sabato 6 dicembre 2025

In Laos si celebra la nascita della Repubblica e l'emancipazione socialista. Altrove, invece, si vorrebbe bandire chi si batte per la giustizia sociale. Articolo di Luca Bagatin

 

Il 2 dicembre scorso si sono tenute le celebrazioni per il 50esimo anniversario di fondazione della Repubblica Democratica Popolare del Laos (LPDR).

Una fondazione avvenuta a seguito di decenni di lotte civili, sociali e politiche contro il colonialismo francese, il militarismo giapponese, l'imperialismo statunitense e i reazionari all'interno del Paese.

Il tutto sotto la guida del Partito Comunista d'Indocina prima e, successivamente, del Partito Rivoluzionario Popolare del Laos (LPRP).

Congratulazioni per l'anniversario sono giunte al Segretario Generale del Comitato Centrale del LPRP e Presidente del Laos, Thongloun Sisoulith, da parte del Segretario Generale del Partito Comunista Cinese (PCC) e Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping.

Il Presidente Xi ha osservato che il LPRP ha ottenuto risultati encomiabili, grazie al percorso socialista di riforma e apertura, adattato alle condizioni nazionali, il quale ha permesso di migliorare le condizioni di vita del popolo laotiano e rafforzare l'influenza internazionale e regionale del Paese.

Il Presidente laotiano Thongloun si è, a sua volta, congratulato con la Cina per la riuscita del XX Comitato Centrale del PCC ed ha espresso apprezzamento per le preziose e durature relazioni bilaterali fra i due Paesi socialisti, i quali, entrambi, hanno condiviso un percorso antimperialista e di costruzione di un socialismo adatto alle condizioni nazionali e volto alla modernizzazione.

Nel suo discorso, il Presidente laotiano Thongloun Sisoulith, ha sottolineato che la politica del Laos continuerà ad essere improntata a un'economia autosufficiente, volta ad uno sviluppo equilibrato sotto ogni profilo, sia esso economico, culturale e verde e su una politica estera fondata su pace, indipendenza, amicizia e cooperazione con tutti i Paesi.

Mentre il socialismo asiatico fa passi avanti, collocandosi dalla parte giusta della Storia – ovvero dalla parte della giustizia sociale, dell'armonia e di un'economia volta al benessere della comunità - imparando dai propri errori ed evolvendosi, in Polonia, guidata dalla destra di Karol Nawrocki, si chiede di mettere al bando il Partito Comunista Polacco (KPP).

Un po' come da tempo sta accadendo in vari Paesi dell'est UE guidati dall'estrema destra, fra i quali la Repubblica Ceca, che vorrebbe mettere al bando il Partito Comunista di Boemia e Moravia.

La giustizia sociale, del resto, non è da tempo di casa in UE. Avanzano le destre, anche quando si dicono sinistre. Avanzano gli antisemitismi, i pretestuosi anticomunismi, avanzano gli pseudo-socialismi (in realtà ultra liberal capitalismi), i fondamentalismi, gli ideologismi camuffati da “riformismi” o “europeismi” (ma che nulla hanno a che spartire con i promotori dell'europeismo di matrice sociale e socialista, da Mazzini a Garibaldi, da Colorni a Spinelli, a Ernesto Rossi e Mario Bergamo).

E siamo sempre lì. Senza renderci conto che il liberal capitalismo – che è il totalitarismo moderno - tutto ha messo in vendita. Tutto ha distrutto. Dai rapporti sociali alla scuola, fino alla sanità pubblica. Facendo avanzare ignoranza, violenza gratuita (vedi il fenomeno baby gang e quello maranza, ma anche i vari femminicidi, infanticidi e così via) e contrapposizione.

Avremmo, invece, molto da apprendere, dalla Storia. Sia europea che asiatica (visto che il socialismo in Asia ha avuto origine in Europa).

E invece prevale la censura. E invece prevale l'odio. E invece prevale una logica sempre più aberrante, che i fatti (economici e sociali in primis), presto o tardi, smaschereranno.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

venerdì 5 dicembre 2025

Esce, ufficialmente, il numero 1 della rivista di geopolitica, attualità e cultura, “BRICS & Friends”

E' uscito il numero 1 della nuova rivista di geopolitica, attualità e cultura, “BRICS & Friends”.

In questo numero, fra le altre cose, vi sono approfondimenti su Ecuador, Corea del Sud, Transnistria, Russia e Egitto e sulla figura di Padre Romero, Sun Tzu e un lungo articolo di Luca Bagatin su Eduard Limonov, il naziionalbolscevismo e l'Altra Russia.

Chiunque volesse abbonarsi alla rivista, può farlo attraverso un semplice bonifico bancario intestato a Mario Pascale, inserendo come causale “Abb. BRICS & Friends 2026 – Spedire a (inserire indirizzo di spadizione”, sull IBAN: IT78F0760103200001070435589. 

Il sito web della rivista, ove potete leggere altri articoli di attualità è: https://bricsandfriends.com 

mercoledì 3 dicembre 2025

Cos'è il socialismo? Articolo di Luca Bagatin

 

Il socialismo è sinonimo di giustizia sociale, sovranità nazionale e indipendenza economica.

E' sinonimo di autogoverno, autogestione e razionalità.

E' qualcosa che, pur nato in Europa, sviluppatosi in particolare grazie alla Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864 (e grazie a Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Pierre Joseph-Proudhon, Michail Bakunin, Karl Marx e Friedrich Engels), in Europa abbiamo perduto da tempo, ma che altrove, dall'America Latina socialista, a molte realtà africane e panafricane e dell'estremo oriente, è ben presente e non ha mai smesso di svilupparsi, modernizzarsi ed evolversi, di pari passo con le esigenze della comunità.

Perché socialismo è sviluppo delle forze produttive della comunità a beneficio della comunità.

Non è ideologia stantia, dogmatica, settaria.

E finanche le varie divisioni storiche fra mazziniani, garibaldini, anarchici e marxisti (e aggiungerei anche bonapartisti, rimandando ad altri articoli che in merito ho scritto, anche su riviste storiche francesi, proprio sul socialismo bonapartista), hanno ben poco senso e sono state sanate proprio in gran parte delle realtà extraeuropee di cui sopra.

Sulla base del trinomio, tanto caro all'indimenticato Presidente argentino Juan Domingo Peron: giustizia sociale, sovranità nazionale e indipendenza economica.

E, fra i socialismi più seri e pragmatici, diffusi nel mondo, vi è quello con caratteristiche cinesi, la cui teoria fu elaborata dal comunista riformista Deng Xiaoping, il quale sviluppò il Pensiero di Mao Tse-Tung, adattandolo alla modernità, introducendo riforme e apertura e si è rafforzato grazie alle generazioni di socialisti successivi: Jiang Zemin, Hu Jintao, Xi Jinping.

Sostegno al socialismo con caratteristiche cinesi, quale baluardo di concretezza e lungimiranza, è giunto recentemente dal Presidente nazionale del Partito Comunista d'Australia (CPA), Vinnie Molina, il quale, in una intervista a Global Times, ha affermato cose molto interessanti, che meritano di essere riportate.

Molina afferma, fra le altre cose: “Il socialismo può essere raggiunto solo attraverso azioni concrete e di base per affrontare i problemi della gente e ottenendo il sostegno della popolazione” e che “I leader devono mantenere uno stretto contatto con la base. Chi ricopre posizioni di responsabilità deve impegnarsi a fondo per guadagnarsi la fiducia del popolo e non separarsi mai da esso”.

In particolare egli ha sostenuto che “Il Partito Comunista Cinese utilizza il metodo della critica e dell'autocritica nella costruzione del partito a tutti i livelli, dalla leadership alla base, per rafforzare l'unità dell'organizzazione e il suo posto nella società cinese. (…). Il Partito realizza ciò che è irraggiungibile in sistemi capitalistici disorganizzati, con istituzioni in rovina e partiti distaccati dal popolo. Infrange il mito secondo cui dimensioni maggiori significhino inevitabilmente maggiore disorganizzazione, dimostrando invece che la sua crescita ha alimentato maggiore coesione ed efficacia”.

Vinnie Molina ha altresì sottolineato come “Possiamo imparare dal PCC, un partito comunista al potere, che ha adattato la concezione ortodossa e classica del marxismo in modo flessibile alle complesse circostanze della società cinese. Comprendere la società cinese e il modo in cui la teoria è stata adattata a queste condizioni specifiche offre lezioni preziose. (…). Dobbiamo lavorare con le comunità, non contro di esse, guadagnandoci la fiducia della gente, anche di coloro che non sono politicamente impegnati, e affrontando sempre le questioni di base che contano davvero, come strade più sicure, infrastrutture più accessibili e trasporti migliori. Queste sono le preoccupazioni che contano per i comunisti. Non possiamo pensare in grande senza pensare anche alla base. Questo è stato l'approccio adottato dal PCC in passato e rimarrà il nostro obiettivo centrale negli anni a venire. In definitiva, noi comunisti dobbiamo cambiare in meglio la vita delle persone”.

Personalmente non sono comunista (non ho nemmeno simpatia per la storia del PCI e delle sue involuzioni successive, perché lo considero all'origine degli equivoci a sinistra e all'origine della fine del socialismo in Italia), ma ho una tradizione differente, ma affine. Una tradizione socialista mazziniana, risorgimentale, ma anche bonapartista e peronista. Non marxista, ma non per questo cieca nei confronti delle analisi marxiste e non per questo cieca nei confronti dell'evoluzione in senso lungimirante, pragmatico e riformista del socialismo cinese.

Da sempre e in particolare di questi tempi, vanno di moda le etichette e gli slogan.

Le etichette, gli slogan e le vuote ideologie lasciano il tempo che trovano e sono sempre dannose. Perché ottenebrano la mente, che invece dovrebbe abbeverarsi di conoscenza, virtù e approfondimento.

Ed è proprio attraverso questi aspetti che si possono sanare le vecchie divisioni e ricomporre ciò che è stato drammaticamente sparso.

Perché gli ideali di emancipazione civile e sociale della Prima Internazionale rimangono validi e lo possono essere se adattati, con concretezza, alla situazione odierna e declinati, ciascuno nel proprio contesto nazionale. Come fa il socialismo con caratteristiche cinesi, ad esempio.

Fra i promotori di questi ideali, nel nostro Paese, personalità spesso volutamente dimenticate e accantonate.

Mario Bergamo, antifascista, Segretario del Partito Repubblicano Italiano, promotore dell'unità fra repubblicani e socialisti. Roberto Tremelloni, già mazziniano e successivamente degno ministro dell'Economia e della Difesa, nelle fila del socialismo democratico.

Ma potremmo citare anche Gabriele d'Annunzio, Alceste De Ambris, Alfredo Bottai, Giulio Andrea Belloni e prima di loro i Padri Nobili, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Arcangelo Ghisleri.

Figure da recuperare, da onorare, ma soprattutto da studiare e le cui volontà si intrecciano con la spiritualità laica e teosofica, con gli ideali cagliostriani e massonici di Fratellanza, Uguaglianza e Libertà, che hanno un significato spirituale, prima ancora che politico. E che non sono parole vuote e prive di significato. 

Esse non significano né livellamento verso il basso, né edonismo liberale, che ha fatto degenerare le società liberal capitaliste, in una spirale di consumismo sfrenato, violenza gratuita e indifferenza verso il prossimo.

Il socialismo, dunque, non è dogma, ma spirito. 

E' il sole dell'avvenire che illumina le menti. E' la falce che rappresenta l'Opera e il martello, che rappresenta la Volontà.

Il socialismo non è chiesa, ma tempio interiore.

Un tempio da edificare, incessantemente, nel corso delle ere, nel corso dei secoli, nel corso delle vite, seguendo e costruendo la Storia, che è poi la storia di ciascun componente della comunità umana, alla ricerca dell'emancipazione e della giustizia.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

lunedì 1 dicembre 2025

Sostegno del mondo socialista internazionale al Venezuela, contro le dichiarazioni di Trump. Articolo di Luca Bagatin

 

Se Trump, in Europa, sembra ricercare la pace, altrove, in America Latina, sembra proseguire una politica imperialista e bellicista di ingerenza negli affari di Stati sovrani.

E' il caso della dichiarazione, da parte del Presidente USA, di chiusura dello spazio aereo del Venezuela, usato come pretesto per combattere il traffico di droga, che ha sollevato le proteste di numerosi leader ed esponenti socialisti, latinoamericani e non.

Fra questi il Presidente socialista della Colombia, Gustavo Petro, il quale, fra le altre cose, sui social, ha dichiarato che “La chiusura dello spazio aereo del Venezuela è completamente illegale. L'ICAO (ovvero l'Organizzazione Internazionale per l'Aviazione Civile) deve riunirsi immediatamente. (…). L'ordine internazionale deve essere preservato e l'America Latina e i Caraibi devono dirlo senza timore (…). Chiedo al Presidente Trump di ritornare al rispetto dell'ordine giuridico internazionale che è la summa della saggezza della civiltà umana

Chiedo all'Unione Europea, nell'interesse dell'accordo raggiunto tra l'Unione Europea e l'America Latina e i Caraibi, di ordinare la normalizzazione dei voli per il Venezuela o di multare le imprese che non lo fanno.

Chiedo a tutti i Paesi dell'America Latina e dei Caraibi di riavviare i loro voli normali.

In Colombia devono essere sanzionate le imprese che si rifiutano di assumere i servizi per i quali si sono impegnate; devono seguire le indicazioni dell'ICAO o del governo colombiano.

L'umanità deve essere libera di volare e i cieli devono essere aperti in ogni parte del mondo”.

Dello stesso avviso anche Cuba che, attraverso il Ministro degli Esteri Bruno Rodríguez Parrilla, ha parlato di “atto aggressivo per il quale nessuno Stato ha autorità al di fuori dei propri confini nazionali”, invitando la comunità internazionale a “denunciare il preludio a un attacco illegittimo”.

Egli ha altresì sottolineato che “si tratta di una minaccia molto seria al diritto internazionale e di un aumento dell’escalation dell’aggressione militare e della guerra psicologica contro il popolo e il governo venezuelano, con conseguenze incalcolabili e imprevedibili per la pace, la sicurezza e la stabilità in America Latina e nei Caraibi”.

Numerose le proteste provenienti da varie organizzazioni e esponenti latinoamericani e del resto del mondo di ispirazione socialista, fra le quali quelle del deputato peronista argentino Jorge Taiana, il quale ha appoggiato pienamente il discorso del Presidente colombiano Gustavo Petro.

La Repubblica Popolare Cinese, attraverso la portavoce del Ministero degli Esteri, Mao Ning, alcuni giorni fa, aveva peraltro invitato gli USA a revocare le sanzioni “illegali e unilaterali” imposte al Venezuela e ad adoperarsi per “favorire la pace, la stabilità e lo sviluppo in America Latina e nella regione dei Caraibi”.

Mao Ning aveva altresì affermato che “La Cina si è sempre opposta alle sanzioni unilaterali che non hanno alcun fondamento nel diritto internazionale e non sono autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e si oppone alle forze esterne che interferiscono negli affari interni del Venezuela con qualsiasi pretesto”.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it