martedì 27 giugno 2023

"Alla fine "Temptation Island" l'ho visto anch'io". Racconto (radio-televisivo) di Luca Bagatin

Alla fine "Temptation Island" l'ho visto anch'io.

Da molto tempo voglio guardare solo cose totalmente leggere e trash televisivo.
Non ho assolutamente voglia di cose pesanti.
Lo faccio come esperimento sociale. Per osservare e approfondire il comportamento delle persone. Sono uno scrittore e questo fa parte del mio mestiere. Che è come quello dello psicologo.

Nella fattispecie mi interessa capire il comportamento delle coppie di oggi e mi interessa anche osservare come vengono costruiti e scritti certi programmi televisivi. Perché la televisione mi ha sempre affascinato e l'ho sempre studiata.
In quattro ore di trasmissione ho preso così tanti appunti che potrei scriverne un paio di articoli, ma non lo farò.
Però potrei scriverne un racconto che comincia così:
"Alla fine "Temptation Island" l'ho visto anch'io.
Da molto tempo voglio guardare solo cose totalmente leggere e trash televisivo".
Il racconto è infatti quello che segue.

Sono più che altro pensieri sparsi. Una sorta di cosciente flusso d'incoscienza che mi fa pensare che:

a) un uomo che perde il suo tempo ad allenare i bicipiti e totalmente privo di pancia non sia affatto naturale. Tanto più se non sa parlare in italiano, ma farfuglia frasi da mercato del pesce, con rispetto per il mercato e soprattutto per il pesce;

b) penso la stessa cosa di una donna che perde il suo tempo ad apparire, anziché risultare il più naturale possibile, esteticamente dico e magari che cercasse di curare un po' di più la sua interiorità;

c) che la stragrande maggioranza delle coppie non è fatta per stare assieme e non lo è per almeno un motivo valido: non puoi mettere in gabbia l'amore. Non puoi possedere nessuno. Noi non possediamo nemmeno noi stessi. Figuriamoci un'altra persona, a noi estranea o che, anche se ci conviviamo da 11 anni, finirà, presto o tardi, per esserci estranea;

d) che le coppie del programma hanno nemmeno 30 anni (la maggior parte è attorno ai 25 anni), mentre io di anni ne ho 44 e – fisicamente e nel modo di vestire - sembro pressappoco loro coetaneo (questo me lo dicono sempre tutti e molti di venticinque anni sono convinti che io sia loro coetaneo, mentre potrei essere loro padre). Sarà che me ne sono sempre fregato del fisico. Che ho mangiato grassi saturi, insaturi e idrogenati fino a un'ora fa. Che fumo e bevo birra radler al limone. Che ho scelto di non farmi stressare da nessuna donna, ma amo tutte le donne, più o meno indistintamente perché sì, cazzo, ogni donna – almeno una volta nella vita – merita di essere amata. Così come ogni uomo. Forse (tranne mio padre e qualche altro stronzo più o meno come lui, voglio dire);

e) che una sola delle sette (mi pare siano sette) coppie del programma, nell'edizione di quest'anno, può salvarsi e quindi tornare a vivere più o meno serenamente per i prossimi anni che le restano (finché l'amore sarà destinato – fisiologicamente – a svanire. O forse non era amore o forse era un calesse, come diceva Massimo Troisi. O forse è stato bello stare assieme, anche solo per un po' di anni).

f) che dovrei fare il consulente di coppia e per un periodo l'ho anche fatto e con un discreto successo. Perché tanto sai sempre come andrà a finire, dove andranno a parare. La gran parte delle persone – donne o uomini che siano – è prevedibile. E solitamente prevedo sempre dove andranno a parare;

g) il punto G è sempre un punto difficile da trovare e da eviscerare, anche quando fai un elenco di punti. Mi fermo qui.

Luca Bagatin

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sabato 24 giugno 2023

Amore, Libertà, Pace, Luce. Poesia di Luca Bagatin


 L'Amore e la Libertà
Interiore e esteriore 
La Pace 
Interiore e esteriore
La Luce
Interiore e esteriore 
Sono gli elementi
Che servono all'umanità
Per liberarsi 
Dall'odio
Dalla violenza
Dalla malattia
Dall'irrazionalità
Dall'ego.
Quando trionferanno
Amore, Libertà, Pace, Luce
Trionferà la Divinità
In ogni essere umano.
E tutti gli esseri
E la Natura che li/ci circonda
Saranno Una sola cosa.

Luca Bagatin
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martedì 20 giugno 2023

Riflessioni socialiste di Luca Bagatin

 

Solo il socialismo - inteso nel suo senso originario, emancipatorio, anticapitalista e autogestionario, non la pantomima dei sedicenti "socialisti" europei, ovvero liberal-capitalisti mascherati -  salva i popoli dall'odio etnico, dal separatismo e dal nazionalismo.
Il liberal capitalismo, diversamente, soffia su odio etnico, separatismo e nazionalismo per poter dominare i popoli, sfruttare e imporre la volontà dei ricchi imprenditori senza scrupoli. 
Investire in sanità pubblica, istruzione, ricerca scientifica, liberare il lavoro dal salario e porlo al servizio della comunità, costruire una società di persone rette e responsabili prima di tutto verso sé stesse e gli altri. Questo è socialismo.

(Luca Bagatin)

Ho da sempre osservato le infinite contrapposizioni e reciproche scomuniche fra istituzione/organizzazioni che sostanzialmente la pensano allo stesso modo.

Sono cose che ho visto - anche con i miei occhi - in ambito esoterico, massonico, politico (anche nell'ambito dei vari movimenti socialisti nel mondo).

Tutto ciò non ha fatto che rafforzare la mia convinzione che nessuna istituzione/organizzazione può nè potrà MAI incidere politicamente o socialmente.

Anzi.

Sarebbe bene, anzi, che un'organizzazione che anche solo pensa di poter incidere in ambito politico o sociale, si sciogliesse all'istante.

L'unica funzione di istituzioni/organizzazioni/partiti può essere unicamente formativa, ovvero istruire le persone su Storia, cultura politica e formazione socio-politica.

Non altro.

E questo sarebbe molto, perché ciò che manca alle persone è proprio tale formazione.

E la formazione -  storica, politica, scientifica, spirituale/morale - è alla base della comprensione delle cose e della propria e dell'altrui emancipazione, ovvero della propria e altrui libertà dal bisogno.

(Luca Bagatin)

mercoledì 14 giugno 2023

Ernesto Che Guevara: nato il 14 giugno 1928

 

"Lasciatemi dire, anche a costo di sembrare ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d'amore"

(Ernesto Che Guevara)

"L'unico eroe di cui il mondo ha mai avuto bisogno si chiama Giuseppe Garibaldi"

(Ernesto Che Guevara)

lunedì 12 giugno 2023

A FRANCESCO NUTI. Poesia di Luca Bagatin

 A FRANCESCO NUTI

Poesia di Luca Bagatin

Poeta del cinema

E della canzone.

Uomo sensibile

Appassionato

Innamorato.

Sempre.

Toscano verace

Anima semplice.

Con i tuoi film

Con le tue canzoni

Hai spesso toccato

Almeno il mio cuore.

In te mi sono spesso rispecchiato.

Nel tuo entusiasmo,

Nel tuo amore per l'universo femminile,

Ma anche nella tua tristezza.

Perché entusiasmo, amore per le donne e tristezza

Sono quell'essenza

Che ti e ci rende vivi.

Ti ricorderò per sempre.

E ancora oggi, i tuoi film e le tue canzoni,

Li riguardo e le riascolto ancora.

Ciao Francesco.

Luca Bagatin

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MI PIACI. Poesia di Luca Bagatin

MI PIACI

Poesia di Luca Bagatin

Musa nella foto: Vasilisa Semiletova

Mi piaci

Con i tuoi lunghi capelli rossi

Che accarezzerei dolcemente.

Mi piaci

Con i tuoi occhi chiari e profondi

Nei quali, ogni volta, riesco sempre a perdermi.

Mi piaci

Con le tue labbra leggermente increspate

Che bacerei profondamente.

Mi piaci

Con le tue ansie, le tue paure che calmerei

Con il mio respiro.

Mi piaci

Con la tua capacità di creare, con le tue mani

Oggetti bellissimi.

Mi piaci

Strega che hai rapito il mio cuore.

Luca Bagatin

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Silvio Berlusconi ci mancherà. Articolo di Luca Bagatin

Silvio Berlusconi ci mancherà.

E dovrebbe mancare anche a quegli sciocchi che lo hanno denigrato per tutti questi anni.

Perché si renderanno conto anche loro – presto o tardi - che, tutto sommato, è stato il politico meno peggiore degli ultimi trent'anni.

Difronte ai Prodi, D'Alema, Letta, Renzi, Gentiloni, Monti, Conte, Draghi e Meloni, è stato un gigante.

Un gigante che ha saputo prospettare e lavorare per un mondo multipolare, fatto di stabilità e pace.

Ottenendo accordi economici vantaggiosi per l'Italia e stringendo amicizie con tutti, con il sorriso, senza le sciocche contrapposizioni della classe dirigente occidentale odierna.

Una classe dirigente – da Biden a Scholz, dalla Von Der Layen alla Meloni, passando per Macron - inetta e incapace, che fomenta divisioni e guerre e conseguenti crisi economiche.

Berlusconi seppe dialogare con leader socialisti e democratici quali Chavez e Gheddafi e riuscì a mettere pace fra Putin e Bush.

Fu amico leale del leader socialista Bettino Craxi, che finirà poi perseguitato dai Poteri forti e dalla grancassa mediatico-giudiziaria.

Come ho ricordato in un mio articolo dell'aprile scorso (https://amoreeliberta.blogspot.com/2023/04/silvio-berlusconi-leader-alternativo.html), nel 1994 mise i bastoni fra le ruote a quella pseudo-sinistra catto e post-comunista radical-chic, che, dalle ceneri del vero e unico centro-sinistra che l’Italia abbia mai avuto (guidato da socialisti, democristiani, repubblicani, liberali e socialdemocratici), aveva pensato di vincere a man bassa.

Berlusconi, strutturando sì il suo partito in modo verticistico, ma allo stesso tempo cercando di unire e recuperare i consensi di socialisti, democristiani, repubblicani, liberali e socialdemocratici – abbattuti dal golpe mediatico-giudiziario che Bettino Craxi battezzò “Falsa rivoluzione” e i media “Tangentopoli”, si accingeva ad evitare che il Paese cadesse nelle mani di quei poteri forti che Bettino Craxi aveva sempre tentato di arginare.

E sì, Berlusconi lo fece sdoganando partiti impresentabili come il MSI e la Lega Nord, che pur avevano cavalcato l’onda anti-democratica contro il Pentapartito.

Sdoganò la destra più per calcolo e vantaggio politico che per altro. Ma cercò sempre di tenerla a bada.

Il suo scopo fu quello di lanciare una battaglia anti-burocratica e anti-statalista, ma allo stesso tempo aumentò le pensioni minime, abolì l’ICI sulla prima casa e la tassa di successione, introdusse bonus per i ceti meno abbienti, attuando così misure in favore della terza età e dei ceti medio-bassi.

Proposte, peraltro, quella sulle pensioni e sull’abolizione dell’ICI, promosse già da Rifondazione Comunista guidata da Bertinotti e Cossutta, verso la quale e verso i quali Berlusconi nutrì sempre rispetto e talvolta sintonia.

Si dirò che Berlusconi era anticomunista, ma il suo “anticomunismo” suonava più come slogan ed era rivolto direttamente al PDS-DS (poi PD), che aveva contribuito alla fine politica di Bettino Craxi. Un PDS-DS che in politica estera finì per appiattirsi all’atlantismo più estremo e che in politica interna promuoveva un’Unione Europea oligarchica, fatta di privatizzazioni e liberalizzazioni e rigorismo economico.

In un'intervista ricordo che egli arrivò a definirsi “liberale di sinistra” e, oltre a candidare nelle fila di Forza Italia il filosofo marxista - già partigiano antifascista del Partito d'Azone – Lucio Colletti, dialogò con i nuovi socialisti di Gianni De Michelis, una delle menti più brillanti del Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi.

Benché, vista la sua età e condizioni di salute, negli ultimi anni fosse più lontano dalla politica più attiva, non lesinò critiche alla Meloni e al suo partito, spesso incoerenti e inesperti, in particolare in politica estera, dichiarando – nel febbraio 2023: “Io a parlare con Zelensky se fossi stato il Presidente del Consiglio non ci sarei mai andato perché come sapete stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili: bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto, quindi giudico, molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”.

A Berlusconi in molti devono tutto della loro carriera, in particolare nella coalizione di centrodestra, che senza di lui da tempo è fatta di incoerenza, inesperienza e inconsistenza, capace di ottenere voti solo perché il PD, i Cinque Stelle e il duo Renzi&Calenda, sono persino peggiori.

Berlusconi, ad ogni modo, come scrissi già in quel mio articolo di aprile, non ha gettato le basi per una successione politica, ma, vista la qualità del personale politico degli ultimi decenni…la scelta di una successione era e rimane pressoché impossibile.

E' stato l'ultimo politico di razza della sua generazione e, anche se non la pensavamo totalmente come lui, gli abbiamo voluto bene e ci mancherà.

Luca Bagatin

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sabato 10 giugno 2023

Cagliostro: un enigma (svelato) da quasi trecento anni. Articolo di Luca Bagatin

Sono passati esattamente 280 anni dalla nascita del conte di origini portoghesi Alessandro Cagliostro che, a torto, viene volutamente confuso con l'imbroglione palermitano Giuseppe Balsamo.

Quindici anni fa scrissi diversi articoli su Cagliostro, frutto delle mie ricerche in particolare sui testi di Marc Haven (pseudonimo di Emmanuel Lalande), Pier Carpi e altri.

Una decina di anni fa, inserii gran parte delle mie ricerche e i miei articoli nel mio primo saggio, “Universo Massonico” (Bastogi Editrice Italiana) e, in occasione dei 280 anni dalla morte di questo enigmatico quanto affascinante personaggio, vorrei qui ripercorrerne le gesta, ripubblicando ampi stralci di quei miei articoli.

Esponente della Tradizione esoterica e della Gnosi, il conte Alessandro Cagliostro, coniò il trinomio Fratellanza, Uguaglianza, Libertà, poi mutuato dalle Logge Massoniche d'Europa e finanche dalla Rivoluzione Francese, con la quale non ebbe purtuttavia nulla a che spartire. Salvo prevedere l'ineluttabilità dei fatti storici che seguiranno.

Pier Carpi, studioso di esoterismo, regista, romanziere e fumettista italiano, ne realizzò un bellissimo film – tratto dal suo approfondito saggio “Cagliostro il Taumaturgo” (rieditato dalle Edizioni Mediterranee, nel '97, con il titolo “Cagliostro il Maestro sconosciuto”- uscito nelle sale nel 1974.

La sceneggiatura del film fu peraltro scritta in collaborazione con Enrica Bonaccorti e Daniele Pettinari e Cagliostro fu interpretato dal bravissimo attore jugoslavo Bekim Fehmiu.

Come spiegò Pier Carpi, ma anche il martinista Marc Haven – nell'800 – il sosia di Cagliostro, Giuseppe Balsamo, palermitano e di umilissime origini, fu un pretesto dei nemici del Nostro per incastrarlo e farlo passare per ciarlatano, imbroglione, imbonitore. E lo stesso Balsamo rimase egli stesso vittima peraltro giungendo ad autoconvincersi di possedere poteri taumaturgici!

E di nemici, fra i potenti del Secolo dei Lumi, Cagliostro ne ebbe molti.

La Chiesa in primis, che mal sopportava la nascita e diffusione della Massoneria, specialmente di quella gnostica ed egizia fondata dal Cagliostro stesso con la Loggia La Saggezza Trionfante” all'Oriente di Lione, ed il suo rifarsi al templarismo di Jaques de Molay ed al Rosacrocianesimo delle origini di Christian Rosenkreutz. Dottrine tutte ritenute in contrasto con il dogma cattolico.

Si pensi, per contro, che Cagliostro fu amico e confidente di Papa Clemente XIII, successivamente assassinato per aver sciolto l'Ordine dei Gesuiti.

Fra i nemici del Nostro abbiamo poi la Regina Maria Antonietta di Francia, alla quale aveva predetto la triste fine se non avesse posto rimedio alle sofferenze del popolo francese e così tutti i nobili europei che temevano la grande popolarità di cui godeva Cagliostro fra gli umili ed i semplici, che curava grazie alle sue mistiche facoltà.

Da non dimenticare la graziosissima figura di Serafina (che i nemici di Cagliostro faranno passare per la sgualdrina Lorenza Feliciani, moglie di Giuseppe Balsamo), sua fedelissima compagna, il cui incontro, Pier Carpi, descrive in un capitolo ricchissimo di suggestioni e dall'emblematico titolo La Via Iniziatica”.

Un capitolo nel quale è presente l'Iniziazione di Cagliostro agli Antichi Misteri della Tradizione per mezzo del mistico Althotas, suo Maestro Spirituale, che lo introdurrà nell'universo dell'Alchimia e della Teurgia: spiegandogli il significato simbolico della Tradizione Egizia, Rosacrociana e Templare.

La sua Serafina è, invece, Iniziata Gran Sacerdotessa, come indica questo bellissimo passo del capitolo che vorrei riportare: La giovane era come quel giorno nella grotta delle rocce rosse, teneva in mano un calice fumante di verde, presiedeva i lavori sacerdotali del Tempio. Le sue parole erano incomprensibili, mentre il verde fumoso del suo calice saliva verso la statua incarnata di Iside.

[….] Serafina depose il calice, avvolgendosi nel verde a spirale.

- A me il pugnale allora, perché non dovranno avermi ed il segreto del Tempio dovrà perire con me - .

Il volto della Sfinge si rischiarava, il sole dentro di esso ora aveva meno luce, era meno rosso, e la scena che Cagliostro sentiva di vivere si svolgeva nel volto freddo e impenetrabile della Sfinge.

Serafina prese il pugnale che la sacerdotessa gli porse, senza un grido lo portò al petto, dove lo affondò dolcemente. Serafina crollò a terra e la scena disparve. Cagliostro chiuse gli occhi. Era tranquillo, perché sapeva che l'avrebbe ancora incontrata.

Chi muore nel segreto del Tempio, con nel cuore il segreto del Tempio, vive.

E così, terminata l'onirica iniziazione, i due si rincontreranno nel mondo fisico allorquando Cagliostro scorgerà, a Roma, ad un funerale, un carro trainante una bara. Nella bara vi era proprio Serafina, che riconobbe come la compagna iniziata con lui nel Tempio e la risvegliò con un bacio sugli occhi. La fece uscire dalla bara e da allora rimasero alchemicamente uniti sino alla morte.

Pochi altri testi trattano con cognizione di causa e documenti alla mano la realtà storica ed esoterica del conte Alessandro Cagliostro.

Penso al volume del già citato martinista ottocentesco Marc Haven , amico di Papus, che scrisse “Cagliostro il Maestro sconosciuto – Studio storico e critico sull'Alta Magia”) ed al ben più recente Il mistero di Cagliostro ed il sistema egiziano” (Bastogi Editrice) di Carlo Gentile, già Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d'Italia e che ricoprì anche importanti incarichi nell'Ordine Martinista.

Molto interessante fu anche l'approfondita analisi curata sul numero 1 del 2009 della rivista ufficiale del GOI, Hiram”, dall'allora Gran Segretario Giuseppe Abramo.

Nel suo articolo Cagliostro” (la cui bibliografia si rifà in toto ai volumi precedentemente citati, più altri testi minori), Abramo, oltre a confutare la tesi Balsamo uguale a Cagliostro, ne analizza la dottrina ed il credo, riassumendo la dotta analisi che ne fece il massone Arturo Righini nella rivista di Studi Iniziatici Ignis” nel 1925.

Fra le farsi più significative pronunciate da Cagliostro, la seguente: “Non sono di alcun epoca, né di alcun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza, e se immergendomi nel mio pensiero risalgo il corso delle età, se distendo il mio spirito verso un modo di esistenza lontano da quello che voi percepite, divengo colui che desidero. Partecipando coscientemente all'essere assoluto, regolo la mia azione secondo l'ambiente che mi circonda. Il mio nome è quello della mia funzione, perché sono libero; il mio paese è quello in cui fìsso momentaneamente i passi.
Datatevi, se lo volete, da ieri, rialzandovi con l'aiuto degli anni vissuti da antenati che vi furono estranei; o da domani, per l'orgoglio illusorio di una grandezza che non sarà mai la vostra”.

Anche gli studiosi contemporanei Philippa Faulks e Robert L. D. Cooper si occuparono di Cagliostro, dando alle stampe “Cagliostro il Mago Massone”, edito in Italia dalle Edizioni Mediterranee ormai diversi anni fa.

I due studiosi sostengono che Cagliostro, molto probabilmente, nacque nel 1748 e non nel 1743, in Portogallo e che fu allevato nella città di Medina nella casa del mufti Salahaym dal tutore Althotas.

Sarà proprio Althotas a condurlo in innumerevoli viaggi: da La Mecca, nel 1760, passando per l'Egitto, l'Asia e l'Africa, sino a Malta, ove Althotas morirà.
A Malta, Cagliostro sarà iniziato all'Ordine dei Cavalieri di Malta dal cavaliere Luigi D'Aquino e con lui intraprenderà altri viaggi, da Napoli sino a Roma. Qui, il Nostro, incontrerà e si innamorerà di Serafina Feliciani, figlia di un noto commerciante romano, che diverrà presto sua moglie.
Giunto a Londra, Cagliostro, sarà iniziato alla Massoneria nella Loggia Esperience di Rito di Stretta Osservanza Templare. Correva l'anno 1776.
Cagliostro, invero, proprio grazie agli insegnamenti di Althotas ed a quelli appresi nel corso dei suoi viaggi - specie in Estremo Oriente - conosceva già i segreti della Teurgia e della Gnosi e si dice fosse in grado di trasmutare i metalli in oro e di curare gli ammalati.
La sua fama, dunque, crebbe ben presto in Inghilterra, ma ciò fu in realtà l'inizio delle sue sventure. Qui, a causa dell'invidia nel suoi confronti, si fece molti nemici che gli causarono false accuse di frode e lo condussero, assieme alla moglie, nelle prigioni di Sua Maestà Britannica.
Nel 1777, i Cagliostro, partirono dunque alla volta di Bruxelles anche grazie all'aiuto dei suoi Fratelli massoni. Successivamente si recarono in Olanda ed anche qui, Cagliostro, non smise di stupire il pubblico con i suoi prodigi e guarigioni. Purtuttavia le sue idee innovative sulla Massoneria - come ad esempio l'iniziazione femminile - gli procurarono altre inimicizie.
Cagliostro mise dunque appunto l'idea di creare una Massoneria di Rito Egizio, con, per le Logge femminili, Gran Maestra sua moglie Serafina. L'idea di Cagliostro, ad ogni modo, era ben più profonda ed attingeva agli Antichi Misteri ed alla teurgia. Il suo scopo ultimo si sostanziava nella riunificazione delle Logge in un'unica Massoneria, che attingesse ai Sacri Misteri dell'Antico Egitto.
I Cagliostro, nel frattempo, giungeranno in Polonia, Prussia e Russia. Saranno accolti con tutti gli onori sia dai massoni che da tutte le Corti europee.
Purtroppo, però, a causa del potere dei suoi numerosi nemici, finirà ben presto in disgrazia. L'ingenuità di Cagliostro, infatti, era pari alla sua erudizione nel campo delle scienze occulte.
Nel 1785, sarà infatti coinvolto ingiustamente nel cosiddetto "Scandalo della collana di Diamanti" ai danni della Regina di Francia Maria Antonietta. Scandalo orchestrato ad arte dalla contessa de La Motte che, ad ogni modo, come predetto dallo stesso Cagliostro, sarà scoperta e condannata ad essere esposta nuda e frustata di fronte alla Conciergerie.
Cagliostro, ad ogni modo, ritenuto complice della de La Motte, anche grazie al già allora nascente giornalismo diffamatorio (si veda il "Courier de l'Europe" dell'epoca, di cui, grazie alle gratuite diffamazioni, diverrà direttore un certo Thevenau de Morande, già precedentemente "amico" di Cagliostro), sarà esiliato dalla Francia e riparerà a Roma.
La Roma papalina di allora, oltre ad essere profondamente arretrata culturalmente ed economicamente, aveva messo al bando i massoni e la Massoneria.
L'ingenuità di Cagliostro gli giocò, dunque, nuovamente, un brutto scherzo. L'Inquisizione cattolica, infatti, lo arresterà, imprigionerà e torturerà con una sola accusa: quella di essere massone.
Il conte Alessandro Cagliostro, infatti, fu condannato unicamente in quanto appartenente alla nobile confraternita della Massoneria. Il suo fu, dunque, il primo atto di massonofobia assieme a quello che colpì il poeta Tommaso Crudeli, altro celebre martire massone.
Questa, in sintesi, la prima parte del libro di Philippa Faulks e Robert Cooper.
La seconda parte inizierà con un'interessantissima documentazione relativa alle origini ed alla storia della Massoneria.
La Massoneria, nata ufficialmente nel 1717 in Inghiliterra, in realtà, ha origini più antiche. Gli autori del volume la fanno risalire almeno al XVI secolo, in Scozia, allorquando William Schaw, Maestro d'Opera alla corte di Re Giacomo VI, decise di istruire i muratori di corte.
I muratori, dediti alla costruzione di cattedrali, erano ad ogni modo completamente analfabeti e digiuni di filosofia e speculazioni di qualsiasi tipo. Schaw decise di istruirli ad un particolare rituale di sua invenzione, gettando così le basi della cosiddetta Massoneria Operativa. Un rituale esclusivo, non scritto ma solamente orale, che conteneva anche insegnamenti filosofici, alchemici, gnostici, esoterici.
Le prime regole furono dettate nella Loggia dei muratori di Edimburgo nel 1598 e diffuse a tutte le Logge di Scozia. Il rituale doveva essere imparato esclusivamente a memoria e per mezzo della cosiddetta "Arte della Memoria", diffusissima durante il Rinascimento. Ovvero quella particolare pratica avente origine nell'Antica Grecia, che permetteva agli eruditi di imparare interi volumi a memoria immaginandosi un grande edificio fatto di molte stanze e corridoi. Ad ogni stanza, da immaginarsi il più particolareggiata possibile, corrispondeva un periodo del volume da ripetere a memoria.
Tecnica che, verosimilmente, Schaw insegnò ai suoi muratori ignoranti ed analfabeti.
Sarà poi nel XVIII secolo che si passerà dalla Massoneria Operativa a quella Speculativa, con l'iniziazione in Massoneria di non muratori, bensì di appartenenti all'aristocrazia, al clero ed alla borghesia. E così, via via, dalla Gran Bretagna, essa si diffonderà in Francia ed in tutta Europa, incontrando subito l'avversione della Chiesa cattolica, la quale non poteva sopportare che potesse esistere un'associazione a lei concorrente in campo spirituale, in particolare un'associazione senza dogmi ed unicamente fondata sulla filosofia e le speculazioni umane.
La terza parte di "Cagliostro il Mago Massone" è ampiamente dedicata alla Massoneria elaborata da Cagliostro, ovvero quella di Rito Egizio, dotata di profondissimi insegnamenti spirituali. Per la prima volta, peraltro, viene riportato interamente il rituale originale scritto da Cagliostro: composto da Statuti e Regolamenti, Preparazione della Loggia e Catechismi e conservato attualmente in originale presso il Museo della Gran Loggia di Scozia.
Infile, gli autori, dedicheranno un intero capitolo di commento al rituale stesso, ricco di simbolismo e significato.

Una storia certamente affascinante quella del conte Alessandro Cagliostro che, assieme al conte di Saint-Germain e ai fondatori del Martinismo Martinez de Pasqually e Louis Claude de Saint-Martin, dimostrarono come il Secolo dei Lumi non fosse unicamente intriso di materialismo, bensì, accanto a questo, vi fosse una rinnovata apertura verso quegli Antichi Misteri poi approfonditi – nel secolo successivo – in particolare dalla Teosofia di Madame Blavatsky.

Luca Bagatin

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giovedì 8 giugno 2023

Riflessioni sulla democrazia e l'autogoverno by Luca Bagatin

Non ho mai amato le tifoserie e infatti non tifo per nessuna squadra.

Mi interessa il pragmatismo, la logica, il ragionamento.

E sostengo qualsiasi idea abbia un fondamento pragmatico, logico e ragionato.

Non mi piace l'ipocrisia né la disonestà intellettuale, che sono le principali nemiche di pragmatismo, logica e ragionamento e spesso sono, come le tifoserie, sempre cattivissime consigliere.

(Luca Bagatin)

Democrazia, per me, è permettere a tutti di autogovernarsi.

Non è dittatura della maggioranza, né mediazione da parte dei politici (che impongono la loro volontà).

Anche perché le maggioranze finiscono per seguire i capi popolo e "dove spira meglio il vento".

Sono solitamente le minoranze, che subiscono sempre le dittature (o delle maggioranze o dei politici) ad essere più intelligenti.

Con l'autogoverno si permetterebbe, dunque, a maggioranze e minoranze, ovvero a ogni singolo cittadino, di decidere per sé.

Che è infondo quel principio democratico sancito nell'Antica Grecia.

(Luca Bagatin)

Quando qualcuno compie un gesto criminale, efferato e aberrante si tende a dire: "Che animale!".

Ma è un'affermazione sbagliata.

Gli animali agiscono per istinto.

Solo gli esseri umani agiscono con crudeltà.

Quindi bisognerebbe dire: "Che umano!".

(Luca Bagatin)

La storia che "la verità ci renderà liberi" mi sembra tanto una frase fatta.

Ormai sappiamo tutto, a livello di informazione o controinformazione.

Ringraziamo certamente Julian Assange – che dovrebbe essere liberato e non certo incarcerato - e non solamente lui.

Ma il punto è che, anche se sappiamo la verità, non stiamo facendo niente per cambiare il corso degli eventi.

Perché?

Perché siamo bombardati da informazione, da notizie, da un mucchio roba che ci riempie la testa, ma non abbiamo mai fatto lo sforzo di approfondire, di formarci, di soffermarci a cambiare noi stessi.

Perché pensiamo sia difficile o inutile o, comunque, ci sembra che questo non porterà alcuna "visibilità" all'esterno.

Tutti vogliono apparire, fare parte di organizzazioni, fondare partiti o gruppi di vario genere. Tutti vogliono scrivere e continuare a alimentare la confusione che c'è nel mondo.

Nessuno capirà mai che, per cambiare qualcosa, occorre soffermarsi e fare l'opposto di ciò che si sta facendo.

(Luca Bagatin) 

Il nemico principale del buono, del vero e del bello, ovvero dell'arte e della libertà e democrazia autentiche, è il potere.

Il problema è che il potere è ciò a cui maggiormente ambiscono la gran parte degli esseri umani.

Senza questa spasmodica e incessante (quanto vana e inutile) ricerca del potere, si accorgerebbero di essere ciò che sono.

Per la maggior parte delle nullità perdute nell'ego e nell'ignoranza.

(Luca Bagatin)

venerdì 2 giugno 2023

Sessant'anni fa moriva Mario Bergamo, antifascista repubblicano. Articolo di Luca Bagatin

Sono passati sessant'anni da quel 24 maggio 1963, giorno della scomparsa di Mario Bergamo, antifascista della prima ora, repubblicano mazziniano, garibaldino e dannunziano dimenticato persino da quel Partito Repubblicano Italiano al quale si iscrisse giovanissimo.

Mario Bergamo nacque a Montebelluna, nel trevigiano, l'8 febbraio 1892 e, nel 1912, a Bologna - ove si laureerà i legge due anni dopo - fonderà l'Alleanza Universitaria Repubblicana.

Ardente interventista, partecipò volontario alla Prima Guerra Mondiale, come molti suoi compagni di partito.

Nel Partito Repubblicano Italiano fu capostipite della corrente denominata “Repubblica Sociale”, la quale mirava a recuperare l'ideale autogestionario e cooperativista di Giuseppe Mazzini.

Fervido sostenitore, anche negli organi di stampa, dell'impresa di Fiume di Gabriele D'Annunzio e Alceste De Ambris, oltre che del cooperativismo, nel 1919, fonderà, assieme all'allora repubblicano Pietro Nenni ed al fratello Guido e al socialista Arpinati, il Fascio di combattimento di Bologna, abbandonandolo poco dopo nel momento in cui le idee squadriste e violente di Mussolini presero il sopravvento. Egli stesso ricevette le percosse dei fascisti e il suo studio fu più volte devastato.

Fu eletto, nel 1924, nelle file del Partito Repubblicano Italiano e, dalle colonne de “La Voce Repubblicana”, organo ufficiale del PRI, divenne uno dei più acerrimi oppositori al fascismo mussoliniano e propose la costituzione di un partito repubblicano-socialista, in grado di raccogliere le migliori forze antifasciste.

Nel 1926, accusato dell'attentato contro Mussolini, fu costretto a fuggire, assieme al socialista Pietro Nenni, prima a Lugano e successivamente a Parigi, contribuendo alla costituzione della Concentrazione antifascista, ponendo ad ogni modo come primo obiettivo l'abolizione della monarchia e la nascita della Repubblica.

Nel 1928 propugnò l'idea di costituire un'Internazionale Repubblicana e, in quell'anno, elaborò – unificando ideali repubblicani, anarchici, socialisti e comunisti - la sua teoria sul Nazionalcomunismo, che molti punti aveva in comune non solo con la Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864, ma anche con l'esperienza d'annunziana di Fiume e con il Nazionalbolscevismo promosso dall'ex socialdemocratico tedesco Ernst Niekisch e Karl Otto Paetel, i primi a combattere – in Germania – il nascente nazismo hitleriano e a subirne le persecuzioni.

Il Nazionalcomunismo, termine ideato dallo stesso Bergamo, non era altro che un recupero del repubblicanesimo mazziniano e garibaldino originario e degli ideali della Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864, fuso con il nascente Bolscevismo sovietico e gli ideali patriottici. Una fusione, in sostanza, fra il nazionale e l'internazionale, che avrebbe dovuto portare alla nascita di una Repubblica Sociale, antifascista e antitotalitaria.

Non sappiamo ad ogni modo se Bergamo – che sempre si definì un “socialista mazziniano” - abbia avuto rapporti, anche epistolari, con Niekisch o avesse attinto alle sue pubblicazioni (al giornale Widerstand ad esempio), ad ogni modo, anche il Nazionalbolscevismo, negli stessi anni, voleva fondere gli ideali comunisti con quelli nazionali e patriottici, in opposizione al capitalismo, al liberalismo, all'antisemitismo dei regimi totalitari nazifascisti, proponendo un radicale rinnovamento sociale di stampo repubblicano.

Negli Anni '30, Mario Bergamo, editò la rivista “I nuovissimi annunci”, ove elaborò e diffuse le sue teorie socio-politiche e, nel 1935, a Parigi, diede alle stampe “Un italiano ribelle” (Un italien révolté), raccolta di epistole a personalità europee nelle quali egli condannava la politica coloniale fascista in Etiopia e l'ipocrisia della Società delle Nazioni.

Sul finire degli Anni '30 aderirà alla Lega dei combattenti per la pace e, allorquando i nazisti occuperanno la Francia, sarà attivo nell'aiuto ad ebrei e antifascisti.

Mussolini gli proporrà più volte di tornare in patria, ma Bergamo rifiuterà sempre, sdegnato. Così come rifiuterà di partecipare alla redazione della costituzione della Repubblica Sociale Italiana nel 1943, che non riconoscerà mai. Il suo rifiuto del fascismo e l'opposizione allo stesso furono sempre totali e intransigenti.

Mario Bergamo, peraltro, si rifiuterà di tornare in Italia anche alla fine della guerra, ritenendo che la nuova Repubblica non avesse imparato nulla dalle tristi vicende del fascismo e non rispecchiasse affatto l'idea di Repubblica popolare e socialista propugnata da Mazzini e Garibaldi.

Diverrà, successivamente, consigliere legale dell'editore socialista e garibaldino Cino Del Duca, il quale pubblicherà, nel 1965, postumo, il saggio “Nazionalcomunismo”, che raccoglierà gli ideali socialisti e repubblicani del Bergamo.

A Mario Bergamo è dedicato un capitolo dell'agile e ottimo saggio storico “Cento foglie d'Edera”, che l'amico Renato Traquandi, repubblicano di lunghissimo corso, ha pubblicato alcuni anni fa per Book Sprint Edizioni e che ripercorre la vita e le gesta degli esponenti illustri del PRI.

Traquandi, peraltro imparentato con il celebre antifascista di “Giustizia e Libertà” Nello Traquandi, combattente e compagno dei fratelli Carlo e Nello Rosselli e di Ernesto Rossi, ricorda come Mario Bergamo amasse molto la Francia e il suo popolo e come egli teorizzasse la costituzione di una repubblica franco-italiana, unita dal comune denominatore del laicismo integrale e da una visione profondamente sociale.

L'Ideale Nazionalcomunista e Nazionalbolscevico, può essere per molti versi contiguo e finanche aver ispirato il Peronismo argentino, il Sandinismo del Nicaragua, il Socialismo arabo, jugoslavo, panafricano e quello cubano. Un ideale repubblicano e laico, che mette al primo posto l'autogestione e l'autogoverno dei lavoratori e dei cittadini.

Decenni dopo la morte di Mario Bergamo e quella di Niekisch, in Russia – negli Anni '90 - lo scrittore Eduard Limonov, il chitarrista Egor Letov ed il filosofo Aleksandr Dugin fonderanno il Partito NazionalBolscevico, propugnatore del ritorno del socialismo in Russia e oppositore del totalitarismo liberal-capitalista di Eltsin e Putin. E, per queste ragioni, il partito sarà messo fuorilegge nel 2007 dalla Corte Suprema russa e successivamente rifondato, con la denominazione “Altra Russia”, guidato dal solo Limonov e ancor oggi perseguitato.

Mario Bergamo, benché dimenticato dai più, ci aiuta a mantenere viva la fiammella dell'ideale mazziniano e garibaldino originario, fatto di fratellanza universale senza distinzioni, superamento dei totalitarismi, visione sociale e alternativa al capitalismo, che tutto mette in vendita.

Tale visione tentò ad ogni modo di portarla avanti, in Italia, il fratello di Mario Bergamo, Guido (1893 – 1953), da dissidente del PRI, il quale riteneva la lotta di classe indispensabile per l'emancipazione delle classi lavoratrici.

Come ricorda lo storico Silvio Berardi negli Annali della Fondazione Ugo Spirito, nel gennaio 1948, infatti, Guido Bergamo costituì a Venezia, assieme a Rino Ronfini, il Partito Repubblicano Italiano Sociale (PRIS), fondando come organo giornalistico “La Riscossa”, di Treviso. Ed egli stesso si candidò, non a caso, nella coalizione del Fronte Democratico Popolare, che aveva per effige Giuseppe Garibaldi e, oltre a social-comunisti, raccoglieva anche repubblicani sociali.

Luca Bagatin

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