Helin era la cantante del
gruppo musicale Grup Yorum. Noto gruppo musicale folk turco di
ispirazione socialista che, da tempo, manifestava in maniera
nonviolenta contro il governo autoritario di Erdogan.
Helin, assieme agli altri
componenti del gruppo, Bahar Kurt, Barış Yüksel,
İbrahim Gökçek e Ali Aracı, avevano iniziato lo sciopero
della fame il 17 maggio 2919, per chiedere al
governo il rilascio dei membri del suo gruppo; per chiedere la fine
delle incursioni della polizia contro il Centro Culturale İdil di
Okmeydanı, Istanbul; per eliminare il divieto dei concerti di Grup
Yorum (banditi per quasi tre anni) ed eliminare le cause penali
intentate contro i componenti della band.
Domenica scorsa 26
aprile, il giornale francese l'Humanité, già organo del Partito
Comunista Francese, ha pubblicato una toccante lettera di İbrahim
Gökçek, bassista del gruppo, in sciopero della fame da ben oltre
300 giorni in una baraccopoli di Istanbul.
İbrahim,
fra le altre cose, scrive parole toccanti: “(…)
sono a letto e peso solo 40 chili. Le gambe non hanno più la forza
di trasportare il mio corpo. (…) Per 15 anni ho suonato il basso
nel “Grup Yorum”. Il Grup Yorum, creato 35 anni fa da 4 studenti,
ha una storia a scacchi come quella della Turchia. Questa storia ci
ha portato fino ad oggi ad uno sciopero fino alla morte per potere
fare di nuovo concerti. (…) Forse ti chiederai: “Perché i membri
di un gruppo musicale fanno uno sciopero della fame fino alla morte?
Perché preferiscono un mezzo di lotta tanto spaventoso come lo
sciopero della fame illimitato? ”.
La nostra risposta è nella realtà bruciante che
ha portato Helin a sacrificare la vita a 28 anni e che mi spinge a
dissolvermi ogni giorno di più:
Siamo nati nelle lotte per i diritti e le libertà
iniziate in Turchia dal 1980. Abbiamo pubblicato 23 album per riunire
cultura popolare e pensiero socialista. 23 album venduti in totale
per oltre 2 milioni di copie. Abbiamo cantato i diritti degli
oppressi in Anatolia e in tutto il mondo. In questo paese, tutto ciò
che vivevano coloro che combattevano per i loro diritti, gli
oppositori, coloro che sognavano un paese libero e democratico e
anche noi che cantavamo le loro canzoni, vivevamo le stesse cose:
eravamo guardati a vista, imprigionati, i nostri concerti erano
proibiti, la polizia ha invaso il nostro centro culturale e
fracassato i nostri strumenti. E per la prima volta con l’AKP al
governo della Turchia, siamo stati inseriti nella lista dei
“ricercati terroristi”.
Questo è il motivo per cui oggi ho deciso, anche
se ti sembrerà folle, di smettere di mangiare. Perché, nonostante
la qualifica che mi è stata data, non mi sento assolutamente di
essere un terrorista. Il motivo per cui siamo stati inseriti in
questo “elenco terroristico” è il seguente: nelle nostre canzoni
parliamo di minatori costretti a lavorare sotto terra, di lavoratori
assassinati da incidenti sul lavoro, di rivoluzionari uccisi sotto
tortura, di abitanti dei villaggi il cui ambiente naturale viene
distrutto, di intellettuali bruciati, di case distrutte nei quartieri
popolari, dell’oppressione del popolo curdo e di quelli che
resistono. Parlare di tutto ciò in Turchia è considerato
“terrorismo”. Coloro da 30 anni pensano che non è più tempo di
socialismo internazionalista e che un’arte come la nostra non abbia
pubblico si sbagliano”. (…)
Abbiamo tenuto concerti che hanno raccolto il
pubblico più vasto nella storia della Turchia e ospitato artisti
provenienti anche da fuori della Turchia. (…)
Da sempre il Grup Yorum è stato vittima della
repressione in Turchia. Ma dopo la proclamazione dello stato di
emergenza dichiarato dall’AKP nel 2016 e la crescente repressione
di tutte le categorie, giornalisti, progressisti, accademici, abbiamo
capito che ci aspettava una repressione ancora più feroce. Una
mattina, al risveglio, abbiamo scoperto che 6 di noi erano stati
inseriti nella “lista dei terroristi”. Il mio nome era in questo
elenco. (…)
Dopo la pubblicazione di questo elenco, in due
anni, il nostro centro culturale ha subito nove attacchi dalla
polizia. Quasi tutti i nostri membri sono stati imprigionati e si è
arrivati al punto che non ci sono più membri del Grup Yorum. Siamo
stati obbligati ad assumere nuovi musicisti per continuare a esibirci
nei concerti. Abbiamo dovuto organizzare concerti con i giovani dei
nostri cori popolari. Nello stesso tempo, per contrastare gli
attacchi, abbiamo rilasciato comunicati stampa e petizioni. Ma tutto
ciò non ha fermato la repressione. (…)
Durante i nostri processi, Helin e io fummo
rilasciati, ma nonostante il diffondersi del sostegno popolare, di
quello di artisti e di membri del Parlamento, il governo si è
rifiutato di ascoltare le nostre richieste. (…)
Ora la stanza accanto alla mia è vuota, quanto a
me, che da qualche tempo vivo dentro un letto, non so come finirà il
mio viaggio. La battaglia che si sta impegnando nel mio corpo si
concluderà con la morte? Oppure con la vittoria della vita?
Quel che so con maggior forza in questa lotta, è che, fino alla soddisfazione delle nostre rivendicazioni, mi aggrapperò alla vita anche in questo cammino verso la morte”.
Quel che so con maggior forza in questa lotta, è che, fino alla soddisfazione delle nostre rivendicazioni, mi aggrapperò alla vita anche in questo cammino verso la morte”.
İbrahim,
come ha fatto Helin Bölek, sta lottando sino alla morte,
nell'indifferenza della gran parte dei media e della comunità
internazionale. Ciò è davvero molto triste.