Maddalena
Celano, fotografa, laureata in filosofia all'Università degli Studi
Roma Tre e dottoranda di ricerca presso l'Università Tor Vergata di
Roma, è una studiosa di bolivarismo latinoamericano e della
condizione femminile a Cuba e già un anno fa circa la intervistai
proprio su questo.
Oggi,
appena tornata dall'Isola Caraibica per un viaggio di studi, mi
appresto ad intervistarla nuovamente al fine di raccontarci gli
sviluppi di Cuba e dei suoi studi in merito.
Luca
Bagatin: E' la seconda volta che sei stata a
Cuba. La prima volta fu nel 2011. Come è cambiata l'Isola da allora
?
Maddalena
Celano: Innanzi tutto ho notato che la
presenza dei turisti "di lusso" è triplicata.
Il fatto
che il turismo sia il principale promotore dell'attrattiva di
capitale straniero nell’Isola corrisponde senza dubbio a proiezioni
favorevoli in tale settore, i cui contributi all'economia cubana
ammontano a oltre tremila milioni di dollari nel 2016.
Certamente
tale tipo di economia ha generato una nuova borghesia. Dei nuovi
ricchi autoctoni che hanno facile accesso a monete forti quali
dollaro, euro e sterlina. Oggi è sempre più frequente scorgere
numerosi cubani in ristoranti, discoteche e locali lussuosi che, sino
a pochi anni fa, erano riservati solo ai turisti. Con mia immensa
sorpresa ho addirittura constatato che in alcuni locali, anche
piuttosto costosi soprattutto per il reddito medio dei cubani, il
numero degli autoctoni può persino superare il numero dei turisti !
Cosa inconsueta e sorprendente in un Paese che si continua a
percepire come “povero” o “bisognoso”. La borghesia autoctona
ha delle caratteristiche piuttosto insolite e peculiari. E'
stranamente più ermetica e introversa del resto della popolazione.
E' una borghesia piuttosto sciovinista, che preferisce dialogare con
il proprio simile autoctono piuttosto che con lo straniero.
Caratteristica piuttosto anomala in un popolo colto, curioso e
intellettualmente molto vivace e creativo come quello cubano.
Luca
Bagatin: Che
cosa ti ha colpito di più di Cuba ?
Maddalena
Celano: Mi
ha colpito molto il fenomeno della
santeria, ovvero quel particolare culto religioso facilmente
individuabile dall'abbigliamento originale ed inequivocabile dei loro
cosiddetti "ministri di culto", ovvero signori o signore
vestiti di bianco con perline colorate al collo.
La
santera afro-cubana è una religione portata a Cuba dagli schiavi di
Yorubaland, località della Nigeria nel corso del XIX secolo.
Luca
Bagatin: Che
cosa caratterizza la santeria ?
Maddalena
Celano La religione afro-cubana è
caratterizzata dalla venerazione delle divinità Oricha, da stati di
trance ed elaborate tecniche di divinazione. Attualmente la santeria
è sempre più diffusa anche tra i bianchi e non è per niente
difficile incontrare, per strada, anche santere o santeri bianchi.
Perciò il culto, in origine afro-cubano, attualmente è sempre più
un fenomeno nazionale e trasversale.
Luca
Bagatin: Parliamo
ora di Cuba e socialismo. Il socialismo, a
Cuba, ha trionfato oppure è stato un vero fallimento come dicono
alcuni? Come è cambiato il socialismo cubano dai tempi della
Rivoluzione castrista ad oggi ?
Maddalena
Celano: L'aggiornamento del modello economico
cubano - dal 2011 ad oggi - solleva critiche e controversie. Per
alcuni Cuba avrebbe abbandonato la strada del socialismo. In realtà,
Cuba, lungi dal rinunciare al suo modello di società, conserva le
sue conquiste e perfeziona il proprio progetto originario. Alcuni
ritengono che questo sia un ritorno al capitalismo, a causa
dell'introduzione di alcuni elementi di mercato nell'economia
nazionale. L'obiettivo di Cuba è ad ogni modo quello di perfezionare
il sistema al fine di preservare i risultati sociali ottenuti sino ad
oggi. Per poter fare ciò Cuba deve affrontare due grandi sfide: le
risorse naturali molto limitate e le sanzioni imposte dagli Stati
Uniti dal 1960, le quali costituiscono il principale ostacolo allo
sviluppo nazionale. A ciò si aggiunge il fenomeno dell'eccessiva
burocratizzazione statale e quello della corruzione. Il nuovo modello
economico introduce meccanismi di mercato, ma continua a basarsi
sulla "pianificazione socialista" a tutti i livelli e
l'impresa statale socialista rimane la forma principale dell'economia
nazionale. Tuttavia il Paese è aperto agli investimenti stranieri
attraverso joint venture, in cui lo Stato cubano conserva sempre la
maggioranza di almeno il 51%. Tale modello di gestione economica
promuove anche le cooperative, le piccole aziende agricole, i
fruttivendoli ed i lavoratori autonomi in tutti i settori produttivi,
al fine di ridurre il ruolo dello Stato in settori economici non
strategici. Le cooperative statali strutturalmente carenti e non
redditizie saranno liquidate o possono essere trasformate o adottare
una forma giuridica non statale. Allo stesso modo, lo Stato non
sovvenzionerà le perdite. D'altra parte le società beneficiarie
possono investire i profitti per svilupparsi, aumentare i salari dei
lavoratori nei limiti stabiliti dalla legislazione o assumere nuovi
lavoratori. Hanno così piena libertà in termini di gestione delle
risorse umane. L'aumento delle cooperative dimostra la volontà
cubana di approfondire lo sviluppo socialista dell'economia in tutti
i settori, con proprietà collettive. Le cooperative hanno
un'autonomia completa a tutti i livelli. Tuttavia, per evitare
qualsiasi concentrazione di ricchezza, non possono essere vendute o
consegnate a entità diverse dallo Stato.
A livello
agricolo, la priorità nazionale è la produzione alimentare per
ridurre la dipendenza dall'esterno in un Paese che importa più dell'
80% del suo consumo. La terra è data in usufrutto ai contadini che
divengono produttori indipendenti, remunerati per il proprio lavoro,
ma rimangono proprietà statali.
La nuova
politica monetaria consente la concessione di crediti alle imprese ed
ai cittadini per favorire la produzione di beni e servizi per la
popolazione. Una delle grandi sfide della società è l'unificazione
monetaria. Infatti, la dualità monetaria a Cuba è causa di
diseguaglianze sociali molto gravi.
La
politica salariale continua ad essere basata sul principio socialista
"a ciascuno secondo i suoi meriti", al fine di soddisfare
"i bisogni fondamentali dei lavoratori e delle loro famiglie".
I salari cresceranno gradualmente, secondo i risultati della
produzione. Per evitare lo sviluppo delle diseguaglianze, la
legislazione prevede un salario minimo ed un salario massimo.
Grazie
alla tassa progressiva, le categorie più favorite contribuiscono
maggiormente allo sforzo nazionale, secondo il principio della
solidarietà socialista fra tutti i cittadini. La coesione sociale
rimane l'obiettivo prioritario e, pertanto, per evitare qualsiasi
disparità, la concentrazione di beni è vietata per persone
giuridiche o fisiche, essendo una prerogativa esclusiva dello Stato.
D'altra parte la politica dei prezzi rimane centralizzata, in
particolare per i prodotti basilari o strategici dal punto di vista
economico e sociale.
La
politica culturale cubana si basa infine sulla difesa dell'identità,
sulla conservazione del patrimonio culturale, sulla creazione
artistica e letteraria e sulla capacità di apprezzare l'arte
attraverso la formazione culturale necessaria.
Luca
Bagatin: Cuba e democrazia. Può Cuba, a tuo
parere, dirsi una democrazia? Se sì, perché?
Maddalena
Celano: Iniziamo
con il dire che a Cuba, annualmente, si
eleggono i propri delegati in ogni municipio, in ogni città, in ogni
regione e ciò significa che è contemplato il diritto dei cittadini
ad essere eletti democraticamente come deputati o senatori, oltre che
è sancito il loro diritto di formulare e presentare proposte
legislative. Qualsiasi semplice cittadino può candidarsi, eccetto
gli iscritti al Partito Comunista Cubano, giacché, essendo l'unico
partito consentito, non ha alcun potere elettivo.
La
politica a Cuba è consentita a chiunque: semplici cittadini, membri
di comitati, associazioni, organizzazioni, ecc... Eccetto agli
iscritti al Partito Comunista, in quanto il Partito ha ruolo
esecutivo ma non elettivo. Ciò significa che i cittadini, a Cuba,
hanno il diritto di organizzarsi secondo le proprie idee su varie
questioni, per incontrarsi, per creare nuove organizzazioni, per
discutere con posizioni opposte. A Cuba è impossibile scadere nei
carnevali elettorali che tutti noi conosciamo, per non parlare delle
campagne pubblicitarie tipiche delle elezioni nel nostro sistema
democratico-capitalista-partitocratico con costoso spreco di danari.
A Cuba i candidati sono tutti indipendenti da qualsiasi partito ed
hanno il diritto alla libera espressione, che implica un dibattito
pubblico, anche su posizioni divergenti, utilizzando tutti gli
strumenti nazionali. Ovvero locali pubblici, TV o stampa nazionale.
Il tutto accessibile gratuitamente a chiunque ne faccia richiesta. In
questo senso Cuba è un Paese sostanzialmente democratico poiché la
libertà d’espressione di un alto funzionario è del tutto identica
alla libertà d’espressione di un contadino o di un carpentiere
di periferia.
Luca
Bagatin: Cuba e Venezuela. Che cosa lega
questi due Paesi?
Maddalena
Celano: Lo
spirito di fraternità e di solidarietà, oltre che un destino
comune.
L’ALBA,
ovvero l'Alleanza Bolivariana per le Americhe, è stata fondata non a
caso a Cuba e fa capo al suo più fedele alleato, ovvero il
Venezuela.
Si tratta
di un progetto di collaborazione e di complementarietà politica,
sociale ed economica fra alcuni Paesi dell'America e dei Caraibi
(oltre a Cuba e Venezuela ne fanno parte Bolivia, Ecuador, Nicaragua,
Antigua e Barbuda, Dominica, Saint Vincent e Grenadine). Una
collaborazione inizialmente promossa quale contraltare dello Spazio
Commerciale Libero degli Stati Uniti (FTAA).
L'ALBA si
basa sulla creazione di meccanismi che sfruttano i vantaggi
cooperativi fra le diverse nazioni partner, al fine di compensare le
asimmetrie tra tali Paesi e ciò avviene attraverso la cooperazione
di fondi compensatori volti a correggere le disabilità intrinseche
dei Paesi membri e all'attuazione del TCP (Trattato di Peoples
'Trade).
Luca
Bagatin: Cuba ed Ecuador. Tu hai di recente
visitato anche la Capitale dell'Ecuador, Quito. Che impressione hai
avuto dell'Ecuador? L'Ecuador della Rivoluzione Ciudadana quanto può
essere simile a Cuba, oggi?
Maddalena
Celano: Cuba ed Ecuador sono Paesi
politicamente molto vicini. La Rivoluzione Ciudadana presenta una
matrice socialista e nazionale molto forte, tanto quanto quella
Cubana, ma i due Paesi presentano storie estremamente diverse, una
diversa composizione ambientale e sociale. L’Ecuador è un Paese
andino, fresco e piovoso, con una forte componente indigena india,
nonché è estremamente religioso e la Chiesa cattolica è piuttosto
influente politicamente.
Cuba,
invece, è un Paese più legato al mare ed alla sua economia, con
un’influenza indigena più ridotta, ma con una maggiore influenza
nera o “afro-cubana”. Presenza visibile nella musica, nelle
danze, nei culti, nei costumi e nelle tradizioni. A Cuba i culti
religiosi attualmente sono piuttosto liberi, ma poco influenti
politicamente.
Luca
Bagatin: Come proseguiranno e cosa puoi dirci
dei tuoi studi in merito a Cuba ed all'America Latina?
Maddalena
Celano: Sono una studiosa del movimento
femminista in America Latina, che è senza dubbio una delle
espressioni più critiche e alternative del pensiero politico,
sociale ed economico mondiale. Il movimento sociale femminista
latinoamericano si è rafforzato negli ultimi decenni, dopo aver
conseguito cambiamenti sostanziali sia nelle politiche pubbliche che
nella consapevolezza delle donne di essere soggetti di diritto e
protagoniste nella costruzione di nuovi paradigmi di trasformazione
della realtà. Il movimento femminista latino prende forma
nell'ambito di complessi scenari politici, in particolare nei
contesti di transizione da regimi militari autoritari a processi di
democratizzazione, dai conflitti armati sino ai processi di
negoziazione e di pace. La genesi del movimento femminista in America
Latina è quindi strettamente legata alle transizioni latinoamericane
ed all'impegno per la creazione di istituzioni democratiche e la
costruzione di agende di pace.
La
persistente violenza contro le donne, fisica, sessuale o psicologica,
fa di tale tema uno dei temi centrali della lotta del movimento
femminile in America Latina. Secondo la relazione mondiale sulla
violenza e lasalute dell'Organizzazione Mondiale della Sanità,
l'America Latina è la seconda realtà con i più alti tassi di
decessi femminili dovuti alla violenza, sia a livello rurale che
urbano. Prodotto correlato ad un contesto generale di disuguaglianza,
discriminazione e impunità. Il femminicidio, la forma estrema della
violenza contro le donne, è un fenomeno particolarmente diffuso in
Messico e in America Centrale. A tale riguardo, dal movimento
femminile, sono stati presentati alcuni documenti interessanti come
il Feminicide in America Latina, presentato nel 2006 alla Commissione
interamericana sui diritti umani (IACHR).
Il
movimento femminile latinoamericano svolge un ruolo particolare nel
promuovere le azioni della Marcia Mondiale delle Donne (WMW).
Probabilmente il movimento con il più grande consenso
internazionale, il quale porta avanti una critica sirrata al
capitalismo ed alle conseguenze negative che esso porta nella vita
delle donne.
L'economia
femminista è il quadro teorico e uno degli assi centrali della WMW,
così come l'autonomia economica delle donne. Contributi interessanti
in tale campo sono ad esempio gli articoli di numerose femministe
latinoamericane, come Nalu Faria e Magdalena León.
Gli
accordi di libero scambio firmati nella regione, NAFTA
(USA-Canada-Messico) e CAFTA (USA-CA), hanno peraltro avuto effetti
negativi sulla qualità della vita delle donne. Le donne hanno
costituito importanti articolazioni come "Mesoamericanas in
Resistance for a Deducted Life", integrate da organizzazioni del
Messico fino Panama, che sono collocate contro le politiche
neoliberali e hanno richiesto - insieme ad altri movimenti sociali –
la non ratifica di questo tipo di trattati.
Luca
Bagatin: Quali prospettive, a tuo parere, per
l'America Latina?
Maddalena
Celano: Il movimento femminista
latinoamericano è, a mio parere, il vero motore del cambiamento
globale. L’unica alternativa e speranza, in quanto ha mostrato
notevole capacità di approfondire e rivedere tattiche politiche e
prassi sociali. Uno degli esempi è l'Incontro femminile dell'America
Latina e dei Caraibi, che si svolge ogni due anni, dal 1981 (Bogotà).
Circa 1500 donne provenienti da tutto il Continente propongono nuove
analisi e nuovi progetti di trasformazione politica e sociale. Già
nel 1987, nell'ambito della Quarta Riunione Internazionale
Femminista, è stato discusso un documento sui "miti del
movimento femminista", che ha permesso di ripensare alcune delle
proposte politiche.
I
movimenti femministi latinoamericani creano, attraverso un complesso
lavoro intellettuale e di autocritica, nuove elaborazioni teoriche e
numerosi esperimenti socio-politici, comunitari, indigenisti ed
ecologisti. Esperimenti molto visibili in aree indigene - soprattutto
in Amazzonia - ed in Paesi come l’Ecuador, il Nicaragua, il
Venezuela e in Colombia, ove numerose comunità autoctone sono
guidate ed amministrate proprio da donne.
Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it
Le foto pubblicate sono state realizzate da Maddalena Celano nel mese di luglio 2017