sabato 29 agosto 2020
Bielorussia. Non si arresta la protesta di piazza. Parlano i comunisti contro Lukashenko. Articolo di Luca Bagatin
"Riflessioni brevi e rossobianche contro il danaro e la ricchezza" by Luca Bagatin
Ritengo dunque degno solo il lavoro autogestito, libero da ogni tipologia di schiavitù, compresa quella del salario.
La ricchezza è un male in quanto, non essendo le risorse infinite, chi è ricco sottrae risorse alla comunità.
Questo perché spesso hanno torto tutte e due, in quanto mancano di approfondimento e di analisi.
A differenza delle due fazioni, che solitamente sono moderate o si contrappongono sul nulla, sono un estremista di centro.
martedì 25 agosto 2020
Moana, la Dea muta che scrive
Per me è una immagine molto evocativa.
Andava bene quando faceva spettacolo, ma non quando aveva qualcosa da dire. Quando scrisse i suoi libri (che si autofinanziò e oggi sono quasi introvabili) e quando iniziò a far politica, quasi per caso.
Moana andava bene con il porno, ma non quando dimostrò di andare oltre e di superarlo, a destra e a sinistra, anticipando i tempi di almeno 25 anni, diventando leader della prima lista civica italiana e europea: il Partito dell'Amore, che candidò solo persone comuni (a parte lei stessa).
Senza un programma (come nella tradizione anarchica stirneriana), proponendo una nuova idea di Parlamento "a forma ellittica": da una parte la vecchia partitocrazia e dall'altra le forze del cambiamento, con una sola bandiera, quella dell'Amore e della democrazia diretta.
A Moana lasciarono poco spazio.
Fu metaforicamente "imbavagliata" (ma superò a Roma, unico collegio in cui al partito fu possibile candidarsi, un numero di preferenze superiore a gran parte dei leader politici di allora, fra cui l'allora popolarissimo Bossi).
Ma, ancora oggi, ci parla.
Perché Moana vive nel cuore di chi la ama e l'ha amata. Perché incarna l'unico ideale per cui ancora oggi valga la pena di lottare.
Parlare d'amore, oggi, significa parlare di rieducazione dell'essere umano, immerso nella Natura.
Significa riscoprire le nostra radici, sovvertire l'economia capitalista della crescita, abbattere la follia della produzione ad ogni costo.
Significa puntare ad una nuova quanto antica idea di democrazia. Oltre i Parlamenti, oltre i Governi, oltre gli Stati.
Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it
Vedi anche:http://amoreeliberta.blogspot.com/2019/09/moana-pozzi-eretica-erotica-eroica.html
http://amoreeliberta.blogspot.com/2020/08/referendum-sul-taglio-dei-parlamentari.html
domenica 23 agosto 2020
Ecuador. Dopo l'esilio forzato, l'ex Presidente socialista Rafael Correa è candidato alla vicepresidenza. Articolo di Luca Bagatin
sabato 22 agosto 2020
"Nazionalbolscevismo e giustizia sociale". Meditazioni brevi di Luca Bagatin
(Eduard Limonov, rivista "Power", 1997)
Opposte alla rivoluzione francese del 1789, tali rivoluzioni hanno edificato un nuovo sistema sociale, sovvertendo l'economia, annientando la borghesia e adattando il nuovo sistema alla mentalità russa.
Così fu ad esempio nella Prima e nella Seconda guerra mondiale, fra le nazioni europee.
In realtà non liberali né capitaliste, invece, il nazionalismo è semplicemente il riconoscimento dell'identità e unità nazionale di un popolo.
Così furono nazionalisti, per loro stessa ammissione, Fidel Castro e Ho Chi Min.
Il nazionalismo di sinistra (in Eurasia definito nazionalbolscevismo), come può essere quello della rivoluzione cubana, non è altro che un internazionalismo che difende la propria identità e quella altrui, unita all'affermazione della giustizia sociale.
Solo questo servirebbe.
Il resto – l'opulenza, l'accumulo, l'arricchimento, la prevaricazione - è decadenza e disonore.
giovedì 20 agosto 2020
Covid 19. Anche Cuba brevetta il suo vaccino. Articolo di Luca Bagatin
martedì 18 agosto 2020
Bolivia. Muore di Coronavirus Esther Morales Ayma, sorella del Presidente Evo. Articolo di Luca Bagatin
lunedì 17 agosto 2020
Referendum sul taglio dei parlamentari, un falso problema. Ciò che occorre è una democrazia autentica. Articolo di Luca Bagatin
giovedì 13 agosto 2020
"Altra Russia", partito di Limonov e dei giovani nazionalbolscevichi russi, si prepara al congresso. Articolo di Luca Bagatin
mercoledì 12 agosto 2020
Bolivia. Ancora tensioni fra il governo illegittimo e la popolazione. Articolo di Luca Bagatin
martedì 11 agosto 2020
"Lilith". Poesia di Luca Bagatin
Modella: Valentina Sussi
lunedì 10 agosto 2020
Elezioni in Bielorussia. Vince Lukashenko, ma non senza proteste di piazza. Articolo di Luca Bagatin
domenica 9 agosto 2020
Teosofia del bolscevismo
QUANDO C'È LO STATO NON C'È LA LIBERTÀ.
CI SARÀ LIBERTÀ QUANDO SCOMPARIRÀ LO STATO (LENIN)
"Soltanto nella società comunista, quando la resistenza dei capitalisti è definitivamente spezzata, quando i capitalisti sono scomparsi e non esistono piú classi (non v'è cioè piú distinzione fra i membri della società secondo i loro rapporti coi mezzi sociali di produzione), soltanto allora «lo Stato cessa di esistere e diventa possibile parlare di libertà». Soltanto allora diventa possibile e si attua una democrazia realmente completa, realmente senza alcuna eccezione. Soltanto allora la democrazia comincia a estinguersi, per la semplice ragione che, liberati dalla schiavitù capitalistica, dagli innumerevoli orrori, barbarie, assurdità, ignominie dello sfruttamento capitalistico, gli uomini si abituano a poco a poco a osservare le regole elementari della convivenza sociale, da tutti conosciute da secoli, ripetute da millenni in tutti i comandamenti, a osservarle senza violenza, senza costrizione, senza quello speciale apparato di costrizione che si chiama Stato.
L'espressione: «lo Stato si estingue» è molto felice in quanto esprime al tempo stesso la gradualità del processo e la sua spontaneità. Soltanto l'abitudine può esercitare, ed eserciterà certamente, una tale azione, poiché noi osserviamo attorno a noi milioni di volte con quale facilità gli uomini si abituano a osservare le regole per loro indispensabili della convivenza sociale, quando non vi è sfruttamento e quando nulla provoca l'indignazione, la protesta, la rivolta e rende necessaria la repressione.
La società capitalistica non ci offre dunque che una democrazia tronca, miserabile, falsificata, una democrazia per i soli ricchi, per la sola minoranza. La dittatura del proletariato, periodo di transizione verso il comunismo, istituirà per la prima volta una democrazia per il popolo, per la maggioranza, accanto alla repressione necessaria della minoranza, degli sfruttatori. Solo il comunismo è in grado di dare una democrazia realmente completa: e quanto piú sarà completa, tanto piú presto diventerà superflua e si estinguerà da sé."
(Vladimir Lenin, da "Stato e Rivoluzione")
sabato 8 agosto 2020
"Riflessioni brevi sulla giustizia sociale e sulla critica alla modernità" By Luca Bagatin
"Monte Lenin", dipinto di Nikolaj Roerich, 5 ottobre 1925 |
"Essenza di Donna". Poesia di Luca Bagatin
venerdì 7 agosto 2020
Presidenziali in Bielorussia il 9 agosto. Tentativi di destabilizzazione contro Lukashanko. Articolo di Luca Bagatin
martedì 4 agosto 2020
L'Interpol si rifiuta di arrestare l'ex Presidente dell'Ecuador Rafael Correa. Articolo di Luca Bagatin
Nell'aprile scorso, l'ex Presidente socialista dell'Ecuador, Rafael Correa – rifugiato politico in Belgio dal 2017 - fu condannato a 8 anni di reclusione per presunta “corruzione aggravata”, in concorso con il suo già Vicepresidente Jorge Glas, che dal 4 ottobre 2017 sconta una condanna in carcere, nonostante le sue precarie condizioni di salute e le numerose irregolarità nel processo.
Secondo i giudici, Correa, dal 2012 al 2016, si sarebbe reso colpevole di finanziamento illecito al suo partito, in cambio di tangenti per agevolare imprenditori ecuadoriani.Oltre a ciò, sarebbe stato impedito a Correa e ai suoi sostenitori, di partecipare alle elezioni politiche, per 25 anni.
E' di pochi giorni fa la notizia che l'Interpol, ovvero l'Organizzazione internazionale della polizia criminale, ha rifiutato la richiesta di arresto da parte dell'attuale governo liberale dell'Ecuador, disposta contro Correa.
L'Interpol riconosce che quella contro Correa è una persecuzione politica, che viola i diritti umani e, come tale, rifiuta ogni richiesta di arresto e estradizione pretese dal governo ecuadoriano, presieduto da Lenin Moreno. Quel Lenin Moreno, che, sino al suo definitivo voltafaccia e al suo abbraccio delle politiche neoliberali, militava nello stesso partito di Correa e ne fu peraltro vicepresidente dal 2006 al 2013.
Nei giorni scorsi, il Trubinale per le controversie elettorali, ha peraltro annullato la decisione del Consiglio elettorale nazionale di sospendere quattro formazioni politiche, fra cui quella a sostegno dell'ex Presidente Rafael Correa.
Il suo partito di ispirazione socialista, dunque, potrà concorrere regolarmente alle prossime elezioni.
La decisione è stata accolta con entusiasmo dall'ex Presidente Correa, il quale, su Twitter, ha esclamato: “Finalmente ! Un giudice elettorale fa ciò che è necessario”.
La vicenda dell'ex Presidente Correa, che ha governato l'Ecuador dal 2007 al 2016, con ottimi risultati economico-sociali, rientra nella strategia di liquidazione per via giudiziaria del socialismo democratico in America Latina. Vicenda che vide coinvolto l'ex Presidente socialista del Brasile Lula, l'ex Presidentessa peronista dell'Argentina Kirchner e vede coinvolto l'ex Presidente socialista della Bolivia Evo Morales. E, per molti versi, sembra avere delle assonanze con quanto accaduto in Italia nel periodo di quella che Bettino Craxi definì “falsa rivoluzione di Tangentopoli”.
I nodi, ad ogni modo, sembrano comunque sempre venire al pettine.
Luca Bagatin
lunedì 3 agosto 2020
"Sandino il padre della guerriglia". Articolo di Luca Bagatin
Sono passati 41 anni dalla vittoria della Rivoluzione sandinista in Nicaragua.
Nell'estate 1979, l'esercito del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, guidato dal sandinista Daniel Ortega, rovesciò infatti il governo del liberal-conservatore Anastasio Somoza Debayle, sostenuto dagli USA, ponendo così fine a lunghi anni di lotte per la liberazione del Paese dal dominio straniero nordamericano.
Lotte che presero vita nel 1927, allorquando l'umile bracciante agricolo Augusto Cesar Sandino, si pose a capo della resistenza contro l'oppressore statunitense.
Gli USA, infatti, occupavano il Nicaragua sin dal 1912 e lo consideravano un loro protettorato. Protettorato di strategico interesse per gli yankee per due ragioni: la prima l'influenza degli Stati Uniti d'America sul Canale di Panama; la seconda i forti interessi economici nella produzione di tabacco, banane, zucchero di canna che l'impresa statunitense United Friut Company deteneva nel Paese.
Ne conseguiva che, i governi del Nicaragua, conservatori, erano – sin da allora - sostenuti e decisi a tavolino dagli USA.
Fu allorquando i liberali tentarono un colpo di Stato, nel 1926, che Sandino si unì alla loro lotta e divenne il leader della resistenza antimperialista del Paese.
Poche sono, nel nostro Paese, le pubblicazioni dedicate a Sandino e alla sua lotta. Fra queste una recentissima, editata da Oaks, a cura di Sergio Ramirez e con prefazione di Luca Lezzi: “Sandino il padre della guerriglia”.
Ramirez, ricordiamo, oltre a essere scrittore e intellettuale nicaraguense, fu vicepresidente del governo sandinista, con Ortega Presidente, dal 1985, al 1990. Nel 1995, in disaccordo con Ortega sul alcune questioni, fonderà il Movimento di Rinnovamento Sandinista.
Lezzi, nella prefazione, in particolare, presentando l'opera, individua quattro fasi storiche della storia latinoamericana: 1) liberazione e affrancamento dalla potenza coloniale spagnola, sotto la spinta della creazione di una grande confederazione di popoli; 2) emersione di leader sindacali e politici indigeni, nella prima metà del '900, volti a sconfiggere il nuovo colonialismo statunitense; 3) nascita di movimenti di liberazione nazionale di ispirazione terzomondista per l'affrancamento dei Paesi latinoamericani; 4) elezioni al governo di leader del socialismo del XXI secolo, con relativo ampliamento dei diritti sociali e costituzionali dei popoli latinoamericani.
Sandino, una sorta di Giuseppe Garibaldi dell'America Latina, si inserisce nel secondo filone e il saggio curato da Ramirez, ovvero da egli presentato, ci riporta il suo pensiero vivo, le sue parole, le sue missive al suo esercito di liberazione e le interviste che gli vennero fatte. Il tutto dal 1927 al 1933. Ovvero ai tempi della lotta armata antimperialista.
Una lotta impari, che vide contrapporre i guerriglieri sandinisti, male armati, ma sostenuti dal popolo del Nicaragua, e il potente esercito degli Stati Uniti, con tanto di aerei capaci di bombardare vaste aree del Paese.
La lotta sandinista, per molti versi, anticipò la guerra del Vietnam. Un popolo oppresso in lotta contro un colosso. Un popolo di descamisados, fiero delle proprie origini e desideroso di emanciparsi, contro una dittatura sanguinaria fondata sul danaro e sul business.
Un popoli che finirà, comunque, per trionfare.
Nella prima parte dell'opera “Sandino il padre della guerriglia”, Ramirez presenta gli antefatti che porteranno alla cosiddetta “guerra delle banane”, ovvero alla resistenza sandinista contro gli USA. Oltre a ciò, egli presenta la figura di Sandino, il quale tornò dal Messico in Nicaragua nel 1926, influenzato dagli ideali anarcosindacalisti e antimperialisti, che lo porteranno a sostenere le ragioni dei liberali nicaraguensi.
Nella seconda parte del saggio, invece, è Sandino stesso a parlare, attraverso documenti dell'epoca, manifesti redatti di suo pugno e interviste.
La sua sarà sempre una lotta di liberazione nazionale e mai ideologica. Rifiuterà sempre di essere riconosciuto quale marxista. Sandino, come peraltro egli stesso afferma in alcune delle interviste rilasciate, non appartiene nemmeno ad alcuna religione, ma la sua è una fede teosofica (la Società Teosofica fu fondata dall'occultista russa Madame Blavatsky nel 1875), che lo porterà anche a farsi iniziare in Massoneria.
La fede nella teosofia è alla base non solo del suo credo, ma anche dei principi che infonde nel suo stesso esercito. Egli infatti, il 15 febbraio 1931, redige un manifesto che intitola “Luce e Verità”, nel quale spiega che è un “impulso divino quello che anima e protegge il nostro esercito”. E spiega che “il principio di tutte le cose è l'Amore, cioè Dio” e che “l'unica figlia dell'Amore è la Giustizia Divina”.
Egli infatti, secondo i principi teosofici, considera tutti gli esseri fratelli e così i suoi compagni di lotta. Pur avendo un'istruzione da autodidatta, Sandino, come riportato anche dai giornalisti che lo intervistarono, è dotato di profonda sensibilità interiore e di una grande fede nella trascendenza.
Egli identifica la sua battaglia per spezzare le catene del suo popolo dall'oppressione come una battaglia Divina contro l'ingiustizia. Una battaglia non carica di astio e di odio contro l'avversario, ma carica di Amore e di senso di Giustizia.
La medesima visione spirituale e politica, peraltro, la ebbe, decenni prima, il nostro Giuseppe Garibaldi, teosofo e massone anch'egli (oltre che amico di Madame Blavatsky, che iniziò egli stesso in Massoneria) e anch'egli Generale in lotta contro gli oppressori. Sia in America Latina che in Italia.
E, come Garibaldi, anche Sandino rifiutò sempre di essere definito un marxista e sicuramente mai fu tale, né mai fu materialista. Ma, come Garibaldi, si ispirerà a una sorta di socialismo spirituale e teosofico, che ha animato spesso i condottieri e i leader latini (pensiamo anche a Juan Domingo Peron e a Hugo Chavez).
In una delle ultime interviste che gli venne fatta, nel 1933, contenuta nel saggio, alla domanda se egli creda o meno nella trasformazione della società a opera dello Stato, egli risponde: “La riforma è interiore. Lo Stato può cambiare l'esterno, la facciata apparente. Noi sosteniamo che ciascuno deve avere il necessario, che ciascuno deve essere fratello e non lupo. Il resto è pressione meccanica esteriore e superficiale. Naturalmente anche l'intervento dello Stato è necessario”.
Sandino uscì dunque vittorioso nella sua lotta, conclusasi nel 1933, con il ritiro delle truppe statunitensi e un accordo di pace con il nuovo Presidente liberale Juan Batista Sacasa.
L'anno successivo fu purtuttavia assassinato - assieme ai generali Estrada e Umanzon - su ordine di Anastasio Somoza Garcia, capo della Guardia Nacional e nuovo dittatore del Paese.
Il figlio di Somoza, Anastasio Somoza Debayle sarà, ad ogni modo, sconfitto dagli eredi politici di Sandino, nel 1979. Da quel Frente Sandinista di Liberazione Nazionale che, ancora oggi, governa pacificamente il Nicaragua, guidato da Daniel Ortega.
La storia del Nicaragua sandinista e l'opera di Sandino ha decisamente molto da insegnare. Non è una favola per bambini, ma una storia di sacrifici di donne e uomini, durata molto a lungo. Una lotta di fede. Una lotta di libertà e allo stesso tempo di amore e fratellanza.
Luca Bagatin
A causa di modifiche dell'editor per l'inserimento dei post su questa piattaforma, purtroppo, la grafica dei post, può risultare peggiorata. Ci scusiamo per il disagio da noi non dipendente. Abbiamo provveduto a segnalare la cosa a Blogspot, ma dubitiamo possano tornare alla versione precedente. A volte, gli sviluppatori, pensano di migliorare, ma non sempre accade...costringendo i blogger a mettersi le mani nei capelli...