lunedì 30 settembre 2019

"Rosa scarlatta". Poesia di Luca Bagatin

Rosa scarlatta
Poesia di Luca Bagatin
Foto di Antonio Rodríguez
 Modella: María José Peón Márquez


Una rosa
che si posa,
mia dolcissima sposa,
sul tuo ventre.
Sul tuo ventre rosa.
Una rosa
profumata,
scarlatta,
per la mia amata
dalla fede intatta.
Una rosa
che ti dono
Una rosa
senza spine
Una rosa
sul tuo trono
E un bacio che ti do infine.

Luca Bagatin

domenica 29 settembre 2019

I nazionalbolscevichi di "Altra Russia" ancora in piazza, a Mosca, per la libertà di parola e i diritti costituzionali (foto)

In Russia i principali oppositori all'oppressione politica del governo liberale di Putin e Medvedev sono i nazionalbolscevichi del partito "Altra Russia", guidati dallo scrittore e intellettuale Eduard Limonov.
Oggi sono scesi in piazza, come stanno facendo da tempo - pressoché ogni ultimo del mese - per il rispetto dell'Articolo 31 della Costituzione della Federazione Russa: libertà di parola e di riunione !
Qui di seguito alcune foto tratte dalla manifestazione e, più sotto, alcuni link ed articoli dedicati alle loro battaglie.
Liberalismo è pensiero unico !
NazionalBolscevismo è libertà di pensiero !















Alcuni degli articoli più significativi che abbiamo dedicato alle manifestazioni di "Altra Russia" e a Limonov sono leggibili ai seguenti link:  









Sergey Kuryokhin (1954 - 1996), musicista, compositore, attore, artista e militante nazionalbolscevico


Egor Letov (1964 - 2008), compositore, musicista, libertario e fra i fondatori del Partito NazionalBolscevico

mercoledì 25 settembre 2019

Wahsayah Whitebird, il primo comunista eletto negli USA. Articolo di Luca Bagatin

Mentre in Europa il Parlamento Europeo equipara il comunismo al nazismo, falsificando la Storia, ovvero mettendo sullo stesso piano l'Unione Sovietica di Stalin - che ha emancipato economicamente, culturalmente e socialmente milioni di russi e pagato con il sangue di milioni di soldati la vittoria sul nazifascismo - alla Germania di Hitler, negli Stati Uniti d'America, laddove il comunismo è visto da sempre come fumo negli occhi, viene eletto, nel consiglio comunale di Ashland, nel Wisconsin, un giovane ragazzo comunista: Wahsayah Whitebird.
Wahsayah, classe 1992, lavora nella gastronomia della città ed è orgogliosamente membro del Partito Comunista degli Stati Uniti d'America (CPUSA), che ha celebrato proprio quest'anno il suo centesimo anniversario.
Il suo nome, Wahsayah, deriva dalla lingua Ojibwe della tribù Nativa Chippewa di Bad River, ove affondano le sue radici.
E' ufficialmente il primo comunista eletto negli Stati Uniti d'America, avendo sconfitto con il 52% dei voti il suo sfidante nel collegio elettorale - composto da 900 persone – nel quale si è candidato, in una città che conta 8000 cittadini.
Wahsayah va molto fiero della sua elezione, anche perché il suo partito è stato a lungo perseguitato e demonizzato nel suo Paese - specie ai tempi del maccartismo - e ancora oggi non gode certo di grande fama nella patria del capitalismo assoluto, del governo delle lobby economiche e dell'ideologia del “cane mangia cane”.
Wahsayah Whitebird – come ha dichiarato alcuni giorni fa al giornale di orientamento socialista britannico “Morning Star” - ritiene ad ogni modo che, per quanto possa essere difficile che l'ideale marxista possa emergere nel suo Paese e nei Paesi ove vige l'egemonia ideologica del capitalismo, quello capitalista non è e non sarà mai l'unico orizzonte possibile.
Egli ritiene che, per quanto la sua sia una piccola vittoria, ottenuta in una piccola realtà locale, tutti i comunisti statunitensi dovrebbero impegnarsi - a partire dalle realtà territoriali - a elaborare campagne di cambiamento radicale, parlando con le persone dei loro problemi concreti, essendo onesti e cordiali. Egli ad ogni modo ritiene che non sia certo attraverso il sistema delle elezioni che si possano ottenere veri cambiamenti per il benessere della società, in quanto vi sono troppe leggi che “proteggono la gerarchia capitalista”, ma ad ogni modo è importante conquistare cariche pubbliche, in quanto è un modo per poter criticare le istituzioni oggi esistenti.
Wahsayah ci tiene a sottolineare che non ha nulla a che vedere con i “liberal” stile Bernie Sanders o Alexandra Ocasio-Cortez, i quali sono ben lontani dall'essere dei socialisti.
Wahsayah Whitebird ha aderito qualche anno fa al CPUSA, inizialmente per saperne di più sul marxismo e per potersi formare politicamente. Prima componente della Lega della Gioventù Comunista ha, via via, fatto carriera nel partito sino ad esserne ufficialmente candidato al consiglio comunale.
L'unica critica che muove al suo partito è la tendenza di quest'ultimo, negli ultimi anni, a sostenere alle elezioni presidenziali il candidato democratico, anziché presentare un vero e proprio candidato alternativo, autenticamente socialista e comunista.
Nelle realtà rurali degli USA, come quella nella quale è stato eletto Wahsayah, le persone sono molto deluse nei confronti del capitalismo e del sistema di potere elitario. C'è chi si è rivolto a personaggi pittoreschi come Trump, chi crede nei “liberal” alla Sanders, o chi, ad esempio, ha creduto nel giovane comunista Wahsayah Whitebird, il quale ritiene che il capitalismo neoliberale abbia fallito, in quanto ha fomentato il razzismo in Occidente, ha devastato l'ambiente, rovinato la salute dei cittadini, reso più difficile trovare un alloggio e soddisfare i bisogni delle persone.
Negli USA da tempo qualcosa si sta muovendo. Ad esempio la discesa in campo alle primarie di Tulsi Gabbard, la pasionaria populista del Partito Democratico, la quale in politica estera è sempre stata critica nei confronti dell'imperialismo USA (che si è rivolto contro Iraq, Siria, Libia, Venezuela...) e in politica interna propone importanti riforme sociali: salario minimo, orario a 15 dollari; assistenza sanitaria universale; scuola universitaria e college gratuiti per gli studenti a basso reddito.
Non sappiamo che cosa nel pensi Wahsayah Whitebird o il Partito Comunista degli USA in merito, ad ogni modo il vento del populismo autentico, ovvero del socialismo, sta via via soffiando anche verso Occidente.

Luca Bagatin

martedì 24 settembre 2019

Riflessioni socialiste (e antitotalitarie) di Luca Bagatin

Sono contro l'odio di classe, ovvero sono per l'amore di classe.
E se la borghesia non ha un minimo di classe non è certo colpa mia.


La "libertà" dei liberali è una strana forma di dittatura del pensiero unico.


Sono per la libertà di assoluta di pensiero.
Anche del pensiero degli idioti.
Per meglio mostrare al mondo la loro idiozia.

L'antifascismo è il peggior prodotto del fascismo.
E il fascismo è, a sua volta, il peggior prodotto del liberal capitalismo.

 
Penso che, se esistesse un vero movimento per la democrazia diretta, questo si batterebbe per due cose fondamentali, in rete: l'abolizione del diritto d'autore e l'esproprio del web (social, piattaforme ecc...) - senza indennizzo - alle società private.
Per cederne la gestione e proprietà a TUTTI i cittadini del mondo. 

Sergey Kuryokhin
Da troppi decenni si è smesso di credere nelle "utopie".
Si pensa che la realpolitik sia in grado di risolvere ogni cosa e, quindi, ci si adegua alla regola e alle regole (che palle!).
Avessi creduto in questo, ovvero che si nasce tondi e si muore tondi, mi sarei auto estinto da un pezzo.
E invece direi di no.
Si nasce tondi, si può vivere quadrati e su può morire esagonali.
ECCHECCAZZOOOOOO!
Vale la pena di credere, quindi, solo nell'apparentemente impossibile. E di mandare (fisicamente) a fare in culo la realpolitik.
Perché senza credere nelle "utopie" ad esempio, esperienze come il Socialismo del XXI Secolo latino americano, non sarebbero mai esistite.
E io sarei morto decenni fa di depressione.

Trovo che le ideologie più pericolose siano quelle moderate.
 
Egor Letov

Un socialista autentico e originario non potrà mai essere keynesiano.
Keynes era un liberale, a favore dell'economia di mercato e credeva nell'intervento dello Stato.
Il socialista autentico e originario non crede nè nel mercato nè nello Stato, ma nell'autogestione dell'economia e dei mezzi di produzione da parte del cittadino lavoratore, che ne diviene dunque l'unico proprietario.

Il socialista crede nell'amore fra le genti e nella loro cooperazione.





lunedì 23 settembre 2019

Cinema sovversivo e panafricanismo. Viaggio nell'universo onirico del regista Dany Colin e dell'attrice Coralie Garnaud. Articolo e intervista di Luca Bagatin

Dany Colin è un attivista panafricano e socialista rivoluzionario francese di origine congolese che, alcuni anni fa, ho avuto modo di intervistare (http://amoreeliberta.blogspot.com/2017/10/europa-e-africa-unite-nella-lotta-conto.html).
E' infatti autore delle brochure “Europa e Africa: unite nella lotta contro il mondialismo !” e “Il cinema sovversivo”, edite entrambe dalla rivista socialista rivoluzionaria “Rébellion” (http://rebellion-sre.fr).
Dany è anche un cineasta e studioso di cinematografia, appassionato in particolare dei capolavori di Pier Paolo Pasolini e di David Lynch.
Proprio per questo il 14 settembre ha presentato a Parigi l'ultimo numero della rivista “Rébellion” dedicato al cinema, in particolare di Kubrick, Kusturica, Ken Loach e David Lynch.
Dany è altresì autore di due interessanti cortometraggi, le cui atmosfere cupe e oniriche ricordano un po' quelle de “I segreti di Twin Peaks”: “Piment” (https://vimeo.com/321061998), che lo vede anche nel ruolo di attore co-protagonista e “Le Diable” (https://vimeo.com/295013244).
Entrambi hanno per protagonista l'affascinante Coralie Garnaud che, assieme a Dany, ho di seguito avuto la possibilità di intervistare.

Luca Bagatin: Che cos'è per te il cinema sovversivo, Dany?
Dany Colin: Il cinema sovversivo è un cinema che, in un mondo che impone costantemente false risposte, vale a dire il mondo dell'ideologia dominante, solleva ancora domande reali. Questo cinema cerca o cerca di accarezzare il conformismo ambientale. Il cinema sovversivo si avvicinerebbe a ciò che il suo carattere industriale cerca di oscurare: la sua dimensione artistica. L'arte come energia di resistenza, nostalgia del tempo immemorabile, è evacuata e pervertita da imperativi ideologici e commerciali in cui il discorso, sia esso militante o pubblicitario, soffoca la proposizione estetica.

Luca Bagatin: I tuoi registi preferiti, se non erro, sono Pasolini e David Lynch. Si può dire che sono stati dei cineasti sovversivi?
Dany Colin: Pasolini e Lynch sono cineasti che mi piacciono molto. Mi hanno influenzato in due modi diversi, perché la loro estetica e le loro parole sono molto diverse. Ciò che potrebbe avvicinarli è il loro carattere poetico (cioè anti-naturalista, che non imita la realtà), e la loro pratica polimorfica dell'arte (Lynch è un regista, musicista, pittore, scultore Pasolini è allo stesso tempo poeta, romanziere, regista, drammaturgo, teorico, giornalista polemista e anche, ed è meno noto, pittore!). Diciamo che Lynch, che ho scoperto per la prima volta, mi ha fatto conoscere il linguaggio filmico in cui l'emozione si dissocia con garbo da un filo narrativo concordato e "intelligibile" per aprire le porte a nuove coscienze, alterata ( il tema della schizofrenia è molto presente in Lost Highway (1997) e Mulholland Drive (2001), ma con la promessa di purezza alla fine del corridoio. David Lynch vuole rompere qualsiasi relazione con lo spettatore che sarebbe infantile, vale a dire dove sarebbe preso per mano per essere guidato verso una moralità o uno stile di vita che è costretto a seguire.
Di Pasolini mi colpisce la combinazione delle sue riflessioni politiche e dei suoi pregiudizi estetici. Lo trovo ugualmente sorprendente nella sua capacità di abiurare ciò che ha precedentemente costruito nel tentativo di creare nuove forme poetico-politiche, non esitando mai ad esporre il suo punto di vista (per realizzare, come comunista, il Vangelo secondo St. Matteo nel 1964 per esempio).
Questi due cineasti sono per me sovversivi, nel senso che sono artisti completi che hanno creato opere-somme, confuse, scandalose (Pasolini ha subito 33 cause legali, Salò o 120 giorni di Sodoma (1975) non è ancora stato digerito), rivoluzionario (la serie Twin Peaks (1989) ha stravolto completamente il modo di scrivere e filmare la soap opera che prefigura tutta l'attuale serie metafisica degli Stati Uniti Netflix). Come il regista russo Andrei Tarkovsky, sono entrambi derisi e ammirati dai giornalisti cinematografici e da altri specialisti d'arte incaricati dal sistema dominante, ma le loro impronte e influenze nel nuovo la generazione è onnipresente.

Luca Bagatin: I tuoi cortometraggi sono piuttosto oscuri. Le atmosfere da horror/trhiller. Di cosa parlano, in sostanza, i tuoi due cortometraggi?
Dany Colin: “Le Diable” è la seconda parte di una mini trilogia ispirata alla mia lettura dei Tarocchi di Marsiglia di Alejandro Jodorowsky. Il primo è intitolato The Bateleur (settembre 2018, Kino Road Movie) e il 3 ° Le Mat (novembre 2018, Kino Anticipation). Ho voluto lavorare per un po' su questo tarocco di cui ogni mappa rileva a mio avviso uno o più fotogrammi narrativi che dovrebbero essere sfruttati. Mi ha anche stimolato il concorso di Lione intitolato "Kino Lyon Challenge", in cui si tratta di realizzare un film della durata massima di 3 minuti su un tema imposto. Pertanto, "il diavolo" (carta n. XV dei Tarocchi) è la risposta alla sfida che Fantasy ha lanciato nell'ottobre 2018. Segue, due mesi dopo, "Chili", una risposta alla sfida Obsession (dicembre 2018) con un vincolo extra (riprese in casa), ma non è stato mantenuto in concorso perché troppo a lungo!
Poi torno a temi e motivi su cui ho lavorato diversi anni fa (colore rosso, acqua, nero / bianco, Africa / Ovest) con in particolare “Ciel rouge pour encre noir” (2012), ma spingendomi a interrogare in base all'evoluzione della mia carriera ideologica e artistica.
E tu, cosa hai capito di questi due cortometraggi?

Luca Bagatin: Direi che in entrambi c'è un sottile richiamo alla lotta panafricana. Potrei sbagliare, ma vedo nella protagonista, Coralie, una sorta di eroina – nel bene o nel male – dell'emancipazione del popolo africano oppresso dall'uomo bianco. Personalmente sono rimasto rapito dal fascino che emanano gli occhi di Coralie. Pur non essendo una attrice professionista, è davvero molto brava. Come mai hai pensato di affidare a lei il ruolo di protagonista dei film ?
Dany Colin: Coralie fa parte di un circolo che ruota attorno alla promozione della cultura africana nella comunità studentesca e associativa di Lione, dove sono stato in grado di tenere lezioni in relazione al mio primo opuscolo "Europa-Africa: stessa lotta contro il globalismo!”, sul quale tu stesso mi hai intervistato qualche anno fa. Mi aveva raccontato, durante un evento, il suo desiderio di recitare in un film, avendo vissuto con divertimento un'esperienza figurativa in un cortometraggio girato da studenti della scuola di cinema CinéFabrique Lyon (il cui regista attuale è il regista mauritano Abderrahmane Sissako). Diversi mesi dopo, dopo la proiezione del primo Kino "Le Bateleur" in un'infrastruttura dedicata alla promozione dei cineasti locali chiamato Ciné-Café Aquarium, il tema del mese successivo, Fantasme, era annunciato alla fine della sera, la vidi mentre tornavo a casa dall'altro lato del treno della metropolitana. Mi dissi che sarebbe stata parte dell'avventura.
Ho sempre fiducia nelle persone che sono guidate dal desiderio sopra ogni altra cosa. Per esperienza, so che ciò riserva sempre belle sorprese (è stato il caso dell'architetto Eugénie Baylac nel cortometraggio Au seuil (2014) che non aveva mai filmato finzione, o Yo Matsudaa, capo operatore di Le Devil and Chili, che fino ad allora era solo musicista e fotografo). Inoltre, nel mio lavoro preferisco la presenza, il carisma e i gesti, e non necessariamente la performance di un attore professionista, essendo io stesso un regista che, fino ad ora, autofinanzia i suoi stessi film.
Il fatto che sia meticcia (franco-camerunese lei, franco-congolese io) mi ha spinto a sviluppare i miei temi ricorrenti in modo diverso. Ad esempio, in “Piment”, è importante specificare che non importa di quali neri si parli (due meticci devoti all'afrocentrismo kemita) né di quali bianchi si parli (anglosassoni appartenenti a circoli umanitaristi).

Luca Bagatin: Tu sei un attivista panafricano e socialista rivoluzionario. Come pensi che la tua arte possa contribuire alla tua battaglia?
Dany Colin: Il mio lavoro di regista e scrittore è sempre stato alimentato dall'attivismo. Inoltre, questa vena altamente politicizzata nel mio lavoro di critico cinematografico mi è stata rimproverata diversi anni fa in una piattaforma post-laurea e ho dovuto lasciare alcune realtà che davano priorità all'ideologia militante rispetto alla scrittura sensibile. Tuttavia, è importante per me sapere come dissociare la mia pratica artistica dalla mia pratica di attivista. L'arte, secondo me, non dovrebbe essere negata per partito preso. Altrimenti, diventa parziale, monca: non rimane integra! I legami tra cinema e ideologia sono molto stretti e do questa tesi in modo sintetico nel mio opuscolo “Il cinema sovversivo”. Ma penso che oggi, indipendentemente dal contesto ultra-ideologico della Francia nel 2019, non è sufficiente accontentarsi di un cinema contro-ideologico, ma con un cinema de-ideologizzato, un prerequisito per la sua elevazione al rango di arte singolare.

Passo successivamente a intervistare Coralie Garnaud.

Luca Bagatin: Di dove sei Coralie ?
Coralie Garnaud: Sono nata, cresciuta e vivo in Francia. Posso anche dire che mia madre è del Camerun.

Luca Bagatin: Come hai conosciuto Dany?
Coralie Garnaud: Ho conosciuto Dany grazie a un amico. Siamo andati insieme a una conferenza che ha tenuto e durante la quale ha spiegato la sua visione del panafricanismo, che avrebbe potuto sostenere durante il suo soggiorno in Guinea. È stato molto istruttivo. In effetti, il panafricanismo deve essere adattato alle realtà del continente africano ed esserne consapevoli ci consente, qui in Occidente, di ripensare alcuni aspetti.

Luca Bagatin: Ti è piaciuto interpretare personaggi oscuri nei cortometraggi di Dany? Perché?
Coralie Garnaud: Sì davvero! In primo luogo, mi piace molto l'universo di Dany, il fatto che spinga lo spettatore a interrogarsi, i simboli e i messaggi che devono essere decifrati; secondo me questo rende lo spettatore più attivo.
E per rispondere alla domanda, penso che sia stato interessante interpretare personaggi del genere perché li capisco, la mia esperienza mi ha persino permesso di provare le emozioni e i risentimenti che Dany voleva mostrare sullo schermo. È sicuramente una specie di terapia che mi permette di esprimermi in un altro modo, di analizzare da un'altra prospettiva e con il senno di poi la storia messa in scena e anche di imparare! Ho imparato molto da queste prime esperienze cinematografiche.

Luca Bagatin: Come ti definiresti una persona?
Coralie Garnaud: Ma è difficile rispondere a questa domanda! Sono comunque una brava persona (ride)

Luca Bagatin: Per il resto, di cosa ti occupi nella vita?
Coralie Garnaud: Sono studentessa in un istituto commerciale ...ciò fa molto meno sognare rispetto al cinema! (ride)

Luca Bagatin: So che Dany è un'attivista panafricano. Sei anche tu impegnata in questa battaglia?
Coralie Garnaud: Non mi considero un'attivista. Tuttavia, sono membro di due associazioni studentesche africane a Lione. Così ho partecipato e organizzato eventi per facilitare la vita di questi studenti in Francia, altri che avevano l'obiettivo di parlare di storia e culture afro-discendenti perché purtroppo ciò è ancora troppo poco conosciuto.
Continuo a pensare che il continente africano dovrebbe cogliere con urgenza la dottrina panafricana, per affrontare meglio le attuali sfide globali e, naturalmente, per migliorare le condizioni dei propri cittadini. Fare fronte comune sarebbe un modo per avere un peso reale rispetto agli altri poteri.
Infine, posso dire che è importante per me dare un'occhiata a ciò che sta accadendo in Camerun - e in Africa in generale - semplicemente perché fa parte di me. Penso che al mio livello posso, per non dire che devo, portare la mia pietra nell'edificio e contribuire all'edificazione del mio altro Paese.

Luca Bagatin

"Luna". Poesia di Luca Bagatin

LUNA
poesia di Luca Bagatin 
musa nella foto: Carmen Sale

 
Luna,
Sull'altalena
Immersa nel verde.
Luna,
Sei tu,
Che illumini la notte
E i miei pensieri.
Luna,
Con i tuoi occhi fieri
E i tuoi capelli neri.
Le tue labbra rosse,
I tuoi ideali veri
Il mio cuore hai rapito
Un cuore, da tempo assopito.

 
Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

venerdì 20 settembre 2019

Il Parlamento Europeo equipara comunismo a nazismo. La denuncia del Partito Comunista di Rizzo. Articolo di Luca Bagatin

Il Partito Comunista di Marco Rizzo denuncia la messa al bando dei simboli comunisti e la risoluzione votata oggi – a maggioranza - dal Parlamento Europeo, la quale equipara il comunismo al nazifascismo.
Una distorsione della verità storica, sostituita con falsità e menzogne, professata con spudorata ipocrisia dai promotori che, criminalizzando l’URSS e l’Armata Rossa, omettono in modo ipocrita il fatto che questo paese ha pagato il più alto tributo di sangue alla sconfitta del nazifascismo, insieme con i movimenti partigiani di tutto il continente, guidati e composti in maggioranza proprio dalle forze comuniste”, incalza Rizzo, che prosegue: “Nessun cenno invece alle profonde corresponsabilità delle “democrazie liberali” nell’affermazione del fascismo, dell’aperto sostegno in chiave anticomunista che allora ricevettero i movimenti nazi-fascisti, ai numerosi accordi e patti tra i paesi occidentali e la Germania nazista, anche a danno della sovranità di stati oggi membri della UE. Nessun riferimento allo spudorato utilizzo di personalità apertamente legate ai regimi nazi-fascisti in chiave anticomunista da parte degli apparati politici e militati all’indomani della fine della guerra”.
Rizzo ritiene peraltro che “Le risoluzioni anticomuniste della UE sono già state utilizzate per mettere fuori legge i Partiti Comunisti in molti paesi dell’est europeo, e ben presto potrebbero essere utilizzate in tutti i paesi dell’Unione per limitare la libertà democratica di azione delle forze comuniste e anticapitaliste, gli spazi per la propaganda e la diffusione delle nostre idee su piattaforme pubbliche e private”.
Il Partito Comunista, in crescita negli ultimi sondaggi, intende così combattere, nelle parole dello stesso Rizzo “questa ennesima provocazione in ogni luogo di lavoro e specialmente tra le nuove generazioni, verso le quali la propaganda anticomunista mira a criminalizzare la più grande esperienza di liberazione dei popoli del mondo. Il capitalismo non è e non sarà mai l’unico orizzonte possibile di costruzione della società umana”.
La risoluzione del Parlamento Europeo è stata approvata con 535 voti (facendo convergere forze di destra e sinistra - PD in testa - come ormai sempre più spesso accade), 66 contrari e 52 astenuti.

Luca Bagatin

La differenza abissale fra renzismo e socialismo. Articolo di Luca Bagatin

Matteo Renzi lascia il PD – pur rimanendone contiguo e alleato - e forma un suo gruppo parlamentare, che si chiamerà “Partito Socialista Italiano – Italia Viva”.
Si dirà che si tratta solo del nome di un gruppo parlamentare, ma che cosa c'entri Matteo Renzi con il socialismo, viene comunque da chiederselo. La stessa cosa, peraltro, viene da chiedersela pensando al PD, partito dei ricchi per eccellenza, di matrice liberal capitalista.
Poi, ad ogni modo, si scopre da tempo che quelli che si chiamano a parole “socialisti”, in Italia e in Europa, hanno votato in favore di ogni possibile deregolamentazione del lavoro, dal Jobs Act alla Loi Travail; in favore dell'“europeismo dell'austerità e della perdita di sovranità”; dell'apertura indiscriminata delle frontiere con conseguente sfruttamento della manodopera a basso costo ed in favore di una politica estera invasiva nei confronti di Stati sovrani, spesso laico socialisti (autentici !): dalla guerra alla Libia socialista (autentica !) di Gheddafi sino a quella alla Siria socialista (autentica !) di Assad e alle sanzioni al Venezuela socialista (autentico !) del chavista Maduro.
Mai come oggi, dunque, in Italia ed in Europa, sarebbe bene chiarire una volta per tutte la differenza abissale fra il concetto di “sinistra” e “progressismo” - ovvero di capitalismo assoluto e di crescita economica illimitata a tutto svantaggio dei popoli e dei poveri – ed il concetto di “socialismo”, ovvero movimento umanitario, popolare, populista ovvero di popolo ed in favore del popolo.
Concetto, quest'ultimo, ben conosciuto non solo da tempo nella già citata Libia gheddafiana, ove vigeva un governo autogestionario e democratico diretto, non dissimile da quello jugoslavo di Tito, ma da tempo il socialismo autentico è o è stato comunque conosciuto nella Bolivia di Evo Morales; nel già citato Venezuela di Chavez e Maduro; nell'Uruguay di Pepe Mujica; nel Brasile di Lula; nel Nicaragua di Ortega; nell'Ecuador di Correa e nell'Argentina peronista dei Kirchner.
Diversamente, in Europa, da Blair a Hollande e oggi a Macron; da Renzi a Zingaretti; da Schulz a Sanchez, questi sedicenti “socialisti” - in realtà liberal capitalisti di sinistra - rappresentano la classe medio alta dei rispettivi Paesi. Ovvero la logica della crescita illimitata, del profitto, dell'imprenditorialità liberale contrapposta alle necessità dei popoli e dei poveri. Popoli e poveri che hanno necessità di avere un posto di lavoro sicuro e dignitoso; una sanità e una scuola pubblica che funzionino; un ritorno alle proprie radici e culture; la necessità di decidere del proprio futuro e di autogestirsi, senza sovrastrutture autoritarie economiche o economico-politiche o militari (Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale, NATO).
Il socialismo, storicamente, ha sempre rappresentato il Quarto Stato. Quel Quarto Stato escluso dalla borghese Rivoluzione Francese del 1789 e che ha trovato un suo riscatto decenni dopo, nell'ambito della Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864 composta da socialisti, anarchici, mazziniani e garibaldini che, pur fallita, ha aperto la strada alla Comune di Parigi del 1870; alla Rivoluzione Russa del 1917 - autentiche rivoluzioni proletarie - e, negli '60 e '70 al panarabismo, al socialismo arabo, al panafricanismo in Africa (con Nasser, Gheddafi, Sankara ecc...) e, negli Anni '90 e 2000, all'avvento – in America Latina - del Socialismo del XXI Secolo, con Chavez, Morales ecc...
Mentre altrove fioriva quel socialismo che l'Europa che aveva visto nascere, nella stessa Europa veniva via via soffocato, su richiesta degli Stati Uniti d'America. Veniva soffocato non solo in Paesi sovrani come la Jugoslavia e le ex Repubbliche Sovietiche, ma anche all'interno della Comunità Europea, laddove grandi statisti socialisti come Bettino Craxi venivano ingiustamente accusati di ogni possibile nefandezza e costretti all'esilio.
E tutto ciò con il beneplacito dei partiti di sinistra sedicentemente comunisti o post comunisti, Pds in primis. Partiti che portarono poi avanti quelle riforme di austerità ed in favore dei poteri forti finanziari ed economici e divenendo un tutt'uno con i partiti della destra liberale e della sedicente destra sovranista (Berlusconi, Putin, Orban, Trump, Salvini, Meloni), in realtà anch'essi propugnatori del sistema liberale e capitalista.
Ecco dunque, a parer mio, la necessità della rinascita di un socialismo né di destra né di sinistra, ma unicamente dalla parte dei popoli e dei poveri, così come peraltro portato avanti da anni dalla francese Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE), che edita l'ottima rivista bimestrale “Rébellion” (http://rebellion-sre.fr/) e di cui parlai diffusamente alcuni anni fa in un articolo: http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/08/rebellion-e-lorganizzazione-socialista.html.
Un socialismo – quello originario - che non aveva né ha nulla a che vedere con i totalitarismi novecenteschi, ma anzi ha contribuito a risollevare le sorti di gran parte del mondo (latino, asiatico, africano), combattendo il terzo totalitarismo: ovvero il totalitarismo neoliberale e capitalista, fulcro del modello unipolare statunitense e anglosassone che, per secoli e decenni, ha depredato quelle terre anche finanziando e fomentando colpi di Stato autoritari.
Occorre dunque distinguere nettamente la sinistra – le cui origini sono illuministe e borghesi - dal socialismo democratico (inteso come propugnatore dell'autogestione e della democrazia diretta) e popolare, poiché non sono affatto sinonimi e si prestano ad equivoci che, in Italia e in Europa, hanno fatto trionfare il capitalismo assoluto in nome dell'illuminismo borghese e dell'universalismo progressista e modernista. Il tutto a scapito dei ceti meno abbienti: costretti o a lavorare di più a fronte di salari, diritti e pensioni ridotte o costretti ad una disoccupazione endemica resa sempre più endemica dalla possibilità per le aziende o di delocalizzare in Paesi stranieri ove è economicamente più favorevole investire o sfruttando l'immigrazionismo, ovvero la manodopera straniera a basso costo.

Luca Bagatin

giovedì 19 settembre 2019

XX Settembre: festa (di laicità e libertà spirituale) cancellata. Articolo di Luca Bagatin

XX Settembre.
Una data simbolo. Storica. Dimenticata.
Abolita prima dal fascismo e poi mai reintrodotta dalla Repubblica della partitocrazia e del clericalismo.
Perché mai ?
Forse perché essa simboleggiava e continua a simboleggiare la fine dello Stato Pontificio e la caduta del potere temporale dei Papi dei cattolici. E rimane simbolo di anticlericalismo, democrazia, laicità e libertà spirituale.
Quel 20 settembre 1870, con la presa di Roma, nota anche come Breccia di Porta Pia, allorquando i Bersaglieri italiani irruppero nello Stato Pontificio e lo conquistarono, l'Italia fu finalmente unita. Gli ideali del Risorgimento, mazziniani e garibaldini, trovarono quantomeno parziale compimento, per quanto, i successivi accordi fra il becerume liberal-monarchico al governo dell'Italia e la cosiddetta Santa Sede, mutilarono quella nobile vittoria anticlericale.
Con l'infausta Legge delle Guarentigie, infatti, il Regno d'Italia non solo garantì l'inviolabilità del Pontefice nella sua persona, ma anche l'inviolabilità dei suoi onori sovrani; la possibilità di avere delle forze armate; l'extraterritorialità dei palazzi vaticani, i quali rimanevano esentati dalla legge italiana e fu garantito finanche un introito annuo da corrispondere al Papa e al suo entourage di oltre 3 milioni di lire (oggi corrispondenti a circa 15 milioni di euro) !
Una legge vergognosa, che diverrà ancor più vergognosa con le ulteriori concessioni allo Stato Pontificio concesse dal fascismo mussoliniano, con i Patti Lateranensi (ancora oggi presenti nella Costituzione italiana) e con il successivo Nuovo Concordato, il peggior errore che Bettino Craxi – pur grande statista – potesse commettere.
Ad ogni modo, nonostante questi obbrobri clericali e di genuflessione ad uno Stato straniero, il XX Settembre rimane una data simbolica, purtroppo ancora oggi non più celebrata e festeggiata come tale e ricordata unicamente dalla Massoneria italiana e da qualche associazione laica e anticlericale. E ciò, nonostante siano state depositate alcune proposte di legge trasversali di reintroduzione di tale festività.
Ad ogni modo quello spirito garibaldino, che pur fu sconfitto negli anni successivi al Risorgimento (si pensi che Garibaldi si ritirò, povero e deluso, nella sua Caprera, dimettendosi finanche dalla carica di deputato al Parlamento, per tornare a fare l'agricoltore), continua ad aleggiare nei cuori di coloro i quali hanno combattuto e combattono ancora per un ideale.
Giuseppe Garibaldi, simbolo di socialismo originario e di lotta ai tiranni disse: “Il giorno in cui i contadini saranno educati nel vero, i tiranni e gli schiavi saranno impossibilitati sulla terra”.
In alcune zone del mondo questo monito e auspicio si è avverato. In Italia evidentemente no, ma l'eroe non è colui che vince sulla terra, ma colui il quale vince nello spirito e lo spirito è e rimane senza tempo.

Luca Bagatin

martedì 17 settembre 2019

Russia. Putin come Macron (e non solo) inizia a smantellare i diritti dei lavoratori. Forte opposizione dei comunisti. Articolo di Luca Bagatin

Continua il tentativo di smantellare lo stato sociale anche in Russia e, in particolare, lo smantellamento delle riforme che i russi si erano conquistati sin dal 1917, con l'avvento della Rivoluzione bolscevica guidata da Vladimir Lenin.
Dopo essersi visti aumentare l'IVA e l'età pensionabile, oggi i lavoratori russi potrebbero vedersi aumentare le ore di lavoro settimanali. Oggi e dal 1917, la giornata lavorativa è di 8 ore, ma il primo ministro Dimitry Medvedev, lo scorso 11 settembre, ha firmato un provvedimento che, con il nuovo anno, ridimensionerà tale aspetto. Ovvero si tratta di un provvedimento che intende, entro il 2021, porre fine al “controllo e alla supervisione statale delle imprese”, in quanto questo – secondo il governo russo – ostacolerebbe lo sviluppo capitalista del Paese, limiterebbe la libertà dell'imprenditore e la sua possibilità di ottenere profitti (sic !).
Medvedev ha così dichiarato, alla televisione russa Rossya24 TV: “È necessario cancellare quegli atti che danneggiano lo sviluppo del Paese e limitano l’economia”.
All'interno di tale provvedimento è contenuta la cancellazione del decreto del 1917, che stabilisce attualmente la durata della giornata lavorativa ad un massimo di 8 ore. Medvedev, con il benestare del Presidente Putin, apre dunque alla flessibilità dell'orario lavorativo a seconda dell'esigenza dell'imprenditore. Di fatto, dunque, il lavoratore rimarrebbe in balìa delle esigenze del fantomatico “mercato” e delle sue logiche perverse.
Una legislazione di tale tipo è in linea peraltro con leggi antisociali quali il Jobs Act italiano e la Loi Travail francese - entrambi introdotti da governi di sinistra - e con quelle volute dalla destra di Orban in Ungheria e da quella di Kurz in Austria, che hanno portato la giornata lavorativa a 12 ore. E una normativa per l'aumento dell'orario lavorativo settimanale è da tempo avanzata dal governo liberale francese di Macron.
Destre e sinistre liberal capitaliste, in Europa, si riconfermano, dunque, unite nella logiche antisociali e antisindacali, a tutto vantaggio di coloro i quali traggono profitto dai mercati e dallo sfruttamento del lavoro.
A porsi in antitesi in Russia al “macronismo” in salsa putiniana, oltre che i nazionalbolscevichi di Eduard Limonov; il Partito Comunista della Federazione Russa di Gennady Zjuganov e il Fronte Russo Unito del Lavoro, di cui fa parte – oltre al Fronte di Sinistra di Udaltsov – anche il Partito Comunista Operaio Russo.
Quest'ultimo, in un lungo comunicato, ha dichiarato, fra le altre cose, in merito a tale provvedimento antisociale portato avanti dal governo liberale di Putin e Medvedev: “...le autorità mostrano ancora una volta la loro essenza di classe – garantire gli interessi della borghesia, la classe degli sfruttatori” (...) “le fabbriche e le terre sono tornate private, il capitalismo – il sistema di sfruttamento del lavoro – è stato istituito. Una catena di sanguinosi conflitti e guerre ha attraversato le repubbliche dell’Unione e continua nel Donbass. La divisione delle persone in padroni e servi è tornata in vita, una gigantesca diseguaglianza sociale sta crescendo costantemente. Per consolidare la sua posizione, la classe parassitaria attua costantemente e con arroganza misure antipopolari: detiene i diritti democratici alle elezioni, proibisce l’azione di sciopero e impedisce il lavoro sindacale, aumenta l’età pensionabile e cerca di legittimare il lavoro part-time. Ora dicono che la giornata lavorativa di 8 ore, introdotta il 5° giorno del potere sovietico, impedisce gli affari e ostacola lo sviluppo dell’economia”.
Alle recenti elezioni amministrative - nelle quali è stato impedito comunque sia ai nazionalbolscevichi che al Fronte Russo Unito del Lavoro di presentare proprie liste - il Partito Comunista della Federazione Russa di Zjuganov ha aumentato ancora una volta considerevolmente i suoi consensi e l'astensionismo ha raggiunto cifre record del 70% di astenuti.
Le politiche liberali, di austerità, in favore del mercato e contro i cittadini e i lavoratori, hanno ampiamente dimostrato, da diversi decenni, di essere il peggior veleno che l'Eurasia abbia potuto conoscere.
Occorre invertire la tendenza: in Russia come in Francia, Italia, Ungheria, Austria... Esattamente come nei decenni passati è diversamente avvenuto nell'America Latina del Socialismo del XXI Secolo (in Bolivia, Venezuela, Uruguay, Argentina, Ecuador).
E' l'ora dell'alternativa socialista autentica. E, come sappiamo, il socialista autentico e originario non crede né nel mercato né nello Stato (come fanno invece i liberali, i keynesiani, i capitalisti e i fascisti), ma nell'autogestione dell'economia e dei mezzi di produzione da parte del cittadino lavoratore, che ne diviene dunque l'unico proprietario e l'unico artefice della sua emancipazione sociale, spirituale e materiale.
Ci sarà ancora molta strada da fare, forse, ma non vi è altra alternativa democratica e emancipatoria possibile.

Luca Bagatin

sabato 14 settembre 2019

Moana Pozzi: eretica, erotica, eroica. Articolo di Luca Bagatin

Eretica, erotica, eroica. Questa era Moana, scomparsa prematuramente a soli 33 anni – l'età del Cristo – il 15 settembre 1994, ovvero venticinque anni fa.
Moana Pozzi fu una donna inquieta e trasgressiva e, perciò, eretica. Incarnò la fine dei rampanti Anni '80 e i decadenti Anni '90.
Incarnò sessualità e sensualità, mai volgarità. E per questo incarnò l'erotismo più autentico, quello che la fa ancora oggi paragonare a una sorta di Dea.
Fu attrice apprezzata da Federico Fellini, che le fece interpretare un ruolo in “Ginger e Fred”, nel 1986. Sarà nel cast di “Borotalco” di Carlo Verdone e in “...e la vita continua” di Dino Risi.
Sarà pornodiva, scoperta, in tutti i sensi, da Riccardo Schicchi e Ilona Staller Cicciolina e sarà co-protagonista del film erotico/giallo “Provocazione”, del regista Piero Vivarelli, assieme al celebre attore Marino Masè; oltre che protagonista di numerose trasmissioni televisive comico-surreali: “Tip Tap Club” (condotta assieme a Bobby Solo), “Matrioska” e “L'Araba Felice”.
Negli Anni '90 la svolta. Moana cerca di liberarsi via via dalla pornografia e recita il ruolo della protagonista in “Amami”, di Bruno Colella, che Iris trasmetterà in prima visione assoluta domenica 15 settembre, alle ore 21.15. “Amami” è il film al quale Moana si sente più legata, in quanto è una sorta di autobiografia che racconta la storia di una ragazza che lavora nel mondo dell'hard, ripudiata dal padre per le sue scelte professionali, ma con il quale riuscirà poi a riconciliarsi.
E' sempre negli Anni '90 che Moana incarnerà sia il simbolo – il suo volto sarà racchiuso all'interno di un cuore rosa - che la leadership della prima lista civica italiana: il Partito dell'Amore ideato da Mauro Biuzzi (che nel 2013 ebbi modo di intervistare lungamente: http://amoreeliberta.blogspot.com/2016/03/intervista-esclusiva-di-luca-bagatin.html).
Un partito che anticiperà di decenni quello che poteva essere (pur senza riuscirci) il Movimento Cinque Stelle e che contrappose la cultura dell'amore a quella dell'odio (slogan utilizzato poi da Silvio Berlusconi in campagna elettorale). Una lista di persone comuni (salvo la capolista, Moana Pozzi), dichiaratamente antipolitica, di “estremo centro”, di ispirazione situazionista, garibaldina e cristiano-dionisiaca, come ricordato da Biuzzi in più occasioni.
Un partito che immaginava una sorta di Parlamento “a forma ellittica”, ove da una parte si sarebbero collocate le “forze del cambiamento” - guidate dal Partito dell'Amore – e dall'altra la “vecchia partitocrazia”.
Fu con questo spirito che Moana, pur raccogliendo solamente lo 0,5% dei consensi, si candidò finanche a Sindaco di Roma nel 1993, contrapponendosi a Gianfranco Fini e a Francesco Rutelli. Lei sognava una Roma e un'Italia pulita, libera dalla corruzione, onesta, ove tutti potessero avere un alloggio ed essere liberi dai pregiudizi.
Nella mia intervista a Biuzzi, nel febbraio 2013, egli disse, in proposito che “Moana ha concluso la sua vita facendo politica e senza usare i potenti mezzi del Potere (Denaro, Media, Spettacolo, Scienza, Cultura, Politica, Religione, ecc), ma al contrario mettendo la sua popolarità al servizio di una piccola formazione come il Partito dell'Amore, che aveva come scopo quasi suicida quello di opporsi ai poteri forti partendo da zero”.
Moana fu per questo e, infine, una donna eroica.
E' così che vogliamo ricordarla. Ed è così che la ricorda l'Associazione che porta il suo nome (il cui sito web è www.moanamoana.it), fondata nel 1999 dalla madre – Giovannina Alloisio – e da Mauro Biuzzi.
Moana Pozzi eretica, erotica, eroica. Oggi come venticinque anni fa.

Luca Bagatin

giovedì 12 settembre 2019

VIVA D'ANNUNZIO ! VIVA FIUME ! VIVA L'AMORE (e la LIBERTA') ! Nel Centenario della sua Impresa

12 settembre 1919 - 12 settembre 2019
 
 
«Io sono per il comunismo senza dittatura […] È mia intenzione di fare di questa città un’isola spirituale dalla quale possa irradiare un’azione, eminentemente comunista, verso tutte le nazioni oppresse»
(Gabriele D'Annunzio)


Articoli di Luca Bagatin dedicati a d'Annunzio e alla libertaria e socialista Impresa di Fiume:




Cuba. Twitter censura gli account dei media e dei siti istituzionali mentre parla il Presidente Miguel Diaz-Canel. Articolo di Luca Bagatin

La censura è un bavaglio alla libertà di espressione. Di qualsiasi espressione, purché rispettosa del prossimo. La censura impedisce ogni comunicazione e ogni dibattito e quindi è, di per sé, sempre un atto autoritario e antidemocratico.
Sembra che i cosiddetti “social”, che in realtà di sociale hanno poco o nulla, ma hanno molto di commerciale (essendo peraltro di proprietà di società private statunitensi, tutt'altro che neutrali), amino da sempre censurare tutto ciò che non si allinea al pensiero unico politicamente corretto, specie se liberale e atlantista. Oltre che tutto ciò che non è commercialmente vendibile o spendibile.
Se in Italia Facebook censura le pagine di partitini di estrema destra, che comunque in pochi votano, a cadere nelle maglie della censura, ieri, sono stati i ben più seguiti account dei siti istituzionali e media cubani, che sono stati oscurati da Twitter in concomitanza con il discorso del Presidente del Consiglio di Stato e dei Ministri di Cuba, Miguel Diaz-Canel. Il Presidente stava infatti annunciando importanti provvedimenti economici, al fine di affrontare l'aggravarsi dell'ingiusto e iniquo embargo statunitense contro Cuba, che rende difficile, in primis, la produzione di energia e la distribuzione dei prodotti alla popolazione.
E così, ad essere oscurati, oltre che l'account dei principali organi di informazione dell'isola caraibica - Granma, Radio Rebelde, Cuba Debate e Mesa Redonda - anche le pagine del Partito Comunista di Cuba; quello del Ministero della Comunicazione; del Vicepresidente del sindacato dei giornalisti cubani e quello del direttore della comunicazione del Ministero degli Esteri.
Il sindacato dei giornalisti di Cuba, UPEC, ha pubblicato su Cuba Debate un comunicato stampa di denuncia dell'accaduto, nel quale si legge, fra le altre cose: “Appena cominciata la diretta del programma Mesa Redonda, che è cominciata alle 18.30 ora locale ed era attesa da milioni di cubani, decine di giornalisti hanno denunciato su Facebook, WhatsApp e altri social network di essersi visti sospendere i propri account Twitter. Sembrerebbe un’operazione organizzata, con segnalazioni di violazioni dei termini del servizio della piattaforma. Sorprende l’intento politico, la selezione degli account colpiti e il tempismo: proprio mentre parlava Diaz-Canel”.
Nel comunicato, peraltro, si fa presente che lo scorso giugno, la Cuba Internet Task Force del Dipartimento di Stato USA, ha pubblicato un elenco di consigli per l'utilizzo di internet quale mezzo di sovversione e dissidenza a Cuba e, da allora, l'isola sarebbe stata colpita da un numero sempre più crescente di cyber attacchi, come denunciato peraltro dalla giornalista di TeleSur Camila Sanchez.
Una censura davvero pretestuosa, che non fa che gettare ulteriore discredito sulla sedicente democraticità e apertura al dibattito dei cosiddetti “social”.

Luca Bagatin

lunedì 9 settembre 2019

Alle elezioni amministrative russe aumentano i voti ai comunisti. A Mosca, Putin, perde un terzo dei seggi. Articolo di Luca Bagatin

L'8 settembre si sono tenute, in Russia, diverse tornate amministrative: il rinnovo dei governatori di 16 regioni, il rinnovo di deputato locali in 13 regioni, mentre, in 22 città del Paese si sono tenute le elezioni comunali.
Piuttosto importante la tornata amministrativa che ha riguardato il rinnovo del consiglio comunale della Capitale, Mosca, svolta in 45 collegi elettorali a seggio unico.
La partecipazione cittadina, in generale, è stata piuttosto bassa. Alle 18.00, ovvero due ore prima della chiusura dei seggi, a Mosca si è registrata una affluenza del 17,2% (alla chiusura dei seggi, alle ore 20.00, arriverà al 21,04%), mentre, nel resto del Paese, era del 33,75%, come diffuso dalla presidente della Commissione Elettorale Centrale, Ella Pamfilova.
Il partito nazionalbolscevico “Altra Russia”, guidato dallo scrittore Eduard Limonov – il quale chiede da sempre una rivoluzione complessiva dell'economia, dello Stato e della politica, che l'attuale governo non è in grado di fare - avendo invitato al boicottaggio e all'astensionismo, in quanto ha ritenuto tali elezioni una farsa, può dunque esultare. Al partito, come a molti altri candidati, specie indipendenti, non è stato infatti permesso di presentarsi.
Nonostante le denunce di brogli, esulta anche il Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), guidato da Gennady Zjuganov, che di fatto rappresenta l'unica opposizione parlamentare al partito liberal capitalista di Putin “Russia Unita” ed i cui candidati hanno incassato persino il sostegno del liberale Navalny, in chiave anti-Putin.
A Mosca il KPRF ottiene 14 dei 45 seggi in consiglio comunale (alla scorsa tornata ne aveva ottenuti solo 5) , mentre “Russia Unita” scende a 26 consiglieri, perdendo un terzo dei seggi, pur mantenendo la maggioranza. Il partito liberale Yabloko ottiene 3 seggi, mentre entra per la prima volta in consiglio, con un seggio, il partito socialdemocratico “Russia Giusta”. Non ottengono invece seggi i partiti di estrema destra, ovvero il Partito LiberalDemocratico e il partito “Rodina”.
Il KPRF aumenta i suoi voti un po' ovunque, soprattutto grazie alle imponenti manifestazioni condotte da un anno a questa parte, in particolare contro l'aumento della povertà nel Paese; contro le ingiuste sanzioni imposte da Europa e USA; contro l'aumento dell'IVA e dell'età pensionabile imposte dal governo e lottando in favore della nazionalizzazione dei settori chiave dell'economia russa, che vanno al più presto sottratti ai privati e agli oligarchi.
Il Partito Comunista della Federazione Russa entra così - per la prima volta - nel Parlamento di Sebastopoli, in Crimea, ottenendo il 18,7% dei consensi e 3 deputati; con oltre il 50% dei voti, nella città capoluogo del Distretto Federale della Siberia – Novosibirsk – conferma il sindaco comunista Anatoly Lokot; ottiene il 35,7% nella città di Ulaan-Ude, capitale della Repubblica autonoma dei Buriati; nella città di Anadyr', capitale del distretto autonomo di Chukotka (Okrug), ottiene il 25,57%; anche nel Caucaso, nella Repubblica di Karachay-Cherkessia – roccaforte dei liberal-capitalisti di “Russia Unita” - il KPRF aumenta i consensi, ottenendo il 15,72%; nella Repubblica dell'Altai, in Siberia, i comunisti ottengono il 28,54% dei voti, rimanendo il primo partito in diversi collegi elettorali, superando il 30% e l'attuale partito di governo “Russia Unita”. Infine, nella regione Sakhalin Oblast, nell'Estremo Oriente russo, il KPRF ottiene il 23,21%, piazzandosi sempre al secondo posto.
In conferenza stampa, i rappresentanti del Partito Comunista, hanno dichiarato che sono riusciti a dimostrare di essere l'unico partito rivoluzionario e nazional-patriottico con un vero e proprio programma in grado di far uscire il Paese dalla crisi e garantire la sua ripresa. Hanno altresì dichiarato che, più persone vanno a votare, e più è difficile utilizzare il meccanismo delle frodi da parte delle autorità governative.
Le autorità governative, per contro, immaginando un risultato a loro piuttosto sfavorevole, avevano puntato il dito contro Google, Facebook e Youtube, accusandoli di “interferenze straniere”, in quanto hanno permesso, nella giornata di domenica, di pubblicare messaggi elettorali, in violazione della legge russa.
Ciò, a dirla tutta, ricorda un po' le accuse che muovono le autorità USA e dell'Unione Europea alla Russia, quando a vincere sono i partiti cosiddetti “populisti” e, a loro dire, “sostenuti da Putin”.
Il punto è che il liberal capitalismo e l'austerità, ormai da tempo, non convincono più i cittadini dell'Eurasia che, o si astengono in massa (pratica sempre più diffusa), oppure preferiscono votare contro i candidati dell'austerity e del Fondo Monetario Internazionale, siano essi di destra, centro o sinistra.
In Russia, ad oggi, avanzano i comunisti. Gli unici a quanto pare, ad oggi, in Eurasia, secondo chi scrive, a voler dare una risposta chiara e rivoluzionaria alla crisi generata - da qualche decennio - dalla globalizzazione.

Luca Bagatin

venerdì 6 settembre 2019

"Aleksandra, Principessa rossa". Poesie di Luca Bagatin

VISIONE CELESTE
Visione celeste
Di una ragazza dalla pelle morbida
E con occhi profondi,
Sorriso sensuale,
Anima felina.
Le mie parole non possono descrivere ulteriormente.
Le mie parole sarebbero superflue
Per descrivere questa visione celeste.

NOI, AVVOLTI NEL SILENZIO
Avvolti nel silenzio
Noi
Guardiamo là, dove
Il futuro ci guida.
Radioso è il cielo,
Rosso è il nostro cuore.
Bellissima sei tu,
Amica dei gatti,
Amica della mia anima.

PRINCIPESSA ROSSA
Principessa rossa
Vieni dall'antica Russia.
Mi hai trafitto il cuore
Come un dardo.
Non sono morto
Mi sono risvegliato
A nuova vita.

SGUARDO DI UNA NUOVA ALBA
Sguardo di giovane fanciulla.
Sguardo che guarda in lontananza.
Verso il futuro
Di una nuova alba,
Di una rossa alba.
Come il fuoco,
Come il cuore.

LABBRA ROSSE
Labbra a cuore.
Il tuo cuore è coraggioso.
Il tuo cuore è selvaggio.
Come quello di Nadežda Andreevna Durova.
Con queste mie parole onoro il tuo cuore.

INNO ALLA BELLEZZA
Un inno alla tua bellezza.
Un inno ai tuoi occhi.
Un inno alle tue gambe.
Un inno alle tue labbra da baciare.
Un cuore, il mio, che pulsa
Quando ti vedo
E la notte, al buio, diventa più dolce.

Poesie di Luca Bagatin
Modella: Aleksandra Ricikova