martedì 28 luglio 2020

Fra Recovery fund e possibili nuovi balzelli, occorre un cambiamento sociale e socialista. Articolo di Luca Bagatin

Pensavamo che, l'emergenza sanitaria, fosse e fosse stata utile – quantomeno, nella sua tragicità - ad aprire le coscienze.
A far comprendere che non era e non è più possibile proseguire nella strada dell'austerità, dei tagli alla sanità, dei tagli ai servizi pubblici, dell'aumento delle imposte ai poveri cristi e nelle politiche della “crescita” economica, che non è affatto illimitata, che genera spirali incontrollate, inquinamento ambientale ed è pagata unicamente dalle fasce povere della popolazione, a vantaggio di quelle ricche e in grado di investire i loro danari nelle speculazioni economico-finanziarie.
Pensavamo, quindi, che il sistema liberal capitalista sul quale è fondata l'Unione Europea, dovesse necessariamente essere sovvertito. In favore di una economia della decrescita, dello scambio equo, dei finanziamenti massicci a sanità, ricerca, istruzione e sulla redistribuzione delle risorse.
In realtà, all'indomani della fine del lockdown, come se nulla fosse successo, come se i morti e i contagiati non ci fossero mai stati, non si è affatto discusso di tutto ciò.
L'UE e i Paesi membri hanno discusso unicamente di come fare in modo che, i rispettivi popoli, potessero ancora essere più imbrigliati e indebitati. Attraverso i vari MES e i vari Recovery fund. Che non sono soldi stampati e dati gratis (vista l'eccezionalità dell'emergenza), purtroppo, o buoni senza alcuna condizionalità, ma richieste di nuove garanzie che i cittadini di ogni singolo Paese europeo dovranno rispettare. Senza essere minimamente stati interpellati !
Tali garanzie richieste ai cittadini, potrebbero tradursi, prossimamente, in nuove tasse che andranno a colpire le fasce più deboli. Già si parla di reintroduzione dell'IMU sulla prima casa; di prelievi forzosi sui conti correnti (ovvero sui risparmi) e, non improbabile, di un nuovo aumento dell'IVA. Misure raccomandate dall'UE e fortemente anti-sociali, tali da poter aggravare ulteriormente una situazione già molto difficile per i cittadini.
C'è da chiedersi quali siano stati, in tutti questi anni, i vantaggi dell'esistenza dell'Unione Europea per i cittadini che, formalmente, la compongono. Una entità non eletta da nessuno, che ha unicamente funzioni economicistiche e politiche. Che decide ingiuste sanzioni a Paesi sovrani, laici democratici e socialisti come il Venezuela e la Siria, specie in un periodo di emergenza sanitaria. Che vorrebbe imporre misure economiche ai singoli Stati che la compongono, esattamente come in tutti questi anni ha fatto il Fondo Monetario Internazionale (FMI) con la gran parte dei Paesi del Terzo Mondo.
Fondo Monetario Internazionale già guidato nel recente passato da Christine Lagarde, oggi alla guida della Banca Centrale Europea.
Tali politiche definite “europeiste” sono politiche liberal-capitaliste a tutto vantaggio dei ricchi investitori, del sistema bancario e delle multinazionali. Politiche peraltro non diverse da quelle imposte finanche da Putin in Russia (che, non a caso, ha aumentato l'età pensionabile e l'IVA e distrutto, negli anni, le conquiste sociali sovietiche dei decenni precedenti). Le medesime che il FMI impone agli Stati e che non accetta governi né misure socialiste.
Governi socialisti e laici che, oggi come ieri, venivano e vengono contrastati dal FMI proprio perché si sono liberati o hanno tentato di liberarsi dalle nefaste politiche di indebitamento e di conseguente austerità da esso imposte. Pensiamo al Cile di Allende, alla Libia di Gheddafi, al Burkina Faso di Sankara, alla Romania di Ceausescu, all'Argentina di Peron e dei Kirchner, alla Bolivia di Morales, al Venezuela di Chavez e Maduro e così via.
L'ultimo socialista italiano e europeo degno di questo nome, Bettino Craxi, non a caso, nei suoi scritti e discorsi ha sempre lanciato moniti in tal senso. Craxi disse: “Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre, arriveremo al paradiso terrestre… L’Europa per noi, come ho già avuto modo di dire, per noi nella migliore delle ipotesi sarà un limbo. Nella peggiore delle ipotesi l’Europa sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo. Perché la cosa più ragionevole di tutte era quello di richiedere e di pretendere, essendo noi un grande Paese – perché se l’Italia ha bisogno dell’Europa l’Europa ha bisogno dell’Italia – pretendere la rinegoziazione dei parametri di Maastricht”. E disse anche: “Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente finanziaria e militare”.
Sappiamo bene la fine ignominiosa che fu fatta fare a Craxi. La stessa fine che fecero fare a molti socialisti autentici e originari come lui.
Chi si indebita rinuncia alla sua sovranità personale e nazionale. Lo fanno gli Stati con i prestiti e lo fanno le persone con i mutui. Mai vivere al di sopra delle proprie possibilità ! Sempre cercare di vivere con lo stretto necessario, con rettitudine e onestà.
Occorre un cambio radicale di mentalità. Un cambio di forma sociale, economica e politica.
Un cambio fondato sullo scambio equo e sulla ridistribuzione equa delle risorse. Affinché nessuno sia lasciato indietro e tutti abbiano il necessario per vivere dignitosamente. Né più, né meno.
Una forma sociale fondata sulla fratellanza e sul rispetto fra le genti e i popoli. Non sulla concorrenza, sulla slealtà, sulla prevaricazione, sull'arricchimento dei pochi a scapito dei molti.

Luca Bagatin

lunedì 27 luglio 2020

Addio a Nina Andreeva, la bolscevica che criticò Gorbaciov. Articolo di Luca Bagatin

Si è spenta a San Pietroburgo, il 24 luglio scorso (ma la notizia si è appresa solamente il 26 luglio), all'età di 81 anni, Nina Aleksandrovna Andreeva, pasionaria del bolscevismo russo.
Nina Andreeva, insegnante di chimica di umili origini operaie, nata nel 1938 a Leningrado (oggi San Pietroburgo) e membro del Partito Comunista dell'Unione Sovietica (PCUS) dal 1966, salì alla ribalta delle cronache nel 1988 per aver scritto – il 13 marzo di quell'anno - una dura lettera pubblicata sul quotidiano “Sovetskaja Rossija” (e che ebbe molta eco anche nella DDR) dal titolo “Perché non possiamo transigere sui principi”.
La sua lettera, che divenne poi celebre con il nome di “manifesto delle forze anti-perestrojka”, fu il primo attacco alla deriva revisionista e riformista di Gorbaciov, che avrebbe portato l'URSS allo sfacelo e alla sua disgregazione, oltre che all'avvento degli oligarchi e del capitalismo più assoluto e selvaggio.
Fedele ai principi marxisti-leninisti, la Andreeva, nella sua lettera, difese i principi socialisti, criticando l'avvento di quello che ella chiamò “un non meglio definito socialismo liberale di sinistra”. Quello che ella ravvisò come un tentativo di smantellare le conquiste sovietiche e di falsificare la storia del socialismo, al fine di aprire la strada al capitalismo, all'imperialismo e al cosmopolitismo occidentale e borghese.
Nella sua lettera criticò, altresì, le tendenze “conservatrici e tradizionaliste”, che avrebbero voluto superare il socialismo facendo un salto all'indietro.
La Andreeva, dunque, concluse la sua missiva ritenendo che fosse necessario tornare alle origini dei principi socialisti e sovietici – donati al popolo da Lenin - e che su questi non si dovesse transigere. E accusò Gorbaciov e i suoi collaboratori di non essere dei veri comunisti.
Tale lettera fu accolta con fervore dalla fazione conservatrice e intransigente del PCUS e ciò permise alla Andreeva di guidare, nei primi Anni '90, la fazione bolscevica del Partito, la quale portò, nel 1991, all'espulsione di Gorbaciov dal PCUS stesso.
Nel 1991, Nina Andreeva, fondò il Partito Comunista di tutti i Bolscevichi, ancora oggi presente nel panorama politico russo con la deniminazione Comunisti di Russia e oggi guidato dal giovane Maksim Suraykin, classe 1978. Uno dei pochi partiti di ispirazione socialista al quale è consentito presentarsi alle elezioni (oltre che al KPRF di Zjuganov).
E sono proprio i Comunisti di Russia a dare, sul loro sito, la notizia della scomparsa di Nina Andreeva, che ricordano essere stata “un simbolo di integrità, lealtà all'idea comunista, lealtà allo Stato sovietico. Nella vita ordinaria, Nina A. Andreeva era una persona semplice, gentile e comprensiva, molto colta e educata. Per tutta la vita ha vissito in un modesto appartamento a Leningrado”.
I Comunisti di Russia, che rivendicano l'eredità sovietica di Lenin e Stalin, pur opponendosi all'attuale governo liberal autoritatio di Putin (come tutte le forze socialiste russe, compresi i nazionalbolscevichi di Limonov, il Fronte di Sinistra e i comunisti del KPRF), sono in forte concorrenza ideologica anche con il Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF) guidato da Gennady Zjuganov, la cui consistenza elettorale è, ad ogni modo, maggiore. Costoro, infatti, accusano il KPRF di essere eccessivamente transigente e moderato.
Con Nina Andeeva – la prima a prevedere l'involuzione della Russia in senso capitalista e oligarchico - se ne va un pezzo di storia sovietica e russa. Un pezzo importante della storia del bolscevismo.

Luca Bagatin

sabato 25 luglio 2020

Adriano Celentano Presidente della Repubblica (la nostra proposta - d'Amore e Libertà - per un artista che, da almeno 40 anni, ha capito tutto)



Il MUTO di Adriano Celentano

Se non vuoi che fra di noi
Succeda
una spaccatura
di dimensioni internazionali
NEXTIGORL IUON THE DRAISEN
che significa smettila
di incaponirti
nel volere acquistar
senza soldi
ciò che non puoi
I debiti uccidono
Eccome
Diffida di chi ti vuole vendere
specie quando dicono:
non importa se ora non paghi
basta mettere una firma
sul mutuo
e diventerai un bel padrone del nulla
Aiai lo stress
ci consumerà
ma così non va
ci dobbiamo fermar…
soltanto così
l’Italia si salverà
serve solo un po’ di coraggio
per davvero ricominciare

ONDSTEN
e ridare un volto alle città,
GEI GEIS FORMAN LAV
quartieri e piccoli artigiani
GESCO UAN MI
su per gli antichi selciati
GESCO UAN MI
dove l’arte e la cultura
GESCO UAN MI
affondan le loro radici
GEI GEIS FORMAN LAV
e… se abbiam le scarpe bucate
ONDSTEN
ce li aggiustan per pochi danari

Risorgeranno i calzolai
per ricostruire l’incanto violato
dai condoni edilizi
E i carpentieri che
con animo artistico
riscoprono la bellezza,
il seme di ogni forma di vita
lontani da quei loculi quadrati di cemento
La solitudine dell’uomo
vive
vive nel marcio
di quelle bustarelle comunali
che concepiscono
quartieri già infettati
ma per cambiare un po’ ci costa
risposta
ma per cambiare un po’ ci costa
Fino a quando noi
non ci saremo liberati
ma per cambiare un po’ ci costa
da una globalità
che ama giocare
coi nostri guai
Gli Stati invocano la crescita
ma l’unica via contro lo Spread
IUES
per una sana e angelica
economia:
è la decrescita
GONNEND STIV ENEND DE BASTED
IUES
Senza abbassare lo stipendio
di chi non ci arriva
alla fine del mese
rinunciando a qualcosa
per primi, gli industriali
Se non lo faranno
ONDSTEN
i padroni ricchi falliranno
GEI GEIS FORMAN LAV
è inutile poi andar in Cina
GESCO UAN MI
in cerca di un nuovo profitto
GESCO UAN MI
IUES
E’ solo questione di tempo
GESCO UAN MI
verrà il giorno che pure la Cina si inceppa
GEI GEIS FORMAN LAV
E… dopo la seconda guerra mondiale
GESCO UAN MI
IUES
ci fu il grande Boom economico

ONDSTEN
Le macerie riunirono la gente
GESCO UAN MI
Come in un solo corpo nell’amor patrio
Ma oggi non è poi tanto diverso
GESCO UAN MI
Siamo vittime di un crollo economico mondiale
ONDSTEN
Ma l’unico Boom che ci potrà salvare
è solo il Boom
il Boom della bellezza

Parlato:
E allora l’Italia sarà bella come una volta
senza più nessuno che vuole dividerla…
spaccarla, invocare la secessione…
E la gente sarà felice perché avrà qualcosa da AMARE
qualcosa che è dentro il proprio DNA… la BELLEZZA
La bellezza di un’Italia UNITA, dell’ambiente,
di come sono fatte le case, la bellezza della gente che si incontra nelle PIAZZE,
nei BAR, nei piccoli NEGOZI.
La bellezza delle cose fatte a misura d’uomo dove la corruzione
e la violenza non possono attecchire, perché sarebbero troppo esposte.
Quella bellezza che è dentro di noi, fin dalla nascita,
e che ci tiene saldamente attaccati alla VERITA’,
poiché nasce dalla VERITA’ e non ci permette di fare cose di cui vergognarsi,
perché la bellezza è ovunque: nell’uomo, nelle donne, nei vecchi, nei bambini, nelle PIETRE.
Anche se i partiti e i governi arraffoni di tutto il mondo, dopo il famoso Boom economico…
l’hanno mezza massacrata…
Ma noi possiamo ricominciare,
e fare le cose da capo,
perché lei è lì
è lì che ci aspetta
fin dalla notte dei tempi.

Vedi anche: 
 https://amoreeliberta.blogspot.com/2019/06/ha-ragione-adriano-celentano-solo.html

http://amoreeliberta.blogspot.com/2019/01/adrian-solo-lamore-ci-puo-salvare.html 

https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/

Ulteriore rinvio delle elezioni in Bolivia. Il candidato socialista, Luis Arce, vola nei sondaggi. Articolo di Luca Bagatin

Le elezioni, in Bolivia, si terranno il 18 ottobre prossimo.
Prima previste per maggio, sono successivamente state rinviate – dal Tribunale Elettorale della Bolivia - al 6 settembre. Con la scusa dell'emergenza sanitaria, sono state ulteriormente rinviate ad ottobre.
Ennesimo tentativo dell'autoproclamato governo guidato dalla liberale e fondamentalista religiosa Jeanine Anez, per prendere tempo. La Anez, infatti, non è stata eletta alla Presidenza. Si è semplicemente autoproclamata tale, lo scorso autunno, dopo aver costretto alle dimissioni e all'esilio all'estero – con l'appoggio delle forze armate - il Presidente socialsita Evo Morales.
La Anez, evidentemente, teme i sondaggi, che danno il candidato socialista (sostenuto da Morales) – Luis Arce – al 41,9% (ai primi di luglio era al 33%).
La Anez, secondo i sondaggi, sarebbe invece in coda con il 13,3% (ai primi di luglio era al 16%) dei voti, preceduta da Carlos Mesa, candidato di centrosinistra (anti-socialista), con il 26,8% (che ai primi di luglio si attestava al 18%).
Luis Arce, economista e già Ministro di Evo Morales, preoccupato dal precipitare dell'economia boliviana, a causa delle nefaste scelte dell'illegittimo governo liberale e dell'emergenza sanitaria, nei giorni scorsi ha proposto un piano di rilancio generale. A partire dalle micro e piccole imprese, dall'agricoltura, dal turismo domestico, oltre che misure per spingere la domanda interna.
Arce ha così dichiarato, in una intervista alla Radio Panamericana: Nell'immediato abbiamo fondamentalmente il settore manifatturiero, il settore agricolo, l'intero settore turistico interno per generare movimento economico e all'interno del settore manifatturiero, naturalmente, l'attore più importante che deve svolgere un ruolo fondamentale sono le micro e piccole imprese”.
Oltre a ciò, Arce, prevede di rilanciare il settore della fabbricazione di cemento, della produzione di elergia elettrica da esportare; oltre che lo sviluppo di biocarburi, che vadano in sostituzione dell'importazione di deasel e benzina.
Arce ha altresì ricordato come il piano che il governo socialista di Morales aveva iniziato ad applicare dal 2006 in avanti, stava dando ottimi risultati.
Ricordiamo che la Bolivia, con Morales, fra le altre cose, raggiunse una crescita del 5% annuo; ebbe un surplus fiscale; accumulò 15,5 miliardi di dollari in riserve internazionali; fece uscire dalla povertà mezzo milione di persone; garantì sussidi per bambini ed anziani.
Tutte conquiste distrutte dall'illegittimo governo liberale della Anez, che ha aperto la strada al ritorno nel Paese del Fondo Monetario Internazionale, con le sue politiche di deregolamentazione, di privatizzazione selvaggia, di austerità e di indebitamento.
La stessa nefasta strada intrapresa dall'Ecuador del neoliberale Lenin Moreno; del liberale cileno Pinera; del liberale Bolsonaro e dell'ex Presidente liberale dell'Argentina Macri.
Se le elezioni autunnali non dovessero essere vinte da Arce, per la Bolivia, il futuro potrebbe essere seriamente compromesso.

Luca Bagatin

venerdì 24 luglio 2020

"Riflessioni brevi sull'Europa, sul complottismo, sulle donne" by Luca Bagatin

Ho amici che, pur pensandola come me in ambito sociale, ritengono prioritaria la battaglia per una Europa unita e imperiale, alla Jean Thiriart, per intenderci.
Su questo non li seguo (Thiriart aveva aspetti interessanti, ma sulla geopolitica lo seguo sino a un certo punto, rimanendo egli comunque ancorato a una visione liberal giacobina).
Perché ritengo sia una battaglia del tutto inutile e ideologica.
Gli italiani, per dire, non c'entrano nulla con i tedeschi, ad esempio. Un po' come i cinesi non c'entrano nulla con i mongoli.
Sono solo geograficamente vicini.
L'Europa non è altro che una espressione geografica, fatta di miriadi di popoli diversi, anche all'interno dei singoli Stati nazionali.
Personalmente preferirei impiegare energie affinché non esistessero più sfruttatori né sfruttati. Affinché tutti avessero il necessario per vivere e per essere curati e istruiti. E per vivere in armonia con la Natura.
Tutto il resto non mi interessa.
Le differenze dei diversi popoli, poi, non vanno negate (come ha sempre fatto la Francia giacobina), ma esaltate e rispettate da tutti.
 
Il complottismo/cospirazionismo (ovvero credere a teorie strampalate auto convincendosi o tentando di convincere il prossimo attraverso dimostrazioni plausibili, ma senza fondamento reale) è una forma di circonvenzione di incapace.
Che gli incapaci siano in molti è comunque un grave problema.
Costoro sono affetti da: mancanza di approfondimento, ignoranza, superficialità, tendenza alla fantasticheria.
I problemi seri sono altri e evidenti, ma costoro, i creduloni un tanto al kg di teorie fantasiose, si rifiuteranno sempre di vederli.

Ogni donna merita di essere corteggiata, sia che il suo cuore sia libero o meno.

mercoledì 22 luglio 2020

Sergey Kuryokhin e "Lenin era un fungo" / Sergey Kuryokhin and "Lenin was a mushroom" :)

In pochi sanno (almeno in Italia) che il musicista, attore e compositore Sergey Kuryokhin (1954 - 1996), successivamente fra i fondatori del Partito NazionalBolscevico, con Eduard Limonov, Egor Letov e Aleksandr Dugin, nel 1991 fu intervistato da una influente rete televisiva sovietica, spacciandosi, goliardicamente, per uno storico. O quantomeno fu creduto tale.
Nell'intervista - condotta dal giornalista Sergey Sholokhov - Kuryokhin, narrò, con prove convincenti, che Vladimir Lenin consumava grandi quantità di funghi psichedelici e alla fine divenne egli stesso un fungo !
Molto divertente il punto nel quale affermò che il simbolo sovietico della falce e martello altro non era che la rappresentazione degli strumenti usati dai bolscevichi per raccogliere funghi !
Ovviamente si trattò di una goliardica bufala che mise volutamente a nudo la creduloneria delle masse (provocando grande scandalo all'epoca) e dimostra - ancora oggi - come il cosiddetto "complottismo" (ovvero rendere plausibili informazioni che in realtà non sono tali, manipolandole a uso e consumo) sia una immensa puttanata per creduloni.
In Russia, il geniale e poliedrico Kuryokhin, purtroppo prematuramente scomparso nel 1996, divenne molto popolare - oltre che per le sue performance artistiche e politiche - anche per questa impresa degna di un Gabriele D'Annunzio.
Qui di seguito la video-intervista d'epoca e una delle sue memorabili composizioni musicali, "Tragedy in the style of minimalism".
Luca Bagatin



"Rifessioni brevi sulla complessità dell'esistenza terrena" by Luca Bagatin

Nel mondo materiale ci insegnano ad essere ciò che fisicamente siamo. Ma, in realtà, dentro ciascuno di noi, siamo piuttosto diversi da come ci vedono gli altri.
Per questo trovo davvero orrendo giudicare le persone sulla base delle apparenze.
Che ingannano sempre.
 
Ho sempre avuto repulsione per tutto ciò che sapeva e sa di "chiesa" o di "dogma".
Per cui, da quando avevo 10 anni, mi sono allontanato dal cattolicesimo e da qualsiasi monoteismo, per abbracciare forme di spiritualità originarie e antiche.
Così anche in politica.
Mai amato i dogmi marxisti (apprezzo il socialismo, ma depurato da ogni dogma), né il concetto fascista di gerarchia (non credo in alcuna regola che non sia interiorizzata dal singolo), né tantomeno il dogma capitalista fondato sulla ricchezza materiale e sul danaro.
Ancora oggi credo semplicemente nella Natura, nella Gnosi e nelle sue leggi eterne e arcaiche.
Tutto quanto creato dall'essere umano (che è un essere condizionato e raramente libero dal dogma) lo vedo spesso con diffidenza e non posso che osservarlo e analizzarlo, ma difficilmente interiorizzarlo pienamente.
 
Luca Bagatin

Quando Carlo Ripa di Meana disse no all'euro

"Oggi si propone non che lo Stato europeo conii la moneta, ma che la moneta conii lo Stato europeo... È un gioco pericoloso"
(Carlo Ripa di Meana, ex Ministro dell'Ambiente e deputato dei Verdi, ex socialista, dopo aver votato, il 2 maggio 1998, contro l'adozione dell'euro quale moneta unica)

sabato 18 luglio 2020

Sessualità e sentimenti nella società moderna liberal-capitalista. Analisi sparse. Articolo di Luca Bagatin

Mi è capitato spesso, negli ultimi anni, di leggere, in varie discussioni o articoli online, analisi piuttosto bislacche o, meglio, bigotte, sulla sessualità. Su come, mi spiego meglio, questa sarebbe influenzata da “una certa politica”. O da una “certa tendenza politica”. Oppure da una certa idea di società che si vorrebbe “imporre” (immagino una società che taluni definiscono “femminilizzata”).
Ragionamenti di questo tipo mi hanno sempre lasciato perplesso. In quanto ideologici e privi del giusto inquadramento e delle giuste argomentazioni.
Un po' come la critica, a tutti i costi, a scelte di sessualità diverse da quelle della “massa” (come se tutti dovessero per forza avere le stesse preferenze !).
In questo senso, le critiche all'orientamento sessuale, ma anche le critiche a certe pratiche o fantasie erotiche del tutto lecite - fra persone maggiorenni e consenzienti - mi hanno sempre lasciato interdetto. Se non, le ho sempre considerate una forma di “rompicoglionaggine” bigotta (mi si passi il termine, ma ritengo renda bene l'idea). Di giudizio morale su scelte altrui. Giudizio spesso scambiato, da chi lo ha espresso, per forme di “critica alla modernità” o di “critica al sistema economico dominante”.
Ora, le fantasie erotiche sono del tutto innate, tanto quanto gli orientamenti sessuali delle persone (aspetti slegati tanto dalla “modernità” quanto dal “sistema economico dominante”, visto che sono aspetti antichi quanto il mondo). E, tutto ciò, pertanto, non dovrebbe mai essere oggetto né di giudizio, né di critica da parte della società.
Società che, ricordiamolo, non ha il “libretto delle istruzioni” in tasca ed è composta da persone che non hanno alcuna “verità infusa” (quella forse ce l'hanno le religioni dogmatiche, ma sono aspetti che non ci interessano).
La vita, il mondo, è una continua scoperta. Perlopiù interiore. E va presa come tale. Possiamo al massimo provare ad analizzare noi stessi, mai gli altri.
In questo senso non ho mai pensato (e anzi ho contrastato) che esistessero fantomatiche e mai dimostrate “teorie gender”, sbandierate da taluni. Non credo nemmeno nella “femminilizzazione” del maschio. Credo al massimo in una ridicola quanto inutile lotta fra i sessi, che dura da troppo tempo e che non porta a nulla, se non alla fine di ogni rapporto sentimentale, a tradimenti e a ipocrisie (di cui troppo spesso le vittime sono gli incolpevoli figli !).
Esiste, diversamente, nella società occidentale e liberal-capitalista – come peraltro rilevato dal filosofo orwelliano Jean-Claude Michéa – qualche cosa di davvero svilente e pericoloso, ma mai sottolineato davvero. Ovvero l'inaridimento e la mercificazione dei rapporti umani, sociali, sentimentali.
Nella società dell'individualismo esasperato e della disgregazione del senso di comunità (mai autenticamente presente nella nostra società opulenta e alla ricerca spasmodica della modernità), l'individuo, lungi dall'essere veramente libero, si trasforma in un atomo che si trova nelle condizioni di non poter ricercare legami stabili con i suoi consimili. Ciò, al punto che ogni impegno nei confronti degli altri diventa una sorta di ostacolo al perseguimento dei proprie interessi, del proprio successo personale e materiale.
Questo quanto accade, fondamentalmente, nelle società borghesi (per borghesi intendo né socialiste, alla ricerca dell'emancipazione della propria classe sociale; né aristocratiche, ovvero nelle quali è presente il senso del dovere e dell'onore cavalleresco), moderne, liberali, fondate sullo sdoganamento dell'egoismo e sulla ricerca di progresso, ricchezza, agi, ovvero niente affatto sul senso di comunità e di amore (quel senso di comunità e di amore che dovrebbero essere il fondamento di civiltà socialiste e aristocratiche rettamente intese, ai limiti della lucida utopia).
Allorquando l'essere umano sdogana l'egoismo (che è una patologia di cui non siamo mai abbastanza consapevoli) avviene tale fenomeno. Che non fa che gettare le fondamenta di una società commerciale, usuraia, nella quale tutto si vende e tutto si compra: dall'amicizia (online, sui “social”, ad esempio) sino all'amore (online e non solo, ma ormai sempre più spesso online).
Una società nella quale tutti sono sempre più centrati su sé stessi (donne e uomini devono mantenersi sempre bellissimi e eternamente giovani) e sempre più menefreghisti nei confronti del proprio prossimo che, piuttosto, preferiscono giudicare (per come si veste, se ha la panza, se ha o non ha le tette rifatte ecc...), ma raramente sono interessati a conoscere, considerare, amare per ciò che è.
Ho letto in giro un'altra cosa che mi ha fatto riflettere e che si lega al ragionamento di cui sopra.
Ovvero che molti ragazzi, oggi, si sentirebbero insicuri e spaventati. Verissimo. Molti ragazzi e anche ragazze, aggiungerei. Questo proprio perché il modello commerciale si fonda sul dover essere a tutti i costi perfetti. Ma perfetti secondo il modello che una società malata come quella borghese, egoista, liberal occidentale vuole imporre: magri, alti, à la page...
Una società e un modello, in sostanza, conformista e tutt'altro che trasgressivo. Gli hippie dei tempi di Abbie Hoffman (un signore che per la sua ribellione al sistema liberal capitalista è stato perseguitato dal governo USA per tutta la vita), per dire, si vestivano come volevano e portavano i capelli come volevano. E soprattutto pensavano come volevano. Oggi, tutto ciò, non sarebbe possibile. Pena l'essere isolati socialmente (se non anche fisicamente).
Però essere isolati socialmente o fisicamente, pur di trasgredire queste regole assurde e bigotte, vale la pena, dico io. Per non essere pecore. Per poter usare le propria testa e soprattutto per non crearsi un ulteriore problema in una vita che già di problemi è e sarà per tutti piena zeppa (specie con il passare degli anni).
Occorre coraggio. Occorre forza per contrastare il conformismo (sociale, economico, spirituale). Quella forza tipica delle civiltà che lottano e che non amano le comodità e gli agi. Che disprezzano il benessere materiale, ma anelano a quello interiore.
Civiltà fondate su valori eterni. Al di là dei giudizi e dei pregiudizi degli esseri umani, che rimangono solamente una delle tante specie – non necessariamente la più evluta - che compongono la Natura e il Pianeta.

Luca Bagatin

mercoledì 15 luglio 2020

I comunisti del Kazakistan rilanciano il piano "Shapagat" per aiutare le persone in difficoltà economiche post-pandemia. Articolo di Luca Bagatin

Partito piccolo, ma non piccolissimo, il Partito Popolare Comunista del Kazakistan (KNPK) conta quasi il 2% dei consensi, un drappello di deputati in Parlamento e numerosi attivisti che, in questi giorni, hanno rilanciato il piano “Shapagat”, al fine di aiutare le persone in difficoltà economiche.
L'emerganza sanitaria ha creato – come ovunque - nuove sacche di povertà nel Paese, con 8.000 famiglie vittime della crisi economica, le quali saranno aiutate proprio dai comunisti kazaki.
Ciò attraverso la creazione di centri specializzati in grado di fornire supporto a chi si trova in difficoltà.
Il coordinatore del piano “Shapagat”, Nazgul Makzhan, ha affermato che molte delle famiglie che precedentemente detenevano redditi stabili, ora versano in condizioni difficili. Molti lavoratori, infatti, a causa della quarantena, hanno perso parte delle loro entrate o addirittura il lavoro.
Il progetto di aiuto solidale è finanziato sia dai contributi volontari degli attivisti del partito, che dai contributi dei deputati comunisti presenti in Parlamento.
Questo è il momento in cui tutti dobbiamo aiutarci a vicenda. Adoriamo parlare della società civile, quindi questa è la nostra società, siamo noi, i cittadini stessi. Invitiamo tutti, in questo momento difficile, ad essere più gentili e al meglio delle nostre capacità, per sostenere coloro che sono attualmente in povertà”, ha affermato Bauyrzhan Mazhitov, uno dei volontari.
I centri del progetto “Shapagat” forniscono non solo aiuti alimentari, ma anche consulenza legale e psicologica, gratuita, anche online.
Il principio capitalista “l'uomo è un lupo per l'uomo” è inaccettabile per noi”, affermano i comunisti del KNPK. “Il KNPK ha sempre difeso gli interessi della gente, ha sempre cercato di aiutare coloro i quali versano nel bisogno. Ringraziamo tutti coloro i quali hanno sostenuto il nostro lavoro. Intendiamo proseguire per una maggiore umanità di mutuo aiuto e solidarietà”.
Questo, in sostanza, il lodevole contributo dei comunisti del Kazakistan alla lotta alla crisi e povertà del Paese.

Luca Bagatin

Comunisti bielorussi a Congresso per garantire le conquiste sociali del Paese. Articolo di Luca Bagatin

Nei giorni scorsi, esattamente l'11 luglio scorso, si è tenuto a Minsk – capitale della Bielorussia – il XIII Congresso del Partito Comunista della Bielorussia (KPB). Partito che, alle elezioni del 2019, ha ottenuto ben il 10,6% dei consensi, eleggendo 11 rappresentanti in Parlamento ed entrando nuovamente nella maggioranza di governo.
Al Congresso, difronte a 250 delegati, il Primo Segretario del Comitato Centrale, Alexey Sokol, ha rilevato come: “I comunisti ritengono che la Bielorussia, con la sua sovranità statale, si sia distinta per il suo carattere sociale e il grado di conservazione del suo sistema sanitario e educativo” e ha proseguito affermando che “L'attuale crisi mondiale dimostra che in assenza di gas e petrolio, solo una ridistribuzione competente della spesa per esigenze sociali - cioè il nostro modello sociale - può garantire la stabilità dello Stato”.
Il KPB ha riaffermato che intende pertanto sostenere la rielezione del Presidente uscente Alexander Lukashenko che, secondo i comunisti bielorussi, dal 1994, ha saputo porre un freno allo smantellamento dell'economia sovietica.
Il Segretario del KPB ha altresì sottolineato e condannato “la crescente aggressione dei Paesi della NATO, interferenze negli affari interni degli Stati sovrani finanziando agenti sotto copertura e introducendo le tecniche di “rivoluzioni colorate”, scatenando una psicosi anticomunista, introducendo sanzioni economiche e, infine, scatenando conflitti militari locali”.
In questo senso, i comunisti bielorussi, intendono mantenere la stabilità e garantire la sovranità e l'indipendenza del Paese, contro ogni tentativo delle forze “progressiste” europee e dell'opposizione bielorussa di allearsi con l'estrema destra al fine di smantellare le conquiste sociali del Paese per imporre un modello liberalcapitalista, con le sue diseguaglianze sociali.
I comunisti bielorussi ritengono che il Paese abbia un sistema di forti garanzie sociali per bambini, giovani famiglie, disabili, veterani e persone a basso reddito e che tale sistema vada sostenuto e rafforzato.
Al termine del Congresso, Alexey Sokol è stato rieletto Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Secondo Segretario è stato eletto Igor Karpenko. Il Segretario del movimento giovanile comunista (Komsomol), è Andrei Belayakov.

Luca Bagatin

martedì 14 luglio 2020

"Per un socialismo conservatore e aristocratico". Riflessioni brevi di Luca Bagatin

A differenza della proletaria Comune di Parigi del 1871 e delle rivoluzioni russe socialiste e bolsceviche del 1905 e del 1917, la Rivoluzione Francese borghese del 1789 escluse del tutto il Quarto Stato. Al fine di mettere a capo del Paese una nuova classe di potenti, bottegai e borghesi, appunto
Sono personalmente d'accordissimo con Alain De Benoist, uno dei filosofi che più mi ha aperto gli orizzonti, ovvero unire i valori aristocratici a quelli popolari, contro i (dis)valori borghesi.
I valori aristocratici sono il senso dell'onore, il coraggio, la fedeltà alla parola data, l'esigenza nei confronti di sé, il disinteresse, il senso di sacrificio e della gratuità.
I valori popolari sono anch'essi legati alla terra, sono parte della "decenza comune".
La borghesia, il progressismo liberale, hanno distrutto tutto ciò in nome del mercato e del danaro.
Occorre che aristocratici e Quarto Stato si uniscano per tornare alla Tradizione, al senso di comunità e di amore.

Preferisco il pubblico al privato, ma nel senso di BENE pubblico.
Non mi fido dello Stato o del parastato. Perché, ad oggi, in essi non vedo BENE pubblico, ma ostacolo al bene pubblico.
Quando uno Stato o un ente pubblico saranno al servizio del pubblico avranno per me un senso.
Diversamente, risulteranno dannosi.
E per ottenere il bene pubblico occorrono persone con una mentalità e un'indole improntate al sacrificio, al senso di comunità e al bene comune.
Per questo credo nelle comunità che si sacrificano e rispettano i doveri, molto prima di pretendere diritti.

Credo nelle figure dei "monaci guerrieri", che si immolano per una causa superiore, indipendentemente dal fatto che sia vittoriosa oppure no.
Figure incorruttibili, che combattono incessantemente, senza alcun compromesso.
Che disprezzano la ricchezza e il benessere e che anelano a una società egualitaria, spirituale, fondata sul Sacro e sull'Amore.
In cui l'essere umano viva in armonia con la Natura e non sia né superiore ad essa, né superiore a un altro essere umano.

Luca Bagatin

giovedì 9 luglio 2020

"Riflessioni brevi sulla decadenza dell'Occidente opulento, liberale e industrializzato" by Luca Bagatin

Nell'Occidente liberale c'è chi pensa che il ritorno del comunismo, ad Est, sia impossibile.
Ciò lo si pensa in quanto non si fa riferimento al fatto che il comunismo, ad Est, è stato edificato sulla base della mentalità e delle caratteristiche storiche, sociali e geopolitiche dei popoli dell'Est.
Sì è, in sostanza, andati ben oltre a Marx.
Più che di comunismo, ad Est, infatti, bisognerebbe parlare di nazionalbolscevismo, che è concetto estraneo all'Occidente liberale. 
Un Occidente fondato sul materialismo, il danaro e il cosmopolitismo.
L'unico ostacolo a un rinnovato socialismo nazionalbolscevico, ad Est, è l'attaccamento al danaro da parte delle neo-oligarchie liberali. Di cui ad esempio Putin è parte integrante.

Se ci fate caso, i suicidi sono più numerosi nel mondo capitalista, progredito, industrializzato.
Nella tradizione arcaica, al massimo, si è assistito a suicidi che avevano, piuttosto, un significato simbolico o rituale (ad esempio quello di Yukio Mishima).
Ciò dovrebbe far riflettere.
L'ansia di diventare qualcuno. La smania di diventare grandi e non esserlo abbastanza. L'individualismo che porta all'isolamento e alla depressione.
L'accumulo compulsivo di ricchezza; l'alienazione lavorativa; l'ideologia del lavoro; l'ansia e conseguente depressione presenti in chi non lavora. La competizione e la "crescita" a ogni costo.
Quando finalmente ci si sveglierà da tutto ciò, ci si renderà conto che il nostro mondo è una delle peggiori schiavitù che l'essere umano ha creato per l'essere umano.
I desideri legano, non liberano le persone.
L'opulenza è una droga che uccide. 
L'alienazione è l'esatto opposto della libera-azione.

Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it 

La necessità di porre al centro la Natura e l'ecosistema, sovvertendo l'economia capitalista, sul quarto numero della rivista "sovranista" Il Guastatore

Sono a segnalarvi con entusiasmo l'uscita del quarto numero della rivista cartacea "sovranista" "Il Guastatore", diretta da Clemente Ultimo e coordinata da Luca Lezzi.
Aperta a varie riflessioni politiche e a vari orientamenti, anche contrapposti.
Se il secondo numero ospitava un mio lungo articolo storico sui cento anni di NazionalBolscevismo, da Ernest Niekisch sino a Eduard Limonov e il terzo numero ha ospitato un mio pezzo su Jean Thiriart e l'Impero Euro-Sovietico, in questo quarto numero - dedicato peraltro all'ambiente - vi è un mio pezzo sulla necessità di una decrescita economica che porti al centro la Natura e l'ecosistema, sovvertendo l'economia capitalista.
Nell'augurare buona lettura ai lettori che vorranno acquistarla o abbonarsi, non posso che segnalare a tutti il sito web della rivista, che è il seguente: https://ilguastatore.edizionireazione.it e la sua pagina facebook: https://www.facebook.com/rivistailguastatore/

sabato 4 luglio 2020

Nato il 4 luglio: Giuseppe Garibaldi, l'amico degli umili e dei popoli

Giuseppe Garibaldi: l'amico degli umili e dei popoli. Articolo di Luca Bagatin del 10 marzo 2017
La figura di Giuseppe Garibaldi (1807 - 1882) è ancora oggi poco conosciuta, in quanto poco studiata ed approfondita, specie attraverso gli scritti di coloro i quali vissero e combatterono con lui e ne descrissero le gesta. Prima fra tutti la biografa e giornalista, oltre che patriota Jessie White Mario (1832 – 1906), le cui opere dell'epoca non risultano più essere state di recente ripubblicate.
Purtroppo sulla figura di Garibaldi, salvo gli storici contemporanei Denis Mack Smith ed Aldo A. Mola, pochi sono coloro i quali hanno scritto del Generale in modo obiettivo, senza livore complottistico ed antirisorgimentale tipico di coloro i quali hanno preferito seguire certa storiografia clericale e marxista anziché la realtà storica e le gesta dell'Eroe senza macchia, che visse e morì povero, senza onori, che peraltro rifiutò.
Giuseppe Garibaldi fu fra i fondatori, con Mazzini, Marx, Engels e Bakunin, della Prima Internazionale dei Lavoratori (1864) e questo certa storiografia preferisce dimenticarlo, forse perché il Generale, lungi dall'essere marxista, fu socialista libertario, sansimoniano e umanitario. E Friedrich Engels (1820 - 1895), grande sostenitore dell'impresa dei Mille (1860), ebbe sempre per lui parole di stima, come quando, a proposito di tale azione militare, scrisse: “Garibaldi ha dimostrato di essere non soltanto un capo coraggioso, ma anche un generale dotato di una buona preparazione scientifica. L'attacco aperto a una catena di forti costieri è un'impresa che richiede non soltanto talento militare, ma anche scienza militare”.
Pochi sanno che il Generale Giuseppe Garibaldi scrisse peraltro due romanzi, ripubblicati nel 2006 dalla casa editrice Kaos, ovvero “Cantoni il volontario” e “Il governo dei preti”, entrambi pubblicati per la prima volta nel 1870, prima della Breccia di Porta Pia. Scrive in proposito il prof. Giorgio Galli nella prefazione ad uno dei romanzi di Garibaldi, ovvero “Cantoni il volontario”, riedito dalla casa editrice Kaos nel 2006: “Tra le righe di “Cantoni il volontario”, così come del “Governo dei preti”, si possono leggere i tratti del profilo di Garibaldi. Socialista libertario ingenuo ma non incolto, generale guerrigliero ma non militarista né guerrafondaio, eroe popolare vittorioso ma schivo, anticlericale eppure non insensibile alla fede e alla spiritualità. Solidale con le condizioni delle classi subalterne, rispettoso della figura e del ruolo della donna, cosmpolita e terzomondista ante litteram, perfino dotato di una sensibilità ambientalista (…)”.
Ritango che tale descrizione fatta dal prof. Galli sia davvero emblematica e riassuntiva del personaggio che fu eroe di tutte le cause – dall'America Latina all'Italia – d'emancipazione popolare e sociale. Eroe che richiese sempre precisi impegni ai suoi interlocutori e, non a caso, rifiutò di combattere a fianco dei nordisti nella Guerra Civile Americana o Guerra di Secessione Americana (1861 – 1865) in quanto Lincoln non prese mai un impegni pubblico per l'abolizione della schiavitù.
Fu amante dell'ambiente e degli animali, tanto che fondò l'Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) tutt'oggi attivo. Fu ingenuo, certo, in quanto si fidò del Re e di Casa Savoia pur di fare l'Italia. Un'Italia che però non nacque come egli e Mazzini auspicavano: onesta, laica, indipendente, sovrana. Ma corrotta e ben presto clericale, al punto che Garibaldi – coerentemente con i suoi principi e le sue idee – il 27 settembre 1880 si dimise da deputato al Parlamento scrivendo sul giornale “La Capitale” di non voler essere “tra i legislatori di un Paese dove la libertà è calpastata e la legge non serve nella sua applicazione che a garantire la libertà ai gesuiti ed ai nemici dell'unità d'Italia. Tutt'altra Italia io sognavo nella mia vita, non questa, miserabile all'interno e umiliata all'estero”. Dopo di ciò il Generale tornò nella sua Caprera a fare il mestiere di sempre, ovvero l'agricoltore.
Garibaldi fu massone e teosofo e lo rimase per tutta la vita nel suo cuore, anche allorquando, in polemica con i massoni della sua epoca assai poco massoni, si dimise da ogni carica. Ricoprì la carica di Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia e fu il primo ad iniziare le donne in Massoneria, iniziando, pare, anche l'occultista russa Helena Petrovna Blavatsky (1831 - 1891), fondatrice della Società Teosofica e che fu sempre una sua sostenitrice, anche durante la battaglia di Mentana (1867) alla quale prese parte.
Molte cose potrebbero essere dette su Garibaldi, come sui suoi amori. Il più grande fu quello per la rivoluzionaria brasiliana Anita, ovvero per Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva (1821 - 1849), la quale combattè al suo fianco sia in America Latina che in Italia, in particolare durante la Repubblica Romana (1849), ove morì poco dopo a causa della malaria a soli 28 anni. Di Anita, ad ogni modo, parlai già in un altro articolo di qualche tempo fa (http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/01/anita-garibaldi-eroina-dei-due-mondi.html).
Giuseppe Garibaldi è e rimane una figura centrale nel panorama non solo risorgimentale, ma anche degli Eroi di tutti i tempi. Giuseppe Garibaldi fu infatti prima di tutto l'amico degli uomini e dei popoli per eccellenza e, come al conte Alessandro Cagliostro, sembrò toccare la stessa sorte: amato dagli umili, vilipeso da coloro i quali erano e sono in malafede.
Ma ciò non può toccare il cuore di coloro i quali ricercano, intimamente, il bene dell'umanità e credono nel valore dell'amore e della fratellanza universale. Senza distinzioni.
Luca Bagatin

"Riflessioni sparse sull'attualità e non solo" by Luca Bagatin

Il mio ideale di società è fondato su piccole e piccolissime comunità autogestite indipendenti, immerse nella Natura, arcaiche e in pace fra loro.
Comunità dove prevalga attenzione al sociale, la cura dell'ecosistema e il disprezzo per la ricchezza.
Ciò direi che fa di me una persona ben oltre la destra e la sinistra. 

Un estremista di centro, laico e anti-liberale.

Non ci potrà mai essere una unità degli anti-liberali sino a che ci saranno cosiddetti anti-liberali che continueranno a sostenere, in Russia, un liberale come Putin; sino a che ci saranno anti-liberali che non vogliono superare il capitalismo e sino a che ci saranno anti-liberali avvelenati dalle religioni monoteiste, che hanno distrutto le antiche conoscenze gnostiche e pagane.
Sono molto radicale nelle mie posizioni, perché ho sempre osservato che le mezze misure sono piene di tradimenti, confusionismi e infiltrazioni dannose.

C'è poco da dire, ma il razzismo è un male che esiste e dubito sarà sradicato, facilmente, in questo mondo, fondato sulla materia.
Potete fare tutte le leggi che volete, ma saranno solo ipocrisia.
Perché dico questo e con rammarico ?
Perché, se ben osservate (e vi osservate), sin da piccoli le persone si dividono per gruppi e gruppetti e tendono a escludere chi non è come loro, ovvero chi non fa parte del proprio gruppo di appartenenza.
E così, chi è escluso, o è costretto a far parte di un gruppo, oppure sarà escluso a vita.
Ciò non è affatto bello per chi viene escluso, ma alla maggioranza delle persone non fregherà un cazzo.
E in questo mondo, purtroppo, è la maggioranza che detta legge.
Temo che su questo non si voglia riflettere e per due ragioni: saremmo costretti a riconoscere che come esseri umani siamo, per la maggior parte, delle merde; saremmo costretti a riconoscere che siamo delle persone paurose e insicure che, senza appartenenza ad un gruppo, non valiamo un cazzo.


La burocrazia serve unicamente a fare lavorare gente che altrimenti sarebbe a spasso.
Ad ogni modo, la burocrazia è così dannosa che sarebbe meglio pagare questa gente per stare a spasso, piuttosto che permetterele di danneggiare il cittadino con inutile e farraginoso lavoro burocratico.
Ecco anche perché sono favorevolissimo a un reddito perenne di cittadinanza.
Meglio nessun lavoro che un lavoro dannoso. 

Luca Bagatin

giovedì 2 luglio 2020

“Ragazzo Edik”, canzone di Alexander F. Sklyar, dedicata alla memoria di Eduard Limonov

"Ho creato un partito senza politici di professione. Ma basato sulla Punk Generation"
(Eduard Limonov)

Che progetti state portando avanti ?”, chiedo a Limonov.
Che progetti ? Stiamo cercando di fare e costruire un avvenimento eroico”
(dall'intervista di Luca Bagatin a Eduard Limonov, 28 agosto 2019)

Gli piacciono e gli sono sempre piaciuti soltanto quelli che sono in posizione di inferiorità... il suo percorso, per quanto ondivago possa sembrare, ha una sua coerenza, perché Eduard si è schierato sempre, senza eccezione, dalla loro parte”
(da “Limonov” di Eammanuel Carrère)

"I Nazbol sono giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che permettono di guardare con fiducia all'avvenire morale del Paese"
(Anna Politkovskaja, “Diario russo 2003 - 2005)

"Да, смерть!" ("Sì, morte!")
(motto dei nazionalbolscevichi di "Altra Russia", il partito fondato e guidato da Eduard Limonov) 


Il musicista rock russo Alexander F. Sklyar e il suo gruppo punk metal Va-bank, hanno dedicato una canzone alla memoria dello scrittore e politico russo nazionalbolscevico Eduard Limonov, dal titolo “Ragazzo Edik”.
Il testo richiama la vita e le gesta di Limonov, eterno ragazzo, eterno ribelle, eterno eroe in un mondo in decadenza.
E, tradotto, il testo suona più o meno così:

Ragazzo, ragazzo con la testa
Eddie Boy non è facile
Con la testa piena di roba
È venuto dai morti vivi
E venne alla vita con la guerra
Con i morti vivi - in armonia con te stesso

Con Kalash o con Limonka - Sì, morte!
Per sempre furioso e sonoro - Sì, morte!
Spietato, spericolato
Abbagliante, intelligente
Sì, morte! Sì, morte!

Ragazzo coraggioso con la testa
Per sempre giovane e pazzo
Don Juan e il capo, il guerriero e l'eroe
Zek, nonno battezzato in prigione
Pistola sotto il cuscino
Anarchico, piantagrane con i capelli grigi

Dalla Transnistria ai Balcani - Sì, morte!
Krajina serba, Vukovar - Sì, morte!
Da Donbass ad Altai
Da New York a Shanghai
Sì, morte! Sì, morte!

Ragazzo alla moda, ragazzo arrabbiato
Il ragazzo è forte e magro
Lupo solitario con un'anima ferita
Rock and Roll, Sansculot
Busotere e Don Chisciotte
In The Book of the Dead, Edik è per sempre vivo

Il nostro Edik, i pirati urlano - Sì, morte!
Il nostro Edik, i soldati cantano - Sì, morte!
Edward è nostro, non ingannerà
Non ritirarti, non andartene
Sì, morte!
Sì, morte!
Sì, morte!

Patrice Lumumba (2 luglio 1925 - 17 gennaio 1961), eroe panafricano

“Quando parlano di migranti e di razzismo non vi raccontano tutta la verità. L’Africa di oggi potrebbe esser diversa. Potrebbe esser rigogliosa ed indipendente se l’imperialismo non l’avesse depredata e non avesse ucciso i suoi capi come l’eroe africano Patrice Lumumba che nasceva il 2 luglio di 95 anni fa. Patrice Lumumba è un altra vittima della CIA.
Emblema della lotta africana contro il colonialismo, primo capo del governo della Repubblica democratica del Congo dopo l’indipendenza, arrestato e ucciso nel 1961 dalle forze golpiste del colonnello Mobutu, con l’aiuto degli statunitensi. Patrice Lumumba è un simbolo per tutta l’Africa. Fondò il Movimento Nazionale Congolese alla guida del quale, riuscì ad ottenere l’indipendenza del suo paese il 30 giugno 1960. Il giovane primo ministro pagava la sua intransigente politica anti coloniale, il suo desiderio di sollevare le condizioni di vita del suo popolo. Se oggi a governare l’Africa ci fossero capi come Lumumba non ci sarebbero nè migrazioni forzate, nè razzismo.”

(Marco Rizzo, Segretario del Partito Comunista)

Referendum costituzionale in Russia. Fra annunci anticipati e irregolarità, Putin viene incoronato "Re" a vita. Articolo di Luca Bagatin

I risultati sono stati annunciati prima che i seggi chiudessero – in un Paese che conta 11 fusi orari - e già questo dato è tutto dire. Oltre a ciò, sono emerse numerose irregolarità.
Ad ogni modo, il referendum costituzionale più lungo della storia – le cui votazioni sono durate dal 25 giugno scorso sino al 1 luglio – hanno incoronato – con il 78% dei SI (affluenza al 65%) - Vladimir Putin “Re” a vita. Ovvero sarà rieleggibile sino al 2036.
In realtà, il governo liberal capitalista russo, ha ben pensato di inserire questo aspetto in un pacchetto referendario comprendente ben 206 emendamenti di modifica alla Cosituzione entrata in vigore nel 1993.
Fra gli emendamenti costituzionali sicuramente anche aspetti sacrosanti, come la priorità dell'infanzia nell'ambito della politica statale, l'indicizzazione delle pensioni e il salario minimo...ma anche, ebbene sì, la possibilità di avere Putin monarca assoluto per parecchi anni !
Numerose, ad ogni modo, le segnalazioni di violazioni elettorali al movimento per la difesa dei diritti degli elettori “Golos”, fra cui il “voto coatto”, con pressioni da parte dei datori di lavoro sui lavoratori, affinché andassero a votare o votassero direttamente in azienda.
Oltre a ciò, il governo, aveva organizzato una sorta di “enalotto” affinché venissero distribuiti agli elettori certificati per poter vincere premi o ottenere sconti nei supermercati.
Come se non bastasse, un esperimento del giornalista del canale TV Dozhd Pavel Lobkov, ha dimostrato che era possibile addirittura votare due volte online e al seggio elettorale.
Di fronte a tutto ciò, dunque, a poco sono serviti i picchetti e le manifestazioni con cartelli e striscioni (con la scritta “Abbasso il Re !”) degli attivisti del partito nazionalbolscevico di Eduard Limonov, “Altra Russia”, peraltro arrestati senza motivazione (e subito dopo rilasciati), nei giorni scorsi, solo perché invitavano all'astensione e denunciavano l'illegittimità degli emendamenti.
E a poco sono serviti anche gli appelli del maggior partito di opposizione alla Duma, il Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF) di Gennady Zjuganov, il quale ha condotto la campagna per il NO.
Putin, nei giorni scorsi, aveva attaccato Zjuganov, affermando che i comunisti erano contrari alle modifiche costituzionali in quanto “i comunisti hanno sempre sostenuto la dittatura del proletariato”.
Da parte sua, Zjuganov, si è sempre opposto all'oligarchia in Russia, prima con Eltsin e oggi con Putin. Egli – in un comunicato apparso ieri nel sito del Partito - ha affermato che i comunisti avevano presentato 15 emendamenti alla Duma, che miravano a ripristinare lo stato sociale smantellato da Putin, a garantire una miglior assistenza sanitaria e un'istruzione gratuita per tutti.
Nessun emendamento comunista è stato purtuttavia accettato dal partito liberal capitalista di governo “Russia Unita”.
Nulla cambia, dunque, in Russia. Il regime liberal capitalista è ancora saldo al potere e, purtroppo, si è ulteriormente rafforzato.

Luca Bagatin

Bolivia. Il governo golpista mette ancora una volta i bastoni fra le ruote ai socialisti. Articolo di Luca Bagatin

Il governo boliviano, guidato dalla liberale Jeanine Anez, che ha defenestrato - nell'autunno scorso - il Presidente socialista Evo Morales con un golpe bianco, ha formalizzato una denuncia penale per danni economici allo Stato, contro Luis Arce, già Ministro dell'Economia di Morales e attuale candidato alla Presidenza del Movimento per il Socialismo (MAS).
Le accuse di malversazione arrivano ad Arce dopo che il governo ha tentato di vietare il suo partito politico – attualmente in testa, secondo i sondaggi – ed è l'ennesimo tentativo per impedirgli di candidarsi.
Uno scenario già visto – peraltro - in Ecuador, con le ingiuste accuse mosse all'ex vicepresidente socialista Jorge Glas, le persecuzioni politiche contro l'ex Presidente socialista ecuadoriano Rafael Correa e le persecuzioni giudiziarie contro l'ex Presidente socialista brasiliano Lula.
Le elezioni, in Bolivia, dovrebbero tenersi il 6 settembre prossimo, ma, stando alle premesse, il settori liberal capitalisti, potrebbero manovrarle a loro favore.
Attualmente i sondaggi danno il candidato socialista Luis Arce al 33%, il candidato di centrosinistra Carlos Mesa al 18% e la liberale Anez al 16%.
Ad Evo Morales rimane comunque impedito di candidarsi, in quanto la sua candidatura è stata respinta e, in patria, è in stato di arresto per “sedizione”. Morales è infatti stato costretto, dall'autunno scorso, a chiedere asilo politico all'Argentina peronista, dopo essere stato accolto dal Messico socialista di Obrador.

Luca Bagatin