19 luglio 1979, fine
della dittatura sanguinaria del liberal-conservatore Anastasio Somoza
Garcia, sostenuto dagli USA e vittoria del Fronte Sandinista di
Liberazione Nazionale (FSLN). La fine di un incubo per il Nicaragua e
l'inizio di una nuova era di sviluppo e nazionalizzazioni delle
proprietà straniere.
Il sandinismo, come il
peronismo argentino, fu una corrente del socialismo, la quale favorì
la partecipazione dei lavoratori all'economia nazionale, ridandogli
nuova linfa vitale.
Esso fu ispirato al
rivoluzionario nicaraguense Augusto Cesar Sandino (1895 - 1934),
massone e teosofo, capace di coniugare valori spirituali teosofici
(votati alla povertà assoluta e al sacrificio) e socialismo. Sandino
fu una sorta di Giuseppe Garibaldi nicaraguense, il quale fu il primo
che, nel 1927, si ribellò all'occupazione statunitense del
Nicaragua, sotto la presidenza di Franklin Delano Roosevelt,
infliggendo numerose sconfitte agli USA ed ai loro marines, pur senza
riuscire a liberare il Paese.
L'ideologia sandinista fu
ripresa nel 1962 dal dirigente del FSLN Carlo Fonseca Amador (1936 -
1976), oppositore di quel dittatore Somoza che fu l'uomo di
riferimento di Roosevelt in Nicaragua e da Roosevelt stesso
considerato “il nostro figlio di puttana”. Quel Somoza che, nel
1934, fece assassinare Sandino, dando vita a una lunga dittatura, che
durò dal 1936 al 1979.
La piattaforma del
sandinismo, ovvero del FSLN, era votata alla lotta armata alla
dittatura sostenuta dall'imperialismo statunitense e, dunque, alla
liberazione del Paese dall'oppressore ed all'instaurazione del
socialismo non materialista in un contesto capitalista.
Fu solo nel luglio 1979
che i sandinisti, guidati, fra gli altri, da un giovane Daniel Ortega
e sostenuti dall'esterno da Cuba, dal Messico, dai Paesi del Patto di
Varsavia e dalla Libia socialista di Gheddafi, sconfissero e fecero
fuggire Somoza, dando vita a un governo provvisorio, capace di
coniugare valori democratici, spirituali, teosofici, cristiani,
marxisti e socialisti.
50.000 i morti
nicaraguensi nel conflitto. 120.000 quelli fuggiti nei Paesi
limitrofi.
Il nuovo governo
sandinista riuscì a risollevare le sorti del Paese e a garantire
quei diritti umani prima negati, ricevendo l'appoggio persino di
parte della Chiesa cattolica (quella che diventerà la corrente
denominata “Chiesa dei Poveri” e della cosiddetta “teologia
della liberazione”). Si pensi che persino dei sacerdoti furono
chiamati a ricoprire la carica di Ministro del nuovo governo
sandinista.
Fra le prime riforme,
l'abolizione della pena di morte; l'introduzione dello Statuto dei
diritti e garanzie dei nicaraguensi; fu sancita l'uguaglianza di
tutti i cittadini, la libertà religiosa e di coscienza e di
organizzazione politica. Sul piano economico vennero confiscati i
beni della famiglia del dittatore Somoza e dei suoi complici; fu
nazionalizzato il sistema del commercio con l'estero e quello
finanziario; fu sancito il controllo statale sulle risorse naturali;
furono ridotti gli affitti, creato un fondo contro la disoccupazione
e introdotta una riforma agraria, con la redistribuzione dei terreni
ai contadini.
Sul piano dell'istruzione
fu dichiarata gratuita l'istruzione universitaria e il processo di
alfabetizzazione portò a una riduzione dell'analfabetismo dal 50% al
12%.
Nel 1983 il Nicaragua fu
dichiarato, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, un Paese
modello nella salute.
Nel corso degli Anni '80,
gli USA di Reagan tornarono a interferire nella politica del
Nicaragua, finanziando i Contras, ovvero i gruppi armati
controrivoluzionari, i quali compirono numerosi attacchi contro
ospedali, chiese, fattorie e massacrando la popolazione civile. Tale
situazione terminò solo nel 1988, con la dichiarazione del “cessate
il fuoco” fra Contras e governo sandinista.
Solo nel 1990 il FSLN fu
sconfitto alle elezioni e subì una battuta d'arresto, portando al
potere la liberal conservatrice Violeta Chamorro, sostenuta dagli
USA, la quale avviò riforme liberiste che riportarono indietro il
Paese e a nuove diseguaglianze.
Solo nel 2006, guidati da
Daniel Ortega, il quale fu peraltro un grande amico del nostro
Presidente del Consiglio socialista Bettino Craxi, che molto si spese
per la causa sandinista, i sandinisti ripresero la guida del Paese e
sconfissero definitivamente i liberali.
Ancora oggi il governo –
dopo ben quattro mandati consecutivi - è guidato dal FSLN di Ortega
e della moglie Rosario Murillo, sua vicepresidente, i quali godono di
un consenso di oltre il 70% dei voti.
Il Nicaragua mantiene, in
politica estera, ottimi rapporti con tutti i Paesi latinoamericani e
le correnti del Socialismo del XXI Secolo; in politica interna ha
fatto scendere il tasso di povertà dal 42,5% al 30% fra il 2009 al
2014 ed è passato – fra il 2007 e il 2016 – dal 25% al 52% di
utilizzo di energie rinnovabili.
L'organo ufficiale del
sandinismo è “La Voz del Sandinismo” e si può leggere al
seguente link: www.lavozdelsandinismo.com.
La Rivoluzione sandinista
– il cui motto è oggi “Nicaragua: cristiana, socialista e
solidale” - costata molti sacrifici e vite umane, dunque, 40 anni
dopo, è viva più che mai e ha ancora molto da insegnare a questo
mondo (in)globalizzato ove tutto è in vendita e i valori umani e
socialisti si sono, in diversi luoghi del pianeta, da tempo perduti.
Luca Bagatin
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