Li chiamano social, ma, in
realtà, hanno davvero una funzione sociale ?
Sono divertenti certo, ma, invero, non
aiutano alla socializzazione.
Incoraggiano semplicemente l'ego, il
litigio facile, la presunzione insita in ciascuno di noi.
Incoraggiano pseudo-leader politici e
pseudo-capi di Stato e di Governo nei loro deliri social.
Incoraggiano la superficialità,
racchiusa in tweet di massimo 130 caratteri.
Impossibile esprimere pensieri
profondi. Impossibile pensare che, quanto scriviamo, sia davvero
interiorizzato da chi ci legge. Per quanto ci clikki con un mi
piace.
L'ideologia del mi piace,
invero, nasconde pochezza di pensiero. Omologazione. Scarsa
propensione al dialogo in quanto non si possiedono più di 120-130
vocaboli. Il linguaggio, questo sconosciuto.
Belle foto, spesso nelle pose più
assurde e, all'apparenza, provocanti. Però, nei social, sono
bandite le foto di nudo...anche se artistico !
Assurdo. L'arte paragonata a
pornografia. L'arte paragonata a voyeurismo. Il voyeurismo, forse,
delle menti degli ideatori dei social che, nei fatti, sono
degli (a)social. Dei luoghi-nonluoghi che esistono solo per
veicolare pubblicità più o meno palesi, più o meno occulte, in
banner che compaiono nel web ormai in e da ogni dove.
E' questo il Grande Fratello webbizzato
post-marcuzzizzato. Il controllo dei gusti e delle tendenze degli
utenti dei social, controllati dai professionisti della pubblicità e
del marketing economico e finanche politico.
Nessuno sbocco creativo. Nessuno sbocco
affettivo. Solo un freddo schermo del computer e, là fuori, i
signori dell'economia e della politica spicciola. Più diversi
voyeur, alla ricerca di sesso facile. Spesso, purtroppo, a pagamento.
Luca Bagatin
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