sabato 29 febbraio 2020

Roger Waters, sincero democratico, socialista e libertario contro l'Impero USA

Sento una vera forza e del vero calore provenire da tutti voi in questo piccolo raduno. Ed è stato un grande onore camminare lungo Whitehall con tutti voi quindi vi ringrazio per avermi dato questa opportunità. Ci sono alcune persone alle quali mi vorrei rivolgere. Il primo, ovviamente, è Julian Assange stesso: un giornalista, un coraggioso raggio di luce nei posti oscuri dal quale le potenze vorrebbero che ci allontanassimo. Julian Assange, un nome che va scolpito con orgoglio in ogni monumento per il progresso umano. Julian è il motivo per il quale siamo qui oggi ma non è un progetto parrocchiale. Oggi noi siamo parte di un movimento globale che potrebbe essere l’inizio dell’illuminazione globale che questo fragile pianeta necessita così disperatamente.
Mentre ci incontriamo qui a Londra, oltre l’Atlantico, in Argentina, migliaia di donne stanno scendendo in piazza per chiedere la legalizzazione dell’aborto al presidente Fernandez.
Non è solo l’Argentina: quest’anno abbiamo visto grandi proteste scoppiate in tutto il mondo contro i regimi fascisti neoliberali in Cile, Libano, Colombia, Ecuador, Haiti, Francia e ora ovviamente anche in Bolivia che sta lottando contro la nuova dittatura militare imposta dagli USA. Dove noi vediamo il nome dell’Inghilterra allegato a quella nobile lista. Ci piace pensare che questo sia un paese libero, ma siamo davvero liberi?
Quando Julian Assange viene portato al buio nella minuscola pretura, all'interno della prigione di Belmash, ci sono così tanti posti occupati da anonimi colletti bianchi americani che sussurrano istruzioni all'orecchio attento del principale avvocato dell'accusa, James Lewis QC. Perché? Perché non viviamo in un paese libero. Viviamo in un canile glorificato e abbaiamo e scodinzoliamo al comando dei nostri signori e padroni dall'altra parte dell'oceano. A grande richiesta, oggi mi trovo qui, davanti alla madre del Parlamento, e lì la vedo arrossita in tutto il suo imbarazzo.
Ieri ho fatto un'intervista a Sky News per promuovere questo evento. Non c'era nessun collegamento visivo, quindi il mio unico contatto con la signora che mi ha fatto le domande è stato tramite un auricolare su un filo riccioluto. Ho imparato qualcosa sul dire la verità nella formulazione delle sue domande. Si è presentata a me come un Don Chisciotte impazzito; ogni domanda era densa di sbavature e insinuazioni e di false accuse con le quali i potenti hanno cercato di annerire il nome di Julian Assange. Ha fatto scattare la stanca ma ben preparata narrazione e poi l'ha interrotta costantemente quando le ho dato una risposta. Non so chi sia, può darsi che abbia buone intenzioni. Se così fosse, il mio consiglio per lei sarebbe di smettere di bere il kool-aid e se davvero gliene frega qualcosa della professione che ha scelto, porti il suo sedere dispiaciuto quaggiù e si unisca a noi!
Inghilterra, chiedo al nostro Primo Ministro, Boris Johnson, di dichiarare le sue vere intenzioni: sostiene lo spirito della Magna Carta, la democrazia, la libertà, il fair play, la parola e soprattutto la libertà di stampa? Se la risposta a questa domanda è sì, allora venga, signor Primo Ministro, sia il bulldog britannico che vuole far credere a tutti noi. Si opponga di fronte alla spacconeria dell'egemonia americana, annulli questo processo-spettacolo, questa farsa, questo tribunale fittizio. L'equità davanti alla corte è incontestabile! Julian Assange è un uomo innocente!
Non posso lasciare questo palco senza menzionare Chelsea Manning, che ha fornito parte del materiale che Julian ha pubblicato. Chelsea è stata in una prigione federale per un anno, incarcerata dagli americani per aver rifiutato per principio di testimoniare davanti a una giuria appositamente convocata contro Julian Assange. Un grande coraggio! Le stanno anche facendo una multa di 1.000 dollari al giorno dall'altra parte dell'oceano, il tuo, Chelsea è un altro nome da scolpire nell'orgoglio. Una vera eroina. Anche quello di Daniel Hale è un nome da scolpire nell'orgoglio. Chi di noi non ha mai compromesso la propria libertà nella causa della libertà stessa, chi non ha mai preso in mano la torcia accesa e l'ha tenuta tremante per i crimini dei suoi superiori, non può che immaginarsi il coraggio straordinario di chi invece l'ha fatto.
E quando e se l'Impero americano verrà a prendere Assange, a distruggerlo, a bloccarlo come monito per spaventare i futuri giornalisti, noi li guarderemo negli occhi e determinati, con un’unica voce gli diremo “dovrete passare sopra i nostri cadaveri!”.

Roger Waters

giovedì 27 febbraio 2020

Riflessioni brevi contro il mondo moderno

Il benessere materiale è la droga del mondo occidentale opulento.
Senza di questo il mondo occidentale opulento, psicologicamente, implode. È molto fragile.
Non ha alcuna base del vivere assieme, con lo stretto necessario.
Ciò è molto triste.
(Luca Bagatin)
 
Non giudicate il prossimo.
Al massimo frequentatelo, cercate di capirlo, amatelo.
Prima che questo non ci sia più
Altrimenti fatevi i fatti vostri.
Non conoscete le persone. Non sapete nulla di loro.
(Luca Bagatin)

Troppa informazione (che nella stragrande maggioranza dei casi non è mai precisa) è negativa.
Solo la formazione può essere positiva.
La formazione è la base per ogni possibile comprensione.
(Luca Bagatin)

sabato 22 febbraio 2020

"Parigi - Hammamet", il thriller inedito di Bettino Craxi. Articolo di Luca Bagatin

Bettino Craxi affida alla finzione letteraria, attraverso un romanzo di fantapolitica, il racconto della triste vicenda politico-giudiziaria che lo vide coinvolto negli ultimi anni della sua vita.
“Parigi – Hammamet”, thriller sino ad oggi inedito, pubblicato recentissimamente da Mondadori, a cura della Fondazione Craxi, è un romanzo di finzione narrativa, ma che presenta per certi versi fatti veritieri o comunque verosimili.
Craxi, affida la narrazione in prima persona al protagonista, Karim, poliziotto italo-tunisino che, con il pretesto di andare a visitare la sorella, invita la sua famiglia in vacanza a Parigi.
In realtà qui si incontra con Ghino, ex Primo Ministro italiano, che a Parigi è in esilio a causa di un complotto politico-mediatico-giudiziario nel quale è stato coinvolto in Italia, al fine di essere liquidato politicamente.
Ma chi e perché ha organizzato tale complotto ai danni del Presidente e del suo partito (che si comprende essere, del resto, il Partito Socialista Italiano) ? Perché, nonostante il Presidente Ghino non sia più un uomo influente, a Parigi c'è chi vuole ucciderlo e non esita, per ottenere tale scopo, a fare strage di innocenti ?
Karim, amico di vecchia data di Ghino, è a Parigi per scoprirlo e per proteggerlo.
Accanto a loro il fido Nicola, guardia del corpo del Presidente e Ndiezda, componente del servizio segreto russo.
Sarà proprio Nadiezda che, in un dossier, riuscirà a ricostruire l'identità dei mandanti, che, non contenti di aver liquidato il Presidente politicamente, vogliono finirlo anche fisicamente.
Si tratta di una sorta di “Spectre”, ovvero di una potentissima organizzazione segreta transnazionale denominata “Koros”, “Il Mucchio”. Una organizzazione infiltrata in tutti i centri del potere, finanziata e sostenuta da lobbies finanziarie promotrici della globalizzazione. Una organizzazione i cui componenti “considerano l'identità e l'unità nazionale come ostacoli al mercato e si comportano come capi di uno Stato sovranazionale” e che utilizzano tecniche “terroristico-eversive”. Una organizzazione gerarchica e con un intero esercito numeroso a disposizione, senza rapporti ufficiali con gli Stari, ma “non è escluso un coinvolgimento di settori istituzionali degli Stati Uniti e della Germania unificata” e che ha utilizzato la guerra nell'ex Jugoslavia come “il primo test da internazionalizzare”.
Nadiezda, nel suo dossier, rileva come Ghino sia entrato nel mirino di “Koros” già ai tempi del caso Abu Abbas, ovvero ai tempi del suo no agli USA nella consegna di Abbas e il suo sostegno alla causa palestinese. Oltre a questo, il suo essere un “ostacolo al predominio incontrollato delle “grandi famiglie” italiane, agli affiliati della “trilateral”, ai potentati collegati ai gruppi avventuristici della finanza internazionale”. Oltre che, naturalmente, la sua ideologia “neogollista di sinistra”, che voleva un'Europa sovrana, indipendente dai due blocchi e amica del mondo arabo laico e socialista, oltre che alleata al Terzo Mondo.
Nel romanzo, Craxi, fa parlare così i suoi personaggi, rivelando le sue verità, anche nell'ambito della politica internazionele, condendole di una certa dose di finzione narrativa. Verità che sono, del resto, quelle che affidò, nei suoi ultimi anni di vita, alla stampa ed ai volumi che scrisse, nel triste esilio di Hammamet.
In “Parigi – Hammamet”, Ghino, evidente riferimento a “Ghino di Tacco”, personaggio storico nel quale Bettino Craxi non solo si è sempre riconosciuto, ma pseudonimo che utilizzò per firmare i suoi corsivi sull'Avanti, è costretto, con Karim, Nicola e Nadiezda, a lasciare Parigi, ove è braccato da pericolosi sicari, per rifugiarsi nella sua casa delle vacanze, ad Hammamet, in Tunisia.
Terra ospitale e amica, quella tunisina. Terra ove grandi civiltà si sono alternate e merscolate. Terra che ospitò finanche l'esule e barricadero Giuseppe Garibaldi nel 1834 – 1835 ed al quale Craxi dedicò un saggio, nel 1995, “Garibaldi a Tunisi”, appunto.
Ma anche qui, ad Hammamet, ove Ghino sarà pronto a “portare avanti il suo discorso, sparando scomode verità in diverse direzioni”, sarà braccato dai sicari, che tenteranno di ucciderlo, pur senza successo.
Sino a che, a dare una spallata a Koros, sarà il governo della Federazione Russa, d'intesa con le Nazioni Unite, “richiedendo ufficialmente al governo degli Stati Uniti di uscire dalle ambiguità e di perseguire i mandanti della destabilizzazione mondiale”.
E sarà Nadiezda, donna fiera e coraggiosa, e contribuire alla rovina di questa potente organizzazione, pagando con la vita, ma riuscendo a scrivere a Karim e a Ghino, un commovente messaggio di commiato, nel quale dichiara di aver provveduto a “schiacciare alcuni pidocchi di grosso calibro” e che “le false rivoluzioni e la falsa giustizia sono giunte allo stadio finale”.
“Parigi – Hammamet” è un romanzo sorprendente. Un vero e proprio thriller che, sapendoli leggere, nemmeno troppo fra le righe, racconta fatti di scottante attualità politica e geopolitica.
Illuminante, del resto, quanto riportato sin dalla quarta di copertina:
Gli avvenimenti che sto per narrare sono assai singolari. Incredibili per eccesso di credibilità. Rientrano infatti nella categoria degli accadimenti comunemente ritenuti impossibili non perché inimmaginabili, ma proprio per il contrario. Chi non ha immaginato almeno una volta la possibilità che esistesse davvero la "Spectre" ? E raffigurandosela, ognuno di noi l'ha disegnata ogni volta sempre più efferata e incontrollabile...Ogni tanto, però, quelle che abbiamo sempre considerato nostre fantasie estreme si rivelano, appunto, drammaticamente reali, come dimostrano gli eventi singolarissimi che mi accingo a raccontare”.
Bettino Craxi è e rimane, almeno per chi scrive, il migliore fra gli statisti che l'Italia e l'Europa abbia mai avuto. Ingiustamente vilipeso e calunniato, rimarrà nella Storia illuminando – anche a vent'anni dalla sua scomparsa fisica – le menti di chi non ha voluto vedere, di chi non ha saputo o voluto comprendere.

Luca Bagatin

venerdì 21 febbraio 2020

Democrazia è compartecipazione e autogestione. Riflessioni brevi di Luca Bagatin

Vedo molti liberali (per non parlare di sedicenti socialisti, dimentichi del fatto che i socialisti storicamente lottano e non votano) schierarsi contro la riduzione dei parlamentari italiani.
Ecco, io voglio essere illiberale anche qui, ed essere profondamente libertario e socialista democratico (diretto).
Ovvero mi schiero per la riduzione a zero dei parlamentari e la costituzione di una democrazia autentica, partecipativa, autogestita dai cittadini.
Di una democrazia socialista autentica.
Dai quartieri in avanti.

(Luca Bagatin) 
 
Questa cosa del voler apparire "cool" sul web, ovvero bellissimi, perfetti o persino "interessanti", sa di falso lontano un miglio.
Il fatto è che le persone, oggi, si annoiano e necessitano di stimolare la fantasia.
E quale luogo migliore e più misterioso del web ?
Penso sia un fenomeno sociologico.
Un fenomeno di totale evasione dalla realtà.

(Luca Bagatin)


Come ho scritto in diversi articoli, un po' di anni fa, penso che ci sia un sottile filo rosso che unisce le varie controculture artistiche, letterarie, sociopolitiche che, a parer mio, furono essenzialmente tre: beatnik, hippie, cyberpunk.
Avendone in passato studiato diversi aspetti, devo dire che ad unirle c'è fondamentalmente la ricerca di una dimensione che va oltre lo status quo.
Una dimensione spirituale (sia spesso buddhista zen o gnostica) ed allo stesso tempo artistica, talvolta politica e contro il potere e l'autoritarismo (pensiamo agli hippie, ma anche ai nazbol russi, molti dei quali erano punk). 

(Luca Bagatin)

giovedì 20 febbraio 2020

Polonia. Continuano le discriminazioni contro i comunisti (e gli omosessuali). Articolo di Luca Bagatin

In Polonia non si arresta il clima di persecuzione contro i comunisti.
Continua da diversi anni il processo contro i membri della redazione del giornale “Brzask”, organo del Partito Comunista Polacco (KPP), accusati di “promozione di sistemi totalitari” e il Partito Comunista ritiene che tale processo sia parte della campagna delle autorità governative volta a bandire il partito medesimo.
L'articolo 256 del codice penale polacco, infatti, proibisce il comunismo e lo assimila al nazifascismo, nonostante abbia ampiamente contribuito, nell'Est Europa, a combattere quest'ultimo e a liberare milioni di ebrei e prigionieri politici dai campi di sterminio nazisti.
Come in molti Paesi dell'Est europeo dopo la fine del comunismo, dagli Anni '90 ad oggi, i simboli comunisti sono del tutto vietati, così come lo è l'ideologia stessa. Si pensi al fatto che in Ungheria i comunisti hanno dovuto modificare il nome del loro partito - che nel 2005 aveva assunto la denominazione di Partito Comunista Operaio Ungherese - in Partito Operaio Ungherese e ciò dal 2013, ovvero dopo una legge che vietò l'utilizzo di riferimenti al comunismo.
E tutto ciò mentre in tali Paesi avanzano pericolose idee neonaziste, del tutto sottovalutate dalle autorità.
Da notare peraltro che, in Polonia, lo Stato, guidato dai liberal conservatori, ha promosso – adottando ben 91 provvedimenti - anche zone proibite agli omosessuali (cosiddette “lgbt free”). Un po' come nei tempi oscuri i nazisti proibirono l'accesso di determinate zone agli ebrei.
Davvero molto, molto triste e pericoloso.

Luca Bagatin

Anche in Grecia, come in Francia e in Russia, in piazza contro la riforma delle pensioni. Articolo di Luca Bagatin

Anche in Grecia, come in Russia e in Francia negli ultimi tempi, la popolazione scende in piazza contro la riforma delle pensioni, che sarà votata entro venerdì 21 febbraio, imposta dal nuovo governo liberal conservatore. Tale riforma è del resto in continuità con le misure di austerità del precedente governo di sinistra guidato da Tsipras.
Misure di austerità, del resto, imposte dall'Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale e che in tutti questi anni hanno drammaticamente impoverito la popolazione (con peraltro numerosi casi di suicidio dal 2010 al 2015), aumentato la disoccupazione e devastato il sistema sanitario nazionale.
Diecimila persone in piazza ad Atene (con manifestazioni estese anche a Salonicco e ad altre città greche), molte delle quali con indosso un gilet giallo - simbolo del movimento popolare che in Francia si è mobilitato contro l'austerità in salsa liberale di Macron – contro la riforma che incoraggia i lavoratori a rimanere più a lungo al lavoro.
"Questo disegno di legge è praticamente la continuazione delle leggi di austerità introdotte nel 2010-2019", ha affermato in un comunicato il sindacato dei dipendenti pubblici ADEDY.
E il Segretario generale del Partito Comunista di Grecia (KKE), Dimitris Koutsoumbas ha affermato: "Il governo pagherà a caro prezzo l'ulteriore smantellamento delle assicurazioni sociali, come hanno fatto i governi che lo hanno preceduto. Il popolo greco non dimentica".
Annunciate, nelle prossime settimane, nuove mobilitazioni e scioperi.

Luca Bagatin

lunedì 17 febbraio 2020

Giordano Bruno: martire laico del Libero Pensiero. Articolo di Luca Bagatin de 17 febbraio 2011

Giordano Bruno fu un frate domenicano di Nola noto per la sua visione gnostica dell'Universo e condannato al rogo dalla Chiesa cattolica ed arso vivo a Campo de' Fiori in Roma il 17 febbraio 1600, per il solo fatto di aver affermato che: "Cristo non era Dio ma un mago incredibilmente abile" e che "L'universo è infinito e contiene un numero similmente infinito di mondi, e che tutti sarebbero abitati da esseri intelligenti" oltre che per la sua visione di Dio come immanente ovvero che "il Divino che è il Tutto, e del Tutto che è il Divino".
Giordano Bruno fu un libero pensatore gnostico che attinse le sue Conoscenze per mezzo dell'esperienza diretta (unione con il Divino) e dei suoi studi ermetici (da Ermete Trismegisto, il Dio Thot degli Egizi) ed i quali meriterebbero un articolo di approfondimento a parte.
Ci limitiamo qui a riportare queste mere nozioni che auspichiamo siano utili a coloro i quali vogliano approfondire l'argomento ed al fine di ricordare questo martire della laicità e del Libero Pensiero.
A ricordarlo, oggi, in Campo de' Fiori, il celebre monumento voluto e realizzato nel 1889 dallo scultore e Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia di fede repubblicana-mazziniana Ettore Ferrari. Il quale, significativamente, volle orientare lo sguardo di Giordano Bruno verso la Basilica di San Pietro in Vaticano: la culla dei suoi accusatori ed assassini.

Luca Bagatin, 17 febbraio 2011

sabato 15 febbraio 2020

Russia. Altra Russia in piazza per chiedere un referendum sugli emendamenti alla nuova Costituzione. Articolo di Luca Bagatin

Si è tenuta oggi, in Piazza Suvorovskaya, a Mosca, una manifestazione delle forze di opposizione al governo liberale russo, composta dai nazionalbolscevichi di Altra Russia (il partito dello scrittore Eduard Limonov), dal Fronte della Sinistra e da altre organizzazioni patriottiche, per chiedere un referendum sulle modifiche alla nuova Costituzione voluta da Putin.
Secondo gli organizzatori, il nuovo pacchetto di emendamenti costituzionali, prevede di ridistribuire il potere fra i vari rami del governo e, allo stesso tempo, di preservare il potere di Putin, anche dopo il termine del suo mandato presidenziale.
Altra Russia, che è impegnata in prima linea contro le modifiche proposte da Putin, ritiene che sia necessario un referendum che preveda che i cittadini possano votare su ciascun nuovo articolo introdotto nella nuova Costituzione e che, dunque, nella nuova Costituzione vadano introdotti unicamente quegli emendamenti per i quali la maggioranza degli elettori abbia votato favorevolmente.
Allo stesso tempo, i nazionalbolscevichi di Altra Russia, sono comunque consapevoli che nessun nuovo emendamento alla Costituzione cambierà la situazione socioeconomica del Paese, fatta di ampie disparità sociali fra ricchi e poveri, né quello che in un comunicato definiscono “regime politico di arbitrarietà burocratica di polizia istituito in Russia negli ultimi 30 anni”.
Altra Russia, assieme alle altre forze di opposizione di ispirazione socialista, si batte del resto da anni per una Russia diversa, sociale, anticapitalista e libera dall'oligarchia.

Luca Bagatin

lunedì 10 febbraio 2020

Sinceramente, Cristina Kirchner !

"Le utopie di un mondo migliore e una società più giusta hanno a che fare con le parole, con la generazione di sogni, con l'immaginazione, con un'identità molto importante che supera le lingue ed è l'identità della condizione umana, per poter riconoscere la nostra stessa immagine in ogni essere umano, in ogni epoca diversa. Penso che la chiave del nostro tempo risieda nel rispetto della diversità"

(Cristina Fernandez de Kirchner, ex Presidente peronista dell'Argentina, oggi Vicepresidente peronista dell'Argentina) 



domenica 9 febbraio 2020

L'Aristocrazia Operaia di Lorenzo Cenni, socialista rivoluzionario. Articolo di Luca Bagatin

Operaio tipografo, letterato autodidatta, socialista rivoluzionario dalle simpatie anarchiche e futuriste. Questo fu il toscano Lorenzo Cenni, autore de “L'Aristocrazia Operaia”, pamphlet stampato dall'editore Vallecchi nel 1913 e recuperato dallo studioso Guido Andrea Pautasso, che, per Aspis Edizioni, lo ha recentissimamente ridato alle stampe
Ed è proprio nell'idea ossimorica di Aristocrazia Operaia, che il Cenni racchiude i sui propositi libertari, anticapitalisti, socialisti rivoluzionari, antiborghesi e antielettoralistici, senza voler appartenere ad alcuna fazione politica definita o darsi alcuna etichetta.
Di Lorenzo Cenni poco si sa. Pautasso, studioso di avanguardie futuriste, nella sua ampia introduzione al saggio edito da Aspis, cerca di ricostruirne la vita e il percorso politico-intellettuale.
Sappiamo che, nei primi anni del '900, Cenni lavora come operaio affissatore di manifesti, frequentante la tipografia fuorentina dell'editore anarchico Ugo Polli, che, assieme alla moglie Leda Rafanelli, femminista ante-litteram e scrittrice anarchica, gestiscono la casa editrice libertaria Rafanelli-Polli.
E' la loro casa editrice che pubblica, oltre a testi anarchici e socialisti, la rivista “La Blouse. Rivista sociale”, il cui motto è “L'emancipazione dei lavoratori, deve essere opera dei lavoratori stessi”.
La rivista che, successivamente sarà diretta – dal 1906 - proprio da Lorenzo Cenni, si propone di gettare un ponte fra operai, artisti e intellettuali sovversivi, anticipando, per molto versi, le provocazioni intellettuali e politiche dei futuristi di Filippo Tommaso Marinetti, che ebbero proprio nell'anarchismo il loro primo humus.
Il pensiero di Cenni è essenzialmente anarchico-individualista e socialista al contempo, animato da spirito anticlericale e antireligioso. “La Blouse”, il cui nome deriva dalla blusa indossata dagli operai dell'epoca, risentirà dunque dello spirito del Cenni. Intransigente, infuocato, rivoluzionario al punto che i suoi collaboratori non saranno affatto intellettuali borghesi, bensì operai, muratori, macchinisti.
L'orientamento de “La Blouse” sarà dunque punto di riferimento dei sindacalisti rivoluzionari affascinati dal pensiero di Sorel e di Proudhon, molti dei quali occupavano già un posto di rilievo nell'ala sinistra del Partito Socialista Italiano dell'epoca. Un'ala intransigente ostile a qualsiasi forma di mediazione politica fra classi sociali e ritenevano che la classe lavoratrice dovesse essere l'artefice della propria stessa liberazione dal potere capitalista.
Si noti che, più o meno negli stessi anni, ovvero nel 1911, anche in Francia si sviluppò un movimento simile - guidato da Georges Valois e Edouard Berth - composto da nazionalsindacalisti che fondarono il “Cercle Proudhon” e che rivendicavano la costituzione di un'aristocrazia operaia, contrapposta alla borghesia decadente.
L'obiettivo dei sindacalisti rivoluzionari proprio quello di estinguere lo Stato, le istituzioni legali e giuridiche, al fine di dissolverle in forme di democrazia diretta e di autogestione della produzione. Fra i principali animatori del movimento ricordiamo Alceste De Ambris, deputato al Parlamento nelle file dei Partito Socialista Italiano, di ispirazione mazziniana e socialista, nome di punta dell'Impresa di Fiume, oltre che autore della Carta del Carnaro che a Fiume, introdusse, fra le altre cose, la libertà religiosa, il divorzio e una legislazione sociale avanzatissima.
E' in tale contesto che si sviluppa la rivista “La Blouse” e che vengono veicolare le idee di Lorenzo Cenni, il quale, refrattario a ogni etichetta, attaccò spesso tanto gli anarchici, quanto i socialisti e i repubblicani, rei - a suo dire - di essere borghesi, attaccati alle poltrone parlamentari e di tradire la classe lavoratrice.
Nel suo saggio principale, “L'Aristocrazia Operaia”, egli parla a titolo dell'associazione dei “Liberi” aderenti all'Aristocrazia Operaia, ovvero teorizza una comunità di operai che, elevatisi culturalmente, moralmente e spiritualmente, si sono emancipati rispetto alla massa degli altri operai e sono in grado di indicare la via verso l'emancipazione di tutti gli oppressi e degli sfruttati.
Invita dunque la massa degli operai a studiare, a elevarsi, a rinunciare al vizio del gioco e dell'alcol. A “crearsi delle sane cognizioni scientifiche ed artistiche”. Egli crede che gli operai debbano diventare, dunque, una sorta di monaci-guerrieri, un'avanguardia libera dalla decadenza e dal vizio. Pronta a combattere la decadente borghesia e la classe sfruttatrice.
Egli peraltro si contrappone a ogni forma di elezione politica e di suffragio universale, ritenendo tutto ciò un'impostura borghese, una forma autoritaria per imbrogliare il popolo e tenere schiave le classi sfruttate.
Il Cenni così scrive, fra l'altro, in proposito: “Conquistato il posto, il deputato, si sognerà e si adoprerà per diventar ministro; il consigliere comunale, assessore o sindaco; come - economicamente – il capo ufficio: direttore, il capo-squadra: capo-officina ecc”.
In questo senso egli teorizza una sorta di democrazia diretta, libertaria, socialista, anti-autoritaria e anti-parlamentare. E attacca, per questo, i tre partiti che dovrebbero rappresentare gli operai e gli sfruttati e in realtà, a suo parere, li tradiscono. Ovvero il Partito Repubblicano, che, nonostante gli insegnamenti di Mazzini, è diventato partito borghese e che “farà la repubblica quando la borghesia, nel proprio interesse e per propria difesa, la vorrà imporre alla Nazione”.
Attacca il Partito Socialista, “da non confondersi con il Socialismo, che sarà sempre un sistema di governo, e che verrà plasmato dai secoli per legge di evoluzione – come partito politico ha dimostrato la propria debolezza e gli scopi dei propri capi, snaturandosi e dissolvendosi; ha dimostrato di aver finita la propria missione disgregandosi non appena arrivato alla conquista del proprio programma minimo: municipalizzazione e statizzazione dei pubblici servizi, leggi sociali e suffragio universale” (che il Cenni, come sopra detto, peraltro, avversa).
Il Cenni infine attacca gli anarchici italiani, che sono proprietari di molte stamperie, ma fra loro sono invidiosi e privi di ogni spirito di fratellanza e comunanza di intenti.
L'obiettivo di Cenni è dunque quello di rilanciare la prospettiva di una rivoluzione operaia, promossa dal popolo lavoratore medesimo, senza alcuna mediazione partitico-elettoralistica, che promuova i principi di giustizia e eguaglianza sociale, gettando così le basi per una nuova civiltà, in grado di migliorare l'Umanità intera.
Originale e al contempo anticipatorio il pensiero di Lorenzo Cenni che, per molti versi, si potrebbe dire fu attuato nell'ambito della libertaria Reggenza del Carnaro di Gabriele D'Annunzio e del già citato De Ambris, che purtroppo poco durerà poco e sarà soffocata dal piombo del Regno d'Italia.
Di Cenni, dopo la pubblicazione de “L'Aristocrazia Operaia”, poco si sa. A parte le sue simpatie per il futurismo e il fatto che non ebbe mai simpatia per i marxisti e giunse a criticare la Rivoluzione bolscevica nel suo libello “Il fuoco che incendiò la Russia”, ove ne denuncerà, a suo dire, il carattere dispotico e autoritario. E sappiamo, a quanto scrive Guido Andrea Pautasso nella sua introduzione, che nel 1916 sarà nominato da Mussolini a corrispondente de “Il Popolo d'Italia”, gornale all'epoca ancora di orientamento socialista.
Dopo di ciò, di Lorenzo Cenni si sono perse le tracce.
Nel saggio, edito da Aspis, oltre alla ricostruzione delle vicende del Cenni, che si intrecciano con la storia del movimento socialista, anarchico, libertario, repubblicano e post-risorgimentale italiano, e alla pubblicazione – per la prima volta dal 1913 – de “L'Aristocrazia Operaia”, in appendice troviamo alcuni articoli del Cenni apparsi su “La Bluse” e diversi scritti di esponenti futuristi dell'epoca che ispireranno il Nostro.
Storia poco conosciuta quella dell'Aristocrazia Operaia, di ispirazione anarco-repubblican-socialista. Un'idea dimenticata o forse tenuta nascosta, nei meandri della Storia patria.

Luca Bagatin

Dio e Popolo, i fondamenti della Repubblica Romana e di ogni Repubblica che si rispetti !

Le vere Repubbliche sono fondate su Dio e sul Popolo, ove l'uno e l'altro sono espressione massima di DEMOCRAZIA SOCIALISTA, SPIRITUALISTA, SENTIMENTALE E REPUBBLICANA.
Dio rappresenta la Divinità che è in tutti gli Esseri, mentre il Popolo rappresenta il fondamento di ogni Democrazia.

(Luca Bagatin)

lunedì 3 febbraio 2020

"La scoperta dell'amore". Poesia di Luca Bagatin

La scoperta dell'amore
Poesia di Luca Bagatin
Foto di Antonio Rodríguez
Modella: María José Peón Márquez 
 

Insegnami ad amare
Insegnami a parlarti
Insegnami ad accarezzarti.
Ti insegnerò l'amore
Ti insegnerò a dire parole d'amore
Ti insegnerò ad accarezzarmi
Per poi perderti e ritrovarmi.
Non è difficile capirti.
Non è difficile capire
Dai tuoi sguardi
Dai tuoi sorrisi
Che tanto ancora c'è da scoprire.
Seduta, tu, su quella cassapanca
Il respiro, un po' mi manca
Nell'assaporare le tue rosse labbra.
E ancora poi
E ancora noi
In questa stanza.
Noi e l'amor
L'amor, che mai ci sazia.

Luca Bagatin

sabato 1 febbraio 2020

Brevi riflessioni socialiste e teosofiche sul superamento del danaro e sulla democrazia diretta

Il problema, nei rapporti, ma anche nel vivere, è spesso a monte. E uno di questi problemi è legato all'esistenza stessa del denaro.
Il danaro è parte della materia e ci allontana dallo Spirito, da ciò che è Sacro. Oltre a ciò e anche proprio per questo è fonte di sofferenza, anche inconsapevole, per il genere umano.
Per ottenere danaro devi infatti sacrificarti e sacrificare. Sacrificare il tuo tempo, i tuoi affetti, ad esempio. E così spendi tempo e fatiche che potrebbero essere impiegate in modo più proficuo per amare. Per amare i tuoi cari e il prossimo. Oltre che per elevarti culturalmente, moralmente, spiritualmente.

Per il danaro c'è chi arriva persino a commettere violenze, rapine; atti del tutto contrari al buonsenso (come indebitarsi o giocare d'azzardo); atti contrari alla giustizia e tutto ciò è anche peggio !
Il danaro è una unità di misura del tutto innaturale. Il danaro, peraltro, come ogni altra risorsa, non è affatto illimitato ed è regolato dalle assurde, inumane e innaturali “leggi dell'economia”.
Se possiedi molto danaro, lecito o meno, lo hai comunque sottratto ad altri.
Una sana civiltà, non fondata sull'ego, ma sull'auto-elevazione morale e spirituale, non ha bisogno di danaro, ma di libero scambio (inteso come libero da ogni interesse, forma di egoismo e di posserro) fra persone libere ed eguali. Fra persone consapevoli che la vita va ben oltre la materia.

(Luca Bagatin) 

Per me l'unica forma possibile di democrazia è quella fondata sul sano dibattito e confronto fra persone libere ed eguali, che concorrono, attraverso un percorso di elevazione culturale, morale e spirituale, al benessere di una comunità.
Non andando a votare, dunque, non ho rinunciato al mio "diritto" di voto.
Ho bensì esarcitato il mio diritto a non essere preso in giro dai politici.

Non può esistere alcuna rappresentanza al di là della propria stessa intelligenza. Del proprio stesso Spirito.

(Luca Bagatin) 

La Gran Bretagna si libera dalla "gabbia" dell'UE. Le parole di Farage e dei comunisti britannici


"Noi non abbiamo bisogno di una Commissione europea, di una Corte europea. Noi adoriamo l’Europa, ma odiamo l’Unione europea e spero che questo sia l’inizio della fine di questo progetto anti democratico, che non dà conto di nulla all’elettorato. Oggi c’è il globalismo contro il populismo, magari non vi piace, ma il populismo sta diventando sempre più popolare e ha enormi vantaggi”

(Nigel Farage, leader del Partito della Braxit)

"La Gran Bretagna che lascia l'UE invia un messaggio di speranza ai popoli del continente che condividono la nostra opposizione all'oligarchia e desiderano maggior democrazia piuttosto che le corti di giustizia, la BCE e la Commissione Europea. [...] Adesso c'è l'occasione di lottare per una Brexit che consegni leggi e politiche che servano gli interessi del popolo, non la city e le grandi imprese. C'è molto per cui battersi. Questo non è un governo forte e può essere fermato. I comunisti avranno un ruolo di leader nella lotta che verrà". 

(Robert Griffiths, Segretario generale del Partito Comunista Britannico)
 

Referendum Brexit: un esempio di democrazia diretta da estendere a politica ed economia globale

Non si possono mettere assieme capra e cavoli. La capra, spesso, finisce per mangiarseli.

E’ forse questa l’interpretazione da dare al referendum sulla Brexit, vinto da coloro i quali non vogliono più che la Gran Bretagna faccia parte dell’Unione Europea.
Non possiamo mettere mettere assieme Paesi e culture diverse e farlo per meri interessi economicistici di banchieri, grandi imprese ed investitori. E questo è quanto è stato fatto in tutti questi anni, con un’Unione Europea germanocentrica, allargata a Paesi dell’Est e fra un po’ anche all’antidemocratica Turchia. I minestroni economicistiti, non funzionano. E non sono accettati dal popolo inglese, la cui maggioranza ha deciso, appunto, di uscirne.
La democrazia vorrebbe e contemplerebbe il fatto che a tutti i Paesi fosse data la possibilità di decidere con appositi referendum sulla permanenza o meno nell’UE. E questo con buona pace del Senatore Mario Monti che, se ci riferiamo alle sue dichiarazioni in merito, non ama per nulla la democrazia e forse sono piuttosto politici come lui – che rinnegano la volontà popolare – il vero pericolo per l’Europa.
La democazia ed il rispetto della stessa passano anche per l’esito del referendum britannico sulla Brexit, dunque. E tale volontà democratica può essere spesso opposta rispetto alla volontà di economisti e politici, i quali sono dei meri mediatori e tali dovrebbero rimanere, ovvero dovrebbero unicamente servire i cittadini ed eseguire ciò che i cittadini decidono.
La democrazia diretta, ovvero la democrazia autentica, ad ogni livello, sarebbe dunque auspicabile perché i problemi vanno condivisi. Solo un popolo consapevole, direttamente, dei suoi problemi, può riuscire a superarli. Un popolo schiavo di politica ed economia è un popolo inconsapevole ed in balìa di decisioni altrui, ovvero dei ricchi e dei potenti di turno, i quali oggi piangono per i risultati drammatici delle Borse, che hanno fatto loro perdere non pochi quattrini.
Solo i cittadini ed i rispettivi popoli, con le loro diversità e specificità dovrebbero avere la possibilità di decidere e di governare, in apposite assemblee e comitati popolari aperti a tutti. E tali popoli dovrebbero cooperare, dialogare, aiutarsi con spirito fraterno, ma ben consapevoli delle loro diversità e specificità, senza assurde fusioni economicistiche a vantaggio dei ricchi investitori.
Occorre proteggere e garantire i meno abbienti, che ormai sono la maggioranza degli europei e fornire loro un reddito di cittadinanza, che li faccia sentire parte di una comunità da costruire su solide basi fraterne, ovvero fatta di garanzie fondate su solidi doveri civici e di cittadinanza. E qui torna utile l’insegnamento, nelle scuole, dei “Doveri dell’uomo” di Giuseppe Mazzini, un testo diretto al cuore degli operai e dei poveri e di scottante attualità. Occorre difendere i piccoli produttori, in Europa ed ovunque, martoriati dalle multinazionali e dalla grande distribuzione, favorita dai processi capitalisti e di globalizzazione.
Occorre peraltro comprendere che i debiti pubblici di ogni Stato sono impagabili e, come tali, vanno condonati e aboliti. Ci rimetteranno i ricchi investitori, certo, ma ne trarranno beneficio i cittadini. Lo spirito del dono e della cooperazione dovrebbe prevalere rispetto a quello del diritto privato di matrice liberale, dell’economia e del rigore.
Questa la lezione che si dovrebbe riuscire a trarre.
Esattamente un anno fa, in un mio articolo apparso anche sul quotidiano nazionale “L’Opinione delle Libertà” (http://www.opinione.it/politica/2015/06/20/bagatin_politica-20-06.aspx) e dal titolo “Una alternativa all’Unione globalista”, proponevo, in alternativa all’UE, un’Unione dei Paesi Euromediterranei e latini, molto più vicini fra loro per Storia, cultura, tradizioni e ciò in un rinnovato dialogo con il mondo ellenico, latino, latino-americano e terzomondista, al fine di sconfiggere la fame, l’immigrazionismo, il terrorismo, la povertà, l’esclusione sociale, ovvero tutte cose che – come scrissi allora – non sono risolvibili attraverso l’accettazione supina delle regole del mercato capitalista, le quali generano sradicamento sociale ed indentitario di interi popoli, obbligano i governi ad accettare le politiche del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e della Federal Reserve e rischiano di instaurare fantomatici mercati transatlantici che di fatto impongono, ancora una volta, le volontà di Washington al mondo intero.
Un’unione alternativa tanto al blocco nordamericano che a quello putiniano e che anzi, possa dare qualche lezione di emancipazione anche a quei due blocchi che, come ai tempi della Guerra Fredda, fronteggiandosi, hanno da sempre affamato i popoli del mondo e finanche i rispettivi popoli.
Questo può essere definito populismo, certo. E lo è, ma nella sua accezione positiva ed originaria del termine, giacché il populismo fu movimento di ispirazione socialista nato alla fine dell’800 in Russia per rappresentare i contadini ed i servi della gleba.
Oggi siamo tutti dei servi che devono essere in grado di liberarsi, spezzando le loro catene e guardando ad un avvenire fatto di autogestione dell’economia, delle imprese e della politica, ovvero di democrazia diretta e libertà civica proprio perché rispettosa dei doveri civici di ciascuno nei confronti del proprio Paese e dell’Umanità intera.

(Luca Bagatin)