sabato 1 novembre 2025

Pier Paolo Pasolini, profeta contro il capitalismo assoluto e la società dei consumi. Articolo di Luca Bagatin

A 50 anni dal barbarico assassinio di Pier Paolo Pasolini, mai a sufficienza indagato e troppo facilmente liquidato, vorrei ricordarlo con un mio lungo articolo, contenuto anche nel mio saggio "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" (https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/490308/amore-e-liberta/).

Un articolo nel quale cerco di mettere in luce gli aspetti anti-borghesi e anti-liberali, ovvero anti-fascisti, di un Pasolini che denunciò, già 50 anni fa, il mutamento in senso liberal-capitalista di tanto "sinistrismo borghese" e di tanto "liberal-radicalismo" italico, oggi sostenitore, come le destre al governo, del regime a Stelle e Strisce e di un europeismo oligarchico, autoreferenziale, ipocrita e antidemocratico.

Luca Bagatin 

Pier Paolo Pasolini, profeta contro il capitalismo assoluto e la società dei consumi. Articolo di Luca Bagatin (contenuto anche nel suo saggio "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore)


Pier Paolo Pasolini fu un intellettuale marxista contro la modernità, i cui insegnamenti e le cui previsioni oggi, a distanza di numerosi decenni dalla sua morte violenta, sono più che mai attuali.

La sua denuncia dell'avvento del capitalismo assoluto; del consumismo; di una sinistra e di una classe intellettuale tanto progressista quanto liberal-capitalista, che si disinteressa degli sfruttati e difende piuttosto gli sfruttatori; della perdita della sacralità dei sentimenti in nome del "laicismo consumistico", sono oggi, drammaticamente, il pane quitidiano di una Italia e di una Europa senza più prospettive sociali, ovvero senza più prospettive socialiste.

Ecco che le parole del Pasolini che scriveva su "Le Vie Nuove" del 18 ottobre 1962, ci presentano la sua idea di recupero della tradizione, che è una tradizione marxista e rivoluzionaria, ma, in quanto tradizione, profondamente anti-moderna, e, come tale, critica nei confronti dei tradizionalisti e dei borghesi: "E' un'idea sbagliata - dovuta come sempre alla mistificazione giornalistica - quella che io sia un...'modernista'. Anche i miei più seri sperimentalismi non prescindono mai da un determinante amore per la grande tradizione italiana e europea. Bisogna strappare ai tradizionalisti il Monopolio della tradizione, non le pare ? Solo la rivoluzione può salvare la tradizione: solo i marxisti amano il passato: i borghesi non amano nulla, le loro affermazioni retoriche di amore per il passato sono semplicemente ciniche e sacrileghe: comunque, nel migliore dei casi, tale amore è decorativo, o 'monumentale', come diceva Schopenhauer, non certo storicistico, cioè reale e capace di nuova storia".
Ed ecco come Pasolini qui parli già del concetto di amore, che esplica ancor meglio nel numero de "Le Vie Nuove" del successivo 22 novembre 1962, ove peraltro spiega il connubio fra i concetti di "tradizione" e di "marxismo": "Tradizione e marxismo. Sì, insisto: solo il marxismo salva la tradizione. Oh, ma capiscimi bene ! Per tradizione intendo la grande tradizione: la storia degli stili. Per amare questa tradizione occorre un grande amore per la vita. La borghesia non ama la vita: la possiede. E ciò implica cinismo, volgarità, mancanza reale di rispetto per una tradizione intesa come tradizione di privilegio e come blasone. Il marxismo, nel fatto stesso di essere critico e rivoluzionario, implica amore per la vita, e, con questo, la revisione rigenerante, energica, amorosa della storia dell'uomo, del suo passato".
Pasolini è dunque un intellettuale marxista antimoderno dall'impostazione romantica e sentimentale e lo si comprenderà ancor meglio nel 1976, con le sue "Lettere luterane", scritte dalle colonne del "Corriere della Sera" e de "Il Mondo", ove egli critica il progresso, che considera un falso progresso; il conformismo; il consumismo e l'avvento della televisione. In particolare una frase contenuta nelle sue "Lettere" è, a parer mio, particolarmente significativa: "Nell'insegnamento che ti impartirò io ti sospingerò a tutte le sconsacrazioni possibili, alla mancanza di ogni rispetto per ogni sentimento istitutivo. Tuttavia il fondo del mio insegnamento consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in brutti e stupidi automi adoratori di feticci".
Il fulcro dell'insegnamento pasoliniano - anticlericale sì, ma non antispirituale - è dunque la ricerca del Sacro e del Sentimento, oltre la fredda ragione, oltre quel "laicismo consumistico" che ha trasformato gli esseri umani in adoratori della materia, del danaro, del consumo.
E se andiamo a rileggere il testo dell'intervento che Pier Paolo Pasolini avrebbe dovuto tenere al Congresso del Partito Radicale del 4 novembre 1975 (testo che fu letto postumo, in quanto Pasolini fu barbaramente ucciso due giorni prima), scorgiamo delle frasi di una profondità e lungimiranza politico-economica sbalorditiva. Oltre a fare l'elogio delle persone che Pasolini definisce "adorabili", ovvero quelle che non sanno di avere dei diritti, nel "Paragrafo Quinto" il Nostro - fra le altre cose - scrive: "I bisogni indotti dal vecchio capitalismo erano in fondo molto simili ai bisogni primari. I bisogni invece che il nuovo capitalismo può indurre sono totalmente e perfettamente inutili e artificiali. Ecco perché, attraverso essi, il nuovo capitalismo non si limiterebbe a cambiare storicamente un tipo d'uomo: ma l'umanità stessa. Va aggiunto che il consumismo può creare dei "rapporti sociali" immodificabili, sia creando, nel caso peggiore, al posto del vecchio clerico-fascismo un nuovo tecno-fascismo (che potrebbe comunque realizzarsi solo a patto di chiamarsi anti-fascismo); sia, com'è ormai più probabile, creando come contesto alla propria ideologia edonistica un contesto di falsa tolleranza e di falso laicismo: di falsa realizzazione, cioè, dei diritti civili. In ambedue i casi lo spazio per una reale alterità rivoluzionaria verrebbe ristretto all'utopia o al ricordo: riducendo quindi la funzione dei partiti marxisti ad una funzione socialdemocratica, sia pure, dal punto di vista storico, completamente nuova".
E qui, in queste poche righe, sembra di leggere la profezia di un Pasolini che sembra anticipare il mutamento in senso liberal-capitalista (o "socialdemocratico", come lo definisce Pasolini) dei partiti un tempo marxisti e socialisti europei: dagli eredi del PCI, oggi PD, finanche sino al PS francese e al PSOE spagnolo e non solo, ormai partiti in difesa del capitalismo assoluto e spesso più di destra della destra liberale (si pensi anche ai recenti elogi della sinistra al Senatore USA della destra guerrafondaia John McCain).
Ecco che al "Paragrafo Sesto" del discorso che non potè tenere, Pasolini, rivolgendosi a Pannella e Spadaccia, scrive: "Dunque, bisogna lottare per la conservazione di tutte le forme, alterne e subalterne di cultura".
E nel "Paragrafo Settimo", parlando dei diritti civili, dell'aborto e del divorzio, il Nostro, scrive fra l'altro: "(...) A proposito delle difesa generica dell'alterità, a proposito del divorzio, a proposito dell'aborto, avete ottenuto dei grandi successi. Ciò - e voi lo sapete benissmo - costituisce un grande pericolo. Per voi - e voi sapete benissimo come reagire - ma anche per tutto il paese che invece, specialmente ai livelli culturali che dovrebbero essere più alti, reagisce regolarmente male (...)".
E prosegue nel "Paragrafo Ottavo, con frasi di una attualità incredibili: "(...) Io vi prospetto - in un momento di giusta euforia delle sinistre - quello che per me è il maggiore e peggiore pericolo che attende specialmente noi intellettuali nel prossimo futuro. Una nuova "trahison del clercs": una nuova accettazione; una nuova adesione; un nuovo cedimento al fatto compiuto; un nuovo regime sia pure ancora soltanto come nuova cultura e nuova qualità di vita.
Vi richiamo a quanto dicevo alla fine del paragrafo quinto: il consumismo può rendere immodificabili i nuovi rapporti sociali espressi dal nuovo modo di produzione "creando come contesto alla propria ideologia edonistica un contesto di falsa tolleranza e di falso laicismo: di falsa realizzazione, cioè, dei diritti civili".
Ora, la massa degli intellettuali che ha mutuato da voi, attraverso una marxistizzazione pragmatica di estremisti, la lotta per i diritti civili rendendola così nel proprio codice progressista, o conformismo di sinistra, altro non fa che il gioco del potere: tanto più un intellettuale progressista è fanaticamente convinto della bontà del proprio contributo alla realizzazione dei diritti civili, tanto più, in sostanza, egli accetta la funzione socialdemocratica che il potere gli impone abrogando, attraverso la realizzazione falsificata e totalizzante dei diritti civili, ogni reale alterità. Dunque tale potere si accinge di fatto ad assumere gli intellettuali progressisti come propri chierici. Ed essi hanno già dato a tale invisibile potere una invisibile adesione intascando una invisibile tessera".
E' il Pasolini in dialogo con Pannella, ma anche critico nei confronti dei radicali che, se allora sembravano difendere i diritti di chi non sapeva di avere diritti, via via diventeranno partito del capitalismo assoluto, senza aver compreso o avendo del tutto dimenticato la lezione pasoliniana che poneva al centro la contrapposizione fra lo sfruttato e lo sfruttatore e, il Nostro, prenderà sempre le difese dello sfruttato e lo farà, forse fra i pochi intellettuali marxisti finanche del suo tempo - assieme al filosofo comunista francese Michel Clouscard - denunciando l'avvento di quel "nuovo fascismo" che nei fatti sarebbe stato il consumismo, l'edonismo, il materialismo borghese, il capitalismo assoluto.
In tal senso Pasolini nel 1963 disse: "Noi ci troviamo alle origini di quella che sarà probabilmente la più brutta epoca della storia dell'uomo: l'epoca dell'alienazione industriale. Lei ne è già una vittima, in quanto il suo giudizio non è libero proprio nell'atto in cui crede di meglio attuare la propria libertà; io sono un'altra vittima in quanto la mia libera espressione viene fatta passare per 'altra da quella che essa è'. Il mondo si incammina per una strada orribile: il neocapitalismo illuminato e socialdemocratico, in realtà più duro e feroce che mai.".
Le parole di Pier Paolo Pasolini - queste e molte altre - poeta, intellettuale anticonformista, regista, narratore e cantore delle periferie, degli sconciati, dei diseredati, della civiltà dell'innocenza e di quella contadina, sono ancora oggi le uniche che ci guidano, illiminandoci, nella fitta nebbia del finto progresso, della finta libertà, del Capitale.
Pier Paolo non è mai morto. Perché Pier Paolo parla ancora al nostro cuore.

Luca Bagatin
 

venerdì 31 ottobre 2025

Samhain/Halloween: quando il regno dei morti e dei vivi si incontrano. Articolo di Luca Bagatin

 

Quella di questa notte è la festività che preferisco e che sento più vicina.
Perché Samhain rappresenta il passaggio dall'estate all'inverno (la mia stagione preferita, adatta alla meditazione) ed è un ponte di comunicazione fra i vivi e i morti.
La morte, in questa festa, non è vista come un aspetto negativo, ma come una nuova e più profonda forma di vita.
In realtà, senza la morte, che è Rinascita, non esiste alcuna vita.
Tale festa si contrappone peraltro alla superstizione, portatrice di menzogne, delle religioni abramitiche mediorientali (che non a caso si fanno la guerra fra loro da secoli e portano distruzione e putrefazione spirituale, lontane da qualsiasi forma di logica, buonsenso e amore per la Natura).
Buon Samhain a tutti coloro i quali, nell'Oscurità, sono capaci di vedere la Luce.

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 Luca Bagatin

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 Samhain/Halloween: quando il regno dei morti e dei vivi si incontrano. 

Articolo di Luca Bagatin

Le origini dell'Europa affondano le loro radici negli antichi culti misterici.

Si trattava infatti di rituali misterici, spesso di origine contadina, aventi come fondamento la Natura, i suoi spiriti invisibili, le sue regole millenarie.

Culti peraltro esistenti in ogni cultura del mondo, dall'Europa all'Asia sino all'Africa ed alle Americhe, solo declinati in modo diverso.

Culti politeistici, che in Europa saranno prevalentemente di origine celtica.

Fra questi, ancora oggi, nella notte fra il 31 ottobre e il 1 novembre, molti celebrano il cosiddetto Capodanno celtico, ovvero Samhain (il cui significato potrebbe intendersi, secondo l'antico idioma irlandese, “fine dell'estate” o, dal gaelico, “Novembre”), conosciuto anche come Halloween (“Notte di tutti gli Spiriti Sacri”), festività diffusa negli Stati Uniti d'America dai migranti provenienti dalle isole britanniche, in particolare irlandesi, gallesi e scozzesi, anticamente popolate dai Celti.

Tale festività segna il passaggio dalla stagione luminosa a quella più oscura e buia, inaugurando così un nuovo anno. Diversamente, secondo il Calendario celtico, il passaggio dalla stagione oscura a quella luminosa si celebra nelle notti fra il 30 aprile ed il 1 maggio ed è detta festa di Beltane (nella tradizione irlandese e scozzese), o “Notte di Valpurga” o Ostara nella tradizione germanica.

Samahin celebra dunque la morte simbolica della natura, ma nella tradizione pagana la morte è semplicemente una nuova rinascita, un passaggio a un nuovo stato della Natura. Per questo si dice che in quella notte il mondo dei morti interferisce con quello dei vivi, ma, a differenza delle religioni monoteiste – cristianesimo in primis – il mondo dei morti non è affatto contrapposto a quello dei vivi e non è affatto, per così dire, “malvagio”. Bensì è il momento nel quale i morti entrano in comunicazione con i vivi.

Ad ogni modo, il cristianesimo, ha fatto sua questa tradizione – cercando di camuffarla - ideando la festività di Ognissanti, che, pur celebrandosi – secondo il calendario cristiano – il 2 novembre, nei fatti viene festeggiata il 1 novembre, proprio perché rimane radicata, nel patrimonio ancestrale europeo, la tradizione originaria della festività di Samhain.

Spiritualmente, la festa di Samhain, è una festa di contemplazione. Per i Celti era il momento più magico dell'anno, nel quale il tempo era sospeso, ovvero cessava di esistere.

Sotto il profilo materiale era il momento nel quale le tribù celtiche raccoglievano e immagazzinavano il cibo per i lunghi e freddi mesi invernali.

Il simbolo più popolare di Samhain/Halloween è una zucca intagliata con all'interno una candela e questa sembra derivare sempre da una antica leggenda irlandese, probabilmente medievale, avente per protagonista Jack 'O Lantern.

Jack era un astuto fabbro che incontrò – in un pub – il Diavolo, il quale voleva a tutti i costi la sua anima. Purtuttavia, il furbo Jack, in cambio della sua anima, invitò il Diavolo a tramutarsi in una moneta. Una volta che il Diavolo divenne una moneta, Jack la fece lestamente finire nel suo borsellino, accanto ad una croce d'argento, in modo che potesse essere “esorcizzata” e dunque non nuocere più. Il Diavolo convinse Jack a farsi liberare e gli assicurò che, per i successivi dieci anni, non gli avrebbe dato più noie, né chiesto in cambio la sua anima. Dieci anni dopo, ad ogni modo, il Diavolo si ripresentò, reclamando l'anima del fabbro. Questa volta Jack gli chiese prima di raccogliere una mela dall'albero e il Diavolo acconsentì. Ma, quando il Diavolo salì sull'albero per raccoglierla, Jack incise una croce sul tronco e, in questo modo, lo esorcizzò e imprigionò di nuovo. Il Diavolo allora, in cambio della sua liberazione, promise che non gli avrebbe mai dato più noie né fastidi per l'eternità.

Jack, negli anni seguenti, commise così tanti peccati che non fu accettato in Paradiso, ma, a causa del patto con il Diavolo, questi non lo volle accettare nemmeno all'Inferno e gli tirò un tizzone ardente, che Jack utilizzò per posizionarlo all'interno della zucca che portava con sé, al fine di scaldarsi e farsi luce nel lungo cammino che lo avrebbe atteso, costretto a vagare per l'eternità, in un eterno limbo.

Questa la ragione per la quale il simbolo popolare di Halloween è proprio “Jack O'Lantern” (Jack Il Lanternino), intagliato in una zucca con all'interno una candela accesa.

Festività peraltro diffusa, anticamente, persino nel mondo agreste in alcune zone della Sardegna, ove la notte del 30 novembre (non ottobre !), durante la notte di Sant'Andrea, i ragazzini girano per le strade con zucche vuote intagliate a forma di teschio e illuminate, all'interno, con una candela.

Tradizioni simili erano e in parte rimangono peraltro presenti in Calabria, a Serra San Bruno; in Puglia, a Ostara di Puglia, a San Nicandro Garganico e a Massafra; in Veneto e in Friuli; Abruzzo ed Emilia Romagna.

Purtroppo tutto ciò, con l'avvento del dogma cristiano che ha dichiarato “eretico” e assurdamente “satanico” (Satana, in realtà, non è altro che una figura simbolica) tutto ciò che non era una invenzione cristiana (la quale ha attinto a piene mani dagli antichi culti misterici, stravolgendoli e/utilizzandone i simboli, a suo esclusivo uso e consumo) o è scomparso o è praticato, comunque, molto meno, oppure ci si rifà alla festività commerciale e holliwoodyana dell'Halloween statunitense, quando, invece, tale festività è parte integrante delle radici spirituali e culturali dell'Europa antica e della Penisola italiana, dal Nord al Sud sino alle Isole.

Fa sorridere che, ancora oggi, vi siano preti, imam o rabbini, che affibbiano etichette negative alla festività di Samhain/Halloween. Evidentemente non conoscono per nulla la Storia o, meglio, preferiscono stravolgerla a uso e consumo delle loro superstizioni religiose.

Una Storia che le nuove generazioni dovrebbero invece imparare, conoscere e amare.

Perché senza passato, senza radici spirituali, senza antiche tradizioni autentiche, misteriche e ancestrali, non vi è alcun presente e, men che meno, alcun futuro.

Luca Bagatin

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giovedì 30 ottobre 2025

Incontro Cina-USA. Xi Jinping: "Garantire la navigazione costante della gigantesca nave delle relazioni tra Cina e Stati Uniti”. Articolo di Luca Bagatin

 

Di fondamentale importanza per gli equilibri geopolitici e economici globali, l'incontro fra il Presidente della Repubblica Popolare Cinese - Xi Jinping - e quello degli USA Donald Trump.

Incontro molto proficuo, che ha fatto affermare a Xi: “Cina e Stati Uniti dovrebbero essere partner e amici. Questo è ciò che la Storia ci ha insegnato e ciò di cui la realtà ha bisogno” ed ha aggiunto: “Di fronte a venti, onde e sfide, dovremmo mantenere la rotta giusta, navigare attraverso questo scenario complesso e garantire la navigazione costante della gigantesca nave delle relazioni tra Cina e Stati Uniti”.

La Repubblica Popolare Cinese, del resto, è sempre stata aperta al dialogo, al confronto, alla cooperazione, al mutuo vantaggio e a lavorare per la pace e la stabilità internazionale.

Una Cina la cui economia, peraltro, è cresciuta del 5,2% e che rileva un aumento del volume di import-export di merci con il resto del mondo del 4%.

Obiettivo della Cina, come delineato anche dall'ultimo Piano Quinquennale, quello di promuovere una crescita economica di alta qualità, promuovendo un completo sviluppo umano e la prosperità comune e, in tal senso, la cooperazione con gli USA è ben accetta, in particolare se sarà a lungo termine, senza ritorsioni reciproche e volta al mutuo beneficio, al rispetto, alla mutua comprensione e all'uguaglianza.

Il Presidente Xi ha fatto presente come sia importante che Cina e USA collaborino in particolare nell'ambito del contrasto alle frodi nelle telecomunicazioni, nell'antiriciclaggio, nella lotta all'immigrazione illegale e nell'ambito dello sviluppo dell'intelligenza artificiale e al contrasto delle malattie infettive.

Il mondo oggi si trova ad affrontare molti problemi difficili. Cina e Stati Uniti possono assumersi congiuntamente le proprie responsabilità di Paesi importanti e collaborare per realizzare progetti più grandi e concreti per il bene dei nostri due Paesi e del mondo intero”, ha fatto presente Xi.

Luca Bagatin

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sabato 25 ottobre 2025

All'UE di Mario Draghi è preferibile l'Europa sociale di Mario Bergamo (e Giuseppe Mazzini). Articolo di Luca Bagatin

 

Mario Draghi e coloro i quali tradiranno Bettino Craxi, nel 1992, contribuì a liquidare quel patrimonio pubblico italiano, che proprio il socialista Craxi tentava invece di salvare, ma invano, dato che, poco dopo, la democratica Prima Repubblica crollò e implose, con il beneplacito dei poteri forti internazionali sorosiani e liberal capitalisti e con quello dei post-comunisti, dei leghisti e dei post-fascisti, anni dopo – guarda un po' - tutti al governo e persino a sostenere il governo Draghi.

Storia nota. Che anche il Presidente Emerito Francesco Cossiga ci ricordò.

Oggi, quel Draghi che ha sostenuto per anni una UE austera e autoreferenziale, non eletta da nessuno, la quale ha ampiamente sostenuto politiche di distruzione dei diritti sociali e dei lavoratori e sanzionato Paesi sovrani, torna a parlare.

Non per dirci, ancora una volta, assurdità quali “volete la pace o i condizionatori accesi”, visto che sono state ampiamente smentite dai fatti, ma per dirci che il mondo è cambiato e che i principi sui quali l'UE si fonda sono sotto attacco.

Quali principi? Quelli già citati?

Ci dice che “abbiamo costruito la nostra prosperità sull'apertura e sul multilateralismo”, ma non ci dice che, in realtà, se aspettavamo una UE appiattita sui desiderata dei governi USA di turno, preda da sempre di una sciocca mentalità da Guerra Fredda, al multilateralismo non ci saremmo mai arrivati.

Ci dice che “abbiamo creduto che la diplomazia potesse essere la base della nostra sicurezza”, ma non ci dice che, se avessimo seguito la via diplomatica, probabilmente il conflitto russo-ucraino non sarebbe mai scoppiato.

E la via diplomatica ce la indicò Silvio Berlusconi (tradito anni dopo dai suoi), nel 2015, scrivendo, in una lettera al Corriere della Sera: “l’assenza dei leader occidentali alle celebrazioni a Mosca per il settantesimo anniversario della Seconda guerra mondiale è la dimostrazione di una miopia dell’Occidente che lascia amareggiato chi, come me, da presidente del Consiglio ha operato incessantemente per riportare la Russia, dopo decenni di Guerra fredda, a far parte dell’Occidente”.

E proseguiva, fra le altre cose, scrivendo: “È vero, con la Russia ci sono delle serie questioni aperte. Per esempio la crisi ucraina. Ma sono problemi che è ridicolo pensare di risolvere senza o contro Mosca. Anche perché in Ucraina coesistono due ragioni altrettanto legittime, quelle del governo di Kiev e quelle della popolazione di lingua, cultura e sentimenti russi. Si tratta di trovare un compromesso sostenibile fra queste ragioni, con Mosca e non contro Mosca”.

Egli peraltro, nel febbraio 2023, affermò: “Io a parlare con Zelensky se fossi stato il Presidente del Consiglio non ci sarei mai andato perché come sapete stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili: bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto, quindi giudico, molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”.

Draghi dice poi che “l'Europa fa fatica a rispondere”.

Grazie tante. Non ha alcuna leadership credibile.

Come scrissi l'estate scorsa: “L'UE, in questi decenni, ma soprattutto anni, non ne ha azzeccata una.

Anziché gettare acqua sul fuoco, ha preferito sostenere e armare una autocrazia (che ha messo al bando l'opposizione di sinistra), né appartenente all'UE, né alla NATO. Seguendo peraltro i desiderata della famiglia Biden”.

I vari Macron, Merz, Starmer sono in crisi profonda. Hanno deluso tutte le aspettative e i loro Paesi sono in crisi. I loro oppositori avanzano, così come avanza l'astensionismo, fenomeno che da tempo ha ampiamente colpito anche il nostro Paese.

Draghi, evidentemente, non ha nulla da dire in merito, perché sarebbe costretto a fare un'autocritica che non sarà mai disposto a fare.

Non esistono “volenterosi”, ma solo governi liberal capitalisti che non ascoltano i rispettivi popoli; che seguitano a proporre ricette vecchie e di macelleria sociale; con una mentalità da Guerra Fredda fuori dal tempo e dalla logica. Che sostengono realtà completamente estranee ai valori democratici europei.

Mentre altre realtà avanzano e lo fanno con pragmatismo e riformismo. Pensiamo alla Repubblica Popolare Cinese, che promuove apertura economica, mutuo aiuto, dialogo multilaterale, soluzioni di pace, sviluppo delle nuove tecnologie a beneficio della comunità (e non dell'apparato e/o del sistema finanziario), riforme continue (imparando dagli errori del passato e facendo autocritica, cosa che i dirigenti UE non fanno minimamente).

I dirigenti UE cosa propongono, invece?

Il riarmo.

Non sviluppo a beneficio della comunità in ambito educativo, scientifico, sanitario.

Dall'austerità e dalla distruzione dei diritti sociali e dei lavoratori passiamo al riarmo.

E in mezzo c'è stata una pandemia, di cui tutti sembrano essersene dimenticati, al punto che il settore sanitario non è stato minimamente rafforzato. Anzi.

Che credibilità può avere, dunque, l'UE?

A crederci solo i fondamentalisti ultra liberali alla Draghi, che può anche parlare di federalismo, ma di federalismo serio e pragmatico parlavano già Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Altiero Spinelli.

Che avevano l'idea di un'Europa federale e sociale. Non di una Europa ultra-liberale e guerrafondaia, al servizio di un Paese d'oltreoceano.

La mia cara amica Paola Bergamo, imprenditrice, pasionaria repubblicana come il nonno Mario, eroe antifascista e autrice di due volumi sull'Europa (“I sentieri interrotti dell'Europa. Sulla via tracciata da Mario Bergamo” (scritto assieme a Angelo Giubileo) e “Ritrovare i sentieri dell'Europa. Sulla via tracciata da Mario Bergamo”, con prefazione del Generale di Corpo d’Armata Antonio Bettelli), nell'intervista che le feci nel maggio scorso, così si espresse, alla mia domanda: Pensi che l'europeismo immaginato da Mario Bergamo e, prima di lui, da Mazzini, Garibaldi, Rossi, Colorni e Spinelli, sia compatibile con l'UE e, in particolare, con i suoi attuali dirigenti?

No, credo che sia necessario comprendere che l’UE non risponde affatto al sentimento dei Padri Fondatori. La UE ha un “peccato” nella sua stessa origine che è puramente mercatale. Una realtà che non ha una Costituzione, che dopo Maastricht s’è impantanata nel pasticcio di Lisbona. Un grande castello di carte, pronto a implodere da un momento all’altro, che vorrebbe far politica, senza essere un soggetto politico. E' del resto composta da un coacervo di Nazioni, che addirittura operano l’una in danno dell’altra. Oggi che i tanti nodi irrisolti della Storia, altro che fine della Storia (!), la UE dimostra tutta la propria marginalità e marginalizzazione. Il mio però è un libro di speranza che guarda a una Unione Federale, quell’Unione Perfetta che propugnava Mario Bergamo fin dal 1919 e che è ancora attualissima nella possibilità di attuazione, contenuta nel suo “La France et l’Italie Sous le Signe du Latran”, pubblicato nel 1931 a Parigi da S.E.P.I. e tradotto in Italia nel 1968 con il titolo “Laicismo Integrale”.

Mario Draghi, forse, dovrebbe leggersi Mario Bergamo. E così dovrebbero fare tutti coloro i quali, alla giustizia sociale e alla laicità del pensiero, preferiscono il dogma di un europeismo oligarchico liberal capitalista fuori tempo massimo, sconfitto dalla Storia, perché ha tradito la Storia stessa e l'idea stessa di un'Europa unita, fondata sulla giustizia sociale e sulla sovranità nazionale.

Luca Bagatin

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venerdì 24 ottobre 2025

Si conclude il Plenum del Partito Comunista Cinese con l'obiettivo di raggiungere una “sostanziale modernizzazione socialista entro il 2035”. Articolo di Luca Bagatin

 

Il 23 ottobre scorso, a Pechino, si è concluso il Plenum del XX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), presieduto dal Segretario Generale del Comitato Centrale del PCC e Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping.

I partecipanti hanno deliberato le raccomandazioni per la formulazione del XV Piano Quinquennale per lo Sviluppo Economico e Sociale.

Tali raccomandazioni hanno posto, quale priorità, la “costruzione di un sistema industriale modernizzato e il rafforzamento delle fondamenta dell'economia reale”, come dichiarato da Zheng Shanjie, Presidente della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e la Riforma.

Le raccomandazioni deliberate, invitano il Paese a sviluppare le industrie del futuro e accelerare i settori strategici industriali emergenti nei settori chiave, quali le nuove fonti di energia, i nuovi materiali e il settore aerospaziale. Oltre che a promuovere la tecnologia quantistica, la bio-manifattura e il 6G, al fine di gettare le basi per una nuova crescita dell'economia.

Crediamo che dopo altri cinque anni di impegno costante, la forza scientifica e tecnologica della Cina compirà un altro importante passo avanti. L'innovazione scientifica e tecnologica svolgerà un ruolo ancora più importante nel guidare lo sviluppo di nuove forze produttive di qualità e nel promuovere la crescita di alta qualità della Cina”, ha affermato Yin Hejun, Ministro della Scienza e della Tecnologia della Repubblica Popolare Cinese, come riportato da Global Times, tabloid del PCC, che peraltro ha dato spesso spazio anche interventi dell'importante manager e analista italiano prof. Giancarlo Elia Valori, grande e storico amico della Cina.

Nell'ambito della quarta sessione plenaria del Comitato Centrale del PCC, i partecipanti hanno espresso una valutazione positiva dei risultati di sviluppo del Paese durante il Piano Quinquennale precedente (2021 – 2025) e hanno indicato il XV Piano Quinquennale (2026 – 2030) cruciale, al fine di raggiungere una “sostanziale modernizzazione socialista entro il 2035”.

Gli obiettivi fissati nell'ambito di tale Piano sono: progredire nello sviluppo di alta qualità in tutti i settori; migliorare l'autosufficienza e solidità scientifica e tecnologica; sviluppare nuove riforme e progredire sotto il profilo culturale e etico nell'ambito della società; migliorare la qualità della vita delle persone; guidare lo sviluppo di nuove forze produttive di qualità; accelerare la transizione verde; progredire nel rafforzare la sicurezza nazionale.

L'obiettivo di raggiungere una “sostanziale modernizzazione socialista entro il 2035” è, dunque, un nuovo tassello del Socialismo con caratteristiche cinesi che, negli scorsi decenni, si era posto l'obiettivo – pienamente raggiunto – di raggiungere una “società moderatamente prospera in tutti i suoi aspetti”.

Il Plenum del Comitato Centrale, peraltro, ha sottolineato come il Paese dovrebbe garantire la stabilità e prosperità a lungo termine di Hong Kong e Macao, promuovendo le relazioni pacifiche e la causa della riunificazione nazionale della Cina.

Altri obiettivi del XV Piano Quinquennale, quelli di contrastare l'abuso dei dazi da parte di alcuni Paesi occidentali, garantendo l'apertura e la condivisione con tutte le parti, sviluppando una crescita economica stabile, nonché promuovendo sempre il mutuo vantaggio, la cooperazione e la stabilità globale.

Luca Bagatin

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martedì 21 ottobre 2025

Alceste De Ambris, il socialista e sindacalista rivoluzionario e mazziniano che mise a nudo il regime fascista. Articolo di Luca Bagatin

  

Esponente del mazzinianesimo novecentesco, del socialismo e del sindacalismo rivoluzionario, già deputato socialista, Alceste De Ambris (1874 - 1934), celebre per aver dato vita, assieme al Vate Gabriele d'Annunzio, alla libertaria Carta del Carnaro dello Stato libero di Fiume, fu estraneo tanto alla tradizione liberale, che a quella marxista.

Per questo vergognosamente e volutamente dimenticato.

Esponente del primo, del più puro, del più autentico e intransigente antifascismo, De Ambris, nel 1930, darà alle stampe il pamphlet “Mussolini. La leggenda e l'uomo”, ripubblicato recentemente dalla Mario Pascale Editore.

Un saggio unico, per la minuziosa descrizione, quasi in stile giornalistico, dei voltafaccia, dei bluff, dell'immenso opportunismo e dell'immensa mediocrità di Benito Mussolini e della sua per nulla originale e assai confusa ideologia, che pretendeva di prendere a prestito idee socialiste, d'annunziane, mazziniane, pur svuotandole di significato e ponendo il tutto al servizio del grande capitale industriale e borghese.

De Ambris, Mussolini, lo conobbe bene, essendosi entrambi formati sul piano delle idee nell'ambito del socialismo e del sindacalismo rivoluzionario.

Con differenze fondamentali, ad ogni modo.

De Ambris, intransigente, lontano da ogni credenza nel liberalismo, nel parlamentarismo e nel riformismo borghese, ma anche nel bolscevismo burocratico e autoritario, sarà un promotore dell'elevazione morale e materiale dei lavoratori e delle classi meno abbienti. 

Le quali avrebbero dovuto auto-governarsi e auto-gestirsi, attraverso un sistema democratico, dal basso e anti-autoritario, sulla base degli insegnamenti mazziniani e socialisti originari.

Il Mussolini, invece, come ce lo descrive De Ambris, prendendo anche a prestito numerose testimonianze di chi lo conobbe da vicino, come la socialista Angelica Balabanoff, fu, fin da giovanissimo, un opportunista, un perdigiorno privo di coraggio, idee e nerbo.

E, infatti, nel suo “Mussolini. La leggenda e l'uomo”, ce lo descrive come un demagogo parolaio, che sfrutta i suoi stessi compagni di partito (facendosi compiangere e dicendo di avere il padre alcolizzato), che usa il socialismo più per farsi un nome che per vera fede politica. Che parte neutralista e prosegue ultra-interventista, nella Prima Guerra Mondiale. Ma che si guarderà sempre bene dal partecipare in prima persona, sia alle battaglie (rimarrà 38 giorni in trincea, senza mai combattere); sia durante gli scioperi operai; sia in quella Marcia su Roma, alla quale Mussolini, fisicamente, non parteciperà affatto.

Un Mussolini che utilizzerà qualsiasi stratagemma per farsi finanziare, dal governo francese e dalla grande industria italiana, “Il Popolo d'Italia”, il suo giornale personale e che si guarderà bene dall'appoggiare e sostenere l'impresa d'annunziana di Fiume, per non inimicarsi il giolittismo.

Anzi, Mussolini, il suo giornale e la sua confusa ideologia, il fascismo, diverranno utili alla classe dirigente liberal-giolittiana dell'epoca per combattere il nascente bolscevismo e ogni anelito libertario, fosse d'annunziano, anarchico, socialista o repubblicano mazziniano.

Mussolini divenne, una volta traditi gli ideali socialisti, dunque, l'uomo di riferimento della borghesia e dello Stato liberale ed ebbe quindi gioco facile, attraverso le sue violente squadracce, nel farsi strada verso l'unica cosa che gli interessava davvero: ottenere il potere.

Un potere che facilmente gli sarà ceduto, dalla decadente classe politica liberale di allora e da un Re opportunista e pavido, come sempre fu Casa Savoia e come ricorda il De Ambris.

Fu dunque facile, per i fascisti, insinuarsi nello Stato, nella sua burocrazia, nella sua polizia e nelle leve del comando, distruggendo tutto quanto il Risorgimento italiano aveva costruito.

Purtuttavia, come ci ricorda Alceste De Ambris, Mussolini, dopo essersi appropriato della retorica socialista, svuotandola completamente di significato e contenuto, si appropriò anche di quella risorgimentale, giungendo persino a far aderire al fascismo Ricciotti e Ezio Garibaldi, insozzando, come sottolinea il De Ambris, persino la gloriosa tradizione garibaldina.

Alceste De Ambris, infatti, conclude il suo saggio, sottolineando come non è con il tradimento di certi garibaldini, che termina l'ideale garibaldino di emancipazione sociale e civile ed in proposito scrive: “Quella camicia rossa che i nipoti indegni hanno gettato nel fango fetido, la raccoglierà il popolo nostro, lavandola e ritingendola col suo sangue più generoso, per innalzarla ancora come una bandiera di riscossa”.

Ed aggiunge: “E se il giorno sperato verrà, vendicheremo il sacrilegio affogando l'Insozzatore nello sterco. Poiché la ghigliottina, il plotone d'esecuzione, la forca stessa dei ladri, sarebbero troppo insigne onore per lui”.

Mussolini. La leggenda e l'uomo” è un documento prezioso, per troppo tempo rimasto dimenticato, che non solo getta luce su Mussolini e il fascismo, che non fu mai un'ideologia, ma un coacervo di mediocrità, incoerenza, opportunismo, menzogna, pavidità (aspetti che possiamo osservare bene anche nei suoi eredi storici di oggi), ma riporta in luce Alceste De Ambris, politico e intellettuale socialista, sindacalista rivoluzionario, mazziniano e garibaldino.

La cui tradizione rimane, ancora oggi, per quanto non riconoscibile in nessuno dei partiti italiani della Seconda Repubblica (nella Prima Repubblica essa fu presente unicamente nella corrente di sinistra del Partito Repubblicano Italiano, fino al 1957 e in parte in alcuni esponenti del PSI e del PSDI), un faro di luce per coloro i quali avranno il coraggio di approfondirla e portarla avanti.

Luca Bagatin

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lunedì 20 ottobre 2025

Il Presidente socialista colombiano Gustavo Petro risponde per le rime a Donald Trump e ai suoi tentativi di destabilizzazione dell'America Latina socialista. Articolo di Luca Bagatin

 

I tentativi di destabilizzazione, da parte del governo USA, dei Paesi sovrani e socialisti, in America Latina, quali quello del Venezuela e della Colombia, sembrano non avere fine.

Alle ingiuste e pretestuose accuse di Trump rivolte al Presidente socialista colombiano, Gustavo Petro, di essere “leader del narcotraffico”, quest'ultimo ha risposto con fermezza.

Petro gli ha chiesto, innanzitutto, di rendere conto della morte di Alejandro Carranza, pescatore di Santa Marta, avvenuta attraverso un attacco USA alla sua imbarcazione.

La barca del pescatore di Santa Marta non apparteneva all'ELN (Esercito di Liberazione Nazionale); apparteneva a una famiglia umile che amava il mare, ed era lì che si procurava il cibo”. Rivolgendosi a Trump, il Presidente Petro ha insistito, chiedendogli: “Cosa dici a quella famiglia? Spiegami perché hai contribuito ad assassinare un umile pescatore di Santa Marta, la terra dove morì Bolívar e che dicono sia il cuore del mondo”. “Cosa dici alla famiglia del pescatore Alejandro Carranza ? Era un umile essere umano”.

Il Presidente Gustavo Petro ha proseguito, anche con un toccante post su Facebook, affermando: “Signor Trump, la Colombia non è mai stata scortese con gli Stati Uniti; al contrario, ne ha amato profondamente la cultura.
Ma lei è scortese e ignorante nei confronti della Colombia. Legga, come ha fatto il suo incaricato d'affari in Colombia, “Cent'anni di solitudine”, e le assicuro che imparerà qualcosa dalla solitudine.
Io non faccio affari, come lei. Sono un socialista. Credo negli aiuti e nel bene comune, e nei beni comuni dell'umanità, il più grande di tutti: la vita, messa in pericolo dal suo petrolio.
Se non sono un uomo d'affari, e tanto meno un narcotrafficante, non c'è avidità nel mio cuore.
Non potrei mai relazionarmi con l'avidità. Un mafioso è un essere umano che incarna il meglio del capitalismo: l'avidità. Io sono l'opposto, un amante della vita e quindi un guerriero millenario della vita. L'avidità ci sfugge, perché la vita è più potente”.

Trump, accusando senza alcuna prova la Colombia di narcotraffico, come sta facendo con il Venezuela, ove addirittura sta mobilitando la CIA, aveva affermato che “La Colombia promuove la coltivazione massiccia di droga e Petro non fa nulla per fermarla”, minacciando di sospendere i pagamenti e i sussidi che gli USA erogano alla Colombia.

Il Presidente Petro, su Facebook, ha a sua volta risposto, con un post che merita di essere integralmente pubblicato: “Le guerre che la Colombia sta vivendo da cinque decenni, prima nelle aree urbane fino al 1993 e poi nelle aree rurali, sono dovute al consumo di cocaina negli Stati Uniti. Sebbene i governi statunitensi abbiano contribuito alla pace in Colombia, negli ultimi anni sono stati scarsi e inesistenti.
Nella lotta contro i produttori e gli spacciatori di cocaina è emersa una sorta di divisione del lavoro: la Colombia fornisce i soldi e le morti nella lotta; gli Stati Uniti forniscono il consumo.
Il consumo negli Stati Uniti e il crescente consumo in Europa sono responsabili di 300.000 omicidi in Colombia e di un milione di morti in America Latina.
Durante la mia amministrazione, quando furono compiuti i maggiori sforzi contro i narcotrafficanti, bloccando l'espansione delle coltivazioni di foglie di coca, queste aumentarono solo del 3% entro il 2024. Metà delle coltivazioni, negli ultimi tre anni, è stata abbandonata nella giungla, come sottolinea il rapporto delle Nazioni Unite. Abbiamo sequestrato, come mai prima nella Storia, più di 2.800 tonnellate di cocaina, con l'aiuto delle agenzie di intelligence europee e nordamericane, alle quali ho chiesto la massima collaborazione senza violare le leggi nazionali.
Questo elimina l'unico vantaggio che la Colombia aveva ottenuto in questa lotta impari: i vantaggi tariffari, che sono diventati nulli durante l'amministrazione Trump e ora sono ancora più minacciati. Questo distrugge qualsiasi possibile accordo sulla lotta contro i narcotrafficanti, le cui risorse finanziarie in tutto il mondo non vengono sfruttate.
Propongo a Trump l'opposto: rimuovere i dazi sulla produzione agricola e agroindustriale colombiana per rafforzare la produzione agricola legale; investire nella riforma agraria affinché gli agricoltori abbiano accesso a terreni fertili vicino alle città e non adottino la giungla come mezzo di sopravvivenza; stimolare le opportunità commerciali negli Stati Uniti per acquistare, attraverso contratti a lungo termine, prodotti agricoli provenienti da zone di sostituzione delle colture in Colombia; legalizzare l'esportazione di cannabis come qualsiasi altro bene, data la sua esclusione dalla lista delle sostanze pericolose delle Nazioni Unite; rafforzare la politica statunitense di prevenzione del consumo; studiare scientificamente se il proibizionismo sia necessario o, piuttosto, promuovere un consumo responsabile e regolamentato dallo Stato; e creare un trattato più efficace per perseguire i capitali e i beni dei trafficanti di droga in tutto il mondo.

Solidarietà al Presidente Petro sono giunte dall'ex Presidente socialista della Bolivia, Evo Morales, il quale, su X, ha scritto: “Inviamo la nostra solidarietà al fratello Presidente Gustavo Petro di fronte agli attacchi e alle minacce del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump”, aggiungendo: “Gustavo Petro è una delle voci meritevoli che chiedono la pace. Le minacce contro la nostra patria sorella, la Colombia, sono minacce contro l'intera Patria Grande”.

E un messaggio di sostegno è giunto anche dall'ex Presidente socialista dell'Ecuador, Rafael Correa, già ingiustamente accusato di corruzione nel 2020 e rifugiato politico in Belgio: “Il fatto che l'uomo più potente del pianeta sia un pagliaccio irresponsabile dovrebbe preoccupare tutta l'umanità. Forza, Presidente Petro! Forza, Colombia! Forza, America Latina!”.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it