
L'ex Presidentessa
peronista dell'Argentina, Cristina Kirchner, è stata condannata
dalla Corte Suprema argentina a sei anni di prigione, per presunta
corruzione relativa al periodo nel quale governò in Paese.
La sentenza è arrivata,
guarda caso, prima della sua candidatura alle elezioni legislative di
ottobre, che le avrebbe peraltro garantito l'immunità giudiziaria.
Cristina Kirchner, già moglie del compianto
Presidente peronista Nestor Kirchner, deceduto nel 2010, ha governato
l'Argentina dal 2007 al 2015.
Paladina dei diritti sociali e civili, assieme al
marito, attuò un piano di nazionalizzazioni, riuscendo a far fronte
alla spesa pubblica galoppante e a ridurre la povertà in tre anni
(passata dal 21% all'11%). Finanziò massicciamente il sistema
scolastico ed educativo, oltre che assicurò casa e lavoro a
disoccupati e disagiati, ricevendo il riconoscimento ufficiale della
FAO. Nel 2010 legalizzò i matrimoni omosessuali.
Politiche differenti,
opposte a quelle dell'attuale folle Presidente argentino liberal capitalista Milei, che
sta facendo tornare il Paese indietro di decenni e sta generando
malcontento popolare.
Solidarietà a Cristina
Kirchner è arrivata dal Frente de Todos, la coalizione peronista,
socialista e comunista che l'ha sempre sostenuta alle elezioni, oltre
che da tutta la base peronista del Partito Giustizialista e
dell'associazione politica Peronismo Militante.
Il movimento peronista
argentino si è mobilitato in suo sostegno, manifestando nelle piazze
e denunciando una giustizia a orologeria volta a eliminare la
principale rappresentante dell'opposizione popolare.
“Di fronte all'ombra
della proscrizione che incombe su Cristina, non esitiamo: eravamo,
siamo e saremo al suo fianco. Perché la vera lealtà si risponde con
più lealtà, impegno e coraggio.
Sappiamo qual è il
nostro dovere in questo momento cruciale della Storia: difendere
Cristina non come atto individuale, ma come causa collettiva. Perché
non si tratta solo di una persona, ma di un progetto di Nazione che
incarna i sogni di giustizia sociale, indipendenza economica e
sovranità politica. E questo progetto non si negozia: si difende, si
milita e si conquista”, hanno scritto i peronisti argentini sui
social.
Sostegno alla ex
Presidente è arrivato anche dal Presidente socialista della
Colombia, Gustavo Petro, il quale su Facebook ha ricordato i numerosi
casi di golpe giudiziario contro i socialisti latinoamericani, in
tutti questi anni:
“Ho appena parlato
con Cristina Fernández de Kirchner in Argentina. La mia solidarietà
a lei che sta andando in prigione.
Senza dubbio, siamo in
tempi difficili. Presidenti come Lula, Pedro Castillo, Cristina
Fernández, Rafael Correa, Dilma Rousseff, Zelaya, Manuel López
Obrador, Evo Morales, tutti progressisti, il progressismo è vario,
hanno subito colpi di Stato, processi ingiusti e carcere per anni.
Dopo 30 anni, quando
la strada delle dittature e delle guerre rivoluzionarie è stata
abbandonata, la primavera democratica dell'America Latina è in
pericolo.
Il cambiamento di
politiche dove le estreme destre e destre ammontano ai governi degli
Stati, nei centri di potere mondiale, incentivano le rotture
democratiche.
L'elettorato di questi
Paesi ha preferito, anziché l'imperativa costruzione dell'economia
per la vita, decarbonizzata, perseguitare i migranti dei nostri Paesi
e far salire l'irrazionalità e il fascismo.
Il comfort illusorio e
il guadagno del petrolio possono più della vita dei suoi stessi
figli, per il momento.
Ho sempre proposto il
dialogo politico come soluzione, ma il fanatismo nei grandi centri di
potere economico latinoamericani non preferisce questa strada.
In Colombia stanno già
predicando un colpo di stato e non sono solo parole.
Gente di estrema
destra colombiana e negli USA, mantengono conversazioni fluide per
farlo. Conversazioni che testimoni di queste riunioni hanno
registrato e che, secondo me, dovrebbero essere pubblicate, mostrano
a che punto arrivano queste intenzioni di sedizione.
In realtà, alla
violenza e al colpo si risponde con l'unità pacifica, ma attiva e
forte del popolo.
Io arriverò dove il
popolo mi dirà, nello Stato sociale di diritto della Costituzione.
Cercherò una
soluzione pacifica e negoziata senza che la lotta per i diritti del
popolo, la giustizia sociale e la costituzione si ritirino”.
Anche
il Presidente socialista brasiliano Lula, peraltro già vittima di un
golpe giudiziario, dal quale anni dopo fu scagionato, ha voluto
sostenere Cristina Kirchner, sui social, con queste parole: “Ho
osservato con soddisfazione la serenità e la determinazione con cui
Cristina affronta questa situazione avversa e la sua determinazione a
continuare a lottare. Le ho parlato dell'importanza di rimanere forti
in questi tempi difficili”.
Forte
sostegno all'ex Presidentessa argentina e denunce di “golpe
giudiziario” sono arrivate anche dal Presidente socialista del
Venezuela, Nicolas Maduro; da quello cubano Miguel Díaz-Canel; dal
socialista boliviano Luis Arce; dalla socialista messicana Claudia
Sheinbaum; dal Presidente socialista cileno Gabriel Boric e dagli ex
Presidenti socialisti Evo Morales e Rafael Correa, rispettivamente di
Bolivia e Ecuador, anche loro vittime di golpe.
Tutti
costoro ritengono che la condanna a Cristina Kirchner sia volta a
indebolire il processo socialista in America Latina, la sua sovranità
e indipendenza regionale.
Del
resto è una storia che anche l'Italia conobbe ai tempi della falsa
rivoluzione di Tangentopoli, che colpì tutti i partiti democratici
di governo, ma in particolare i socialisti di Bettino Craxi. Leader
che guardava a un socialismo largo, ampio, volto al Terzo Mondo, al
multilateralismo, alla sovranità, all'indipendenza e alla lotta ad
ogni potere forte, nazionale e internazionale.
E'
una storia vista – anche
se in forme diverse - anche ai tempi di Juan Domingo Peron e al golpe che
lo colpì nel 1955; ai tempi della detronizzazione di Nicolae
Ceausescu (primo in Europa a parlare di nuovo ordine multilaterale)
e, in tempi più recenti, di Gheddafi e Assad. Entrambi
laico-socialisti, contro ogni fondamentalismo e destabilizzazione.
Il
socialismo autentico sembra, dunque, sempre essere il nemico di coloro
i quali temono giustizia sociale, emancipazione, laicità,
multilateralismo, sovranità e indipendenza economica.
Il
nemico di quegli USA che non vogliono rinunciare alla loro supremazia
sul resto del mondo e di quegli europei che hanno distrutto il
socialismo, dall'esterno e/o dall'interno, per soppiantarlo con
irresponsabilità, nuova mentalità da Guerra Fredda e distruzione
dello stato sociale, del settore pubblico e dell'indipendenza economica.
Luca
Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it