Personaggio certamente
contraddittorio, ma spesso calunniato e diffamato, persino nella sua
Francia, Luigi Napoleone Bonaparte (1808 – 1873), nipote di
Napoleone Bonaparte, fu personaggio chiave della modernizzazione e
dell'emancipazione della Francia nel XIX secolo, passando alla Storia
come Secondo Imperatore dei Francesi, con il nome di Napoleone III.
Ma chi era, in realtà,
Luigi Napoleone Bonaparte che, dopo i suoi falliti tentativi di colpo
di Stato per spodestare la monarchia orleanista, si presentò alle
prime elezioni presidenziali francesi del 1848 e riuscì a
stravincere con il 74% dei voti, sconfiggendo i vari candidati
moderati, socialisti, socialdemocratici, liberali e monarchici e -
nel 1852 - riuscì a farsi nominare Imperatore dei Francesi, dando
così vita al Secondo Impero?
Figlio di Ortensia de Beauharnais (1783 - 1837) e
del Re d'Olanda Luigi Bonaparte (1778 - 1846), fratello di Napoleone
Bonaparte (1769 - 1821), Luigi Napoleone, esiliato dalla Francia dal
1816 e educato da Filippo La Bas a ideali rivoluzionari e
democratici, aderì giovanissimo, con il fratello, alla Carboneria
italiana.
Non sappiamo dire se fu
affiliato alla Massoneria, come l'illustre zio, ma non è
improbabile, visto che la gran parte dei carbonari erano anche
iniziati alla Massoneria.
Quel che è certo è che,
nei primi anni della sua vita, fu fervente rivoluzionario, in
particolare in Italia, ove partecipò ai primi moti insurrezionalisti
- contro il regime pontificio e asburgico - e strinse amicizia con il
repubblicano mazziniano Francesco Arese, membro della “Giovine
Italia” e che gli rimase amico per tutta la vita, anche quando
divenne Imperatore.
Luigi Napoleone sviluppò,
negli anni, grazie alla sua formazione, alle sue amicizie e alle sue
letture, una coscienza socialista sansimoniana. Nella sua biblioteca,
infatti, era possibile trovare – fra le altre - opere di Thomas
More (1478 – 1535), Saint-Simon (1760 – 1825) e del socialista
britannico Robert Owen (1771 - 1858).
Certo, si trattava di un
socialismo pre-marxista, non ancora intriso di lotta di classe e di
contrapposizioni fra borghesi e proletari.
Un socialismo sviluppato
da pensatori della fine del XVIII secolo e dell'inizio del XIX, i
quali si interrogavano sulla questione operaia e, dunque, sullo
sfruttamento degli operai all'inizio della prima Rivoluzione
industriale.
Il socialismo di
Saint-Simon e di Owen, che farà proprio anche Luigi Napoleone,
partiva da concezioni filantropiche, umanitarie, associazionistiche e
comunitarie.
Il movimento delle forze
produttive, l'intervento della comunità rappresentata dallo Stato,
l'associazionismo-cooperativismo dei lavoratori-produttori, avrebbero
potuto – secondo tali pensatori - alleviare la povertà e generare
lo sviluppo della comunità stessa.
E' tale movimento che il
filosofo, editore e scrittore francese Pierre Leroux (1797 – 1871)
chiama, per la prima volta nella Storia, “socialismo”, coniando
un termine all'epoca ancora sconosciuto. E lo fa in un articolo del
1833, che diverrà molto popolare all'epoca, dal titolo “De
l'individualisme et du socialisme”.
Luigi Napoleone
Bonaparte, imprigionato nella fortezza di Ham, a seguito del secondo
colpo di Stato bonapartista contro Re Luigi Filippo d'Orleans il 6
agosto 1840 (il primo è del 30 ottobre 1836), decide dunque di dare
corpo alle sue aspirazioni e di spiegare al popolo francese
dell'epoca come già suo zio, Napoleone il Grande, fu un socialista
ante-litteram.
Nel 1839, in prigione,
scrive dunque un'opera molto importante, ovvero “Le idee
napoleoniche”, nella quale egli intende presentarsi quale erede
diretto dell'autorevole zio e, quindi, aspirante al trono francese.
La sua sembra dunque
essere una concezione imperiale-socialista-rivoluzionaria e
giustifica tale conceazione parlando, nel testo, delle riforme
attuate da Napoleone Bonaparte. Un Imperatore che – come spiega
Luigi Napoleone - ha difeso gli ideali democratici della Rivoluzione
Francese, ma riconciliando le classi popolari con quelle
aristocratiche, spogliando queste ultime di quell'assolutismo che
tanto le aveva rese invise al popolo.
La concezione
bonapartista, dunque, si pone quale trait-d'union fra classi popolari
e aristocrazia, contrapponendosi al liberalismo, che rappresenta la
borghesia e il nascente capitalismo industriale.
Napoleone III, non a
caso, se da una parte ha inviso la reazionaria monarchia
orleanlista-borbonica, ha parimenti inviso la visione degli Stati
Uniti d'America, che considera una società priva di un centro
politico e in balìa dei potentati economici.
Nel 1844, Luigi Napoleone
Bonaparte, pubblica “L'estinzione del pauperismo”, un testo che
viene considerato da autorevoli storici francesi, in particolare da
Jean Sagnes, che molto si è occupato dell'argomento, una piccola
Bibbia del socialismo luigi-napoleonico o bonapartista.
Jean Sagnes, storico
francese in particolare di movimenti socialisti e operai, ha scritto
in merito due saggi, purtroppo reperibili solo in francese e non
tradotti né pubblicati in Italia, ovvero: “Les racines du
socialisme de Louis-Napoleon Bonaparte” e “Napoleon III – Le
parcours d'un sainst-simonien”.
Nei saggi vengono
descritte le influenze di Luigi Napoleone, i suoi viaggi in Italia e
in Inghilterra, nella quale conoscerà per la prima volta le tristi
condizioni alle quali era sottoposta la classe operaia.
Pur non essendo un
filosofo, come lo saranno invece Marx ed Engels, egli sviluppa una
prima coscienza sociale e autogestionaria, vedendo nell'associazione
dei lavoratori e nell'organizzazione del lavoro, le prime basi per
l'emancipazione socale delle classi più povere e sfruttate.
Tali esperienze, assieme
alle sua amicizie con massoni, carbonari, sansimoniani, repubblicani
e montagnardi, rafforzeranno tale visione, che egli tenterà poi di
portare allorquando giungerà al vertice governo del della Francia, prima come
Presidente della Repubblica e, successivamente, come Imperatore.
Luigi Napoleone, come
spiega Sagnes, è molto popolare fra le classi operaie e popolari,
tanto che i voti al partito bonapartista sono raccolti in particolare
fra quei ceti, in quanto i bonapartisti sono veri e propri
sostenitori della trasformazione sociale del Paese. E, in tal senso,
riescono facilmente a raccogliere la maggioranza assoluta dei seggi
dell'Assemblea legislativa, lasciando le briciole ai monarchici
orleanisti e ai repubblicani.
Il programma bonapartista è, infatti, in gran parte
ispirato alle teorie socialise dell'epoca. In particolare
l'attuazione di grandi opere grazie all'azione diretta dello Stato.
Sotto i governi di Napoleone III viene, infatti,
introdotto il suffragio universale; abolito il lavoro la domenica e i
giorni festivi; vengono creati crediti per aiutare gli agricoltori;
create società di mutuo soccorso; introdotti gli ispettori del
lavoro; viene creato il pensionamento per i dipendenti pubblici;
vengono concesse onoreficenze a operai e donne; vengono istituiti
ospedali e asili per disabili; vengono rimboschite le brughiere della
Guascogna; viene attuata l'idea di associazione capitale/lavoro nel
feudo di Solferino di proprietà di Napoleone III; i sindacati
vengono autorizzati e viene introdotta una legge sulle società
cooperative; vengono introdotte le scuole primarie gratuite anche per
le ragazze.
Queste solo alcune delle riforme attuate dall'Impero
di Napoleone III dal 1852 al 1870, anno della sua caduta, a causa
della sconfitta nella guerra franco-prussiana della Francia.
E tutto ciò, come spiegato anche nei saggi di Jean
Sagnes, contribuì ad innalzare il tenore di vita della popolazione
francese.
Sagnes non tace gli aspetti più repressivi
dell'Impero di Napoleone III, ma sottolinea come tale repressione non
sia mai stata diretta contro la classe operaia, in quanto non è
considerata affatto pericolosa.
Napoleone III, dunque, cerca di unire nel suo
governo: giustizia sociale, autorità, armonia e sovranità
nazionale, attraverso una saggia amministrazione.
Marx sarà un acceso critico di Napoleone III e
della sua ascesa al potere, così come lo sarà anche del socialismo
sansimoniano e di Robert Owen, che classificherà come “utopista”.
Ad ogni modo, sarebbe ingeneroso non considerare
Luigi Napoleone Bonaparte, il Principe-Presidente-Imperatore, pur con
tutti i suoi limiti e contraddizioni (non ultima l'invasione e
deposizione della democratica Repubblica Romana, di ispirazione
mazzinana e garibaldina del 1849) come parte integrante della Storia del
socialismo e dell'emancipazione delle classi oppresse nella Francia
del XIX secolo.
Luca Bagatin
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