Un pensatoio che
nasceva in antitesi al sistema dei partiti, al potere politico, alla
globalizzazione che ingloba, che, ispirato ad Anita Garibaldi, ma
anche a suo marito Giuseppe ed a Mazzini, proponesse un elenco di
punti concreti: dall'autogestione delle imprese sino alla
legalizzazione della cannabis; dal riconoscimento del matrimonio
omosessuale sino alla legalizzazione del suicidio e dell'eutanasia;
dall'abolizione degli enti pubblici inutili sino ad un sistema
elettorale ricalcato sull'esempio dell'Agorà greca.
Nel corso di
quest'anno e mezzo, il mio attivismo nell'ambito di “Amore e
Libertà”, mi ha portato a studiare e ad approfondire diverse
figure storico-politiche che, eredi di Garibaldi e di Mazzini, ma
anche di Simon Bolivar, si sono ispirate, nella loro azione politica
ed istituzionale, ai principi di amore e libertà. Ovvero ad una
visione umanitaria e sentimentale dell'esistenza.
Ho osservato che,
pressoché tutte queste figure, provenivano da quell'America Latina
vilipesa e sfruttata dagli opposti imperialismi: sovietico (sino alla
caduta del Muro di Berlino) e statunitense.
Fra costoro Juan
Domingo Peron e sua moglie Evita, Hugo Chavez, Evo Morales (rieletto
di recente a Presidente della Bolivia), Nestor Kirchner e...José
Mujica, detto affettuosamente “Pepe”.
Quest'ultimo,
attuale Presidente dell'Uruguay (terra che peraltro ospitò i coniugi
Garibaldi per ben sette anni ove, peraltro, si sposarono nel 1842)
dal 2009 ha, assieme alla moglie Lucia Topolansky, deciso di
continuare a vivere in povertà, come agricoltore, in una modesta
casa di campagna.
La cosa che più
mi ha colpito di Mujica, assieme alla sua coerente scelta di vita,
sono anche i risultati ottenuti dal suo governo ed il fatto che il
programma portato avanti dalla sua compagine governativa – il
Fronte Ampio – è esattamente il programma del movimento che ho
fondato nel 2013, ovvero “Amore e Libertà”. E lui, "Pepe"
Mujica, è anche riuscito ad attuarlo concretamente.
Penso al progetto
di autogestione delle imprese da parte dei lavoratori; alla
legalizzazione della marjiuana; agli investimenti nella scuola e
nell'educazione, triplicati in pochi anni; alla legalizzazione del
matrimonio omosessuale e l'adozione di bambini da parte di coppie
gay. Tutte riforme che, dal 2005 ad oggi, sono state attuate e non
sono affatto state imposte ai cittadini, bensì sono nate - come ama
ricordare lo stesso Mujica - anche e proprio su ispirazione dei suoi
stessi concittadini.
La grandezza del
Presidente Mujica, infatti, è anche questa: dare al Parlamento ed ai
cittadini la più ampia centralità possibile della vita politica del
Paese, al punto che il suo governo non ha mai attuato nulla per
decreto.
I risultati, del
resto, si sono visti e sono anche stati ottimi: in Uruguay l'indice
di disoccupazione è sceso al 6%; i salari sono in aumento; il PIL è
cresciuto del 6% in dieci anni ed il tasso di povertà è diminuito
dal 39% al 6%.
Ma chi è José
Alberto “Pepe” Mujica Cordano ? Questo Presidente che incarna
così bene gli ideali tipici di una possibile Civiltà dell'Amore,
ove al governo vi sono solo persone di cuore, lontane anni luce dalla
gestione del Potere ? Quale la sua vicenda umana e politica ?
José Mujica
Cordano nasce a Montevideo nel 1935, da padre di origine basca e da
madre di origine genovese e, giovanissimo, fu influenzato dalla idee
peroniste dello zio materno, Angel Cordano. Terminato il liceo, il
govane Pepe, inizierà a frequentare gruppi studenteschi di
orientamento anarchico e, negli anni, approfondirà il pensiero di
Proudhon, Bakunin, Kropotkin e Marx, oltre che si interesserà alla
letteratura ed alla biologia, dimostrando anche particolare interesse
per la professione agricola dei genitori.
Nella seconda
parte degli Anni '50, Mujica, si avvicinerà e collaborerà a lungo
con Enrique Erro, un deputato del Partito Nazionale - Ministro
dell'Industria nel 1959 - il quale si era presentato come candidato a
tutela della classe lavoratrice e meno abbiente.
Alle elezioni del
1962, Erro, sostenuto sempre dal giovane Mujica, si presentò nella
coalizione formata da Unione Popolare e Partito Socialista, ma
ottenne solo il 2,3% dei consensi.
Fu così che, ben
presto, Pepe Mujica si rese sempre più conto che l'Uruguay - uscito
da quelle ultime elezioni - si stava progressivamente avviando verso
una deriva autoritaria.
Fu così dunque
che, poco tempo dopo, Mujica aderirà al Movimento di Liberazione
Nazionale (MLN) Tupamaros, fondato da Raul Sendic, già militante del
Partito Socialista, il quale ispirò il suo movimento a Tupac Amaru,
ovvero all'ultimo sovrano dell'Impero inca, eroe dei popoli andini in
lotta contro gli spagnoli.
Il MLN Tupamaros,
in sostanza, attraverso l'attività di guerriglia e di assalto ad
istituti bancari, mirava a combattere la deriva autoritaria e
dittatoriale dei regimi neo-militaristi dell'Uruguay e a
ridistribuire la terra ai contadini ed ai meno abbienti.
La violenze
commesse dai guerriglieri Tupamaros, va detto, non furono mai
gratuite, ma sempre dettate dalla necessità politica di liberare il
Paese dall'autoritarismo al pari di quanto fecero, in quegli anni, i
Montoneros peronisti, per liberare l'Argentina dalla dittatura
militare.
Fra i Tupamaros,
dunque, anche il nostro Mujica e Lucia Topolansky, che
successivamente diverrà sua moglie, i quali purtuttavia ribadiranno
sempre la loro contrarietà ad una deriva militarista del Movimento.
Nel 1972, Pepe
Mujica, fu catturato dai militari e spedito in carcere, ove rimarrà
sino al 1985, subendo umiliazioni e torture, sino allo stremo delle
forze fisiche e psicologiche, assieme ad altri compagni del suo
Movimento.
Nel 1985, con la
fine della dittatura, Mujica ed i suoi compagni furono amnistiati e,
pur ritornato alla sua attività di agricoltore e di fioraio, non
smise mai di fare politica.
Assieme ad altri
suoi compagni Tupamaros, infatti, creò il Movimento di
Partecipazione Popolare che, alle elezioni del 1994, si presentò
all'interno del Fronte Ampio, ovvero una coalizione eterogenea di
forze di sinistra e di centro, di ispirazione socialista, cristiana e
libertaria e fu eletto quale primo tupamaros in Parlamento ed il suo
stile semplice e sobrio - con jeans e senza cravatta - lo
caratterizzeranno subito quale politico “diverso” rispetto agli
altri.
Saranno proprio
la sobrietà e la ricerca della felicità per tutti, fatta anche
della ricerca del tempo libero, in luogo di una vita di lavoro e di
sfruttamento del lavoro attraverso la ricerca di una ricchezza
effimera, i punti cardine degli ideali di Pepe Mujica. Ideali agli
antipodi rispetto alla realpolitik
ed alla politica tradizionale – che inizierà ad attuare già come
Ministro dell'Agricoltura nel 2005, facendo abbassare il costo della
carne per i meno abbienti - e saranno proprio tali ideali, assieme al
suo linguaggio diretto, a renderlo popolarissimo, anche all'estero.
Oltre che, come abbiamo già scritto, la sua scelta di vivere
semplicemente, continuando a coltivare la terra - anche oggi che
ricopre la carica di Presidente dell'Uruguay - assieme a sua moglie
ed a Manuela, la sua cagnetta zoppa, permettendo ai senzatetto di
utilizzare i palazzi presidenziali.
Interessante
anche la sua concezione libertaria della rappresentanza popolare alle
elezioni, molto vicina all'idea dell'Agorà greca. In un'intervista,
infatti, egli affermò: “La gente
prende molto sul serio il tema della rappresentanza e finisce per
credere di rappresentare qualcuno. Per me è un'idea assurda, anche
se la Costituzione dice varie cose, e in questo credo di continuare
ad essere un libertario. Nessuno rappresenta gli altri”.
Nell'ottobre
2009, José Mujica è dunque candidato del Fronte Ampio alle elezioni
nazionali e ne esce vincitore con il 52% dei consensi. Dei risultati
soddisfacenti del suo governo abbiamo già parlato. Rimane solo da
aggiungere la sua critica al consumismo ed al capitalismo, oltre che
all'austerità. Lo fa in più occasioni, anche di fronte a Capi di
Stato e di Governo distratti, in video che, purtuttavia, faranno il
giro del mondo attraverso il web.
A proposito
dell'austerità praticata anche dalla nostra Europa, Pepe Mujica
afferma:
“La
sobrietà è concetto ben diverso da austerità, termine che avete
prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza
lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché
quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo
della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita
è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna
conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo
per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi
essere sobrio nei consumi. L'alternativa è farti schiavizzare dal
lavoro per permetterti consumi cospicui che però ti tolgono il tempo
per vivere... Lo spreco è invece funzionale all'accumulazione
capitalista che implica che si compri di continuo, magari
indebitandosi sino alla morte”.
Concetti
semplici, ma gli unici davvero in grado di farci riflettere
relativamente alla crisi mondiale che ci sta attanagliando e dalla
quale possiamo uscire solo attraverso persone animate da due soli
valori: l'Amore e la Libertà. Ovvero la ricerca di quella Civiltà
dell'Amore che, leader come José "Pepe" Mujica, hanno già
attuato, concretamente, nel loro Paese.
Luca Bagatin
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