sabato 31 agosto 2024

120 anni dalla nascita di Deng Xiaoping, il leader socialista riformista che modernizzò la Cina. Articolo di Luca Bagatin

Deng Xiaoping (1904 – 1997) fu il leader socialista cinese che, guidando la Repubblica Popolare Cinese dal 1978 al 1989, la seppe trasformare in una potenza mondiale, attraverso aperture al mercato, ma al contempo mantenendo il carattere socialista della Repubblica e adattandolo alla mentalità cinese.

Deng viene infatti ricordato come un grande modernizzatore.

Il prof. Giancarlo Elia Valori, fine analista geopolitico e Honorable de l’Académie des Sciences de l’Institut de France, in diversi suoi articoli ha ricordato le celebri “Quattro modernizzazioni” lanciate da Deng Xiaoping nel 1978: “agricoltura, scienza e tecnologia, industria e difesa nazionale”

E ha altresì fatto presente come “La modernizzazione cinese non è una visione che la Repubblica Popolare vuole imporre ad altri Paesi, come il caso dei tentativi d’occidentalizzazione che a tutti i costi quel sistema di produzione cerca d’imporre al mondo. Cercare la soddisfazione per il popolo cinese e il ringiovanimento della nazione è la missione base della modernizzazione cinese” (...) L’era del socialismo con caratteristiche cinesi fornisce una garanzia istituzionale più completa, una base materiale maggiormente solida, nonché una forza spirituale più attiva verso la modernizzazione nazionale. Si combinano i principi fondamentali del marxismo con caratteristiche cinesi attraverso la realtà specifica della Cina e con la sua cultura tradizionale. La spinta alla modernizzazione, l’approfondimento della sua comprensione teorica, la continua maturazione strategica e l’arricchimento della pratica, sono state avanzate in una serie di idee, nuovi punti di vista e lungimiranti conclusioni, che arricchiscono e sviluppano teorie modernizzatrici. Essa è una nuova analisi delle teorie che hanno promosso da anni le conquiste e i cambiamenti storici del Paese.

E questo sin dal 1978, grazie a quel Deng Xiaoping apprezzato anche dall'allora nostro grande Presidente del Consiglio socialista Bettino Craxi, il quale lo incontrò in visita ufficiale in Cina nel 1986, ove fu ricevuto con tutti gli onori.

E dall'ex Ministro degli Esteri, il socialista Gianni De Michelis che, apprezzando molto il nuovo corso socialista riformista cinese, come ha ricordato recentemente Paolo Franchi nella sua biografia edita da Marsilio, un giorno – entrando in polemica con il fratello Cesare – gli disse “Mettiti in testa, caro Cesare, che i centomila libri della tua biblioteca puoi anche bruciarli, e sostituirli con l'opera omnia di Deng Xiaoping”.

A Deng Xiaoping è stato dedicato, il 22 agosto scorso, un simposio organizzato dal Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), per commemorarne il 120esimo anniversario dalla nascita.

Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, ha ricordato il prestigio di Deng, considerato “un grande marxista, un grande rivoluzionario proletario, statista, stratega militare, diplomatico e un combattente comunista di lunga data”.

Xi ha altresì ricordato Deng quale pioniere del socialismo con caratteristiche cinesi, dell'apertura, della modernizzazione e teorico della pace globale e dello sviluppo del mondo, aspetti che peraltro aveva appreso dai suoi studi di gioventù in Francia e in Russia, che lo portarono ad aderire al marxismo.

Il Presidente Xi Jinping ha, inoltre, sottolineato come Deng Xiaoping abbia contribuito a rafforzare il socialismo in Cina, entro la fine del suo mandato, proprio in un'epoca in cui tale idea di emancipazione sociale stava tragicamente tramontando, in Europa orientale.

Queste le parole di Xi, in merito: “Il compagno Deng Xiaoping ha difeso fermamente la gloriosa bandiera del socialismo. Nel processo di riforma e apertura, ha sempre preso una posizione netta contro la liberalizzazione borghese. Sullo sfondo del crollo dell'Unione Sovietica e dei drastici cambiamenti nell'Europa orientale, un grave tumulto politico si è verificato in Cina a cavallo tra la primavera e l'estate del 1989. Nel momento critico, il compagno Deng Xiaoping ha guidato il partito e il popolo a prendere una posizione netta contro i tumulti e a difendere risolutamente il potere dello Stato socialista, in modo che il partito e il Paese resistessero alla dura prova di venti e onde pericolose. Dopo di che, ha riassunto profondamente le lezioni nel processo di riforma e apertura e ha sottolineato la necessità di concentrarsi sulla costruzione del partito, rafforzare il lavoro ideologico e politico e l'educazione nelle belle tradizioni, migliorare il livello di leadership del partito e la capacità di governo e garantire la stabilità del Paese rosso. Ha ammonito il popolo con voce assordante: “Il socialismo in Cina non può essere cambiato. La Cina seguirà certamente la strada socialista che ha scelto fino in fondo. Nessuno può schiacciarci”.

Xi Jinping ha, inoltre, ricordato alcune profezie di Deng Xiaoping relative al futuro della Cina: “Entro la metà del prossimo secolo la Cina sarà in grado di avvicinarsi al livello dei Paesi sviluppati nel mondo, e questo sarà il grande cambiamento. A quel tempo, il peso e il ruolo della Cina socialista saranno diversi, e saremo in grado di dare maggiori contributi all'umanità”.

Oggi la Cina del socialista riformista Xi Jinping si muove seguendo questo stesso esempio.

Non a caso nel suo discorso commemorativo, Xi, ha fatto presente che “La Cina è una forza risoluta per la pace nel mondo. Dobbiamo sempre tenere alta la bandiera della pace, dello sviluppo, della cooperazione e dei risultati win-win, promuovere la costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l'umanità, promuovere i valori comuni di tutta l'umanità, implementare la Global Development Initiative, la Global Security Initiative e la Global Civilisation Initiative, partecipare attivamente alla riforma e alla costruzione del sistema di governance globale e continuare a fornire nuove opportunità per il mondo con nuovi progressi nella modernizzazione in stile cinese”.

In proposito mi ritorna alla mente un interessante passaggio di un articolo del prof. Giancarlo Elia Valori, che ho già citato all'inizio di questo mio pezzo:

Adesso è prematuro affermare se la modernizzazione cinese rappresenterà una nuova forma di civiltà umana, ma una cosa è certa. Essa – al contrario di altre modernizzazioni – non vuole imporsi al mondo con la violenza, ma cerca di migliorare il proprio Paese. Se poi sarà presa ad esempio anche da altri Popoli e Stati solo la Storia potrà dircelo.

Al contrario la modernizzazione portata avanti dall’occidentalizzazione non rappresenta il passato, ma è un’applicazione attuale di tragiche epoche condite da due guerre mondiali volute dall’imperialismo, e da sciagure immani, quali la Shoah, le bombe atomiche sul Giappone, e lo sterminio di interi popoli dell’emisfero occidentale, il saccheggio dell’Africa, ecc. solo per limitarmi a questi esempi emblematici”,

Luca Bagatin

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lunedì 26 agosto 2024

Poesie romantiche al tramonto di Luca Bagatin

Poesie romantiche al tramonto di Luca Bagatin

Musa nella foto: Carmen Sale


VISIONE AL TRAMONTO 

Al tramonto

Una bellissima visione.

Una Donna

Degna di questo nome.

Sta riflettendo.

I suoi pensieri sono profondi

Mentre il vento le accarezza i capelli.

Io la ammiro

Nei suoi abiti seducenti

Nei suoi sandali seducenti

Con i suoi tatuaggi

E la sua forza interiore.

Il cuore mi batte.

Mentre scrivo

Questi versi.

Per lei

Luca Bagatin

 

 ILLUMINAZIONE AL TRAMONTO

Il tramonto

Illumina

Una nuova alba

Che sei tu

Affascinante ragazza

Le cui mani e i cui piedi

Seducono

Da sole.

La cui essenza

Può essere percepita

Dallo spirito più sensibile.

Il cui spirito

Indomito

Selvaggio

Rivoluzionario

Sconvolge

I miei sensi

Luca Bagatin

 

SGUARDI AL TRAMONTO

Rapito

Dallo sguardo

Di te

Che guardi

L'orizzonte

Di fronte al mare.

Rapito

Dalla tua frangetta

Dalle tue affusolate mani

Con unghie curatissime

Dal tuo abito

Che risalta il tuo intrinseco fascino

Dai tuoi sandali

Che accolgono piedi

Sempre

Così elegantemente provocanti.

Rapito

Dalla tua eleganza

Dalla tua essenza

Che emana un profumo

Ancestrale

Che si unisce

A quello del mare.

Rapito

Mi sento rimescolare

Come cullato dalle onde

E queste parole delicate

Escono dalla mia mente

E le dedico a te

Con tutto il cuore

Luca Bagatin

Al via una nuova prova di democrazia partecipativa in Venezuela. Articolo di Luca Bagatin


In Venezuela, domenica 25 agosto scorsa, si è tenuta la “Seconda Consultazione Nazionale Popolare”, una forma di democrazia diretta che ha coinvolto 4.505 circoscrizioni comunali.

Alla consulta hanno potuto partecipare tutti i cittadini venezuelani a partire dai 15 anni di età, i quali hanno potuto votare per questioni riguardanti l'acqua potabile, il sistema stradale, il sistema abitativo, elettrico, la sanità, l'istruzione, il sistema fognario, il sistema produttivo, l'ambiente, il trasporto pubblico, il sistema energetico e il trasporto pubblico.

La presidente della Commissione Elettorale Nazionale Comunale, Carolina Arellano, ha sottolineato la massiccia partecipazione dei venezuelani, in linea con la partecipazione alla precedente consulta popolare, tenutasi lo scorso 21 aprile.

In tale consultazione sono stati scelti oltre 27.000 progetti sui 103.000 proposti dai consigli comunali di tutto il Paese, attraverso assemblee popolari.

Il Vicepresidente dei Consigli Comunali e dei Comuni del Partito Socialista Unito del Venezuela ed ex Ministro degli Esteri, Jorge Arreaza, in un'intervista a teleSUR, ha spiegato il sistema di democrazia partecipativa venezuelano, affermando che “Nel nostro Paese ci organizziamo in consigli comunali, che possono essere di 100 o 80 famiglie, nelle zone rurali 30 famiglie, in un dato territorio. Lì emerge il primo quadro istituzionale: i comitati per la casa, la sanità, l’acqua e l’elettricità. C'è un'unità finanziaria, un'unità di controllo. È un'istituzione che il popolo stesso si da in un'assemblea aperta dei suoi cittadini”.

Un sistema municipalista che fu pensato già dal leader socialista Hugo Chavez, basandosi sulle esperienze di Paesi socialisti quali la Cina, Cuba e il Vietnam.

Arreaza, nell'intervista, ha spiegato che il Consiglio Comunale è “il consiglio dei cittadini”. Un sistema “di governo sul territorio, dove il popolo può prendere le grandi decisioni”.

Nel momento in cui un governante che ricopre una carica rappresentativa si disconnette dalla base, è allora che smettiamo di avere una democrazia partecipativa”, ha sottolineato Arreaza.

Se riusciamo a far sì che il ministro, il sindaco o il governatore, che sono dei livelli di rappresentanza, si colleghino con il Consiglio Comunale, con l’agenda di azione concreta delle comunità, con i progetti di questa consultazione e altri progetti, allora parliamo di una vera democrazia partecipativa”, ha proseguito nell'intervista.

Arreaza ha fatto altresì presente che, tale processo elettorale, è stato seguito da almeno 120 osservatori internazionali provenienti da Europa, USA, Africa e America Latina.

Ed ha fatto presente che, nel dicembre prossimo, vi sarà un'altra consultazione popolare e che, nel 2025, ce ne saranno quattro, oltre alle elezioni per l'Assemblea nazionale, i governatori e i sindaci.

I progetti votati dagli elettori riceveranno le risorse economiche necessarie per la loro realizzazione e tali risorse saranno amministrate da ciascuna comunità locale, come previsto dalla Costituzione venezuelana.

Luca Bagatin

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domenica 25 agosto 2024

La storica amicizia che lega Africa e Cina. Articolo di Luca Bagatin


Vi è una storica amicizia che lega l'Africa alla Repubblica Popolare Cinese.

Una storica amicizia che, per molti versi, fonda gran parte delle sue radici nell'influenza che ebbe su Mao Tse-Tung il saggista, sociologo, massone e attivista statunitense naturalizzato ghanese (all'età di 95 anni) William Edward Burghardt Du Bois (1869 – 1963).

Du Bois fu fra i più grandi esponenti del movimento panafricano nel mondo (oltre a Marcus Garvey) e fu fra i primi a battersi per i diritti civili delle persone di colore. Fu infatti fondatore, nel 1909, dell'Associazione nazionale per il progresso delle persone di colore (NAACP).

Molto amico e di Mao, Du Bois, oltre ad essere stato iniziato in Massoneria nella loggia Widow Son Lodge No. 1 nel 1910 (e il suo percorso massonico influenzò molto la sua lotta per l'emancipazione degli oppressi), all'età di 82 anni fu candidato alla carica di Senatore - nello Stato di New York - per il Partito Laburista Americano, ottenendo il 4% dei consensi e, successivamente, si iscrisse al Partito Comunista degli Stati Uniti d'America. Pur sempre critico nei confronti dell'URSS.

Du Bois ritenne ad ogni modo sempre che il capitalismo fosse una delle maggiori cause dell'oppressione delle persone di colore.

Fu uno dei primi sostenitori della Conferenza di Bandung (alla quale purtuttavia il governo USA non gli permise di partecipare), in Indonesia, nel 1955, che avrebbe permesso il dialogo fra i Paesi Non Allineati, edificando così un ponte fra Africa e Asia, gettando le basi per l'unione di quel Sud del mondo sfruttato dalla colonizzazione e dagli imperialismi dei blocchi contrapposti USA-URSS.

Nel 1959 Du Bois tenne una conferenza presso l'Università di Pechino, in cui sostenne il miglioramento dei legami fra le comunità afroamericane statunitensi e la Cina. E sostenendo che l'Africa e la Cina avrebbero dovuto camminare assieme, unite entrambe dalla lotta al colonialismo e allo sfruttamento.

Tale storica amicizia è stata rimarcata, il 12 agosto scorso, dall'Ambasciatore Fu Cong presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

L'Ambasciatore ha fatto presente come i Paesi africani siano diventati una forza importante sulla scena politica globale, ma come ancora oggi vi siano fenomeni di colonialismo e neo-colonialismo.

In tal senso ha fatto presente che “Ancora oggi alcuni Paesi occidentali si aggrappano alla mentalità colonialista con un atteggiamento ipocrita nei confronti delle questioni africane. Interferiscono negli affari interni dei Paesi africani utilizzando mezzi finanziari, legali, basati su sanzioni e persino militari, ed esercitano un’oppressione e un controllo senza scrupoli sui Paesi africani nei settori della valuta, dell’energia, dei minerali e della difesa nazionale”.

Ha infine sottolineato come Cina e Africa siano buoni amici e partner, i cui rapporti sono “basati sull’assistenza reciproca e sullo sviluppo congiunto” sin da quando la Repubblica Popolare Cinese sostenne la “giusta lotta dei Paesi africani per l'indipendenza e la liberazione nazionale”.

La strada per l'emancipazione dei popoli oppressi è probabilmente ancora lunga, ma la promozione di un nuovo ordine mondiale politico e economico più giusto, multipolare, ragionevole, che combatta ingiustizie, terrorismo, fondamentalismo, colonialismo e instabilità, è necessario e ha radici antiche.

Luca Bagatin

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sabato 24 agosto 2024

Ottaviano Del Turco ci ha lasciati. Un ricordo. Articolo di Luca Bagatin


Ci lascia un altro esponente del socialismo italiano, Ottaviano Del Turco.

Abruzzese, sindacalista, classe 1944, socialista di lungo corso sin dal dagli Anni '50 – '60, Deputato, Senatore, ex Ministro delle Finanze, ex Presidente della Regione Abruzzo.

I giornali di oggi ripercorrono ampiamente la sua storia e carriera politica e non vorrei qui riportare cose già scritte.

Vorrei ricordare Ottaviano Del Turco per un confronto che abbiamo avuto, via email, 21 anni fa.

Conservo, infatti, ancora un'email che mi inviò, a commento di un mio articolo che, se non erro, scrissi all'epoca per una rivista socialista.

Parole che ancora mi commuovono, pur nella diversità di alcune vedute.

Questo mi scrisse l'allora Senatore Del Turco:

Molte delle sue riflessioni mi trovano d'accordo. Altre meno.

Alla mancanza di un'area laico-liberal-socialista attribuisco anche un certo inaridimento del clima culturale, in particolare nei piccoli centri di provincia. Sono anche persuaso che le sue considerazioni sui Poli siano pertinenti e per nulla settarie. Mi convince meno l'attribuire ad una “lotta per le poltrone” le nostre divisioni.

Le ragioni (parlo per me) sono più profonde e nobili. Almeno spero. D'altro canto non c'è settarismo nel mio giudizio. Quando si litiga e ci si divide per ragioni nobili, questo aggettivo va diviso per ciascuno dei contendenti.

Scriva ogni volta che ha da fare osservazioni acute come quella di oggi.

Un saluto cordiale socialista e riformista.

Ottaviano Del Turco”

Era il 2003. Lui aveva scelto di collocarsi nello schieramento dell'Ulivo e, diversamente da me, era abbastanza lontano dall'area craxiana, così come nel 1968 fu contrario all'alleanza del PSI con il PSDI. Alleanza che, invece, ho sempre considerato importantissima (e, infatti, ritengo che la corrente socialista democratica guidata dall'On. Pietro Longo fece benissimo ad aderire al PSI di Bettino Craxi, nel 1989).

Politicamente, pur socialisti entrambi, ci collocavamo su posizioni un po' distanti.

Io senza tessera e raramente votante (del resto iniziai a fare politica quando il PSI non esisteva più), teorizzavo, nei giornali e nelle riviste di area socialista e non solo, la creazione non già di un terzo polo, ma di un primo polo laico-socialista alternativo al centrodestra berlusconiano e al finto centrosinistra ulivista.

Probabilmente ero giovane, ma ancora oggi penso che quella fosse la collocazione giusta.

Ottaviano Del Turco invece, dal 1994 in poi, aveva scelto di allearsi al PDS e poi di entrare nel PD.

Una scelta che, a mio parere, non aveva nulla di socialista né di sinistra, ma, come ho sempre scritto, ritengo che Ottaviano Del Turco fosse una persona intellettualmente onesta e degna di rispetto.

Lo ricordo con quella stima e quel rispetto e con una punta di malinconia e scoramento per qualcosa che, in Italia e in Europa, non esiste più da molti decenni. 

Il socialismo, che è la base della democrazia e della libertà di pensiero. Un socialismo che, purtuttavia, vive ancora, altrove, nonostante i tentativi, da parte dell'egoismo liberal-capitalista, di annientarlo con ogni mezzo.

Luca Bagatin

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sabato 17 agosto 2024

Un mondo più equo e più giusto, fondamento delle relazioni fra Sudafrica e Cina. Articolo di Luca Bagatn

 

La Repubblica del Sudafrica, fra la fine di luglio e l'inizio di agosto, ha ricevuto la visita del Ministro del Comitato centrale del dipartimento internazionale del Partito Comunista Cinese (PCC), Liu Janchao.

Il 1 agosto, il Ministro Liu ha incontrato il Presidente Cyril Ramaphosa, recentemente rieletto alla guida del Paese e leader del Congresso Nazionale Africano (ANC), partito socialista democratico, panafricano e populista di sinistra.

Ramaphosa ha affermato come le relazioni fra il suo partito e il PCC siano salde, tanto quanto le relazioni fra Sudafrica e Cina, ricordando come il Presidente cinese Xi Jinping abbia spesso visitato il Sudafrica e stretto numerose relazioni bilaterali con il Paese.

Ramaphosa ha ricordato, altresì, come l'ANC – partito che fu guidato anche da Nelson Mandela - abbia lungamente lottato per l'indipendenza nazionale, contro l'apartheid e per lo sviluppo del Sudafrica.

Il Ministro cinese Liu si è, da parte sua, congratulato con il Presidente Ramaphosa per la sua rielezione, il 29 maggio scorso, battendo il candidato liberale (che ha ottenuto il 21,8%) e ottenendo il 40% dei voti, nonostante l'ANC abbia subito una scissione a sinistra, che ha fatto ottenere il 14,5% al suo ex compagno di partito e ex Presidente del Sudafrica Jacob Zuma.

Ramaphosa e Liu hanno convenuto entrambi nella necessità di promuovere la “costruzione di un ordine politico ed economico internazionale più giusto e ragionevole e a salvaguardare gli interessi comuni del vasto numero di Paesi in via di sviluppo”.

Il giorno precedente, il Ministro Liu, aveva incontrato il Segretario Generale dell'ANC, Fikile Mbalula, con il quale si era congratulato per la sua capacità di formare un governo stabile e di unità nazionale, capace di appianare le divisioni fra i vari partiti sudafricani.

I dirigenti sudafricani dell'ANC hanno espresso apprezzamento, nei confronti della Repubblica Popolare Cinese, per quanto riguarda la politica estera, in particolare nella promozione del miglioramento delle relazioni fra Arabia Saudita e Iran e per la facilitazione della riconciliazione fra le fazioni palestinesi.

Il Ministro Liu ha, inoltre, incontrato il Segretario Generale del Partito Comunista Sudafricano (SACP), Solly Afrika Mapaila. Il SACP fa parte della cosiddetta Alleanza Tripartita, all'interno dell'ANC (che comprende, appunto, ANC, SACP e il sindacato dei lavoratori COSATU).

Liu si è congratulato, in particolare, per il 103esimo anniversario del SACP e ha riaffermato l'amicizia fra PCC e SACP, fondata sui comuni ideali marxisti e sulla comune lotta contro imperialismo, razzismo e colonialismo.

Che è peraltro il fondamento sul quale si basano le storiche relazioni di amicizia fra Sudafrica e Cina. Il Sudafrica, peraltro, è uno dei più importanti componenti, oltre alla Cina, dell'alleanza economica dei BRICS.

Luca Bagatin

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venerdì 9 agosto 2024

Vent'anni di blog. Memorie di un blogger. Articolo di Luca Bagatin


Sono passati vent'anni, da quando aprii il mio primo blog.

Era il 9 agosto 2004. Avevo 25 anni e, presso la sede di un'associazione che fungeva anche da internet point, aprii www.lucabagatin.ilcannocchiale.it

Blog che non funziona più da anni, ma che superò ampiamente, nel tempo, il milione di visualizzazioni.

All'epoca non esistevano ancora i social e, da poco, erano nati i blog.

Dei curiosi diari personali online, nei quali scrivere qualsiasi cosa (all'epoca, peraltro, vi era molta più libertà in rete e la censura praticamente non esisteva. Ed era meglio, sottolineerei!).

Avevo iniziato da qualche anno prima a muovere i primi passi nell'ambito della carta stampata.

Piccole collaborazioni su riviste di letteratura (all'epoca scrissi molto di Beat Generation) e politica (la prima rivista autorevole sulla quale pubblicai qualcosa fu, infatti, la socialista “MondOperaio”).

Il mio primo blog, per il quale scelsi come effige il volto del mio eroe di sempre, Giuseppe Garibaldi, inizialmente puntava a raccogliere barzellette, giochi di parole, racconti, che mi inventavo lì per lì o che avevo scritto nella mia gioventù.

Poi via via, iniziai a scrivere qualche articolo politico e controculturale.

Il mio obiettivo è sempre stato quello di privilegiare la formazione, rispetto alla vuota informazione. Ho sempre detestato l'informazione e, più ancora, la cosiddetta “inchiesta”.

Ho sempre preferito la Storia, la controcultura, l'arte. Ciò che può rimanere eterno, rispetto a notiziole che possono scadere nell'arco di pochi giorni o di pochi anni.

La formazione è per sempre. L'informazione dura poco e serve solo a confondere le idee.

E così, con la mia cultura da autodidatta (per scelta!) e la mia formazione politica di stampo mazziniano, garibaldino, libertario, socialista, teosofico e massonico, iniziai a scrivere i primi articoli storico-politici sul blog, spaziando dalla storia della Massoneria, allo gnosticismo, al Risorgimento italiano, rievocando le imprese di Mazzini e Garibaldi e/o quelle degli storici partiti laici, dal PSI al PSDI, passando per il PRI (oltre che lo storico e nobile Partito Radicale di Mario Pannunzio, molto diverso dalle creature pannelliane degli anni successivi).

Sono argomenti, del resto, di cui ho studiato e scritto per tutta la mia vita successiva.

Pubblicando saggi su questi argomenti, oltre che scrivendo di erotismo, mondo femminile (ah, le donne, casanovianamente parlando, sono sempre state la mia passione, fin da piccino!), controculture e socialismo (approfondendo, in particolare, la vita e le imprese di Eduard Limonov, di cui mi onoro di essere stato il primo, in Occidente, a scrivere diffusamente, dopo l'omonimo romanzo di Emmanuel Carrère).

Nel 2013 fondai il blog www.amoreeliberta.blogspot.it e l'omonimo pensatoio (anti)politico e (contro)culturale (con immagine simbolo Anita Garibaldi), nel quale ho approfondito ulteriormente determinate tematiche, ampliandole a concetti quali la democrazia diretta, il populismo di sinistra, il giornalismo Gonzo (al cui capostipite Hunter S. Thompson, sarò sempre debitore), la geopolitica dei Paesi socialisti (latinoamericani e asiatici in primis).

In un sincretismo che non faceva che arricchire un filo conduttore in me mai sopito: la ricerca dell'emancipazione individuale, spirituale e, dunque, collettiva. Contro ogni forma di dogmatismo, di totalitarismo, di egoismo e religione/superstizione, di qualsiasi colore fosse.

E', infatti, grazie a quanto ho scritto nei miei blog, che sono nati i miei saggi: “Universo Massonico”; “Ritratti di Donna”; “Amore e Libertà – Manifesto per la Civiltà dell'Amore”; “L'Altra Russia di Eduard Limonov – i giovani proletari del nazionalbolscevismo” e “Ritratti del Socialismo”.

Dal 2004 al 2024 di acqua sotto i ponti ne è passata moltissima.

Gli eventi della vita, personale e che ci circonda, mi hanno inevitabilmente cambiato.

Oggi sono sicuramente meno entusiasta rispetto al passato e vagamente più triste. Ma suppongo sia normale.

Le disillusioni, del resto, sono state molte e, suppongo, facciano parte di quella che chiamano “vita” (o “esistenza terrena”).

Suppongo di poter andare fiero di essere sempre stato fedele al mio spirito originario. E, anche per questo, di non aver mai fatto carriera in nessun settore.

Questo, ad ogni modo, mi ha permesso di scrivere sempre ciò che volevo scrivere e di cercare di farlo approfondendo e andando oltre ogni forma di pregiudizio, banalità, luogo comune o partito preso.

Nei miei blog sono stato felice di aver dato spazio a persone di cui sono stato e sono onorato di essere amico, da Peter Boom al prof. Giancarlo Elia Valori, passando per le numerose interviste che ho avuto la possibilità di fare, da quella al prof. Aldo A. Mola, fino a quella al già citato Eduard Limonov.

Oltre ad aver avuto l'onore di lasciarmi ispirare, per la scrittura di molte delle mie poesie, da bellissime muse quali Maria José Peon Marquez, Carmen Sale, Valentina Sussi, Manuela Castagna, Stephanie Milanez, De Maga Mortem, Emanuela Polzella, Fifì (ultima fidanzata di Limonov), Aleksandra Ricikova, Vasilisa Semiletova, Holy Mane Magdala.

Come sarà il futuro del web non possiamo saperlo. Al momento sembra disseminato di censure, fake news, invettive. Del resto è un'espressione del mondo reale e il mondo è sempre stato quello che è.

Seguitiamo a scrivere, finché ne avremo voglia o la possibilità di farlo.

Luca Bagatin

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giovedì 8 agosto 2024

Un ricordo di Lino Jannuzzi, giornalista controcorrente. Articolo di Luca Bagatin

 

Lino Jannuzzi, scomparso in questi giorni, all'età di 96 anni, ha fatto parte della storia e della cultura di molti di noi, che si sono formati nel socialismo democratico e libertario.

Giornalista d'inchiesta, nel 1967, Jannuzzi fece conoscere il progetto di colpo di Stato di estrema destra, denominato "Piano Solo" e, per questo, fu querelato dall'allora Generale de Lorenzo.

Eviterà il carcere grazie alla proposta di candidatura, da parte del leader socialista Pietro Nenni, nel Partito Socialista Unificato (PSI-PSDI Unificati) nel 1968, nelle cui file sarà eletto Senatore.

E, in quegli anni, militerà sempre nel Partito Socialista Italiano.

Giornalista di lungo corso, diresse Radio Radicale nei primi Anni '80 e “Il Giornale di Napoli”.

Fu fra i primi a prendere le difese di Enzo Tortora, durante il suo ingiusto calvario giudiziario e ciò gli causerà ingiuste accuse e condanne per diffamazione (per questo sarà graziato, nel 2005, dall'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi)

Dal 1999 al 2002 diresse l'agenzia di stampa “Il Velino” e, nel 2001, si candidò al Senato nelle file di Forza Italia e, nel 2006, fu nuovamente rieletto al Senato. All'epoca dichiarò che Silvio Berlusconi era vittima di un complotto giudiziario.

Fu autore di numerosi saggi d'inchiesta, in particolare sulla mafia, oltre che un saggio, pubblicato nel 1988, in cui raccolse le memorie di Adriano Celentano.

Fu peraltro co-sceneggiatore di capolavori del cinema quali “Luky Luciano”, del 1973, con protagonista Gian Maria Volontè; “Cadaveri eccellenti”, del 1976, con Max Von Sydow; “Il pentito”, del 1985, con Franco Nero; e “Ternosecco”, del 1987, commedia con protagonista e regista Giancarlo Giannini e nel quale curò interamente soggetto e sceneggiatura del film.

Con Lino Jannuzzi se ne va un altro esponente eretico del panorama politico socialista libertario e intellettuale italiano, assieme a Lucio Colletti, che ci lasciò nel 2001.

Luca Bagatin

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mercoledì 7 agosto 2024

"Vecchi ricordi o Amore tragico". Poesia di Luca Bagatin del 1993

 Vecchi ricordi o Amore tragico

Poesia di Luca Bagatin (1993)

L'anno si sta spegnendo

Ma il mio amore rimane acceso

Come un fuoco che brucia

I ricordi di un periodo lontano.

Come la follia di un uomo

Che non si placherà mai.

Come le onde

Di un mare oscuro

E allo sgomento

Che si frangono impetuose

Su una spiaggia

Grigia e deserta.

Non c'è amore,

A questo mondo,

Senza dolore e tristezza

(Luca Bagatin, 1993)

venerdì 2 agosto 2024

Il socialismo di François Mitterrand. Articolo di Luca Bagatin


Oggi facciamo fatica a immaginare che, almeno sino a trent'anni fa, in Europa, esistevano leader e partiti socialisti autentici.

Che sapevano coniugare laicità, modernità, diritti sociali e civili.

Che sapevano essere alternativi a quel liberal capitalismo che, nel corso degli Anni '80, dagli USA di Reagan alla Gran Bretagna della Thatcher, stava iniziando a smantellare i diritti dei lavoratori e a distruggere uno stato sociale così faticosamente costruito, grazie alle lotte operaie e socialiste dei decenni precedenti.

Erano gli anni in cui, in Paesi mediterranei come l'Italia, la Francia, la Spagna e la Grecia, (oltre che nei Paesi dell'Est europeo), governavano partiti socialisti che seppero porre un argine all'avvento del liberal capitalismo che, purtroppo, dagli Anni '90 in poi, spazzerà via, definitivamente, il socialismo dall'Europa intera, attraverso golpe e false rivoluzioni di ogni genere.

Erano gli anni dei grandi leader socialisti quali l'italiano Bettino Craxi, lo spagnolo Felipe Gonzalez, il greco Andreas Papandreou e il francese François Mitterrand.

Ed è proprio di quest'ultimo che vorrei ricostruire, brevemente, la storia, perché, al pari di Craxi, in particolare, seppe far diventare il socialismo protagonista in Europa.

François Mitterrand, classe 1916, in realtà, non nacque socialista.

In gioventù, negli Anni '30, era comunque permeato di ideali sociali, patriottici e cristiani, pur senza scadere nel clericalismo.

Aderì, così, giovane studente di scienze politiche, ai “Croix de Feu”, associazione di ex combattenti della prima guerra mondiale, permeata di ideali sociali e patriottici, contraria al diritto di sciopero e in favore dell'unione fra il capitale e il lavoro.

In quel periodo, Mitterrand, non si sentiva né dalla parte della destra borghese liberal capitalista, che difendeva i diritti dei ricchi; né dalla parte della sinistra marxista, che negava ogni valore spirituale.

Il primo incontro con il socialismo lo ebbe nel 1939, grazie alla sua amicizia con George Dayan, socialista di origine ebraica, che conobbe durante il servizio militare.

Nel 1940 fu ferito e fatto prigioniero dai tedeschi e inviato in un campo di lavoro, situato a Zeigenhain.

Qui lavorò per il regime di Vichy, per il quale, inizialmente, simpatizzò, ma, ben presto, entrò nella Resistenza antifascista ed esattamente nel “Rassemblement National des prisonniers de guerre”, ovvero il gruppo principale della Resistenza interna.

Alla fine della guerra, con il ritorno della democrazia in Francia, Mitterrand inizierà la sua militanza politica. E lo farà aderendo a partiti di sinistra laica, socialista, non marxista, quale, inizialmente, il “Rassemblement des gauches républicaines”, nel quale si candiderà alle elezioni per l'Assemblea Costituente, nel 1946, non risultandone eletto.

Successivamente aderirà all'Unione Democratica e Socialista della Resistenza (UDSR), un partito socialista democratico centrista, inizialmente sostenitore del Presidente Charles De Gaulle.

Dell'UDSR, Mitterrand, diventerà Presidente e manterrà tale carica dal 1953 al 1964. Oltre ad essere eletto deputato, nelle file di tale partito, nell'autunno 1946.

L'anno successivo sarà nominato ministro per i rapporti con gli “Anciens Combattants” del governo socialista retto da Paul Ramadier e, Ramadier, gli assegnerà il ministero della Francia d'Oltremare nel 1950.

Nel 1953 diverrà Ministro delegato al Consiglio Europeo; nel 1954, Ministro dell'Interno del governo del radicale Pierre Mandès France e, nel 1956, Ministro della Giustizia del governo socialista retto da Mollet.

I rapporti fra Mitterrand e De Gaulle saranno sempre pessimi e il primo accuserà sempre il secondo di ambire a diventare un dittatore e non approvò mai la scelta gollista di eleggere direttamente il Presidente della Repubblica a suffragio universale.

Mitterrand si attirerà così, ben presto, le simpatie dei radical-socialisti e dei comunisti, ma la sua UDSR finirà ben presto per dividersi fra sostenitori di De Gaulle e oppositori e ciò porterà, nel 1964, alla sua dissoluzione.

Nel 1964 fonderà, così, la Convention des Institutions Républicaines (CIR), partito socialista-repubblicano che, alle elezioni del 1965, si presenterà alle elezioni presidenziali nella coalizione da lui guidata, denominata Federazione della Sinistra Democratica e Socialista, comprendente la Sezione Internazionale dell'Internazionale Operaia, il Partito Radicale e altri movimenti di ispirazione socialista.

Alle sue prime elezioni presidenziali, purtuttavia, otterrà solamente il 31,7% al primo turno e il 44,8% al secondo.

Fin da allora, Mitterrand, getterà le basi per il suo programma, anche futuro, fondato su: libertà sindacali, libertà individuali, diritto all'informazione e autonomia dei Comuni sul piano amministrativo.

Forte di tale rilancio del socialismo, scioglierà la CIR, nel 1971, durante il famoso Congresso di Epinay, nel Partito Socialista Francese, di cui diverrà presto leader indiscusso.

Da allora inizierà un dialogo costante con il Partito Comunista Francese, rilanciando l'unità fra tutte le sinistre.

Nel 1973 pubblicherà il saggio “La Rosa nel Pugno” (simbolo scelto per rappresentare il Partito Socialista Francese stesso), nel quale rilanciò la sua idea socialista, parlando, apertamente, di “appropriazione collettiva dei grandi mezzi di produzione” e criticando pesantemente il sistema capitalista.

Con tale programma e sostenuto, oltre che dal Partito Socialista, anche dai comunisti e dai radicali di sinistra, si ripresentò alle presidenziali del 1974, ma venne nuovamente sconfitto dai gollisti di Giscad d'Estaing, ottenendo il 43,2% al primo turno e il 49,1% al secondo turno.

Si rifarà, ad ogni modo, nel maggio 1981, sconfiggendo Giscad d'Estaing ottenendo, al primo turno il 25,9% ed al secondo il 51,8%.

Anche questa volta è sostenuto da socialisti, comunisti e radicali di sinistra, con i quali forma il suo primo governo con un programma basato su: nazionalizzazioni dei settori chiave dell'economia; introduzione della settimana lavorativa di 35 ore; redistribuzione dei redditi; tassazione dei più ricchi; introduzione di nuovi diritti dei lavoratori; riduzione della corsa agli armamenti.

Mitterrand riuscirà solo in parte a portare avanti tali propositi, anche a causa della successiva “coabitazione” con una maggioranza di destra, guidata dal Primo Ministro Jaques Chirac.

Ad ogni modo, la forma socialista democratica mitterandiana - oltre il modello sovietico e oltre il modello socialdemocratico classico – ancorata agli antichi valori socialisti e a una sinistra aperta e plurale, rimarrà nella Storia.

Così come la sua politica estera, in particolare in Medio Oriente, ove la sua amicizia allo Stato di Israele non offuscherà affatto la sua amicizia alla causa palestinese.

Esattamente come il suo amico e omologo socialista, Bettino Craxi, lavorerà infatti, per il reciproco riconoscimento fra Israele e Palestina, anche attirandosi le critiche da parte della destra gollista di Chirac.

Così come lavorò per il dialogo fra Est e Ovest e per ridurre il divario fra i Paesi ricchi del Nord del mondo rispetto a quelli del Sud, oltre alla costruzione di una unità europea fondata sul rispetto della sovranità degli Stati e la promozione della giustizia sociale.

Con questo spirito vincerà, ancora una volta, le elezioni presidenziali nel 1988, con il 54%, contro Chirac e rimarrà in carica fino al 1995, un anno prima della sua morte.

Oggi lo spirito di Mitterrand, Craxi e degli altri grandi leader socialisti è scomparso del tutto.

L'Europa unita da loro immaginata è un'altra cosa e i conflitti, sia sociali che internazionali, ai quali i socialisti tentarono di porre risoluzione, sono sempre più accesi.

Oggi, chi nel Parlamento europeo si dice o si presenta come “socialista”, non ha un briciolo dello spirito di Mitterrand, di Craxi, di Papandreou e di Gonzalez.

Come sempre, ci rimane la Storia e la memoria. Per chi vuole studiare, approfondire e non dimenticare.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it


giovedì 1 agosto 2024

Riflessioni di un libertario relativista e sentimentale. Di Luca Bagatin

 
Non dal Potere,
Ma dall'Amore
Nasceranno i fiori
Di un'autentica primavera.
Arte – LiberAzione – Creatività interiore - Erotismo – Spiritualità

(Luca Bagatin)

Essendo un nichilista e un relativista sarei stato visto, da Vattimo, come un sostenitore del cosiddetto "pensiero debole".

In realtà sono convinto che il vero pensiero debole sia quello che Vattimo identificava come "pensiero forte".

Perché non c'è nulla di più debole di chi pensa di avere la verità in tasca.

Il problema per il cittadino è tanto lo Stato quanto il mercato.

Lo Stato, anziché essere al servizio del cittadino, lo spreme il più possibile, limitandone ogni forma di effettiva libertà.

Il mercato, anziché favorire il cittadino, lo lascia in balia dello speculatore privato, che lo sfrutta, per arricchirsi.

Abolisci Stato e mercato e il cittadino sarà messo al primo posto.

Del resto la teoria socialista (che sia marxista, anarchica o garibaldina), dice ESATTAMENTE questo.

 
(Luca Bagatin)

Una società opulenta e dove tutto è permesso produce imbecilli, violenti, baby gang e ogni forma di aberrazione.

La ricchezza e il progresso non sono necessariamente qualcosa di positivo se, come avviene in gran parte dell'Occidente (e purtroppo non solo), alimentano l'ego e, inevitabilmente, noia e vuoto.

Una società che si accontenta e dove la libertà è possibile solamente in presenza di responsabilità, è una società davvero evoluta e civile.

(Luca Bagatin)

Purtroppo ho sempre pensato che la maggioranza delle persone sia ipocrita, moralista, bugiarda.

E lo sia perché non vuole vedere la verità, dentro sé stessa.

Tutto ciò mi disgusta e mi ha sempre fatto prendere strade opposte rispetto alla maggioranza. Spesso impervie.

Sicuramente non ipocrite, sicuramente trasgressive e non moraliste, sicuramente così trasparenti da risultare offensive ai più.

Pur senza voler offendere nessuno.

Almeno non l'intelligenza.

Perché offendere l'intelligenza è molto più grave che offendere la morale.

(Luca Bagatin)

Eduard Limonov ha visto le cose in anticipo.

Ha capito che la Storia non sarebbe finita per i popoli oppressi e che, alla fine dei conti, avrabbero vinto loro.

Che l'Unione Sovietica, probabilmente, sarebbe tornata, magari in altre forme.

Che la Storia sarebbe finita per i liberali. Perché hanno, nella loro ipocrisia, tradito l'idea stessa di libertà.

(Luca Bagatin)

Sono così libertario che penso che ogni singola persona dovrebbe essere uno Stato sovrano.

Non amo la burocrazia, le leggi e tutto ciò che impedisce alle persone di esercitare la PROPRIA sovranità su loro stesse (senza arrecare danni ad altri e senza INVADERE gli altri esseri umani).

In questo senso non credo alle elezioni, perché sono il modo che i politici utilizzano per legittimare il loro potere sulle persone.

Forse sarò un utopista, ma ho iniziato a pensarla così all'età di 6 anni. Il primo giorno di scuola, quando mi sentivo obbligato a rispettare regole che non avevo scelto io stesso (ed ero uno studente modello, ma unicamente perché avevo PAURA delle conseguenze del non rispetto di quelle regole).

Non ho mai smesso di pensarla in questo modo.

(Luca Bagatin)