sabato 28 febbraio 2015

Né con Salvini né contro Salvini: contro il Potere (della politica, dell'economia, del danaro, dei media). Aforismi d'avanguardia

"Gli antichi parlavano senza posa di costumi e virtù, i nostri politici non parlano che di commercio e di denaro" (Jean-Jacques Rousseau)

"Il mercato non può essere libero, perché non vi è alcuna libertà nella legittimazione dello sfruttamento del lavoro e dell'uomo sull'uomo.
Solo il sentimento può essere libero, perché non vi è nulla di più bello dell'Amore e del rispetto per le persone"
(Luca Bagatin)

"In una società come la nostra, pressoché priva d'Amore e fondata sul danaro, i contratti prematrimoniali sembrano essere - e lo dico senza ironia - l'unica forma di tutela morale per la persona abbandonata" (Luca Bagatin)

"Per amare molto devi sapere anche che cosa significhi odiare molto" (Luca Bagatin)

"Io non amo la femminista dell'Inghilterra che si è schierata contro gli uomini; amo le femministe che appoggiano e lottano con l'uomo, per apportare valori. Non vogliamo lotte tra uomini e donne. Vogliamo un'unità spirituale assoluta" (Evita Peron)
Ringraziamo la modella Maria José Peon Marquez per la compartecipazione
alla nostra fotocomposizione artistico-aforistica

giovedì 26 febbraio 2015

Sì all'educazione sessuale nelle scuole ! Contro la frustrazione e la violenza dilagante. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Già è assurdo che in Italia non vi sia, a differenza dei restanti Paesi dell'Unione Europea.
Parliamo dell'educazione sessuale nelle scuole che in Paesi come l'Olanda esiste da quel dì al punto che ai bambini la si insegna da quando hanno 4 anni, mentre da noi è pressoché un tabù. Oppure è oggetto di dileggio e contestazione da parte di associazioni che si proclamano “Pro-Vita” (ma quale vita ? Quella dei tanti frustrati che già si aggirano minacciosi per le nostre città ?), che addirittura hanno organizzato una petizione – con tanto di ridicolo video “promozionale” - contro l'educazione sessuale nelle scuole e contro il fatto che, a scuola, si spieghi che l'omosessualità è un orientamento sessuale del tutto normale.
Oltre ad essere assurdo è addirittura aberrante il fatto che non si comprenda che è proprio la mancanza di un'educazione sessuale e, aggiungiamo, sentimentale nelle scuole, la causa della frustrazione di molti giovani in ambito sentimentale e sessuale; dei troppi casi di stalking nel nostro Paese; di violenza domestica; di ipocrisia domestica che porta padri di famiglia ad andare a prostitute o a transessuali; di violenza verbale e fisica nei confronti di omosessuali ecc...
E nella posizione delle associazioni cosiddette “Pro-Vita” non vi è nulla di cristiano, non vi è nulla di umano, bensì vi è molto, troppo di ideologico e di contro-natura. Perché la natura ci insegna da sempre ad amare. Così come ce lo insegnava il Cristo.
E sarà la prima cosa che insegnerò anche a mio figlio o a mia figlia, così come gli/le insegnerò a rispettare il proprio prossimo, la propria compagna o il proprio compagno al punto dal fargli comprendere che l'ipocrisia, la violenza ed il tradimento sono frutto della repressione, anche sessuale.
Ed è ciò che consiglio a tutte le famiglie che amano davvero i propri figli; ai padri - come potrei essere io stesso - che amano la propria moglie al punto che non la tradirebbero mai; alle coppie etero o omosessuali, felici semplicemente di amare, pur in uno Stato clericofascista, quello italiano, che sembra voler impedire anche questo.

Luca Bagatin

martedì 24 febbraio 2015

"Civiltà dell'Amore" VS "società commerciale" by Luca Bagatin

Non accetto offerte commerciali per principio.
Al massimo rapporti di collaborazione reciproca, ove prevalga il piacere di condividere e l'intelligenza reciproca.
Penso che il commercio sia l'esatto contrario rispetto all'Amore. E quando parlo di Amore parlo di un ampio progetto di costruzione della "Civiltà dell'Amore" post-ideologica e post-moderna.
Benchè favorevole alla legalizzazione, per principio sono anche contrario alla prostituzione come forma di mercificazione.
Ciascuno è libero di fare ciò che vuole, ma quando comprendi che le persone non possono essere considerate (s)vendibili, perché soggetti detentori di sentimenti che meritano piuttosto di essere esternati, comprendi che il commercio è una delle pratiche più aberranti ideate dall'essere umano.
La stessa cosa vale per i beni prodotti e consumati e quindi frutto del lavoro delle persone. Meritano rispetto e condivisione, non mercanteggiamento.
Ma quando mai giungeremo a capire davvero che cos'è il rispetto, in questo mondo ?


Ringrazio la modella Maria José Peon Marquez per la compartecipazione
alla nostra fotocomposizione artistico-aforistica

lunedì 16 febbraio 2015

"La (anti)politica dell'Amore": aforismi e riflessioni by Luca Bagatin (tratti da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Ancora ci si stupisce della commistione fra affari privati e politica, fra sistema bancario-imprenditoriale e politica...mah.
Ovvero ancora non si comprende che la politica rappresenta la morte civile e che il potere ne è la massima rappresentazione.
Per questo, da parecchi anni, preferisco parlare di donne e di belle donne.
Ponendole al centro di un progetto (anti)politico e (contro)culturale.
Perché è da lì che può rinascere una società fondata sull'eros, in luogo di una società fondata sul danaro e sulla mercificazione. Ovvero una società fondata sull'autodistruzione e sulla stupidità.
Ho un forte nonsenso delle Istituzioni !
L'idea dell'amore fatto in un cimitero m'intriga molto e la trovo tutt'altro che blasfema.
La vita che si fonde e confonde con la morte è un'immagine molto filosofica.
Un inno ad entrambe.
"Vivi per chi ti ama , affronta chi ti sfida e ignora chi non ti merita"
Ovvero: ama poche persone, perché poche meritano davvero il tuo amore, ignorane molte e le sfide affrontale sempre di petto, talvolta anche di pancia se necessario.

lunedì 9 febbraio 2015

Prostituzione: più che "tollerare" sarebbe ora di legalizzare. Oltre che istituire i Parchi dell'Amore. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Ben vengano gli operatori sanitari e le unità di strada, del resto sono cose di cui si è sempre occupato anche il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, fondato a Pordenone negli Anni '80 da Pia Covre e Carla Corso ed al quale collaborò anche la femministra Roberta Tatafiore oltre che, pur per un breve periodo, anche il sottoscritto.
Ben vengano perché coloro le quali o i quali decidono di prostituirsi sono persone, tanto quanto lo sono i loro rispettivi clienti. Detto ciò: abbasso il moralismo e l'ipocrisia e l'etica lasciamola fuori dalle lenzuola, per cortesia ! Pensiamo alle persone, ai loro bisogni ed alla loro salute prima di tutto !
La proposta del Sindaco di Roma Ignazio Marino di "tollerare" la prostituzione in un'area specifica dell'EUR – lontana dalle abitazioni - fa discutere ed ancora non si è ben compreso come sarà attuata. Ciò che si sa è che costerà cinquemila euro mensili, ma non si comprende a che cosa servirà. Forse solo a “controllare” un fenomeno, ma quando la politica ci mette troppo lo zampino (specie sotto le lenzuola !) rischia sempre di fare dei danni. E di farli anche pagare a tutti quanti.
Quando con l'On. Ilona Staller mi candidai come indipendente nelle liste del Partito Liberale alle elezioni comunali di Roma del 2013, fummo gli unici (pur pressoché ignorati anche all'interno del partito che ci “ospitò”) a proporre l'istituzione dei cosiddetti “Parchi dell'Amore”, sull'esempio di molti Paesi europei ed anche di diverse città italiane. Ovvero dei luoghi attrezzati, verdi e gestiti dal Comune nei quali le coppie possono appartarsi, senza essere molestate da nessuno, rischiare aggressioni o altro.
Ecco un modo civile e oltretutto remunerativo per le casse del bilancio comunale, ad esempio, per evitare il manifestarsi di situazioni pericolose e di degrado pubblico e urbano.
Quanto alla prostituzione: si legalizzi, punto e basta ! Basta all'ipocrisia dei molti e dei troppi.
Ma lo si faccia in modo adeguato, senza che sia legalizzato lo sfruttamento della prostituzione. Ovvero si legalizzi la prostituzione nella forma dell'autogestione.
A che cosa serve, infatti, tollerare la prostituzione in una piccola area della città se non a ghettizzare ? E poi, che cosa c'è da tollerare ?
Intollerabile è che vi sia lo sfruttamento della prostituzione da parte della malavita ! Intollerabile è che un Comune multi il cliente, ma non faccia di tutto per contrastare il racket della prostituzione: legalizzando, oltre che permettendo i controlli igienico-sanitari opportuni.
Intollerabile poi - ma qui ci permettiamo una digrassione - è che in una società apparentemente “evoluta” come la nostra ci sia ancora l'esigenza di andare a prostitute (o a prostituti, si intende). Una società fatta da persone che sanno che cosa sia l'amore, che sanno amare anziché passare il loro tempo a chattare su Facebook o su Watshapp o a rincoglionirsi davanti alla televisione, certamente non necessiterebbe di altro se non dell'amore in tutte le sue forme. Perché sarebbe una società sessualmente evoluta.
Una società in cui l'educazione sessuale e sentimentale venisse insegnata nelle scuole, anziché delegata ad altro tipo di “insegnamento”, forse sarebbe ben più sana.
Una società in cui ci fosse, peraltro, l'assitenza sessuale ai disabili (e forse ci stiamo arrivando...speriamo !), ovvero fosse garantito anche al diversamente abile la possibilità di fare del sesso, sarebbe una società ben più evoluta della nostra.
Forse certe questioni, certe problematiche, sono originate proprio da questo: ci sentiamo evoluti, ipertecnologici, multimedializzati, mentre in realtà siamo solo repressi, ipocriti, isolati gli uni dagli altri.
Chissà che tornare a parlare nuovamente di certe tematiche non serva, quantomeno, a riflettere un po' di più su noi stessi e su coloro i quali ci circondano, anziché puntare il dito contro qualcuno, ghettizzarlo, dire “questo non si fa”. La proibizione non ha mai fatto bene a nessuno se non a coloro i quali, con il proibizionismo, hanno creato imperi economici sulle spalle della povera gente.
E, purtroppo, continuano – ogni giorno – a farlo.

Luca Bagatin

domenica 8 febbraio 2015

"La felicità al potere": il saggio di José "Pepe" Mujica, Presidente dell'Amore. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

José “Pepe” Mujica. Un fioraio, un agricoltore, un uomo umile, anzi, un ex Capo di Stato.
Sembra una contraddizione in termini ed invece non lo è, perché “Pepe” Mujica è ed è stato tutto questo.
L'ex Presidente dell'Uruguay che ha stupito e commosso il mondo, sia per la sua scelta di vita umile che per le sue politiche di governo libertarie e socialiste che hanno portato il Paese a legalizzare la cannabis, i matrimoni omosessuali, ridurre la disoccupazione ed il tasso di povertà ed aumentare il PIL del del 6% in dieci anni, per la prima volta si racconta in un libro.
Ed il libro che lo vede protagonista è, sorprendentemente, edito in Italia dalla EIR Edizioni (www.editorieir.it) e porta un titolo davvero entusiasmante: “La felicità al potere”.
Eh sì, perché José Mujica è il Presidente che predica la felicità e lo fa in modo semplice. Per lui la felicità è assenza di desideri materiali, ovvero è la ricerca della vera libertà, che implica l'avere molto tempo libero per fare ciò che ci piace di più. Ovvero non essere legati alla materialità delle cose, degli oggetti accumulati in anni e anni di duro lavoro, senza aver assaporato il succo della vita, che Mujica, non a caso, considera “quasi miracolosa”.
José Mujica sembra un utopista - ma se lo è -  è certamente un visionario, un lucido utopista che ha elaborato questa sua semplice concezione di vita nei lunghi anni di prigionia e di tortura, allorquando combatteva la dittatura militare nel suo Paese come guerrigliero tupamaro, catturato dal regime negli Anni '70 e liberato solo nel 1985.
E la sua vita avventurosa e affascinante - della quale diedi ampio resoconto in un articolo pubblicato ad ottobre dello scorso anno - è riportata anche ne “La felicità al potere”, grazie alla ricostruzione romanzata di Massimo Sgroi.
La prefazione al saggio è curata dallo stesso Mujica ed è accattivante e commovente sin dalle prime frasi. E' un'elogio dell'Italia e delle sue lotte operaie, socialiste, liberali, garibaldine, anarchiche e delle similitudini fra la nostra cultura e quella dell'America Latina.
“La felicità al potere”, che consta di una bellissima intervista fatta all'ex Presidente da Cristina Guarnieri, raccoglie prevalentemente i discorsi pubblici dell'ex Presidente Mujica, ovvero raccoglie la sua filosofia politica e le sue concezioni di vita.
Critica del consumismo, delle politiche che hanno devastato l'ambiente, critica del materialismo, delle politiche di marketing, ovvero di tutti quegli aspetti forieri di sfruttamento dell'uomo e di creazione di quei bisogni/prodotti indotti che costringono l'individuo a lavorare tutto il giorno per poterseli permettere, senza però avere più tempo libero da dedicare alla famiglia, all'amore, agli affetti, agli amici, agli hobby.
Visione di una società aperta nei confronti di tutti, anche dei vecchi nemici che Mujica non a caso ha perdonato, attraverso un processo di pacificazione nazionale.
Laicità dello Stato.
Visione di un'economia che veda prevalere le necessità dei più bisognosi e che non insegua le statistiche, i numeri, il mero consenso popolare.
Risoluzione dei problemi ecologici a partire dalla prevenzione e dal non incoraggiamento di politiche o economie che devastano la natura e l'ecosistema.
E, non per ultima, diffusione dell'educazione e della cultura, che è il vero humus per rendere una civiltà degna di questo nome.
José “Pepe” Mujica è un uomo del nostro tempo, che ha attraversato – da combattente – il Ventesimo secolo e ha dimostrato, nel Ventunesimo secolo, che si può governare con amore e sentimento. Coinvolgendo la cittadinanza anche in progetti di autogestione delle imprese, dialogando con le persone e aiutandole ad uscire dalla crisi umana che ci attanaglia attraverso la ricerca della liberazione dalla necessità, ovvero attraverso la ricerca della felicità e di un nuovo umanesimo sociale.
Mujica, dall'ottobre scorso, dopo la nuova vittoria alle elezioni del suo partito – il Fronte Ampio - ha un degno successore al governo dell'Uruguay in Tabaré Vazquez e nel suo Vice Raul Sendic, figlio dell'omonimo guerrigliero tupamaro che diede il via alla lotta contro la dittatura militare.
L'Uruguay è dunque diventato un piccolo faro nel mondo (in)globalizzato.
E “La felicità al potere” è un saggio che può aiutarci a scoprire le chiavi per un'alternativa possibile e necessaria.

Luca Bagatin

mercoledì 4 febbraio 2015

La "Società delle Donne di Ipazia" ed il suo Manifesto. Intervista esclusiva di Luca Bagatin alla co-fondatrice e Presidente Enza D'Alonzo (tratta da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)



Ipazia fu, per l'Antichità, l'equivalente al femminile di Giordano Bruno. Fu una martire del libero pensiero. Fu una filosofa uccisa dal fanatismo religioso – tema di strettissima attualità, peraltro – del IV-V secolo d.C.

A Ipazia, Enza d'Alonzo - editore della “Gaia Scienza” - assieme a Giuliana Tomasicchio e a Francesca Ferri, ha dedicato una nuova associazione interculturale tutta al femminile: la “Società delle Donne di Ipazia”, appunto.

Il Manifesto dell'associazione è molto interessante, sia sotto il profilo culturale che politico-ideale.

E' un'associazione che si richiama innanzitutto ad Alain de Benoist, l'intellettuale francese fondatore della Novelle Droite, la Nuova Destra, ovvero un connubio fra tematiche tipiche della destra, ecologismo, socialismo e comunitarismo. Una chiave di lettura, che, in sostanza, definirei de-ideologizzata ed alternativa alle ideologie tipiche del Novecento, che hanno voluto dividere il mondo in blocchi contrapposti.

Il Manifesto delle Donne di Ipazia propone, dunque, una Cultura Felice, ovvero una rivoluzione culturale che abbraccia il multiculturalismo, ma a partire dalla valorizzazione della propria intima ed orgogliosa identità.

Molteplici sono le tematiche trattate dal Manifesto, che vanno dalla valorizzazione della famiglia (con una forte critica agli abusi di certi servizi sociali), sino al riconoscimento delle unioni civili di coppie etero ed omosessuali. Tematiche che vanno a toccare anche laecondizione dei detenuti nelle carceri - in particolare delle madri detenute - sino ai diritti di cittadinanza per gli stranieri ed alla valorizzazione del patriomonio artistico ed ambientale del nostro Paese.
Un'associazione che, in sostanza, come enunciato nelle premesse del Manifesto stesso, guardi all'affratellamento dei popoli, ad una società più giusta e più umana, diversamente moderna, attenta ai diritti della donna e dell'uomo in un rapporto non più conflittuale.
In questo senso ho voluto proporre un'intervista amichevole alla fondatrice dell'Associazione, ovvero a Enza D'Alonzo.

Luca Bagatin: Bene Enza, prospettive ambiziose quelle della Società delle Donne di Ipazia. Ma, dimmi, come nasce l'idea di fondare un'associazione di donne e, peraltro, di dedicarla ad Ipazia, personaggio spesso dimenticato?

Enza D'Alonzo: Ipazia, è stata martire del chiuso e becero bigottismo fanatico della sua epoca. Figura di spicco, ed ahinoi, poco conosciuta oggi, era - per dirla con termini moderni - una " dura" che andava di villaggio in villaggio per far conoscere il suo messaggio filosofico, progressista e anticlericale.
Avvolta nel suo mantello nero, era instancabile nel portare avanti i suoi ideali di libera pensatrice.
Donna di indole fiera, di libero pensiero e vasta sapienza, rare doti dell'epoca, specie per una donna; dovettero ammazzarla, torturarla e strapparle gli occhi da viva per tentare di bloccare con la morte il suo spirito indomito. Ignorando che una mente così elevata e luminosa sopravvive sempre all’oscurantismo del suo tempo.
Le "Donne d’Ipazia", si richiamano appunto, simbolicamente, a questa splendida espressione di universo femminile: per forza, grinta, determinazione, spirito creativo e innovativo.

Luca Bagatin: Come dicevo vi ispirate allo scrittore Alain de Benoist ed alla “nuova destra”. Come mai la necessità di rifarvi ad un certo tipo di valori che, per molti versi, comprendendo ideali apparentemente contrapposti (una visione di destra ed una visione comunitaria/socialista), vanno di fatto oltre le ideologie?

Enza D'Alonzo: Perché le ideologie fanno morire l'azione. Il pensiero da cui scaturisce l'azione non può essere di destra o di sinistra e a volte langue e muore, consumandosi in salotti pseudo- intellettuali. In questo periodo storico le cose fanno dette...e fatte: in maniera giusta, concreta e solidale.
Il nostro programma va oltre la “nouvelle droite” di Alain de Benoist. E’ un programma sensato, che addirittura potrebbe sembrare di sinistra, ammesso che mettersi al servizio degli altri, aiutando i bisognosi e i più deboli creando nuove opportunità lavorative, sia un programma di sinistra o non invece di semplice buon senso.
Perché aiutare chi ha sogni infranti e incubi diurni, vuole semplicemente significare: "al di là del bene e del male", al di là di destra e sinistra, concentrati solo sullo scopo principale, cioè ciò che è davvero giusto e doveroso fare.

Luca Bagatin: Qual è, in sostanza, lo scopo (e/o gli scopi) primario (i) della vostra associazione?

Enza D'Alonzo: L’odierna società divide in maniera manichea i buoni dai cattivi. I cattivi sono ovviamente gli ultimi, i negletti, i paria. Le “Donne d’Ipazia” vogliono ridare la speranza e la dignità dell'esistenza ai perdenti, ai più sfortunati, a coloro che devono riabilitarsi, creando opportunità concrete.

Intendiamo portare avanti un forte impegno civile, con una specifica piattaforma di servizi (centrati sull'utente) rivolti a tutti i cittadini italiani e agli stranieri: dai percorsi di sostegno per le detenute madri da reinserire nella società civile, alla tutela della famiglia, dei minori, della donna, dei cosiddetti "cittadini invisibili", ossia coloro i quali hanno perso casa, lavoro e speranza, ma non la loro dignità.

Al progetto di una banca civile per una micro-finanza etica, onde attuare un concreto piano di sostegno e finanziamento etico alle famiglie già formate o in corso di formazione, che versano in stato di difficoltà economica.

Uno sportello di consulenza legale h24. Progetti territoriali e ridisegno bio-culturale delle realtà urbane, sociali, turistiche, ecoambientali, orti urbani, free energy, etc.. All’organizzazione di eventi filantropici mirati, allo studio insomma di problemi e soluzioni concrete per il miglioramento della qualità della vita. La realizzazione di una Libera Università Interculturale.

All’ambizioso progetto della prevenzione e assistenza sanitaria specializzata, con la realizzazione di un Ospedale Sociale d’Ipazia per le fasce metropolitane più deboli, da far nascere inizialmente nel cuore cittadino di Bari, sostenuto da amici medici di tutta eccellenza internazionale nelle loro competenze e qualificato personale volontario, e con l’aiuto di fondi UE che stiamo individuando…

E tanto altro ancora, che si può trovare illustrato nel nostro sito web ufficiale: www.donneipazia.net.

Luca Bagatin: Noto spesso che parlate di cultura dei diritti ed anche di multiculturalismo, ma fortemente ancorato al recupero della propria identità. Pensi che si siano perduti, nell'Occidente cosiddetto “democratico”, questo tipo di valori? E, se sì, perché a tuo parere ?

Enza D'Alonzo: Certamente, i valori si stanno purtroppo perdendo. Alla vecchia e cara cultura dei nostri avi, assistiamo oggigiorno ad una generale omologazione di massa ed azzeramento delle diversità e qualità personali. Il sistema dominante ci vuole tutti uguali e tutti in fila. Il “diverso” è visto con sospetto e viene monitorato e controllato costantemente, perché nella loro logica perversa non deve sfuggire, non può e non deve pensare con la propria testa. Devi essere una rotella dell'ingranaggio, far parte di un appiattimento generalizzato.

Lo straniero è visto con sospetto, spesso con paura, ma ciò dipende da un falso concetto di democrazia occidentale che trova proprio nel multiculturalismo il proprio limite. Sì perché sarebbe invece preferibile parlare di interculturalismo, termine più appropriato a dare l’idea di quella necessaria dialettica civile fra i vari popoli che, nel rispetto delle rispettive tradizioni, preservando le rispettive identità, porti ad uno scambio di conoscenze e narrazioni che possa essere vero arricchimento culturale per entrambi, e non promiscua miscela di antagoniste ignoranze.

La tumultuosa società del nostro tempo confonde tutto, si eliminano polarità, generi, gerarchie, classi, ruoli, differenze, peculiarità...invece di armonizzare ognuno e ogni cosa in un tutto naturale, in cui ogni personalità si ponga come strumento insostituibile di un’orchestra universale, senza perdersi individualmente nel mare del nulla, ma ritrovandosi in sintonia nell’armonia del tutto. Viceversa, si provocherà il caos, l'indefinito, il noto Kali Yuga, l’età oscura, predetto millenni addietro nei libri sacri della tradizione Indù.

Luca Bagatin: Il valore delle donne. L'associazione è dedicata alle donne, in primis e, come sai, la figura femminile è figura a me cara al punto che le ho dedicato un saggio, “Ritratti di Donna”. Pensi che le donne siano il punto cardine per cambiare il mondo, ovvero siano in grado di mutare i rapporti di forza che per molti versi opprimono la nostra società (cultura patriarcale, media, potere, politica, sfruttamento del corpo femminile a scopo commerciale, marketing...)?

Enza D'Alonzo: La donna è parte della natura, ma ancor più è lei Natura stessa. Non la si può imbrigliare. Ma solo conoscere. Perché scorre, dall’Alfa all’Omega.
Diamo alla luce figli e quando non siamo in gestazione fisica partoriamo idee, progetti, propositi, strategie.
Fa parte della nostra tradizione e cultura l'accudimento della prole, la vicinanza agli anziani ed ai più deboli, la tolleranza, la comprensione per il compagno della propria vita, la comprensione della vita.
Già aver raggiunto le quote rose in politica ritengo che sia un buon risultato, tenendo presente che all'inizio del secolo ci era addirittura negato il voto, perché, come dice Simon de Beavoir, siamo il "Secondo sesso".
Sempre più donne stanno oggi ai posti di comando, senza peraltro perdere tutto ciò che connota più strettamente la natura femminile; anzi ritengo che gestiscano il ruolo ottenuto esercitando una inconscia "economia domestica", dove l'oculatezza, la riservatezza, e la lungimiranza sono sempre principi solidissimi e validi.
Nessuno però, deve porre limiti di alcun tipo, perché il limite tocca imporselo ciascuno di noi, quando si arriva a conoscere con socratica convinzione e con estrema consapevolezza, ciò che può fare e ciò che non può fare.
Il mondo può cambiare, sì, ma prima dobbiamo cambiare noi stessi.
Da qui il senso e il compito sacrale della donna.


Luca Bagatin