
Mario Draghi e coloro i
quali tradiranno Bettino Craxi, nel 1992, contribuì a liquidare quel
patrimonio pubblico italiano, che proprio il socialista Craxi tentava
invece di salvare, ma invano, dato che, poco dopo, la democratica
Prima Repubblica crollò e implose, con il beneplacito dei poteri
forti internazionali sorosiani e liberal capitalisti e con quello dei
post-comunisti, dei leghisti e dei post-fascisti, anni dopo –
guarda un po' - tutti al governo e persino a sostenere il governo
Draghi.
Storia nota. Che anche il
Presidente Emerito Francesco Cossiga ci ricordò.
Oggi, quel Draghi che ha
sostenuto per anni una UE austera e autoreferenziale, non eletta da
nessuno, la quale ha ampiamente sostenuto politiche di distruzione
dei diritti sociali e dei lavoratori e sanzionato Paesi sovrani,
torna a parlare.
Non per dirci, ancora una
volta, assurdità quali “volete la pace o i condizionatori accesi”,
visto che sono state ampiamente smentite dai fatti, ma per dirci che
il mondo è cambiato e che i principi sui quali l'UE si fonda sono
sotto attacco.
Quali principi? Quelli
già citati?
Ci dice che “abbiamo
costruito la nostra prosperità sull'apertura e sul
multilateralismo”, ma non ci dice che, in realtà, se
aspettavamo una UE appiattita sui desiderata dei governi USA di
turno, preda da sempre di una sciocca mentalità da Guerra Fredda, al
multilateralismo non ci saremmo mai arrivati.
Ci dice che “abbiamo
creduto che la diplomazia potesse essere la base della nostra
sicurezza”, ma non ci dice che, se avessimo seguito la via
diplomatica, probabilmente il conflitto russo-ucraino non sarebbe mai
scoppiato.
E la via diplomatica ce
la indicò Silvio Berlusconi (tradito anni dopo dai suoi), nel 2015,
scrivendo, in una lettera al Corriere della Sera: “l’assenza
dei leader occidentali alle celebrazioni a Mosca per il settantesimo
anniversario della Seconda guerra mondiale è la dimostrazione di una
miopia dell’Occidente che lascia amareggiato chi, come me, da
presidente del Consiglio ha operato incessantemente per riportare la
Russia, dopo decenni di Guerra fredda, a far parte dell’Occidente”.
E proseguiva, fra le
altre cose, scrivendo: “È vero, con la Russia ci sono delle
serie questioni aperte. Per esempio la crisi ucraina. Ma sono
problemi che è ridicolo pensare di risolvere senza o contro Mosca.
Anche perché in Ucraina coesistono due ragioni altrettanto
legittime, quelle del governo di Kiev e quelle della popolazione di
lingua, cultura e sentimenti russi. Si tratta di trovare un
compromesso sostenibile fra queste ragioni, con Mosca e non contro
Mosca”.
Egli
peraltro, nel febbraio 2023, affermò: “Io a parlare con
Zelensky se fossi stato il Presidente del Consiglio non ci sarei mai
andato perché come sapete stiamo assistendo alla devastazione del
suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili: bastava
che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e
questo non sarebbe avvenuto, quindi giudico, molto, molto, molto
negativamente il comportamento di questo signore”.
Draghi
dice poi che “l'Europa fa fatica a rispondere”.
Grazie
tante. Non ha alcuna leadership credibile.
Come
scrissi l'estate scorsa: “L'UE, in questi decenni, ma
soprattutto anni, non ne ha azzeccata una.
Anziché gettare acqua
sul fuoco, ha preferito sostenere e armare una autocrazia (che ha
messo al bando l'opposizione di sinistra), né appartenente all'UE,
né alla NATO. Seguendo peraltro i desiderata della famiglia Biden”.
I vari Macron, Merz,
Starmer sono in crisi profonda. Hanno deluso tutte le aspettative e i
loro Paesi sono in crisi. I loro oppositori avanzano, così come
avanza l'astensionismo, fenomeno che da tempo ha ampiamente colpito
anche il nostro Paese.
Draghi, evidentemente,
non ha nulla da dire in merito, perché sarebbe costretto a fare
un'autocritica che non sarà mai disposto a fare.
Non esistono
“volenterosi”, ma solo governi liberal capitalisti che non
ascoltano i rispettivi popoli; che seguitano a proporre ricette
vecchie e di macelleria sociale; con una mentalità da Guerra Fredda
fuori dal tempo e dalla logica. Che sostengono realtà completamente
estranee ai valori democratici europei.
Mentre altre realtà
avanzano e lo fanno con pragmatismo e riformismo. Pensiamo alla
Repubblica Popolare Cinese, che promuove apertura economica, mutuo
aiuto, dialogo multilaterale, soluzioni di pace, sviluppo delle nuove
tecnologie a beneficio della comunità (e non dell'apparato e/o del
sistema finanziario), riforme continue (imparando dagli errori del
passato e facendo autocritica, cosa che i dirigenti UE non fanno
minimamente).
I dirigenti UE cosa
propongono, invece?
Il riarmo.
Non sviluppo a beneficio
della comunità in ambito educativo, scientifico, sanitario.
Dall'austerità e dalla
distruzione dei diritti sociali e dei lavoratori passiamo al riarmo.
E in mezzo c'è stata una
pandemia, di cui tutti sembrano essersene dimenticati, al punto che
il settore sanitario non è stato minimamente rafforzato. Anzi.
Che credibilità può
avere, dunque, l'UE?
A crederci solo i
fondamentalisti ultra liberali alla Draghi, che può anche parlare di
federalismo, ma di federalismo serio e pragmatico parlavano già
Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Altiero Spinelli.
Che avevano l'idea di
un'Europa federale e sociale. Non di una Europa ultra-liberale e
guerrafondaia, al servizio di un Paese d'oltreoceano.
La mia cara amica Paola
Bergamo, imprenditrice, pasionaria repubblicana come il nonno Mario,
eroe antifascista e autrice di due volumi sull'Europa (“I sentieri
interrotti dell'Europa. Sulla via tracciata da Mario Bergamo”
(scritto assieme a Angelo Giubileo) e “Ritrovare i sentieri
dell'Europa. Sulla via tracciata da Mario Bergamo”, con prefazione
del Generale di Corpo d’Armata Antonio Bettelli), nell'intervista
che le feci nel maggio scorso, così si espresse, alla mia domanda:
Pensi che l'europeismo immaginato
da Mario Bergamo e, prima di lui, da Mazzini, Garibaldi, Rossi,
Colorni e Spinelli, sia compatibile con l'UE e, in particolare, con i
suoi attuali dirigenti?
No,
credo che sia necessario comprendere che l’UE non risponde affatto
al sentimento dei Padri Fondatori. La UE ha un “peccato” nella
sua stessa origine che è puramente mercatale. Una realtà che non ha
una Costituzione, che dopo Maastricht s’è impantanata nel
pasticcio di Lisbona. Un grande castello di carte, pronto a implodere
da un momento all’altro, che vorrebbe far politica, senza essere un
soggetto politico. E' del resto composta da un coacervo di Nazioni,
che addirittura operano l’una in danno dell’altra. Oggi che i
tanti nodi irrisolti della Storia, altro che fine della Storia (!),
la UE dimostra tutta la propria marginalità e marginalizzazione. Il
mio però è un libro di speranza che guarda a una Unione Federale,
quell’Unione Perfetta che propugnava Mario Bergamo fin dal 1919 e
che è ancora attualissima nella possibilità di attuazione,
contenuta nel suo “La France et l’Italie Sous le Signe du
Latran”, pubblicato nel 1931 a Parigi da S.E.P.I. e tradotto in
Italia nel 1968 con il titolo “Laicismo Integrale”.
Mario Draghi, forse, dovrebbe leggersi Mario Bergamo. E così
dovrebbero fare tutti coloro i quali, alla giustizia sociale e alla
laicità del pensiero, preferiscono il dogma di un europeismo
oligarchico liberal capitalista fuori tempo massimo, sconfitto dalla
Storia, perché ha tradito la Storia stessa e l'idea stessa di
un'Europa unita, fondata sulla giustizia sociale e sulla sovranità
nazionale.
Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it