Oggi nessuno più ci pensa. Tutti presi
dagli smartphone o come cappero si chiamano.
Tutti presi a parlare di crisi, meglio
se se ne parla nei cosiddetti “social”, che di sociale non hanno
proprio nulla.
Di sociale, in effetti, su un piano
pragmatico e serio parlavano quelli della Prima Internazionale dei
Lavoratori, fondata nel 1864 e che vedeva uniti socialisti, anarchici
e repubblicani.
Ovvero vedeva uniti i seguaci di Karl
Marx, di Michail Bakunin e di Giuseppe Mazzini.
Tre correnti diversissime fra loro ma
unite dall'ideale di emancipazione sociale.
Nella fattispecie le due correnti
maggiormente contrapposte erano quelle dei mazziniani e dei marxisti,
specie in Italia.
Giuseppe Mazzini guardava alla
democrazia, alla repubblica, all'unione fra capitale e lavoro.
Karl Marx e Friedrich Engels, invece,
guardavano al socialismo scientifico (non già umanitario), alla
socializzazione dei mezzi di produzione, alla lotta di classe.
Mazzini scrisse, non a caso -
contrapponendosi al “Manifesto del Partito Comunista” del 1848 -
i “Discorsi sulla democrazia in Europa”. Egli non credeva alla
“società dei castori” - come amava ricordare - propugnata dai
marxisti. Egli guardava alla democrazia, all'umanità.
Mazzini, molto più di Marx, guardava
ad un sentimento come l'Amore. Un Amore quasi religioso, anche verso
Dio, oltre che verso il Popolo.
Marx, diversamente, era un filosofo, un
economista, un materialista e, per quanto corrette potessero essere
le sue analisi, ciò che mancava a Marx era una visione sentimentale
e spirituale, oltre che umanista della Storia, in luogo di una
visione meramente scientifica ed economicistica.
Non si può governare senza amore,
anche se la maggioranza dei governi si fonda sulla mancanza d'amore.
Mazzini lo sapeva, Marx lo ignorava.
Garibaldi lo sapeva, Engels lo
ignorava.
Mazzini e Garibaldi erano due teosofi.
Conoscevano Madame Blavatsky e la stimavano. Addirittura la
arruolarono nelle loro fila.
Giuseppe Garibaldi, addirittura, prima
di definirsi repubblicano, era socialista sansimoniano, ovvero aveva
una visione cristiana di quel tipo di socialismo – diffuso da Henri
de Saint-Simon - che mirava alla diffusione dell'amore per il
prossimo.
Non è un caso che, la prima
rivoluzione nonviolenta e dell'amore sia stata attuata da Gandhi in
India, nel Novecento, il quale si ispirò a Mazzini ed ai suoi
“Doveri dell'uomo”.
Marx, diversamente, di strada ne aveva
da percorrere per comprendere che la rivoluzione andava fatta prima
di tutto all'interno dell'animo umano. E la vera rivoluzione è prima
di tutto evoluzione dell'anima, non già lotta fra classi, conflitto,
ma unità nella diversità.
Mazzini, nel 1853, fondò ad ogni modo
il Partito d'Azione. Un partito di attivisti, non già un partito di
potere. La medesima cosa faranno Marx ed Engels, teorici del Partito
Comunista che, alla fine dell'Ottocento, ispirerà i primi partiti
socialdemocratici d'Europa (non ancora comunisti, si badi bene !).
Mazzini ispirerà il Partito
Repubblicano del 1895 e, successivamente, durante il fascismo, le
brigate partigiane antifasciste Giustizia e Libertà ed il successivo
Partito d'Azione che ben presto si dividerà in sostenitori del
Partito Radicale di Mario Pannunzio e del Partito Repubblicano
Italiano di Ugo La Malfa. Giuseppe Garibaldi, invece, ispirerà prima
il Partito Socialista Italiano dal 1948 (compresa la breve parentesi
frontista) sino alla morte di Bettino Craxi, oltre che ispirerà il
piccolo Partito dell'Amore di Moana Pozzi, fondato nel 1991 con
intenti tutt'altro che goliardici e gaudenti e tutt'ora presente nel
panorama politico – per quanto non si presenti più alle elezioni
politiche – e oggi guidato da Mauro Biuzzi.
Purtuttavia Mazzini (e men che meno
Garibaldi) mai aveva in mente di fondare un mero partito per la
gestione del potere !
Egli parlava agli operai d'amore e di
spiritualità. Di Repubblica, ma non della Repubblica dei Partiti,
bensì della Repubblica del Cuore. La stessa cosa faceva Giuseppe
Garibaldi, assieme alla moglie Anita, la prima eroina della Storia
moderna a morire – in terra a lei straniera - a soli 28 anni, per
la Repubblica Romana. La stessa cosa peraltro aveva fatto Simon
Bolivar in Venezuela, nei primi anni dell'Ottocento.
Ecco il grande sogno repubblicano e
socialista umanitario e libertario, non marxista.
Ecco il grande sogno che anima anche
noi di “Amore e Libertà” (www.amoreeliberta.altervista.org) e che propugnamo la Civiltà dell'Amore
in luogo della sociatà del piacere, dei media, del danaro e del
potere.
Il limite di coloro i quali, nel corso
della Storia, non hanno saputo cogliere il messaggio di Mazzini e
Garibaldi ed hanno preferito rivolgersi a Marx, è evidente. Anteporre
l'economia al sentimento finisce per
rendere la società schiava di una lotta fra classi infinita.
Anteporre l'economia al sentimento ed
all'umanità significa ancora seguitare a dare credito al sistema
monetario internazionale, al sistema politico dei governi e dei
parlamenti, al sistema delle tasse e delle imposte che ingrassa
solamente il sistema politico (senza garantire alcun effettivo
servizio), al sistema della pubblicità e di un mercato delle vacche
che ha reso gli individui merci di scambio, invece che persone
affratellate, che potrebbero vivere felici del loro lavoro,
cooperando, barattando beni e servizi, approfondendo lo studio delle
scienze umane, alla ricerca di nuove tecnologie non già da
commerciare, bensì da condividere, senza costi per nessuno.
Giuseppe Mazzini, a differenza di Marx,
parlò per primo, nell'ambito della Prima Internazionale dei
Lavoratori, di interlcassismo. Ma l'interclassismo è niente senza la
cooperazione e alla base di questa o vi è libertà ed emancipazione
ed amore fraterno che unisce gli individui oppure non vi è nulla.
Vi è barbarie. Vi è prevaricazione.
Vi è potere, danaro, mercificazione.
Questo il messaggio del nostro
movimento (anti)politico “Amore e Libertà”, che non è un partito
politico nel
senso classico, bensì è un partito nel senso ottocentesco del
termine. E' una tendenza politica o, meglio (anti)politica, come lo era
il Partito d'Azione di
Mazzini, che si contrapponeva alla realpolitik delle
monarchie-oligarchie europee. Non vuole gestire il potere, ma far capire
agli individui
che è possibile vivere senza di esso. Che è possibile, forse,
vivere anche senza danaro, senza rapporti mercificatori, se si
permette ai rapporti umani – ovvero all'Amore - di trionfare.
Ciò può sembrare un discorso
utopistico ma non lo è. Non diciamo nulla di nuovo, visto che ciò
che diciamo lo dicevano Mazzini, Garibaldi, D'Annunzio dell'impresa
di Fiume, Gandhi e prima di loro lo diceva Cristo, Buddha e tutti i
Grandi Iniziati del passato.
La chiave dell'alternativa repubblicana
e socialista libertaria è l'Amore, non il potere o, meglio, la
gestione dello stesso. E' l'autogestione, la condivisione.
Chissà se ci arriveremo mai. La strada
è lunga, ma io credo che questa crisi, che prima di tutto è
umana-umanitaria, ci sta già costringendo a fare i conti con il
nostro presente e quindi con il nostro passato.
Luca Bagatin
www.lucabagatin.ilcannocchiale.it
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