sabato 31 agosto 2019

Indipendenza, onestà e emancipazione. Ovvero libertà dal mercato, dal salario e dal ricco borghese. Riflessioni brevi

https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/
L'onestà trionferà quando le persone potranno vivere dignitosamente, dello stretto necessario, senza la necessità di dover vendere il proprio intelletto, il proprio corpo, la propria fatica, a qualcuno più ricco di loro.
Ciò sarà possibile solo quando sarà abolito l'accumulo di ricchezza da parte di taluni, i quali, ancora oggi, a vario titolo, depredano le risorse della comunità.

(Luca Bagatin)

L'uomo non è una cosa, uno schiavo, un servo, un salariato da comprare al mercato. 
Con l'uomo è sacra, magnifica, la libera, fraterna associazione.

(Alceste De Ambris)


mercoledì 28 agosto 2019

Eduard Limonov: "Accetto tutte le sciocchezze che dicono su di me". Articolo-intervista di Luca Bagatin

In questi anni ho scritto molto a proposito di Eduard Limonov, al secolo Eduard Veniaminovič Savenko, della sua vita e delle sue battaglie e di quelle dei suoi militanti (a questo link un mio articolo biografico su di lui http://amoreeliberta.blogspot.com/2018/05/eduard-limonov-un-dissidente-dalla.html). A tale proposito mi è stato molto utile anche il sito web – in cinque lingue – curato da anni dall'amico José Setien, il quale raccoglie un vero e proprio archivio delle opere e delle imprese letterarie e politiche del Nostro (http://www.tout-sur-limonov.fr/). In proposito, peraltro, ho avuto modo di intervistare José alcuni anni fa (http://amoreeliberta.blogspot.com/2018/06/eduard-limonov-un-dissidente-dalla.html).
Penso che Eduard Limonov sia un personaggio interessante, trasgressivo, senza peli sulla lingua.
In questo periodo il partito nazionalbolscevico “Altra Russia”, da lui fondato e guidato, ha organizzato diverse manifestazioni per il rispetto dei diritti costituzionali e sociali, contro l'oligarchia liberale in Russia e per il rispetto dell'ambiente. Un po' come stanno facendo da mesi, di sabato in sabato, i Gilet Gialli in Francia.
Sino ad oggi non avevo mai pensato di proporgli una intervista. Pensavo mi avrebbe mandato a quel paese. Limonov, come ha avuto modo di dirmi apertamente, infatti, non ama per nulla rispondere alle interviste ed è stato anche grazie alla comune amica Olga Shalina, responsabile del partito di Mosca, che ringrazio e delle cui imprese politiche e sociali ho avuto modo di parlare in un altro articolo (http://amoreeliberta.blogspot.com/2018/10/olga-shalina-paladina-contro-le-torture.html), se sono riuscito a realizzare questa breve intervista.
Che progetti state portando avanti ?”, chiedo a Limonov. “Che progetti ? Stiamo cercando di fare e costruire un avvenimento eroico”, mi risponde. “Avete contatti con gli altri partiti di opposizione al governo Putin ?” “Non ho nessuna relazione con Kasparov, Kasianov, il KPFR e i vari liberali”.
Lo incalzo, dunque, chiedendogli del suo relativamente recente passato politico.
Assieme al musicista Egor Letov ed al filosofo Aleksandr Dugin, lei è stato il fondatore del Partito NazionalBolscevico, messo fuorilegge dalla Corte Siprema nel 2007. Come lei ebbe modo di dire, è stato un partito senza politici di professione, basato sulla generazione punk. Un'idea rivoluzionaria e trasgressiva direi !” “Sì, è stato il partito dei ragazzi proletari, appartenenti in particolare al movimento punk. Io sono sempre stato un estremista”, mi risponde lui.
Gli chiedo, quindi, cosa ne pensi dell'attuale relazione fra Europa e Russia, in generale. Lui è molto pessimista e, senza giri di parole, mi risponde: “E' una relazione di merda. L'Europa non è indipendente. E' un vassallo degli USA. Non bisogna intrattenere relazioni con l'Europa”.
Passo quindi a porgli domande sulla sua attività di intellettuale. In Italia, peraltro, di recente, il regista Mimmo Calopresti, ha realizzato un documentario dal titolo “Limonov e Pasolini”, ove lo scrittore russo è stato messo a confronto con il poeta e scrittore friulano. C'è chi, peraltro, l'ha paragonato a Gabriele d'Annunzio. Gli chiedo che cosa ne pensi in merito. Limonov, in realtà, non sembra molto interessato alla cosa. Risponde infatti che accetta tutte le “sciocchezze” che dicono su di lui.
Anche sotto il profilo sentimentale non si sbottona più di tanto. Limonov ha sempre suscitato un certo fascino sul genere femminile. Ha avuto diversi matrimoni alle spalle e relazioni amorose. Purtuttavia, in merito, si limita a rispondere: “Le donne ? Ho una relazione con la stessa donna da dieci anni”.
Una delle cose che spesso mi ha colpito dei suoi romanzi, pressoché tutti biografici, è l'aspetto trasgressivo e a tratti erotico. Gli chiedo che cosa ne pensi dell'erotismo. Mi risponde che lui è semplicemente stato un uomo per tutta la vita. “L'erotismo è letteratura”, afferma.
Azzardo nel chiedergli se attualmente stia lavorando a un nuovo romanzo, se può darmi qualche anticipazione, ma Limonov frena: “Conservo i miei segreti. Non scrivo mai un singolo romanzo. Tutti i miei libri sono saggi o memorie”, mi risponde.
Per concludere, gli chiedo come si definirebbe, lui che è – si potrebbe dire – un personaggio storico, al quale è stato dedicato un romanzo biografico (nel quale ad ogni modo ha sempre affermato con forza che non si riconosce per nulla) - “Limonov” di Emmanuel Carrère – e che, sin dagli Anni '60, ha rappresentato e continua a rappresentare un'epoca di passaggio dal XX al XXI secolo.
La risposta d'effetto del Nostro non si fa attendere: “Mi definisco un piantagrane”.
Ecco che, dunque, Eduard Limonov non mi ha mandato a quel paese. Purtuttavia non ha rinunciato al suo stile caustico, che in effetti non mi ha stupito più di tanto.

Luca Bagatin

martedì 27 agosto 2019

L'Amazzonia (e non solo) brucia. La colpa è della privatizzazione del Pianeta. Articolo di Luca Bagatin

La foresta amazzonica, come quella siberiana, le foreste dell'Alaska, della Groenlandia e del Canada, bruciano.
L'irresponsabilità di politicanti liberali, come Bolsonaro, Putin, Trump e Trudeau e le loro politiche di deregolamentazione dei controlli e di privatizzazione del territorio, a tutto vantaggio del profitto privato, stanno contribuendo a distruggere in Pianeta.
E a poco serve anche l'indignazione di facciata di Macron, le cui politiche sono – peraltro - totalmente in linea con quelle dei politici già citati: deregolamentazione, flessibilità, privatizzazione, profitto per i più ricchi.
Il Presidente della Bolivia, il socialista Evo Morales – il quale ha sospeso per una settimana il suo tour elettorale in vista delle elezioni presidenziali di ottobre – ha proposto un incontro mondiale all'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, affinché si possa intraprendere una incisiva azione contro tali devastanti incendi.
Gli incendi boschivi, nei giorni scorsi, hanno colpito anche la regione boliviana della Chiquitania, che il governo boliviano ha contrastato attraverso l'impiego di aerei Supertanker e migliaia di vigili del fuoco, forze di polizia e armate.
Anche il governo socialista del Venezuela, attraverso il governatore dello Stato di Miranda, ha annunciato di aver messo a disposizione i suoi vigili del fuoco, al fine di combattere tali incendi.
Il governo Maduro ha peraltro - attraverso un comunicato stampa del Ministero della Comunicazione e dell'Informazione - condannato le politiche del Presidente del Brasile Bolsonaro, il quale - si legge nella nota - “ha privilegiato le politiche di profitto degli allevatori rispetto alle politiche di difesa dell'ambiente”. Molto simili a queste sono peraltro le accuse mosse dai comunisti e dai nazionalbolscevichi russi, alcune settimane fa, al governo Putin, relativamente agli incendi in Siberia. Il leader comunista russo Zjuganov aveva infatti puntato il dito contro la gestione privatizzata delle foreste, fondata unicamente sul business.
Venezuela e Bolivia, come membri della comunità amazzonica, hanno quindi offerto aiuto immediato al fine di mitigare tale tragico evento, il quale sta gravemente nuocendo ad una delle maggiori risorse naturali dei Pieneta. La foresta amazzonica, non a caso, viene definita “Polmone Verde della Terra” proprio per il suo fondamentale ruolo di riassorbimento del biossido di carbonio prodotto dall'inquinamento delle attività industriali.

Luca Bagatin

lunedì 19 agosto 2019

Riflessioni brevi di Luca Bagatin sui conflitti e le divisioni fra gli esseri umani

https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/
I conflitti nascono quando le persone non si spiegano.
Spesso non si spiegano perché hanno paura di offendere il prossimo. Oppure non lo fanno per orgoglio o per altre ragioni. Se non ci si spiega, se non si parla chiaro, nascono conflitti o eventuali diffidenze. Entrambi aspetti a volte insanabili.
Quasi mai le persone si spiegano. Ciò rende spesso i rapporti fra le persone (persino fra gli Stati, se ragioniamo in termini geopolitici) molto difficili, specie sul lungo periodo.
Le uniche persone a dire sempre ciò che pensano e ad essere chiare sono spesso le persone con la sindrome di Asperger. E pensare che questa cosa viene, nella malata società attuale (fondata sull'ego e sulla "razionalità"), considerata una "malattia". E per questo le persone Asperger vengono evitate e isolate. O giudicate come inferiori (sic!). In realtà le persone Asperger sono le persone più trasparenti del mondo, prive di sovrastrutture ! E per questo andrebbero comprese e apprezzate.
Forse la vera malattia è l'ipocrisia, ma non viene diagnosticata come tale. Forse è la diffidenza la malattia e sicuramente lo è la paura e il giudizio altrui.
Perché il giudizio è, già alla radice, una forma di pregiudizio. Destinato a pregiudicare tutto il resto.

(Luca Bagatin)

So di essere una persona intransigente e piuttosto inflessibile, sino alla rottura.
Nella vita privata, personale, sentimentale, politica e lavorativa.
Ovvero offro, ma anche chiedo rispetto e coerenza.
Mi sono spessissimo (se non quasi sempre) reso conto che sono cose molto difficili da ottenere.
Forse per questo ho preferito, spesso, starmene per i fatti miei e proseguire una vita e un percorso in solitaria.
Però non me ne sono mai pentito e sono sempre convinto che, l'unico modo affinché le cose, nel mondo, possano funzionare, sono atteggiamenti improntati all'intransigenza e alla trasparenza. Atteggiamenti privi di malizia e di sovrastrutture o costruzioni mentali.
Ovviamente non credo più alle favole da decine di anni.
Per cui non sono, in generale, affatto ottimista. L'essere umano non cambia. Difficilmente è in grado di comprendere questi processi, in quanto vittima di condizionamenti esterni che lo portano a costruirsi, ad ogni modo, castelli di carta destinati - presto o tardi - a crollare.

(Luca Bagatin)

L'ultimo saggio sociopolitico di Luca Bagatin è visibile e acquistabile a questo link: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/

NazionalBolscevismo: pillole d'arte, controcultura punk e metafisica di un antitotalitarismo

Eduard Limonov, Egor Letov, Aleksandr Dugin. 
Fondazione del Partito NazionalBolscevico, 1994
"Ho creato un partito senza politici di professione. Ma basato sulla Punk Generation"
(Eduard Limonov)

"Il Regnum dei nazionalbolscevichi (...) è il ritorno degli Angeli, la resurrezione degli Eroi, la rivolta del Cuore contro la dittatura della Ragione"
(Aleksandr Dugin, Metafisica del nazionalbolscevismo)

"Vogliamo cambiare tutto, anche le espressioni facciali !"
(Eduard Limonov)



II compositore Sergey Kuryokhin e il filosofo Aleksandr Dugin ai tempi del primo Partito NazionalBolscevico
"Il comunismo e il fascismo non esistono più. L’unico nemico rimasto è il liberalcapitalismo, non solo come strumento di oppressione economica e sociologica, ma come religione del pensiero unico e dogma della globalizzazione”
(Aleksandr Dugin)


Performance artistica del compositore Sergey Kuryokhin e dello scrittore Eduard Limonov, 1995

Concerto di Egor Letov, "Difesa civile - La lotta continua", 1994


 
Altre performance artistico/politiche di Limonov (tratto dal sito su Limonov a cura di José Setien): http://www.tout-sur-limonov.fr/222318810
Punk e nazionalbolscevismo, articolo di Eduard Limonov (tratto dal sito su Limonov a cura di José Setien): http://www.tout-sur-limonov.fr/414521099









martedì 13 agosto 2019

Russia. I comunisti di Zjuganov pronti a contrapporsi, ancora una volta, al liberal-capitalismo di Putin. Articolo di Luca Bagatin

L'8 settembre, a Mosca, si terranno le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale. Molte sono state, nei giorni scorsi, le manifestazioni di piazza dell'opposizione (dai comunisti ai liberali, sino ai nazionalbolscevichi) contro il governo, il quale ha rifiutato numerose candidature presentate, a causa di presunte irregolarità nelle raccolte di firme o di presentazione dei documenti. Un vero e proprio tentativo di mettere il bavaglio a chi si oppone allo status quo.
Il Presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), Gennady Zjuganov, si è pronunciato, nei giorni scorsi, con un lungo articolo sulla “Pravda”, delineando i problemi del Paese, a nemmeno un mese dalla tornata elettorale, che vedrà coinvolte anche altre realtà amministrative.
I comunisti, già alle amministrative dell'autunno scorso, in importanti realtà regionali, hanno visto aumentare i propri consensi, strappando diverse amministrazioni al partito liberal putiniano “Russia Unita”.
Zjuganov, nel suo articolo, ravvisa come la Russia sia in profonda crisi, subordinata agli interessi dell'oligarchia; piegata dalle assurde sanzioni volute dagli USA e dall'Unione Europea; con un rublo indebolito e con persone in condizioni di povertà estrema. Situazione peraltro aggravata dalla riforma del sistema pensionistico e dell'aumento dell'IVA, volute dal governo circa un anno fa.
Zjuganov afferma che il governo Putin aveva promesso un aumento del PIL, mentre questo è risultato in calo. Che il governo aveva promesso un progresso in ambito tecnologico, mentre molte industrie russe dipendono ancora dalle importazioni estere. Che il governo aveva promesso maggiore sicurezza sociale, mentre è avvenuto esattamente l'opposto.
Zjuganov punta poi il dito contro gli oligarchi, che guadagnano enormi profitti e preferiscono investirli all'estero, privando così il Paese di risorse finanziarie.
Il leader comunista fa presente che, se all'inizio del 2019, vi erano 20,4 milioni di persone che vivevano sotto la soglia di povertà, negli ultimi mesi questa cifra ha raggiunto il mezzo milione in più e, oltre a ciò, tre famiglie su quattro non ricevono uno stipendio che permetta loro di giungere alla fine del mese.
In alternativa a tutto ciò, Gennady Zjuganov propone un programma che preveda: la rimozione dell'oligarchia dai settori strategici dell'economia e la nazionalizzazione di detti settori; un aumento degli oneri fiscali per i più ricchi, una riduzione delle imposte per i ceti medi e una completa esenzione per i più poveri; il ritorno in Russia della sovranità finanziaria, ovvero prestiti destinati all'economia interna a condizioni agevolate; il divieto del ritiro di capitali verso banche estere e offshore e un ritorno al sistema delle riserve auree, in modo che il valore monetario sia agganciato all'economia reale; sostegno alle piccole e medie imprese che oggi rischiano la bancarotta; un sostanziale aumento del budget nei settori dell'istruzione e della sanità; lo sviluppo dei settori legati alla scienza e all'alta tecnologia.
Nel suo articolo, Zjuganov, cita a sostegno di tali prospettive anche il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, ormai da tempo critico del sistema neoliberale e delle politiche di austerità promosse dal Fondo Monetario Internazionale, abbracciate anche dalla Russia sin dagli Anni '90.
Il Presidente Zjuganov conclude il suo articolo invitando la popolazione russa – oltre che a votare contro il governo liberale di Putin – anche a partecipare alle manifestazioni comuniste del 17 agosto prossimo, che si terranno in tutto in Paese e che avranno per slogan: “Per elezioni eque e pulite ! Per lo stato di diritto e i diritti sociali dei cittadini !”.
Una manifestazione con lo stesso scopo e spirito è già stata tenuta lo scorso 31 luglio a Mosca, organizzata dal partito nazionalbolscevico “Altra Russia”, guidato dallo scrittore Eduard Limonov.
Nel frattempo la popolarità del premier Putin è in caduta libera, un po' come quella di Macron in Francia. E' oltremodo evidente che le politiche liberali e di austerità si sono dimostrate, da tempo e un po' in tutto il mondo (dalla Francia alla Russia sino all'Argentina e in tutta Europa), un autentico fallimento.

Luca Bagatin



 
"Le persone stanno vivendo l'impatto aggressivo, spesso apertamente distruttivo, dei mass media monopolizzati dal grande capitale. Sono attaccati dalla cultura di massa di base con il suo culto della violenza e della dissolutezza. Sotto l'apparenza di "libera circolazione di idee e informazioni", viene attuata una politica di imperialismo informatico e culturale.
La manipolazione delle menti e dei sentimenti delle persone, i loro interessi e bisogni, l'unificazione forzata del mondo spirituale al livello più basso e primitivo trasformano l'umanità come comunità di individui in una massa sconsiderata e sottomessa."

Gennady Zjuganov
 

lunedì 12 agosto 2019

Primarie in Argentina: trionfo della coalizione peronista, socialista, comunista. Crollo dei liberali. Articolo di Luca Bagatin

Alle primarie argentine dell'11 agosto scorso – alle quali hanno partecipato circa il 75% degli aventi diritto - ha trionfato l'accoppiata peronista “Fernandez-Fernandez”, ovvero il candidato Presidente Alberto Fernandez e la sua Vice, già ex premier argentina, Cristina Fernandez de Kirchner. Presenti con il cartello elettorale “Frente de Todos”, si sono aggiudicati il 48,8% delle preferenze (10,6 milioni di voti), battendo il liberale Macri, fermo al 33,2% (7,2 milioni di voti), presentatosi con la lista “Cambiemos”.
Il segreto del loro successo è stata l'unità di tutti i peronisti allargata a una coalizione comprendente socialisti e comunisti e una piattaforma sociale in grado di sconfiggere per sempre il liberalismo, incarnato da Macri, attuale presidente dell'Argentina che sta distruggendo il Paese dal 2015. Paese con una inflazione ormai al 60% annuo; con politiche di deregolamentazione; di riduzione dei diritti sociali; di svendita al Fondo Monetario Internazionale e di disoccupazione in costante aumento.
Ben dodici le proposte dei peronisti, annunciate ed elencate negli scorsi giorni da Alberto Fernandez: “Faremo un accordo per i primi 100 giorni di governo tra imprenditori, sindacati e Stato nazionale, per stabilire nuove regole. Saranno implementate politiche attive che favoriscano il credito per le piccole e medie imprese”; “Ricomposizione immediata delle pensioni con un aumento del 20%"; "De-dollarizzazione delle bollette. Le tariffe seguiranno il ritmo degli aumenti salariali e le entrate degli argentini”; “Rimedieremo ai crediti con un piano di uscita per le persone che si sono fidate e sono state truffate”; “Ci sarà di nuovo un Ministero della Salute con pieno accesso ai farmaci per i pensionati e rispetto del piano di vaccinazione per i nostri figli”; “Creeremo il Ministero delle donne per garantire condizioni di uguaglianza e articolare le politiche pubbliche necessarie in materia”; “Creeremo un ministero per la Casa e dell'edilizia abitativa per affrontare la situazione delle persone costrette a vivere in strada e della classe media”; “Negozieremo in maniera ferma con il Fondo Monetario Internazionale. Per poter pagare, devi prima crescere”; “Abbiamo intenzione di recuperare il Ministero della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione Produttiva e rimettere in piedi il Conicet”; “Avremo un dollaro competitivo per produrre ed esportare. Non ci saranno né scorte né possibilità di speculazione. E attueremo un regolamento che pone limiti alla fuga dei capitali”; “Elimineremo le trattenute all'industria, alle economie regionali e ai servizi informatici e basati sulla conoscenza”; “Lanceremo un sistema fiscale che farà funzionare l'economia. Più incentivi per investimenti, produzione e occupazione”.
Alberto Fernandez fu già ministro del governo peronista di Nestor Kirchner, marito e predecessore di Cristina Kirchner. I loro governi – dal 2003 al 2015 – fecero tornare l'Argentina ai fasti di Evita e Juan Peron, allorquando il Paese era una democrazia “socialmente giusta, economicamente libera e politicamente sovrana”, come ebbe a dire Juan Peron stesso.
Ciò fu possibile attraverso piani di nazionalizzazioni e di aumento dei dazi doganali, che permisero di far fronte alla spesa pubblica e di ridurre la povertà; assicurando casa e lavoro ai disoccupati e finanziando massicciamente il settore educativo e scolastico. Cristina Kirchner, inoltre, legalizzò il matrimonio omosessuale nel 2010.
Mauricio Macri, il liberale al governo dalla fine del 2015, sostenutissimo dagli Stati Uniti d'America e dal Fondo Monetario Internazionale, oltre che amico del Presidente ultraliberale brasiliano Bolsonaro, aveva vinto sul candidato peronista Daniel Scioli per solo una manciata di voti al secondo turno di ballottaggio. Ciò più per le divisioni del fronte peronista che per meriti suoi. E' riuscito, come detto, a far arretrare l'Argentina di decenni e a distruggere pressoché ogni conquista sociale ed economica portata avanti dal peronismo.
Se alle elezioni presidenziali del 27 ottobre prossimo saranno confermati i risultati delle primarie, ovvero un'ampia vittoria dei peronisti, coalizzati con socialisti e comunisti, per il regime liberale si potrà davvero parlare di ultimo e definitivo atto. Con grande sollievo per l'Argentina.

Luca Bagatin


Riflessioni brevi di Luca Bagatin contro progresso e liberalismo. Per una civiltà democratica, autogestita, socialista

Il progresso è distruzione delle identità e razzismo.
In nome del progresso i bianchi europei hanno distrutto e vilipeso milioni di esseri umani.
La modernità è la vera barbarie.
È l'origine di ogni sradicamento culturale, civile, identitario, spirituale.

Che il totalitarismo dell'epoca attuale si chiami liberalismo è nelle cose.
Che il liberalismo non abbia nulla a che fare con la democrazia è evidente.
È la dittatura dell'efficienza e delle libertà. Dei ricchi.


https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/

giovedì 8 agosto 2019

I successi economico-sociali della Bolivia socialista di Evo Morales a 194 anni dall'Indipendenza. Articolo di Luca Bagatin

E' un socialista autentico, che ha saputo portare avanti i suoi progetti e le sue idee con coerenza e determinazione.
E' un leader indigeno, fiero delle sue origini indigene, di etnia aymara.
E' presidente della Bolivia dal 2006, ovvero oggi uno dei Paesi socialmente ed economicamente più avanzati al mondo.
Parliamo di Evo Morales, leader del Movimento per il Socialismo, che, alle elezioni presidenziali del 20 ottobre prossimo, si ripresenta per il suo quarto mandato consecutivo. E già i sondaggi lo danno in testa con il 37% dei consensi, distaccando di oltre dieci punti il suo oppositore, Carlos Mesa, fermo al 26% dei consensi nei sondaggi.
Il successo boliviano è fondato sul recupero della sovranità economica e sociale del Paese. Sull'uscita dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, ovvero dalle logiche neoliberali, privatizzatrici e di austerità. Su un modello che lo stesso Morales ha definito "modello produttivo economico comunitario", fondato sulla nazionalizzazione delle risorse naturali, oltre che delle industrie energetiche e strategiche.
Il Paese, dal 2006 ad oggi, ha investito inoltre in programmi sociali all'avanguardia, che hanno permesso di far uscire dalla povertà oltre mezzo milione di persone e di dichiarare da anni il Paese libero dall'analfabetismo.
Oltre a ciò, la Bolivia ha aumentato di nove volte i proventi delle esportazioni nazionali e dichiarato un suprlus fiscale, accumulando 15,5 milioni di dollari nelle riserve internazionali. Il PIL del Paese si attesta sempre a circa il 5% annuo, con una bassa inflazione stimata attorno al 3,5%, su base annuale.
Diametralmente opposta, invece, la situazione dell'Argentina, malgovernata dal liberale Mauricio Macri che, con il suo piano di deregolamentazione, privatizzazioni e ricette del Fondo Monetario Internazionale, l'inflazione è salita al 60% annuo, con un aumento grave della disoccupazione.
Nel suo 194esimo anniversario dell'Indipendenza, la Bolivia ha di che festeggiare. Il Vicepresidente Alvaro Garcia Linera ha infatti dichiarato nei giorni seguenti alla televisione nazionale boliviana: “Celebriamo questa festa della patria con buoni risultati e con ottimismo guardiamo verso il futuro, affinché questi risultati migliorino negli anni seguenti”.
La Bolivia è anche in Paese che, da tempo, ha bandito - per volontà popolare - sia il consumo di Coca Cola che la catena di fast food Mc Donald's in quanto danneggiano l'ambiente, la salute, oltre che la cultura e tradizione del Paese.
La Bolivia è dunque un esempio positivo e prospero di Paese autenticamente socialista e patriottico, orgolioso delle proprie radici indigene e che in economia sta ottenendo, da oltre un decennio, ottimi risultati.
Il Presidente Morales si è sempre detto profondamente anticapitalista e su questo si è sempre basata l'azione del suo Movimento per il Socialismo ovvero: "Bisogna pensare a modelli diversi di società rispetto al capitalismo. Non è accettabile che nel XXI secolo alcuni paesi e multinazionali continuino a provocare l'umanità e cerchino di conquistare l'egemonia sul pianeta. Sono arrivato alla conclusione che il capitalismo è il peggior nemico dell'umanità perché crea egoismo, individualismo, guerre mentre è interesse dell'umanità lottare per cambiare la situazione sociale ed ecologica del mondo".
In Europa ancora, evidentemente, non lo abbiamo capito. Ancora una volta, abbiamo molto, molto da imparare.

Luca Bagatin

Un intero capitolo del saggio "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore", di Luca Bagatin, è dedicato a Evo Morales: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/

mercoledì 7 agosto 2019

Embargo USA contro il Venezuela. Il Presidente socialista Maduro: "E' un crimine contro il popolo". Articolo di Luca Bagatin

Sembra che agli Stati Uniti d'America, ancora una volta, dopo i falliti golpe dell'ex deputato Guaidó, il fatto che il Venezuela abbia mantenuto la sua sovranità nazionale e il suo governo socialista autentico, democraticamente eletto, non vada proprio giù.
E così Trump ha firmato l'ordine esecutivo di embargo totale, ovvero tutte le proprietà del Venezuela negli USA vengono bloccate e ogni transizione economica viene del tutto vietata.
Il Presidente venezuelano Maduro parla di “crimine contro il popolo”, perpetrato dal governo di Trump. Una “grave aggressione che mira a far fallire il dialogo”, afferma una nota del Ministero degli Esteri del Venezuela. Una aggressione che “strangolerà la popolazione”, afferma ancora il governo socialista di Caracas.
Del resto, il dialogo fra governo e opposizione, era già stato avviato a fine maggio, con l'invio di rispettivi rappresentanti in Norvegia e tutto sembrava che stesse tornando alla normalità. Guaidó, del resto, falliti i vari tentativi di golpe - non avendo ricevuto né l'appoggio della gran parte della popolazione, né dell'esercito - e travolto dallo scandalo dei presunti “aiuti umanitari”, non poteva fare altro che scendere a patti con il governo. Il quale si è sempre dimostrato aperto al dialogo e disposto a indire nuove elezioni parlamentari.
Nonostante ciò, gli USA, massimi sostenitori di Guaidó assieme all'Unione Europea, non sono stati per nulla soddisfatti e, non potendo cacciare Maduro sul piano né democratico né golpista – essendo sostenuto dalla maggioranza del popolo venezuelano – ci provano ancora una volta, oggi, attraverso l'embargo. Come sta facendo da decenni con Cuba. Tentando quindi di affamare la popolazione.
Una vera ennesima violazione del diritto internazionale e dei diritti umani.
Il Venezuela, ad ogni modo, conta sull'appoggio di importanti Paesi quali Cina e Russia, i quali sostengono da sempre il dialogo internazionale e un nuovo ordine multipolare fondato sulla cooperazione internazionale.
Il Ministro degli Esteri della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Jorge Arreanza, ha pertanto chiesto un pronunciamento dell'ONU relativamente a tale embargo.
Arreanza ha così dichiarato: “Mi rivolgo al Segretario Generale delle Nazioni Unite e all'Alto Commissario per i diritti umani […] si tratta della violazione del diritto all'alimentazione, alla salute, alla tranquillità di 30 milioni di venezuelani; le minacce di invasione militare, la tensione politica permanente. Non è forse questa la più grande violazione dei diritti umani del continente ?”.
Concretamente, tale embargo, impedisce al governo di accedere alle fonti di finanziamento internazionali; congela miliardi di dollari del Venezuela nelle banche internazionali e sanziona le operazioni in oro e in criptovaluta; proibisce il commercio di petrolio via mare e confisca i beni di proprietà del Venezuela nel territorio USA. Oltre a ciò, impedisce alla Banca Centrale del Venezuela di operare nel sistema finanziario internazionale.
Il Presidente socialista Nicolas Maduro, ad ogni modo, punta al dialogo con Washington e ha dichiarato, nel corso di una intervista con il giornalista statunitense Max Blumenthal: “C’è speranza per un dialogo, un nuovo tipo di rapporti tra gli Stati Uniti e la rivoluzione bolivariana, e il Venezuela. Ho detto al presidente Trump che se un giorno, oggi o in futuro, ci sarà un’opportunità per un dialogo rispettoso e comprensivo, sono pronto a tendere la mano. Che Dio lo voglia !”.

Luca Bagatin

lunedì 5 agosto 2019

La Siberia brucia. Comunisti, nazionalbolscevichi e Greenpeace contro il governo Putin. Articolo di Luca Bagatin

Le foreste siberiane bruciano da due settimane. Si stimano oltre tre milioni di ettari di foresta distrutti.
La colpa è del cambiamento climatico in atto, denunciato solo a parole da fantomatici attivisti mediatici stile “piccola Greta”, senza andare mai al cuore del problema.
Ovvero una denuncia radicale del sistema economico capitalista, fondato sull'ideologia della crescita e il conseguente consumo illimitato di risorse naturali.
Si parla di una vera e propria catastrofe ecologica in Russia, al punto che i fumi dell'incendio si sono spostati sino al Canada e all'Alaska, giungendo sino allo Stato dello Utah, negli USA.
Gli abitanti della Siberia accusano il governo Putin di essere intervenuto troppo tardi, tanto che più di 800mila abitanti hanno firmato una petizione per chiedere interventi più rapidi e incisivi.
Il governo ha avviato un'indagine per comprendere se il fulmine sia di natura dolosa.
Secondo Greenpeace e lo scienziato Mark Parrington, l'incendio sarebbe invece causato in parte dai cambiamenti climatici (quest'anno la temperatura media della Siberia è stata di 10 gradi superiore rispetto alla media del periodo), oltre che all'incapacità del governo russo di proteggere le aree verdi. Problemi simili si sono peraltro verificati, nei giorni scorsi, anche in Groenlandia, Canada ed Alaska.
Il Partito Comunista della Federazione Russa, attraverso il Segretario Gennady Zjuganov, ha puntato il dito contro la gestione privatizzata delle foreste, fondata unicamente sul business, che ha completamente distrutto il sistema di protezione delle foreste dei tempi sovietici.
Sulla stessa linea anche i nazionalbolscevichi di “Altra Russia”, guidati dallo scrittore Eduard Limonov, che anche il 31 luglio scorso hanno peraltro manifestato anche - e ancora una volta - a sostegno dell'Articolo 31 della Costituzione, ovvero in favore della libertà di espressione, di riunione e di parola, oggi negate in Russia, permettendo così pari diritti per tutti i candidati e i partiti che concorrono alle elezioni. Imminenti infatti le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Mosca dell'8 settembre, che assegnerà ben 45 seggi della Duma.
E' previsto un arretramento del partito liberale putiniano al governo e una avanzata dell'opposizione comunista, che già alle amministrative dello scorso autunno ha conquistato importanti realtà regionali.

Luca Bagatin