mercoledì 30 dicembre 2020

L'ultimo Capodanno di Eduard Limonov

GLORIA ETERNA A LIMONOV ! 

LUNGA VITA AI NAZIONALBOLSCEVICHI !

UN'ALTRA RUSSIA E UN'ALTRA EUROPA SONO POSSIBILI !

SENZA PIU' RICCHI, SENZA PIU' OLIGARCHI, SENZA PIU' CAPITALISTI !

Foto di Dmitry Ivanov

www.tout-sur-limonov.fr

lunedì 28 dicembre 2020

Il prof. Giorgio Galli sull'aberrazione del Totalitarismo Liberale, il più violento, razzista e pericoloso totalitarismo moderno

Giorgio Galli, storico e politologo

1928 - 2020

India. Eletta la comunista Arya Rajendran, la più giovane Sindaco del Paese. Articolo di Luca Bagatin

In un'India piegata da settimane di proteste di milioni di contadini contrari alle riforme agrarie di stampo liberale - imposte dal governo di centrodestra - la giovane Arya Rajendran, 21 anni, rappresentante degli studenti del Partito Comunista Marxista d'India, diventa il Sindaco più giovane del Paese.

Arya, infatti, è stata in questi giorni eletta Sindaco di Thiruvananthapuram, Capitale del Kerala, città che conta 745.000 abitanti.

Studentessa universitaria di matematica presso l'All Saint's College della città, Arya Rajendran, componente del Partito Comunista Marxista d'India (CMP) e sostenuta dal Fronte Democratico della Sinistra, ha sconfitto – con il 40,2% - il candidato di centrosinistra del Fronte Democratico Unito (di cui fa parte anche il Partito del Congresso Indiano), che è rimasto al 37,9%. Fanalino di coda per la coalizione governativa di centrodestra, l'Alleanza Nazional Democratica, ferma al 15%.

Arya Rajendran, il cui padre, elettricista, è sempre stato un militante del CMP e le ha infuso la passione per gli ideali marxisti-leninisti, ha dichiarato che: “La democrazia non è una sola persona al comando, ma si tratta di prendere decisioni collettive. Il partito ha inaugurato una nuova era sulla base di questa prospettiva e mettendo in campo così tanti giovani candidati, comprese giovani donne”.

Le politiche impopolari del governo di centrodestra e l'incapacità del centrosinistra di contrastarle (Partito del Congresso Indiano in testa), stanno da tempo facendo crescere i consensi del Partito Comunista Marxista d'India, che in Kerala si è presentato in una coalizione composta da partiti comunisti, ambientalisti e nazionalisti di sinistra.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

domenica 27 dicembre 2020

La Coscienza Spirituale sia l'unica Legge

Le leggi le scrivono gli esseri umani.
Le leggi le violano gli esseri umani.
Perché mai si dovrebbe credere nell'ipocrisia delle leggi scritte dagli esseri umani ?
L'unica Legge valida può essere quella interiore. Filtrata dalla Coscienza Spirituale dell'Essere Risvegliato dentro di sé.
 
(Luca Bagatin)

lunedì 21 dicembre 2020

Solstizio d'Inverno, Festa della Luce e del Natale del Sole Invincibile. Articolo di Luca Bagatin

Il Natale è una forma rituale antica il cui significato originario andò perduto già per molti versi con l'avvento del cristianesimo, il quale utilizzò la festività pagana del Sol Invictus ovvero del Dies Natalis Solis Invicti (Giorno Natale del Sole Invincibile), la festività di Yule secondo il calendario celtico e dei Saturnalia secondo quello romano, per decretare - attraverso l'Imperatore Costantino - la nascita di Gesù detto Il Cristo.

Il Solstizio d'Inverno, in celtico Yule, rappresenta dunque un passaggio fondamentale per tutte le persone impegnate sul sentiero spirituale, da comprendere e interiorizzare. È il momento in cui la luce vince sull'oscurità, il momento in cui la Dea partorisce il Bambino Sacro, il momento in cui la vibrazione della speranza si diffonde come un'onda sulla Terra.

Simbolicamente, ad ogni modo, anche la nascita (simbolica ma non storica) del Cristo può indicare la Luce, il Sole che illumina d'amore le coscienze terrene e le invita al dono ed è in questo senso che il Natale può essere celebrato e vissuto. Non dovrebbe, in sostanza, essere certo la festa del commercio, del consumo, dello spreco, tanto in voga nell'occidente liberal-capitalista.

Ricordo che, anni fa, partecipai alla presentazione di un illuminante saggio dell'amico prof. Claudio Bonvecchio, dall'emblematico titolo “Filosofia del Natale”.

Un saggio senza tempo, che merita di essere conosciuto, in quanto va ad approfondire il significato di questa festività, troppo relegata al consumismo e molto poco al suo profondo significato spirituale, gnostico ed esoterico.

Il testo del prof. Bonvecchio spiega infatti come il Natale, Yule, la Festa della Luce o, appunto, il “Giorno Natale del Sole Invincibile”, fosse festeggiato tanto dalle popolazioni indo-iraniche devote al dio del sole Mithra, quanto dagli antichi romani, attraverso le celebrazioni dei “Saturnalia” in onore, appunto, di Saturno, il mitico dio della pace e della felicità.

Con l'avvento del cristianesimo, come spiegato anche dal prof. Bonvecchio, per volontà dell'Imperatore romano Costantino, fu deciso di cumulare la festa del Sol Invictus con quella della nascita del Cristo, considerato, appunto, la “Luce del Mondo” e fu così che il 25 dicembre divenne la data ufficiale della festività del Natale.

Di quel Natale ricco di simboli antichissimi, dunque, tutti spiegati nel testo del buon prof. Bonvecchio: dall'Albero natalizio – simbolo dell'unione fra Cielo e Terra – passando per il significato della stella di Natale, del vischio, dei cibi natalizi, dei canti di Natale e via via sino agli ornamenti dell'albero di Natale stesso e del presepe.

In particolare il prof. Bonvecchio si sofferma sulla spiegazione del simbolismo della grotta, ovvero della capanna nella quale, secondo quanto scritto nei Vangeli Apocrifi (e non in quelli canonici), nacque il Cristo. La grotta, secondo tutte le tradizioni simboliche, rappresenta infatti l'“uterus mundi”, ovvero il luogo nel quale si trovano le acque primordiali che, come il liquido amniotico per il feto, portano alla nascita/rinascita di una nuova vita. Oltretutto, come spiegato nel saggio, le grotte erano i luoghi nei quali non solo nascevano le grandi divinità, ma erano anche il santuario nel quale venivano praticati i rituali in onore alla Grande Madre o al dio Mithra, imperniati non a caso sulla morte simbolica e sulla rinascita dell'iniziando.

Altra figura simbolica del Natale è quella relativa a Babbo Natale, il quale incarna la figura di San Nicola, vescovo in Asia Minore e protettore dei bambini ai quali, come tradizione vuole, porta in dono dei regali. I bambini, peraltro, secondo tutte le tradizioni simboliche, sono considerati l'incarnazione degli antenati morti che, peraltro, erano i veri protagonisti della festività romana dei “Saturnalia”. E' così che, per allontanare l'immagine della morte dalla società e farci credere nella vita, Babbo Natale colma i bambini di doni, propiziandosi così anche le anime degli antenati defunti.

Anche il prof. Bonvecchio, in conclusione del suo saggio, sempre attuale, pone l'accento sul drammatico abbandono dello spirito del Sacro da parte di un'incalzante società mercantilista e dei consumi, che ha trasformato il Natale – persino in piena pandemia Covid 19 – nel solito happening del commercio, figlio di una società sempre più relativista, nichilista, fredda, tecnologica, edonista, globalizzata.

Una società neo-oscurantista, potremmo dire, laddove le tenebre sono rappresentate da questi aspetti materialistici e volti al profitto individuale, anziché al bene collettivo e comunitario.

Ecco dunque la necessità di invertire la rotta, di ricercare la luce dentro noi stessi, attraverso la riscoperta della dimensione del Sacro: restituendo dignità al simbolo, alla simbolica, alla filosofia del Natale, liberando così la società della metaforiche tenebre che l'avvolgono.

Solo allora potremo assistere ad una nuova rinascita del Vero, del Buono, del Bello, ovvero nel momento in cui ci riapproprieremo dell'autentico significato gnostico della festività natalizia.

Non il Natale del consumismo, dunque, ma il Natale della Luce, del Sole, dell'innocenza dei bambini non più resi adulti da una società senza coscienza, ma aperti alla conoscenza di sé stessi per costruire, da adulti, un mondo d'amore, armonia e fratellanza universale.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

sabato 19 dicembre 2020

Il socialismo ha resistito al Covid 19. Il liberal-capitalismo arranca. Articolo di Luca Bagatin

“Tracciare, Testare, Trattare”.

Questo il metodo pragmatico e scientifico utilizzato in Cina per debellare il Covid 19.

Nessuna mezza misura. Milioni di tamponi. Efficienza e cooperazione: dal vertice alla base. Nessuna irresponsabile e sciocca protesta di piazza per i lockdown, in quanto ciò avrebbe significato mandare in tilt il sistema sociale e sanitario, atto a fermare l'epidemia.

Nel cosiddetto Occidente liberal-capitalista, dagli USA all'Europa, diversamente, si sono attuate mezze misure, spesso contraddittorie; non si sono fatti abbastanza tamponi (nei week-end addirittura meno che negli altri giorni); si è andati a risparmio, non si è potenziata la sanità pubblica; non si sono potenziati i trasporti pubblici; si è scesi in piazza contro le decisioni dei comitati tecnico-scientifici; non si è cercata una collaborazione in primis con la Cina, Paese dal quale tutto sembra essere partito e che da decenni ad ogni modo studia le epidemie. Si è preferito, invece, accusare la Cina, alimentare uno spirito anti-cinese, senza sapere che la Cina è una grande democrazia popolare. Ovvero l'opposto rispetto alle democrazie parlamentaristiche borghesi, inefficienti, al servizio non già della comunità, ma del capitale privato e dell'individualismo.

La chiave del successo dei Paesi socialisti, Cina in testa, ma anche Cuba, il Vietnam e il Venezuela (che hanno resistito in modo efficiente alla pandemia), è stato il loro senso di efficienza, comunità, primato della pianificazione pubblica rispetto al profitto privato; mentalità improntata all'esaltazione della sovranità e della democrazia popolare, rispetto ad un parlamentarismo liberale fatto di pseudo contrapposizioni fra maggioranze e opposizioni che, nei fatti, rimangono al servizio del profitto, della “libera” impresa, del sistema bancario privato, a scapito della sanità pubblica, dello stato sociale, dei servizi pubblici.

Due modelli che, questa terribile pandemia, ha messo e sta mettendo a confronto.

Gli USA – patria del capitalismo e del primato del profitto privato - rimangono il Paese più colpito dai contagi. La Cina ne è uscita e sta già vaccinando, garantendo il suo vaccino, gratuitamente, anche ai cinesi residenti all'estero che decidono di farlo.

Cuba, altro Paese socialista, durante tutto il periodo della pandemia, ha inviato le sue brigate mediche all'estero, anche in Italia e in Francia. E ha sviluppato ben due vaccini: il Soberana 1 e 2.

In Germania aumentano i contagi, in Italia non cessano e così in Francia. E i morti aumentano ovuque. Il tanto osannato modello svedese, ovvero nessun distanziamento sociale, ha miseramente fallito prima di altri. Come era peraltro più che prevedibile.

L'UE discute di finanza, Recovery Fund, MES. Ma non della salute delle persone. Non si fanno milioni di tamponi, non si traccia come si dovrebbe, non si investe massicciamente in sanità pubblica sul territorio. Si danno soldi alle imprese, si salvano banche... Ma non si pianifica alcunché.

Le imprese private, nonostante i morti, richiedono di aprire il prima possibile. In Cina, diversamente, l'impresa privata è sottomessa al controllo e alla volontà pubblica.

Le emergenze, le calamità naturali, impongono sempre un cambio radicale di mentalità e di organizzazione. Un cambio radicale di passo. Un rafforzamento del senso di comunità e una direzione volta a un destino comune.

Non è e non sarà più possibile continuare a mantenere una mentalità ed un sistema economico individualista, capitalista, fondato sul profitto privato.

Il profitto privato ha, da tempo, dimostrato i suoi limiti e le sue perverse storture. Esso genera sfruttamento del lavoro (lavoro sempre più peraltro raro, sempre meno tutelato, sempre meno al servizio della comunità e sempre più al servizio del profitto fine a sé stesso); genera consumismo e bisogni fittizi e indotti dalla pubblicità; genera diseguaglianze in quanto le risorse non sono illimitate; genera inquinamento, anche sociale.

Solo un sistema improntato alla comunità, al lavoro in comune al servizio della stessa, fatto di scuola, sanità, ricerca al servizio del pubblico e non del lucro e del profitto privato, potrà essere funzionale ad affrontare le sfide del presente e del futuro.

Occorre essere realisti e osservare i fatti con realismo, pragmatismo, pianificazione.

Non c'è affatto necessità di un effimero ottimismo (il virus non è scomparso con l'inizio dell'estate né con un paio di mesi di lockdown, ad esempio, e credere che scomparirà dopo le feste di Natale è oltremodo ridicolo) e tantomeno di uno sciocco quanto ignorante edonismo (c'è chi pensa stupidamente ai pranzi di Natale, agli impianti sciistici, ai fuochi d'artificio...in barba a quanto sta accadendo).

Il 2021 non sarà un anno facile. E' il momento giusto per cambiare la nostra mentalità, il nostro stile di vita e il nostro sistema sociale e economico.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

Due anni senza Andrea G. Pinketts

Sono passati due anni, ma rileggendo i tuoi romanzi, rivedendo i tuoi video, le tue interviste, ricordando  le nostre bevute e fumate al bar, sembra che tu non te ne sia mai andato.

In realtà Andrea G. Pinketts, per quel che mi riguarda, è ancora con me e il suo stile scanzonato mi accompagna. Uno stile che mi affascinò quando ci conoscemmo. Quel "senso della frase" in grado di sovvertire ogni regola e di spiazzare ogni interlocutore.

Non riesco a ricordarti con frasi tristi, ma vorrei ricordarti con l'articolo che scrissi due anni fa, nel quale volli ricordarti, per come ti ho conosciuto.

E, qui, ti confesso anche una cosa. Ti invidio. Non per le ragazze che hai avuto in vita, molte più delle mie. Ma perché sei morto godendoti tutti i tuoi vizi e prima del tuo affetto più grande. Ti sei risparmiato un dolore che francamente, se fosse possibile, vorrei fosse risparmiato anche a me.

L. B.

Andrea G. Pinketts: scrittore immortale. Articolo di Luca Bagatin

Andrea era una leggenda.
Era la leggenda di sé stesso.
Era Lazzaro Santandera, il suo alter ego letterario, in grado di sgominare bande di criminali incalliti e persino di resuscitare.
Andrea G. Pinketts - al secolo Andrea Giovanni Pinchetti - con le sue cravatte fantasia, le sue giacche e cappelli colorati - era immortale e tale rimarrà.
Ex pugile, ex fotomodello, ex istruttore di arti marziali, giornalista investigativo e soprattutto scrittore di gialli e di racconti noir.
Grande viveur, bevitore di birre enormi (nello storico locale milanese "Le Trottoir" gli fu dedicata - oltre che una sala - la birra formato gigante battezzata, per l'appunto, "birra Pinketts") e fumatore di sigari. Andrea Pinketts era scrittore funambolico e poliedrico.
Negli Anni '80 recitò un piccolo ruolo nel film di Carlo Vanzina "Via Montenapoleone". Diventeranno celebri le sue inchieste giornalistiche per "Esquire" e "Panorama", che lo porteranno, negli Anni '90, ad incastrare alcuni camorristi nella città di Cattolica; all'incriminazione della setta dei "Bambini di Satana" e a suggerire agli inquirenti il profilo del "mostro di Foligno" Luigi Chiatti.
Furono queste esperienze che gli permisero di scrivere i suoi numerosi romanzi e racconti gialli e noir: da "Lazzaro vieni fuori" a "La capanna dello zio Rom", passando per "Il vizio dell'agnello", "Il conto dell'ultima cena", "Il senso della frase" e moltissimi altri (almeno una ventina).
Il protagonista era sempre lui, ovvero il suo alter ego: Lazzaro Santandrea. Un perdigiorno che vive con la madre ed il cagnolone Benvenuto e si mantiene con l'eredità della ricca zia Olghina. Frequentatore seriale di bar, amici e belle donne, Lazzaro si ritrova inevitabilmente sempre coinvolto in casi di cronaca nera che...armato del suo sigaro (rigorosamente Antico Toscano) e del suo "senso della frase", condito di giochi di parole funambolici e della sua abilità nel provocare e vincere risse, riuscirà immancabilmente a risolvere. Incastrando il criminale o i criminali di turno, riuscendo a, come dice stesso Lazzaro, "fare giardino", ovvero risollevare le sorti di una situazione disastrosa riscrivendo e "sovvertendo" ogni regola.
I romanzi di Andrea erano e rimangono dei pezzi unici di letteratura per diverse ragioni: sono tratti da casi di cronaca nera che lui ha vissuto in prima persona; i personaggi sono tutto tranne che immaginari, ma rappresentano - spesso con tanto di nome e cognome reali - i suoi amici e conoscenti (uno dei quali ho avuto modo di conoscerlo personalmente); sono uno scoppiettante susseguirsi di assonanze e giochi di parole e letterari, battute comiche ad effetto, pur calate in un contesto da romanzo giallo, noir, ricco di colpi di scena.
Andrea Pinketts li ha scritti regolarmente tutti nel locale che ha sempre frequentato ogni sera e notte - "in mezzo al casino", che gli permetteva di concentrarsi, come diceva lui - ovvero Le Trottoir, in pieno centro a Milano. E sono stati tutti scritti con la sua fedele penna Mont Blanc, in quanto non amava le tecnologie e, quando lo conobbi, sapeva a malapena maneggiare un telefono cellulare di vecchissima generazione.
Luca Bagatin e Andrea G. Pinketts, aprile 2004
Andrea era un caro amico, che ho avuto l'onore e il privilegio di conoscere nella primavera del 2004, proprio al Trottoir. Lì ci siamo dati appuntamento, dopo che avevo divorato gran parte della sua produzione letteraria e ne ero rimasto affascinato. Da allora ci siamo visti spesso, in quegli anni, abbiamo bevuto e fumato sigari a lungo sia al Trottoir che allo Smooth di Via Buonarroti, vicino a dove abitava con la madre Mirella, la quale, ricordo, gli preparava le valige ogni qual volta era invitato a tenere presentazioni dei suoi libri, oppure doveva presiedere qualche concorso in qualità di giurato.
Come Jack Kerouac, anche Andrea, oltre ad essere uno sregolato in tutto, era legatissimo a sua madre. E come Jack Kerouac, anche Andrea era amico di Fernanda Pivano, la quale lo definì, nelle prefazioni ai suoi libri "un duro dal cuore di meringa".
Andrea Pinketts era "un duro", sin da ragazzino. Sin da quando fu espulso dal liceo per aver "menato" il preside. Ragazzo irrequieto, insofferente alle costrizioni, evase dalla caserma dei granatieri di Orvieto e si finse psicopatico. Bevitore e fumatore incallito sin da ragazzo, non smise mai quel suo vizio che, come da lui stesso ammesso, finirà per portarlo nella tomba, novello Kerouac, novello "scrittore maledetto" che, sino all'ultimo ha lottato, non già contro i suoi vizi, che per lui erano piaceri e virtù, ma contro la tristezza della sofferenza, contro la tristezza della malattia. Quella tristezza che ti fa essere e sentire debole, mentre Andrea Pinketts, documentando la sua degenza all'ospedale Niguarda di Milano con numerosi video su Youtube, ci appare come sempre pieno di spirito e di giochi di parole funambolici.
Quei giochi di parole usati anche nelle sue apparizioni televisive in qualità di showman o di opinionista, ove, presentandosi sempre completamente ubriaco (esattamente come Kerouac nelle sue celebri interviste), e pieno di spirito (non solo alcolico), ribaltava ogni canone mediatico, lasciando di stucco la presentatrice o il presentatore di turno che, rimasto senza parole, non poteva che arrendersi al genio e alla sregolatezza di questo artista dei nostri tempi.
Pinketts era, come il suo personaggio letterario Lazzaro, un antieroe. Un "cattivo ragazzo", ma sempre dalla parte dei più deboli e sempre dalla parte dei "buoni" contro i "cattivi", fossero costoro corrotti, stupratori, stalker, balordi che si divertivano a dar fuoco ai barboni. Andrea Pinketts interveniva sempre, in prima persona, con il suo metro e novanta di stazza e le sue capacità di "persuasione".
I romanzi di Andrea Pinketts, a onor del vero, erano più letti all'estero che in Italia. Non era un profeta in Patria, in sostanza. Amatissimo in Francia e lì pluri-premiato, fu apprezzato molto dal regista e sceneggiatore Claude Chabrol che, in ogni suo film, omaggerà Pinketts con un cameo dei suoi romanzi e che avrebbe voluto realizzare un film tratto dal romanzo (a parer mio il più bello) "Il conto dell'ultima cena".
Con Andrea Pinketts, che se ne va a soli 57 anni, non se ne va Lazzaro Santandrea, in quanto, l'ultimo romanzo che lo vede protagonista - "La capanna dello zio Rom" - lascia un finale aperto.
Forse nemmeno Andrea Pinketts se ne va del tutto. Almeno non se ne andrà dal mio cuore, ove lo tengo fra i miei "eroi-antieroi" preferiti, viventi e non, conosciuti da me personalmente o meno (assieme a Jack Kerouac, William Burroughs, Moana Pozzi, Mario Appignani, Peter Boom, Eduard Limonov).
La madre Mirella così lo ricorda, nel suo necrologio ed è con queste toccanti parole - le parole della persona che più lo ha amato al mondo - che vorrei concludere questo mio articolo in sua memoria:
"Con passo marziale sta valicando i confini degli spazi celesti e dei cieli infiniti Andrea G. Pinketts, scrittore-giornalista. Ha accanto l’amore di chi lo ha preceduto che lo accoglie con gioia accorata, così presto! Lazzaro Santandrea, la sua creatura, è ansioso di future, mirabolanti avventure da vivere insieme. Mirella Marabese Pinketts è fiera del tuo talento e della tua genialità. Prosegue il cammino terreno come tu vuoi. Non ti dirò mai addio. Mamma".

Luca Bagatin

giovedì 17 dicembre 2020

Kazakistan. Attivisti de "L'Altra Russia di Eduard Limonov" chiedono la liberazione di Ermek Taychibekov. Articolo di Luca Bagatin

Il 16 dicembre scorso, attivisti nazionalbolscevichi del partito “L'Altra Russia di Eduard Limonov”, in circa 20 regioni russe, hanno tenuto azioni – distribuendo volantini e esponendo cartelli dimostrativi - per la richiesta di rilascio di Ermek Taychibekov, blogger, imprenditore e attivista politico di origine kazaka.

Taychibekov è in carcere dal 23 settembre scorso, su decisione del tribunale di Almaty (Kazakistan), con l'accusa di incitamento al separatismo e alla discordia nazionale.

Taychibekov, già arrestato nel 2015 con la medesima accusa, si è espresso, nei media russi, in favore del ritorno alla Russia delle zone “kazakizzate” dopo lo smembramento dell'Unione Sovietica.

Gli attivisti de “L'Altra Russia di Eduard Limonov”, già alcuni giorni fa, avevano manifestato davanti all'Ambasciata del Kazakistan a Mosca, erigendo uno striscione per chiedere la liberazione di Taychibekov.

Il 16 dicembre, in occasione dell'indipendenza del Kazakistan, i nazionalbolscevichi hanno dunque esposto dei cartelli, con la scritta “Libertà per Ermek Taychibekov!”, in numerose città russe, da Samara a Barnaul, chiedendo peraltro allo Stato russo di considerare Taychibekov un prigioniero politico da difendere.

Lo scrittore Eduard Limonov, fondatore e già leader di “Altra Russia” prima della sua scomparsa, fra il 1998 e il 2001 si trasferì al confine con il Kazakistan, sui monti Altaj, assieme ad attivisti dell'allora Partito NazionalBolscevico.

Già all'epoca, Limonov – preoccupato per il destino dei russi in quelle regioni - denunciò come quelle terre fossero state brutalmente “kazakizzate” dal Presidente Nursultan Nazarbaïev, al potere dal 1990. Nazarbaïev, una sorta di Lukashenko kazako, guidò con il pugno di ferro il Kazakistan sino al 2019, in virtù di essere stato l'ultimo notabile del PCUS kazako.

Limonov, dunque, già allora, sostenne come il Kazakistan, dovesse tornare alla Russia e, da sempre, il suo partito, sostiene come le ex Repubbliche Socialiste Sovietiche dovrebbero ricomporsi e ricostituirsi, sia sotto il profilo geopolitico che socio-economico, liberandosi dall'oligarchia e promuovendo il socialismo popolare.

Proprio nel 2001, a seguito di un provocatorio articolo apparso sul giornale nazionalbolscevico "Limonka", Limonov fu arrestato con l'accusa di “tentativo di colpo di Stato in Kazakistan”.

Il pubblico ministero chiese sino a 14 anni di carcere. Limonov alla fine fu condannato a 4 anni di carcere, ma ne scontò 2 e mezzo, per buona condotta.

L'esperienza della reclusione fu da lui raccontate nel romanzo “Il trionfo della metafisica: memorie di uno scrittore in prigione”, edito, in Italia, da Salani nel 2005.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

martedì 15 dicembre 2020

La Sacralità dell'Erotismo contro il bigottismo e la volgarità del mondo moderno

Mi stupisce sempre come un corpo nudo ancora faccia scandalo, ovvero debba essere criticato, associato al sesso, ma come se il sesso e il piacere fossero il male.
E di solito il corpo nudo incriminato è sempre quello femminile. Come se fosse male, mostrare un corpo nudo femminile.
Come se le donne potessero essere così mortificate, mentre il modo per mortificare una donna è altro (negando la sua sessualità, la sua emancipazione, il suo essere soggetto in grado di provare piacere, anche sessuale...).
Si dice che i corpi maschili nudi non vengono mai mostrati, ma anche questo non è vero. Esistono calendari con corpi maschili nudi.
Si dice che però no, una donna non si ecciterebbe mai guardando un corpo nudo maschile.
Perché mai ? Una donna prova ESATTAMENTE le stesse pulsioni erotiche di un uomo.
E se qualcuno pensa di no, è perché la religione (o, meglio, le religioni monoteiste istituzionalizzate e "rivelate") ci ha inculcato che il piacere è male e/o che la donna non debba provare piacere, esternarlo e tutte le scemenze che la vorrebbero "angelo del focolare" e della "famiglia".
A me tutte queste cose hanno sempre scandalizzato.
Mi ha sempre scandalizzato la mortificazione del nudo, del piacere, dell'eros. E, per contro, la glorificazione di una tradizione inventata dalle religioni, a loro volta inventate dai moralisti e dai superstiziosi.
Mi ha sempre scandalizzato la religione, che ha distrutto la Sacralità, che è fatta anche di Erotismo.
La Sacralità è Amore e Libertà. E' Arte, Erotismo, Emancipazione depurate dalla volgarità, dal consumismo, dalla religione, dal danaro.
 
Luca Bagatin

IL NATALE, TRA IL SACRO E IL PROFANO di Pierpaola Meledandri, tratto da L'Opinione del 9 dicembre 2020

 IL NATALE, TRA IL SACRO E IL PROFANO

di Pierpaola Meledandri, tratto da L'Opinione del 9 dicembre 2020


Abbiamo già intervistato lo scrittore e saggista Luigi Pruneti su argomenti come la massoneria o su un libro da lui pubblicato di recente; dato, però, che s’interessa di miti, leggende, simbologia e tradizioni popolari, abbiamo pensato bene di rivolgergli qualche domanda sul Natale, per sapere quali siano gli aspetti meno noti della grande festa e per ottenere, caso mai, qualche “spigolatura” sul Natale attuale.

A suo avviso quando è nata l’attuale festa del Natale così come l’intendiamo oggi?

Il Natale, come solenne ricorrenza liturgica per celebrare la nascita del Salvatore, è nato nel IV secolo dopo Cristo; invece, come fenomeno sociologico, ha origini molto più tarde, riconducibili alla metà dell’Ottocento, quando scaturì in Gran Bretagna per poi svilupparsi negli Stati Uniti.

Ci illustri il fatto o l’episodio che generò il “fenomeno” Natale quale grande festa collettiva.

Fu un breve romanzo fantastico dal titolo “Canto di Natale” o “Ballata di Natale” o ancora “Racconto di Natale”, pubblicato nel dicembre 1843 dal grande scrittore Charles Dickens. Questa novella ebbe un enorme successo e contribuì a diffondere quella che alcuni chiamano le “filosofia del Natale”, una sorta di buonismo riformista e cristianeggiante, secondo il quale, con la carità, l’altruismo, la generosità era possibile risolvere numerosi problemi sociali e costruire un mondo migliore.

Quali sono i principali simboli, sacri e profani, della prossima Festività?

Ve ne sono moltissimi; fra i tanti, ricordo i principali, quelli più conosciuti e celebrati: il Presepe e l’albero di Natale.

Il primo si fa risalire a San Francesco che nel 1223 celebrò il Natale a Greccio, nella Valle Santa, con un quadro vivente, dove figuravano anche il bue e l’asinello, non presenti nei Vangeli Sinottici ma riferibili a una tradizione liturgica del IX secolo. Questa iniziativa si diffuse velocemente. I personaggi reali furono sostituiti da statue e nel 1301 Giotto, lo affrescò a Padova nella Cappella degli Scrovegni, inserendoci la stella dei Magi, in quanto quell’anno aveva visto la cometa di Halley. Il più antico Presepe, ancora visibile, è quello di Arnolfo di Cambio, conservato in Santa Maria Maggiore a Roma. L’abete, il simbolo laico del Natale, ha origini ancestrali probabilmente deriva dall’antico culto degli alberi che a sua volta era connesso a Yggdrasil, l’albero del mondo degli antichi germani. L’abete era, inoltre, un simbolo sacro e l’icona della speranza, del verde che rompe il biancore sepolcrale del ghiaccio. Con l’avvento del Cristianesimo tutto questo sparì a livello religioso, ma rimase nelle tradizioni popolari. Si sa che nel Medioevo, in Germania e in Scandinavia, sotto Natale, si tagliava un abete per poi decorarlo con ghirlande, uova dipinte e dolci. Si dice, inoltre, che Lutero, avvinto dallo splendore del ghiaccio sulle fronde degli abeti, volle adornarne uno con delle candeline. Si tratta chiaramente di un mito delle origini, presente solo fra i seguaci di Martin Lutero e non in altre chiese riformate. L’uso di addobbare l’abete per Natale fu poi introdotto nel 1840 dalla principessa Elena di Mecklenburg, moglie del duca d’Orléans, alle Tuileries e da Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, marito della Regina Vittoria, a Londra. Furono sempre i Tedeschi che portarono la tradizione dell’abete negli Stati Uniti.

Vi è un comune denominatore tra il Natale e il Solstizio d’inverno?

Certamente, il Solstizio d’inverno era un giorno sacro già per i popoli preistorici, rappresentava la rinascita del sole nel giorno più buio dell’anno. Per questo divenne il momento della nascita di numerose divinità, fra le quali la più celebre fu Mitra. In seguito, il Cristianesimo fece coincidere la nascita del Salvatore con il Solstizio, sia per sovrapporsi ai culti solari, sia perché il Redentore, nelle scritture veterotestamentarie (Malachia) e neotestamentarie (Luca), viene rappresentato come un sole che porta nuova luce all’umanità.

La religione cattolica parla di un evento eccezionale la nascita del Salvatore, altre tradizioni affermano che quella del 25 dicembre è una notte magica. Tutto questo non dovrebbe caricarci di particolare energia?

Certo, di solito avviene proprio questo. Al di là della fede religiosa, le feste, i grandi riti collettivi hanno proprio siffatta funzione. La partecipazione a un evento comune riesce a innescare una fiducia di gruppo, a riaccendere la speranza che si diffonde in modo esponenziale, a comunicare pulsioni positive. È una dinamica sociale, tipica delle solennità a sfondo ottimistico che implicano un contagio salutare. Non a caso le grandi feste vi sono sempre state; esse consolidano la società e infondono fiducia nei singoli. Non so, tuttavia, se questo Natale grigio, caratterizzato da un lockdown o da un semi- lockdown, è difficile prevederlo, sarà adeguato a tale funzione.

Nella sua veste di scrittore quale favola racconterebbe ai bambini per il Natale di quest’anno?

Il “Racconto di Natale”, di Charles Dickens è come un abito da mezza stagione, va sempre bene, in fin dei conti veicola sentimenti positivi e un ottimismo di fondo; per lo scrittore inglese, infatti, basterebbe poco per migliorare la società, sarebbe sufficiente essere più caritatevoli, umani e avere governi più giusti. Secondo me, tuttavia, per un Natale come questo, sarebbe più adatta la fiaba di Cenerentola.

Perché proprio Cenerentola?

In primo luogo perché è una fiaba antichissima, noi la conosciamo nelle versioni di Charles Perrault e dei fratelli Grimm, ma in realtà era già presente nel “Cunto de li Cunti” di Giambattista Basile e le sue radici affondano nel mondo ellenico, dove era conosciuta come “Favola dell’Antico Egitto”. Ora, come tutti i racconti ancestrali, essa comunica un archetipo, in questo caso quello della speranza che non si spegne mai, anche quando la situazione sembra essere senza vie di uscita. Inoltre, mi sembra che vi siano alcuni aspetti nella narrazione di Cenerentola che richiamano la situazione attuale. La protagonista era la figlia di un uomo ricco e poi si ritrovò a vivere in uno stato miserrimo, l’Italia, ugualmente, era, un tempo, un Paese prospero e libero, ora non è più né l’uno, né l’altro. Eventuali altri parallelismi con gli ulteriori protagonisti della fiaba: matrigna, sorellastre, scarpetta di cristallo, principe e zucca, li affido alla sua immaginazione.

Tra carbone e zucchero filato di Père Noël, cosa immagina ai piedi dell'albero del 2020?

I dolciumi e lo zucchero filato che desidero tanto, sarebbero l’eclisse dell’incubo Covid-19 e la fine della dittatura sanitaria; non entro nel merito della sua necessità (“necessitas non habet legem”), ma è indubbio che di ciò si tratta. Il carbone vorrei proprio non averlo, ne abbiamo già fatta indigestione nel 2020, ma temo di trovarne un gran sacco, si chiama recessione e crisi economica.

Il Natale richiama un messaggio di speranza: la nascita salvifica del Messia, il Solstizio d’inverno preannuncia il ritorno graduale della luce e il suo trionfo sulle tenebre. Possiamo attenderci nell’anno del Covid-19 una nuova luce?

Quando si soffre di molti mali se il principale se ne va ci pare di stare già benissimo, anche se tutti gli altri acciacchi permangono. La fine della pandemia è il sole nel quale fidiamo, rimarrebbero tutti gli altri accidenti, ma intanto speriamo in questa luce.

La Stella cometa, nel Presepe, indica la giusta direzione per giungere a una meta. Quale è la meta per l’uomo del terzo millennio?

Un mondo migliore di questo, avviluppato da una globalizzazione disumanizzante, un mondo dove il protagonista torni a essere l’uomo e non il consumatore.

tratto da: http://opinione.it/cultura/2020/12/09/pierpaola-meledandri_pruneti-massoneria-natale-fenomeno-dickens-festivit%C3%A0-messia-salvatore-cometa-halley/

lunedì 14 dicembre 2020

Polonia. Proteste contro il governo, che vuole inasprire la legge sull'aborto e dichiarare illegali i comunisti. Articolo di Luca Bagatin

Se, da un lato, il governo di estrema destra polacco inasprisce le già restrittive misure anti-aborto, provocando così manifestazioni di piazza, a Varsavia, con migliaia di persone che domenica 13 dicembre hanno sfilato, spontaneamente, accusando l'esecutivo di autoritarismo; dall'altro, sempre tale governo, tenta di dichiarare illegali le attività del Partito Comunista di Polonia (KPP).

Il governo presieduto da Andrzej Duda, atlantista e fautore della cooperazione fra i Paesi del Gruppo di Visegrad (Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria e, naturalmente, Polonia), noti per il loro autoritarismo e anticomunismo, incassa dunque le proteste sia dei cittadini nel loro complesso, compresi agricoltori, imprenditori e donne, trasformandosi nel più grande movimento di protesta in Polonia degli ultimi decenni, che dei comunisti.

L'inasprimento della legge sull'aborto, non è che la goccia che sta facendo traboccare il vaso. Nonostante le proteste di domenica siano state dichiarate illegali - in quanto non autorizzate - e la polizia abbia tentato di usare gas lacrimogeni contro i manifestanti, queste non si sono placate.

A ciò si sommano le proteste da parte dei comunisti di Polonia, che, come in Slovacchia alcune settimane fa, rischiano di veder dichiarate illegali le loro attività.

Accusati – dal Ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro - di fomentare la rivoluzione anticapitalista e di inneggiare a un'idea considerata “totalitaria”. Peraltro con il beneplacito dell'Unione Europea, che ha ritenuto di equiparare il comunismo al nazifascismo, come da sempre richiesto dai partiti dell'estrema destra, spesso proprio di matrice neonazista, i quali, nell'Est europeo, avanzano indisturbati.

Il Ministro Ziobro vorrebbe, inoltre, introdurre una legge che criminalizzi ogni riferimento al ruolo della Polonia durante l'Olocausto, in modo da evitare qualsiasi criminalizzazione di quei nazisti polacchi che collaborarono con il regime hitleriano, i quali, peraltro, combatterono contro l'Unione Sovietica.

In Polonia, nel silenzio complice dell'UE, nuove forme di autoritarismo d'estrama destra avanzano, tanto quanto avanzano il numero dei poveri e dei poverissimi. Il 17,4% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, il 4% vive addirittura in condizioni di estrema povertà.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

venerdì 11 dicembre 2020

Uruguay. Morto l'ex Presidente socialista Tabaré Vazquez. Articolo di Luca Bagatin

E' deceduto all'età di 80 anni, l'ex Presidente socialista dell'Uruguay Tabaré Vazquez, a seguito di un tumore al polmone destro, già diagnosticato nel 2019.

Tabaré Vazquez, oncologo, fu Sindaco di Montevideo dal 1990 al 1994 e guidò l'Uruguay dal 2005 al 2010 e, successivamente, dal marzo 2015 sino al marzo 2020.

Indimenticato Presidente alla guida del partito socialista Frente Amplio, tanto quanto l'ex Presidente José “Pepe” Mujica - suo compagno di partito - Vazquez va ricordato sia per il rafforzamento del sistema sociale uruguayano, che per la legalizzazione della cannabis e per il miglioramento del tenore di vita della popolazione.

L'attuale Presidente, Luis Lacalle Pou, pur avversario di Tabaré Vazquez e leader del partito conservatore Partido Nacional, ha decretato tre giorni di lutto cittadino.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

martedì 8 dicembre 2020

Erotismo contro il mondo moderno

“il potere formidabile e meraviglioso - il potere di Eros deve essere riconquistato dalla volgarità in cui il “mondo moderno” l'ha spinta ...”
(dal manifesto della performance "ESTREMISMO e EROTISMO", organizzata dal Partito NazionalBolscevico nel 1995.
Protagonisti Elena Burova e Eduard Limonov. Direzione artistica di Mikhail Roshnyak.
(anticipazione del prossimo saggio di Luca Bagatin in merito al nazionalbolscevismo e all'Altra Russia di Eduard Limonov)
 

lunedì 7 dicembre 2020

Venezuela. Vittoria schiacciante della coalizione socialista e bolivariana alle elezioni parlamentari. Articolo di Luca Bagatin

Vittoria schiacciante - alle elezioni del 6 dicembre, per il rinnovo dell'Assemblea nazionale venezuelana - con il 67,6% dei consensi (oltre 3 milioni e mezzo di voti), della coalizione socialista del Gran Polo Patriottico Simon Bolivar.

Fondata da Hugo Chavez nel 2011 e ispirata, appunto, a Simon Bolivar, ovvero il “Giuseppe Garibaldi dell'America Latina”, il Gran Polo Patriottico è la coalizione che sostiene l'attuale governo, presieduto da Nicolas Maduro e composta da partiti di ispirazione socialista, guevarista, bolivariana, marxista-leninista, socialista rivoluzionaria e indigenista.

Al secondo posto si è piazzata la coalizione centrista e di centrosinistra Alianza Democratica, che raccoglie il 17,95% dei consensi (944.665 voti); al terzo posto la coalizione Alianza Venezuela Unida, composta da partiti centristi, di centrosinistra e liberali, fra cui il partito di Juan Guaidò (l'autoproclamatosi Presidente, pur non essendo mai stato candidato a tale carica), Volontà Popolare, Primero Venezuela e Venezuela Unida, che raccoglie il 4,19% (220.502 voti) e, a seguire, la coalizione Alternativa Popolare Rivoluzionaria, guidata dal Partito Comunista del Venezuela, che ottiene il 2,73% (143.917 voti). Alti partiti hanno complessivamente ottenuto il 6.79% dei consensi (357.609 voti).

Soddisfazione da parte del Presidente in carica Maduro, il quale ha dichiarato che “E' stata una gigantesca vittoria elettorale”. E ha proseguito affermando che “oggi, cinque anni dopo, sapendo tutto quello che ha fatto questa Assemblea contro il popolo, colpi di stato, interferenze, sanzioni, oggi abbiamo una nuova Assemblea nazionale”. Ed ha sottolineato “Che nessuno interferisca negli affari del Venezuela. Sappiamo gestire i nostri problemi con il voto popolare'”.

Come nelle elezioni in Romania, tenutesi anch'esse il 6 dicembre, che hanno dato la vittoria ai liberali di centrodestra, anche in Venezuela l'affluenza alle urne è stata del 31% (5.264.104 voti), a causa della pandemia Covid 19.

Alle elezioni parlamentari venezuelani concorrevano 107 forze politiche, 14.400 candidati per conquistare 277 seggi nell'Assemblea.

Alcuni giorni fa era stata presentata una petizione, firmata, fra gli altri, dall'ex relatore speciale del Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU, Alfred De Zayas e dal cofondatore dei Pink Floyd, Roger Waters, affinché l'Unione Europea riconoscesse il risultato elettorale, senza interferenze. Rispettando la sovranità e volontà popolare del Venezuela.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

(nella foto sotto la ripartizione dei seggi della nuova Assemblea nazionale venezuelana)



venerdì 4 dicembre 2020

Venezuela. Elezioni il 6 dicembre. Una petizione per chiedere all'UE il rispetto dei risultati elettorali. Articolo di Luca Bagatin

Domenica 6 dicembre 2020 si terranno, in Venezuela, le elezioni per il rinnovo dell'Assemblea nazionale.

107 i partiti in lizza, fra cui l'attuale partito di governo, il Partito Socialista Unito del Venezuela, di ispirazione bolivariana e nazionalista di sinistra; Primero Justicia, partito di area centrista; Azione Democratica, partito di centrosinistra socialdemocratico e il Partito Comunista del Venezuela.

14.400 i candidati in corsa, per conquistare 277 seggi parlamentari.

Nonostante i ripetuti appelli al dialogo da parte del governo venezuelano, presieduto dal socialista Nicolas Maduro, l'Unione Europea, in linea con le politiche dell'ex Presidente degli USA, Donald Trump, ha sempre rifiutato di riconoscere il governo legittimamente eletto in Venezuela, preferendo riconoscere un ex deputato, Juan Guaidò, mai eletto alla carica presidenziale, anche perché mai candidato a tale carica.

L'UE, in tal senso, ha persino respinto l'invito, da parte del Venezuela, di inviare osservatori in qualità di garanti del buon svolgimento elettorale.

Nei giorni scorsi, è stata presentata una petizione, sottoscritta al momento da oltre 3.500 persone e personalità, proprio chiedendo all'UE di rispettare il verdetto che uscirà dalle urne il 6 dicembre, rispettando così la sovranità e volontà popolare dei venezuelani, senza pretendere un “cambio di regime”, come invece chiederebbero gli USA.

Fra i firmatari della petizione, il cofondatore dei Pink Floyd e attivista per i diritti civili e umani, Roger Waters; il Premio Nobel per la Pace, Adolfo Perez Esquivel; l'ex Presidente dell'Ecuador, Rafael Correa; il deputato francese e dirigente de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon; la deputata del Partito del Lavoro brasiliano, Gleisi Hoffman; il giornalista e scrittore Ignacio Ramonet; la deputata portoghese al Parlamento Europeo, Sandra Pereira e l'ex relatore speciale del Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU, Alfred De Zayas.

Se l'Unione Europea vuole davvero essere ciò che afferma, un vettore di pace in un mondo turbolento, non deve sostenere la via della violenza e degli scontri in Venezuela”, affermano i firmatari della petizione.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

mercoledì 2 dicembre 2020

Superare il liberal-capitalismo, la religione e l'antropocentrismo. Per un Socialismo conservatore, laico, ecologista. Riflessioni brevi

Sino a che la sinistra europea non comprenderà che il peggior fascismo moderno è il liberalismo, il cui retaggio dovrà imparare a scrollarsi di dosso, continuerà ad essere la migliore servitrice del capitalismo. 

Il liberalismo è la prostituta del capitalismo.

Ho iniziato ad allontanarmi dal cattolicesimo quando avevo 10 anni. Proprio perché ho frequentato spesso le lezioni di catechismo e ho capito che ciò che veniva detto erano invenzioni. Negli anni ho avuto modo di comprendere, anche, che erano cose totalmente estranee alla nostra cultura e appartenevano a una cultura a noi distante, sia per forma mentis, che geograficamente. La spiritualità è un'altra cosa.

Mi auguro che un giorno ci si renderà conto che l'unico animale guasto e fuori posto è l'essere umano. Che, con quella che (impropriamente) viene chiamata "intelligenza", cerca di piegare la Natura al suo volere. E' uno sciocco, che solo le calamità naturali possono contribuire, in parte, a rinsavire. La Natura è selvaggia e non ha alcun sentimento di bontà e cattiveria. E' al di là del bene e del male e per questo è naturale. L'essere umano, invece, è naturalmente guasto. E causa del suo e dell'altrui danno (anche alle specie animali). 

Nell'occidente opulento e moderno (per quanto vi lamentiate di "non essere ricchi", ma comunque di "amare il progresso") il nazionalbolscevismo non è compreso.
Lo si scambia, a torto, per una forma di fascismo. Quando invece fu il primo antifascismo (dal 1920).
Oppure lo si scambia per una forma di comunismo, il che è vero solo in parte, in quanto il nazionalbolscevismo è anti-materialista e anti-moderno.
Esso è una forma di socialismo arcaico, originario, selvaggio come le popolazioni che lo hanno ispirato: dall'Eurasia all'America Latina 

(Luca Bagatin)