martedì 27 maggio 2025

Attualità del pensiero peronista. Articolo di Luca Bagatin

 

L'indimenticato Presidente argentino Juan Domingo Peron, di cui ho molto scritto, in particolare alcuni anni fa, anche nei miei più recenti saggi socio-politici quali “Amore e Libertà” e “Ritratti del Socialismo”, è, come ho sempre sottolineato, figura emblematica per comprendere il presente.

Presente, in particolare, di un Sud del mondo che chiede riscatto e emancipazione.

Un Sud del mondo, oltre i blocchi contrapposti, già teorizzato dai promotori della Conferenza di Bandung e del Movimento dei Non Allineati, quali l'allora Premier cinese Zhou Enlai, quello indiano Nehru, il Presidente indonesiano Sukarno, quello jugoslavo Tito e il Premier egiziano Nasser.

Un Sud del mondo che, a differenza del Primo e del Secondo Mondo, ha saputo trarre spesso insegnamento da un socialismo adatto ai tempi, riformatore, adattato alle circostanze e alla mentalità dei popoli nei quali si stava edificando.

Fosse esso socialismo con caratteristiche cinesi; l'autogestione jugoslava e libica; il giustizialismo peronista; il modello dei kibbutz israeliani o altre vie nazionali e democratiche al socialismo.

Il Presidente Peron, che governò l'Argentina, anche con il determinante supporto della moglie Evita - dal 1946 al 1955 – seppe garantire al Paese risultati concreti, togliendo la proprietà terriera ai ricchi oligarchi e distribuendola ai ceti più poveri; nazionalizzando i settori chiave dell'economia (dalle banche alle ferrovie sino alla flotta mercantile ed alla produzione di petrolio, riuscendo a far cedere il controllo dell'economia dalla Gran Bretagna - che di fatto ne muoveva i fili - al governo argentino stesso, il quale, fra l'altro, incoraggiò molto il cooperativismo agricolo).

In tal modo i ceti proletari videro aumentare il loro reddito del 55%; si ebbe un aumento del PIL del 4% ed il passaggio del debito pubblico dal 68% al 57%, nei dieci anni di governo di Juan Domingo Peron.

L'Argentina peronista smise dunque di dipendere dall'estero, evitò di indebitarsi con le potenze straniere, aumentò le esportazioni ed avviò una politica estera di equidistanza sia dagli Stati Uniti d'America che dall'URSS (la famosa Terza Posizione antimperialista rilanciata più volte da Peron, da non confondere con insane forme di fascismo, totalmente estranee al pensiero di Peron e Evita, la quale fu peraltro molto amica della Premier laburista israeliana Golda Meir).

Molto importanti anche l'introduzione delle leggi sul divorzio (molti decenni prima rispetto all'Italia) e volte a sopprimere l'educazione religiosa nelle scuole e a legalizzare la prostituzione.

Il carattere profondamente laico di Peron (che pur fu sempre profondamente cristiano), peraltro, gli costò la scomunica da parte del Papa dei cattolici Pio XII.

Purtroppo, poco dopo la morte prematura di Evita, che gli causò forte sofferenza, le conquiste sociali e civili del peronismo, invise al clero, alla casta militare conservatrice e agli USA, saranno distrutte da un golpe guidato, nel settembre 1955, dal generale Pedro Eugenio Aramburu, che costrinse il Presidente Peron a fuggire in esilio in Spagna, sino al 1972, anno nel quale tornerà in Argentina, peraltro accompagnato – fra gli altri - dal prof. Giancarlo Elia Valori, suo portavoce in Italia e grande manager e analista internazionale.

In Spagna, ad ogni modo, non si diede mai per vinto e scrisse persino un ottimo libro, nel 1967, dal titolo “L'ora dei popoli” (e di cui ho ampiamente scritto nei miei saggi), ove inizia a elaborare le sue teorie sul riscatto sociale e civile del Terzo Mondo, sfruttato dall'imperialismo capitalista e a teorizzare la nascita e lo sviluppo di un nuovo ordine multipolare, peraltro in sintonia con quanto promosso – nel corso degli Anni '70 e '80 - dal Presidente comunista rumeno Nicolae Ceausescu, già autonomo da Mosca e molto amico, in Italia, dei socialisti di Bettino Craxi e del PSDI di Pietro Longo e che incontrerà Peron nel marzo 1974, pochi mesi prima della sua scomparsa.

In tale testo, fra le altre cose, egli scrisse: “Il giustizialismo si fonda su tre grandi premesse: 1) La necessità di promuovere una riforma che il mondo dei nostri giorni, con la sua inarrestabile evoluzione, stava segnalando come un imperativo ineludibile. 2) La necessità di una integrazione latino-americana per creare, grazie ad un mercato ampliato, senza frontiere interne, le condizioni più favorevoli al nostro sviluppo; per migliorare il tenore di vita dei nostri 200 milioni di abitanti; per creare le basi dei futuri Stati Uniti Latino-Americani, posto che spetta all'America Latina nelle questioni mondiali. 3) L'opportunità di realizzare un'integrazione storica che permetta di consolidare quella liberazione per la quale lottano oggi quasi tutti i popoli sottomessi.

La lotta in favore dei popoli sottomessi, infatti, fu la costante del pensiero e dell'azione di Juan Domingo Peron. La sua posizione politica, infatti, coincideva con quel Terzo Mondo sfruttato e depredato dagli USA e, in tal proposito, scriveva, anche riferendosi alla dittatura antiperonista che stava in quegli anni martoriando l'Argentina: “I governi usurpatori di quelle dittature che pretendono di affermare la propria esistenza con la protezione straniera non possono durare. I governi militari e imposti dal Pentagono e dal Fondo Monetario Internazionale, incorreranno nella stessa sorte in Vietnam come in America Latina, in quanto nulla di stabile può essere fondato sull'infamia”.

Ho ritrovato, in un ottimo sito storico/politico argentino, “Archivio Peronista” (https://archivoperonista.com), anche un bellissimo discorso ambientalista del Presidente Peron, del 21 febbraio 1972, ai popoli e governi del mondo (https://archivoperonista.com/1972/02/21/mensaje-ambiental-a-los-pueblos-y-gobierno-del-mundo).

Un messaggio che è di grande attualità, perché parla, fra le altre cose, di decolonizzazione, di sovranità, autodeterminazione dei popoli, di andare oltre i blocchi contrapposti e soprattutto di difesa dell'ambiente e di lotta contro la distruzione delle risorse naturali.

Ne vorrei riportare, tradotti, alcuni stralci:

Quasi trent'anni fa, quando il processo di decolonizzazione contemporanea non era ancora iniziato, abbiamo annunciato la Terza Posizione in difesa della sovranità e dell'autodeterminazione delle piccole nazioni, di fronte ai blocchi in cui erano divisi i vincitori della Seconda Guerra Mondiale.

Oggi, quando queste piccole nazioni sono cresciute di numero e costituiscono il gigantesco e multitudinario Terzo Mondo, un pericolo più grande - che colpisce tutta l'umanità e mette in pericolo la sua stessa sopravvivenza - ci costringe a porre la questione in termini nuovi, che vanno al di là di quelli strettamente politici, che superano le divisioni partigiane o ideologiche ed entrano nella sfera delle relazioni dell'umanità con la natura.
Crediamo che sia giunto il momento per tutti i popoli e i governi del mondo di prendere coscienza della marcia suicida che l'umanità ha intrapreso attraverso l'inquinamento dell'ambiente e della biosfera, lo sperpero delle risorse naturali, la crescita sfrenata della popolazione e la sopravvalutazione della tecnologia, e la necessità di invertire immediatamente la direzione di questa marcia, attraverso un'azione internazionale congiunta.
(...)
Le cosiddette "Società dei Consumi" sono, in realtà, sistemi sociali di spreco massiccio, basati sulla spesa, per il piacere che il profitto produce. Viene sperperata attraverso la produzione di beni necessari o superflui, e tra questi, a quelli che dovrebbero essere di consumo durevole, viene intenzionalmente assegnata una certa
vita perché il rinnovamento produce profitti. Milioni vengono spesi in investimenti per cambiare l'aspetto degli oggetti, ma non per sostituire i beni dannosi per la salute umana, e anche nuove procedure tossiche vengono utilizzate per soddisfare la vanità umana. Ad esempio, bastano le auto attuali che avrebbero dovuto essere sostituite da altre con motori elettrici, o il piombo tossico che viene aggiunto alla benzina semplicemente per aumentarne l'irritazione.
Non meno grave è il fatto che i sistemi sociali dispendiosi dei paesi tecnologicamente più avanzati funzionano attraverso il consumo di enormi risorse naturali fornite dal Terzo Mondo. In questo modo, il
problema delle relazioni all'interno dell'umanità è paradossalmente duplice: alcune classi sociali – quella dei Paesi a bassa tecnologia in particolare – subiscono gli effetti della fame, dell'analfabetismo e delle malattie, ma allo stesso
tempo le classi sociali e i paesi che basano il loro eccesso di consumo sulla fame. Né sono nutriti razionalmente, né godono di una cultura autentica o di una vita spiritualmente o fisicamente sana. Lottano in mezzo all'ansia e alla noia, e ai vizi prodotti dall'ozio mal usato.

(…)”

Discorso profondamente attuale e lungimirante.

Spiace che l'Argentina di oggi sia finita nelle mani di pericolosi liberal capitalisti dal piglio folle e fondamentalista come Javier Milei, che – con le sue politiche antiperoniste e antisociali - la sta riportando indietro di decenni.

Spiace che l'ex Presidentessa peronista Cristina Kirchner – degna erede di Peron e Evita e grande promotrice dei diritti sociali e civili - sia messa, ancora oggi, alla gogna mediatico-giudiziaria... come accadde già con l'ottimo Presidente brasiliano Lula Da Silva e con il nostro Bettino Craxi.

Evita Peron, ad ogni modo, disse: “Volveré y seré millones”. “Tornerò e sarò milioni”.

Milioni di popoli sfruttati, in marcia, per il loro riscatto sociale, civile, morale, spirituale.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it


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