In un mondo dove la bellezza, la
dolcezza e la poesia sono morte, per lasciare spazio al loro
contrario, ho scritto un saggio controcorrente.
Che racchiude
questi tre aspetti, parla di socialismo, democrazia diretta, populismo, emancipazione, sentimenti, spiritualità,
Da Kerouac a Alain De Benoist. Da Garibaldi a Eduard Limonov. Da Pasolini a Mario Appignani Cavallo Pazzo. Da Bolivar a Hugo Chavez.
Poesia
serale. Poesia notturna. Poesia che si posa laddove una
rosa fiorisce sull'urna. Nell'urna riposa qualcosa di
antico. Di antico e passato e per sempre finito. Ed io son
rapito dal sogno di te. E ciò che un tempo era amaro, dolce
ora è.
E' uscito l'ultimo numero della rivista
bimestrale francese "Rébellion" degli amici dell'Organizzazione
Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE) (www.rebellion-sre.fr),questa volta dedicato al cinema di Kubrick, Lynch, Jodorowsky, Loach, Kusturica.
Si dica quel che si vuole, ma io sostengo le forze dell'ordine e la penso come Pasolini. Sostengo quel poco di servizio pubblico che ancora rimane, pur sottopagato. E vorrei che quel servizio pubblico e che il servizio del pubblico, per il pubblico, fosse rafforzato. Sostengo la sanità, la scuola, i trasporti pubblici, le forze di pubblica sicurezza. Sostengo chi vive e (purtroppo) muore, per servire la comunità. (Luca Bagatin)
Un'impresa guidata dal
Vate della letteratura italiana, Gabriele d'Annunzio che, con 1500
legionari dissidenti, senza sparare un colpo, occupò la città di
Fiume e ne fece la città della vita, dell'amore, della libertà,
proclamandone, il 12 settembre 1919, l'annessione al Regno d'Italia.
Una occupazione durata
ben sedici mesi, che ebbe l'opposizione di tutte le grandi potenze
mondiali - Regno d'Italia compreso - e il solo sostegno della Russia
bolscevica di Vladimir Lenin (oltre che il plauso di Gramsci, dalle
colonne de “L'Ordine Nuovo”), che considerò d'Annunzio un
rivoluzionario e, quest'ultimo, dichiarò che il suo ideale era “un
comunismo senza dittatura”.
Proclamò così, il Vate,
assieme ad Alceste de Ambriis, Guido Keller e altri, la Reggenza del
Carnaro, l'8 settembre 1920, sulla base di principi libertari,
mazziniani, garibaldini e socialisti.
Una Reggenza fondata su
una Costituzione avanzatissima, specie per l'epoca, nella quale
furono introdotte, fra le altre: libertà di associazione; libertà
di divorziare; libertà religiosa, sessuale e di coscienza al punto
che furono proibiti i discriminatori crocifissi nei luoghi pubblici;
eleggibilità delle donne ad ogni carica; assistenza ai disoccupati e
ai non abbienti; promozione di referendum; promozione della scuola
pubblica; risarcimento dei danni in caso di errore giudiziario;
inviolabilità del domicilio.
Celebri peraltro le
denunce che mosse d'Annunzio, alla casta politica italiana dell'epoca
ed all'imperialismo anglo-statunitense, proponendo finanche una “Lega
dei Popoli Oppressi”, dallo spirito garibaldino e terzomondista.
Di tutto ciò e ancor
meglio, di tutta l'Impresa di Fiume, ne scrisse Mario Maria Martini
(1880 - 1953), nel suo “instant book”/documentario/diario “La
passione di Fiume”, pubblicato da Sonzogno nel 1919 e ripubblicato
100 anni dopo, di recente, da NovaEuropa.
Un saggio unico perché
un vero e proprio documento storico di quel periodo. Una raccolta di
fatti, documenti ed eventi vissuti in prima persona dal Martini, che
appassionerà sia il lettore comune che lo studioso più attento.
Scritto nella forma del
diario, “La passione di Fiume” raccoglie finanche articoli di
giornale dell'epoca e carteggi. Il più importante quello fra Martini
e d'Annunzio.
Saggio che, nella nuova
edizione rieditata da NovaEuropa, presenta anche foto d'epoca e
ritratti.
Mario Maria Martini fu un
dannunziano della prima ora. Un letterato e giornalista di
quell'epoca, molto amico dello scrittore Giovanni Comisso che, con
Guido Keller, animerà a Fiume la rivista e il gruppo spirituale
“Yoga”. Una vera avanguardia esoterica e naturistica.
Tale fu la portata di
questa sua opera, che ha meritato di essere riesumata e riproposta al
pubblico 100 anni dopo.
E tale fu la portata
dell'Impresa di Fiume e dei suoi eroi che, attraverso la loro
goliardia, amore per la vita e la libertà e la ricerca interiore,
diedero vita forse alla prima e unica Repubblica dell'Amore mai
esistita al mondo.
Molti di costoro,
successivamente, finiranno nelle fila dell'antifascismo socialista e
repubblicano. In primis De Ambriis, sindacalista rivoluzionario e
mazziniano.
D'Annunzio, ferocemente e
goliardicamente critico nei confronti del regime fascista e
ferocemente antinazista, finirà – una volta fallita l'impresa
fiumana - sottoposto al controllo degli agenti fascisti.
Le sue gesta e i suoi
scritti, ad ogni modo, non sono rimasti e non rimarranno dimenticati.
Il grande storico del
dannunzianesimo, Giordano Bruno Guerri, gli ha peraltro dedicato
l'ennesima emblematica opera, “Disobbedisco”, sui 500 giorni di
Fiume.
D'Annunzio, de Ambriis,
Keller e molti altri, rimarranno gli eterni disobbedienti che hanno
creduto in un mondo diverso, in cui i poveri e i diseredati del mondo
potessero emanciparsi e fossero posti al centro dell'azione politica
e potessero contrapporsi all'egoismo dei potenti e degli impuri
d'anima e di cuore.
In una Europa e in
un'Italia nelle quali, a prevalere, sono le logiche del consumo, del
profitto, del grande capitale, della conseguente solitudine e apatia
umana, qualche isola felice ancora è rimasta.
E' rimasta, ad esempio,
nel quartiere popolare Tiburtino III di Roma, animato dalla festa
nazionale del Partito Comunista, che si è tenuta dal 12 al 20
luglio.
Una festa che ha visto
protagonisti numerosi giovani del Fronte della Gioventù Comunista;
l'attore Pierpaolo Capovilla che ha recitato brani tratti dalle opere
di Pasolini; il gruppo musicale Contromano; le Radici nel Cemento;
gli Skasso, Enrico Capuano e la Tammuriata Rock e molte altre band.
Una festa che purtroppo,
quest'anno, ha subito un grave lutto, con la scomparsa, alcuni giorni
fa, di Roberto Piergentili, il quale alla manifestazione ha sempre
partecipato con il suo stand di oggettistica storica sovietica
(Stalingrad43, Soviet Memorabilia), assieme all'amico Fabrizio. La
perdita di Roberto è stata davvero improvvisa e ricordata con uno
striscione commemorativo.
Marco Rizzo, Segretario
nazionale del Partito, al termine della festa, ha tenuto il suo
comizio conclusivo, ricordando, anche a chi scrive, nell'ambito di un
successivo breve scambio di battute, che le priorità dei comunisti
sono quelle del lavoro, di un'Italia socialista nella quale i
lavoratori abbiano la possibilità di partecipare alla gestione delle
imprese. L'obiettivo è dunque il superamento del capitalismo,
considerato una vera e propria malattia.
Opposizione netta, da
parte di Rizzo, a questo governo italiano, che giudica uguale a
quello greco di Tsipras, ovvero piegato ai desiderata dell'austera
Unione Europea e dei grandi poteri economico finanziari.
Rizzo ha peraltro
denunciato il fenomeno dell'immigrazione forzata, causa del
capitalismo, e la necessità di sostenere i movimenti panafricani,
eredi di grandi leader quali Thomas Sankara e Nelson Mandela.
Oltre a ciò, ha
rammentato come i comunisti si pongano in alternativa rispetto al
centrodestra e al centrosinistra, i quali difendono l'attuale sistema
capitalista, l'Unione Europea e la NATO. I comunisti, oggi, peraltro,
rifiutano l'etichetta “di sinistra” e preferiscono prenderne le
distanze, attraverso una frase attribuita a Lenin “Siamo comunisti,
non siamo di sinistra”, spesso rimarcata da Rizzo in più
occasioni.
Il Partito Comunista,
come ricordato da Rizzo, fa parte dell'Iniziativa dei Partiti
Comunisti e Operai d'Europa, riafferma la sua amicizia e fratellanza
al KKE, ovvero al Partito Comunista Greco, oltre che il suo sostegno
alle lotte del Partito Comunista della Federazione Russa di Gennady
Zjuganov.
Numerose feste del
Partito sono previste in tutta Italia nel corso dell'estate.
Il socialismo, dunque, in
Italia, sembra non essere scomparso, specie se pensiamo che il PC,
alle ultime elezioni europee, è stato l'unico partito – in termini
assoluti – ad aver guadagnato voti.
19 luglio 1979, fine
della dittatura sanguinaria del liberal-conservatore Anastasio Somoza
Garcia, sostenuto dagli USA e vittoria del Fronte Sandinista di
Liberazione Nazionale (FSLN). La fine di un incubo per il Nicaragua e
l'inizio di una nuova era di sviluppo e nazionalizzazioni delle
proprietà straniere.
Il sandinismo, come il
peronismo argentino, fu una corrente del socialismo, la quale favorì
la partecipazione dei lavoratori all'economia nazionale, ridandogli
nuova linfa vitale.
Esso fu ispirato al
rivoluzionario nicaraguense Augusto Cesar Sandino (1895 - 1934),
massone e teosofo, capace di coniugare valori spirituali teosofici
(votati alla povertà assoluta e al sacrificio) e socialismo. Sandino
fu una sorta di Giuseppe Garibaldi nicaraguense, il quale fu il primo
che, nel 1927, si ribellò all'occupazione statunitense del
Nicaragua, sotto la presidenza di Franklin Delano Roosevelt,
infliggendo numerose sconfitte agli USA ed ai loro marines, pur senza
riuscire a liberare il Paese.
L'ideologia sandinista fu
ripresa nel 1962 dal dirigente del FSLN Carlo Fonseca Amador (1936 -
1976), oppositore di quel dittatore Somoza che fu l'uomo di
riferimento di Roosevelt in Nicaragua e da Roosevelt stesso
considerato “il nostro figlio di puttana”. Quel Somoza che, nel
1934, fece assassinare Sandino, dando vita a una lunga dittatura, che
durò dal 1936 al 1979.
La piattaforma del
sandinismo, ovvero del FSLN, era votata alla lotta armata alla
dittatura sostenuta dall'imperialismo statunitense e, dunque, alla
liberazione del Paese dall'oppressore ed all'instaurazione del
socialismo non materialista in un contesto capitalista.
Fu solo nel luglio 1979
che i sandinisti, guidati, fra gli altri, da un giovane Daniel Ortega
e sostenuti dall'esterno da Cuba, dal Messico, dai Paesi del Patto di
Varsavia e dalla Libia socialista di Gheddafi, sconfissero e fecero
fuggire Somoza, dando vita a un governo provvisorio, capace di
coniugare valori democratici, spirituali, teosofici, cristiani,
marxisti e socialisti.
50.000 i morti
nicaraguensi nel conflitto. 120.000 quelli fuggiti nei Paesi
limitrofi.
Il nuovo governo
sandinista riuscì a risollevare le sorti del Paese e a garantire
quei diritti umani prima negati, ricevendo l'appoggio persino di
parte della Chiesa cattolica (quella che diventerà la corrente
denominata “Chiesa dei Poveri” e della cosiddetta “teologia
della liberazione”). Si pensi che persino dei sacerdoti furono
chiamati a ricoprire la carica di Ministro del nuovo governo
sandinista.
Fra le prime riforme,
l'abolizione della pena di morte; l'introduzione dello Statuto dei
diritti e garanzie dei nicaraguensi; fu sancita l'uguaglianza di
tutti i cittadini, la libertà religiosa e di coscienza e di
organizzazione politica. Sul piano economico vennero confiscati i
beni della famiglia del dittatore Somoza e dei suoi complici; fu
nazionalizzato il sistema del commercio con l'estero e quello
finanziario; fu sancito il controllo statale sulle risorse naturali;
furono ridotti gli affitti, creato un fondo contro la disoccupazione
e introdotta una riforma agraria, con la redistribuzione dei terreni
ai contadini.
Sul piano dell'istruzione
fu dichiarata gratuita l'istruzione universitaria e il processo di
alfabetizzazione portò a una riduzione dell'analfabetismo dal 50% al
12%.
Nel 1983 il Nicaragua fu
dichiarato, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, un Paese
modello nella salute.
Nel corso degli Anni '80,
gli USA di Reagan tornarono a interferire nella politica del
Nicaragua, finanziando i Contras, ovvero i gruppi armati
controrivoluzionari, i quali compirono numerosi attacchi contro
ospedali, chiese, fattorie e massacrando la popolazione civile. Tale
situazione terminò solo nel 1988, con la dichiarazione del “cessate
il fuoco” fra Contras e governo sandinista.
Solo nel 1990 il FSLN fu
sconfitto alle elezioni e subì una battuta d'arresto, portando al
potere la liberal conservatrice Violeta Chamorro, sostenuta dagli
USA, la quale avviò riforme liberiste che riportarono indietro il
Paese e a nuove diseguaglianze.
Solo nel 2006, guidati da
Daniel Ortega, il quale fu peraltro un grande amico del nostro
Presidente del Consiglio socialista Bettino Craxi, che molto si spese
per la causa sandinista, i sandinisti ripresero la guida del Paese e
sconfissero definitivamente i liberali.
Ancora oggi il governo –
dopo ben quattro mandati consecutivi - è guidato dal FSLN di Ortega
e della moglie Rosario Murillo, sua vicepresidente, i quali godono di
un consenso di oltre il 70% dei voti.
Il Nicaragua mantiene, in
politica estera, ottimi rapporti con tutti i Paesi latinoamericani e
le correnti del Socialismo del XXI Secolo; in politica interna ha
fatto scendere il tasso di povertà dal 42,5% al 30% fra il 2009 al
2014 ed è passato – fra il 2007 e il 2016 – dal 25% al 52% di
utilizzo di energie rinnovabili.
L'organo ufficiale del
sandinismo è “La Voz del Sandinismo” e si può leggere al
seguente link: www.lavozdelsandinismo.com.
La Rivoluzione sandinista
– il cui motto è oggi “Nicaragua: cristiana, socialista e
solidale” - costata molti sacrifici e vite umane, dunque, 40 anni
dopo, è viva più che mai e ha ancora molto da insegnare a questo
mondo (in)globalizzato ove tutto è in vendita e i valori umani e
socialisti si sono, in diversi luoghi del pianeta, da tempo perduti.
Occorre essere sovversivi. Prima di tutto con noi
stessi. Occorre sovvertire prima di tutto noi stessi. Il mondo non può essere cambiato. Il cuore umano sì.
Il problema è sempre il
potere. Quel potere che mette tutto in vendita. Il potere
delle corporazioni, delle multinazionali, del privato che corrompe
finanche la politica. E distrugge ciò che di buono poteva esserci
nel pubblico. Ecco che allora si fomentano i razzismi, anche
attraverso deportazioni di esseri umani. Viviamo in una sorta di totalitarismo, solo che pensiamo di essere liberi. Il totalitarismo
di oggi è il potere del capitale. È il cuore umano indurito
dall'egoismo. È un totalitarismo dell'anima che sta generando morti. E tanta
disperazione. Il problema vero sarà quando, alla disperazione, si
sostituirà la rassegnazione. Allora non ci sarà più scampo, per
i puri di cuore.
Amo profondamente la conservazione e l'anti modernità, come Kerouac e Pasolini. Perché il progresso materiale ha distrutto e ucciso ogni forma di spiritualità e interiorità, violandola e piegandola al potere del danaro, del consumo, del controllo dell'essere umano sull'essere umano. Come Kerouac e Pasolini amo profondamente l'eresia, che è la libertà della purezza del cuore. Liberato dalla materia.
Pavel Grudinin, 59 anni,
è stato il candidato del Partito Comunista della Federazione Russa
(KPFR) alle elezioni presidenziali del marzo 2018.
Grudinin conquistò
l'11,77% dei consensi, piazzandosi al secondo posto, dopo Putin.
Dopo di allora i consensi
dei comunisti, in Russia, sono aumentati, al punto che alle
amministrative autunnali, conquistarono diverse amministrazioni,
superando in più ambiti il partito di governo, Russia Unita.
Grudinin è direttore
della “Fattoria Lenin”, sita vicino a Mosca, un sovkhoz che
esiste da oltre 100 anni. Dopo il crollo dell'URSS, nel 1995, il
collettivo dei lavoratori dell'azienda prese la decisione di
ristrutturarla e, successivamente, Grudinin ne divenne il direttore.
L'azienda divenne
finanziariamente autosufficiente e le entrate furono utilizzate non
solo per aumentare i salari e modernizzare la produzione, ma anche
per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, costruendo
scuole, asili ove i bambini ricevono pasti gratuiti e sono state
costruite abitazioni a prezzi calmierati per le famiglie dei
lavoratori.
Il sovkhoz è sito in un
terreno edificabile particolarmente redditizio e, da quando Grudinin
divenne il candidato alle presidenziali del KPFR, numerosi sono stati
i tentativi di smantellare l'azienda da parte di numerosi attori, al
fine di accaparrarsi il terreno sul quale sorge.
Grudinin è così da
tempo accusato di malversazioni finanziarie, respinte più volte
dagli avvocati e dal KPFR, che lo sostiene. Tali accuse hanno
peraltro fatto decadere – dal marzo 2019 – la sua carica di
deputato alla Duma, nonostante i quasi 9 milioni di voti conquistati
alle presidenziali dell'anno precedente.
Sostegno a Grudinin è
giunto in questi giorni dai comunisti tedeschi e inglesi, tramite i
loro organi di stampa.
Sono previste
manifestazioni del Partito Comunista della Federazione Russa il 13
luglio prissimo in difesa di Grudinin e della “Fattoria Lenin”,
che rappresenta, secondo il KPFR, un baluardo di sviluppo economico e
sociale per il Paese.
Una tassa sui più
ricchi. Questa si potrebbe chiamare equità. Quella che, spesso,
sembra sempre più mancare in Europa, laddove si praticano politiche
di austerità sui ceti più deboli, ma sgravi fiscali sui più
ricchi. Non ultima la fantomatica “flat tax”.
Nel Venezuela socialista
si è pensato dunque di aumentare l'imposta per le persone fisiche e
giuridiche che possiedono beni di importo superiore ai 250 mila euro.
Il deputato
dell'Assemblea Costituente Orlando Camacho ha dichiarato, in sede di
dibattito parlamentare: “Questa legge riconosce che in Venezuela
ci sono grandi patrimoni, ci sono persone fisiche e giuridiche che
hanno beni importanti e l'Assemblea Nazionale Costituente vuole che
questi diano un contributo alla nazione attraverso una tassa, e
quindi ha stabilito che le persone fisiche che hanno oltre 236 mila
euro paghino le proprie tasse e contribuiscano alla nazione”.
Il deputato ha altresì
indicato che le persone giuridiche, ovvero le compagnie, le società
per azioni e le aziende con attività superiori a 250 mila euro
saranno soggette a tale imposta.
Il deputato Camacho ha
dunque spiegato che l'imposta sui grandi patrimoni - introdotta dal
Presidente socialista Nicolas Maduro nel 2017 - passerà dallo 0,25%
annuo all'1,5% e includerà: beni mobili, immobili, auto di lusso,
moto di grossa cilindrata, barche, aerei, gioielli, opere d'arte,
pietre preziose, minerali, titoli, azioni.
“Questa legge rappresenta un passo modesto ma
importante nella giusta direzione per affrontare il deficit fiscale,
uno dei maggiori problemi che questa guerra economica ha generato”,
ha spiegato Andrés Eloy Méndez, Presidente della Commissione
Economica dell'Assemblea Nazionale Costituente.
Il socialismo latinoamericano, dunque, tassa i più
ricchi. In Europa, invece, il socialismo sembra essere desaparecido
da parecchi decenni. E nel frattempo le politiche di macelleria
sociale sono sempre dietro l'angolo...viste anche le recenti nomine
alla BCE.
Non ultimo l'attacco
aereo al centro migranti - con 60 morti e 130 feriti – effettuato
dalle forze del generale Khalifa Haftar sostenuto da Francia e
Emirati Arabi.
Un vero e proprio crimine
di guerra al quale l'Unione Europea – di cui la Francia è parte
integrante – assiste silente.
L'ennesimo crimine in
Libia perpetrato dopo la barbara uccisione del Rais Mu'Ammar
Gheddafi, leader della Jamahiriya, ovvero la Repubblica Popolare e
Socialista di Libia, ad opera dei ribelli fiancheggiati dalla NATO.
Da allora, la Libia è
nel caos e a poco è servita la carta diplomatica giocata
recentemente dal governo Serraj, sotto l'egida ONU, per tentare di
porre fine alla guerra con Haftar.
In tutto ciò, a
raccogliere le simpatie di gran parte del popolo libico, il
secondogenito del Rais Gheddafi, Saif al Islam Gheddafi, il quale –
nel 2016 - ha fondato il “Fronte popolare per la liberazione della
Libia”, di ispirazione socialista araba, con il quale ha più volte
dichiarato di volersi presentare alle elezioni presidenziali, semmai
ci saranno.
Scopo di Saif, quello di
“liberare il territorio dal controllo delle organizzazioni
terroristiche e dagli stranieri” e si propone di lavorare per
costruire uno stato nazionale sovrano, laico e indipendente.
In un comunicato del
marzo 2018, anche il Presidente della FederPetroli Italia, Michele
Marsiglia, aveva peraltro espresso stima nei confronti di Saif
Gheddafi, scrivendo “Solo Saif Gheddafi ha il potere di
rilanciare il settore dell’Oil & Gas in Libia. Per diversi anni
sino ad oggi, l’industria petrolifera libica è rimasta bloccata.
Questa situazione ha causato ingenti danni e perdite per le aziende
sull’intera scala internazionale. Questa continua crisi Libica sta
creando l’impossibilità effettiva per le aziende del nostro
settore di operare, risultando un danno ed una perdita riguardo
milioni di barili di petrolio tra le numerose aziende libiche e per
il settore petrolifero internazionale. E’ con vero piacere che
recepiamo la candidatura di Saif Gheddafi per le Elezioni
presidenziali in Libia del 2018 e siamo fiduciosi che il futuro
dell’Oil and Gas nel territorio potrà avere una nuova stabilità
in tutta la nostra industria”.
Al momento, purtuttavia,
di elezioni democratiche nemmeno l'ombra e per il popolo libico il
dramma è più che evidente.
Bianca come la tua pelle. Capelli lunghi, Occhi chiari e profondi, Labbra rosse come il sangue Che pulsa da un cuore innamorato. Alexandra è il tuo nome. Il cui significato è "colei che difende i propri sudditi". Alexandra, Principessa del Cuore.
La chiamano sindrome di
hikikomori, ma secondo me si tratta di solitudine.
Quella che ti accompagna
per tutta la vita, specie in una società come questa.
Di persone isolate. Fra
loro e da sé stesse.
Non penso che sia
internet o la tecnologia, in questo caso, il problema.
Il problema è il non
essere consapevoli di vivere in una società fatta di persone reali.
Non di “profili
facebook, instagram, twitter ecc...”.
Si dice che è più
facile comunicare scrivendosi o, comunque, facendolo a distanza.
Non è affatto vero. Così
facendo si evita il confronto diretto. Si vive una delle tante
solitudini che questa società commerciale preconfeziona,
assecondando le cattive abitudini umane. E assecondando quella
mentalità narcisista che le persone coltivano, senza essere
consapevoli che si tratta di una malattia della mente, che uccide e
può uccidere.
E così un ragazzo, anche
oggi, ha tentato il suicidio.
Lui amava isolarsi con il
suo pc. La madre glielo ha sottratto e così ha tentato di farla
finita.
Di chi è la colpa ?
Della solitudine. Della
mancanza di amore. Delle persone che ci stanno attorno, che si
isolano e ci isolano. E ci spengono l'anima. Perché la loro è già
spenta.
E ci spingono a gesti
estremi, perché forse siamo già morti dentro. O, comunque, ci
stanno uccidendo dentro.
E' molto facile dare la
colpa al web, ai computer. Ma, proviamo a chiederci un attimo: perché
si vive dentro a un computer o dentro a uno smartphone ?
Quante volte riuscite a
vedere o a parlare REALMENTE, guardandola negli occhi, con una
persona nei tempi di oggi ? E quando dico vedere o parlare REALMENTE
non mi riferisco a rapporti di lavoro o superficiali. Parlo di
rapporti interpersonali, di amicizia, di affetto...
La cosa grave è questa
indifferenza che uccide e ci sta uccidendo.
Chi leggerà queste righe
si limiterà certamente o ad annuire o qualcuno anche a sorridere.
Qualcuno si sconvolgerà per una frazione di secondo, persino.
Ma nessuno vorrà
cambiare sé stesso e il suo modo di vivere la sua vita.