critica all'ideologia illuminista portata avanti dalla borghese e sanguinaria Rivoluzione Francese del 1789 e contrapponendole gli ideali democratici, federalisti comunitari di Jean-Jacques Rousseau (e di Proudhon), i quali erano in aperta opposizione al liberalismo inglese, ammirato invece dagli illuministi. Alla visione rappresentativa dei liberali, Rousseau, contrapponeva l'ideale democratico diretto, ovvero favorendo il concetto di partecipazione attiva del cittadino alla vita pubblica e politica della propria comunità, del proprio Stato. Anteponendo così una visione patriottica e civica - ovvero non sciovinista - rispetto ad una visione cosmopolita e finanche colonialista tipica del liberalismo anglosassone.
E' da ciò che De Benoist imposta la sua critica al liberalismo, dottrina essenzialmente economica che tende ad infrangere tutti i legami sociali che vanno al di là dell'individuo, la quale ha favorito, nel corso dei secoli, l'avvento della società borghese industriale, post industriale e l'avvento - infine - del capitalismo assoluto, ovvero del mondialismo e dell'attuale globalizzazione, che ha distrutto ogni senso di appartenenza, comunità, sicurezza sociale, legame amicale e sentimentale, offrendo all'essere umano una sorta di supermercato ove tutto ha un prezzo, ove tutto si vende e si acquista, ove ogni cosa e finanche persona è ridotta a merce. Ove, in sostanza, la famiglia è ormai una sorta di piccola impresa, le relazioni sociali una serie di stretegie concorrenziali interessate e la politica un mercato nel quale gli elettori "vendono" il proprio voto al "miglior offerente".

Tutto, nella società liberale borghese, è demandato al mercato ed ai concetti di "utilitarismo" e "individualismo" e tutto gira in funzione di questo: dalla libera circolazione dei capitali a quella delle persone; dalla delocalizzazione delle imprese sino alla distruzione dell'ambiente, alla distruzione di milioni di posti di lavoro ed alla scomparsa dello stato sociale e di quei legami sociali che erano il fondamento di ogni comunità e del suo "bene comune".
L'ideologia giacobina della Rivoluzione Francese, in sostanza, ha sostituito il potere della vecchia aristocrazia con un nuovo potere, quello della borghesia economica e - non a caso - ha escluso del tutto la partecipazione del Quarto Stato, che ha ben pensato di continuare a sfruttare, almeno sino all'avvento di rivoluzioni proletarie quali la Comune di Parigi del 1870 e la Rivoluzione d'Ottobre del 1917, pur episodi assai circoscritti e che hanno influenzato la Storia umana solo in parte.
Con il dominio dell'ideologia liberale e individualista, ogni differenza e identità si è uniformata al modello unico occidentale, nordamericano e bianco e ciò ha fatto riaffiorare nuovi sciovinismi e xenofobie, i quali hanno origine - come afferma De Benoist - non dagli immigrati, bensì dalla totale perdita di identità degli stessi autoctoni. Si crede - scrive De Benoist - di fortificare il sentimento nazionale fondandolo sul rifiuto dell'Altro. Dopodiché, una volta presa l'abitudine, si finisce con il trovare normale il rifiuto dei propri compatrioti.
E' perciò che il filosofo francese ritiene che una società cosciente della propria identità - che è anche affermazione della differenza - possa essere forte solo quando antepone il bene comune all'individualismo, anteponendo convivialità e generosità rispetto alla concorrenza ed al sistema del danaro.
E' proprio in nome dell'affermazione delle differenze che De Benoist critica il nazionalismo sciovinista (che in Francia nell'800 ha avuto origini repubblicane e liberali) e promuove la valorizzazione e rivitalizzazione delle autonomie culturali e linguistiche, oggi particolarmente oppresse in Francia in nome dell'unità nazionale e dell'ideologia giacobina del 1789 (qui fa riferimento in particolare alla cultura bretone e corsa, ancora oggi viste con sufficienza e spesso disprezzo in Francia).
Unitamente a tali aspetti De Benoist analizza il fenomeno ecologista - trascurato sia nel mondo capitalista che comunista - ravvisando nei movimenti Verdi europei la ricerca di recupero della valorizzazione delle differenze, delle identità, delle culture, assieme al recupero della natura intesa come bene pubblico, dell'ecologia profonda in antitesi rispetto a certo riformismo "ecologico", che si limita a contenere i danni all'ecosistema solo in quanto questi potrebbero rallentare il processo economico e dunque l'interesse del ricco borghese, per dirla più prosaicamente.
Egli mette peraltro in parallelo la sensibilità ecologista con quella religiosa, ravvisando - esattamente come scrisse lo storico statunitense Lynn White Jr. - nelle religioni monoteiste una visione antropocentrica e quindi scarsamente o per nulla sensibile nei confronti dell'ambiente - in quanto il Dio giudiaico-cristiano, come indicato nelle Scritture, ha stabilito che l'Uomo può disporre dell'ambiente e degli animali a suo piacimento - rispetto invece ai culti orientali, gnostici e pagani, fondati sull'armonia del Cosmo e dell'unione fra Essere Umano e Natura, che è anch'essa vista come manifestazione del Divino e quindi come tale deve essere salvaguardata, difesa e amata.
Per concludere, Alain De Benoist, denuncia la mondializzazione capitalista ed il sistema dei media, ad esso peraltro correlata. La prima ha reso gli Stati ed i governi stessi - in particolare quelli del Terzo Mondo (grazie alle politiche di deregulation della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale) schiavi del debito pubblico (impagabile, come dimostrato dallo stesso De Benoist in altri saggi) e del sistema del mercato globale, assoggettati alla volontà stessa delle multinazionali al fine di attrarre investitori. E dunque li ha privati di ogni reale sovranità.
Il sistema dei media, invece, come peraltro già profetizzato e denunciato dal nostro Pier Paolo Pasolini negli Anni '70, omologano i telespettatori, ovvero li rendono schiavi del sistema del consumo, ipnotizzandoli e rendendoli acritici, spoliticizzati, permeabili a qualsiasi immagine o manipolazione imposta loro dal mercato, sin dalla più tenera età. E ciò sembra peraltro fare lo stesso internet che, lungi dall'essere diventato luogo di libertà, comunicazione e approfondimento, sembra utilizzare e veicolare gli stessi messaggi sensazionalistici, gli stessi luoghi comuni, le stesse modalità del mezzo televisivo (si pensi all'assurdo fenomeno mediatico, mediocre e commerciale degli e delle "influencer"), creando e ricreando una realtà non così dissimile da quella descritta da George Orwell nel suo "1984".
Quello denunciato da De Benoist - filosofo in grado di coniugare valori di destra con idee di sinistra - è, in sostanza, una sorta di totalitarismo moderno liberal-capitalista che domina menti, corpi e ambiente, in maniera quasi silenziosa, ma costante.

Luca Bagatin

lunedì 1 ottobre 2018

Alcune riflessioni sul reddito di cittadinanza. Articolo di Luca Bagatin

A parer mio il reddito di cittadinanza dovrebbe essere funzionale a dare un reddito, appunto, in una società di "non lavoro", conseguenza del capitalismo assoluto, la quale genera - ovvero ha generato - precarietà e disoccupazione endemica.
Con la globalizzazione, la sovrappopolazione, l'avvento di una società ipertecnologica, le delocalizzazioni, la crescita economica senza limite, lo sfruttamento dell'ecostistema e del lavoro, il lavoro stesso è diventato sempre più una rarità. 
Temo che coloro i quali criticano l'introduzione del reddito di cittadinanza, non abbiano compreso questo. Ma temo che anche i Cinque Stelle (e non solo loro), ritenendo il reddito di cittadinanza un incentivo al lavoro (che non c'è e ce ne sarà sempre meno), sbaglino.
Il reddito di cittadinanza ha il solo scopo di ammettere che il capitalismo genera disoccupazione nel medio-lungo termine. Che se non si da un reddito a tutti, nessuno potrà più consumare e quindi la crescita economica andrà a farsi benedire e così tutto il sistema capitalista borghese.
È chiaro che, per uscire da questa spirale assistenziale e consumista - che è peraltro una spirale di sfruttamento delle menti e dei corpi - occorre uscire dal capitalismo e puntare ad una società socialista, autogestita, antiglobalista, anticoncorrenziale, di piena autosufficienza economica, addirittura di superamento del lavoro (possibile proprio anche grazie alle nuove tecnologie), di economia del dono, di decrescita e di condivisione delle risorse.
E' chiaro che, una società di questo tipo, essendo una società egualitaria - ovvero potremmo definirla una autentica civiltà democratica - non contemplerà più l'esistenza dei ricchi, ma quantomeno renderà tutti assai meno poveri e decisamente più consapevoli di sè stessi e dei propri doveri verso la comunità e il proprio prossimo.

Luca Bagatin