martedì 26 marzo 2019

Venti anni fa l'aggressione NATO alla Jugoslavia. I comunisti commemorano le vittime. Articolo di Luca Bagatin tratto da "Alganews"

Sono passati esattamente vent'anni dall'aggressione NATO alla Jugoslavia, ennesima destabilizzazione di un Paese laico e socialista da parte dell'atlantismo, fomentando prima gli odi etnico-religiosi e successivamente bombardando direttamente quello Stato, ormai martoriato dalle guerre civili precedenti.
Anziché tentare di risolvere la questione, gli USA, all'epoca guidati dal "democratico" Clinton, hanno soffiato sul fuoco. E così hanno fatto tutti quei Paesi europei ad essi alleati, compresa l'Italia guidata allora da Massimo D'Alema, la Gran Bretagna guidata da Blair, la Germania di Schroder. Ovvero Paesi guidati dalla sinistra capitalista e "liberal", da sempre la più avversa al socialismo autentico.
La Jugoslavia, con il suo socialismo autogestionario, era un Paese "non allineato" e, oltre ad aver manenuto sempre ottime relazioni con tutti, si era sempre posto al di fuori delle contese USA-URSS e, proprio per questo, aveva retto meglio di altri al crollo dell'Unione Sovietica.
La morte del Maresciallo Tito e la mancanza di un successore, le successive contese etniche, la rinascita di movimenti neofascisti e i tentativi di destabilizzazione da parte atlantica, non fecero che far scoppiare una serie di guerre fratricide.
Le forze euro-atlantiche, alimentando tali scontri, erano riuscite a sottrarre alla Jugoslavia la Slovenia, la Croazia, la Bosnia e la Macedonia. Sopravvivevano, sovrane, unicamente Serbia e Montenegro, unite nella Repubblica Federale di Jugoslavia. Fu così che la NATO decise di attaccarla militarmente, senza alcuna autorizzazzione dell'ONU, violando impunemente il diritto internazionale.
Il resto è una storia di morte e distruzione. Una storia successivamente rivista, nel 2011, anche nella Libia laica e socialista di Gheddafi, altro Paese "non allineato" e sempre in prima linea contro ogni fondamentalismo tribale e religioso.
A rendere omaggio alle vittime di tale triste evento, a Belgrado, il 24 marzo scorso presso il monumento "Fuoco Eterno" - nel ventesimo anniversario dell'aggressione militare NATO alla Repubblica Federale di Jugoslavia - si sono riuniti cittadini comuni, oltre che 30 delegazioni di partiti comunisti e operai del mondo. Le delegazioni del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ), la Lega della Gioventù Comunista di Jugoslavia (SKOJ), la delegazione del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) e quella del Comitato greco per la Distensione e la Pace (EEDYE), hanno peraltro deposto una corona di fiori commemorativa.
Con tale iniziativa i partecipanti hanno voluto così ricordare e condannare quella vergognosa aggressione militare, che ha causato oltre 3000 vittime civili, fra cui centinaia di bambini.
Una aggressione volta a distruggere ogni traccia di socialismo in quei luoghi, successivamente passati sotto le bandiere della NATO e governati da tempo da partiti di destra o estrema destra di stampo liberal-conservatore, graditi all'europeismo in salsa atlantica.
Il NKPJ e la SKOJ, rappresentanti il nuovo corso dei comunisti di Jugoslavia, hanno - nell'ambito di tale commemorazione - chiesto che la Serbia abbandoni ogni relazione con la NATO, che le sue truppe abbandonino il territorio del Kosovo e che siano incriminati tutti i partecipanti e i governanti che hanno partecipato e avallato quella sanguinosa aggressione militare di venti anni fa, di quel tragico 24 marzo 1999.

Luca Bagatin

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