In un articolo di luglio focalizzammo l'attenzione sulla questione latinoamericana, contrapponendola a quella europea. Scrivemmo, in particolare: “Vogliamo porre l'attenzione sull'America Latina, che necessita di una nuova liberazione sull'onda non già dei vari dittatori sanguinari che ha conosciuto e che talvolta - se non spesso - sono stati finanziati dalla CIA, bensì sulla base dell'esempio e dell'insegnamento di San Martin, di Bolivar, di Garibaldi”. E, a proposito dell'Europa scrivevamo: E” vogliamo porre l'attenzione sulla nostra Europa che non è l'Europa dei Popoli e delle Repubbliche sorelle che sognavano Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini; non è l'Europa degli Stati Uniti d'Europa che sognavano Ernesto Rossi, Eugenio Colorni ed Altiero Spinelli. E' l'Europa della Merkel e di Van Rompuy. E' l'Europa degli Schulz e dei Matteo Renzi. E' un'Europa senz'anima e senza fratellanza, che se ne frega dei suoi stessi cittadini i quali sono considerati solo merci di scambio, meri individui utili solo a pagare le imposte ed a reggere un sistema bancario senza via d'uscita, visto che alimentato dal sistema del signoraggio, ovvero dello stampare moneta a più non posso – senza alcun collegamento con l'economia reale, ovvero senza tenere conto dei beni e servizi effettivamente prodotti - e del conseguente debito pubblico impagabile”.
In
questo senso, volendo parlare dell'epopea di Bolivar e Garibaldi, ci
rendiamo conto che questi eroi erano eroi (anti)politici. Non
dimentichiamo mai che Giuseppe Garibaldi, prima di abbandonare per
sempre il suo seggio al Parlamento italiano, per tornarsene nella sua
Caprera a fare il contadino, schifato dalla politica
post-risorgimentale dell'epoca, dichiarò: “Quando
i posteri esamineranno gli atti del Governo e del Parlamento italiano
durante il Risorgimento vi troveranno cose da cloaca”. Così
come (anti)politici – ma ingiustamente definiti in senso
spregiativo “populisti” - furono il Generale Juan Domingo Peron
ed il Comandante Hugo Chavez.
Figure del nostro recente passato, Peron e
Chavez offrirono tanto al popolo argentino quanto al popolo
venezuelano, una prospettiva “terzista”, alternativa rispetto al
Potere statunitense e sovietico, alternativa alla destra ed alla
sinistra, attraverso una chiave terzomondista ed umanitaria. Peron e
Chavez, in sostanza, stavano, almeno idealmente, dalla parte dei
poveri e dei diseredati sfruttati dalla corruzione e dalla
politica-partitica e pseudo-democratica che, allontanatasi dall'Agorà
greca, ha costituito una nuova oligarchia.
L'oligarchia
dei Roosvelt che fecero uscire gli USA dal sistema aureo, ovvero
vietarono la conversione del dollaro in oro, costringendoci
all'attuale signoraggio bancario (consideriamo
che il valore nominale di ogni singola moneta o cartamoneta non
corrisponde affatto alle riserve auree possedute da ciascuno Stato e
ciò a tutto vantaggio delle Banche Centrali e dei Governi);
l'oligarchia dei Truman e dei Kennedy, noti guerrafondai ed
imperialisti, colonizzatori di Stati indipendenti; l'oligarchia dei
Clinton e dei Bush, altrettanto guerradondai, come i loro precessori,
che contraddissero l'esempio libertario e umanitario dei Padri
Fondatori degli USA quali George Washington e Thomas Jefferson, i
quali affermavano che la nazione americana avrebbe dovuto basarsi sul
non interventismo, secondo il motto di Jefferson: “Pace,
commercio e amicizia tra tutte le nazioni, nessun vincolo
d'alleanze”.
In
questo senso, il XX ed il XXIesimo secolo hanno visto il consolidarsi
negli USA - che di fatto condizionano l'economia e la politica
europea e mondiale - di un'alleanza fra liberal e neocon. Fra Partito
Democratico in salsa roosveltian-fascio-kennedyana e destra
neofascista in salsa famiglia Bush. Un'alleanza anti-libertaria
smascherata solamente da personalità quali Barry Goldwater e Ron
Paul e dagli antimperialisti quali Peron prima e Chavez, Lula,
Morales e Kirchner negli ultimi anni. Per non parlare del Vate
italiano Gabriele d'Annunzio nei primi anni del '900, il quale non
solo non lesinò critiche alla casta politica (“Veramente
sembra che l'Italia non possa assistere allo spettacolo che dà la
casta politica se non con le narici turate, come quei cavalieri dei
suoi vecchi affreschi fermi davanti ai cadaveri verminosi nelle bare
senca coperchio”),
ma lanciò invettive anche contro l'economia come mera fonte di
accumulazione della ricchezza: “Dovunque
la lotta mercantile, la lotta per la ricchezza, porta il pericolo
delle più terribili conflagrazioni marziali”.
Il libertarismo e l'(anti)politica, dunque,
smascherano la realpolitik e la costringono ad un confronto
mediatico, per quanto i media tendano ad oscurare ed a mascherare
l'(anti)politica, il libertarismo classico, il socialismo libertario,
le posizioni terziste, oltre la destra e la sinistra, le posizioni
che, di volta in volta, saranno bollate come “populiste”,
“fasciste”, “comuniste”, “golpiste” o “reazionarie”.
Juan Peron era un Giustizialista. Hugo Chavez
un Bolivariano.
Il limite dei due fu, semmai, un certo
attaccamento al potere. Perché il potere è seduttivo e finisce per
fagocitare gli uomini di contro-potere. Quando si scende nell'arena
politica, nella competizione elettorale, si finisce spesso per
perdere per strada gran parte delle buone intenzioni originarie.
Purtuttavia, ciò che ci interessa qui
analizzare, sono le prospettive. Le prospettive di un Chavez che, nel
1992, si ribella alla corruzione che dilaga nel suo Paese, il
Venezuela. Alla corruzione dei partiti e della politica e progetta un
golpe, non già autoritario, bensì basato su prospettive
bolivariane. La figura e gli ideai di Simon Bolivar – il Garibaldi
latinoamericano – sono il cardine del progetto anti-autoritario di
Chavez e del Movimento Bolivariano Rivoluzionario. Un golpe che
fallirà, ma che consacrerà Chavez quale nuovo eroe (anti)politico e
libertario dell'America Latina.
Allorquanto Hugo Chavez lancia, fra il 1994 ed
il 1995, la sua campagna astensionista contro la corruzione della
classe politica venezuelana, compie un atto eminentemente politico e
di rottura con il sistema. Ma sarà nel 1998 che Chavez, con il
Movimento Quinta Republica, diventerà Presidente del Venezuela con
il 56% dei voti.
E ciò gli permetterà di redigere una nuova
Costituzione, sempre secondo gli insegnamenti di Bolivar, ponendo
attenzione ai diritti umani e via via introducendo norme per la lotta
alla povertà ed all'analfabetismo, uscendo poi dal Fondo Monetario
Internazionale e dalla Banca Mondiale, promuovendo leggi sulle unioni
civili e contro l'omofobia, ottendendo spesso risultati soddisfacenti
al punto che, anche dopo la sua morte - avvenuta lo scorso anno - il
Partito Socialista Unito del Venezuela, guidato oggi dal Presidente
Nicolas Maduro - evoluzione del Movimento Quinta Republica – ha
nuovamente la maggioranza dei seggi, pur con risultati non sempre
soddisfacenti.
Il potere, ad ogni modo, è un brutto cancro e
Maduro dovrebbe ricordarselo, così come tutti noi dovremmo sempre
aver presente l'esempio di Bolivar, Garibaldi e del D'Annunzio
dell'impresa di Fiume. Eroi con risultati alterni, grandi
condottieri, ma animati unicamente dalla ricerca dell'amore per la
libertà e della libertà come visione d'amore per l'umanità.
In questo senso l'(anti)politica fondata
sull'emancipazione dei popoli ha vinto sulla politica, sulla
realpolitik fondata sull'economia, sul mercimonio, sul potere dei
governi e delle banche centrali, ovvero su un debito pubblico che,
ogni economista serio sa bene, è impagabile ed è fonte unicamente
di sfruttamento dell'individuo.
Il lungo ragionamento che abbiamo fatto
potrebbe riassumersi in un'unica frase che, forse, potrebbe essere un
piccolo incentivo all'uscita dalla crisi (che prima di tutto è
umama, di valori, di mancanza d'amore fra gli individui): i popoli,
anziché continuare ad eleggere e/o a seguire pedissequamente i
propri rappresentanti, dovrebbero raggiungere un livello di
evoluzione umana tale da imparare ad autogestirsi e ad
auto-governarsi.
Questa è l'essenza dell'insegnamento dei
nostri Padri storici e degli Eroi di un passato che è lì, pronto
per essere riscoperto.
Luca Bagatin
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