sabato 11 maggio 2019

In memoria di un socialista: Gianni De Michelis. Articolo di Luca Bagatin

Gianni De Michelis e Luca Bagatin (2004)
Gianni De Michelis è passato oltre il velo della materia.
Era un socialista di altri tempi. Quanto ancora, in Italia, esisteva un Partito Socialista e quando la politica italiana aveva ancora un suo peso in Europa e nel mondo.
Fu, nel corso degli Anni '80, Ministro delle Partecipazioni Statali (quando ancora lo Stato contava qualcosa e la politica comandava sull'economia e non viceversa !), Ministro del Lavoro, Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri.
Ventenne – negli Anni '60 - aderì al Partito Socialista Italiano, collocandosi in quegli anni nella corrente di sinistra, denominata “Alternativa Socialista”, allora guidata da Riccardo Lombardi e nella quale erano presenti anche i socialisti rivoluzionari.
Nel 1976 appoggiò la candidatura di Bettino Craxi a Segretario del PSI e divenne componente della Direzione Nazionale del Partito. Negli Anni '80, oltre che più volte Ministro, sarà presidente del gruppo socialista alla Camera dei Deputati.
Coinvolto nella falsa rivoluzione di Tangentopoli, sarà sottoposto a diversi procedimenti giudiziari, ma spesso fu assolto. Denuncerà sempre, assieme a Craxi, il clima avvelenato di quegli anni, teso a colpire unicamente i partiti di governo e in particolare quel PSI che, se da una parte voleva modernizzare l'Italia, smarcandosi dalle “chiese” democristiana e comunista (ma già da tempo non più comunista e via via sempre più liberal-capitalista), dall'altra mirava a una politica estera multipolare, smarcata dagli USA e parimenti denunciava l'avanzare della globalizzazione neoliberale e le sue pericolose derive, che avrebbero portato – con il successivo avvento del capitalismo assoluto - a una diffusa povertà, alla sudditanza dell'Italia a poteri stranieri ed economici e all'immigrazione di massa.
Il PSI di Craxi e De Michelis fu infatti profetico e, forse per questo e per questo suo voler contrastare l'avanzare dei Poteri Forti economici, finanziari e mediatici, spazzato via in un sol colpo da una falsa rivoluzione che, nel 1993, segnerà la fine definitiva della politica dei partiti e l'inizio di una nuova stagione – nella quale viviamo tutt'oggi – fatta di personalismi, di ricerca del consenso attraverso meri slogan, dell'economia che governa sui popoli e che annichilisce e avvilisce i poveri.
Nel 1996 Gianni De Michelis, nonostante l'esilio ad Hammamet di Bettino Craxi, assieme ad altri socialisti di area craxiana (fra cui Luca Josi, Margherita Boniver e Ugo Intini), rifonda il Partito Socialista, il cui simbolo sarà composto di sette garofani, il sole nascente e un libro. In quegli anni rinascono anche le pubblicazioni socialiste storiche “Critica Sociale” (ancora oggi diretta dall'amico Stefano Carluccio) e “L'Avanti” (oggi di proprietà di Critica Sociale). La collocazione del nuovo partito è autonoma, ma guarda con simpatia all'area laico-socialista di Forza Italia. Sono molti, infatti, i forzisti che escono dal partito berlusconiano e ritornano al Partito Socialista.
A molti ciò può sembrare un paradosso, come scrisse Fabrizio Cicchitto in un suo saggio (“Il paradosso socialista. Da Turati a Craxi a Berlusconi”, Edizioni Liberal, 2003). In realtà i socialisti non sono mai stati di destra, ma nemmeno potevano definirsi storicamente di sinistra. In Italia, in particolare, non potevano collocarsi dalla parte dei loro carnefici postcomunisti alleati alla sinistra DC e sostenere il nascente prodismo e le privatizzazioni selvagge proposte dall'allora (falso) centrosinistra. Craxi, non a caso, si oppose strenuamente a quelle privatizzazioni, poi attuate dai governi successivi alla sua scomparsa politica.
Nel 2001 Gianni De Michelis sarà fra i fondatori e Segretario nazionale del Nuovo PSI, assieme alla Boniver, a Bobo Craxi e a Claudio Martelli. Il partito si collocherà nell'area di centrodestra. Certo, Berlusconi lascerà poco o nessuno spazio ai laici e ai socialisti di De Michelis al punto che, credo, oggi quel Nuovo PSI non esista nemmeno più o sia durato comunque molto poco.
In quegli anni io stesso, esattamente nel 2004, mi avvicinai a quel partito. Vi rimasi molto poco, pochi mesi, in quanto non condivisi le politiche dei vecchi notabili a livello locale nella mia città, allora Pordenone. Ad ogni modo ebbi il tempo di conoscere di persona Gianni De Michelis, di cui avevo letto pressoché tutti i saggi e trovandovi spunti interessanti, sia sulla politica interna che su quella estera.
Conservo ancora una foto (quella qui sopra) nella quale, ad una riunione pubblica del Partito, nella città di Pordenone, parlo accanto a lui, il quale mi fece poi i complimenti. Era il periodo delle europee (le ultime alle quali sarei andato a votare !) e allora il Nuovo PSI (Socialisti Uniti per l'Europa) prese ben il 2% dei voti e, non essendovi allora sbarramenti di sorta, elesse due deputati, fra cui lo stesso De Michelis.
Di acqua sotto i ponti, da allora, ne è passata molta. I miei ideali liberalsocialisti sono, negli anni, evoluti nel socialismo puro, originario e anticapitalista. Ad ogni modo la mia formazione craxiana e il mio rispetto per quelle figure politiche, nel bene o nel male, è sempre rimasto.
De Michelis, poi, era un personaggio piuttosto trasgressivo e irriverente e ciò lo e me lo rendeva particolarmente simpatico, anche da Ministro.
Amava le belle donne e le discoteche. Scrisse, nel 1988, per Mondadori, con prefazione di Gerry Scotti, la guida ai locali notturni “Dove andiamo a ballare questa sera ?”. La cosa scandalizzò molti, ma lui certo non se ne curava. Capelli lunghi e spirito libertario. Anche questo era il PSI di quegli anni. Un partito non ingessato, contro il bigottismo, aperto alla trasgressione che lo porterà ad essere spesso vicino al Partito Radicale (di quegli anni, molto diverso da quello di oggi o di ciò che ne è rimasto !) di Marco Pannella.
Mi dispiace che Gianni se ne sia andato. Era una grande mente e una grande persona. Forse solo in questi anni, di totale decadenza della politica italiana e europea, ce ne rendiamo davvero conto.

Luca Bagatin

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