venerdì 30 ottobre 2020

Samhain/Halloween: alle origini della spiritualità eurasiatica. Articolo di Luca Bagatin


Le origini dell'Europa sono ben più antiche di quelle – presunte da molti, in modo errato – cristiane.

Esse affondano le radici nell'Antica Religione, quella che i cristiani definirono, successivamente, “pagana”.

Si tratta degli antichi culti e rituali misterici, spesso di origine contadina, aventi come fondamento la Natura, i suoi spiriti invisibili, le sue regole millenarie.

Culti peraltro esistenti in ogni cultura del mondo, dall'Europa all'Asia sino all'Africa ed alle Americhe, solo declinati in modo diverso.

Culti politeistici, che in Europa saranno di origine celtica, oppure greca e/o romana.

Fra questi, ancora oggi, nella notte fra il 31 ottobre e il 1 novembre, molti celebrano il cosiddetto Capodanno celtico, ovvero Samhain (il cui significato potrebbe intendersi, secondo l'antico idioma irlandese, “fine dell'estate” o, dal gaelico, “Novembre”), conosciuto anche come Halloween (“Notte di tutti gli Spiriti Sacri”), festività diffusa negli Stati Uniti d'America dai migranti provenienti dalle isole britanniche, in particolare irlandesi, gallesi e scozzesi, anticamente popolate dai Celti.

Tale festività segna il passaggio dalla stagione luminosa a quella più oscura e buia, inaugurando così un nuovo anno. Diversamente, secondo il Calendario celtico, il passaggio dalla stagione oscura a quella luminosa si celebra nelle notti fra il 30 aprile ed il 1 maggio ed è detta festa di Beltane (nella tradizione irlandese e scozzese), o “Notte di Valpurga” o Ostara nella tradizione germanica.

Samahin celebra dunque la morte simbolica della natura, ma nella tradizione pagana la morte è semplicemente una nuova rinascita, un passaggio a un nuovo stato della Natura. Per questo si dice che in quella notte il mondo dei morti interferisce con quello dei vivi, ma, a differenza delle religioni monoteiste – cristianesimo in primis – il mondo dei morti non è affatto contrapposto a quello dei vivi e non è affatto, per così dire, “malvagio”. Bensì è il momento nel quale i morti entrano in comunicazione con i vivi.

Ad ogni modo, il cristianesimo, ha fatto sua questa tradizione – cercando di camuffarla - ideando la festività di Ognissanti, che, pur celebrandosi – secondo il calendario cristiano – il 2 novembre, nei fatti viene festeggiata il 1 novembre, proprio perché rimane radicata, nel patrimonio ancestrale europeo, la tradizione originaria della festività di Samhain.

Spiritualmente, la festa di Samhain, è una festa di contemplazione. Per i Celti era il momento più magico dell'anno, nel quale il tempo era sospeso, ovvero cessava di esistere.

Sotto il profilo materiale era il momento nel quale le tribù celtiche raccoglievano e immagazzinavano il cibo per i lunghi e freddi mesi invernali.

Il simbolo più popolare di Samhain/Halloween è una zucca intagliata con all'interno una candela e questa sembra derivare sempre da una antica leggenda irlandese, probabilmente medievale, avente per protagonista Jack 'O Lantern.

Jack era un astuto fabbro che incontrò – in un pub – il Diavolo, il quale voleva a tutti i costi la sua anima. Purtuttavia, il furbo Jack, in cambio della sua anima, invitò il Diavolo a tramutarsi in una moneta. Una volta che il Diavolo divenne una moneta, Jack la fece lestamente finire nel suo borsellino, accanto ad una croce d'argento, in modo che potesse essere “esorcizzata” e dunque non nuocere più. Il Diavolo convinse Jack a farsi liberare e gli assicurò che, per i successivi dieci anni, non gli avrebbe dato più noie, né chiesto in cambio la sua anima. Dieci anni dopo, ad ogni modo, il Diavolo si ripresentò, reclamando l'anima del fabbro. Questa volta Jack gli chiese prima di raccogliere una mela dall'albero e il Diavolo acconsentì. Ma, quando il Diavolo salì sull'albero per raccoglierla, Jack incise una croce sul tronco e, in questo modo, lo esorcizzò e imprigionò di nuovo. Il Diavolo allora, in cambio della sua liberazione, promise che non gli avrebbe mai dato più noie né fastidi per l'eternità.

Jack, negli anni seguenti, commise così tanti peccati che non fu accettato in Paradiso, ma, a causa del patto con il Diavolo, questi non lo volle accettare nemmeno all'Inferno e gli tirò un tizzone ardente, che Jack utilizzò per posizionarlo all'interno della zucca che portava con sé, al fine di scaldarsi e farsi luce nel lungo cammino che lo avrebbe atteso, costretto a vagare per l'eternità, in un eterno limbo.

Questa la ragione per la quale il simbolo popolare di Halloween è proprio “Jack O'Lantern” (Jack Il Lanternino), intagliato in una zucca con all'interno una candela accesa.

Festività peraltro diffusa, anticamente, persino nel mondo agreste in alcune zone della Sardegna, ove la notte del 30 novembre (non ottobre !), durante la notte di Sant'Andrea, i ragazzini girano per le strade con zucche vuote intagliate a forma di teschio e illuminate, all'interno, con una candela.

Tradizioni simili erano e in parte rimangono peraltro presenti in Calabria, a Serra San Bruno; in Puglia, a Ostara di Puglia, a San Nicandro Garganico e a Massafra; in Veneto e in Friuli; Abruzzo ed Emilia Romagna.

Purtroppo tutto ciò, con l'avvento del dogma cristiano che ha dichiarato “eretico” e assurdamente “satanico” tutto ciò che non era una invenzione cristiana (la quale ha attinto a piene mani dall'Antica Religione, stravolgendola o facendo propri i suoi simboli) o è scomparso o è praticato, comunque, molto meno, oppure ci si rifà alla festività commerciale e holliwoodyana dell'Halloween statunitense, quando, invece, tale festività è parte integrante delle radici spirituali e culturali dell'Europa antica e della Penisola italiana, dal Nord al Sud sino alle Isole.

Fa sorridere che, ancora oggi, vi siano dei preti cattolici che affibbiano etichette negative alla festività di Samhain/Halloween. Evidentemente non conoscono per nulla la Storia.

Una Storia che le nuove generazioni dovrebbero invece imparare, conoscere e amare.

Perché senza passato, senza radici spirituali, senza antiche tradizioni autentiche, non vi è alcun presente e, men che meno, alcun futuro.

Luca Bagatin

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Manifestare in tempo di pandemia ? No grazie !

 

Non si è manifestato quando venivano tolti i diritti sociali; quando si abolivano gli articoli 18; quando si flessibilizzava il lavoro; quando si salvavano banche e imprese con soldi pubblici; quando tagliavano la sanità e la scuola. Quando era NECESSARIO MANIFESTARE, in sostanza.
Ora il borghese, la classe media o medio alta, manifesta perché ha paura che il suo stile di vita non sarà più lo stesso.
Non ho simpatia per questo tipo di manifestazioni.
Mi fanno invece riflettere sul carattere liberal conservatore del capitalismo e sulla sua perversa mentalità egoistica.
Occorrerà invece pensare di vivere del necessario. Rafforzare il sistema pubblico, sanitario, sociale. 
Una guerra - come quella alla pandemia o alle calamità naturali - richiede truppe pronte, non borghesi che rimpiangono la loro stabilità e i loro mancati incassi.
L'unicà stabilità possibile è il vivere del necessario. Per il bene della Natura e della comunità nel suo complesso.

Luca Bagatin
 

lunedì 26 ottobre 2020

Il Cile volta pagina. Abrogata la Costituzione di Pinochet. Articolo di Luca Bagatin

Domenica 25 ottobre, ben il 78,2% degli elettori cileni, ha deciso di abrogare la Costituzione introdotta dal dittatore Augusto Pinochet e in vigore da trent'anni.

Vittoria schiacciante degli abrogazionisti al referendum popolare fortemente voluto dalla maggioranza della popolazione, che lo scorso anno manifestò contro il governo liberale in carica, presieduto da Sebastián Piñera.

La Costituzione redatta dal regime di Pinochet e in vigore dal 1980, nei fatti, contribuiva a mantenere forti diseguaglianze in seno alla società e a favorire l'apparato privato rispetto a quello pubblico, in particolare nei settori della sanità e dell'istruzione.

Il Cile redigerà, così, la sua nuova Magna Carta.

Al grido festante “Il Cile si è svegliato !”, migliaia di persone si sono dunque riversate nella centralissima Plaza Italia di Santiago, per festeggiare la vittoria referendaria.

La nuova Costituzione sarà redatta da un'Assemblea costituente composta da cileni eletti attraverso il voto popolare. I 155 componenti dell'Assemblea costituente saranno scelti in occasione delle elezioni amministrative, che si terranno l'11 aprile 2021.

I lavori dell'Assemblea inizieranno nel maggio 2021 e la nuova Costituzione sarà ratificata da referendum popolare che si terrà nel secondo semestre del 2022.

Decisamente una vittoria postuma dell'indimenticato Presidente socialista Salvador Allende, che nel 1973 fu ucciso proprio dal golpe di Pinochet, sostenuto dagli USA, che fece precipitare il Paese nel buio.

Luca Bagatin

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Venezuela. Esiti positivi dalla sperimentazione dell'antivirale contro il Covid 19. Articolo di Luca Bagatin

Esiti positivi dalla sperimentazione della molecola DR10 presso i laboratori dell'Istituto Venezuelano di Investigazione Scientifica (IVIC).

Molecola che sembrerebbe essere utile nella lotta al Covid 19, senza effetti collaterali.

Ad annunciarlo il Presidente socialista Nicolas Maduro, il 25 ottobre scorso, il quale ha dichiarato, in un suo discorso sulla rete VTV: “Oggi posso dire ufficialmente che questa molecola che è stata applicata per l’epatite C, il papillomavirus umano, l’Ebola e altre malattie, è stata testata per il Covid-19, ha dato come risultato la distruzione del 100% senza alcuna tossicità che influenzano le molecole sane nel generare effetti collaterali negativi”. E ha aggiunto: “Abbiamo iniziato il processo di certificazione all’OMS per offrire questo trattamento al mondo. Ringrazio l’equipe dell'Istituto Venezuelano di Investigazione Scientifica per questo grande contributo all’umanità“.

Il Ministro della Scienza e della Tecnologia venezuelano, Gabriela Jimènez, ha spiegato come lo studio sia “stato monitorato con cellule infettate da virus e isolate da pazienti venezuelani”.

La molecola DR10 è un derivato dell'acido ursolico, noto per migliorare il sistema immunitario cellulare, aumentando la produzione di interferone-gamma.

In Venezuela sono stati individuati recentemente 423 nuovi casi di Covid 19, portando il numero dei contagiati a 89.565.

Nei giorni scorsi il Presidente Maduro aveva annunciato una vaccinazione di massa a partire da dicembre 2020/gennaio 2021, attendendo il completamento dei vaccini da parte di Cuba, Cina e Russia.

Luca Bagatin

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domenica 25 ottobre 2020

Coronavirus. La chiave della vittoria si chiama Socialismo

Lo scrisse già il 24 marzo 2020 - quando la Cina stava pian piano e faticosamente uscendo dalla crisi sanitaria - Yuri Afonin, Vicepresidente del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF) e deputato alla Duma.

Yuri Afonin scrisse quanto segue. Parole attualissime, che mettono a confronto la realtà socialista - che sta affrontando e ha affrontato l'emerganza Covid 19 con grande serietà e determinazione (sino, in Cina, pressoché a tornare alla normalità) - e quella liberal capitalista, ancora in difficoltà e nella quale è assente quasi del tutto il senso di comunità e di responsabilità civica, ma preferisce anteporre la fredda sfera economica rispetto al rafforzamento della sanità pubblica e a misure sociali e di superamento del modello dell'accumulo di capitale.

L. B. 


Il segreto del successo cinese nella lotta contro il Coronavirus: la società civile socialista (24 marzo 2020)

di Yuri Afonin 

tratto da: https://kprf.ru/party-live/cknews/192725.html

Oggi è già evidente all'intero pianeta che per lottare contro l'epidemia di coronavirus occorre apprendere dalla Cina. I cinesi hanno dovuto combattere questo virus quando ancora non si sapeva quasi nulla, quando ancora non erano stati sperimentati metodi terapeutici. Ma ora le statistiche per la Cina dimostrano: l'epidemia è stata praticamente fermata, nuovi casi di portatori di virus sono quasi interamente cittadini cinesi che arrivano dall'estero o stranieri. I canali per la diffusione dell'epidemia all'interno del Paese sono bloccati. Ciò è in netto contrasto con la situazione nei principali paesi capitalisti: Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna e soprattutto Italia, dove l'epidemia continua a crescere. Basti pensare che ad oggi il numero di decessi per coronavirus in Italia ha già raddoppiato il numero delle vittime della malattia in Cina, sebbene la popolazione italiana sia 23 volte inferiore!

I media occidentali, pur riconoscendo questi successi della RPC, descrivono il sistema cinese di lotta contro il virus come esempio di totalitarismo dilagante. Secondo costoro, lo Stato cinese ha introdotto misure restrittive severe, le forze dell'ordine cinesi hanno costretto tutti a stare a casa con il pretesto dell'epidemia, i cittadini cinesi sono sottoposti a una severa sorveglianza e così via. 

Tuttavia, come persona che ha ripetutamente visitato la Cina nel quadro della cooperazione tra il Partito Comunista della Federazione Russa e il Partito Comunista Cinese e ha viaggiato in molte città e province di questo paese, posso dire che i commentatori occidentali, di regola, non si soffermano sull’essenziale. In genere comprendono molto poco di cos'è la Cina, quanto la società cinese sia diversa dalle loro società. Inoltre, naturalmente, i media occidentali subiscono l’evidente ordine ideologico di screditare la Cina socialista, che nel 21° secolo è diventata il principale ostacolo al blocco imperialista occidentale sulla strada del dominio del mondo.

Dobbiamo invece concordare sul fatto che il moderno stato cinese ha un enorme potenziale che è stato usato molto efficacemente nella lotta contro l'epidemia. Il sistema sanitario cinese si è dimostrato eccellente. I media occidentali non vedono che il ruolo più importante nella lotta contro l'epidemia in Cina non viene ora svolto dallo Stato, ma dalla società civile cinese. 

Stiamo parlando dell'imponente sistema di organi di autogoverno di condominio, di quartiere e distrettuali in Cina. Questo sistema di comitati locali a più livelli fu creato con il sostegno del Partito Comunista Cinese quasi immediatamente dopo la sua ascesa al potere, negli anni '50. Naturalmente, non è stato creato da zero, ma è basato su antiche tradizioni comunitarie cinesi. 

Questo potente sistema di autogoverno di base ha assistito il PCC nell'attuazione delle sue politiche per decenni. E oggi occupa un posto molto importante nella vita della società cinese. I comitati locali forniscono assistenza sociale diversificata, monitorano l'ordine nel loro quartiere e distretto, aiutano i residenti a risolvere problemi di lavoro e abitativi, a fornire servizi, a organizzare spettacoli amatoriali e persino a risolvere conflitti familiari.

Questo sistema di autogoverno dal basso svolge oggi un ruolo cruciale nella lotta contro l'epidemia. Gli attivisti e i lavoratori dei comitati si recano nelle case e visitano gli appartamenti, spiegano in dettaglio le misure anti-epidemia del governo, misurano la temperatura, distribuiscono gli aiuti di Stato e consegnano cibo agli anziani in modo che non debbano andare a fare la spesa. 

Le numerose restrizioni alla vita sociale che sono necessarie per debellare l'epidemia in Cina non sono tanto imposte dalla macchina statale ma funzionano come misure di autocontrollo e autodisciplina. Oggi, responsabile del controllo dell'osservanza delle misure di quarantena da parte dei residenti in Cina è il rappresentante del comitato di autogoverno locale, cioè un loro vicino, con cui hanno familiarità fin dall'infanzia. E non un poliziotto armato fino ai denti, come nei paesi occidentali.

La società socialista cinese, grazie alle sue sviluppate strutture di autogoverno di base, è molto più in grado di auto-organizzarsi della società occidentale. Ma nei Paesi occidentali, dove secoli di capitalismo hanno atomizzato la società, oggi le misure anti-epidemia devono davvero essere imposte con una mano rigida e persino armata. Tuttavia, queste misure non funzionano in modo efficiente come in Cina.

A questo proposito, uno studioso noto negli ambienti della sinistra russa, Lev Kitses, ha formulato un giudizio interessante: le strutture di base che vediamo in Cina sono un vero esempio di società civile. Mentre la "società civile" in Occidente è in gran parte un simulacro, un'imitazione. In sostanza, è composta principalmente di ONG finanziate dal grande capitale e da esso utilizzate per gestire la società.

Va anche tenuto presente che i comunisti cinesi hanno costruito questo sistema di autogoverno di base, basandosi in gran parte sull'esperienza sovietica: guardando al nostro sistema di consigli locali, commissioni sindacali e commissioni locali. Noi abbiamo distrutto tutto questo ripristinando il capitalismo mentre la Cina socialista ha fatto tesoro della nostra preziosa esperienza sociale, l'ha sviluppata e fatta crescere. 

In ultima analisi, questo significa che dobbiamo imparare sia dalla Cina che dall'Unione Sovietica. Perché una vera società civile è davvero ciò che è necessario per la vita e lo sviluppo nel 21° secolo.

sabato 24 ottobre 2020

Libertà è senso di responsabilità e di comunità. Non egoismo piccolo borghese. Riflessioni brevi di Luca Bagatin

 

Imparate a protestare per tempo e su cose serie. Non in tempo di pandemia.

Vi manca il senso di comunità. Avete solo il senso di stupidità e egoismo piccolo borghese.

Forse solo solo l'Apocalisse scuoterà le vostre povere coscienze.

(Luca Bagatin)

Più mi parlate di "libertà" e più sento "stupidità".

La libertà borghese è questo.

Stupidità e ignoranza.

E di questo ho davvero paura.

(Luca Bagatin) 

Le tre Religioni Monoteiste Istituzionalizzate, nate in Medioriente e sparse poi in tutto il mondo, non hanno fatto altro che legare l'essere umano alla materia e diffondere una visione antropocentrica dell'essere.

Spazzando via tutte le Conoscenze precedenti. Le Antiche Religioni della Tradizione. Diffuse in tutta Eurasia e anche in quello che diverrà il continente Latinoamericano.

Antiche Tradizioni gnostiche, pagane, legate alla Natura, che è selvaggia. Come lo Spirito.

Occorre guardare oltre il velo della materia e della menzogna, per comprenderlo. 

(Luca Bagatin)

giovedì 22 ottobre 2020

Opposizione in Russia. Comunisti per un Fronte Popolare. Nazionalbolscevichi contro l'aumento dei prezzi. Articolo di Luca Bagatin

 

Sabato 24 ottobre prossimo, su internet, a causa delle misure anti-Covid in Russia, si terrà l'XI Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), maggiore partito di opposizione alla Duma, ovvero il Parlamento russo.

Lo storico Segretario del Partito, Gennady Zjuganov – che già negli Anni '90 guidò la resistenza ad Eltsin e all'avvento degli oligarchi - ha rilanciato, in vista dell'importante assise, la creazione di un Fronte Popolare unito.

Un Fronte composto da “forze patriottiche di sinistra” che possa “resistere all'alleanza dei globalisti occidentali e dei collaboratori locali”, ha dichiarato Zjuganov nei giorni scorsi.

E ha denunciato: “La crisi sistemica del capitalismo prende ancora una volta il mondo per il collo. Sappiamo come la Cina socialista sia contraria, confidando nello sviluppo e nella costruzione di una società giusta dal destino comune. Vediamo come gli Stati Uniti stanno combattendo la crisi: stampando dollari e aumentando il budget militare. Sentiamo come l'Europa stia vacillando, impegnandosi nelle sanzioni di Washington contro la Russia (…). L'oligarchia dominante non ha un programma per lo sviluppo del Paese per sopravvivere in un cinico mondo borghese”, ha osservato il leader comunista.

Denunciando altresì come “Alla Russia è stata dichiarata una guerra ibrida, che comprende sanzioni economiche, pressioni militari, provocazioni politiche e attacchi informatici (…).”

E non lesina critiche al governo di Putin: “Le autorità continuano a dare priorità agli interessi dell'oligarchia (…). La ristretta cerchia si sta palesemente ingrassando a spese della maggioranza lavoratrice. (…). Il reddito reale dei cittadini diminuisce da sei anni consecutivi (…).

E rilancia l'idea di un Fronte Popolare unito di forze patriottiche di sinistra, per riportare il Paese al socialismo per “trasformare il malcontento popolare in resistenza attiva, per aiutare i cittadini a realizzare i loro obiettivi”.

Per la costruzione del socialismo popolare, anche il principale partito di sinistra patriottica e di opposizione di piazza, al quale non è consentito avere rappresentanza nelle istituzioni, ovvero il partito nazionalbolscevico “L'Altra Russia di Eduard Limonov”. Il quale ad ogni modo considera il KPRF di Zjuganov eccessivamente moderato e transigente nei confronti del governo.

Attivisti de “L'Altra Russia di Eduard Limonov”, nei giorni scorsi, hanno distribuito il loro giornale “Mobilitazione Totale”, manifestato contro lo spaccio di droga, contro le discariche del business illegali e per una nuova politica ambientalista e contro l'aumento generalizzato nei prezzi, che il partito vuole siano calmierati e controllati direttamente dal pubblico.

Luca Bagatin

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Bolivia. Luis Arce rinsalda i rapporti con Cuba e il Venezuela e promette nuove misure sociali. Articolo di Luca Bagatin

Domenica 18 ottobre scorsa è stato eletto, alla Presidenza della Bolivia, l'economista Luis Arce, con oltre il 50% dei consensi.

Arce ha dichiarato che, come primo atto di governo, oltre a rinsaldare i rapporti di amicizia con Cuba, il Venezuela, la Russia e la Cina, intende introdurre un “buono contro la fame”, per tutti coloro i quali detengono un basso reddito.

Il nuovo Presidente ha altresì promesso di non tagliare la spesa pubblica e di voler rilanciare l'economia rafforzando la domanda interna.

Ho le mie idee da quando avevo 14 anni, quando ho iniziato a leggere Karl Marx. Da allora ho mantenuto la stessa posizione ideologica e non ho intenzione di cambiarla”, ha dichiarato nei giorni scorsi Arce all'agenzia di stampa britannica Reuters.

Già Ministro dell'Economia durante i governi socialisti di Evo Morales, nel corso degli Anni 2000, Arce è considerato l'artefice della crescita boliviana e colui il quale ha risollevato la popolazione dalla povertà.

Durante i suoi mandati ha lavorato per nazionalizzare i settori chiave dell'economia, garantendo così un tasso di crescita medio annuo di quasi il 5%. Uno dei migliori dell'America Latina.

Egli ha studiato economia presso la prestigiosa Universidad Mayor de San Andrés in Bolivia e successivamente presso l'Università di Warwick in Inghilterra.

La sua formazione è prettamente accademica e, a differenza di Evo Morales, che pur lo sostiene, non è un leader sindacale.

Luca Bagatin

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Caldiero (Verona) inaugura il monumento al partigiano sovietico Vladimir Tulisko. Articolo di Luca Bagatin

 

Il Comune di Caldiero, in provincia di Verona, celebrando il 75esimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta del nazifascismo, ha inaugurato un monumento alla memoria di Vladimir Tulisko, partigiano sovietico morto a soli 22 anni, nel 1945, combattendo in Veneto con il nome di battaglia “Willj”.

Il partigiano Willj, originario di Kharkov, sfuggì infatti ai tedeschi - i quali lo avevano deportato in Italia ai lavori forzati - e si rifugiò, assieme ad altri suoi compagni, nella Divisione partigiana Pasubio.

La sua tomba – riposta nel cimitero di Caldiero - rimase anonima per 40 anni, sino a che, nel 1987, uno studente veronese incuriosito, scrisse all'Ambasciata sovietica a Roma per saperne di più.

Attraverso le ricerche degli archivi della Divisione Pasubio si risalì all'identità del giovane partigiano.

Il 19 ottobre scorso è stato inaugurato a Caldiero il monumento in suo onore, realizzato grazie all'Associazione Conoscere Eurasia, al Consolato Onorario russo e alla collaborazione fra lo scultore Matteo Cavaioni e la scultrice russa Nadezhda Golysheva.

All'evento, oltre a tutte le autorità cittadine, fra cui il Sindaco di Caldiero Marcello Lovato, era presente anche l'Ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, il quale ha dichiarato: Chiniamo il capo al ricordo di chi, come Vladimir Tulisko, nella resistenza e nei gruppi di lotta clandestina, ha dato il proprio contributo alla liberazione dell'Europa a costo della propria vita. Nel solo territorio italiano parteciparono al movimento antifascista più di 5.000 soldati e cittadini sovietici, 800 dei quali perirono. Ringraziamo i nostri amici italiani per il desiderio di perpetuare il ricordo della sua impresa”.

Luca Bagatin

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martedì 20 ottobre 2020

20 ottobre 2011: viene barbaramente ucciso Mu'Ammar Gheddafi, simbolo del socialismo arabo e panafricano. Articolo di Luca Bagatin

 

Era il 20 ottobre 2011, quando Mu'Ammar Gheddafi fu barbaramente ucciso e il suo cadavere fu esposto al pubblico ludibrio, da parte di quei ribelli che inneggiavano a sedicenti “primavere” arabe, ovvero a golpe ai danni del socialismo, sostenute dalla NATO, dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dagli USA in primis.

Oggi lo sappiamo, visto che dopo la morte di Gheddafi la Libia è finita in una spirale senza fine di instabilità e continui conflitti.

Gheddafi, per la Libia, per il mondo arabo laico, per il Terzo Mondo e per l'Africa intera, fu e rimane, ad ogni modo, un simbolo di riscatto e emancipazione.

Mu'Ammar Gheddafi, nato in una poverissima famiglia di beduini, fu un rivoluzionario incruento che, nel 1969 – a soli ventisette anni – rovesciò il regime monarchico di Re Idris I al-Senussi.

Egli rovesciò quel regime corrotto senza alcun spargimento di sangue, solo con la forza della ragione, del carisma nel convincere le masse incolte, povere e sfruttate. E alle masse restituì il potere e la sovranità, in accordo con i principi del Socialismo Arabo enunciati da Gamal Abd el-Nasser, Presidente dell'Egitto negli Anni '50 e primi '60. Un socialismo – quello di Nasser e Gheddafi - alternativo rispetto al comunismo marxista ateo e materialista ed al capitalismo sfruttatore. Un socialismo che ricercava l'autogestione dei mezzi di produzione e l'inclusione delle masse nell'attività di governo, al posto dei partiti e dei parlamenti.

Un socialismo adatto ai Paesi non allineati e del Terzo Mondo, ma assolutamente esportabile in ogni Paese che volesse e voglia includere il popolo nelle decisioni politiche, in ogni Paese che abbia compreso che democrazia significa “forza di popolo” e non “forza di una parte del popolo”, ovvero delle oligarchie partitocratiche, delle sette, delle ideologie totalitarie o dei sistemi economici fondati sullo sfruttamento del lavoro salariato.

Di questo il Presidente Gheddafi parla diffusamente nel suo saggio fondamentale, ovvero il “Libro Verde”, nel quale enuncia i principi della sua rivoluzione sociale e teorizza la Jamahiriyya, ovvero il governo delle masse. Una forma di democrazia diretta da attuarsi attraverso appositi comitati popolari spontanei e aperti a tutti.

E nel suo saggio fondamentale, propone un sistema di autogestione delle imprese, ove il lavoratore non è più un salariato, ma proprietario dell'impresa medesima, richiamandosi, per molti versi, non già al marxismo bensì al pensiero mazziniano ove capitale e lavoro risiedono nelle stesse mani.

Un pensiero, quello di Gheddafi, a tratti forse un po' utopistico, come egli stesso rivelò allo storico Angelo Del Boca, affermando di essere rimasto un po' deluso nel non essere stato totalmente compreso dal suo popolo, il quale talvolta ha abusato del “potere delle masse” per diventare corrotto, indolende e consumista.

Ma, ad ogni modo, la Libia di Gheddafi, per quanto non tutti i principi del “Libro Verde” si siano potuti concretizzare, rimase un modello di emancipazione sociale, civile ed economica, sino alla sua distruzione, nel 2011.

Quella di Gheddafi fu battezzata “Rivoluzione Verde”, in quanto il verde, nella cultura islamica, è il colore della conoscenza e dei santi. Il verde ricorda peraltro Al-Khidr, l'Uomo Verde protettore delle tribù nomadi, che incarna la provvidenza divina.

E proprio in una tribù di nomadi beduini è nato Mu'Ammar Gheddafi, il quale tentò di portare, in Libia, quei principi di democrazia popolare e anarchica derivanti sia da Rousseau che da Proudhon.

Egli fu, in sostanza, l'esatto opposto del “dittatore” che i media occidentali vollero rappresentare.

Grazie alla sua rivoluzione socialista araba, riuscì a liberare il Paese non solo della monarchia corrotta, ma anche e soprattutto dell'imperialismo statunitense e inglese, rilanciando il panarabismo ed il panafricanismo, ovvero ricercando l'unità – in pieno spirito di fratellanza - dei popoli arabi e africani. Tentativi, purtroppo, tutti falliti, ma che ricordano molto i tentativi del Presidente del Venezuela Hugo Chavez – ottimo amico di Gheddafi – di ricercare un'unità dei Paesi Latinoamericani e, nel passato, i tentativi del Presidente dell'Argentina Juan Domingo Peron, di ricercare l'unità dei Paesi non allineati e non asserviti né all'URSS, né agli USA.

Gheddafi fu peraltro anche fra i pochi ad arginare il fondamentalismo islamico, ricordando che l'Islam è fondamentalmente una religione di pace, che guarda all'emancipazione dei popoli.

Solo i governi dell'unico vero Centro-Sinistra che l'Italia abbia mai conosciuto, ovvero i governi Craxi e Andreotti dialogheranno con questo leader africano e così farà - opportunisticamente e per un breve lasso di tempo -Berlusconi che purtuttavia – con il sostegno di quello che è oggi il PD - tradirà Gheddafi ben presto e sosterrà anch'egli la guerra contro la Libia a fianco delle potenze imperialiste e neo-colonialiste.

Oggi Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia, Germania e i Paesi UE in generale, piangono per l'avvento di un'immigrazione incontrollata da loro peraltro causata, attraverso la destabilizzazione di Paesi sovrani, dalla Libia alla Siria, oggi in mano a Daesh, ovvero quell'Isis terrorista di cui sentiamo tanto parlare, per decenni peraltro indirettamente sostenuti dagli amici degli Stati Uniti d'America, come raccontato anche dall'ex generale Wesley Clark, in funzione anti-sciita.

E oggi la Libia piange sé stessa, ormai terra di nessuno.

Quale simbolo del socialismo arabo libico rimane Saif-al-Islam Gheddafi, secondogenito di Mu'Ammar. Il quale avrebbe dovuto candidarsi alle elezioni presidenziali, se solo si fossero potute tenere.

In Libia, ancora oggi, molti sostengono la sua candidatura e la sua figura simbolica. Il socialismo arabo, laico e anti-islamista, non è ancora morto.

Luca Bagatin

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lunedì 19 ottobre 2020

Elezioni presidenziali in Bolivia. Trionfa il socialismo e la democrazia. Articolo di Luca Bagatin

 

Nonostante i numerosi tentativi di rinvio delle elezioni, nonostante i tentativi di golpe, in realtà non ancora sopiti, il candidato del Movimento per il Socialismo, Luis Arce - coadiuvato dal suo vice, David Choquehuanca - ha vinto le elezioni presidenziali in Bolivia, tenutesi domenica 18 ottobre 2020, con il 52,4% dei consensi.

Arce, candidato sostenuto anche dall'ex Presidente Evo Morales, costretto un anno fa all'esilio da un golpe bianco liberale, evita così il ballottaggio con il suo avversario, ovvero con il candidato di centrosinistra Carlos Mesa, che si ferma al 31,5%.

Terzo in lizza il candidato di estrema destra, Fernando Camacho, con il 14,1%. Seguono il cristiano democratico Chi Hyun Chung con l'1,6% e il candidato del Partito Azione Nazionale della Bolivia, Feliciano Mamani con lo 0,4%.

Il risultato elettorale è stato riconosciuto anche dalla Presidente ad interim Jeanine Añez, la quale, un anno fa, aveva defenestrato Evo Morales con il contributo delle forze armate, dichiarando illegale la sua vittoria di allora.

I nuovi risultati elettorali, in realtà, hanno confermato una vittoria del socialismo e sconfitto la strana alleanza trasversale – molto simile a quella che sostiene Juan Guaidò in Venezuela - fra settori liberali (Añez), di estrema destra (Camacho) e di centrosinistra liberale (Mesa) per distruggere le conquiste socialiste attuate da Evo Morales nel corso dei decenni.

Conquiste che avevano portato la Bolivia ad una crescita del 5% annuo; a un surplus fiscale; a far uscire mezzo milione di persone dalla povertà; a garantire sussidi per bambini e anziani e a liberare il Paese dall'analfabetismo e a farlo uscire dalle nefaste influenze degli USA e del Fondo Monetario Internazionale.

Luis Arce, 57 anni, nuovo Presidente della Bolivia, economista, ricoprì la carica di Ministro dell'Economia durante i governi di Morales dal 2006 al 2017 e, ringraziando il popolo boliviano, ha dichiarato, in conferenza stampa: “Ora in Bolivia è tornata la democrazia !”.

La sua vittoria è stata salutata anche dall'ex Presidente Evo Morales, nel suo esilio in Argentina (dal quale probabilmente ora potrà tornare), che ha dichiarato: “Siamo tornati, ora restituiremo dignità e libertà al popolo”.

Luca Bagatin

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domenica 18 ottobre 2020

"Rossa passione d'Amore". Poesia di Luca Bagatin

ROSSA PASSIONE D'AMORE
poesia di Luca Bagatin
musa nella foto: Stephanie Milanez

Rossa

Passione e appassionata

Sei tu.

Donna da sposare

Per poter unire

Con te

In un vincolo Sacro

Tutto ciò che è Amore.

Rossa

Passione e appassionata

Sei tu.

Di bianco e nero vestita.

Dalle lunghe e slanciate gambe

Che mi guardi,

Con la tua pelle bianca

Come il latte nutriente

Che rigenera i miei pensieri.

Pensieri non già di lussuria,

Ma di puro amore appassionato.

Rossa

Passione e appassionata

Sei tu.

Perché l'Eros nasce quando

La Donna attira lo sguardo

Dell'Eroe su di sé.

L'Eroe sono io.

La Donna sei tu.

Rossa

Passione e appassionata.

Luca Bagatin

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Per un socialismo anti-materialista e popolare. Riflessioni brevi di Luca Bagatin

Religione e libertà di espressione non vanno d'accordo.

La libertà di espressione si confà alla spiritualità. Alla coscienza e all'Anima.

Non alla superstizione umana.

(Luca Bagatin)


Il socialismo e repubblicanesimo dovrebbero rappresentare un insieme di combattenti in lotta.

Di eroi.

Non di persone che fanno parte di un partito elettoralistico. Non di politicanti.

I politicanti rubano lo stipendio dalla collettività.

Gli eroi non vogliono danaro.

Sono l'avanguardia della comunità.

Il socialismo e repubblicanesimo dovrebbero concretizzarsi in un nazionalbolscevismo adatto ai tempi, non materialista, non settario, non dogmatico.

Aspetto interessante, in tal senso, è il concetto di “socialismo popolare”, introdotto anche nel programma del partito nazionalbolscevico “L'Altra Russia di Eduard Limonov”. Che si sostanzia in: sanità gratuita; istruzione gratuita; alloggi gratuiti; controllo dei prezzi, ovvero prezzi uguali in tutto il Paese; pianificazione economica; nazionalizzazione dei settori chiave dell'economia. 

(Luca Bagatin)

venerdì 16 ottobre 2020

"Donna senza tempo". Poesia di Luca Bagatin

MUSA SELVAGGIA
poesia di Luca Bagatin
foto di Alessandro Zucca @fotoinunclick
musa nella foto: Carmen Sale

Donna senza tempo

Abito nero

Come il mistero.

Si alza un caldo vento,

Il tuo sguardo è fiero.

Fiero e sincero.

La tua bellezza mi acceca come un lampo.

Ciò da cui la mia attenzione è attratta

E' un tatuaggio

Disegnato sulla tua gamba.

Un uomo abbraccia forte

Una fanciulla,

In riva al mare,

O su una scogliera.

Una allegoria,

Un significato celato e nascosto.

Forse due Anime gemelle

Che si uniscono in eterno.

Due mani, sotto di esse,

Mi sembra di scorgere,

Che si uniscono.

E' l'Amore eterno?

Perché le Anime

Sono eterne.

E vivono in ciascun essere

Che sa riconoscerle.

E così, perso in questi pensieri

Osservo te che passeggi,

Sui tuoi tacchi sensuali

E nel vento volteggi

Come se avessi le ali.

Luca Bagatin

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16 ottobre 2016: l'attentato al Comandante Motorola, eroe del Donbass. Articolo di Luca Bagatin

Sono passati quattro anni dall'uccisione del Comandante Arsen Pavlov, detto Comandante Motorola, colonnello dell'esercito della Repubblica Popolare di Donetsk e alla guida del battaglione “Sparta”, in guerra contro il governo autoritario ucraino, allora guidato da Petro Porosenko.

Il Comandante Motorola, classe 1983, era un cittadino russo della città di Uchta, nato nell'ex Unione Sovietica e convinto che l'esperienza dell'URSS fosse stata positiva per il popolo russo, come molti suoi connazionali che, nel referendum per la conservazione dell'URSS, indetto nel 1991 e il cui esito fu poi disatteso, votarono a maggioranza per il suo mantenimento (77,85% dei SI). Contro ogni smembramento, disgregazione e contro ogni cambiamento di regime politico-economico.

Motorola perse entrambi i genitori all'età di 15 anni e venne affidato alla nonna. A 19 anni si arruolò nell'esercito russo, prestando tre anni nella brigata di marina con il ruolo di radioperatore, dal quale gli derivò il soprannome “Motorola”. Combatté, successivamente, in operazioni anti-terrorismo in Cecenia, come diversi suoi connazionali, fra cui lo scrittore nazionalbolscevico Zakhar Prilepin, altro successivo combattente a sostegno della Repubblica Popolare di Donetsk (molti sono e sono stati i nazionalbolscevichi del partito di Eduard Limonov “Altra Russia” a sostenere la Repubblica di Donetsk).

Successivamente, Motorola, si specializzò in operazioni di soccorso quale Vigile del Fuoco e lavorò poi come operaio e marmista.

A seguito del colpo di Stato in Ucraina, nel 2014, dell'avvento di un governo autoritario anti-russo, sostenuto anche da elementi nazifascisti, i quali compirono veri e propri massacri contro le minoranze russe, Motorola prese la decisione di lasciare il lavoro e di recarsi nella città ucraina di Jasynuvata.

Qui creò un battaglione di volontari di 200 combattenti, di ispirazione antifascista e socialista e guidandolo nelle più importanti battaglie nel Donbass, invitando la popolazione a ribellarsi e riuscì a liberare numerose città dall'autoritarismo governativo e dando vita, assieme ai suoi compagni, alla Repubblica Popolare di Donetsk che, con la Repubblica Popolare di Lugansk, formarono le Repubbliche Popolari di Norovossjia, di ispirazione sovietica, antifascista e socialista.

Nel luglio 2014 sposò Elena Kolenkina, la quale gli diede una bambina, Miroslava, nel 2015 e, il 2 ottobre 2016 un bimbo, Makar, due settimane prima dell'attentato che gli toglierà per sempre la vita (attraverso un ordigno posto nell'ascensore della palazzina ove abitava con la famiglia che, fortunatamente, rimase illesa).

Il governo ucraino, infatti, lo aveva inserito nella lista nera quale terrorista e bandito e persino l'Unione Europea, sostenitrice dell'Ucraina autoritaria, dal 2015 gli aveva vietato l'ingresso nei Paesi aderenti all'Unione.

Stessa sorte toccò al Presidente della Repubblica Popolare di Donetsk, Aleksandr Zacharcenko nell'estate del 2018, colpito anch'egli da un'attentato con un'autobomba.

Il Comandante Motorola, sulla sua divisa, indossava sempre due spille: una verde della Jamahiriya Libica Popolare Socialista di Gheddafi e una della Repubblica socialista siriana di Assad. Ovvero le bandiere di due Paesi laico-socialisti che hanno contribuito a combattere il terrorismo fondamentalista islamico.

Nel febbraio 2015 fu insignito dell'onoreficenza di Eroe della Repubblica Popolare di Donetsk e, il 9 maggio 2015, in occasione del Giorno della Vittoria contro il nazifascismo durante la Seconda Guerra Mondiale, fu stampato un francobollo commemorativo con la sua immagine, assieme a quella del Comandante Givi, altro eroe della Repubblica.

L'esempio di Motorola ricorda quello dei nostri eroi del Risorgimento. Di Garibaldi, di Pisacane e dei molti repubblicani, socialisti, democratici in lotta per l'indipendenza, la sovranità, contro ogni forma di autoritarismo. E spiace che ciò, l'Unione Europea, non lo abbia affatto capito, dimostrandosi, ancora una volta, lontana da quegli ideali storici di emancipazione.

Luca Bagatin

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giovedì 15 ottobre 2020

Covid 19. Uscire dal modello produttivista e della crescita economica. Articolo di Luca Bagatin

 

I contagi da Covid 19 aumentano e il rischio di lockdown è concreto. Lo è già in numerosi Paesi europei e del mondo.

La Fase 2, in Italia, ha messo al primo posto l'economia. Quella che vorrebbe rilanciare anche Confindustria, con un pacchetto di proposte di macelleria sociale, presentato all'assemblea annuale.

Un pacchetto di proposte che parlano di flessibilità nei licenziamenti; meno controlli fiscali; contratti di lavoro ancora più flessibili; una scuola che formi non la persona ma una persona funzionale al lavoro; una sanità sempre più privata e meno pubblica.

Il modello statunitense, in sostanza, che negli USA ha ampiamente fallito e lo si è visto proprio in tempi di pandemia.

Con l'introduzione di misure peraltro meno drastiche, in Francia, i Gilet Gialli – sostenuti dalla maggioranza della popolazione - hanno messo a ferro e fuoco l'intero Paese per oltre un anno. In Russia, dopo le riforme liberali, attuate dal governo, Putin ha drasticamente perso consensi.

In Italia ancora siamo silenti. Addormentati. Si protesta solo per presunte “dittature sanitarie”.

La crescita economica non è e non può essere illimitata. Gli interessi sui debiti, poi, non sono nemmeno matematicamente pagabili e generano continui spirali di sfruttamento. Aspetti che i liberal capitalisti si ostinano a non voler comprendere o che se comprendono, si ostinano a non volerle ritenere delle patologie.

La sfida che abbiamo davanti, con una nuova ondata di contagi e con un futuro sempre più incerto sia in ambito sociale che economico, ci imporrà, diversamente, un cambio radicale di mentalità, sistema sociale e economico. Diametralmente opposto rispetto a quello prospettato da Confindustria.

Vivere del necessario; sostegno alla sanità pubblica; blocco del pagamento di mutui e bollette; servizi pubblici nazionalizzati e di diretta pertinenza della comunità; lavorare il necessario e per meno tempo (con conseguente risparmio di risorse, di emissioni inquinanti, consentendo alle persone di avere maggiore tempo libero); reddito universale garantito a tutti e progressivo superamento del sistema monetario (che genera spirali inflazionistiche, interessi sui debiti, schiavitù del lavoro stesso); introduzione di forme di baratto; autoproduzione e autogestione del lavoro; superamento dell'industrializzazione (aspetto che la pandemia stessa potrebbe accelerare, specie con fisiologici lockdown); uso intelligente delle tecnologie per permettere tutti questi aspetti.

E' chiaro che non esisteranno più ricchi, a questo punto. E nemmeno classe medio-alta. Ma non esisteranno nemmeno più poveri. Nessuno potrà né dovrà essere più ricco di qualcun altro, in quanto le risorse sono limitate e devono essere non già redistribuite, ma condivise e utilizzate dalla comunità nel suo insieme.

Aspetti peraltro già descritti nel secolo scorso dall'antropologo socialista Marcel Mauss (1872 – 1950), il quale scrisse il “Saggio sul dono”, proponendo una economia fondata sul dono, praticata peraltro ancora oggi in società arcaiche e matriarcali, che hanno rifiutato ogni insana modernità e ideologia del progresso.

Un'economia fondata su un forte senso di responsabilità, di comunità e di reciprocità, articolata in tre momenti: dare, ricevere e ricambiare.

Mauss spiegò fra l'altro, nel suo saggio, come le società arcaiche considerassero - a differenza di quelle moderne e fondate sulla crescita economica illimitata - i raccolti in eccesso, delle assolute catastrofi. Una volta soddisfatti i bisogni di ciascuno, quindi, dal raccolto in eccesso non si doveva trarre assolutamente alcun profitto (identificato anche nella società moderna come l'interesse sul capitale o usura), bensì andava donato ad altri, ritualmente - attraverso una cerimonia sacra - oppure distrutto.

Un'economia fondata sul profitto è quindi destinata a implodere, in particolare in situazioni di emergenza ecnomica o sanitaria e stiamo già iniziando a vederlo, specie con l'aumento di una disoccupazione che da tempo era già endemica.

Ad oggi, un fenomeno molto pericoloso e totalmente sottovalutato, rimane peraltro l'accumulo di grandi capitali nelle mani di pochi e soprattutto di pochi che controllano settori sensibili, quali quello delle telecomunicazioni. Molto pericoloso il fatto che esistano monopoli o oligopoli come Google, Microsoft, Facebook, Twitter, Apple, Amazon, per non parlare di grandi società di telecomunicazione. Oligopoli che in questo periodo di emergenza sanitaria hanno accumulato ulteriori profitti.

I settori chiave dell'economia, fra cui questi, dovrebbero essere nazionalizzati e controllati direttamente dai cittadini/fruitori, anche in quanto raccolgono dati altamente sensibili legati alla privacy e come tali non dovrebbero rimere nelle mani di privati o di società quotate in borsa, che si arricchiscono sulle spalle di moltitudini di utenti e cittadini.

Altri settori chiave che andrebbero nazionalizzati, oltre a quello del credito e dell'energia, anche quello delle case farmaceutiche, che diventerà sempre più un settore sensibile e delicato e che non potrà essere più oggetto di profitto da parte delle multinazionali e di imprese private.

Ad oggi nessun governo ragiona in tali termini (per quanto esistano realtà socialiste che li hanno in parte già attuati) e non vi sono discussioni in tal senso, ma ciò è davvero molto serio e grave.

Occorrerà, in sostanza, sovvertire tutto e molto probabilmente le stesse sfide che ci stanno vedendo protagonisti, ci obbligheranno a farlo.

Luca Bagatin

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15 ottobre 1987: viene ucciso Thomas Sankara, Presidente degli uomini integri. Articolo di Luca Bagatin

Era il 15 ottobre 1987, quando il Presidente del Burkina Faso – Thomas Sankara – fu ucciso, nell'ambito del colpo di Stato organizzato dal suo ex compagno d'armi Blaise Campaoré, con l'appoggio degli USA, della Francia e dei militari liberiani.

Sankara fu e rimane un simbolo per i popoli del Terzo Mondo africani. Un simbolo panafricano di riscatto e emancipazione.

Burkina Faso, significa, letteralmente, “paese degli uomini integri”. Così come integro fu sempre Sankara, salito al potere a soli 35 anni, attraverso una rivoluzione senza spargimento di sangue, esattamente come avvenne in Libia, con Mu'Ammar Gheddafi.

Sankara nacque il 21 dicembre 1949 da una famiglia povera burkinabé. Il suo sogno, sin da bambino, fu che il suo popolo potesse affrancarsi dal neocolonialismo e che tutti potessero vivere in pace, con due pasti al giorno.

Per potersi mantenere entrò nell'esercito partecipando ad un concorso per accedere alla Scuola militare Pryatanée di Kadiogo, superando il concorso nel 1966.

Nel 1978 conobbe colui il quale, tempo dopo, l'avrebbe assassinato, ovvero Blaise Campaoré e con lui costituì il Raggruppamento degli Ufficiali Comunisti al fine di rovesciare il regime corrotto dell'Alto Volta.

Nel novembre 1980, senza alcun spargimento di sangue, prese il potere il colonnello Sayé Zerbo e Sankara, vista l'alta popolarità di cui godeva nell'esercito, fu nominato Segretario di Stato per l'Informazione. Purtuttavia, in aperto contrasto con il governo che egli scoprì essere corrotto tanto quanto i precedenti, si dimise dall'incarico nell'aprile 1982 e sarà arrestato assieme agli altri componenti del Raggruppamento degli Ufficiali Comunisti.

Un successivo colpo di Stato porterà al potere Jean-Baptiste Ouédraogo che, oltre a liberare Sankara ed i suoi compagni, lo nominerà Primo Ministro.

Da quel momento Sankara inizierà ad applicare sanzioni contro i funzionari pubblici fannulloni, eliminando alcuni vantaggi dei dipendenti pubblici ed iniziando a viaggiare per i Paesi del Terzo Mondo intessendo sempre più fitte relazioni, in particolare con la Libia di Mu'Ammar Gheddafi.

Tornato in patria, Sankara trovò la sua abitazione circondata da carri armati condotti da uomini al soldo del governo francese, il quale temeva l'impulso rivoluzionario del governo da lui presieduto. Egli fu così arrestato e detenuto presso un campo militare.

Grazie ad una sollevazione popolare lui ed i suoi compagni saranno liberati il 30 maggio 1983 ed inizieranno a progettare il colpo di Stato dell'agosto successivo, che lo porterà finalmente alla Presidenza della Repubblica con un programma ambiziosissimo, che riuscirà purtroppo ad attuare solo in parte a causa del suo assassinio, nell'ottobre 1987.

Un programma che consistette in: una massiccia opera di vaccinazione che permise la riduzione di mortalità infantile in Burkina Faso; in una massiccia opera di rimboschimento al fine di far rivivere l'arido Sahel; nella riforma agraria che permise di ridistribuire le terre ai contadini; nella politica di soppressione delle imposte agricole; nelle importantissime politiche di liberazione femminile che proibirono la pratica barbarica dell'infibulazione, nell'abolizione della poligamia, nella partecipazione delle donne alla vita politica del Paese attraverso l'istituzione dell'Unione delle Donne del Burkina, nell'istituzione della giornata dei mariti al mercato; in un programma di riduzione delle spese e del processo di autarchia ribattezzato da Sankara “produciamo quello che consumiamo”, al fine di abolire progressivamente la dipendenza dalle importazioni con l'estero; la costruzione di apposite dighe, pozzi e bacini idrici che garantissero a tutti l'accesso all'acqua e la garanzia di due pasti al giorno per tutti i burkinabé; la costruzione di un campo sportivo per ogni villaggio al fine di garantire a tutti il diritto all'attività fisica e ricreativa; la lotta alla corruzione pubblica e la richiesta di Sankara ai Potenti della Terra di cancellare il debito ai Paesi del Terzo Mondo, in quanto frutto del colonialismo e del neocolonialismo e dunque all'origine del sottosviluppo di tali Paesi; la proposta di disarmo progressivo di tutti i Paesi africani in modo che questi non combattano più fra loro, ma lottino per l'unità e l'emancipazione dei popoli africani; lo sforzo di far partecipare tutti alla vita pubblica del Paese, attraverso appositi comitati rivoluzionari e una radio attraverso la quale chiunque potesse fare proposte o criticare l'operato del governo.

Programma ambizioso e in parte realizzato sino a quell'ottobre 1987 nel quale sarà ucciso - con un colpo di revolver - dal suo amico di lotte, il quale prenderà così il potere e annullerà molte delle riforme portate avanti da Sankara, facendo peraltro tornare il Burkina Faso preda della corruzione e dei potentati economici e politici stranieri.

Un sogno, quello della Rivoluzione burkinabé, dunque tragicamente interrotto. Un sogno che fu sostenuto peraltro anche dal Partito Radicale di Marco Pannella che lanciò in quegli anni una campagna contro lo sterminio per fame nei Paesi del Terzo Mondo e che porterà lo stesso Presidente Thomas Sakara ad iscriversi al loro partito.

L'esempio e la vita di Sankara ci spiegano, per moltissimi versi, le vere cause del fenomeno migratorio di oggi, che è frutto del capitalismo, del colonialismo e del neocolonialismo dei governi dei Paesi ricchi europei e statunitensi. I quali continiuano a invadere e destabilizzare Paesi sovrani, a sanzionarli, a vendere loro armi. E obbligano i Paesi poveri ad indebitarsi, attraverso le criminali politiche della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, già ampiamente denunciate da Sankara stesso.

Sankara sembra essere sconosciuto, dai nostri popoli, ma rimane un simbolo per i popoli liberi.

Le sue lotte, che sono ancora oggi le lotte dei panafricani, meritano rispetto e concreta attuazione. Affinché il suo sacrificio eroico non sia stato vano.

Luca Bagatin

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martedì 13 ottobre 2020

Venezuela. Il 6 dicembre le elezioni legislative. Il Presidente Maduro denuncia i tentativi di destabilizzazione. Articolo di Luca Bagatin

 

Il 6 dicembre prossimo, in Venezuela, si terranno le elezioni legislative.

Oltre 20 milioni di venezuelani saranno chiamati alle urne per eleggere 277 deputati dell'Assemblea Nazionale e, a partecipare, si sono iscritti 107 partiti, come comunicato dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE).

Ciò, nonostante l'autoproclamatosi “Presidente”, ovvero l'ex deputato dell'opposizione Juan Guaidò, abbia avviato una campagna di boicottaggio, definendo le elezioni “una truffa” organizata dal governo.

Sabato scorso, il Presidente legittimo, ovvero il socialista Nicolas Maduro, ha denunciato che in Colombia si stanno organizzando azioni per sabotare le elezioni, attraverso l'addestramento di più di 1000 mercenari, da parte dell'esercito colombiano e dei servizi segreti.

Sono noti al Presidente della Colombia Ivan Duque” - ha dichiarato Maduro - “che li protegge e li sostiene, e fa parte di questi piani per addestrare mercenari, terroristi che cercano di infiltrarsi in Venezuela per sabotare il clima politico e elettorale che deve guidarci, il 6 dicembre, alle elezioni per eleggere l'Assemblea Nazionale”.

Maduro ha fatto presente che metterà in campo una task force di intelligence, di polizia e militare al fine di prevenire tali attacchi.

Il Venezuela ha attraversato 24 tornate elettorali, in questi vent'anni” - ha fatto presente Maduro - “di queste 24 tornate, ne abbiamo vinte 22 attraverso il voto popolare, ne abbiamo perse 2 e l'abbiamo riconosciuto immediatamente”.

Il Presidente Maduro ha altresì invitato tutti i movimenti e le organizzazioni sociali che lo desiderano ad andare in Venezuela, come osservatori internazionali, per verificare la regolarità del processo elettorale.

Luca Bagatin

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USA e UE sanzionano il Nicaragua sandinista. L'Alleanza Bolivariana per le Americhe risponde. Articolo di Luca Bagatin

Ora gli USA e l'UE sanzionano anche il Nicaragua sandinista, che, con leggi ad hoc, si difende da possibili attacchi informatici e terroristici.

Gli USA e l'UE accusano il governo del sandinista Daniel Ortega di presunta “violazione dei diritti umani”, unicamente in quanto il Paese ha varato una legge sulla regolamentazione degli agenti stranieri, una legge sulla criminalità informatica e una proposta per attuare l'ergastolo contro chiunque commetta “crimini di odio” contro i sandinisti, come già avvenuto in passato, attraverso tentativi di golpe violenti ai danni del governo che, alle scorse elezioni presidenziali del 2016 ha raccolto il 72,44% dei consensi (il 65,86% la lista del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale).

L'ALBA, ovvero l'Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America, accordo politico e commerciale composto non solo dal Nicaragua, ma anche da Cuba e Venezuela, oltre che da altri Paesi caraibici, ha respinto le sanzioni di USA e UE, affermando, in un comunicato che: “L'Alleanza rifiuta la promozione di tale tipo di azione, che viola i precetti fondamentali della Carta delle Nazioni Unite. Tali misure coercitive unilaterali sono la prova del carattere criminale di uno Stato che non rispetta il diritto internazionale e che cerca di imporre la propria volontà con i fatti e non con il diritto”.

L'ALBA ha altresì riaffermato l'impegno del Nicaragua per la pace e lo sviluppo di politiche di unità nazionale attraverso il dialogo.

Luca Bagatin

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