Vi è una storica amicizia che lega l'Africa alla Repubblica Popolare Cinese.
Una storica amicizia che, per molti versi, fonda gran parte delle sue radici nell'influenza che ebbe su Mao Tse-Tung il saggista, sociologo, massone e attivista statunitense naturalizzato ghanese (all'età di 95 anni) William Edward Burghardt Du Bois (1869 – 1963).
Du Bois fu fra i più grandi esponenti del movimento panafricano nel mondo (oltre a Marcus Garvey) e fu fra i primi a battersi per i diritti civili delle persone di colore. Fu infatti fondatore, nel 1909, dell'Associazione nazionale per il progresso delle persone di colore (NAACP).
Molto amico e di Mao, Du Bois, oltre ad essere stato iniziato in Massoneria nella loggia Widow Son Lodge No. 1 nel 1910 (e il suo percorso massonico influenzò molto la sua lotta per l'emancipazione degli oppressi), all'età di 82 anni fu candidato alla carica di Senatore - nello Stato di New York - per il Partito Laburista Americano, ottenendo il 4% dei consensi e, successivamente, si iscrisse al Partito Comunista degli Stati Uniti d'America. Pur sempre critico nei confronti dell'URSS.
Du Bois ritenne ad ogni modo sempre che il capitalismo fosse una delle maggiori cause dell'oppressione delle persone di colore.
Fu uno dei primi sostenitori della Conferenza di Bandung (alla quale purtuttavia il governo USA non gli permise di partecipare), in Indonesia, nel 1955, che avrebbe permesso il dialogo fra i Paesi Non Allineati, edificando così un ponte fra Africa e Asia, gettando le basi per l'unione di quel Sud del mondo sfruttato dalla colonizzazione e dagli imperialismi dei blocchi contrapposti USA-URSS.
Nel 1959 Du Bois tenne una conferenza presso l'Università di Pechino, in cui sostenne il miglioramento dei legami fra le comunità afroamericane statunitensi e la Cina. E sostenendo che l'Africa e la Cina avrebbero dovuto camminare assieme, unite entrambe dalla lotta al colonialismo e allo sfruttamento.
Tale storica amicizia è stata rimarcata, il 12 agosto scorso, dall'Ambasciatore Fu Cong presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
L'Ambasciatore ha fatto presente come i Paesi africani siano diventati una forza importante sulla scena politica globale, ma come ancora oggi vi siano fenomeni di colonialismo e neo-colonialismo.
In tal senso ha fatto presente che “Ancora oggi alcuni Paesi occidentali si aggrappano alla mentalità colonialista con un atteggiamento ipocrita nei confronti delle questioni africane. Interferiscono negli affari interni dei Paesi africani utilizzando mezzi finanziari, legali, basati su sanzioni e persino militari, ed esercitano un’oppressione e un controllo senza scrupoli sui Paesi africani nei settori della valuta, dell’energia, dei minerali e della difesa nazionale”.
Ha infine sottolineato come Cina e Africa siano buoni amici e partner, i cui rapporti sono “basati sull’assistenza reciproca e sullo sviluppo congiunto” sin da quando la Repubblica Popolare Cinese sostenne la “giusta lotta dei Paesi africani per l'indipendenza e la liberazione nazionale”.
La strada per l'emancipazione dei popoli oppressi è probabilmente ancora lunga, ma la promozione di un nuovo ordine mondiale politico e economico più giusto, multipolare, ragionevole, che combatta ingiustizie, terrorismo, fondamentalismo, colonialismo e instabilità, è necessario e ha radici antiche.
Luca Bagatin
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