martedì 1 giugno 2021

Scompare il Principe Amedeo, Duca d'Aosta e Savoia. Un ricordo. Articolo di Luca Bagatin

E' scomparso il Principe Amedeo, Duca d'Aosta e Savoia, nell'ospedale San Donato di Arezzo, ove era ricoverato da giovedì 27 maggio, per un intervento chirurgico al rene.

Toscano, classe 1943, sopravvisse al campo di concentramento nazista di Hirschegg in Austria, ove fu internato nel 1944, ad appena un anno, assieme alla madre Irene di Grecia e alle cugine Margherita e Maria Cristina.

Dal 2006 aveva rivendicato il ruolo di Capo della Real Casa, in disputa dinastica contro Vittorio Emanuele di Savoia.

Personalmente lo conobbi, il 30 aprile 2010, ad un convegno, a Pordenone, nel quale fu presentato il suo libro, a cura del giornalista Fabio Torriero, “Proposta per l'Italia”.

Ricordo che, prima del convegno, fu contestato da un gruppetto di anarchici, con il quale si confrontò amabilmente e senza farsi intimorire, lasciandoli – alla fine - con il cerino in mano, viste le sue idee piuttosto aperte e anticonformiste.

Parlammo a lungo, prima e dopo il convegno. Avevamo peraltro un'amicizia in comune, ovvero il prof. Aldo A. Mola, storico del Risorgimento e della Massoneria, il quale ricopre la carica di Presidente della Consulta dei Senatori del Regno.

All'epoca, quando ancora credevo che quel partito difendesse gli ideali di Mazzini e Garibaldi, militavo nel Partito Repubblicano Italiano ed ero componente direttivo provinciale. Era normale, inizialmente, per me, nutrire alcuni pregiudizi che, purtuttavia, dialogando, presto si dissiparono.

Amedeo di Savoia si proclamò, infatti, di ideali mazziniani e socialisti, ricordando la sua amicizia con il Segretario del PSDI Antonio Cariglia e ricordò come anche la zia, la Regina Maria José del Belgio, avesse votato per Saragat, alle elezioni per l'Assemblea Costituente, allora ancora vicino, per molti versi, al marxismo.

Evitò ad ogni modo sempre la politica, rifiutando ogni proposta di candidatura che gli fu fatta. Parlammo così di Nenni, Pacciardi, Saragat e di molti altri laici della Prima Repubbica.

Mi colpì molto la sua simpatia per Giuseppe Mazzini e per l'impresa della gloriosa Repubblica Romana del 1849 e di come fosse rammaricato del fatto che fosse (e rimanga) pochissimo studiata e ricordata.

“Infondo, le confesso che ogni mattina, appena mi sveglio, mi sento repubblicano anch'io”, mi disse, pur ritenendo preferibile, come forma di governo, una Monarchia costituzionale super partes.
Lo definii e lo vorrei ricordare, ancora oggi, come un “monarca illuminato” e ricorderò sempre quel giorno di primavera nel quale dialogammo e ci stringemmo la mano.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

Luca Bagatin e Amedeo d'Aosta, 30 aprile 2010

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