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sabato 28 febbraio 2015
Né con Salvini né contro Salvini: contro il Potere (della politica, dell'economia, del danaro, dei media). Aforismi d'avanguardia
"Il mercato non può essere libero, perché non vi è alcuna libertà nella legittimazione dello sfruttamento del lavoro e dell'uomo sull'uomo.
Ringraziamo la modella Maria José Peon Marquez per la compartecipazione
giovedì 26 febbraio 2015
Sì all'educazione sessuale nelle scuole ! Contro la frustrazione e la violenza dilagante. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
Già è assurdo che in Italia non vi
sia, a differenza dei restanti Paesi dell'Unione Europea.
Parliamo dell'educazione sessuale nelle
scuole che in Paesi come l'Olanda esiste da quel dì al punto che ai
bambini la si insegna da quando hanno 4 anni, mentre da noi è
pressoché un tabù. Oppure è oggetto di dileggio e
contestazione da parte di associazioni che si proclamano “Pro-Vita”
(ma quale vita ? Quella dei tanti frustrati che già si aggirano
minacciosi per le nostre città ?), che addirittura hanno organizzato
una petizione – con tanto di ridicolo video “promozionale” -
contro l'educazione sessuale nelle scuole e contro il fatto che, a
scuola, si spieghi che l'omosessualità è un orientamento sessuale
del tutto normale.
Oltre ad essere assurdo è addirittura
aberrante il fatto che non si comprenda che è proprio la mancanza di
un'educazione sessuale e, aggiungiamo, sentimentale nelle scuole, la
causa della frustrazione di molti giovani in ambito sentimentale e
sessuale; dei troppi casi di stalking nel nostro Paese; di violenza
domestica; di ipocrisia domestica che porta padri di famiglia ad
andare a prostitute o a transessuali; di violenza verbale e fisica
nei confronti di omosessuali ecc...
E nella posizione delle associazioni
cosiddette “Pro-Vita” non vi è nulla di cristiano, non vi è
nulla di umano, bensì vi è molto, troppo di ideologico e di
contro-natura. Perché la natura ci insegna da sempre ad amare. Così
come ce lo insegnava il Cristo.
E sarà la prima cosa che insegnerò
anche a mio figlio o a mia figlia, così come gli/le insegnerò a rispettare il proprio
prossimo, la propria compagna o il proprio compagno al punto dal
fargli comprendere che l'ipocrisia, la violenza ed il tradimento sono frutto della
repressione, anche sessuale.
Ed è ciò che consiglio a tutte le
famiglie che amano davvero i propri figli; ai padri - come potrei
essere io stesso - che amano la propria moglie al punto che non la
tradirebbero mai; alle coppie etero o omosessuali, felici
semplicemente di amare, pur in uno Stato clericofascista, quello
italiano, che sembra voler impedire anche questo.
Luca Bagatin
martedì 24 febbraio 2015
"Civiltà dell'Amore" VS "società commerciale" by Luca Bagatin
Non accetto
offerte commerciali per principio.
Al massimo
rapporti di collaborazione reciproca, ove prevalga il piacere di
condividere e l'intelligenza reciproca.
Penso che il
commercio sia l'esatto contrario rispetto all'Amore. E quando parlo
di Amore parlo di un ampio progetto di costruzione della "Civiltà
dell'Amore" post-ideologica e post-moderna.
Benchè
favorevole alla legalizzazione, per principio sono anche contrario
alla prostituzione come forma di mercificazione.
Ciascuno è
libero di fare ciò che vuole, ma quando comprendi che le persone non
possono essere considerate (s)vendibili, perché soggetti detentori
di sentimenti che meritano piuttosto di essere esternati, comprendi
che il commercio è una delle pratiche più aberranti ideate
dall'essere umano.
La stessa cosa
vale per i beni prodotti e consumati e quindi frutto del lavoro delle
persone. Meritano rispetto e condivisione, non mercanteggiamento.
Ma quando mai
giungeremo a capire davvero che cos'è il rispetto, in questo mondo ?
Ringrazio la modella Maria José Peon Marquez per la compartecipazione
alla nostra fotocomposizione artistico-aforistica
alla nostra fotocomposizione artistico-aforistica
lunedì 16 febbraio 2015
"La (anti)politica dell'Amore": aforismi e riflessioni by Luca Bagatin (tratti da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
Ancora ci si stupisce della commistione fra
affari privati e politica, fra sistema bancario-imprenditoriale e
politica...mah.
Ovvero ancora non si comprende che la politica
rappresenta la morte civile e che il potere ne è la massima
rappresentazione.
Per questo, da parecchi anni, preferisco parlare
di donne e di belle donne.
Ponendole al centro di un progetto
(anti)politico e (contro)culturale.
Perché è da lì che può
rinascere una società fondata sull'eros, in luogo di una società
fondata sul danaro e sulla mercificazione. Ovvero una società fondata sull'autodistruzione e sulla stupidità.
Ho un forte nonsenso delle Istituzioni !
L'idea dell'amore fatto in un cimitero
m'intriga molto e la trovo tutt'altro che blasfema.
La vita che si
fonde e confonde con la morte è un'immagine molto filosofica.
Un inno ad
entrambe.
"Vivi per chi ti ama , affronta chi ti sfida
e ignora chi non ti merita"
Ovvero: ama poche persone,
perché poche meritano davvero il tuo amore, ignorane molte e le
sfide affrontale sempre di petto, talvolta anche di pancia se
necessario.
lunedì 9 febbraio 2015
Prostituzione: più che "tollerare" sarebbe ora di legalizzare. Oltre che istituire i Parchi dell'Amore. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
Ben vengano gli operatori sanitari e le unità di strada, del
resto sono cose di cui si è sempre occupato anche il Comitato per i
Diritti Civili delle Prostitute, fondato a Pordenone negli Anni '80
da Pia Covre e Carla Corso ed al quale collaborò anche la
femministra Roberta Tatafiore oltre che, pur per un breve periodo,
anche il sottoscritto.
Ben vengano perché coloro le quali o i quali decidono di prostituirsi sono persone, tanto quanto lo sono i loro rispettivi clienti. Detto ciò: abbasso il moralismo e l'ipocrisia e l'etica lasciamola fuori dalle lenzuola, per cortesia ! Pensiamo alle persone, ai loro bisogni ed alla loro salute prima di tutto !
La proposta del Sindaco di Roma Ignazio Marino di "tollerare" la prostituzione in un'area specifica dell'EUR – lontana dalle abitazioni - fa discutere ed ancora non si è ben compreso come sarà attuata. Ciò che si sa è che costerà cinquemila euro mensili, ma non si comprende a che cosa servirà. Forse solo a “controllare” un fenomeno, ma quando la politica ci mette troppo lo zampino (specie sotto le lenzuola !) rischia sempre di fare dei danni. E di farli anche pagare a tutti quanti.
Quando con l'On. Ilona Staller mi candidai come indipendente nelle liste del Partito Liberale alle elezioni comunali di Roma del 2013, fummo gli unici (pur pressoché ignorati anche all'interno del partito che ci “ospitò”) a proporre l'istituzione dei cosiddetti “Parchi dell'Amore”, sull'esempio di molti Paesi europei ed anche di diverse città italiane. Ovvero dei luoghi attrezzati, verdi e gestiti dal Comune nei quali le coppie possono appartarsi, senza essere molestate da nessuno, rischiare aggressioni o altro.
Ecco un modo civile e oltretutto remunerativo per le casse del bilancio comunale, ad esempio, per evitare il manifestarsi di situazioni pericolose e di degrado pubblico e urbano.
Quanto alla prostituzione: si legalizzi, punto e basta ! Basta all'ipocrisia dei molti e dei troppi.
Ma lo si faccia in modo adeguato, senza che sia legalizzato lo sfruttamento della prostituzione. Ovvero si legalizzi la prostituzione nella forma dell'autogestione.
A che cosa serve, infatti, tollerare la prostituzione in una piccola area della città se non a ghettizzare ? E poi, che cosa c'è da tollerare ?
Intollerabile è che vi sia lo sfruttamento della prostituzione da parte della malavita ! Intollerabile è che un Comune multi il cliente, ma non faccia di tutto per contrastare il racket della prostituzione: legalizzando, oltre che permettendo i controlli igienico-sanitari opportuni.
Intollerabile poi - ma qui ci permettiamo una digrassione - è che in una società apparentemente “evoluta” come la nostra ci sia ancora l'esigenza di andare a prostitute (o a prostituti, si intende). Una società fatta da persone che sanno che cosa sia l'amore, che sanno amare anziché passare il loro tempo a chattare su Facebook o su Watshapp o a rincoglionirsi davanti alla televisione, certamente non necessiterebbe di altro se non dell'amore in tutte le sue forme. Perché sarebbe una società sessualmente evoluta.
Una società in cui l'educazione sessuale e sentimentale venisse insegnata nelle scuole, anziché delegata ad altro tipo di “insegnamento”, forse sarebbe ben più sana.
Una società in cui ci fosse, peraltro, l'assitenza sessuale ai disabili (e forse ci stiamo arrivando...speriamo !), ovvero fosse garantito anche al diversamente abile la possibilità di fare del sesso, sarebbe una società ben più evoluta della nostra.
Forse certe questioni, certe problematiche, sono originate proprio da questo: ci sentiamo evoluti, ipertecnologici, multimedializzati, mentre in realtà siamo solo repressi, ipocriti, isolati gli uni dagli altri.
Chissà che tornare a parlare nuovamente di certe tematiche non serva, quantomeno, a riflettere un po' di più su noi stessi e su coloro i quali ci circondano, anziché puntare il dito contro qualcuno, ghettizzarlo, dire “questo non si fa”. La proibizione non ha mai fatto bene a nessuno se non a coloro i quali, con il proibizionismo, hanno creato imperi economici sulle spalle della povera gente.
E, purtroppo, continuano – ogni giorno – a farlo.
Ben vengano perché coloro le quali o i quali decidono di prostituirsi sono persone, tanto quanto lo sono i loro rispettivi clienti. Detto ciò: abbasso il moralismo e l'ipocrisia e l'etica lasciamola fuori dalle lenzuola, per cortesia ! Pensiamo alle persone, ai loro bisogni ed alla loro salute prima di tutto !
La proposta del Sindaco di Roma Ignazio Marino di "tollerare" la prostituzione in un'area specifica dell'EUR – lontana dalle abitazioni - fa discutere ed ancora non si è ben compreso come sarà attuata. Ciò che si sa è che costerà cinquemila euro mensili, ma non si comprende a che cosa servirà. Forse solo a “controllare” un fenomeno, ma quando la politica ci mette troppo lo zampino (specie sotto le lenzuola !) rischia sempre di fare dei danni. E di farli anche pagare a tutti quanti.
Quando con l'On. Ilona Staller mi candidai come indipendente nelle liste del Partito Liberale alle elezioni comunali di Roma del 2013, fummo gli unici (pur pressoché ignorati anche all'interno del partito che ci “ospitò”) a proporre l'istituzione dei cosiddetti “Parchi dell'Amore”, sull'esempio di molti Paesi europei ed anche di diverse città italiane. Ovvero dei luoghi attrezzati, verdi e gestiti dal Comune nei quali le coppie possono appartarsi, senza essere molestate da nessuno, rischiare aggressioni o altro.
Ecco un modo civile e oltretutto remunerativo per le casse del bilancio comunale, ad esempio, per evitare il manifestarsi di situazioni pericolose e di degrado pubblico e urbano.
Quanto alla prostituzione: si legalizzi, punto e basta ! Basta all'ipocrisia dei molti e dei troppi.
Ma lo si faccia in modo adeguato, senza che sia legalizzato lo sfruttamento della prostituzione. Ovvero si legalizzi la prostituzione nella forma dell'autogestione.
A che cosa serve, infatti, tollerare la prostituzione in una piccola area della città se non a ghettizzare ? E poi, che cosa c'è da tollerare ?
Intollerabile è che vi sia lo sfruttamento della prostituzione da parte della malavita ! Intollerabile è che un Comune multi il cliente, ma non faccia di tutto per contrastare il racket della prostituzione: legalizzando, oltre che permettendo i controlli igienico-sanitari opportuni.
Intollerabile poi - ma qui ci permettiamo una digrassione - è che in una società apparentemente “evoluta” come la nostra ci sia ancora l'esigenza di andare a prostitute (o a prostituti, si intende). Una società fatta da persone che sanno che cosa sia l'amore, che sanno amare anziché passare il loro tempo a chattare su Facebook o su Watshapp o a rincoglionirsi davanti alla televisione, certamente non necessiterebbe di altro se non dell'amore in tutte le sue forme. Perché sarebbe una società sessualmente evoluta.
Una società in cui l'educazione sessuale e sentimentale venisse insegnata nelle scuole, anziché delegata ad altro tipo di “insegnamento”, forse sarebbe ben più sana.
Una società in cui ci fosse, peraltro, l'assitenza sessuale ai disabili (e forse ci stiamo arrivando...speriamo !), ovvero fosse garantito anche al diversamente abile la possibilità di fare del sesso, sarebbe una società ben più evoluta della nostra.
Forse certe questioni, certe problematiche, sono originate proprio da questo: ci sentiamo evoluti, ipertecnologici, multimedializzati, mentre in realtà siamo solo repressi, ipocriti, isolati gli uni dagli altri.
Chissà che tornare a parlare nuovamente di certe tematiche non serva, quantomeno, a riflettere un po' di più su noi stessi e su coloro i quali ci circondano, anziché puntare il dito contro qualcuno, ghettizzarlo, dire “questo non si fa”. La proibizione non ha mai fatto bene a nessuno se non a coloro i quali, con il proibizionismo, hanno creato imperi economici sulle spalle della povera gente.
E, purtroppo, continuano – ogni giorno – a farlo.
Luca Bagatin
domenica 8 febbraio 2015
"La felicità al potere": il saggio di José "Pepe" Mujica, Presidente dell'Amore. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
José “Pepe” Mujica. Un fioraio, un
agricoltore, un uomo umile, anzi, un ex Capo di Stato.
Sembra una contraddizione in termini ed
invece non lo è, perché “Pepe” Mujica è ed è stato tutto
questo.
L'ex Presidente dell'Uruguay che ha
stupito e commosso il mondo, sia per la sua scelta di vita umile che
per le sue politiche di governo libertarie e socialiste che hanno
portato il Paese a legalizzare la cannabis, i matrimoni omosessuali,
ridurre la disoccupazione ed il tasso di povertà ed aumentare il PIL
del del 6% in dieci anni, per la prima
volta si racconta in un libro.
Ed il libro che lo vede protagonista è,
sorprendentemente, edito in Italia dalla EIR Edizioni
(www.editorieir.it)
e porta un titolo davvero entusiasmante: “La felicità al potere”.
Eh sì, perché José Mujica è il
Presidente che predica la felicità e lo fa in modo semplice. Per lui
la felicità è assenza di desideri materiali, ovvero è la ricerca
della vera libertà, che implica l'avere molto tempo libero per fare
ciò che ci piace di più. Ovvero non essere legati alla materialità
delle cose, degli oggetti accumulati in anni e anni di duro lavoro,
senza aver assaporato il succo della vita, che Mujica, non a caso,
considera “quasi miracolosa”.
José Mujica sembra un utopista - ma se
lo è - è certamente un visionario, un lucido utopista che ha
elaborato questa sua semplice concezione di vita nei lunghi anni di
prigionia e di tortura, allorquando combatteva la dittatura militare
nel suo Paese come guerrigliero tupamaro, catturato dal regime negli
Anni '70 e liberato solo nel 1985.
E la sua vita avventurosa e
affascinante - della quale diedi ampio resoconto in un articolo pubblicato ad ottobre dello scorso anno - è riportata anche ne “La
felicità al potere”, grazie alla ricostruzione romanzata di
Massimo Sgroi.
La prefazione al saggio è curata dallo
stesso Mujica ed è accattivante e commovente sin dalle prime frasi.
E' un'elogio dell'Italia e delle sue lotte operaie, socialiste,
liberali, garibaldine, anarchiche e delle similitudini fra la nostra
cultura e quella dell'America Latina.
“La felicità al potere”, che
consta di una bellissima intervista fatta all'ex Presidente da
Cristina Guarnieri, raccoglie prevalentemente i discorsi pubblici
dell'ex Presidente Mujica, ovvero raccoglie la sua filosofia politica
e le sue concezioni di vita.
Critica del consumismo, delle politiche
che hanno devastato l'ambiente, critica del materialismo, delle
politiche di marketing, ovvero di tutti quegli aspetti forieri di
sfruttamento dell'uomo e di creazione di quei bisogni/prodotti
indotti che costringono l'individuo a lavorare tutto il giorno per
poterseli permettere, senza però avere più tempo libero da dedicare
alla famiglia, all'amore, agli affetti, agli amici, agli hobby.
Visione di una società aperta nei
confronti di tutti, anche dei vecchi nemici che Mujica non a caso ha
perdonato, attraverso un processo di pacificazione nazionale.
Laicità dello Stato.
Visione di un'economia che veda
prevalere le necessità dei più bisognosi e che non insegua le
statistiche, i numeri, il mero consenso popolare.
Risoluzione dei problemi ecologici a
partire dalla prevenzione e dal non incoraggiamento di politiche o
economie che devastano la natura e l'ecosistema.
E, non per ultima, diffusione
dell'educazione e della cultura, che è il vero humus per rendere una
civiltà degna di questo nome.
José “Pepe” Mujica è un uomo del
nostro tempo, che ha attraversato – da combattente – il Ventesimo
secolo e ha dimostrato, nel Ventunesimo secolo, che si può governare
con amore e sentimento. Coinvolgendo la cittadinanza anche in
progetti di autogestione delle imprese, dialogando con le persone e
aiutandole ad uscire dalla crisi umana che ci attanaglia attraverso
la ricerca della liberazione dalla necessità, ovvero attraverso la
ricerca della felicità e di un nuovo umanesimo sociale.
Mujica, dall'ottobre scorso, dopo la
nuova vittoria alle elezioni del suo partito – il Fronte Ampio - ha
un degno successore al governo dell'Uruguay in Tabaré Vazquez e nel
suo Vice Raul Sendic, figlio dell'omonimo guerrigliero tupamaro che
diede il via alla lotta contro la dittatura militare.
L'Uruguay è dunque diventato un
piccolo faro nel mondo (in)globalizzato.
E “La felicità al potere” è un
saggio che può aiutarci a scoprire le chiavi per un'alternativa
possibile e necessaria.
Luca Bagatin
mercoledì 4 febbraio 2015
La "Società delle Donne di Ipazia" ed il suo Manifesto. Intervista esclusiva di Luca Bagatin alla co-fondatrice e Presidente Enza D'Alonzo (tratta da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
Ipazia
fu, per l'Antichità, l'equivalente al femminile di Giordano Bruno.
Fu una martire del libero pensiero. Fu una filosofa uccisa dal
fanatismo religioso – tema di strettissima attualità, peraltro –
del IV-V secolo d.C.
A Ipazia, Enza
d'Alonzo - editore della “Gaia Scienza” - assieme a Giuliana Tomasicchio e a Francesca Ferri, ha dedicato una nuova associazione
interculturale tutta al femminile: la “Società delle Donne di
Ipazia”, appunto.
Il
Manifesto dell'associazione è molto interessante, sia sotto il
profilo culturale che politico-ideale.
E'
un'associazione che si richiama innanzitutto ad Alain de Benoist,
l'intellettuale francese fondatore della Novelle Droite, la Nuova
Destra, ovvero un connubio fra tematiche tipiche della destra,
ecologismo, socialismo e comunitarismo. Una chiave di lettura, che,
in sostanza, definirei de-ideologizzata ed alternativa alle ideologie
tipiche del Novecento, che hanno voluto dividere il mondo in blocchi
contrapposti.
Il
Manifesto delle Donne di Ipazia propone, dunque, una Cultura Felice,
ovvero una rivoluzione culturale che abbraccia il multiculturalismo,
ma a partire dalla valorizzazione della propria intima ed orgogliosa
identità.
Molteplici
sono le tematiche trattate dal Manifesto, che vanno dalla
valorizzazione della famiglia (con una forte critica agli abusi di
certi servizi sociali), sino al riconoscimento delle unioni civili di
coppie etero ed omosessuali. Tematiche che vanno a toccare anche
laecondizione dei detenuti nelle carceri - in particolare delle madri
detenute - sino ai diritti di cittadinanza per gli stranieri ed alla
valorizzazione del patriomonio artistico ed ambientale del nostro
Paese.
Un'associazione
che, in sostanza, come enunciato nelle premesse del Manifesto stesso,
guardi all'affratellamento dei popoli, ad una società più giusta
e più umana, diversamente moderna, attenta ai diritti della donna e
dell'uomo in un rapporto non più conflittuale.
In
questo senso ho voluto proporre un'intervista amichevole alla
fondatrice dell'Associazione, ovvero a Enza D'Alonzo.
Luca Bagatin:
Bene Enza, prospettive ambiziose quelle
della Società delle Donne di Ipazia. Ma, dimmi, come nasce l'idea di
fondare un'associazione di donne e, peraltro, di dedicarla ad Ipazia,
personaggio spesso dimenticato?
Enza D'Alonzo: Ipazia, è stata martire del chiuso e becero bigottismo fanatico della sua epoca. Figura di spicco, ed ahinoi, poco conosciuta oggi, era - per dirla con termini moderni - una " dura" che andava di villaggio in villaggio per far conoscere il suo messaggio filosofico, progressista e anticlericale.
Avvolta
nel suo mantello nero, era instancabile nel portare avanti i suoi
ideali di libera pensatrice.
Donna
di indole fiera, di libero pensiero e vasta sapienza, rare doti
dell'epoca, specie per una donna; dovettero ammazzarla, torturarla e
strapparle gli occhi da viva per tentare di bloccare con la morte il
suo spirito indomito. Ignorando che una mente così elevata e
luminosa sopravvive sempre all’oscurantismo del suo tempo.
Le
"Donne d’Ipazia", si richiamano appunto, simbolicamente,
a questa splendida espressione di universo femminile: per forza,
grinta, determinazione, spirito creativo e innovativo.
Luca Bagatin:
Come dicevo vi ispirate allo scrittore Alain de Benoist ed alla
“nuova destra”. Come mai la necessità di rifarvi ad un certo
tipo di valori che, per molti versi, comprendendo ideali
apparentemente contrapposti (una visione di destra ed una visione
comunitaria/socialista), vanno di fatto oltre le ideologie?
Enza D'Alonzo: Perché le ideologie fanno morire l'azione. Il pensiero da cui scaturisce l'azione non può essere di destra o di sinistra e a volte langue e muore, consumandosi in salotti pseudo- intellettuali. In questo periodo storico le cose fanno dette...e fatte: in maniera giusta, concreta e solidale.
Perché
aiutare chi ha sogni infranti e incubi diurni, vuole semplicemente
significare: "al di là del bene e del male", al di là di
destra e sinistra, concentrati solo sullo scopo principale, cioè ciò
che è davvero giusto e doveroso fare.
Luca Bagatin:
Qual è, in sostanza, lo scopo (e/o gli scopi) primario (i) della
vostra associazione?
Enza D'Alonzo:
L’odierna società divide in maniera
manichea i buoni dai cattivi. I cattivi sono ovviamente gli ultimi, i
negletti, i paria. Le “Donne d’Ipazia” vogliono ridare la
speranza e la dignità dell'esistenza ai perdenti, ai più
sfortunati, a coloro che devono riabilitarsi, creando opportunità
concrete.
Intendiamo
portare avanti un forte impegno civile, con una specifica piattaforma
di servizi (centrati sull'utente) rivolti a tutti i cittadini
italiani e agli stranieri: dai percorsi di sostegno per le detenute
madri da reinserire nella società civile, alla tutela della
famiglia, dei minori, della donna, dei cosiddetti "cittadini
invisibili", ossia coloro i quali hanno perso casa, lavoro e
speranza, ma non la loro dignità.
Al progetto di una banca civile
per una micro-finanza etica, onde attuare un concreto piano di
sostegno e finanziamento etico alle famiglie già formate o in corso
di formazione, che versano in stato di difficoltà economica.
Uno
sportello di consulenza legale h24. Progetti territoriali e ridisegno
bio-culturale delle realtà urbane, sociali, turistiche,
ecoambientali, orti urbani, free energy, etc.. All’organizzazione
di eventi filantropici mirati, allo studio insomma di problemi e
soluzioni concrete per il miglioramento della qualità della vita. La
realizzazione di una Libera Università Interculturale.
All’ambizioso
progetto della prevenzione e assistenza sanitaria specializzata, con
la realizzazione di un Ospedale Sociale d’Ipazia per le fasce
metropolitane più deboli, da far nascere inizialmente nel cuore
cittadino di Bari, sostenuto da amici medici di tutta eccellenza
internazionale nelle loro competenze e qualificato personale
volontario, e con l’aiuto di fondi UE che stiamo individuando…
E
tanto altro ancora, che si può trovare illustrato nel nostro sito
web ufficiale: www.donneipazia.net.
Luca Bagatin:
Noto spesso che parlate di cultura dei diritti ed anche di
multiculturalismo, ma fortemente ancorato al recupero della propria
identità. Pensi che si siano perduti, nell'Occidente cosiddetto
“democratico”, questo tipo di valori? E, se sì, perché a tuo
parere ?
Enza D'Alonzo:
Certamente, i valori si stanno purtroppo perdendo. Alla vecchia e
cara cultura dei nostri avi, assistiamo oggigiorno ad una generale
omologazione di massa ed azzeramento delle diversità e qualità
personali. Il sistema dominante ci vuole tutti uguali e tutti in
fila. Il “diverso” è visto con sospetto e viene monitorato e
controllato costantemente, perché nella loro logica perversa non
deve sfuggire, non può e non deve pensare con la propria testa. Devi
essere una rotella dell'ingranaggio, far parte di un appiattimento
generalizzato.
Lo straniero è
visto con sospetto, spesso con paura, ma ciò dipende da un falso
concetto di democrazia occidentale che trova proprio nel
multiculturalismo il proprio limite. Sì perché sarebbe invece
preferibile parlare di interculturalismo, termine più appropriato a
dare l’idea di quella necessaria dialettica civile fra i vari
popoli che, nel rispetto delle rispettive tradizioni, preservando le
rispettive identità, porti ad uno scambio di conoscenze e narrazioni
che possa essere vero arricchimento culturale per entrambi, e non
promiscua miscela di antagoniste ignoranze.
La tumultuosa
società del nostro tempo confonde tutto, si eliminano polarità,
generi, gerarchie, classi, ruoli, differenze, peculiarità...invece
di armonizzare ognuno e ogni cosa in un tutto naturale, in cui ogni
personalità si ponga come strumento insostituibile di un’orchestra
universale, senza perdersi individualmente nel mare del nulla, ma
ritrovandosi in sintonia nell’armonia del tutto. Viceversa, si
provocherà il caos, l'indefinito, il noto Kali Yuga, l’età
oscura, predetto millenni addietro nei libri sacri della tradizione
Indù.
Luca
Bagatin: Il valore delle donne.
L'associazione è dedicata alle donne, in primis e, come sai, la
figura femminile è figura a me cara al punto che le ho dedicato un
saggio, “Ritratti di Donna”. Pensi che le donne siano il punto
cardine per cambiare il mondo, ovvero siano in grado di mutare i
rapporti di forza che per molti versi opprimono la nostra società
(cultura patriarcale, media, potere, politica, sfruttamento del corpo
femminile a scopo commerciale, marketing...)?
Enza D'Alonzo: La donna è parte della natura, ma ancor più è lei Natura stessa. Non la si può imbrigliare. Ma solo conoscere. Perché scorre, dall’Alfa all’Omega.
Diamo
alla luce figli e quando non siamo in gestazione fisica partoriamo
idee, progetti, propositi, strategie.
Fa
parte della nostra tradizione e cultura l'accudimento della prole, la
vicinanza agli anziani ed ai più deboli, la tolleranza, la
comprensione per il compagno della propria vita, la comprensione
della vita.
Già
aver raggiunto le quote rose in politica ritengo che sia un buon
risultato, tenendo presente che all'inizio del secolo ci era
addirittura negato il voto, perché, come dice Simon de Beavoir,
siamo il "Secondo sesso".
Sempre
più donne stanno oggi ai posti di comando, senza peraltro perdere
tutto ciò che connota più strettamente la natura femminile; anzi
ritengo che gestiscano il ruolo ottenuto esercitando una inconscia
"economia domestica", dove l'oculatezza, la riservatezza, e
la lungimiranza sono sempre principi solidissimi e validi.
Nessuno
però, deve porre limiti di alcun tipo, perché il limite tocca
imporselo ciascuno di noi, quando si arriva a conoscere con socratica
convinzione e con estrema consapevolezza, ciò che può fare e ciò
che non può fare.
Il
mondo può cambiare, sì, ma prima dobbiamo cambiare noi stessi.
Da
qui il senso e il compito sacrale della donna.
Luca Bagatin