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lunedì 31 ottobre 2022
Samhain/Halloween: quando il regno dei morti e dei vivi si incontrano. Articolo di Luca Bagatin del 30 ottobre 2021
Le origini dell’Europa affondano le loro radici negli antichi culti misterici.
Si trattava infatti di rituali misterici, spesso di origine contadina, aventi come fondamento la Natura, i suoi spiriti invisibili, le sue regole millenarie.
Culti peraltro esistenti in ogni cultura del mondo, dall’Europa all’Asia sino all’Africa ed alle Americhe, solo declinati in modo diverso.
Culti politeistici, che in Europa saranno prevalentemente di origine celtica.
Fra questi, ancora oggi, nella notte fra il 31 ottobre e il 1 novembre, molti celebrano il cosiddetto Capodanno celtico, ovvero Samhain (il cui significato potrebbe intendersi, secondo l’antico idioma irlandese, “fine dell’estate” o, dal gaelico, “Novembre”), conosciuto anche come Halloween (“Notte di tutti gli Spiriti Sacri”), festività diffusa negli Stati Uniti d’America dai migranti provenienti dalle isole britanniche, in particolare irlandesi, gallesi e scozzesi, anticamente popolate dai Celti.
Tale festività segna il passaggio dalla stagione luminosa a quella più oscura e buia, inaugurando così un nuovo anno. Diversamente, secondo il Calendario celtico, il passaggio dalla stagione oscura a quella luminosa si celebra nelle notti fra il 30 aprile ed il 1 maggio ed è detta festa di Beltane (nella tradizione irlandese e scozzese), o “Notte di Valpurga” o Ostara nella tradizione germanica.
Samahin celebra dunque la morte simbolica della natura, ma nella tradizione pagana la morte è semplicemente una nuova rinascita, un passaggio a un nuovo stato della Natura. Per questo si dice che in quella notte il mondo dei morti interferisce con quello dei vivi, ma, a differenza delle religioni monoteiste – cristianesimo in primis – il mondo dei morti non è affatto contrapposto a quello dei vivi e non è affatto, per così dire, “malvagio”. Bensì è il momento nel quale i morti entrano in comunicazione con i vivi.
Ad ogni modo, il cristianesimo, ha fatto sua questa tradizione – cercando di camuffarla – ideando la festività di Ognissanti, che, pur celebrandosi – secondo il calendario cristiano – il 2 novembre, nei fatti viene festeggiata il 1 novembre, proprio perché rimane radicata, nel patrimonio ancestrale europeo, la tradizione originaria della festività di Samhain.
Spiritualmente, la festa di Samhain, è una festa di contemplazione. Per i Celti era il momento più magico dell’anno, nel quale il tempo era sospeso, ovvero cessava di esistere.
Sotto il profilo materiale era il momento nel quale le tribù celtiche raccoglievano e immagazzinavano il cibo per i lunghi e freddi mesi invernali.
Il simbolo più popolare di Samhain/Halloween è una zucca intagliata con all’interno una candela e questa sembra derivare sempre da una antica leggenda irlandese, probabilmente medievale, avente per protagonista Jack ‘O Lantern.
Jack era un astuto fabbro che incontrò – in un pub – il Diavolo, il quale voleva a tutti i costi la sua anima. Purtuttavia, il furbo Jack, in cambio della sua anima, invitò il Diavolo a tramutarsi in una moneta. Una volta che il Diavolo divenne una moneta, Jack la fece lestamente finire nel suo borsellino, accanto ad una croce d’argento, in modo che potesse essere “esorcizzata” e dunque non nuocere più. Il Diavolo convinse Jack a farsi liberare e gli assicurò che, per i successivi dieci anni, non gli avrebbe dato più noie, né chiesto in cambio la sua anima. Dieci anni dopo, ad ogni modo, il Diavolo si ripresentò, reclamando l’anima del fabbro. Questa volta Jack gli chiese prima di raccogliere una mela dall’albero e il Diavolo acconsentì. Ma, quando il Diavolo salì sull’albero per raccoglierla, Jack incise una croce sul tronco e, in questo modo, lo esorcizzò e imprigionò di nuovo. Il Diavolo allora, in cambio della sua liberazione, promise che non gli avrebbe mai dato più noie né fastidi per l’eternità.
Jack, negli anni seguenti, commise così tanti peccati che non fu accettato in Paradiso, ma, a causa del patto con il Diavolo, questi non lo volle accettare nemmeno all’Inferno e gli tirò un tizzone ardente, che Jack utilizzò per posizionarlo all’interno della zucca che portava con sé, al fine di scaldarsi e farsi luce nel lungo cammino che lo avrebbe atteso, costretto a vagare per l’eternità, in un eterno limbo.
Questa la ragione per la quale il simbolo popolare di Halloween è proprio “Jack O’Lantern” (Jack Il Lanternino), intagliato in una zucca con all’interno una candela accesa.
Festività peraltro diffusa, anticamente, persino nel mondo agreste in alcune zone della Sardegna, ove la notte del 30 novembre (non ottobre !), durante la notte di Sant’Andrea, i ragazzini girano per le strade con zucche vuote intagliate a forma di teschio e illuminate, all’interno, con una candela.
Tradizioni simili erano e in parte rimangono peraltro presenti in Calabria, a Serra San Bruno; in Puglia, a Ostara di Puglia, a San Nicandro Garganico e a Massafra; in Veneto e in Friuli; Abruzzo ed Emilia Romagna.
Purtroppo tutto ciò, con l’avvento del dogma cristiano che ha dichiarato “eretico” e assurdamente “satanico” (Satana, in realtà, non è altro che una figura simbolica) tutto ciò che non era una invenzione cristiana (la quale ha attinto a piene mani dagli antichi culti misterici, stravolgendoli e/utilizzandone i simboli, a suo esclusivo uso e consumo) o è scomparso o è praticato, comunque, molto meno, oppure ci si rifà alla festività commerciale e holliwoodyana dell’Halloween statunitense, quando, invece, tale festività è parte integrante delle radici spirituali e culturali dell’Europa antica e della Penisola italiana, dal Nord al Sud sino alle Isole.
Fa sorridere che, ancora oggi, vi siano preti, imam o rabbini, che affibbiano etichette negative alla festività di Samhain/Halloween. Evidentemente non conoscono per nulla la Storia o, meglio, preferiscono stravolgerla a uso e consumo delle loro superstizioni religiose.
Una Storia che le nuove generazioni dovrebbero invece imparare, conoscere e amare.
Perché senza passato, senza radici spirituali, senza antiche tradizioni autentiche, misteriche e ancestrali, non vi è alcun presente e, men che meno, alcun futuro.
Luca Bagatin
Cuba. Terminati i lavori del 22esimo Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai. Articolo di Luca Bagatin
Dal 27 al 29 ottobre scorsi si è tenuto a Cuba, presso il Palazzo della Convenzione de L'Avana, il 22esimo Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IMCWP).
Il titolo dell'incontro è stato “Uniti siamo più forti” e hanno partecipato ben 77 delegazioni dei partiti comunisti e operai, provenienti da 60 Paesi del mondo.
Tema dell'incontro: “Solidarietà con Cuba e tutti i popoli in difficoltà. Uniti siamo più forti nella lotta antimperialista, insieme ai movimenti sociali e popolari, di fronte al capitalismo e alle sue politiche, alla minaccia del fascismo e della guerra; in difesa della pace, dell'ambiente, dei diritti dei lavoratori”.
Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, nonché Pesidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel, ha presieduto l'incontro e lo ha concluso facendo riferimento alle difficili e pericolose condizioni alle quali sono oggi sottoposti i lavoratori di tutto il mondo e che, per costoro e per tutti i popoli, vi può essere possibilità di riscatto solo attraverso “la via dell'emancipazione, della giustizia sociale e del socialismo”.
Egli ha fatto anche riferimento alle difficili condizioni economiche di Cuba a causa dell'“inaccettabile e criminale blocco imposto dall'imperialismo USA” ed ha osservato come il Partito Comunista di Cuba ritenga necessario ascoltare la società e battersi per l'unità del popolo, fondando tutto ciò sulla scienza e sullo studio, sia della propria Storia, che su quella degli altri popoli del mondo.
L'Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IMCWP), ha, in conclusione, approvato un documento nel quale, fra le varie cose, si sottolinea che: “I rappresentanti dei Partiti Comunisti e Operai (…) avvertono di un pericoloso momento storico in cui l'umanità è entrata” (…); “L'attuale predominio dell'imperialismo impone un ordine internazionale delle cose ingiusto e insostenibile, intensifica lo sfruttamento e peggiora la condizione della classe operaia e dei popoli, crea rivalità e guerre crescenti” (…); “I Paesi storicamente socialisti e Cuba oggi, con il suo sistema sanitario pubblico e lo sviluppo scientifico, hanno affrontato adeguatamente la pandemia, che mette in evidenza la superiorità del socialismo. Noi comunisti difendiamo un nuovo ordine mondiale, basato sull'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, con relazioni reciprocamente vantaggiose tra Stati e popoli, pace, sviluppo sostenibile per soddisfare i bisogni sociali, giustizia sociale e solidarietà”; “Il sistema politico borghese, che difende gli interessi dei monopoli e gestisce a proprio vantaggio la crisi del capitalismo, cerca di controllare, con pressioni e violenze, il crescente malcontento sociale dei lavoratori e del popolo.”
Nel documento viene altresì sottolineata la necessità di rispettare “i principi della libera autodeterminazione dei popoli, dell'indipendenza, della sovranità e della non interferenza negli affari interni degli Stati, nonché del diritto legale dei popoli alla pace e alla scelta del proprio percorso di sviluppo”; rifiutare “categoricamente le guerre imperialiste, le minacce di usare la forza nelle relazioni internazionali e promuovere la lotta per la pace”; “Combattere la rinascita di forze anticomuniste, reazionarie, nazionaliste e fasciste in varie regioni del mondo, che intensificano la violenza, la xenofobia, il razzismo e l'intolleranza politica, ideologica, sociale, razziale, religiosa e di genere e incitano a conflitti nazionali”; “Difendere e propagare il marxismo-leninismo e contrastare l'attacco ideologico e culturale dell'imperialismo, che mira a legittimare nella coscienza delle masse le ingiustizie del sistema capitalista, le calunnie del socialismo e del comunismo e la distruzione dell'identità culturale delle nostre nazioni”; “Rafforzare la condanna e combattere i modelli di sviluppo basati sul profitto capitalistico, che distruggono l'ambiente e mettono in pericolo la sopravvivenza degli ecosistemi e della specie umana”; “Mobilitare le masse per denunciare e respingere la corsa agli armamenti e i massicci tagli ai fondi sociali che crea”.
L'Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, fondato nel 1998 su iniziativa del Partito Comunista di Gracia (KKE), è il terzo che si è svolto in un Paese latinoamericano. Nel 2008, infatti, si svolse in Brasile e, nel 2016, in Ecuador.
Luca Bagatin
venerdì 28 ottobre 2022
Giornata per le vittime del capitalismo
C'è chi vorrebbe celebrare fantimatiche giornate per le "vittime del comunismo", dimenticando, forse, che il comunismo (sia nella sua forma marxista-leninista che anarchica) ha e continua a emancipare milioni di persone.
Forse c'è chi dimentica o ignora che andrebbe istituita una giornata per le vittime del capitalismo, visto che, negli incidenti sul lavoro, di vittime ne muoiono ogni giorno.
E, quando muore un lavoratore, la colpa è del padrone e di chi sostiene un sistema economico, politico e sociale non democratico e fondato sulla schiavitù del lavoro e del salario.
Finché le imprese non saranno di proprietà di chi lavora, non ci potrà mai essere autentica democrazia, libertà e emancipazione.
Luca Bagatin
sabato 22 ottobre 2022
Sacralità del corpo femminile
Particolare tratto dall'opera "Our Lady of the Mojave Desert" di Star Ruby |
venerdì 14 ottobre 2022
Il Partito Comunista Cinese apre il suo XXesimo Congresso. Articolo di Luca Bagatin
Il Partito Comunista Cinese – che conta ormai circa 96 milioni di iscritti - si appresta al suo XXesimo Congresso nazionale, che si terrà il 15 e 16 ottobre.
2296 i delegati provenienti da tutta la Cina, comprendenti anche le minoranze etniche, che si riuniranno per eleggere i 300 componenti del Comitato Centrale, che guideranno il partito e stabiliranno le politiche in ambito economico e di politica estera, per i prossimi cinque anni.
Prevista anche l'elezione del nuovo Segretario del Partito, che potrebbe nuovamente riconfermare l'attuale Segretario e Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, che guida il Partito dal 2012.
L'agenzia di stampa cinese Xinhua ha fatto presente che “I candidati sono stati selezionati secondo principi di integrità personale, lealtà e competenza secondo le indicazioni arrivate dalla leadership. A valutare questi criteri sono stati i locali organismi di disciplina di partito”.
E un rapporto della riunione del Comitato Centrale del PCC, pubblicato sempre dall'agenzia di stampa cinese Xinhua sottolinea che “Il Comitato Centrale del PCC, con al centro il compagno Xi Jinping, ha tenuto alta la bandiera del socialismo con caratteristiche cinesi e ha unito e guidato l'intero Partito, le forze armate e il popolo di tutti i gruppi etnici, nel completare la storica missione di costruire una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti e realizzare, così, il primo obiettivo del centenario e intraprendere un nuovo viaggio verso la costruzione di un Paese socialista moderno sotto tutti gli aspetti”.
C'è chi sottolinea come la Cina moderna, da MaoTse-Tung a Xi Jinping, sia diventata un esempio di emancipazione pacifica. Mao, infatti, riuscì a liberare il popolo cinese dal colonialismo e dal feudalesimo; Deng Xiaoping, uno dei leader riformisti che gli successe, rese invece i cinesi più prosperi economicamente; mentre Xi Jinping ha saputo rafforzare tali conquiste, combattedo la corruzione e riducendo la povertà nel Paese. Il tutto attraverso il perseguimento della pace e della concordia con tutti i popoli.
E proprio questa, secondo il prof. Fabio Massimo Parenti, autore di numerosi saggi sulla Cina, nonché professore associato in Geografia, attualmente insegnante di The Global Political Economy, Globalization, Global Financial Markets, China’s Development e War and Media presso l’Italian International Institute “Lorenzo de ‘Medici” e in varie sedi accademiche, sarebbe una delle motivazioni principali che avrebbe portato all'ascesa pacifica cinese.
Proprio di recente, il prof. Parenti, sul suo canale Youtube, ha spiegato, fra le altre cose, quanto segue:
“L'ascesa pacifica della Cina è legata a tre ragioni principali, reali e concrete.
In primo luogo, è una prerogativa della storia cinese. Fairbank (1992) e Giovanni Arrighi (2007) sottolineano che la Cina visse in pace per circa cinque secoli (XIV-XIX), con poche eccezioni di brevi conflitti regionali, mentre l'Occidente conobbe solo un secolo di pace continua in Europa (1815-1914). Nel complesso, l'esperienza cinese non è mai stata espansionistica e mai, nemmeno oggi, promotrice della corsa agli armamenti, contrariamente alle potenze occidentali.
In secondo luogo, la pace e lo sviluppo pacifico sono anche una prerogativa (e un'aspirazione) della migliore tradizione socialista internazionalista, in cui è considerata una precondizione per lo sviluppo e l'emancipazione delle masse. Basti pensare che la Cina, nella storia recente, ha sempre fatto parte delle forze antimperialistiche, anche come leader dei Paesi del Terzo Mondo non allineati.
Terzo, la pace è una prerogativa della cultura diplomatica cinese nella storia contemporanea. Tale cultura è riassunta dai cinque principi cinesi a partire dal 1954: rispetto reciproco; non aggressione; non interferenza; uguaglianza e vantaggi reciproci e convivenza pacifica".
E proprio la ricerca dell'equilibrio e della pace è la chiave che la Cina socialista di Xi Jinping vorrebbe difendere, chiedendo all'Occidente di abbandonare la mentalità da Guerra Fredda e lavorando tutti assieme per “costruire una comunità globale centrata sullo sviluppo”, come ebbe a dire nel 2021, praticando il “multilateralismo” e costruendo relazioni internazionali fondate su “rispetto reciproco, equità e giustizia nonché cooperazione dal mutuo vantaggio (win-win)”, come ribadito spesso dal Ministro degli Esteri cinese Wang.
Luca Bagatin
giovedì 13 ottobre 2022
venerdì 7 ottobre 2022
"Le idee napoleoniche" di Luigi Napoleone Bonaparte. Articolo di Luca Bagatin
Personaggio certamente poliedrico e contraddittorio, Luigi Napoleone Bonaparte (1808 - 1873), nipote del grande Napoleone.
Figlio di Ortensia de Beauharnais e del Re d'Olanda Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone Bonaparte, Luigi Napoleone, esiliato dalla Francia dal 1816 e educato da Filippo La Bas a ideali rivoluzionari e democratici, aderì giovanissimo, con il fratello, alla Carboneria italiana.
In Italia, infatti, fu fervente rivoluzionario, pur senza dimenticare gli ideali bonapartisti dello zio e combinando ideali socialisti sansimoniani allo spirito bonapartista originario.
Fu con questo spirito che, Luigi Napoleone, prima di candidarsi a Presidente della Repubblica Francese, nel 1848 e diventare, successivamente, nel 1852, Imperatore dei Francesi con il nome di Napoleone III, scrisse, in prigione, a seguito di un colpo di Stato bonapartista contro Re Luigi Filippo d'Orleans, nel 1839, “Des Idées napoléoniennnes”.
Ripubblicato recentemente in Italia dalle Edizioni ETS, a cura della prof.ssa Tiziana Goruppi e con prefazione di Alessandro Polsi, con il titolo italiano “Le idee napoleoniche”, tale saggio rappresenta un manifesto bonapartista e, allo stesso tempo, una biografia socio-politica di Napoleone Bonaparte, zio dell'Autore.
Saggio con il quale Luigi Napoleone Bonaparte intendeva presentarsi quale erede diretto dell'autorevole zio e, quindi, aspirante al trono francese, nel testo si rivolge direttamente al popolo di Francia e in particolare tanto ai ceti popolari quanto a quelli medio-borghesi, contrapponendo la Francia napoleonica a quella orleanista-borbonica e reazionaria, oltre che agli Stati Uniti d'America, che il futuro Napoleone III considera una società priva di un centro politico e in balìa dei potentati economici, lontana da quei valori agrari e popolari incarnati dal bonapartismo.
Ne “Le idee napoleoniche”, Luigi Napoleone illustra, peraltro, l'idea di un'Europa unita e confederata, che aveva l'illustre zio, spiegando come egli “volle utilizzare le conquiste per la costituzione di una federazione europea”, dotandola di tutte le modernizzazioni sociali, economiche e civili che egli aveva già introdotto nella Francia dell'epoca, spodestando dal trono i monarchi reazionari.
“Rimpiazzare tra le nazioni d'Europa lo stato di natura con lo stato sociale, questo era il pensiero dell'Imperatore”, spiega il futuro Napoleone III nel suo saggio, aggiungendo: “per arrivarci bisognava portare l'Inghilterra e la Russia ad assecondare con franchezza le sue vedute”.
“L'uniformità delle monete, pesi, misure, l'uniformità della legislazione sarebbero stati ottenuti grazie al suo potente intervento”, scrive ancora Luigi Napoleone Bonaparte dello zio, rammaricandosi del fatto che, le grandi potenze europee - riunite nella Santa Alleanza - abbiano invece preferito sconfiggerlo e distruggere quel progetto fondato su “un'idea sociale, industriale, commerciale, umanitaria” che aveva chiuso “la voragine delle rivoluzioni” che, purtuttavia, le potenze europee - sconfiggendo Napoleone - avevano riaperto e, in tal senso, il futuro Napoleone III lancia un monito: “Attenti che questa voragine non v'inghotta!”.
Ne “Le idee napoleoniche”, Luigi Napoleone, ripercorre le riforme che, l'illustre zio, ha fornito alla Francia post-rivoluzionaria della sua epoca, riconciliando le classi popolari con quelle nobiliari, spogliando queste ultime di quell'assolutismo che tanto le aveva rese invise al popolo. “Salvando l'influenza morale della rivoluzione e diminuendo i timori che ispirava”, sottolinea, in proposito, Luigi Napoleone nel testo.
In tal senso, scrisse Luigi Napoleone dello zio, egli abolì la legge sul prestito forzoso e la rimpiazzò con una sovvenzione straordinaria addizionale ai contributi, nonché fece cessare il sequestro dei beni di coloro i quali non erano nelle condizioni di poter pagare e amnistiò tutti coloro i quali erano stati considerati, negli anni addietro, quali “nemici della Rivoluzione”.
“Raggruppare tutte le forze nazionali contro lo straniero, riorganizzare il paese sui principi di uguaglianza, ordine e giustizia, questo è il compito di Napoleone”, scrive il nipote nel testo.
Oltre a ciò, Napoleone, stipulò un Concordato con la Chiesa cattolica, riaffermando la laicità dello Stato ed allo stesso tempo la libertà religiosa.
“Ripristinò i titoli nobiliari, ma senza collegarvi privilegi o prerogative; quei titoli riguardavano tutte le nascite, tutti i servigi, tutte le professioni. Sotto l'Impero ogni idea di casta era abolita, nessuno pensava a vantarsi delle proprie pergamene, a un uomo si chiedeva ciò che aveva fatto, e non da chi era nato”, scrive Luigi Napoleone Bonaparte nel suo saggio sulle idee dello zio.
Sotto il profilo economico, inoltre, Luigi Napoleone sottolinea il carattere interventista dello zio, il quale fondò la Banca di Francia che, “pur rendendola indipendente dal governo, si riservava un'azione di controllo. Non chiedeva che gli prestasse denaro, bensì che concedesse facilitazioni per realizzare a buon mercato i redditi dello Stato a luogo e a tempo debiti”.
Anche sotto il profilo delle imposte, il futuro Napoleone III ricorda come lo zio non le amasse per nulla e, negli anni del suo governo, abbia sempre evitato di aumentarle, se non, addirittura, le abbia diminuite, nonché abbia istituito il catasto particellare, in modo che ciascun cittadino potesse pagare il giusto.
Sotto il profilo sociale, Luigi Napoleone, ricorda come “Nel 1810 furono creati sei istituti destinati ad accogliere orfani della Legion d'Onore, per un massimo di 600. Nel 1803 fu riorganizzato l'Hotel des Invalides, e furono aggiunte parecchie succursali in diversi punti (…). Nel 1807 agli ospizi vennero restituiti i beni alienati da un decreto della Convenzione”.
Inoltre, nel saggio, si ricorda come Napoleone avesse ordinato che le Chiese fossero aperte gratuitamente al pubblico e ridusse a un franco il costo di un posto in platea a teatro, in modo che i popolani potessero gustarsi i capolavori della letteratura dell'epoca.
Sotto il profilo economico, ne “Le idee napoleoniche”, si sottolinea come “L'Imperatore faceva la seguente classifica: L'agricoltura, l'anima, la base dell'Impero. L'industria, il benessere, la felicità della popolazione. Il commercio estero, la sovrabbondanza, il buon impiego delle altre due”.
Poiché l'agricoltura era posta al centro dell'economia, Napoleone, infatti, istituì sia un Codice rurale che una cattedra di economia rurale, oltre che dei premi per i migliori agricoltori e allevatori di bestiame.
E, anche per quanto riguardava i diritti degli operai, Napoleone fu piuttosto all'avanguardia, come spiega il nipote: “A Lione, e poi in altre città industriali, istituì un Consiglio di probiviri, autentici giudici di pace dell'industria che erano incaricati di risolvere le vertenze che potevano sorgere fra chi lavora e chi fa lavorare”. Vennero, come spiegato nel testo, inoltre, pubblicati dei regolamenti di disciplina delle fabbriche; delle camere consultive dei vari mestieri e, presso il Ministero delle degli Interni, venne istituito un Consiglio generale di fabbriche e manifatture.
“Le idee napoleoniche” si dilunga, inoltre, nel descrivere le numerose riforme apportate dal governo di Napoleone, anche a tutela della proprietà e contro gli espropri abusivi, oltre che l'istituzione delle divise nelle scuole, in modo che il figlio del povero non fosse considerato diverso da quello del ricco.
“Le idee napoleoniche”, assieme a “L'estinzione del pauperismo”, pubblicato nel 1844 (purtroppo non reperibile in nessuna edizione italiana, almeno recente), sono i testi più sociali del futuro Napoleone III, con i quali intendeva presentarsi al popolo di Francia.
Luigi Napoleone Bonaparte, infatti, falliti i suoi tentativi di colpo di Stato per spodestare la monarchia orleanista, si presentò alle prime elezioni presidenziali del 1848, svoltesi a seguito dei moti rivoluzionari che scacciarono Re Luigi Filippo d'Orleans.
Come rappresentante del partito bonapartista, riuscì a stravincere con il 74% dei voti, sconfiggendo il moderato Cavaignac e i vari candidati socialisti, socialdemocratici, liberali e monarchici.
Purtuttavia, con gli anni, per quanto Luigi Napoleone abbia introdotto numerose riforme e risollevato l'economia francese, non sempre fu all'altezza dell'illustre zio e finirà spesso per tradire gli ideali rivoluzionari, socialisti e carbonari di gioventù e, probabilmente, anche questo lo porterà a un triste declino, dopo la sconfitta della Francia contro la Prussia, nel 1871.
Ad ogni modo è ricordato ancora oggi in Francia e a lui è dedicata una rivista storica trimestrale, “Napoleon III” edita da Editions Soteca e un'associazione culturale, “Les Amis de Napoleon III”, che si occupa di studi storici relativi al Secondo Impero, con sede a Parigi.
Luca Bagatin