sabato 28 novembre 2020
venerdì 27 novembre 2020
Slovacchia. La Presidente Čaputová vara un emendamento liberticida e anticomunista. Il Partito Comunista si oppone. Articolo di Luca Bagatin
Il 25 novembre scorso, la Presidente della Repubblica Slovacca, la liberal-progressista Zuzana Čaputová, ha firmato un emendamento alla legge nr. 125 del 1996, che considera “immorale” il sistema comunista.
Tale emendamento, che entrerà in vigore il 1 dicembre 2020, di fatto è un attacco al Partito Comunista della Slovacchia (KSS) e a tutti i sostenitori del sistema socialista e sovietico. Infatti, tale legge, palesemente liberticida e censoria, vieta la costruzione di monumenti, memoriali, targhe commemorative, redazione di testi, immagini e simboli che celebrano, promuovono o difendono l'ideologia comunista e/o i suoi rappresentanti. Tale legge, inoltre, definisce il Partito Comunista Cecoslovacco e il Partito Comunista Slovacco (1948/1989) quali “organizzazioni criminali e riprovevoli”.
Il Partito Comunista Slovacco ha immediatamente dichiarato che la legge è “in flagrante contraddizione con i fatti storici oggettivi” e, nel suo comunicato, ha proseguito affermando che “l'attuale coalizione di governo ha elevato l'anticomunismo a livello di ideologia di Stato” e che “equiparando il comunismo al fascismo, c'è la volontà deliberata e risoluta nel distorcere la coscienza e i valori storici”.
Il KSS considera dunque tale legge incostituzionale e lesiva nei confronti dei diritti umani fondamentali e, in tal senso, intende intraprendere un'azione legale, rivolgendosi anche alla Corte costituzionale e alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, per avere un parere in merito.
Il KSS ha altresì chiesto il sostegno di tutti i partiti comunisti europei, aggiungendo che, legislazioni di questo tipo, sono frutto della paura nei confronti dei valori del socialismo, i quali ricercano “l'organizzazione di una società giusta nel momento in cui il progetto capitalista liberale ha palesemente fallito”.
In Slovacchia almeno il 40% della popolazione esprime un'opinione positiva sul socialismo e sul passato sovietico del Paese.
Il Partito Comunista di Slovaccha è stato fondato nel 1992 e già con la legge precedente gli era vietato inserire nel suo simbolo la falce e martello comunista.
Luca Bagatin
giovedì 26 novembre 2020
Il 28 novembre 1994 nasceva il giornale controculturale "Limonka", organo del Partito NazionalBolscevico di Eduard Limonov. Articolo di Luca Bagatin
Il 28 novembre 1994, usciva – in Russia - il primo numero del giornale “Limonka”, organo del Partito NazionalBolscevico (PNB), editato dallo scrittore Eduard Limonov e con una tiratura di circa 15.000 copie.
Un partito composto da intellettuali e artisti, ma anche e soprattutto da giovani e giovanissimi, provenienti dalle periferie russe, delusi dal crollo dell'URSS e dall'avvento del capitalismo assoluto e dalla conseguente povertà diffusa fra i ceti meno abbienti.
Fondato da tre artisti e intellettuali, ovvero dallo scrittore Eduard Limonov, dal filosofo Aleksandr Dugin e dal chitarrista punk rock Egor Letov, il PNB trasse ispirazione dal nazionalbolscevismo degli Anni '20 di Ernest Niekisch e di Karl Otto Paetel, primi ad opporsi in Germania al nazismo, e a vedere nella Rivoluzione d’Ottobre del 1917 il loro punto di riferimento, fondato sul primato della comunità e dell’operaio-proletario al servizio della stessa, rispetto all’egoismo dell'”homo economicus” della borghesia capitalista, la quale pensava unicamente al proprio egoistico tornaconto personale.
“Limonka”, oltre e sebbene fosse un organo di partito, si occupava principalmente di rock e di letteratura e sulle sue pagine si formarono fior fiore di aspiranti artisti russi.
Un giornale underground nella Russia di quegli anni, che poneva i nazionalbolscevichi o nazbol, quale avanguardia controculturale, artistica, oltre che politica, al punto che furono ammirati persino dalla giornalista Anna Politkovskaja, che li difese a spada tratta in vari processi che li videro coinvolti per insubordinazione nei confronti dell'autorità, ed allo stesso modo la pensava Elena Bonner, vedova dello scienziato dissidente Andrej Sacharov, che li stimava.
“Sei giovane, non ti piace vivere in questo paese di merda. Non vuoi diventare un anonimo compagno Popov, né un figlio di puttana che pensa soltanto al denaro, né un cekista. Sei uno spirito ribelle. I tuoi eroi sono Jim Morrison, Lenin, Mishima, Baader. Ecco sei già un nazbol”, questo il provocatorio slogan recitato da Limonov, in quegli anni, per esortare i giovani a entrare nel partito.
Eduard Limonov, nel suo articolo “Punk e nazionalbolscevismo”, ricordò peraltro che “Limonka” usò spesso slogan di impatto, tipici della controcultura punk russa, fra i quali: “Mangia i ricchi!”, “Il buon borghese è un borghese morto!” e “Il capitalismo è una merda!”.
Il PNB, ad ogni modo, bollato di “estremismo”, fu messo fuorilegge dalla Procura Generale russa nel 2007, essendo il principale movimento di piazza a contrapporsi al governo liberal capitalista di Putin e ciò pur non avendo mai commesso atti di violenza, ma unicamente manifestazioni pacifiche e a carattere goliardico, pur non autorizzate e decisamente molto incisive.
Nel frattempo si era già consumata la frattura ideologica fra Dugin e Limonov, il primo maggiormente sostenitore del governo in carica e il secondo decisamente critico.
Sebbene oggi l'erede del PNB abbia assunto la denominazione di “L'Altra Russia di Eduard Limonov” (il cui simbolo è, appunto, una limonka, ovvero una granata) e il nuovo giornale ufficiale si chiami “Mobilitazione Totale”, l'anniversario di “Limonka” rimane, ogni 28 novembre, molto festeggiato degli eredi di Limonov.
A San Pietroburgo, infatti, il 28 novembre prossimo, nel 26esimo anniversario della fondazione di “Limonka”, il coordinatore del partito nazionalbolscevico “L'Altra Russia di Eduard Limonov”, Andrey Dmitriev, terrà una conferenza pubblica, in Via Majakovskij, con inizio alle ore 18.00.
Fra le tematiche trattate la storia del giornale; del Partito NazionalBolscevico e le sue azioni dirette e la sua nuova rinascita, dopo la morte di Eduard Limonov, avvenuta il 17 marzo scorso.
“L'Altra Russia di Eduard Limonov” e i giovani nazionalbolscevichi russi, sono oggi l'avvenire di quella sinistra nazionalpatriottica che ancora non si è arresa ad un presente e ad un futuro diverso e alternativo rispetto al totalitarismo liberal capitalista che, dagli Anni '90 ad oggi, comanda imperterrito in Russia e in tutta Europa.
Luca Bagatin
mercoledì 25 novembre 2020
Bolivia. La neo-Ministra della Cultura Sabina Orellana Cruz: "Lotta al razzismo e al patriarcato". Articolo di Luca Bagatin
Grandi cambiamenti in Bolivia, dopo la vittoria alle elezioni del socialista Luis Arce, con oltre il 50% dei consensi, al primo turno, tenutesi il 18 ottobre scorso.
Introdotte le prime misure sociali e il ritorno alla normalizzazione del Paese, dopo il golpe bianco liberale che, un anno fa, aveva costretto l'ex Presidente socialista Evo Morales all'esilio e gettato la Bolivia nel caos e nello sfacelo economico e sociale.
Evo Morales ha potuto rientrare, nelle scorse settimane, dal suo esilio in Argentina e un altro importante cambiamento è giunto.
Sabina Orellana Cruz, di origine indigena e leader della Confederazione Femminile, ha prestato giuramento come Ministro delle Culture, della Decolonizzazione e della Depatriarcalizzazione e ha già affermato che intende portare avanti misure atte a combattere il razzismo, i residui di colonialismo e di cultura patriarcale presenti nel Paese, riaffermatesi purtroppo dopo l'avvento al potere dei golpisti liberali e di estrame destra.
“Sono una donna orgogliosa delle mie radici, perché sono quechua e tutti dovremmo essere orgogliosi di avere radici indigene”, ha dichiarato la neo Ministra Orellana, nell'ambito della cerimonia di investitura, che ha avuto luogo presso la Casa Grande del Popolo.
“Lavoreremo tra arte e cultura, est e ovest, campagna e città. Lavoreremo insieme e vi chiedo di darmi l'opportunità di lavorare per la gestione culturale collettiva, a beneficio del nostro popolo di Bolivia”, ha dichiarato.
E ha altresì aggiunto: “La fine del razzismo è una responsabilità che incombe su tutti noi, che vogliamo attuare una pacifica convivenza, nella quale nessuno possa vedere una donna o un uomo inferiori perché diversi. Siamo diversi come i colori della nostra wiphala”. La wiphala è la bandiera rappresentativa di tutti i popoli Nativi che vivono nei territori andini, che il governo golpista liberale, suprematista bianco e fondamentalista evangelico, aveva proibito.
La Ministra Sabina Orellana Cruz, ha concluso il suo discorso affermando che la Bolivia socialista vuole costruire “un Paese decolonizzato, depatriarcalizzato, orgoglioso delle sue radici e della sua grande ricchezza culturale”.
Diritti sociali e lotta al patriarcato sono da sempre cavalli di battaglia dei movimenti sociali, socialisti e peronisti in America Latina, almeno sin dagli Anni '50. Fra le pasionarie di tali diritti, ricordiamo Evita Peron, la quale, assieme al marito, il Presidente argentino Juan Domingo Peron, molto si è battuta, sia per l'emancipazione delle donne argentine, che per il diritto di voto alle donne.
Luca Bagatin
Yukio Mishima, l'ultimo dei samurai in lotta contro la società mercantile e prostituita al capitale
lunedì 23 novembre 2020
Emergenza Covid 19. La Regione Sicilia chiede aiuto ai medici cubani. Articolo di Luca Bagatin
La Regione Sicilia, a seguito dell'emergenza Covid 19 nell'isola, ha avanzato una richiesta all'Ambasciata di Cuba, di 60 medici e infermieri da impiegare negli ospediali, così come fece, nel marzo scorso, la Regione Lombardia.
La richiesta è di due contingenti da 30 esperti ciascuno, fra anestesisti, pneumologi, infettivologi e infermieri di rianimazione.
Una corsa contro il tempo, prima che siano altre Regioni ad accaparrarseli.
Una richiesta analoga sarà inoltrata anche al governo cinese, tramite l'Ambasciata.
Ricordiamo che medici cubani sono all'avanguardia, al punto che sono da sempre inviati, dal loro governo, in ogni parte del mondo, per sopperire alle emergenze sanitarie. Pensiamo ad esempio all'emergenza Ebola in Africa occidentale nel 2013.
Il Ministero della Salute cubano stima che, dagli Anni '60 ad oggi, i suoi medici siano stati attivi in ben 600.000 missioni, in 164 Paesi. Molti dei quali attivi ancora oggi in ben 67 Paesi, in particolare africani e latinoamericani.
Luca Bagatin
Le leggi scritte le fanno gli esseri umani. Coloro i quali hanno distrutto la Natura e il mondo. Riflessione breve
sabato 21 novembre 2020
Superare l'ideologia del lavoro e lo sfruttamento del lavoro salariato. Articolo di Luca Bagatin
“La vita non è fatta solo per lavorare, ma ha bisogno di tempo libero per l’esercizio della libertà. Non si può vivere oppressi dal mercato che ci obbliga a comprare, comprare, perché non paghi con i soldi, ma con il tempo della tua vita”.
Questo uno degli insegnamenti fondamentali che ci ha lasciato l'ex Presidente socialista dell'Uruguay, José “Pepe” Mujica. Il Presidente povero e dei poveri, che ha governato il suo Paese dal 2010 al 2015 (e fu Ministro dell'Agricoltura e della Pesca dal 2005 al 2008). Risollevandone le sorti e attuando politiche sociali e socialiste, sul modello autogestionario e libertario.
Un modello che supera l'insana “ideologia del lavoro” ad ogni costo. E che supera il conseguente “sfruttamento dal salario”. Un modello che guarda, invece, a quello che Mujica stesso definì “un cammino di lotta al servizio e in solidarietà con gli altri esseri umani”. Ovvero “una politica permanente a favore di chi ha la volontà di lavorarla”, ad esempio organizzando “colonie di terra pubblica in cui si paga un affitto”.
Un modello non dissimile da quello della Jugoslavia di Tito, fondato sull'autogestione delle imprese e della Libia del Raìs Mu'Ammar Gheddafi, laico e socialista ideatore della Terza Teoria Universale, ovvero della “Repubbica delle masse” e della “democrazia diretta” (Jamahiriyya), che fu attuata nell'ambito di Congressi e Comitati popolari aperti a tutti i cittadini.
Gheddafi, nel suo “Libro Verde”, ovvero il suo saggio sociale e politico fondamentale, scrisse, in merito all'organizzazione sociale e del lavoro: “Nella società socialista non ci sono infatti possibilità di produzione individuale al di sopra del soddisfacimento dei bisogni personali. In essa non è permesso di soddisfare i propri bisogni a spese degli altri. Le istituzioni socialiste lavorano per soddisfare i bisogni della società. (…). A ciascun individuo è consentito di risparmiare ciò che vuole, soltanto nell’ambito del proprio fabbisogno, in quanto l’accumulo di risparmio in misura maggiore, è a detrimento della ricchezza collettiva. La gente abile e intelligente non ha il diritto di appropriarsi delle unità di ricchezza altrui per via della propria abilità e intelligenza, tuttavia può utilizzare quelle qualità per soddisfare i deficienti e gli incapaci non perciò devono essere privati di quella stessa parte della ricchezza sociale di cui godono i sani”.
Egli ritenne, dunque, in concordia con il socialismo delle origini (da Saint-Simon, a Marx, sino a Pierre Leroux, Proudhon e così via), che i lavoratori dovessero essere considerati produttori, non più dei salariati, ovvero degli sfruttati. E dunque, ciò che loro producono, dovesse essere considerato di loro stessa proprietà.
Il salario, per Gheddafi (e in realtà per tutti i socialisti, sin dalla fondazione della Prima Internazionale dei Lavoratori, nel 1864), è indice di sfruttamento e un lavoratore/produttore non può essere schiavo di nessun padrone. Sia esso un padrone privato o statale.
Oltre a ciò, il Raìs, ritenne che nessuno potesse possedere più di quanto gli fosse necessario per vivere. Ciò perché – non essendo le risorse illimitate - l'accumulazione della ricchezza da parte di alcuni è fonte di ingiustizia, corruzione e segna il sorgere della società dello sfruttamento.
I concetti fondamentali del socialismo originario o autogestionario, inveratosi sia nella Jugoslavia titina che nella Libia di Gheddafi, ma per molti versi anche nell'Argentina peronista; nella Cuba del Che e Fidel Castro; nell'Egitto nasseriano e via via nei modelli più recenti del Socialismo del XXI Secolo latinoamericano (dal chavismo sino al modello uruguayano del Frente Amplio di Mujica, al modello del Buen Vivir ecuadoriano, sino, in parte, al socialismo boliviano di Evo Morales), propone dunque un nuovo modello di sviluppo.
Uno modello che supera da una parte il produttivismo e dall'altra il capitalismo. Poponendo che il cittadino/lavoratore viva del necessario e lavori a beneficio della società e dei bisognosi e non già per un salario. E che ciascuno sia proprietario del proprio lavoro, nell'ambito di attività economiche socialiste autogestite.
Moltissima strada vi è da fare. Soprattutto per “decolonizzare l'immaginario”, come direbbe l'economista Serge Latouche. Per creare un'alternativa all'assurdo modello di sviluppo occidentale, capitalista, fondato sul danaro e sullo sfruttamento del lavoro.
Lavoro che toglie tempo libero; che lega a un datore di lavoro (e ad eventuali ricatti); che è utile solo a generare profitto e conseguente sfruttamento delle risorse economiche, sociali, ambientali e non già per aiutare la comunità stessa e le sue necessità primarie e fondamentali. Necessità che saranno sempre maggiori e sempre più essenziali in periodi di pandemia.
Necessità che non sono legate al vil danaro, che è uno strumento per sua natura schiavista, in quanto rappresenta un debito nei confronti di qualcuno (ed è il maggiore e più perverso strumento di perdita di sovranità dei cittadini e dei Paesi).
Una società sana, socialista, autogestita, libera e libertaria, è una società che supera i vincoli imposti dall'egoismo umano. Che supera il sistema del danaro (e della conseguente usura o interessi sui debiti/prestiti). Che supera il sistema del lavoro salariato. Che supera il sistema del consumismo e della distruzione delle risorse e del Pianeta.
Per approdare a qualcosa di antico, ma allo stesso tempo di genuino, comunitario, umanitario, spirituale, ecologista e socialista al contempo.
Come ancora oggi avviene in alcune società matriarcali, che vivono su quella che l'antropologo Marcel Mauss definì “economia del dono”. Sullo scambio reciproco, alla pari. Sul baratto. Sul lavoro in comune e a beneficio del prossimo.
“Per far uscire”, come ebbe a dire lo stesso Latouche, “l'umanità dalla miseria psichica e morale” nella quale vive da secoli. Semplicemente per aver adottato un modello che sdogana un'infezione della psiche umana chiamata egosimo e accumulo.
Luca Bagatin
giovedì 19 novembre 2020
L'Argentina peronista si avvia verso la depenalizzazione e legalizzazione dell'aborto. Articolo di Luca Bagatin
Il Presidente peronista argentino Alberto Fernandez ha annunciato, nei giorni scorsi, che sta per inviare alla Camera dei Deputati il progetto di legge di depenalizzazione e legalizzazione dell'aborto. Nel progetto è altresì presente un piano per sostenere la maternità in situazioni di difficoltà economiche e sino ai primi tre anni di vita del bambino.
Da tempo, in Argentina, si discute di un progetto di legge in tal senso e da tempo il fronte peronista – che già legalizzò il matrimonio omosessuale dieci anni fa, primo Paese latinoamericano a farlo – si stava apprestando ad introdurlo, in nome del diritto ad un aborto legale, sicuro e gratuito.
I numeri in Parlamento, nell'attuale legislatura, sembrano esserci e dunque vi sono ottime probabilità di approvazione del progetto del Presidente forse già entro Natale, sostenuto strenuamente dalla sua Vice, Cristina Fernandez de Kirchner, la quale ricoprì la carica di Presidente dal 2007 al 2015.
Luca Bagatin
Russia. Per Putin immunità anche dopo la pensione, grazie ai voti di liberali, centristi e socialdemocratici. Articolo di Luca Bagatin
E' passata alla Duma di Stato, ovvero il Parlamento russo – in prima lettura - la legge “sulle garanzie al Presidente della Federazione Russa per esercitare i suoi poteri e ai membri della sua famiglia”.
Attraverso tale legge, in sostanza, il Presidente Vladimir Putin, una volta in pensione, godrà della piena immunità e così tutti i componenti della sua famiglia.
In questo modo Putin non potrà mai essere chiamato a rispondere di eventuali responsabilità penali o amministrative, né essere perquisito, interrogato o arrestato.
Oltre a ciò, tutte le sue proprietà mobili e immobili saranno ritenute inviolabili.
Dopo essersi incoronato recentemente Presidente a vita (attraverso una legge che gli consentirà la rielezione sino al 2036), ecco che Putin sarà inviolabile anche a partire dal momento in cui si dimetterà da tale carica.
Tale legge è stata votata sia dal partito liberale di governo Russia Unita che dal nazional-centrista Partito LiberalDemocratico e dai socialdemocratici di Russia Giusta. Unico ad opporsi strenuamente, alla Duma, contro tale abuso normativo, il Partito Comunista della Federazione Russa.
Il deputato comunista Denis Parfyonov ha così dichiarato, fra le altre cose: “Dopo essersi ritirato, il nostro Presidente diventerà praticamente invulnerabile a qualsiasi indagine”.
Tale legge è estesa anche all'ex Presidente Dmitry Medvedev, braccio destro di Putin, il quale è oggetto di diverse indagini anticorruzione, ma, proprio in virtù di tale normativa, sarà sollevato da ogni indegine e minaccia giudiziaria.
Vero è che, prima dell’entrata in vigore della legge sull'immunità occorreranno altri due passaggi, ovvero l’approvazione del Consiglio Federale e la firma del Presidente Putin, ma questi appaiono ormai solamente atti formali.
Intanto il partito nazionalbolscevico “L'Altra Russia di Eduard Limonov”, al quale non è mai stato consentito presentarsi alle elezioni, denuncia – sul suo sito web - altri due progetti di legge, per inasprire, in questo caso, le regole per lo svolgimento delle manifestazioni pubbliche.
Fra questi il pretesto delle normative anti-Covid e i nuovi rischi alla sicurezza, oltre che l'obbligo da parte dei manifestanti di dichiarare la provenienza dei fondi raccolti per organizzare la manifestazione.
Considerando che, spesso, molte manifestazioni sono a costo zero o avvengono con pochi spiccioli per manifesti o megafoni sgangherati, gli esponenti dell'Altra Russia, denunciano che per molti manifestanti spontanei sarebbe impossibile dimostrare la provenienza di tale danaro o, comunque, sarebbe loro impossibile dichiarare che la manifestazione avviene a costo zero. Oltre a ciò, sarebbe vietato a ONG o donatori stranieri o anomini di finanziare manifestazioni antigovernative e anche a russi di età inferiore a 16 anni (e diversi degli attivisti di Altra Russia sono spesso minorenni, secondo la legge russa vigente).
Già recentemente, attivisti de “L'Altra Russia di Eduard Limonov”, sono stati arrestati e successivamente rilasciati, solo in quanto distribuivano, in solitaria e con tanto di mascherina anti-Covid, ovvero nel pieno rispetto delle normative di sicurezza, il loro giornale politico “Mobilitazione Totale”. Agli attivisti rilasciati sono comunque stati sequestrati bandiera del partito e giornali. Senza alcuna formale motivazione.
Luca Bagatin
mercoledì 18 novembre 2020
"Ispirazione Erotica". Poesia di Luca Bagatin
Eleganza
Forza
Fierezza
E' questo il senso
Dell'erotismo
Che mi trasmettono
Il tuo volto
E il tuo corpo
Quando li osservo
E mi sono d'ispirazione
Artistica.
Un senso
Di vertigine
Che forse
E' amore.
Difficile
Comprendere talvolta
Quando un'emozione
Arriva inaspettata
E colpisce
All'improvviso
Il cuore dell'uomo
Solitario e schivo.
Ma pronto a schiudersi
Di fronte all'illuminazione mistica
Che l'essenza di una Donna,
Come te,
Può trasmettere.
Capelli,
Che vorrei accarezzare
E magre spalle
Che vorrei cingere
Stringere
Baciare.
Eleganza
Forza
Fierezza
E' questo il senso
Di Tutto.
Luca Bagatin
Riflessione contro il diritto d'autore. Per la libera diffusione delle idee e dell'arte
martedì 17 novembre 2020
Sessant'anni di embargo contro Cuba. Articolo di Luca Bagatin
Sessant'anni di embargo contro Cuba sono pesantissimi da sopportare. Un'ideologica violazione del diritto internazionale che pesa ancora sull'Isola caraibica. Una violazione introdotta dal governo USA di Eisenawer, fatta di misure punitive negli scambi commerciali, volta a costringere il popolo dell'Isola a rinunciare al socialismo, che l'ha resa indipendente, sovrana e emancipata.
Un embargo mai tolto, nemmeno in tempi di pandemia. Nemmeno quando il governo cubano inviò medici in tutto il mondo, a combattere il Covid 19, persino nella nostra Italia, oltre che in Francia.
Nonostante questo, Cuba, resiste. Ha persino brevettato un suo vaccino anti-Coronavirus, il “Soberana 01”.
E ha recentemente incassato una vittoria all'ONU, essendo stata eletta al Consiglio dei Diritti Umani, quale responsabile della promozione e protezione dei diritti umani nel mondo.
Cuba è stata infatti eletta con 170 voti, pari all'88% dei membri dell'ONU.
Il Ministro degli Esteri Bruno Rodriguez Parrilla, in merito, ha recentemente dichiarato entusiasta su Twitter: “Nonostante la campagna diffamatoria, i risultati di Cuba non possono essere trascurati”.
Cuba è stata dunque eletta per la quinta volta quale membro di tale consiglio intergovernativo.
Il Ministro degli Esteri ha altresì osservato come Cuba sia “fermamente impegnata a costruire una società sempre più giusta. Con il suo benessere umano e la sua giustizia sociale, il nostro Paese ha ottenuto il voto segreto, diretto e individuale di 170 membri dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, grazie anche al rispetto e l'ammirazione dell'opera umanista della Rivoluzione Cubana, principale garanzia per il godimento e la tutela dei diritti dell'uomo sull'Isola”.
Il Ministro Parrilla ha altresì condannato l'embargo e riaffermato l'autodeterminazione e l'opera di resistenza del popolo cubano “di fronte ai gravi ostacoli e minacce causati dalla politica unilaterale di ostilità e aggressione, nonché dal blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti, che costituisce una flagrante, massiccia e sistematica violazione dei diritti umani e il principale ostacolo al raggiungimento di obiettivi più elevati in questo settore”.
E ha concluso affermando che “Cuba entra nel Consiglio dei diritti umani in modo costruttivo, con la sua esperienza di Paese in via di sviluppo che sostiene il dialogo e la cooperazione, contrariamente agli approcci punitivi e alla selettività, a favore della promozione e della protezione di tutti i diritti umani per tutti”.
Di Cuba, della Rivoluzione e dei suoi successi parla, in modo completo e approfondito, anche il saggio della studiosa Maddalena Celano, “Le donne cubane, l'altra metà della Rivoluzione”, edito da Libeccio. Un saggio che, soffermandosi particolarmente sull'opera di emancipazione dell'universo femminile dell'Isola, tratteggia le conquiste e le lotte di questa piccola grande democrazia dei Caraibi.
Luca Bagatin
sabato 14 novembre 2020
"Selvaggia Natura di Donna". Poesia di Luca Bagatin
La tua essenza femminile
Sensuale
E
Allo stesso tempo
Dolcemente enigmatica
Mi fa innamorare
Nel Cuore,
Nello Spirito.
Osservandoti
Con i tuoi lunghi
Rossi
Capelli selvaggi,
Come è selvaggia
La tua natura
Di donna
Libera e sbarazzina
Ma allo stesso tempo
Ancorata a valori antichi.
Natura selvaggia
Che sconvolge il mio essere
E lo riporta
In un'epoca ancestrale.
Osservandoti
E ammirando
Il tuo sorriso
Mentre ti rifletti
Nello specchio.
Lo specchio sono io.
Il riflesso sei tu.
E viceversa.
I nostri sguardi,
Un solo sguardo.
Le nostre parole,
Una sola parola.
Il nostro Spirito,
Un solo Sprito.
Il nostro Cuore.
Batte.
In questo sabato
Pomeriggio
Sospeso nel tempo.
Oltre lo spazio.
Luca Bagatin
Amore, Eros e Rivoluzione secondo Aleksandra Kollontaj
Un mio articolo sul nazionalbolscevismo (e riflessioni socialiste) pubblicato dal sito fiammingo Zannekinbond
Alcuni giorni fa, in Russia, sono stati celebrati i 103 anni della Rivoluzione bolscevica d'Ottobre.
Come più volte scritto, il nazionalbolscevismo russo fu e rimane molto legato a tale ricorrenza e, per l'occasione, il sito fiammingo Zannekinbond ha pubblicato un mio lungo articolo sulla storia del nazionalbolscevismo: da Ernst Niekisch a Eduard Limonov, passando per il repubblicano mazziniano, antifascista e nazionalcomunista Mario Bergamo.
Di seguito vorrei riportarne il link, assieme al link al medesimo sito, relativo ad alcune mie riflessioni a carattere sociale e socialista:
Molto probabilmente l'anno prossimo, forse in occasione del passaggio oltre la materia dello scrittore e leader nazionalbolscevico Eduard Limonov (17 marzo), uscirà un mio saggio in merito, edito da una importante casa editrice.
Un modo per conoscere meglio la controcultura nazionalbolscevica russa e l'attività dissidente del partito di sinistra patriottica "L'Altra Russia di Eduard Limonov".
Luca Bagatin
L'UE proroga le sanzioni al Venezuela. Il governo socialista: "Sanzioni danneggiano la popolazione". Articolo di Luca Bagatin
L'Unione Europea ha prorogato di un anno le sanzioni contro il Venezuela, attraverso un embargo al commercio di armi e il divieto di ingresso in UE a circa 30 funzionari governativi venezuelani.
Ciò in accordo con quanto deciso dagli Stati Uniti d'America, i quali, come l'UE, riconoscono quale Presidente del Venezuela l'ex deputato Juan Guaidò, autoproclamatosi a tale carica, ma mai eletto, anche in quanto non si è mai stato candidato alle elezioni presidenziali del Paese. Guaidò è peraltro decaduto anche dalla carica di parlamentare.
Juan Guaidò, nell'aprile 2019, incitò i militari alla rivolta contro il governo socialista presieduto da Nicolas Maduro e istigò, assieme all'ex leader dell'opposizione – Leopoldo Lopez – alle violenze di piazza.
Ogni tentativo di golpe da parte di Guaidò, ad ogni modo, è sempre stato respinto, anche con il sostegno della maggioranza delle popolazione venezuelana.
Il Venezuela ha più volte denunciato che le sanzioni contro il Paese costituiscono un attacco contro la popolazione, in quanto limitano la capacità delle autorità di ottenere - attraverso il commercio internazionale - il reddito essenziale ai cittadini.
Tali sanzioni, inoltre, come più volte fatto presente dal governo venezuelano, violano il diritto internazionale, in quanto minano i principi fondamentali delle relazioni fra Paesi sovrani e minano il rispetto all'autodeterminazione degli Stati.
Il Presidente Maduro, in proposito, all'inaugurazione della Fiera Internazionale del libro del Venezuela, ha dichiarato: “L'Unione europea è rimasta attaccata a Donald Trump e in modo crudele e senza successo continua la sua politica di sanzioni. È rimasta dietro a Trump con il suo ruolo vergognoso, scandaloso e triste attraverso il quale sta danneggiando il popolo venezuelano” e, ha aggiunto: “Ma il Venezuela vincerà e non possono né potranno batterci attraverso le sanzioni o le minacce. Né Donald Trump né mille Trump europei potranno fare qualcosa contro di noi”, ha così concluso.
Il 6 dicembre prossimo i cittadini venezuelani saranno chiamati ad eleggere 277 deputati al Parlamento. Circa 14.400 candidati provenienti da 107 forze politiche si stanno candidando a tali elezioni legislative.
Luca Bagatin
lunedì 9 novembre 2020
Covid 19: l'unica via d'uscita è il Socialismo. Riflessione breve
Se il lockdown è necessario si faccia e per il tempo che serve.
Risolvere il problema dell'economia con il lockdown?
Semplice. Nazionalizzare tutto.
Nessuna impresa privata.
Tutto pubblico.
Servizi pubblici gratuiti: acqua, gas, luce, telecomunicazioni.
Sanità efficiente.
Economia pianificata.
Come nei Paesi autenticamente socialisti.
Solo la pianificazione può fare funzionare le cose, soprattutto in tempi di emergenza.
Folle chi pensa ancora che il capitalismo possa essere praticabile.
Folle chi protesta a vanvera senza pretendere questo.
Luca Bagatin
Vedi anche: http://amoreeliberta.blogspot.com/2020/10/covid-19-uscire-dal-modello.html
http://amoreeliberta.blogspot.com/2020/10/coronavirus-la-chiave-della-vittoria-si.html
http://amoreeliberta.blogspot.com/2020/11/come-e-stato-contrastato-il-covid-19-in.html
sabato 7 novembre 2020
Bolivia. Si riparte dalle misure sociali, nonostante la violenza di piazza dell'estrema destra liberale. Articolo di Luca Bagatin
Eletto il 18 ottobre scorso con il 55% dei voti, al primo turno, il nuovo Presidente della Bolivia, il socialista Luis Arce, ha subito annunciato le misure economiche che intenderà adottare già a inizio del suo mandato.
Egli ha infatti annunciato che intende introdurre un “buono contro la fame” di 1000 boliviani (circa 150 dollari). Oltre a ciò ha proposto un disegno di legge che prevede la riduzione dell'IVA per i pagamenti con carte di credito, che passerà dal 13% all'8% e il recupero dell'IVA per le persone con redditi bassi.
Altre misure saranno inoltre adottate al fine di rivalutare il peso boliviano.
Nell'ambito della politica estera, la Bolivia, rinsalderà i suoi rapporti con altri importanti Paesi socialisti limitrofi, ovvero Cuba e il Venezuela.
Presidente del Senato boliviano è stato poi eletto il Senatore Andrónico Rodríguez, del Movimento per il Socialismo (MAS), ovvero il partito di governo. Andrónico Rodríguez, 32 anni, è un giovane sindacalista cocalero ed è considerato uno dei rappresentanti dell'ala più rivoluzionaria del MAS.
Una cattiva notizia, ad ogni modo, ha offuscato nei giorni scorsi la vittoria socialista alle presidenziali e il ritorno del Paese alla democrazia. Sebastian Michel, portavoce del MAS, ha infatti denunciato, giovedì scorso, un tentativo di attentato contro il Presidente Arce attraverso un attacco dinamitardo nel corso di una riunione presso la sede del partito a La Paz.
Fortinatamente
non vi sono stati feriti.
L'attacco è avvenuto il giorno in cui
gruppi di estrema destra, sostenitori del passato regime liberale,
hanno scioperato a Santa Cruz, contestando il risultato elettorale
del 18 ottobre scorso.
Nei giorni precedenti, peraltro, si erano registrati altri episodi di violenza e attacchi contro organizzazioni sindacali e sociali, sostenitrici dei socialisti.
Il 28 ottobre, a seguito di tali violenze, morì peraltro il Segretario della Federazione Sindacale dei Lavoratori Minerari della Bolivia, Orlando Gutierrez, attivo sostenitore del Movimento per il Socialismo e del Presidente Arce.
“Il
governo di Luis Arce non consentirà nessun gruppo armato irregolare
in Bolivia, né l'uso di armi”, ha
dichiarato il portevoce del MAS ai media boliviani.
Luca
Bagatin
103 anni di Rivoluzione d'Ottobre. Una Rivoluzione sociale, socialista e nazionalbolscevica
Per non dimenticare la Rivoluzione d'Ottobre, allorquando a Pietrogrado i bolscevichi, al comando di Vladimir Lenin, il 7 novembre 1917 (25 ottobre secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia), fecero irruzione nel Palazzo d'Inverno, ponendo fine al dominio dell'oligarchia zarista. E ponendo le basi per la costituzione della Repubblica Socialista Sovietica.
Tale anniversario è stato oggi così ricordato in Russia, da parte dei nazionalbolscevichi de "L'Altra Russia di Eduard Limonov" e altre forze di sinistra patriottica, davanti ai monumenti di Lenin sparsi nel Paese.
Il nazionalbolscevismo è il fondamento delle rivoluzioni russe e
proletarie del 1905 e del 1917.
Opposte alla rivoluzione francese
del 1789, tali rivoluzioni hanno edificato un nuovo sistema sociale,
sovvertendo l'economia, annientando la borghesia e adattando il nuovo
sistema alla mentalità russa.
Così fu ad esempio nella Prima e nella Seconda guerra mondiale, fra le nazioni europee.
In realtà non liberali né capitaliste, invece, il nazionalismo è semplicemente il riconoscimento dell'identità e unità nazionale di un popolo.
Così furono nazionalisti, per loro stessa ammissione, Fidel Castro e Ho Chi Min.
Il nazionalismo di sinistra (in Eurasia definito nazionalbolscevismo), come può essere quello della rivoluzione cubana, non è altro che un internazionalismo che difende la propria identità e quella altrui, unita all'affermazione della giustizia sociale.
"Nell’Himalaya, sappiamo ciò che tu stai compiendo. Hai abolito la chiesa, che è diventata una fucina di menzogne e di superstizione. Hai distrutto la borghesia che diventata agente di pregiudizi. Hai distrutto le scuole che erano diventate delle carceri. Hai condannato l’ipocrisia della famiglia. Hai eliminato l’esercito, che guida degli schiavi. Hai schiacciato i guadagni degli avidi speculatori. Hai chiuso le case di tolleranza. Tu hai liberato il paese dal potere del denaro. Hai riconosciuto che la religione è l’insegnamento della materia universale. Hai riconosciuto l’irrilevanza della proprietà privata. Hai previsto l’evoluzione della comunità. Hai posto l’accento sull’importanza della conoscenza. Ti sei prostrato davanti alla bellezza. Hai riservato tutto il potere del Cosmo per i bambini. Hai aperto le finestre dei palazzi. Hai visto l’urgenza di costruire case per il Bene Comune. Hai fermato la rivolta in India, perché era prematura, ma abbiamo riconosciuto la tempestività del tuo intervento, e vi mandiamo tutto il nostro aiuto, affermando l’Unità dell’Asia"
QUANDO C'È LO STATO NON C'È LA LIBERTÀ.
CI SARÀ LIBERTÀ QUANDO SCOMPARIRÀ LO STATO (LENIN)
"Soltanto nella società comunista, quando la resistenza dei capitalisti è definitivamente spezzata, quando i capitalisti sono scomparsi e non esistono piú classi (non v'è cioè piú distinzione fra i membri della società secondo i loro rapporti coi mezzi sociali di produzione), soltanto allora «lo Stato cessa di esistere e diventa possibile parlare di libertà». Soltanto allora diventa possibile e si attua una democrazia realmente completa, realmente senza alcuna eccezione. Soltanto allora la democrazia comincia a estinguersi, per la semplice ragione che, liberati dalla schiavitù capitalistica, dagli innumerevoli orrori, barbarie, assurdità, ignominie dello sfruttamento capitalistico, gli uomini si abituano a poco a poco a osservare le regole elementari della convivenza sociale, da tutti conosciute da secoli, ripetute da millenni in tutti i comandamenti, a osservarle senza violenza, senza costrizione, senza quello speciale apparato di costrizione che si chiama Stato.
L'espressione: «lo Stato si estingue» è molto felice in quanto esprime al tempo stesso la gradualità del processo e la sua spontaneità. Soltanto l'abitudine può esercitare, ed eserciterà certamente, una tale azione, poiché noi osserviamo attorno a noi milioni di volte con quale facilità gli uomini si abituano a osservare le regole per loro indispensabili della convivenza sociale, quando non vi è sfruttamento e quando nulla provoca l'indignazione, la protesta, la rivolta e rende necessaria la repressione.
La società capitalistica non ci offre dunque che una democrazia tronca, miserabile, falsificata, una democrazia per i soli ricchi, per la sola minoranza. La dittatura del proletariato, periodo di transizione verso il comunismo, istituirà per la prima volta una democrazia per il popolo, per la maggioranza, accanto alla repressione necessaria della minoranza, degli sfruttatori. Solo il comunismo è in grado di dare una democrazia realmente completa: e quanto piú sarà completa, tanto piú presto diventerà superflua e si estinguerà da sé."
(Vladimir Lenin, da "Stato e Rivoluzione")
domenica 1 novembre 2020
Come è stato contrastato il Covid 19 in Cina. Intervista di Luca Bagatin allo studioso Marco Bagozzi
In tutto il mondo i contagi da Covid 19 aumentano. Particolarmente preoccupanti i dati negli USA e in Europa.
A Cuba, da qualche giorno, si sta sperimentando un secondo vaccino, il “Soberana 2”, mentre il Venezuela ha sperimentato una molecola utile alla lotta al Covid 19.
Il mondo socialista sta, dunque, dando grandi prove di sé, nella lotta al Coronavirus più temuto.
Nell'altro grande Paese socialista, ovvero nella Repubblica Popolare Cinese, nella quale tutto è nato, i contagi sembrano da tempo essersi arrestati e la vita pubblica e sociale riprende - gradatamente – la sua normalità.
Ciò è stato confermato, recentemente, anche da Business Insider, autorevole sito web economico, che ha spiegato il percorso portato avanti dalla Cina per raggiungere questi risultati. Dal tracciamento efficace, gratuito e intelligente, alle chiusure e ai distanziamenti rigorosi, favoriti anche dall'uso intelligente della tecnologia e dall'efficienza dell'apparato pubblico.
Di questo ne parla anche il recentissimo saggio curato dallo studioso triestino Marco Bagozzi, “Contrasto al Covid: la risposta cinese”, edito da Anteo.
Il saggio da te curato è un istant book, potremmo dire, che approfondisce la gestione della pandemia in Cina e come la Cina abbia aiutato e stia aiutando la comunità internazionale ad uscirne. Ci sono molti che ritengono che la Cina abbia, in un primo tempo, nascosto i dati relativi all'epodemia da Covid 19 sul proprio suolo nazionale e che oggi i risultati che hanno ottenuto e stanno ottenendo siano falsati. Cosa rispondi in merito ?
Innanzitutto mi piacerebbe ringraziare tutti i collaboratori che in piena estate si sono sobbarcati un lavoro impegnativo per portare a termine il libro in tempi rapidissimi. Ovviamente nei ringraziamenti va aggiunto l’editore Stefano Bonilauri, che mi ha proposto il volume e ci ha fortemente creduto. Il libro ha anche avuto l’apprezzamento dell’Ambasciatore cinese in Italia Li Junhua, che ci ha scritto la prefazione e ospita l’intervento di una ricercatrice dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali, Jiang Fengfei.
Per tornare alla tua domanda, spetterebbe all’accusa produrre prove e non soltanto “ipotesi”. Contro la Cina si sta muovendo la solita canea mediatica a reti unificate, che proprio in questi giorni, davanti all’evidente fallimento del sistema euro-atlantico di prevenzione e contenimento della pandemia, ha ripreso a gran forza lo “scarica barile” nei confronti della Repubblica Popolare, accusata di aver risolto in breve tempo, con grande efficacia il grosso del problema. Tutti i dati e soprattutto la cronologia, mettendo a confronto le curve epidemiche, tornano e sono pienamente coerenti con la versione di Pechino. Inoltre il fatto che da più parti siano emersi studi scientifici che fanno risalire le prime “polmoniti sospette” già ad ottobre in Paesi come Italia e Francia, dovrebbe - stante le logiche di cui sopra - accusare anche tali Paesi di “aver occultato lo scoppio della pandemia”.
Sul complottismo anticinese, alimentato direttamente o indirettamente dalla rete Qanon, legata a Steve Bannon (ad esempio fa parte della rete la virologa Lin Meng-Yan, che nell’ulitmo periodo presenta a reti unificate e senza contraddittorio i suoi studi, debolissimi dal punto di vista scientifico, sul virus prodotto in laboratorio), c’è nel libro un capitolo scritto da Clara Statello.
C'è chi sostiene che i lockdown in Cina abbiano funzionato in quanto sia un Paese “autoritario” e “dittatoriale”. Per contro, il Vicepresidente del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa e deputato russo, Yuri Afonin, nel marzo scorso, che ha affermato di visitare spesso la Repubblica Popolare Cinese, ha parlato di successo dei lockdown e dell'assistenza sociale, tutto favorito da un sistema di autogoverno di base. A partire dai condomini e dai quartieri. In merito cosa puoi dirci ?
Innanzitutto va detto che il lockdown di Wuhan e dello Hubei non era fine a se stesso, ma era parte di un piano pandemico che si è dimostrato efficace: isolare immediatamente il grande focolaio preparando in anticipo il passo successivo, attraverso le celebri “tre T”: tracciare, testare, trattare. Per capirci, in Italia è stato fatto il primo passo, cancellando tutto quanto bisognava fare successivamente. Bisognava dare l’impressione che il peggio fosse ormai passato, perché a settembre le elezioni regionali erano un appuntamento troppo importante, per governo e opposizione.
Personalmente su questo sposo in toto le dieci criticità mosse da un gruppo di dieci scienziati al governo - tra i quali il microbiologo Andrea Crisanti, ormai diventato oggetto di una campagna mediatica vergognosa - pubblicato dal “think thank 150”.
Il piano pandemico cinese ha dato ottimi risultati perché inserito in un sistema che dall’alto (il Partito e il Governo) è stato calato a livello gerarchico alle provincie e alle municipalità ed è stato fatto proprio anche dai cittadini: non bisogna dimenticare che il controllo sociale, che non è la delazione, è un punto focale dell’efficacia dell’intero sistema.
Come hanno reagito le comunità cinesi nel resto del mondo ?
Le comunità cinesi nel mondo fanno parte di questo sistema. Nel libro riportiamo una testimonianza di come si è comportata la comunità cinese della mia città, Trieste. Praticamente la quasi totalità della comunità cinese, oltre ad avvisare, inutilmente, amici e conoscenti italiani del pericolo che stavamo correndo, si è auto-isolata, chiudendo attività e sospendendo momenti di incontro sociale. I bambini sono stati anche ritirati momentaneamente dalle scuole, sia per tutelarli da un crescente razzismo “anticinese” che stava montando in quei giorni, sia perché i loro genitori erano rimasti scottati dalla crisi della SARS del 2004, che ha segnato un’intera generazione di cinesi e che spinse il Governo cinese a reinvestire massicciamente sulla sanità pubblica.
Le modalità di contrasto al Covid, in Cina, a tuo parere, sarebbero esportabili in Europa ?
Una delle obiezioni che si possono muovere a coloro che sostengono che la Cina stia mentendo sui numeri è di andare a dare un’occhiata a cosa è avvenuto in tutto l’Estremo Oriente, zona nella quale, nonostante sistemi politici diversissimi, non solo la Cina è riuscita a contenere la seconda ondata epidemica. Nelle due Coree, in Giappone, a Singapore, ad Hong Kong, a Taiwan, in Mongolia o per arrivare nel Sudest, in Vietnam, la situazione è totalmente sotto controllo.
Segno che lungimiranza, rispetto delle autorità, metodo scientifico, tracciamento massiccio attraverso i big data e soprattutto efficacia, efficienza e risposta rapida in un quadrante strategico di fondamentale importanza come la salute pubblica sono elementi che dalle nostre parti sono finiti nel dimenticatoio.
In Cina il principio del bene comune è tenuto in grande considerazione, non per coercizione: le azioni delle comunità cinesi all’estero lo confermano. Da quelle parti non esistono no-vax, no-mask o gente che contesta il Governo con argomentazioni pseudoscientifiche.
Qual è, secondo i tuoi studi, lo stato dell'arte dell'economia e della politica cinese ?
Nella risposta precedente parlavo del ruolo strategico della salute pubblica nel sistema cinese. Elemento che è ancora più presente se consideriamo che la Cina sarà una delle poche economie in crescita in questo 2020. Nel libro il capitolo riguardante la crescita economica è stato trattato nel capitolo scritto da Giulio Chinappi, in cui viene sottolineato come il successo della Cina sia un successo del suo sistema socialista. Il controllo sui grandi conglomerati economici, la proprietà pubblica dei settori strategici, il ruolo della pianificazione economica, la presenza del Partito Comunista in tutto il territorio cinese, la capacità di reindirizzare i consumi nella produzione interna.
Tu hai dato alle stampe, sempre per Anteo, oltre a questo saggio, anche “Il socialismo nelle steppe. Storia della Repubblica Popolare di Mongolia”. Mongolia che, peraltro, ha sempre avuto ottimi rapporti con la Cina, anche quando, dal 1992, smise di essere uno Stato socialista. Cosa puoi dirci, in sostanza, del socialismo mongolo e come questo ha influenzato la geopolitica dell'Asia ?
La Repubblica Popolare Mongola è stato il secondo stato socialista a consolidarsi dopo l’Unione Sovietica. Proprio grazie all’aiuto dei vicini sovietici la Mongolia ha avuto un enorme sviluppo economico e socioculturale, facendo uscire l’intera popolazione dal sottosviluppo e, sostanzialmente, dal “medioevo” in cui viveva fino al 1921. Un “lungo medioevo”, come lo chiamo nel libro, dominato da una casta di nobili e clero buddhista, che teneva il resto della popolazione nell’isolamento e nell’ignoranza.
Il Governo socialista ribaltò queste istituzioni e garantì la crescita economica, l’istruzione di massa, la crescita socioculturale, in particolare dal secondo dopoguerra quando la Mongolia poteva contare su un numero di paesi amici che garantivano conoscente tecniche e scientifiche, oltre che una mutualità nel commercio e negli scambi internazionali.
Gli anni ‘60 e ‘70, in particolare, non furono anni facili nel rapporto con i cinesi, anzi. La Mongolia seguì i sovietici durante gli anni dello scisma con Pechino e non mancarono di attaccare la dirigenza maoista con grande veemenza. I rapporti sono stati riallacciati solo nella seconda metà degli Anni ‘80, ma tutt’ora sono presenti. La Mongolia ha saputo mantenere, nonostante la svolta liberaldemocratica, molte delle direttive geopolitiche e sociali del periodo socialista e, non per caso, una delle due forze politiche che si dividono il potere, è l’erede diretto del Partito Rivoluzionario del Popolo Mongolo, che guidò il Paese durante il periodo della Repubblica Popolare. E nell’ala socialdemocratica non manca di rivendicare il passato con orgoglio.
Luca Bagatin