Ha trionfato per la terza volta alle
elezioni presidenziali lo scorso 13 ottobre, ottenendo il 60% dei
consensi. La crescita economica – da quando governa il suo Paese,
ovvero dal 2006 – è arrivata al 5% annuo; i prezzi delle materie
prime del suo Paese hanno aumentato di nove volte i proventi delle
esportazioni nazionali; il suo Paese ha un surplus fiscale ed ha
accumulato 15,5 miliardi di dollari in riserve internazionali; è
riuscito a far uscire mezzo milione di persone dalla povertà; ha
garantito sussidi per bambini e anziani ed il suo Paese è stato
dichiarato dall'Unesco libero dall'analfabetismo.
Chi sarà il
leader politico che è riuscito ad ottenere, in così pochi anni,
risultati così straordinari ? Stiamo parlando di Evo Morales,
Presidente della Bolivia e leader del Movimento per il Socialismo
(MAS) che, con il suo programma di nazionalizzazioni nel settore
degli idrocarburi, l'aumento del controllo statale nel settore delle
risorse naturali ed una loro razionalizzazione finalizzata a rendere
i massimi benefici per la società boliviana, l'approvazione di una
nuova Costituzione che oggi garantisce maggiori autonomie locali e
maggiore rappresentanza a tutte le etnie boliviane, oltre che un
programma di austerità statale e di indipendenza dall'estero, è
riuscito – in pochi anni – a trasformare completamente il volto
di questo fiero Stato sudamericano.
Evo Morales è ed è stato, peraltro,
il primo Presidente indigeno - di etnia aymara - a guidare il suo
Paese, oltre ad aver designato un Gabinetto con il 50% di presenza
femminile ed aver stabilito che, i principi guida della sua azione
politica, si sarebbero poggiati sulle antiche regole insegnate dagli
Inca: “ama sua” (non rubare), “ama llula” (non mentire), “ama
quella” (non essere pigro).
Pigro certamente Evo Morales non è,
visto che la sua attività inizia alle cinque del mattino e termina
la notte molto tardi, al punto dal non avere una vera vita privata,
ed avendo costretto i suoi più stretti collaboratori a mutare stile
di vita, spesso peraltro invitandoli a giocare ad appassionanti
partite di calcio, sport che il Presidente ama molto.
Un ottimo profilo biografico del
Presidente Morales è tracciato dal giovane giornalista argentino
Martin Sivak, classe 1975, nel suo “Evo Morales – ritratto intimo
di un presidente”, edito in Italia dalle edizioni Alegre.
Martin Sivak ha infatti avuto la
possibilità di seguire, passo passo, ogni attività di Evo Morales,
diventandone anche molto amico ed il suo saggio – che ci ha aiutato
molto nella redazione di questo articolo, ovvero nella ricostruzione
della vita del Presidente Morales - è, pertanto, un resoconto
completo e talvolta molto dettagliato dell'attività di questo
inaspettato ed umano leader boliviano.
Nato in una famiglia povera di
agricoltori dell'Altopiano boliviano, ex pastore di lama, contadino e
coltivatore di coca egli stesso, Morales – i cui studi si fermano
alle scuole superiori – divenne prima leader sindacale e
successivamente, negli Anni '90, attivista politico anche in
opposizione alla politica dell'Amministrazione USA guidata allora da
Bush padre, che voleva lo sradicamento totale delle coltivazioni di
coca, principale fonte di guadagno dei contadini boliviani e
coltivata da millenni dai popoli andini, oltre che utilizzata anche
per produrre farmaci ed infusi.
Fu così che Morales iniziò a
simpatizzare per la politica antimperialista di Fidel Castro, che
ebbe modo di conoscere in uno dei suoi viaggi a Cuba e che, nel 2003,
gli consigliò caldamente di evitare l'utilizzo della forza o della
lotta armata per raggiungere il potere dicendogli, testualmente, come
riportato nel saggio di Sivak: “Non fate quello che abbiamo
fatto noi: fate una rivoluzione democratica. Siamo in altri tempi e i
popoli vogliono trasformazioni profonde senza guerre”. Fidel,
peraltro, gli consigliò anche di ricercare intese con i
Presidenti di Argentina, Venezuela e Brasile, tutti eredi della
tradizione del Libertador Simon Bolivar, di Juan Domingo Peron e di
una trasformazione in senso socialista democratico dell'America
Latina.
Fu così che, nel 1997, Evo Morales fu
eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nelle fila del
Movimento per il Socialismo (MAS), fondato nel 1987 da una frangia
sinistra della Falange Socialista Boliviana, ovvero un movimento che
fondeva in sé il socialismo classico, il nazionalismo ed il
katarismo, ovvero una corrente che si ispirava alle gesta del leader
indigeno Tupac Katari, ribellatosi ai colonizzatori nel 1781.
Da allora la sua carriera sarà in
ascesa: unico leader ad opporsi all'oligarchia dei partiti
tradizionali, servili nei confronti delle politiche degli USA e delle
multinazionali straniere, oltre che moralmente corrotti, Morales
diverrà anche leader del movimento per l'emancipazione degli
indigeni e, coadiuvato dal professore in sociologia Alvaro Garcia
Linera - che diverrà suo vice alla Presidenza – riuscirà a
vincere le elezioni del dicembre 2005 con quasi il 54% dei consensi
e, dunque, a diventare Presidente per la prima volta, carica
successivamente riconfermata nel 2009 con il 61% dei consensi ed
infine confermata una terza volta il 13 ottobre scorso, come abbiamo
già scritto all'inizio del nostro articolo.
Gli ottimi risultati
dell'Amministrazione Morales sono, del resto, sotto gli occhi di
tutti e i più possono anche essere stupiti del fatto che un ex
pastore, contadino e sindacalista non laureato, sia riuscito ad
ottenere ciò che molti altri cosiddetti “leader mondiali” -
plurilaureati e/o pluridecorati – non sono mai riusciti nemmeno
lontanamente a sognare. Forse la differenza sta proprio nell'impegno
e nella dedizione di leader sudamericani ed autoctoni come Morales,
ovvero nell'amore per una patria e per un popolo che ha subìto
secoli di violenze, depredazoni, saccheggi e razzìe: prima da parte
dei colonizzatori, poi da parte dei vari dittatori militari sostenuti
dagli USA e dei politicanti corrotti ed infine da parte delle
multinazionali straniere.
Una patria ed un popolo fiero, quello
della Bolivia, ormai proiettato verso un presente ed un futuro di
emancipazione sociale ed individuale.
Luca Bagatin
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