giovedì 28 giugno 2018

Eduard Limonov: un dissidente dalla parte dei deboli. Intervista di Luca Bagatin a José Setien, curatore del sito web a lui dedicato

Su Eduard Limonov, scrittore, dissidente e militante nazionalbolscevico russo di recente di ritorno dalla sua tournée italiana per presentare il romanzo "Zona industriale", edito da Sandro Teti, ho scritto diversi articoli, presentandone la biografia e le idee.
Biografia e idee molto interessanti in particolare nel momento storico che stiamo vivendo, di superamento delle vecchie ideologie novecentesche, ma al contempo di recupero di ideali che si rifanno al socialismo originario, da Pierre Leroux sino a Proudhon, passando per il populismo ed il Socialismo Russo e Eurasiatico sino al Bolivarismo Latinoamericano.
Nei mei articoli ho menzionato spesso anche quello che, per molti versi, può essere considerato il suo sito ufficiale, anche se non è da lui gestito e non è propriamente un sito ufficiale, bensì è una raccolta approfondita di tutto lo scibile disponibile su Ed Limonov, ovvero www.tout-sur-limonov.fr, bellissimo sito in francese - con anche pagine in inglese, spagnolo, italiano e russo - gestito da uno dei suoi storici fan europei, ovvero José Setien, che mi segnala che la sezione in italiano può essere letta al seguente link: http://www.tout-sur- limonov.fr/414521107 .
Oggi ho avuto la possibilità e l'onore di intervistare José per parlare del Nostro.
Nelle prossime settimane conto di intervistare l'editore Sandro Teti, il quale ha di recente pubblicato e presentato, assieme a Limonov, il romanzo biografico "Zona industriale".
José Setien

Luca Bagatin: Bene José, sono curioso innanzitutto di sapere come e quando hai conosciuto Eduard Limonov.
José Setien: Quando Limonov era in Francia negli anni '80, molti dei suoi libri avevano avuto un certo successo. All'epoca ne avevo letti diversi, in particolare i suoi tre romanzi autobiografici in cui parla della sua giovinezza in Charkov, URSS, ovvero l'attuale Charkiv in Ucraina.
Solo uno era tradotto in italiano: "Eddy-baby ti amo" (Salani, 2005). Devi leggerlo, se lo trovi.
È assolutamente affascinante: le avventure del giovane Eduard. Aveva quindici anni nel 1958 e si trovava in una grande città sovietica dove accadevano cose incredibili.
Mi sono piaciuti anche i suoi articoli molto polemici in un giornale che ha fatto molto rumore negli anni '80 e nei primi anni '90: "L'Idiot International" di Jean-Edern Hallier.
In seguito, Limonov è andato in Russia nel 1994. L'avevo dimenticato un po' e l'ho riscoperto con il romanzo biografico di Emmanuel Carrère, "Limonov", che è stato un enorme successo in Francia nel 2011.

Luca Bagatin: Vero ! "Limonov" di Carrère è stato un enorme successo in tutto il mondo fra l'altro ! Dopo averlo letto, consigliato dall'amico che meglio di tutti mi conosce, visto che siamo cresciuti assieme e che ravvisava in Limonov alcuni tratti fisici e caratteriali simili ai miei, ho letto tutto di e su di lui. Ovviamente quanto tradotto in Italia, che è davvero molto poco in realtà.
Conoscendo un po' il francese mi sono imbattuto nel tuo sito, ove hai raccolto un sacco di materiale su Limonov. Una vera e propria biblioteca digitale.
Come mai hai deciso di aprire un sito web dedicato a lui ? Come hai fatto a raccogliere tutto quel materiale ?
José Setien: Il libro di Carrère ha prodotto uno shock in me. Volevo sapere di più su Limonov. Ho fatto molte ricerche in russo con Google Traduttore. Ho scoperto cose incredibili che non erano descritte nel libro di Carrère. Ho anche visto che c'erano errori concreti e alcune false analisi.
Ecco perché ho realizzato il sito: perché non conosciamo veramente Limonov al di fuori della Russia, come era accaduto a me, ovviamente, prima di fare tutte queste ricerche.
Ad esempio, poche persone sanno che ha scritto sessanta libri. Trenta sono stati tradotti in francese e solo sei in italiano. Quando è finito in prigione per due anni e mezzo dal 2001 al 2003 (per "traffico di armi" e "tentativo di colpo di stato" in Kazakistan), ha scritto otto libri !
Tutta questa parte del suo lavoro, la più recente, è poco conosciuta al di fuori della Russia. Ecco perché c'è una pagina molto importante nel sito: uno studio di tutti i libri che Limonov ha scritto dal 2000 al 2018. Non è difficile da leggere perché ci sono molte foto, video, recensioni di critici letterari e penso anche molte informazioni difficili da trovare altrove: http://www.tout-sur-l imonov.fr/222318808

Luca Bagatin: Che cosa ti affascina di più Limonov ?
José Setien: Limonov è molto contraddittorio, ma è proprio questa contraddizione, questa evoluzione permanente, che indubbiamente la rende una personalità totalmente inusuale e unica.
Conosco poche persone dissidenti in epoca sovietica negli Anni '70 e ancora dissidenti dopo il crollo dell'Unione Sovietica.
Nessuno al mondo fu allo stesso tempo: poeta sotterraneo a Mosca negli anni '60 e '70; vagabondo e poi maggiordomo di un miliardario a New York; scrittore di successo a Parigi negli anni '80; combattente durante le guerre dell'ex Jugoslavia e in Transnistria; fondatore di un partito in Russia, che ha avuto un impatto significativo tra i giovani radicali dal 1994; autore di un colpo di stato fallito che avrebbe potuto renderlo il leader della parte russa del Kazakistan; prigioniero rispettato dai suoi compagni e dalle guardie e oggi la personalità culturale più rispettata dai migliori giovani scrittori russi e da molti giovani artisti di ogni tipo che sono stati influenzati dal suo giornale "Limonka".

Luca Bagatin: Che ne pensi del suo stile letterario ?
José Setien: È uno stile al tempo stesso molto potente, diretto e di una semplicità totale. Ecco perché tutti possono leggere Limonov, non solo gli intellettuali. Ha capito da tempo a chi voleva parlare principalmente. Per citare la famosa formula: "Crediamo che lo stile sia un modo complicato per dire cose semplici, in quanto è un modo semplice per dire cose complicate."
Limonov merita dieci volte il premio Nobel per la letteratura, ma non lo riceverà mai, perché l'accademia svedese è troppo conformista. Come dice Limonov con la sua solita ironia: "Il Nobel viene quasi sempre dato a scrittori erbivori".

Luca Bagatin: Che ne pensi delle sue idee ?
José Setien: Ha cercato di ripensare il mondo per circa quaranta anni. Ha compreso prima di altri che la frattura destra/sinistra era ampiamente superata.
Lo ha capito molti anni prima della creazione del M5S in Italia o di Podemos in Spagna.
Lo spieghi molto bene, caro Luca, nell'ultimo articolo che hai dedicato a Limonov http:// amoreeliberta.blogspot.com/ 2018/05/eduard-limonov-un- dissidente-dalla.html

Luca Bagatin: Cosa ne pensa Eduard Limonov del tuo sito web ? Siete in contatto ?
José Setien: Preferisco non essere in contatto diretto per essere completamente libero nella produzione del sito e delle analisi, ma so che lo conosce, certo, come ha detto a amici miei che lo hanno visto a Mosca, come uno dei suoi traduttori in francese, Monique Slodzian, o il suo editore in Francia, Charles Ficat (Editions Bartillat).

Luca Bagatin

No alla normativa UE sul diritto d'autore. No al copyright. Per una civiltà ove le idee e le opere dell'ingegno circolino liberamente e siano a beneficio di tutti. Articolo di Luca Bagatin

Il 4 luglio prossimo sarà votata dal Parlamento europeo una proposta di direttiva sul diritto d'autore in internet, la quale sembrerebbe prevedere - a quanto si apprende dagli organi di informazione - una vera assurdità, ovvero che la pubblicazione di un link di un articolo di giornale online (cosa che peraltro attualmente fanno tutti ad esempio nei cosiddetti socialnetwork, oltre che su Wikipedia e in molti articoli ai fini di citare le fonti) rappresenterebbe una forma di utilizzo del diritto d'autore, con la conseguente necessità di una autorizzazione da parte dell'editore del giornale ed il conseguente pagamento dei diritti d'autore per chiunque intenda postare il suddetto link. Conseguentemente i soggetti che consentono la pubblicazione online dovrebbero dotarsi di appositi filtri automatici in grado di bloccare la pubblicazione di ogni contenuto coperto da diritto d'autore.
Una vera e propria limitazione alla diffusione delle idee, oltre che l'impossibilità di poter citare le fonti necessarie attraverso i relativi link, utili peraltro spesso anche a studenti universitari che desiderino utilizzarli nelle loro tesi di laurea.
C'è chi sostiene che tale normativa europea sia funzionale e fatta apposta per limitare la cosiddetta controinformazione, che ha permesso alle forze populiste di arrivare al governo ad esempio in Italia o in alcune parti del mondo e che pertanto l'establishment europeo voglia porre un freno alla libera circolazione delle idee. Personalmente su questo ho alcuni dubbi, in quanto ritengo che il potere mediatico del web sia ancora limitato e ritengo che coloro i quali hanno deciso di scegliere il campo populista lo abbiano fatto indipendentemente dal web (che veicola comunque i più vari contenuti), semplicemente in quanto ormai stanchi del pensiero unico liberale, che ha generato precarietà su ogni fronte.
Senza voler giungere a conclusioni affrettate, dunque, tale normativa - se passasse - sarebbe un vero danno per tutti coloro i quali utilizzano internet per diffondere idee, contenuti e soprattutto per gli stessi organi di informazione, in quanto vedrebbero diminuire i clik ai loro stessi contenuti, veicolati oggi o da altri articoli, citati come fonte, oppure da Wikipedia, dai già citati socialnetwork, oppure dalle già summenzionate tesi di laurea.
Personalmente, oltre ad essere contrario a normative di questo tipo, sono da sempre contrario al sistema del diritto d'autore e su questo mi trovo concorde ad esempio con gli economisti Michele Boldrin e David K. Levine, che su detto argomento hanno molto scritto. Lo sono magari per ragioni un tantino diverse rispetto alle loro tesi, piuttosto liberiste in economia, semmai.
Sono per l'abolizione del copyright in quanto ritengo che la proprietà intellettuale debba essere una proprietà condivisa, così come lo è il sapere e lo scibile umano. Dunque per ragioni non economicistiche o liberiste, ma umaniste e di diffusione della cultura, della scienza, della tecnica.
L'Autore rimarrebbe dunque l'ideatore ed il proprietario di fatto dell'opera (l'importante è sempre citare la fonta !), è chiarò, ma lo scopo della sua opera dell'ingegno non dovrebbe essere il profitto, la commercializzazione, ma la diffusione libera, la condivisione, in grado di arricchire altre menti, che potrebbero ancor più svilupparla. Tale diffusione arricchirebbe dunque gli animi della comunità e dunque dell'umanità.
Solo così si produrrebbe ricchezza, ma non ricchezza monetizzabile, individuale ed egoistica, ma ricchezza collettiva.
Ricchezza in campo letterario, musicale, medico, scientifico, tecnologico. Una ricchezza libera dal commercio e dal danaro in una società che superi finalmente il capitalismo e si basi sulla condivisione. Una società o, meglio, una nuova civiltà umanistica ove la cooperazione, l'amicizia e l'amore, ovvero la vera libertà, sostituiscano le leggi del danaro, del potere, dell'ego e del diritto all'accumulo.
In nome del dovere nei confronti dell'umanità e dei suoi bisogni. In nome del sapere e della conoscenza, del libero scambio e del dibattito fra menti pensanti e libere.

Luca Bagatin

lunedì 25 giugno 2018

Alcune recensioni di videogame storici e strategici tratte da Pensalibero.it e a cura di Luca Bagatin

 "WARS OF SUCCESSION" IL GIOCO PER PC SULLA GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA E SULLA GRANDE GUERRA DEL NORD
di Luca Bagatin
del 25 giugno 2018

Il XVIII secolo non fu solo l'Epoca dell'elegante stile barocco, delle curiose parrucche dei nobili, l'Epoca di Bach, Mozart e Casanova, ma anche l'Epoca delle grandi nazioni imperiali, in primis la Francia, la Gran Bretagna, la Svezia e la Russia.
Proprio queste quattro sono le protagoniste dell'ultimo wargame per pc sviluppato da Ageod e editato da Slitherine (www.slitherine.com) - "Wars of Succession" - nel quale vengono fedelmente riprodotti i due principali conflitti fra nazioni imperiali del XVIII secolo, ovvero la Grande Guerra del Nord (1700- 1721) e la Guerra di Successione Spagnola (1701 - 1715).
La prima vide fronteggiarsi la coalizione guidata dall'Impero Russo dello Zar Pietro I il Grande contro la coalizione del Regno di Svezia guidato da Re Carlo XII e fu originata proprio a causa delle mire egemoniche della Svezia nel Mar Baltico e nei territori vicini.
La seconda, ovvero la Guerra di Successione Spagnola, vide fronteggiarsi la coalizione Borbonica, con a capo la Francia del Re Sole Luigi XIV e la Spagna dei lealisti di Filippo di Borbone contro la Grande Alleanza guidata da Sacro Romano Impero, i lealisti spagnoli di Carlo d'Asburgo e la Gran Bretagna. Tale conflitto ebbe origine a causa della successione di Carlo II d'Asburgo Re di Spagna,, il quale, deceduto nel novembre 1700 e rimasto senza eredi, decise di affidare il Regno al pronipote Filippo di Borbone, nipote di Luigi XIV di Francia, il quale si sarebbe ben presto ritrovato particolarmente influente nell'immenso Impero Spagnolo. Al fine di contenere l'egemonia del Re Sole, dunque, il Sacro Romano Impero, la Gran Bretagna e le Province Unite dei Paesi Bassi, si coalizzeranno contro di lui e contro i Borbone di Spagna e daranno vita ad uno fra i più lunghi conflitti europei del secolo XVIII.
Il wargame della Slitherine, "Wars of Succession", riproduce molto bene entrambi i conflitti e lo fa attraverso ben cinque campagne giocabili: la Gran Campagna della Grande Guerra del Nord, dal 1700 al 1716, che consta di 192 turni di gioco; lo scenario italiano della Guerra di Successione Spagnola, dal giugno 1701 al gennaio 1703, che consta di 19 turni ed è anche lo scenario consigliabile per coloro i quali decideranno di iniziare ad apprendere il gioco e le sue dinamiche, in quanto comprende un tutorial introduttivo; la Gran Campagna della Guerra di Successione Spagnola, dal giugno 1701 al gennaio 1716, che consta di 175 turni di gioco; la Guerra di Successione Spagnola nello scenario che va dal marzo 1706 al gennaio 1714 e che consta di 94 turni di gioco ed infine lo scenario della Guerra di Successione Spagnola dall'aprile 1709 al gennaio 1714, che consta di 57 turni.
Il gioco è composto da una cartina dettagliata dell'Europa dell'epoca, più delle piantine minori relative ai possedimenti coloniali d'Oltreoceano. Nella cartina sono rappresentate le città, le fortificazioni, i centri di produzione, le caratteristiche del terreno e le nostre truppe, composte da granatieri, moschettieri, cosacchi ecc... sono rappresentate da pedine storicamente dettagliate ed altre raffiguranti i loro Comandanti, ovvero i leader storici dell'epoca (oltre 200), ciascuno con caratteristiche ed abilità specifiche.
Il gioco consta inoltre, di un sistema di controllo delle spese economiche e militari della coalizione che decideremo di guidare, nonchè un sistema di carte che ci permetterà di influenzare l'andamento del conflitto (mine, contributi, onori di guerra ecc...). Il conflitto, inoltre, oltre alle tattiche che deciderete di seguire, è influenzato anche dagli eventi storici reali che di volta in volta si presenteranno e dalle condizioni metereologiche, che occorre sempre tener presente ogniqualvolta si deciderà di spostare le truppe o ingaggiarle in battaglia.
Il giocatore si troverà dunque, ad ogni turno, a dover valutare diversi aspetti al fine di muovere le truppe e impiegarle nei conflitti a fuoco. Ogni turno richiede dunque molta pazienza e ragionamento e, in questo senso, "Wars of Succession" è un gioco adatto ai wargamers di lungo corso ed a coloro i quali amano i videogame strategici puri, che privilegiano il carattere tattico ed il ragionamento ben ponderato, rispetto ai combattimenti rapidi ed in tempo reale.
Una volta terminato il nostro turno, occorrerà attendere quello dell'avversario. Qui forse la pecca del gioco, nel senso che - come nello stile dei wargame sviluppati da Ageod - anche le mosse dell'avversario richiedono parecchia pazienza ed il giocatore si troverà, fra il suo turno e l'altro, ad aspettare qualche minuto e ciò per alcuni potrebbe risultare un po' frustrante.
In generale "Wars of Succession" è un wargame per pc molto accurato sotto il profilo storico e tatticamente molto interessante. Non deluderà certamente il giocatore più attento a questi aspetti e l'amante delle tattiche di battaglia più raffinate su larga scala.
Il fatto poi di aver realizzato un gioco che va a rappresentare un periodo storico e due conflitti europei spesso trascurati, è un vero fiore all'occhiello per gli appassionati di Storia e di Storia del XVIII secolo in particolare.
Attualmente non è disponibile in lingua italiana, ma unicamente in inglese, francese e spagnolo, per quanto posso assicurare che è giocabilissimo anche attraverso una conoscenza base di una delle tre lingue.
Per coloro i quali vorranno saperne di più e decideranno di acquistarlo - tentando di sfidare e cambiare la Storia - invito a visitare il link della piattaforma Steam ove il gioco è appunto disponibile e scaricabile in formato digitale: https://store.steampowered.com/app/867250/Wars_of_Succession/.


Luca Bagatin

"BOUNTY TRAIN": UN VIDEOGAME PER VIAGGIARE CON IL TRENO PIU' VELOCE DEL FAR WEST
di Luca Bagatin
del 29 aprile 2018


Immaginate una locomotiva a vapore con i suoi vagoni percorrere gli Stati Uniti d'America del 1860, in piena Guerra di Secessione. Immaginate di essere voi stessi a condurla, partendo da Portland e via via percorrendo ogni città, dall'Est sino all'Ovest alla ricerca della vostra famiglia e vivendo di commercio, passaggi dati ai gringos e persino di contrabbando !
Questo è "Bounty Train", il videogame storico, strategico, gestionale e d'avventura edito dalla Deadalic Entertainment (www.daedalic.de) e che vi terrà ore e ore incollati al computer nel divertente tentativo di gestire il vostro commercio e i vostri traffici.
Nei panni di Walter Reed, giovane cowboy al quale viene comunicata la morte del padre che gli ha lasciato in eredità una piccola quota azionaria della National Pacific Railroad, dovrete ricercare i componenti della vostra famiglia, ciascuno detentore di una parte di azioni della compagnia medesima, al fine di sottrarne il controllo al socio di vostro padre, il perfido Cornelius Tilber, ovvero colui il quale pare averlo assassinato.
Per farlo dovrete viaggiare a lungo, molto a lungo, da Est ad Ovest, acquistare nuove locomotive, vagoni merci, vagoni passeggeri, vagone ospedale, vagone armato di mitragliatrici ecc...), commerciare i prodotti locali, dare passaggi a pagamento ai viaggiatori delle città che visiterete, assoldare degli aiutanti che vi aiuteranno quando sarete attaccati dai banditi oppure dagli indiani... Eh sì, perché "Bounty Train", oltre ad essere un gestionale economico su rotaia, è anche un gioco d'azione con tanto di sparatorie e avvincenti combattimenti sul treno e la partita avrà purtroppo termine se il vostro protagonista sarà colpito a morte !
Non dimenticate peraltro, se farete tratte di viaggio troppo lunghe, di rifornirvi di carbone, indispendabile per poter alimentare il treno che conducete !
Il comparto narrativo del gioco è dunque molto interessante e influenzato dagli eventi storici reali quali la Guerra di Secessione, le elezioni, il comportamento che terrete con le persone che incontrerete nelle varie città e lungo il vostro tragitto.
Potrete decidere di contrabbandare alcool o armi, ma attenzione perché potreste incontrare i soldati e farvi arrestare !
A seconda delle persone che incontrerete e delle missioni secondarie che deciderete di intraprendere la vostra storia prenderà un corso diverso, accumulerete maggiori danari e accumulerete punti esperienza. A New York avrete addirittura la possibilità di depositare parte del vostro danaro in banca e ritirarlo dopo 45 giorni maggiorato degli interessi. Tenete conto che, nel corso del gioco, non è così difficile guadagnare danaro con il commercio ed i passaggi, ma è altrettanto facile perderlo se non porterete a destinazione le persone alle quali darete un passaggio nei tempi stabiliti, oppure se venderete merci ad un prezzo troppo ribassato. Controllare il valore di ogni merce, di città in città, è infatti indispensabile per un commercio redditizio e per non subire spiacevoli perdite tali da compromettere il vostro stesso viaggio.
"Bounty Train" riassume in sè sostanzialmente diversi generi: l'avventura con tanto di comparto narrativo strutturato; il genere storico tipico del Far West; la gestione economica commerciale; la simulazione della guida di un treno, sebbene molto semplificata; l'azione fornita dai combattimenti a suon di pistolettate.
Per molti versi "Bounty Train" ricorda il caro vecchio "Sid Maier's Pirates" del 2005, ancora oggi ottimo strategico ambientato ai tempi dei pirati e in grado di riassumere avventura (anche in quel caso il protagonista aveva il compito di ricercare i componenti della sua famiglia viaggiando con la sua nave da un capo all'altro dei Caraibi), il combattimento e la gestione economica.
La grafica di "Bounty Train" è gradevole e per essere giocato può benissimo richiedere un computer di fascia media, senza troppe pretese, per quanto possa risultare più fluido se giocato su un computer di fascia medio alta.
Mi sento di consigliare "Bounty Train" a tutti gli appassionati di vecchio West in primis (i quali sicuramente non rimarranno delusi anche dalle musiche classiche dell'epoca) e a tutti gli appassionati di gestionali economici su rotaia e di avventure grafiche da godere in piena libertà.
Il punto di maggior forza di "Bounty Train" direi infatti che è la massima libertà del giocatore di decidere le strade e le missioni da intraprendere, pur con una serie di imprevisti (come ad esempio l'arrivo dei banditi oppure l'essere fermati dai soldati Nordisti o Confederati). Strade diverse porteranno a risultati diversi, ma potranno comunque portare alla vittoria finale.
Oltre alla modalità campagna esiste anche la possibilità di giocare una partita libera, senza la necessità di seguire il filone narrativo prestabilito. Per quanto, per i principianti, la modalità campagna è sicuramente il modo migliore per imparare il gioco.
L'unica vera pecca di "Bounty Train" per il pubblico italiano è la mancanza di una traduzione nella nostra lingua. Penso sia una mancanza abbastanza grave se pensiamo al fatto che il gioco è tradotto in ben 10 lingue compreso l'ucraino, il polacco, il giapponese, il cinese semplificato e quello tradizionale. Ad ogni modo il gioco è sostanzialmente intuitivo e chiunque abbia una conoscenza discreta dell'inglese oppure come il sottoscritto, del francese, può tranquillamente giocarlo senza problemi e con grande soddisfazione.
Volendo dare un voto complessivo al gioco direi che si aggiudica un 8 pieno !
Chiunque volesse acquistarlo può farlo tramite la piattaforma Steam al seguente link: https://store.steampowered.com/app/371520/Bounty_Train/.


Luca Bagatin


 "OSTALGIE - THE BERLIN WALL": UN VIDEOGAME STRATEGICO E GEOPOLITICO CHE FA RIVIVERE LA FINE DELLA GUERRA FREDDA
di Luca Bagatin
del  26 marzo 2018

E' il 1989, la Guerra Fredda sta volgendo al termine, ma i leader comunisti dell'Est europeo sono ancora saldamente al potere.
L'incontro fra il Cancelliere tedesco Helmut Kohl ed il Segretario del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, il riformatore Michail Gorbaciov, sembrano accelerare la caduta ad Est del comunismo ma...ora tocca a te decidere se cambiare la Storia oppure confermarla !
Come ?
Attraverso "Ostalgie: The Berlin Wall", un interessante ed intelligente videogame storico, strategico e geopolitico sviluppato dalla software house indipendente russa Kremlingames (www.kremlingames.com), già celebre per aver riattualizzato, lo scorso anno, l'ottimo videogame geopolitico "Crisis in the Kremlin", degno di nota per l'originalità, la cura degli sviluppatori nella risoluzione dei bug del gioco e per il basso prezzo di vendita e che recensii entusiasticamente al seguente link: http://www.pensalibero.it/crisis-the-kremlin-un-videogame-sugli-ultimi-anni-dellunione-sovietica.
In "Ostalgie: The Berlin Wall" sarà possibile interpretare il ruolo del Capo di Stato (e quindi Segretario del Partito Comunista) di Repubblica Democratica Tedesca, Romania oppure Bulgaria socialista e prendere parte alle decisioni chiave per risollevare le sorti del Paese, tenendo sotto controllo innanzitutto vari fattori: mantenere l'unità del partito; aumentare il consenso popolare nei confronti del Leader; garantire un buon tenore di vita alla popolazione; evitare che la popolazione preferisca il blocco occidentale rispetto a quello orientale (oppure, viceversa, fare in modo che la popolazione preferisca le riforme di stampo capitalista), tenere sotto controllo il bilancio statale (incrementandolo e ripianando i debito contratti con l'estero), nonchè tenere sotto controllo il consenso dell'Unione Sovietica nei nostri confronti.
Tutto ciò sarà possibile, ad esempio, costruendo nuove industrie sul nostro terrotirio nazionale, oppure costruendo nuove statue di Lenin (che aumenteranno il rispetto nei confronti del nostro Leader), oppure sviluppando al meglio la scienza, il commercio con l'estero e l'economia (che potremmo decidere di riformare passando dal comunismo al capitalismo, oppure privatizzare gradualmente le nostre imprese e creare un sistema misto).
Attraverso vari e numerosi eventi storici realmente accaduti, che di volta in volta si presenteranno alla nostra attenzione attraverso apposite icone che compariranno sulla cartina geografica che troveremo nella schermata della Diplomazia, avremo inoltre la possibilità di prendere parte attiva alla Storia e decidere che cosa fare: sostenere ad esempio il governo comunista in Vietnam, oppure prendere accordi con l'opposizione ? Avviare accordi commerciali con la Cina, oppure declinare l'offerta ? Sostenere Milosevic durante la guerra in Jugoslavia (o Saddam Hussein in Iraq), oppure occuparci unicamente degli affari interni del nostro Paese ? Seguire la via riformatrice di Gorbaciov in URSS, oppure abbandonare via via l'Unione Sovietica e costruire noi stessi una nuova via al socialismo, che possa essere punto di riferimento anche per altri Paesi da includere nella nostra nuova alleanza economica, militare e strategica ? Si tenga conto che ogni nostra singola decisione influirà pesantemente sul futuro del nostro Paese ed anche sugli equilibri interni al Partito, oltre che sull'umore della popolazione e così via.
Se prenderemo decisioni non gradite a gran parte dell'apparato del Partito, ad esempio, la partita potrebbe avere termine in quanto saremmo cacciati dal Politburo. Se prenderemo decisioni non gradite a gran parte della popolazione, quest'ultima potrebbe ribellarsi e spodestarci attraverso una rivoluzione. A seconda poi se prenderemo decisioni gradite o non gradite ad altri Paesi, questi potrebbero decidere o meno di avviare rapporti commerciali e strategici con il nostro Paese oppure declinarli o revocarli.
Il gioco inizia il primo gennaio 1989 e l'obiettivo è, dunque, rimanere al potere il più a lungo possibile (sino almeno al dicembre 1991). In tale lasso di tempo potremo decidere di mantenere la linea dura e quindi non concedere nessun tipo di riforma, oppure riformare lo Stato, facendolo diventare socialista democratico oppure liberale. E' inoltre possibile decidere se concedere elezioni democratiche (spesso su pressione di Gorbaciov, il quale tenterà in tutti i modi di convincerci ad introdurre la Perestrojka anche nel nostro Paese) oppure non concederle. Nel caso in cui introducessimo nell'ordinamento del Paese le elezioni democratiche, il nostro Partito, per poter continuare a governare, dovrà ottenere la maggioranza assoluta e per fare ciò...o avremo il consenso della maggioranza della popolazione oppure...avremo la possibilità di influenzare il risultato attraverso brogli o pressioni (ma anche in questo caso potremmo pagarne le conseguenze). In caso di sconfitta alle elezioni ci sarà, ovviamente, un cambio di governo e potremmo tentare di avviare un dialogo con i partiti vincitori (centristi, socialdemocratici, liberali ecc...) e ottenere un governo di coalizione, oppure rischiamo di perdere la partita.
Altro aspetto interessante del gioco è la possibilità, per il vostro Leader, di nominare alcuni ministri (cascuno con specifiche caratteristiche, che vanno dalla linea dura a quella riformatrice sino all''apertura totale verso le riforme liberali) e finanche la possibilità per il Leader di parlare alla Nazione, decidendo quale argomento trattare fra quelli proposti.
"Ostalgie: The Berlin Wall" è sicuramente un gioco originale e tutt'altro che banale. Semplice da apprendere, per quanto al momento sia disponibile solo in lingua inglese e russa (ma Kremlingames ha già annunciato che ha intenzione di introdurre traduzioni anche in altre lingue, fra cui quella italiana). Avendolo testato personalmente in lingua inglese e avendo una conoscenza pressochè base della lingua stessa, debbo dire che è comunque giocabilissimo e godibilissimo.
Il gioco presenta per i neofiti un tutorial abbastanza semplice, ma efficace vista comunque la semplicità di apprendimento.
La grafica è semplice, ma piacevole e comprende diverse sezioni. Le principali sono: la sezione Diplomazia che consta di una cartina geografica che raffigura Europa occidentale ed orientale (più ovviamente l'Unione Sovietica), l'Africa e l'Asia, colorata a seconda del tipo di governo, di alleanza economica e militare. Clikkando su ogni singolo Paese avremo inoltre la possibilità di intraprendere alcune azioni diplomatiche, commerciali, di supporto ecc...; la sezione Politica che presenta le foto del nostro Leader e dei suoi ministri, oltre che la composizione del Parlamento e la linea politico-economica che stiamo seguendo; la sezione Economia presenta invece la possibilità di costruire industrie, quartier generale delle spie, statue di Lenin, canali televisivi ecc...; la sezione Scienza ci darà la possibilità di sviluppare le scienze.
Il gioco non richiede, peraltro, grandi requisiti tecnici per poter essere giocato e non occuperà molto spazio sull'hard disk del vostro computer (2 gb di ram e 1 gb di spazio).
Concludendo direi che "Ostalgie: The Berlin Wall" è un gioco che consiglio assolutamente a tutti gli appassionati di Storia in primis, oltre che a tutti gli appassionati di videogame geopolitici e strategici diversi da quelli sin ora prodotti e sono sicuro che non ne rimarranno affatto delusi.
"Ostalgie: The Berlin Wall" uscirà ufficialmente sulla piattaforma Steam il 26 marzo e potrà essere lì acquistato ad un prezzo altrettanto contenuto quanto il suo predecessore "Crisis in the Kremlin"). Il link per l'acquisto è il seguente: http://store.steampowered.com/app/774091/Ostalgie_The_Berlin_Wall/ e, come già annunciato su Steam dalla stessa Kremlingames, se entro un mese dall'uscita vi saranno almeno 7500 scaricamenti, sarà prevista la possibilità di giocare anche con Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia, oltre che saranno introdotti nuovi eventi e scenari relativi agli anni 1992 e 1993.
Buon gioco e buon ritorno al 1989 !


Luca Bagatin
 

"Il Barone Ungern - vita del Khan delle Steppe". Articolo di recensione di Luca Bagatin

La steppa, la taiga, le estese pianure asiatiche dei primi Anni del '900 fanno da sfondo non solo al celebre e bellissimo romanzo d'avventura di Vladimir Arsen'ev "Dersu Uzala - Il piccolo uomo delle grandi pianure" (1923), ma anche ad un personaggio storico che molto ha di romanzesco, al punto da essere stato fonte di ispirazione non solo di opere letterarie, ma persino di opere fumettistiche, ovvero il Barone Roman Von Ungern-Sternberg (1886 - 1921), protagonista dell'opera romanzesca a sfondo esoterico di Ferdynand Ossendowski "Bestie, uomini e Dei" (1925) e co-protagonista dell'avventura a fumetti di Corto Maltese ideata da Hugo Pratt "Corte Sconta detta Arcana" (1974).
Figura romanzesca della Guerra Civile Russa, il Barone Ungern fu soprannominato di volta in volta "Barone Nero", "Dio della Guerra", "Barone Sanguinario", "Barone Pazzo" per il suo carattere oscuro e la sua supposta efferatezza.
Di origine austriaca, il Barone Ungern fu buddhista - grazie, pare, agli insegnamenti del nonno dottore in Filosofia all'Università di Lipsia - e antibolscevico, tanto da arruolarsi nell'Armata Bianca e da considerare la Terza Internazionale Comunista come l'incarnazione demoniaca del male "nata tremila anni prima in Babilonia".
Di questo, ovvero di tale personaggio, parla una delle ultime pubblicazioni delle Edizioni Mediterranee "Il Barone Ungern" di Leonid Juzefovic, pubblicato per la prima volta in lingua italiana con il sostegno dell'Istituto della traduzione russo, tradotto da Paolo Imperio e con revisione di Mara Morini.
Opera monumentale e più completa oggi disponibile, quella dello storico e sceneggiatore Juzefovic, che consta di circa quattrocento pagine e ricchissima di eventi storici, aneddoti, rievocazioni di battaglie e avventure, oltre che di foto dell'epoca, le quali tentano di penetrare nella leggenda del Barone Ungern-Sternberg.
Ma chi era il Barone Ungern e perché così tanta curiosità attorno alla sua figura ?
Forse perché fu personaggio singolare, tale da attirare l'attenzione degli avventurieri, dei romanzieri e persino degli spiritualisti, con la sua idea di creare un Ordine Militare Buddhista per combattere quella che egli riteneva la "depravazione rivoluzionaria" bolscevica. Un'idea che fondava la sua suggestione nel voler ricreare l'Impero di Gengis Kahn che riunisse - in un'unica teocrazia buddhista - Cinesi, Mongoli, Tibetani, Afgani, Tartari, Buriati, Kirghisi e Calmucchi quale baluardo contro ogni idea rivoluzionaria, borghese, atea e modernista, per quanto, come scrive Juzefovic nel suo saggio, vi fossero fra le fila bolsceviche anche diversi credenti buddhisti, i quali tentavano di conciliare il comunismo con gli insegnamenti del Buddha, in chiave spirituale e anti-borghese,
Inseguendo tale ambiziosa quanto folle idea di risveglio asiatico, che avrebbe dovuto culiminare con il ritorno sul trono cinese della dinastia Manciù, il Barone - il quale era solito astenersi dal sesso, vivere in solitudine nella foresta in compagnia di un gufo e nutrirsi con moderazione - si alleerà ai Mongoli - i quali lo vedevano come un'incarnazione ultraterrena - guidati del Bogdo Gègèn Khan VIII, guida politica e religiosa, il quale sarà dal Barone stesso liberato dopo una guerra contro i Cinesi. Fu allora, nel marzo 1921, che la Mongolia - sino all'avvento del governo comunista - diverrà una teocrazia indipendente con a capo lo stesso Barone Ungern, proclamato Khan.
Nell'agosto del 1921, purtuttavia, tradito da un predone calmucco, il Barone sarà consegnato alle armate bolsceviche e nel settembre dello stesso anno processato e fucilato per il suo antibolscevismo e per aver sostenuto la monarchia dei Romanov, per quanto la leggenda - ma ovviamente trattasi unicamente di una leggenda - voglia che egli si sia salvato e sia fuggito.
Del Barone Ungern-Sternberg, di cui l'opera biografica e non agiografica di Leonid Juzefovic è certamente la più completa, che cosa rimane ?
Come rammenta l'autore - per quanto i suoi ideali di riunire un nuovo Impero asiatico siano falliti - rimane il fatto che grazie a lui la Mongolia è rimasta un Paese indipendente rispetto alla Cina. E rimangono opere, romanzi, fumetti e persino videogame di cui lui è protagonista indiscusso. Pensiamo all'opera di Vladimir Pozner, Jean Mabire, ai fumetti di Hugo Pratt a lui dedicati, al videogame della Wanadoo "Iron Storm" e all'interesse per la sua figura da parte del regista danese Lars Von Trier, che avrebbe su di lui voluto realizzare un film. Rimangono suggestioni eurasiatiste e antimoderne alle quali si ispirarono il filosofo Aleksandr Dugin e lo scrittore Eduard Limonov quando fondarono il loro Partito Nazionalbolscevico negli Anni '90, citati nel saggio di Juzefovic. Ma soprattutto rimane la leggenda di un personaggio letterario tipico delle opere avventurose e cavalleresche dell'Otto-Novecento, di cui molto è stato scritto, ma forse poco si sa di certo.

Luca Bagatin

sabato 16 giugno 2018

"Il rintocco del cuore". Poesia di Luca Bagatin

Il rintocco del cuore
Poesia di Luca Bagatin
Foto di Antonio Rodríguez
Modella: María José Peón Márquez 
 

Perché mi guardi,
con una mano fra i capelli ?
Sdraiata sul letto,
che il tuo corpo nudo accoglie.
Mani e braccia affusolate
lo accarezzano.
Le tue mani nelle mie,
le mie mani nelle tue.
I nostri sguardi si toccano,
i nostri sguardi si fondono
e così le nostre labbra
a formare un cuore.
Il tuo cuore batte forte
e così il mio.
Ad ogni rintocco un bacio.
Ad ogni bacio un nuovo battito,
un nuovo rintocco.
Il sapore delle tue labbra,
il profumo delle tue labbra,
la fragranza del tuo corpo.
Il profumo della tua anima
è ciò che fa battere il mio cuore.
All'unisono con il tuo.

Luca Bagatin

mercoledì 13 giugno 2018

E' uscita l'ultima raccolta di poesie di Massimiliano Giannocco: "Baluginii", con prefazione di Luca Bagatin

E' uscita in questi giorni l'ultima raccolta di poesie dell'amico Massimiliano Giannocco dal titolo "Baluginii" e della quale ho curato la prefazione, che colgo l'occasione per pubblicare qui di seguito.
Per informazioni e acquisti del testo al seguente link: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/poesia/411752/baluginii/

L. B.

Prefazione di Luca Bagatin a "Baluginii" di Massimiliano Giannocco

Quelli di Massimiliano Giannocco sono baluginii di vita. Timidi bagliori di speranza in un mondo in decadenza.
I baluginii della lirica di Giannocco sono richiami al Divino, ai suoi Angeli, all'innocenza. Sono richiami all'onestà ed all'eterna legge morale che dovrebbe regolare ogni civiltà degna di questo nome.
Sono baluginii, ovvero timide luci, timidi chiarori in un mondo fatto d'opportunismo e indifferenza. Sono richiami ad una civiltà antica, forse non del tutto perduta, ma sicuramente dimenticata in un'epoca materialista senza più contezza delle sue radici, della sua Storia, dei suoi Avi.
Sono versi spesso introspettivi, avvolti di spleen baudelairiano, consapevoli dell'abisso e dell'inferno terreno, ma che vorrebbero ricercare una via d'uscita, guardando verso il cielo, il sublime e finanche il dionisiaco, rappresentato da menadi bramose e da una Venere dalla turgide labbra. Tutto pur di sfuggire alla "morte diurna delle menti", all'appiattimento della vita moderna quotidiana !
Anche nelle descrizioni liriche dei paesaggi si scorge una profonda nostalgia per l'antico. Per l'Antica Urbe "dove son vaghi i ricordi del disordine cittadino, dove ville patrizie e rocciosi manieri han per vivace decoro"; per gli italici borghi medievali ove i castelli troneggiavano imperiosi, come fari maestosi a far da guida ai naviganti; per i paesaggi medievali medesimi dell'Italia centro-meridionale, con le loro vigne, i loro verdi ulivi e le antiche masserie.
L'Autore sembra quindi rifuggire dalla modernità dell'Italia d'oggi, che non rammenta il suo glorioso passato ed ove a prevalere sembrano essere i mediocri.
Quello che ho inteso del messaggio di Massimiliano Giannocco, attraverso le sue liriche, ciò che in sostanza mi ha trasmesso, è un pensiero a tratti pessimista ma non domo, non addomesticato. Un messaggio che, forse, in questo momento storico può far riflettere per la carica di nostalgia che esso rappresenta.
Rappresenta un pensiero conservatore ma, forse proprio per questo, rivoluzionario in un contesto ove il degrado della modernità ha ucciso ogni coscienza critica, ogni senso di comunità e di appartenenza.
Da Massimiliano Giannocco, ideologicamente, mi dividono molte cose. Più che altro è forse l'approccio alle questioni che ci divide. Egli è legato fondamentalmente al concetto di individuo e di libertà assoluta dell'individuo, mentre io non posso non tenere conto del fatto che l'individuo è un essere pensante posto all'interno di una comunità e che senza la consapevolezza di ciò non vi può essere alcuna ricerca della libertà.
Ciò che potrebbe unirci è il rifiuto, ad ogni modo, della modernità che annichilisce le menti e che, volendo essa sradicare gli esseri umani e renderli dei senza storia, dei senza patria, toglie loro ogni senso del Sacro, del Divino e dunque li priva della loro intima libertà, che è interiore prima ancora che esteriore. Che è una libertà collettiva, aggiungerei io, per quanto l'Autore di questi versi non sarebbe d'accordo con questa mia ultima affermazione.
Penso che questo non sarà che l'inizio di una serie di raccolte poetiche che l'Autore ci donerà.
Il lettore, dalla lettura delle sue liriche, non potrà che trarne fonte di meditazione ed ispirazione.

Luca Bagatin

Superare l'immigrazione superando capitalismo e neocolonialismo. Ovvero emancipando il Terzo Mondo. Una conferenza sulle rivoluzioni d'Africa e Asia. Articolo di Luca Bagatin

"Chi critica il capitalismo approvando l'immigrazione, di cui la classe operaia è la prima vittima, farebbe meglio a tacere. Chi critica l'immigrazione restando muto sul capitalismo, dovrebbe fare altrettanto". Questa una delle frasi più emblematiche del filosofo francese Alain De Benoist, mai attuale come oggi.
Già due anni fa esatti scrissi un articolo proprio su questo argomento di scottantissima attualita e che si ripropone ad ogni nuovo sbarco (http://amoreeliberta.blogspot.com/2016/06/immigrazionismo-ovvero-logica_14.html).
L'immigrazione è conseguenza del capitalismo e del neocolonialismo e, sino a che non si romperà tale circolo vizioso, misure come le chiusure dei porti o simili saranno - per quanto temporaneamente utili a fare la voce grossa in una Europa ipocrita e ondivaga sul fenomeno - inefficaci e spesso viste come mera propaganda ideologica.
Lo stesso socialista statunitense, già candidato del Partito Democratico USA alle scorse primarie, Bernie Sanders, così come negli Anni '70 fece il Segretario del Partito Comunista Francese Georges Marchais, si è espresso in questi giorni contro il fenomeno migratorio, affermando come molto più utile sarebbe un aumento dei salari e la necessità di creare posti di lavoro per le persone attualmente disoccupate, evitando lotte fra poveri e concorrenza al ribasso fra gli stessi, come invece avviene oggi (si veda in proposito il seguente articolo: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-migrazioni_e_diritti_tra_gli_opposti_estremismi_emerge_il_buon_senso_del_socialista_bernie_sanders/21163_24326/).
Nel corso della Storia molti politici, militanti e paladini della causa panafricana si sono battuti per l'emancipazione dell'Africa e per l'uscita dal neocolonialismo, non ultimo Kemi Seba, il quale sta pubblicando proprio in questi giorni il suo saggio "L'Afrique libre ou la mort" (https://beninwebtv.com/2018/06/lafrique-libre-ou-la-mort-le-livre-de-kemi-seba-preface-par-6-figures-internationales-2/).
Attivisti panafricani che desiderano semplicemente che l'Africa torni ad essere libera e sovrana e non più preda delle multinazionali e dello sfruttamento economico di natura monetaria (si veda il seguente articolo in merito: http://megachip.globalist.it/kill-pil/articolo/2017/09/01/due-cose-sul-franco-cfa-e-sull-euro-e-l-africa-2010755.html).
Fra tali militanti ricordiamo il Presidente del Burkina Faso Thomas Sankara, il quale affermava, fra le altre cose che: "Dobbiamo decolonizzare la nostra mentalità e raggiungere la felicità nei limiti del sacrificio che siamo disposti a fare. Dobbiamo ricondizionare la nostra gente ad accettarsi per come è e a non vergognarsi della sua situazione reale" ed ancora: "L'imperialismo è un sistema di sfruttamento che si verifica non solo nella forma brutale di chi viene a conquistare il territorio con le armi. L'imperialismo avviene spesso in modi più sottili. Un prestito, l'aiuto alimentare, il ricatto. Stiamo combattendo questo sistema che permette a un pugno di uomini di governare l'intera specie".
A proposito delle lotte di emancipazione sociale e nazionale africana e asiatica, sabato 30 giugno prossimo, a Clarens, in Svizzera, vicino a Losanna, in Rue des Artisans 10, si terrà - a partire dalle ore 18.00 - una interessante conferenza organizzata dalle riviste "Rébellion" e "éléments" dal titolo "Rivoluzioni d'Africa e Asia" ("Révolutions d'Afrique et d'Asie), condotta dal militante panafricano di origine congolese Dany Colin e dall'intellettuale svizzero David L'Epée (http://rebellion-sre.fr/conference-de-david-lepee-et-dany-colin-en-suisse-revolutions-dafrique-et-dasie).
Dany Colin, autore del saggio-brochure "L'Europe et l'Afrique: meme combat contre le mondialisme!" ovvero "L'Europa e l'Africa: stessa lotta contro il mondialismo!", fu da me intervistato nell'ottobre scorso a proposito proprio delle lotte d'emancipazione africane e della necessità di fermare l'immigrazione proprio attraverso il sostegno a tale emancipazione (l'intervista al seguente link: http://amoreeliberta.blogspot.com/2017/10/europa-e-africa-unite-nella-lotta-conto.html).
David L'Epée, grande conoscitore dell'Asia e dell'Oriente, avendovi vissuto e soggiornato a lungo, è anche esperto di socialismi asiatici e pubblicò un anno fa il saggio-brochure "Socialismes asiatiques. L'Orient est-il toujours rouge ?", ovvero "Socialismi asiatici. L'Oriente è sempre rosso ?", che recensii al seguente link: http://amoreeliberta.blogspot.com/2017/06/socialismi-asiatici-loriente-puo-dirsi.html.
Una conferenza interessante in una Europa che, divisa fra buonisti e cattivisti, ed avendo da tempo perduto la sua sovranità non solo economica, ma anche intellettuale ed avendo da tempo dimenticato il socialismo, finisce per non andare al cuore del problema.

Luca Bagatin

venerdì 8 giugno 2018

"Il Fastello della Mirra", opera postuma di Gabriele d'Annunzio. Articolo di Luca Bagatin

Gabriele d'Annunzio, il Vate della letteratura italiana, il grande amatore e seduttore, ma anche l'anticipatore del '68, attraverso la libertaria impresa di Fiume, unificando tutti gli spiriti repubblicani, mazziniani, rivoluzionari, anarchici e socialisti dei suoi tempi e che per la prima volta produsse una Costituzione avanzatissima per l'epoca, che - fra le altre cose - introdusse la libertà di divorziare, il diritto di voto alle donne, garantì l'assistenza ai disoccupati e ai non abbienti, garantì le libertà sessuali e tollerò l'omosessualità.
Gabriele d'Annunzio, di cui ricorrono gli 80 anni dalla scomparsa e i 155 dalla nascita, fu il punto cardine della letteratura del Novecento, oltre che coniatore di numerosi neologismi ormai d'uso comune, fra i quali i termini "tramezzino", "scudetto", "vigili del fuoco" e numerosi altri.
Di d'Annunzio si è parlato a Roma presso la Sala Del Carroccio di Piazza del Campidoglio l'8 giugno scorso, nella conferenza di presentazione della sua autobiografia, "Il Fastello della Mirra", edito postumo da Vallecchi per la prima volta nel 2004 e rieditato da Bibliotheka Edizioni (www.bibliotheka.it), curato ancora una volta da Angelo Piero Cappello e che sarà disponibile nelle librerie da giovedì 14 giugno.
La conferenza, presenziata dal curatore Angelo Piero Cappello, appassionato studioso di letteratura italiana e già autore di studi e saggi su Dante, Manzoni, Pirandello, Capuana, Svevo, Morselli Jahier, oltre che curatore di varie opere di d'Annunzio, è stata moderata e condotta dai giornalisti Luciano Lanna e David Frati, direttore di Mangialibri.
Lanna ha esordito spiegando come i primi studi approfonditi su d'Annunzio, in Italia, siano iniziati attorno al 1979 e di come da allora si sia particolarmente approfondita la sua visione libertaria e repubblicana, che per molti versi sembrò anticipare i moti rivoluzionari del '68 francese ed italiano.
Il curatore del testo, Angelo Piero Cappello, ha spiegato come nel 2004 sia per caso venuto in possesso di questo manoscritto dannunziano postumo, redatto fra il 1923 ed il 1927, ovvero attraverso una sua ricerca della corrispondenza di d'Annunzio presso il Vittoriale degli Italiani.
"Il Fastello della Mirra" è dunque un'autobiografia antologica che il Vate avrebbe voluto lasciare ai posteri, senza purtuttavia riuscire a pubblicarlo in vita, ovvero rimanendo escluso da ogni progetto editoriale.
Il giornalista David Frati ha spiegato come il Vate sia molto presente nell'immaginario collettivo e popolare, nonostante il suo stile letterario sofisticato e l'ostracismo subito da d'Annunzio, forse dovuto alle ingiuste accuse di fascismo, mentre egli fu uno dei primi oppositori di Mussolini nel '24, dopo il delitto Matteotti, al punto che il Duce lo farà mettere sotto controllo, temendo che il Vate potesse sobillare la popolazione in chiave antifascista, così come antifascisti diventeranno molti dei suoi compagni di Fiume, fra i quali spicca il sindacalista rivoluzionario, mazziniano e socialista Alceste de Ambriis, già co-autore della Carta del Carnaro, ovvero la Costituzione fiumana.
Angelo Piero Cappello spiega come lo stile letterario sia sì sofisticato, ma frutto di uno studio maniacale della parola sin dalla sua origine e quindi come il Vate di fatto abbia voluto svelare, attraverso la sua arte, il significato più profondo della lingua italiana.
D'Annunzio ritiene, peraltro, a differenza del suo contemporaneo Pirandello, che la scrittura si faccia vita e che la vita si faccia scrittura, ovvero che le esperienze di vita dell'autore medesimo siano e debbano essere raccontate attraverso la letteratura.
E' così che, come ha spiegato Cappello, alla base di ogni gesto di d'Annunzio, vi è una trasposizione sul piano letterario. La verità, nella letteratura dannunziana, non esiste in quanto il Vate racconta la sua vita attraverso degli aneddoti verosimili, ma non necessariamente veritieri e ciò in quanto egli brama alimentare la curiosità del lettore. Peraltro, spesso, il Vate era solito costruire i suoi racconti sulla base di una singola parola, magari desueta, tratta dal dizionario della lingua italiana.
Il d'Annunzio de "Il Fastello della Mirra" è dunque il d'Annunzio che si è ritirato nel Vittoriale, lontano dai fasti di un tempo. E' qui che egli svela la sua autentica musa di sempre, ovvero quella malinconia che lo ha accompagnato ed ispirato per tutta la vita, ma che egli ha spesso tentato di celare ai lettori ed ai suoi sodali attraverso le sregolatezze sessuali e l'uso di stimolanti.
Il d'Annunzio del "Fastello" è quello alle prese con la "decrepita vecchiezza", che sembra voler ricorrere al suicidio e che, per alcuni, fu la vera causa della sua morte, attraverso l'uso di medicinali che gli avrebbero indotto l'emorragia cerebrale.
"Il Fastello della Mirra", che sarà mia cura recensire prossimamente, è dunque un testo che completa l'opera dannunziana. Opera fondamentale per chiunque voglia cimentarsi con la letteratura e analizzare a tutto tondo chi sia stato e chi sia Gabriele d'Annunzio.
Gabriele d'Annunzio, con le sue opere letterarie, la sua attività politica e la sua vita, sregolata, per alcuni incoerente, sicuramente appassionata ed eroica, ha anticipato per molti versi il "momento populista" nel senso originario e positivo del termine che per molti versi oggi è patrimonio di quei popoli oppressi dalle élite finanziarie ed opulente e che vorrebbero un cambio di passo. Egli ha dato moltissimo all'Italia, all'Europa ed a quei popoli oppressi dall'imperialismo che Egli stesso avrebbe voluto uniti in un'unica Lega terzomondista, che fondò negli Anni Venti - la Lega dei Popoli Oppressi, appunto - e di cui ancora oggi ci sarebbe bisogno, così come ci sarebbe bisogno di una letteratura che, come quella dannunziana, recuperasse il significato profondo della parola scritta e ne facesse novello strumento di seduzione.

Luca Bagatin