Il
verde, nella cultura islamica, è il colore della conoscenza e dei
santi. Il verde ricorda peraltro Al-Khidr, l'Uomo Verde protettore
delle tribù nomadi, che incarna la provvidenza divina.
E
proprio in una tribù di nomadi beduini è nato Mu'Ammar Gheddafi,
colonnello e Raìs della Gran Giamahiria Araba Libica Popolare e
Socialista sino alla barbara morte che dovette subire nel 2011,
complici gli anglo-franco-statunitensi.
E
verde è il nome del testo pubblicato da Gheddafi stesso nel 1975 –
il "Libro
Verde",
appunto – rivolgendosi al suo popolo e nel quale ha voluto fissare
i punti salienti del suo pensiero.
Un
pensiero tutt'altro che dittatoriale, tutt'altro che liberticida,
tutt'altro che retrogrado come da troppo tempo creduto in un
Occidente che poco ha voluto approfondire la figura del Raìs libico.
Il
"Libro Verde", nella sua parte iniziale, muove una critica
serrata ai sistemi elettorali, fatti di partiti e di parlamenti, che,
nei fatti, non rappresentano affatto la reale volontà popolare ma
unicamente quella del partito che ha raccolto più voti e che come
tale non rappresenta di fatto il popolo, ma solo una parte
ideologica, peraltro formata da una fetta esigua di rappresentanti,
ovvero i parlamentari.
Il
partito, per Gheddafi, è come una classe o una tribù: rappresenta
solo una fazione e, se questa prevale sulle altre, allora questa di
fatto rappresena un regime dittatoriale, non permettendo alle altre
classi ed idee di essere rappresentate.
Gheddafi
infatti scrive: "La
lotta politica che si risolve nella vittoria di un candidato che ha
ottenuto il 51% dell’insieme dei voti degli elettori, porta ad un
sistema dittatoriale presentato sotto le false spoglie di democrazia.
Infatti il 49% degli elettori sono governati da uno strumento di
governoche non hanno scelto, ma che ad essi è stato imposto. Questa
è dittatura.
Il
conflitto politico può inoltre portare ad uno strumento di governo
che rappresenta soltanto la minoranza; questo avviene quando i voti
degli elettori vengono distribuiti tra
un
gruppo di candidati, uno dei quali ottiene un maggior numero di voti
rispetto
ad ognuno degli altri candidati, considerati singolarmente. Ma, se si
sommassero insieme i voti ottenuti dagli "sconfitti", si
avrebbe una schiacciante maggioranza".
E'
peraltro di questi giorni l'uscita in Italia del saggio edito da
Feltrinelli “Contro le elezioni. Perché votare non è più
democratico” del saggista belga David Van Reybrouck, il quale
giunge alle medesime conclusioni del Raìs e ritiene che il sistema
più democratico sia quello fondato sull'Agorà Greca, attraverso il
sorteggio e la partecipazione popolare diretta.
Mu'Ammar
Gheddafi, infatti, lungi dal propugnare un sistema dittatoriale,
fonda la Jamahiriyya,
ovvero il governo delle masse popolari attraverso appositi Congressi
e Comitati popolari di cui spiegherà nel "Libro Verde" la
funzione.
Il
Colonnello Gheddafi scrive in proposito: "In
primo luogo il popolo si divide in congressi popolari di base. Ognuno
di questi congressi sceglie la sua Segreteria. Dall’insieme delle
Segreterie si formano , in ogni settore, congressi popolari non di
base. Poi, l’insieme dei congressi popolari di base sceglie i
comitati popolari e amministrativi che
sostituiscono
l’amministrazione governativa. Da questo si ha che tutti i settori
della società vengono diretti tramite comitati popolari. I comitati
popolari che dirigono i settori divengono responsabili dinanzi ai
congressi popolari di base; questi ultimi dettano ai comitati
popolari la politica da seguire e controllano l’esecuzione di tale
politica. In questo modo sia l’amministrazione che il controllo di
essa diverrebbero popolari e si porterebbe così fine alla vecchia
definizione di democrazia che dice: "la democrazia è il
controllo del popolo su se stesso". Tutti i cittadini che sono
membri di questi congressi popolari appartengono, per la loro
professione e per le lorofunzioni, a varie categorie o settori quali
gli operai, i contadini, gli studenti, i commercianti, gli artigiani,
gli impiegati, i professionisti. Essi, oltre ad essere cittadini
membri, o cittadini
aventi
funzioni direttive nei congressi popolari di base o nei comitati
popolari, devono costituire congressi popolari a loro propri. I
problemi discussi nei congressi popolari di base, nei comitati
popolari, prendono forma definitiva nel Congresso Generale del
Popolo, dove s’incontrano tutti i direttivi dei congressi popolari,
dei comitati popolari. Tutto quello che viene deciso nel Congresso
Generale del Popolo, che si riunisce una
volta
all’anno, è riferito ai congressi popolari, ai comitati popolari,
per la sua messa in atto da parte dei comitati popolari che sono
responsabili dinanzi ai congressi popolari di base. Il Congresso
Generale del Popolo non è un gruppo di membri di un partito o di
persone fisiche come i parlamenti ma è l’incontro dei congressi
popolari di
base,
dei comitati popolari. In questo modo il problema dello strumento di
governo sarà di fatto risolto e si porrà fine ai regimi
dittatoriali. Il popolo diverrà strumento di governo ed il problema
della democrazia nel mondo sarà definitivamente risolto".
Si
noti bene, dunque, come il modello della Jamahiriyya
libica
sia per molti versi ricalcato sul modello ateniese dell'Antica
Grecia, culla della democrazia occidentale, ma che l'Occidente
cosiddetto “democratico” ha abbandonato da tempo per sostituirlo
con sistemi di governo basati su politici di professione che,
teoricamente, dovrebbero rappresentare il popolo. Ma che, nei fatti,
curano piuttosto i loro interessi e quelli delle loro lobby di
riferimento.
Relativamente
alle leggi, il Raìs libico ritiene che esse debbano ispirarsi alla
natura ed alla religione del popolo. In questo senso vi è
purtuttavia da dire che la sua visione dell'Islam non ha nulla di
estremistico o di radicale, al punto che nessun tipo di legge del
taglione è stata mai applicata nella Libia di Gheddafi.
Relativamente
alla libertà di stampa, Gheddafi nel suo saggio muove una critica
alla proprietà dei giornali da parte delle singole persone fisiche e
giuridiche. Egli ritiene che la vera stampa libera sia unicamente
quella redatta dai Comitati popolari, in quanto rappresentante di
tutta la società e non solo di una parte.
Più
interessante è la visione economica del Raìs libico, il quale nel
“Libro Verde” enuncia i principi di quella che lui definisce
Terza Teoria Universale, alternativa al capitalismo sfruttatore ed al
comunismo ateo, materialista e ingannatore.
Egli
ritiene innanzitutto che i lavoratori debbano essere considerati
produttori, non più dei salariati e dunque ciò che loro producono
deve essere di loro proprietà. Il salario, per Gheddafi, è indice
di sfruttamento ed un lavoratore/produttore non può essere schiavo
di nessun padrone, né privato né statale. Oltre a ciò, il Raìs,
ritiene che nessuno possa possedere più di quanto gli sia necessario
per vivere in quanto l'accumulazione della ricchezza da parte di
alcuni è fonte di ingiustizia, corruzione e segna
il sorgere della società dello sfruttamento.
In
questo senso nel “Libro Verde” è specificato che nessuno può
possedere più di una abitazione e più di un mezzo di trasporto
privato. L'affitto o il noleggio sono da considerarsi come fenomeno
di sfruttamento del bisogno altrui e ove vi è bisogno
non
vi può essere, conseguentemente, libertà dell'individuo.
La Terza Teoria Universale – in
pieno contrasto con la visione capitalistico-borghese e con quella
collettivista-statalista-marxista - propone dunque che ciascuno
lavori o per sé oppure in aziende socialiste autogestite dai
lavoratori medesimi ove ciascuno è produttore e socio alla pari,
oppure ancora che si lavori a beneficio della società e dei
bisognosi.
In
questo senso nel “Libro Verde” è scritto:
"Nella
società socialista non ci sono infatti possibilità di produzione
individuale al di sopra del soddisfacimento dei bisogni personali. In
essa non è permesso di soddisfare i propri bisogni a spese degli
altri. Le istituzioni socialiste lavorano per soddisfare i bisogni
della società.
(…) A
ciascun individuo è consentito di risparmiare ciò
che
vuole, soltanto nell’ambito del proprio fabbisogno, in quanto
l’accumulo di risparmio in misura maggiore, è a detrimento della
ricchezza collettiva. La gente abile e intelligente non ha il diritto
di appropriarsi delle unità di ricchezza altrui per via della
propria abilità e intelligenza, tuttavia può utilizzare quelle
qualità per soddisfare i deficienti e gli incapaci non perciò
devono essere privati di quella stessa parte della ricchezza sociale
di cui godono i sani".
Senza
dimenticare il contesto nel quale è stato scritto, il “Libro
Verde” pone la famiglia al centro della società e Gheddafi afferma
che essa è molto più importante dello Stato in quanto culla,
origine e riparo sociale
dell'essere umano.
Contrariamente
a quanto si tende a credere, Gheddafi è molto duro con i
nazionalismi intesi come particolarismi che tendono a dividere e
scrive:
"(…) sono male e detrimento all’umanità il particolarismo
nazionale e l’uso della forza nazionale contro le nazioni deboli;
oppure il progresso nazionale conseguito appropriandosi di ciò che
appartiene ad altra nazione. Però l’individuo forte, rispettoso di
se stesso, consapevole delle sue responsabilità personali è
importante ed utile alla famiglia; la famiglia rispettosa, forte,
consapevole della sua importanza è socialmente e materialmente utile
alla tribù; la nazione progredita, produttiva e civilizzata è utile
al mondo intero. Per contro, la struttura (binà’) politica e
quella nazionale si corrompono se scendono a livello sociale, cioè
familiare e tribale, interferendo con esso e assumendone i punti di
vista".
Un
capitolo del “Libro Verde” è dedicato alla donna e la visione di
Gheddafi, lungi da ogni maschilismo e pur essendo stato un
emancipatore nel mondo islamico ed aver ammesso le donne
nell'esercito ed aver costituito addirittura il corpo militare delle
“Amazzoni”, la sua visione è piuttosto familista e la sua
visione della donna è di moglie, madre ed “angelo del focolare”.
Egli
sulla donna in particolare scrive:
"E’ ingiustizia e crudeltà l’eguaglianza fra di loro in un
lavoro sporco che sfigura la bellezza di una donna, privandola della
sua femminilità. E’ anche ingiustizia e crudeltà addestrare la
donna ad un programma che, di conseguenza la conduce allo
svolgimento
di un lavoro non confacente alla sua natura. Fra l’uomo e la donna
non esiste differenza sul piano umano: a nessuno dei due è lecito
sposare l’altro senza il suo libero consenso, né sciogliere il
matrimonio senza un equo arbitrato che lo ratifichi, o senza
l’accordo delle due volontà dell’uomo e della donna al di fuori
dell’arbitrato".
Il
“Libro Verde”, oltre a profetizzare la dominazione del mondo da
parte dei neri, per secoli sfruttati, prosegue muovendo critiche alla
coercizione del sistema educativo scolastico e ritenendo che le
facoltà ed i corsi di studi dovrebbero comprendere ogni materia
dello scibile umano, in modo che l'essere umano non sia privato di
determinate conoscenze.
I
capitoli finali riguardano la necessità che l'individuo ricerchi
un'unica lingua per esprimersi in modo che tutta l'umanità possa
dialogare e comprendersi, mentre l'ultimo capitolo riguarda la
necessità che le masse pratichino lo sport anziché ne fruiscano
passivamente.
Il
“Libro Verde”, saggio breve e semplice, scritto per le masse
incolte, ma con l'idea di essere diffuso anche in Occidente, pone ad
ogni modo riflessioni interessanti. Riflessioni interessanti in
ambito politico-elettorale in primis ed anche in ambito economico.
Propone da una parte la partecipazione popolare in ambito politico e
l'autogestione in ambito economico, muovendo critiche al dittatoriale
sistema elettorale ed al sistema economico capitalistico e di
sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Mu'Ammar
Gheddafi, lungi dall'essere stato un dittatore, bensì capo di una
rivoluzione incruenta – la Rivoluzione Verde del 1969, appunto –
merita oggi di essere studiato. Personaggio storico che, non a caso,
ha dato filo da torcere sia al fondamentalismo islamico che
all'Occidente capitalista e sovietico, in quanto fieramente
indipedente ed orgoglioso del suo modello.
Modello
distrutto dalle sedicenti “primavere” arabe, ovvero dai colpi di
Stato sostenuti anche da Francia, Usa, Gran Bretagna e dalla Nato
intera. E che oggi ci hanno regalato Daesh, ovvero quell'Isis che
avanza inesorabilmente indisturbato.
Luca
Bagatin