Sento una vera forza e del vero calore provenire da tutti voi in questo piccolo
raduno. Ed è stato un grande onore camminare lungo Whitehall con tutti
voi quindi vi ringrazio per avermi dato questa opportunità. Ci sono
alcune persone alle quali mi vorrei rivolgere. Il primo, ovviamente, è
Julian Assange stesso: un giornalista, un coraggioso raggio di luce nei
posti oscuri dal quale le potenze vorrebbero che ci allontanassimo.
Julian Assange, un nome che va scolpito con orgoglio in ogni monumento
per il progresso umano. Julian è il motivo per il quale siamo qui oggi
ma non è un progetto parrocchiale. Oggi noi siamo parte di un movimento
globale che potrebbe essere l’inizio dell’illuminazione globale che
questo fragile pianeta necessita così disperatamente.
Mentre ci incontriamo qui a Londra, oltre l’Atlantico, in Argentina,
migliaia di donne stanno scendendo in piazza per chiedere la
legalizzazione dell’aborto al presidente Fernandez.
Non è solo l’Argentina: quest’anno abbiamo visto grandi proteste scoppiate in tutto il mondo contro i regimi fascisti neoliberali in Cile, Libano, Colombia, Ecuador, Haiti, Francia e ora ovviamente anche in Bolivia che sta lottando contro la nuova dittatura militare imposta dagli USA. Dove noi vediamo il nome dell’Inghilterra allegato a quella nobile lista. Ci piace pensare che questo sia un paese libero, ma siamo davvero liberi?
Quando Julian Assange viene portato al buio nella minuscola pretura, all'interno della prigione di Belmash, ci sono così tanti posti occupati da anonimi colletti bianchi americani che sussurrano istruzioni all'orecchio attento del principale avvocato dell'accusa, James Lewis QC. Perché? Perché non viviamo in un paese libero. Viviamo in un canile glorificato e abbaiamo e scodinzoliamo al comando dei nostri signori e padroni dall'altra parte dell'oceano. A grande richiesta, oggi mi trovo qui, davanti alla madre del Parlamento, e lì la vedo arrossita in tutto il suo imbarazzo.
Non è solo l’Argentina: quest’anno abbiamo visto grandi proteste scoppiate in tutto il mondo contro i regimi fascisti neoliberali in Cile, Libano, Colombia, Ecuador, Haiti, Francia e ora ovviamente anche in Bolivia che sta lottando contro la nuova dittatura militare imposta dagli USA. Dove noi vediamo il nome dell’Inghilterra allegato a quella nobile lista. Ci piace pensare che questo sia un paese libero, ma siamo davvero liberi?
Quando Julian Assange viene portato al buio nella minuscola pretura, all'interno della prigione di Belmash, ci sono così tanti posti occupati da anonimi colletti bianchi americani che sussurrano istruzioni all'orecchio attento del principale avvocato dell'accusa, James Lewis QC. Perché? Perché non viviamo in un paese libero. Viviamo in un canile glorificato e abbaiamo e scodinzoliamo al comando dei nostri signori e padroni dall'altra parte dell'oceano. A grande richiesta, oggi mi trovo qui, davanti alla madre del Parlamento, e lì la vedo arrossita in tutto il suo imbarazzo.
Ieri ho fatto un'intervista a Sky News per
promuovere questo evento. Non c'era nessun collegamento visivo, quindi
il mio unico contatto con la signora che mi ha fatto le domande è stato
tramite un auricolare su un filo riccioluto. Ho imparato qualcosa sul
dire la verità nella formulazione delle sue domande. Si è presentata a
me come un Don Chisciotte impazzito; ogni domanda era densa di sbavature
e insinuazioni e di false accuse con le quali i potenti hanno cercato
di annerire il nome di Julian Assange. Ha fatto scattare la stanca ma
ben preparata narrazione e poi l'ha interrotta costantemente quando le
ho dato una risposta. Non so chi sia, può darsi che abbia buone
intenzioni. Se così fosse, il mio consiglio per lei sarebbe di smettere
di bere il kool-aid e se davvero gliene frega qualcosa della professione
che ha scelto, porti il suo sedere dispiaciuto quaggiù e si unisca a
noi!
Inghilterra, chiedo al nostro Primo Ministro, Boris Johnson,
di dichiarare le sue vere intenzioni: sostiene lo spirito della Magna
Carta, la democrazia, la libertà, il fair play, la parola e soprattutto
la libertà di stampa? Se la risposta a questa domanda è sì, allora
venga, signor Primo Ministro, sia il bulldog britannico che vuole far
credere a tutti noi. Si opponga di fronte alla spacconeria dell'egemonia
americana, annulli questo processo-spettacolo, questa farsa, questo
tribunale fittizio. L'equità davanti alla corte è incontestabile! Julian
Assange è un uomo innocente!
Non posso lasciare questo palco senza menzionare Chelsea Manning, che ha fornito parte del materiale che Julian ha pubblicato. Chelsea è stata in una prigione federale per un anno, incarcerata dagli americani per aver rifiutato per principio di testimoniare davanti a una giuria appositamente convocata contro Julian Assange. Un grande coraggio! Le stanno anche facendo una multa di 1.000 dollari al giorno dall'altra parte dell'oceano, il tuo, Chelsea è un altro nome da scolpire nell'orgoglio. Una vera eroina. Anche quello di Daniel Hale è un nome da scolpire nell'orgoglio. Chi di noi non ha mai compromesso la propria libertà nella causa della libertà stessa, chi non ha mai preso in mano la torcia accesa e l'ha tenuta tremante per i crimini dei suoi superiori, non può che immaginarsi il coraggio straordinario di chi invece l'ha fatto.
E quando e se l'Impero americano verrà a prendere Assange, a distruggerlo, a bloccarlo come monito per spaventare i futuri giornalisti, noi li guarderemo negli occhi e determinati, con un’unica voce gli diremo “dovrete passare sopra i nostri cadaveri!”.
Non posso lasciare questo palco senza menzionare Chelsea Manning, che ha fornito parte del materiale che Julian ha pubblicato. Chelsea è stata in una prigione federale per un anno, incarcerata dagli americani per aver rifiutato per principio di testimoniare davanti a una giuria appositamente convocata contro Julian Assange. Un grande coraggio! Le stanno anche facendo una multa di 1.000 dollari al giorno dall'altra parte dell'oceano, il tuo, Chelsea è un altro nome da scolpire nell'orgoglio. Una vera eroina. Anche quello di Daniel Hale è un nome da scolpire nell'orgoglio. Chi di noi non ha mai compromesso la propria libertà nella causa della libertà stessa, chi non ha mai preso in mano la torcia accesa e l'ha tenuta tremante per i crimini dei suoi superiori, non può che immaginarsi il coraggio straordinario di chi invece l'ha fatto.
E quando e se l'Impero americano verrà a prendere Assange, a distruggerlo, a bloccarlo come monito per spaventare i futuri giornalisti, noi li guarderemo negli occhi e determinati, con un’unica voce gli diremo “dovrete passare sopra i nostri cadaveri!”.
Roger Waters