Erano e sono dei desperados, ma,
secondo la giornalista Anna Politkovskaja, che li difendeva a spada
tratta, erano giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che
permettevano di guardare con fiducia all'avvenire morale del Paese.
Ed allo stesso modo la pensava Elena Bonner, vedova dello scienziato
dissidente Andrej Sacharov, che li stimava, pur suggerendo loro di
cambiare nome. Non le piaceva, infatti, il termine nazbol.
I Nazbol, ovvero i membri del Partito
Nazional Boscevico russo, guidati dal poliedrico scrittore Eduard
Limonov. Perlopiù giovani provenienti dalle periferie più remote
della Russia, dell'Ucraina, della Lettonia e della Moldavia. Poveri,
emarginati, punk o ex punk, libertari, sbandati o ex sbandati delusi
dal crollo dell'Unione Sovietica e dall'avvento degli oligarchi,
ovvero dei nuovi ricchi che, ad un sistema repressivo - quello
sovietico - ne hanno sostituito uno peggiore, capitalista e fascista
al contempo, e a vantaggio unicamente delle classi agiate.
I Nazbol hanno rappresentato, dal 1994
ad oggi, con il loro giornale politico, ma anche e soprattutto
artistico e letterario “Limonka”, l'ungerground e la
controcultura della Russia autoritaria di Vladimir Putin. Che, non a
caso, oltre ad aver fatto assassinare la Politkovskaja, ha per un
periodo fatto arrestare Eduard Limonov con l'accusa di terrorismo ed
ha messo fuori legge il Partito Nazional Bolscevico, che, oggi, ha
assunto la denominazione di L'Altra Russia, ovvero Drugaja Rossija.
Drugaja Rossija, nel 2006, era la
denominazione della coalizione elettorale costituita da nazbol,
liberali, nazionalisti, socialisti e comunisti fondata da Limonov e
Garri Kasparov per contrastare Putin e la sua deriva autoritaria.
Coalizione, purtroppo, naufragata nel 2010, con le prime sconfitte
elettorali.
In Russia si sa, le persone sono
abituate a sostenere il partito di governo e così Putin, dal 2000 ad
oggi, continua – fra una frode elettorale e l'altra, fra
un'intimidazione e l'altra – ad essere rieletto.
L'unica opposizione, in Russia, a parte
i comunisti del KPRF, sono le attiviste di Femen, i Nazbol di Limonov
e i liberali di Kasparov.
Dopo la rottura con Kasparov, ad ogni
modo, L'Altra Russia diviene la denominazione dei Nazbol di Limonov e
di Zachar Prilepin, altro noto scrittore e giornalista di fama
mondiale, il quale, oltre ad aver collaborato con la Politkovskaja
nella redazione del giornale indipendente di opposizione “Novaja
Gazeta”, ha scritto numerosi romanzi – pubblicati in Italia da
Voland – nei quali racconta la vita della provincia russa
post-sovietica e, con il suo “San'kja”, descrive la vita e la
storia di un giovane sbandato che, attraverso il partito rosso-bruno
dei Nazbol, trova finalmente una dimensione ed una famiglia fatta di
amici che lottano per la rivoluzione sociale. Una sorta di romanzo
autobiografico che, invero, racchiude per molti versi anche la storia
di Limonov, la cui avventurosa biografia fu raccontata dallo
scrittore Emmanuel Carrère nel 2012.
Quella russa è, solo apparentemente,
una realtà lontana dalla nostra.
La Russia è infatti una democrazia per
modo di dire, ove vige ancora la legge del più forte e che ha visto
aumentare le diseguaglianze sociali e la povertà, anziché vedersi
diffondere la ricchezza ed i diritti di libertà, come illusoriamente
fu fatto credere al momento del crollo dell'Unione Sovietica.
Una situazione conseguenza anche di una
globalizzazione imposta dall'alto. Da una realpolitik che ha visto
coincidere gli interessi dei molti oligarchi economici e politici dal
1992 ad oggi in tutti i Paesi del mondo: dagli USA di Clinton e Bush,
passando per l'Italia martoriata dalla falsa rivoluzione di
Tangentopoli (che da tempo vede un solo uomo al comando attuare
politiche antisociali e senza alcun mandato democratico), ad
un'Europa austera e grigia, sino alla Russia di Eltsin e di quel
Putin messo a capo del governo proprio da taluni ricchi oligarchi
russi, come ben la Storia ci ha raccontato. Le politiche del Fondo
Monetario Internazionale, della Federal Reserve, della Banca Centrale
Europea e dell'oligarchia dell'est al potere, in sostanza. La morte
della politica e del pensiero politico.
In tutto ciò, alcune eroine e alcuni
eroi che, proprio perché eroi, finiscono per essere in minoranza e
inevitabilmente sconfitti. Ma, proprio per questo, ammirabili: le
Femen, i Nazbol, i Kasparov.
|
Limonov e Kasparov ad una manifestazione anti-Putin |
Resistono, ad una globalizzazione
senz'anima, anche la gran parte dei Paesi dell'America Latina che pur
sono a rischio destabilizzazione ogni giorno: il Nicaragua del
sandinista Ortega, la Bolivia di Morales, il Venezuela chavista, il
Brasile della Roussef, il Cile della Bachelet, l'Uruguay di Tabarè
Vasquez, l'Ecuador di Correa, l'Argentina peronista.
Minoranze resistenti, nazionaliste e
socialiste, oltre la destra e la sinistra. Che in quei Paesi, gli
unici forse oggi davvero democratici, rimangono al governo. Ed il cui
esempio, ci auguriamo, possa contagiare l'intero pianeta.
Luca Bagatin