lunedì 21 giugno 2021

"Riflessi incondizionati - Parte quarta" di Luca Bagatin

Alle mie tante muse.

Che amo tutte e che probabilmente, se lo volessero, sposerei.

E alle quali ho dedicato gran parte della mia produzione letteraria.

Perché, se c'è una cosa che so fare, è scrivere.

Ma non far di conto.

L. B.

 

UNA MATTINA MI SON SVEGLIATO...

Questa mattina, nonostante il mattino abbia il sonno in bocca, sono stato a fare una lunga passeggiata.
Ad un certo punto scorgo una lunga fila di over 70 affollare un gazebo.
Penso siano in fila per il vaccino. Oppure per l'esame di maturità, perché solo degli over 70 potrebbero fare l'esame di maturità. Nel caso non lo dovessero superare potrebbero continuare ad essere eternamente adolescenti. Che è meglio (cit. Puffo Quattrocchi).
Mi accorgo invece essere la fila delle primarie del centrosinistra per la città di Roma.
Un partito di giovani ormai ex giovani che, probabilmente, pensava di essere in fila per il vaccino. O per l'esame di maturità.
Continueranno invece nella loro eterna adolescenza.
Il mattino aveva il sonno in bocca. Ma la passeggiata continuava.
Ad un certo punto sento al telefono il mio editore, che mi conferma che il mio prossimo saggio uscirà il mese prossimo. Io fingo di crederci o forse ci credo.
Mi accendo una sigaretta e mi chiama Sergio.
Parliamo delle primarie del centrosinistra e di quanto sia stato fesso Salvini a fare cadere il governo gialloverde.
Praticamente parliamo del più e del meno. Trattandosi di Salvini parliamo soprattutto del meno.
Decido di fermarmi in una gelateria. Non mangio gelato da almeno un mese. Non ho un freezer a casa.
Il mattino smette di avere il sonno in bocca e prende il gusto di menta e banana. Un mix forse insolito. Ma insolitamente buono. Mi accendo un'altra sigaretta e il mattino ora sa di gelato e tabacco.
Torno a casa e cucino. Mi faccio un hamburger con patate e una birra. Tutta roba nutriente e (perversamente diversamente) leggera.
Ora il mattino se n'è andato.
E sa di nuova vita.
 
L'ORIGINALITA' DEL BENE
 
"La banalità del male" è un libro di Anna Harendt sulle porcate naziste di Eichmann.
Il male, infondo, è banale.
È piuttosto banale far del male al prossimo.
I fatto di cronaca nera parlano da soli. Le vittime, comprensibilmente, rimangono invece silenti. Morte.
Meno banale e, più originale, è fare del bene.
Questa una delle ragioni per le quali il mondo è spesso scontato, per non dire triste e noioso.
Raramente c'è quell'originalità che ti fa pensare, che so, alla serie "La casa nella prateria" (mia serie preferita, dopo Twin Peaks, per inciso).
Il bene è originale.
Un po' come il peccato.
Il peccato è originale, ma è male solo per la Chiesa.
Per il resto potrebbe anche essere un atto di altruismo senza chiedere nulla in cambio.
L'offerta di una mela senza pretendere di pagarla al chilo.
 
LA PERFEZIONE (NON) ESISTE
 
Se vuoi avere successo nei rapporti interpersonali fingi spudoratamente.
Ovviamente se non sei Luca Bagatin.
Nel senso che io so solo essere me stesso, con tutte le gaffes del caso.
Ma vabè. Tanto se fingi i nodi vengono presto o tardi al pettine.
Mia madre, ad esempio, nel 1980, scoprì che mio padre non era stato adottato e che la tradiva con la sua ex moglie.
Mio padre sapeva fingere benissimo. Ma questo non lo portò lontano.
Mia madre gli distrusse l'automobile infatti (e fece bene).
Mio padre rimase a piedi.
Personalmente ho dato consigli sentimentali a non poche persone. Tutti sono andati a segno.
Un mio amico si è anche sposato grazie ai miei consigli.
Con me non funzionano perché io so solo essere me stesso.
O mi prendi così o mi rifiuti.
Basta che non mi prendi per il culo altrimenti me ne accorgo subito e nei rifiuti ci finisci tu.
Inteso come cassonetto dei....
Essere se stessi non è di per sé male, se è l'unica modalità che consoci.
Puoi apparire, di volta in volta: brillante e invadente, stupido ma colto, sordido ma con una parvenza di eleganza.
Puoi apparire tutto tranne che perfetto.
E le persone, oggi, vogliono la perfezione.
Una perfezione che non esiste, ovviamente, nella realtà.
Tipo le modelle gonfiate della pubblicità o di Instagram. Quelle che sembrano uomini "en travesti", ma ai tempi di oggi sembrano piacere (poi scopri magari che, in realtà, sono davvero "en travesti").
Le persone hanno aspettative e si aspettano qualcosa.
Io al massimo aspetto l'autobus.
Ovviamente ingannando l'attesa con una sigaretta che, come i grassi saturi e insaturi, ti accetta sempre per come sei.
 
SUICIDIO 
 
Cosa passa per la testa di un ragazzo suicida?
Ultimamente i casi sembrano essere in aumento.
È un fenomeno triste (o eroico nel caso di Mishima) quanto affascinante nel senso psicologico del termine.
Personalmente sono sempre stato per il suicidio assistito.
Perché non infastidisce nessuno e rispetta la volontà della persona.
Però non mi sono mai limitato a questo.
Nel senso che penso che il fenomeno del suicidio vada studiato ed approfondito.
Molte, troppe persone sono sole pur in una realtà nella quale hanno tutto. Forse hanno troppo.
Quel troppo che riempie un tempo vuoto. In cui nessuno ha tempo perché impiegato a inseguire "altro" (che sia il lavoro o "altro").
Poi la gente muore volontariamente. E c'è chi dice: "Poverino" oppure "era debole".
No, in realtà per ammazzarsi ci vuole coraggio.
Andatelo a dire a Roberta Tatafiore o ad Alex Langer se erano deboli.
Solo che, quello che fa incazzare, è che la gente non capiva prima, né capisce dopo che le persone si sono ammazzate.
La gente non capisce.
La gente al massimo emargina o ha stupide aspettative che non saranno mai soddisfatte (perché la vita disfa e non soddisfa).
Ma intanto c'è chi muore o si fa male.
 
ASPETTANDO ASPETTATIVE
 
Come tutti gli scrittori amo scrutare la realtà.
Farmi una idea e scriverne.
Ovviamente stravolgendola.
L'idea, non la realtà.
Ogni persona è una vita a sé, pur purtroppo condizionata da modelli e standard mediatici che ne rovinano l'autenticità e l'originalità.
Per cui molte persone finiscono per essere stereotipate.
Ciascuno nel suo stereotipo, incapaci ci stravolgelo.
E quindi travolgere il prossimo.
Ciò che mi aspetto è forse questo.
Infondo, anche io ho delle aspettative.
E faccio male.
 
AMEN 
 
"Quando un padre e una madre litigano quelli che soffrono di più solo i figli" (Mary Ingalls della serie "La casa nella prateria").
In effetti è così.
Forse per questo ho preferito essere figlio senza diventare padre (e nemmeno Padre, sebbene Padre Brown sia una serie poliziesca piuttosto interessante).
Perché poi, se diventi padre e litighi con la madre dei tuoi figli poi, finisce che questi soffrono.
E la vita è già complicata di suo.
Ad ogni modo, essendo un tipo ambizioso, conto di diventare Spirito Santo.
Amen.
 
Luca Bagatin
 

 Riassunto dei riflessi precedenti al seguente link: http://amoreeliberta.blogspot.com/search/label/riflessi%20incondizionati

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