Articolo di Luca Bagatin
del 19 marzo 2019 contenuto anche nel saggio "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore"
Quella del repubblicano
mazziniano trevigiano Mario Bergamo (1892 – 1963) è, per molti
versi, una storia dimenticata. Volutamente o meno.
Vicino alle posizioni del
Partito Repubblicano Italiano, fonderà, nel 1912, a Bologna – a
soli venti anni – l'Alleanza Universitaria Repubblicana. A Bologna
si laureerà in legge nel 1914 e, in seguito all'attentato di
Sarajevo, diventerà ardente interventista, partecipando così,
volontario, alla Prima Guerra Mondiale, così come molti suoi
compagni di militanza.
Nel Partito Repubblicano
Italiano fu capostipite della corrente denominata “Repubblica
Sociale”, la quale mirava a recuperare l'ideale autogestionario e
cooperativista di Giuseppe Mazzini.
Fervido sostenitore,
anche negli organi di stampa, dell'impresa di Fiume di D'Annunzio e
De Ambriis, oltre che del cooperativismo, nel 1919, fonderà, assieme
all'allora repubblicano Pietro Nenni ed al fratello Guido e al
socialista Arpinati, il Fascio di combattimento di Bologna,
abbandonandolo poco dopo nel momento in cui le idee squadriste e
violente di Mussolini presero il sopravvento. Egli stesso ricevette
le percosse dei fascisti ed il suo studio fu più volte devastato.
Fu eletto, nel 1924,
nelle file del Partito Repubblicano Italiano e, dalle colonne de “La
Voce Repubblicana”, divenne uno dei più acerrimi oppositori al
fascismo mussoliniano e propose la costituzione di un partito
repubblicano-socialista, in grado di raccogliere le migliori forze
antifasciste.
Nel 1926, accusato
dell'attentato contro Mussolini, fu costretto a fuggire, assieme a
Nenni, prima a Lugano e successivamente a Parigi, contribuendo alla
costituzione della Concentrazione antifascista, ponendo ad ogni modo
come primo obiettivo l'abolizione della monarchia e la nascita della
Repubblica.
Nel 1928 propugnò l'idea
di costituire una Internazionale Repubblicana e, in quell'anno,
elaborò la sua teoria sul Nazionalcomunismo, che molti punti aveva
in comune sia con l'esperienza d'annunziana di Fiume che con il
Nazionalbolscevismo promosso dall'ex socialdemocratico tedesco Ernst
Niekisch e Karl Otto Paetel, i primi a combattere – in Germania –
il nascente nazismo hitleriano e a subirne le persecuzioni.
Il Nazionalcomunismo,
termine ideato dallo stesso Bergamo, non era altro che un recupero
del repubblicanesimo mazziniano originario e degli ideali della Prima
Internazionale dei Lavoratori del 1864, fuso con il nascente
Bolscevismo sovietico e gli ideali patriottici. Una fusione, in
sostanza, fra il nazionale e l'internazionale, che avrebbe dovuto
portare alla nascita di una Repubblica Sociale.
Non sappiamo se Bergamo –
che sempre si definì un “socialista mazziniano” - abbia avuto
rapporti, anche epistolari, con Niekisch o avesse attinto alle sue
pubblicazioni (al giornale Widerstand ad esempio), ad ogni modo,
anche il Nazionalbolscevismo, negli stessi anni, voleva fondere gli
ideali comunisti con quelli nazionali e patriottici, in opposizione
al capitalismo, al liberalismo, all'antisemitismo dei regimi
totalitari nazifascisti, proponendo un radicale rinnovamento sociale
di stampo repubblicano.
Negli Anni '30, Mario
Bergamo, editò la rivista “I nuovissimi annunci”, ove elaborò e
diffuse le sue teorie socio-politiche e, nel 1935, a Parigi, diede
alle stampe “Un italiano ribelle” (Un italien révolté),
raccolta di epistole a personalità europee nelle quali egli
condannava la politica coloniale fascista in Etiopia e l'ipocrisia
della Società delle Nazioni.
Sul finire degli Anni '30
aderirà alla Lega dei combattenti per la pace e, allorquando i
nazisti occuperanno la Francia, sarà attivo nell'aiuto ad ebrei e
antifascisti.
Mussolini, comunque
affascinato dai suoi ideali, gli proporrà più volte di tornare in
patria, ma Bergamo sempre rifiuterà. Così come rifiuterà di
partecipare alla redazione della costituzione della Repubblica
Sociale Italiana nel 1943. Il suo rifiuto del fascismo e
l'opposizione allo stesso furono sempre totali e intransigenti.
Mario Bergamo, peraltro,
si rifiuterà di tornare in Italia anche alla fine della guerra,
ritenendo che la nuova Repubblica non avesse imparato nulla dalle
tristi vicende del fascismo e non rispecchiasse affatto l'idea di
Repubblica popolare e socialista propugnata da Mazzini e Garibaldi.
Diverrà,
successivamente, consigliere legale dell'editore socialista e
garibaldino Cino Del Duca, il quale pubblicherà, nel 1965, postumo,
il saggio “Nazionalcomunismo”, che raccoglierà gli ideali
socialisti e repubblicani del Bergamo.
Mario Bergamo morirà a
Parigi nel maggio 1963. Figura dimenticata in Italia, specie dai
mazziniani, merita di essere recuperata per la fedeltà al pensiero
di Giuseppe Mazzini ed alla sua intransigenza.
L'Ideale
Nazionalcomunista e Nazionalbolscevico, può essere per molti versi
contiguo e finanche aver ispirato il Peronismo argentino, il
Sandinismo del Nicaragua, il Socialismo arabo e quello cubano. Un
ideale repubblicano e laico, che mette al primo posto l'autogestione
e l'autogoverno dei lavoratori e dei cittadini. Decenni dopo la morte
di Mario Bergamo e quella di Niekisch, in Russia – negli Anni '90 -
lo scrittore Eduard Limonov, il chitarrista Egor Letov ed il filosofo
Aleksandr Dugin fonderanno il Partito NazionalBolscevico (oggi
fuorilegge e denominato “Altra Russia”, guidato dal solo
Limonov), che diventerà il maggior sostenitore del ritorno al
socialismo in Russia e si opporrà alle politiche oligarchiche e
liberali di Eltsin e Putin.
Dugin, nel suo saggio “La
Quarta Teoria Politica”, definisce il nazionalbolscevismo come un
“nazionalismo di sinistra”, con aspetti spirituali e non
materialisti ed egli individua nei
nazionalisti di sinistra odierni in particolare i movimenti politici
dell'America Latina del Socialismo del XXI secolo, ove peraltro i leader sono spesso persone
di origine indigena (vedi Evo Morales, Presidente della Bolivia). Di
ispirazione nazionalcomunista, anche l'attuale Partito Comunista
della Federazione Russa guidato da Gennady Zjuganov, maggior
oppositore, in Parlamento, al governo Putin.
Il nazionalbolscevismo o
nazionalcomunismo, potremmo dire, è una forma di anti-autoritarismo
e di anti-totalitarismo, volto a recuperare gli ideali del primo
socialismo e del primo repubblicanesimo ottocentesco, in chiave
moderna, opposta al liberalismo ed al capitalismo che tutto mettono
in vendita.
Luca Bagatin