Sonia Gandhi, l'ultima eroina dell'India
Quando la legge travalica il buonsenso; quando la legge mina i diritti civili e le libertà individuali; quando una legge è sciocca e astrusa, è giusto rigettarla.
In questo senso, quanto accaduto nell'India di oggi che ha tradito i principi del suo stesso fondatore - il Mahatma Gandhi - inseguendo astrusi pregiudizi e preconcetti, va denunciato e rifiutato.
La Corte Suprema ha rentrodotto la criminalizzazione dell'omosessualità.
Un omosessuale, oggi, quindi, in India, è ritenuto un criminale.
E' così peraltro in molti Paesi, purtuttavia molto meno democratici dell'India (pensiamo alla Russia di quel gran figlio di Putin).
L'India ce la ricordiamo come la patria della nonviolenza gandhiana, dei beatnik e degli hippie.
Da qualche tempo essa sembra diventata la patria dei nuovi gulag (dalla questione Marò in poi).
Plaudiamo all'eroina Sonia Gandhi, presidente del Partito del Congresso Indiano, erede della tradizione democratica e civile della sua famiglia, per aver da subito criticato la sentenza della Suprema Corte.
Desideriamo pertanto dedicare a tutti gli indiani liberi, a tutti gli omosessuali, a tutti i libertari, a tutte le menti aperte della Comunità Internazionale (purtroppo da sempre latitante quando non c'è di mezzo il vil danaro) la canzone del compianto Peter Boom, da lui scritta e cantata nel 1972, "FUORI!".
Un inno alla ribellione omosessuale che "Amore e Libertà", movimento-nonmovimento per la promozione anche delle libertà civili e sessuali, desidera qui diffondere:
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