giovedì 30 agosto 2018

Pier Paolo Pasolini, profeta contro il capitalismo assoluto e la società dei consumi. Articolo di Luca Bagatin

Pier Paolo Pasolini fu un intellettuale marxista contro la modernità, i cui insegnamenti e le cui previsioni oggi, a distanza di ben 43 anni dalla sua morte violenta, sono più che mai attuali.
La sua denuncia dell'avvento del capitalismo assoluto; del consumismo; di una sinistra e di una classe intellettuale tanto progressista quanto liberal-capitalista, che si disinteressa degli sfruttati e difende piuttosto gli sfruttatori; della perdita della sacralità dei sentimenti in nome del "laicismo consumistico", sono oggi, drammaticamente, il pane quitidiano di una Italia e di una Europa senza più prospettive sociali, ovvero senza più prospettive socialiste.
Ecco che le parole del Pasolini che scriveva su "Le Vie Nuove" del 18 ottobre 1962, ci presentano la sua idea di recupero della tradizione, che è una tradizione marxista e rivoluzionaria, ma, in quanto tradizione, profondamente anti-moderna, e, come tale, critica nei confronti dei tradizionalisti e dei borghesi: "E' un'idea sbagliata - dovuta come sempre alla mistificazione giornalistica - quella che io sia un...'modernista'. Anche i miei più seri sperimentalismi non prescindono mai da un determinante amore per la grande tradizione italiana e europea. Bisogna strappare ai tradizionalisti il Monopolio della tradizione, non le pare ? Solo la rivoluzione può salvare la tradizione: solo i marxisti amano il passato: i borghesi non amano nulla, le loro affermazioni retoriche di amore per il passato sono semplicemente ciniche e sacrileghe: comunque, nel migliore dei casi, tale amore è decorativo, o 'monumentale', come diceva Schopenhauer, non certo storicistico, cioè reale e capace di nuova storia".
Ed ecco come Pasolini qui parli già del concetto di amore, che esplica ancor meglio nel numero de "Le Vie Nuove" del successivo 22 novembre 1962, ove peraltro spiega il connubio fra i concetti di "tradizione" e di "marxismo": "Tradizione e marxismo. Sì, insisto: solo il marxismo salva la tradizione. Oh, ma capiscimi bene ! Per tradizione intendo la grande tradizione: la storia degli stili. Per amare questa tradizione occorre un grande amore per la vita. La borghesia non ama la vita: la possiede. E ciò implica cinismo, volgarità, mancanza reale di rispetto per una tradizione intesa come tradizione di privilegio e come blasone. Il marxismo, nel fatto stesso di essere critico e rivoluzionario, implica amore per la vita, e, con questo, la revisione rigenerante, energica, amorosa della storia dell'uomo, del suo passato".
Pasolini è dunque un intellettuale marxista antimoderno dall'impostazione romantica e sentimentale e lo si comprenderà ancor meglio nel 1976, con le sue "Lettere luterane", scritte dalle colonne del "Corriere della Sera" e de "Il Mondo", ove egli critica il progresso, che considera un falso progresso; il conformismo; il consumismo e l'avvento della televisione. In particolare una frase contenuta nelle sue "Lettere" è, a parer mio, particolarmente significativa: "Nell'insegnamento che ti impartirò io ti sospingerò a tutte le sconsacrazioni possibili, alla mancanza di ogni rispetto per ogni sentimento istitutivo. Tuttavia il fondo del mio insegnamento consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in brutti e stupidi automi adoratori di feticci".

Il fulcro dell'insegnamento pasoliniano - anticlericale sì, ma non antispirituale - è dunque la ricerca del Sacro e del Sentimento, oltre la fredda ragione, oltre quel "laicismo consumistico" che ha trasformato gli esseri umani in adoratori della materia, del danaro, del consumo.
E se andiamo a rileggere il testo dell'intervento che Pier Paolo Pasolini avrebbe dovuto tenere al Congresso del Partito Radicale del 4 novembre 1975 (testo che fu letto postumo, in quanto Pasolini fu barbaramente ucciso due giorni prima), scorgiamo delle frasi di una profondità e lungimiranza politico-economica sbalorditiva. Oltre a fare l'elogio delle persone che Pasolini definisce "adorabili", ovvero quelle che non sanno di avere dei diritti, nel "Paragrafo Quinto" il Nostro - fra le altre cose - scrive: "I bisogni indotti dal vecchio capitalismo erano in fondo molto simili ai bisogni primari. I bisogni invece che il nuovo capitalismo può indurre sono totalmente e perfettamente inutili e artificiali. Ecco perché, attraverso essi, il nuovo capitalismo non si limiterebbe a cambiare storicamente un tipo d'uomo: ma l'umanità stessa. Va aggiunto che il consumismo può creare dei "rapporti sociali" immodificabili, sia creando, nel caso peggiore, al posto del vecchio clerico-fascismo un nuovo tecno-fascismo (che potrebbe comunque realizzarsi solo a patto di chiamarsi anti-fascismo); sia, com'è ormai più probabile, creando come contesto alla propria ideologia edonistica un contesto di falsa tolleranza e di falso laicismo: di falsa realizzazione, cioè, dei diritti civili. In ambedue i casi lo spazio per una reale alterità rivoluzionaria verrebbe ristretto all'utopia o al ricordo: riducendo quindi la funzione dei partiti marxisti ad una funzione socialdemocratica, sia pure, dal punto di vista storico, completamente nuova".
E qui, in queste poche righe, sembra di leggere la profezia di un Pasolini che sembra anticipare il mutamento in senso liberal-capitalista (o "socialdemocratico", come lo definisce Pasolini) dei partiti un tempo marxisti e socialisti europei: dagli eredi del PCI, oggi PD, finanche sino al PS francese e al PSOE spagnolo e non solo, ormai partiti in difesa del capitalismo assoluto e spesso più di destra della destra liberale (si pensi anche ai recenti elogi della sinistra al Senatore USA della destra guerrafondaia John McCain).
Ecco che al "Paragrafo Sesto" del discorso che non potè tenere, Pasolini, rivolgendosi a Pannella e Spadaccia, scrive: "Dunque, bisogna lottare per la conservazione di tutte le forme, alterne e subalterne di cultura".
E nel "Paragrafo Settimo", parlando dei diritti civili, dell'aborto e del divorzio, il Nostro, scrive fra l'altro: "(...) A proposito delle difesa generica dell'alterità, a proposito del divorzio, a proposito dell'aborto, avete ottenuto dei grandi successi. Ciò - e voi lo sapete benissmo - costituisce un grande pericolo. Per voi - e voi sapete benissimo come reagire - ma anche per tutto il paese che invece, specialmente ai livelli culturali che dovrebbero essere più alti, reagisce regolarmente male (...)".
E prosegue nel "Paragrafo Ottavo, con frasi di una attualità incredibili: "(...) Io vi prospetto - in un momento di giusta euforia delle sinistre - quello che per me è il maggiore e peggiore pericolo che attende specialmente noi intellettuali nel prossimo futuro. Una nuova "trahison del clercs": una nuova accettazione; una nuova adesione; un nuovo cedimento al fatto compiuto; un nuovo regime sia pure ancora soltanto come nuova cultura e nuova qualità di vita.
Vi richiamo a quanto dicevo alla fine del paragrafo quinto: il consumismo può rendere immodificabili i nuovi rapporti sociali espressi dal nuovo modo di produzione "creando come contesto alla propria ideologia edonistica un contesto di falsa tolleranza e di falso laicismo: di falsa realizzazione, cioè, dei diritti civili".
Ora, la massa degli intellettuali che ha mutuato da voi, attraverso una marxistizzazione pragmatica di estremisti, la lotta per i diritti civili rendendola così nel proprio codice progressista, o conformismo di sinistra, altro non fa che il gioco del potere: tanto più un intellettuale progressista è fanaticamente convinto della bontà del proprio contributo alla realizzazione dei diritti civili, tanto più, in sostanza, egli accetta la funzione socialdemocratica che il potere gli impone abrogando, attraverso la realizzazione falsificata e totalizzante dei diritti civili, ogni reale alterità. Dunque tale potere si accinge di fatto ad assumere gli intellettuali progressisti come propri chierici. Ed essi hanno già dato a tale invisibile potere una invisibile adesione intascando una invisibile tessera".
E' il Pasolini in dialogo con Pannella, ma anche critico nei confronti dei radicali che, se allora sembravano difendere i diritti di chi non sapeva di avere diritti, via via diventeranno partito del capitalismo assoluto, senza aver compreso o avendo del tutto dimenticato la lezione pasoliniana che poneva al centro la contrapposizione fra lo sfruttato e lo sfruttatore e, il Nostro, prenderà sempre le difese dello sfruttato e lo farà, forse fra i pochi intellettuali marxisti finanche del suo tempo - assieme al filosofo comunista francese Michel Clouscard - denunciando l'avvento di quel "nuovo fascismo" che nei fatti sarebbe stato il consumismo, l'edonismo, il materialismo borghese, il capitalismo assoluto.
In tal senso Pasolini nel 1963 disse: "Noi ci troviamo alle origini di quella che sarà probabilmente la più brutta epoca della storia dell'uomo: l'epoca dell'alienazione industriale. Lei ne è già una vittima, in quanto il suo giudizio non è libero proprio nell'atto in cui crede di meglio attuare la propria libertà; io sono un'altra vittima in quanto la mia libera espressione viene fatta passare per 'altra da quella che essa è'. Il mondo si incammina per una strada orribile: il neocapitalismo illuminato e socialdemocratico, in realtà più duro e feroce che mai.".
Le parole di Pier Paolo Pasolini - queste e molte altre - poeta, intellettuale anticonformista, regista, narratore e cantore delle periferie, degli sconciati, dei diseredati, della civiltà dell'innocenza e di quella contadina, sono ancora oggi le uniche che ci guidano, illiminandoci, nella fitta nebbia del finto progresso, della finta libertà, del Capitale.
Pier Paolo non è mai morto. Perché Pier Paolo parla ancora al nostro cuore.

Luca Bagatin

sabato 25 agosto 2018

"Un'unica Anima". Poesia di Luca Bagatin

Un'unica Anima
Poesia di Luca Bagatin
Modella: María José Peón Márquez


Il tuo sguardo mi seduce,
mia bellissima Musa.
I tuoi occhi
penetrano la mia Anima.
E la fanno vibrare
come corde
di un violino
che suona
la più dolce
melodia dell'Amore.
Le tue labbra
accarezzano la mia Anima.
Le parlano,
la seducono,
la rendono un tutt'uno
con le tue labbra medesime.
La tua Anima.
La mia Anima.
La nostra Anima.

Luca Bagatin

venerdì 24 agosto 2018

"C'eravamo anche noi", saggio di Renato Traquandi sulla presenza repubblicana mazziniana all'Assemblea Costituente dal 1946 al 1948. Articolo di Luca Bagatin

Con "C'eravamo anche noi" (Book Sprint Edizioni), agile saggio storico relativo alla presenza Repubblicana nell'Assemblea Costituente dal 1946 al 1948, l'amico Renato Traquandi, già repubblicano mazziniano e collaboratore di Randolfo Pacciardi nell'Unione Democratica Nuova Repubblica nella prima metà degli Anni '60, prosegue la raccolta dei suoi scritti e analisi sul movimento laico e repubblicano, avendo già all'attivo una biografia di Randolfo Pacciardi; un saggio sul repubblicanesimo mazziniano; un saggio che racconta le alterne vicende del nascente Stato unitario italiano e la Chiesa cattolica ed una biografia del repubblicano Mario Angeloni, combattente nella Guerra Civile Spagnola a fianco di Carlo Rosselli e Pacciardi.
In "C'eravamo anche noi", l'amico Traquandi ripercorre le vicende di quei repubblicani mazziniani nati fra la fine dell'800 e gli inizi del '900, che occuparono i banchi di quell'Assemblea Costituente che avrebbe dato vita alla Repubblica italiana.
Repubblicani ancora intrisi di quegli insegnamenti e di quelle passioni mazziniane e garibaldine, legate alla Giovine Italia del 1831 ed al primo Partito d'Azione del 1853, movimenti politici di combattenti fondati da Giuseppe Mazzini, primi veri e autentici partiti politici italiani i cui scopi erano l'Unità italiana, la Repubblica, l'unità fra il capitale ed il lavoro, la cooperazione e la fratellanza fra le genti. Insegnamenti e passioni che contribuiranno a dare vita - anche se per un breve periodo - alla Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864, assieme a socialisti, anarchici e marxisti e che nel 1895 daranno vita al Partito Repubblicano Italiano, partito ancor più rivoluzionario e operaio finanche del Partito Socialista Italiano, fondato qualche anno prima, nel 1892.
Quegli insegnamenti e passioni, che hanno rappresentato il miglior spirito operaio e rivoluzionario italiano, purtroppo, a parer mio, si perderanno qualche decennio dopo l'Assemblea Costituente, con l'ingiusta espulsione dal PRI di Randolfo Pacciardi, ultimo dei grandi leader mazziniani e con la trasformazione completa del PRI - prima considerato "piccolo partito di massa" finanche dal Segretario del PCI Palmiro Togliatti - in partitino liberale, borghese, filo statunitense e atlantista e subalterno alla Democrazia Cristiana, con i La Malfa e gli Spadolini, sino alla sua quasi definitiva scomparsa e marginalità.
In parte direi che da allora quell'eredità mazziniana e garibaldina sarà raccolta dal socialista Bettino Craxi, che tornerà a rinverdire la figura del Garibaldi rivoluzionario, anche attraverso il sostegno ai movimenti di liberazione nazionale in Cile, Palestina, Nicaragua sandinista; riprendendo in mano la battaglia presidenzialista di Pacciardi e culturalmente recuperando una figura rivoluzionaria dimenticata quale quella dell'anarchico Proudhon.
In "C'eravamo anche noi" Traquandi ripercorre l'epopea risorgimentale che portò all'Unità d'Italia e successivamente la storia del PRI dal 1895 sino all'avvento della Repubblica. Partito che, con i suoi esponenti, puntò al miglioramento delle condizioni di vita delle classi subalterne, operaie, degli agricoltori, degli artigiani, delle donne e dei minori. Partito che nulla aveva a che spartire con quelle classi borghesi e liberali, ancora spesso legate ad idee monarchiche o comunque moderate.
Nel saggio l'amico Traquandi ripercorre poi le vicende che portarono alla vittoria del referendum del 2 giugno 1946 che portò alla trasformazione dell'Italia da Monarchia a Repubblica e quelle relative alla nascita dell'Assemblea Costituente, nelle cui elezioni - tenutesi lo stesso giorno del Referendum - il PRI conquistò il 4,3% dei consensi, aggiudicandosi 23 deputati.
E non a caso metà del saggio di Traquandi è dedicato alle biografie di gran parte di questi deputati, di cui, per completezza e rispetto storico, ricordiamo qui i nomi: Leone Azzali, Luciano Magrini, Arnaldo Azzi, Tommaso Perassi, Ettore Santi, Cino Macrelli, Oddo Marinelli, Giovanni Magrassi, Bruno Bernabei, Ludovico Camangi, Aurelio Natoli Lamantea, Errico Martino, Silvio Paolucci, Giuseppe Salvatore Bellusci, Gaetano Sardiello, Girolamo Grisolia, Francesco De Vita, Ugo De Mercurio, Vincenzo Mazzei.
Un saggio prezioso, quello di Renato Traquandi, per non dimenticare la nostra Storia, le nostre origini storiche e culturali. Che sono democratiche e rivoluzionarie.

Luca Bagatin

Venezuela, mano dura contro la speculazione (articolo tratto da "L'Antidiplomatico" del 23 agosto 2018)

di Fabrizio Verde

L’entrata in vigore della lista con venticinque prodotti a prezzo concordato - sopratutto generi alimentari - affiancata a riconversione monetaria, nuovo bolivar sovrano agganciato alla criptomoneta Petro, aumento dell’IVA (con l’esonero di tutti i beni di consumo di massa) e della benzina ora praticamente gratuita, oltre alla tassazione sulle grandi transazioni finanziarie segna il completamento di questa prima fase di recupero economico per il Venezuela.
Il paese è finalmente passato al contrattacco dopo una lunga fase di resistenza agli assalti. Sia sul versante economico che su quello della violenza politica. I recenti attacchi con droni carichi di esplosivo, miranti a decimare la dirigenza boliviariana confermano che anche su questo versante la battaglia è ancora lunga.

Il presidente Maduro, da Miraflores, ha annunciato mano dura contro gli speculatori. «Va incarcerato chiunque speculi», ha dichiarato il massimo dirigente della Rivoluzione Bolivariana. Evidenziando, a titolo di esempio, come in un supermercato situato a Miranda i proprietari avessero «i frigoriferi vuoti, ma i magazzini pieni di carne di manzo; e adesso sono in arresto per aver aumentato in maniera speculativa i prezzi di oltre il 200%». Una severità necessaria oltre che richiesta da una popolazione stanca di subire soprusi quotidiani da parte di speculatori senza scrupoli.
«Questo è il mio programma di ripresa economica, redatto con molta saggezza e strategia, ho grande fiducia sul nostro avanzamento, stiamo attaccando la speculazione e vinceremo», ha affermato un Maduro evidentemente fiducioso che le nuove possano portare il Venezuela fuori dalla secche in cui la sua economia è rimasta incagliata.

Contro la speculazione scendono in campo 68 pubblici ministeri

Il procuratore generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Tarek William Saab, ha informato che ben 68 pubblici ministeri sono già stati sguinzagliati nel paese al fine di rilevare e punire eventuali comportamenti speculativi da parte dei commercianti.
I pubblici ministeri, spiega Saab, avranno il compito di «individuare chi cerca di violare, alterare e compromettere le misure implementate a favore del popolo», ha dichiarato alla tv Venezolana de Televisión (VTV) secondo quanto riportato dall’agenzia AVN.

giovedì 16 agosto 2018

Il risveglio dell'opposizione Socialista in Russia (e non solo) contro l'oligarchia liberal-capitalista. Articolo di Luca Bagatin

La Russia è, geopoliticamente, Paese da sempre molto interessante e dalla lunga Storia e tradizione.
Curiosamente da qualche decennio sembra uno dei Paesi più bistrattati dall'Occidente, nemmeno fossimo ancora in piena Guerra Fredda e ciò con tanto di assurde sanzioni, che peraltro danneggiano l'economia di tutti.
Curiosamente in quanto è grazie alla Russia che, come nella Seconda Guerra Mondiale contro il nazifascismo, si sta riuscendo a sconfiggere il terriorismo islamico in quella Siria ultimo baluardo laico e socialista in Medioriente opposta al fondamentalismo. E curiosamente in quanto la Russia sta per molti versi recuperando quegli ideali eurasiatisti e di rinnovato dialogo con l'Europa in grado di garantire quella multipolarità di posizioni alternativa al monolitismo statunitense ed al suo modello globalista. Interessanti in tal senso saggi quali ad esempio "Capire la Russia" (Zambon editore) di Paolo Borgognone e "La mia Russia" (Anteo edizioni) del Segretario del Partito Comunista della Federazione Russa Gennady Zjuganov.
Udalc'ov e Zjuganov
Il problema, tuttavia, rimane la leadership attuale della Russia del duo Putin-Medvedev, i quali - aspetto sottovalutato sia dagli anti-putiniani che dai putiniani di casa nostra - perseguono politiche liberali e capitaliste non dissimili da quelle della gran parte dei governanti europei, ovvero di austerity e di difesa dei ceti medio-alti, con tanto di recente di aumento dell'Iva (dal 18% al 20%) ed una riforma delle pensioni da macelleria sociale, la quale prevede l'innalzamento dell'età pensionabile per gli uomini da 60 a 65 anni e per le donne addirittura da 55 a 63 anni. Una riforma peraltro molto più impattante della già criticabile sotto il profilo sociale riforma Fornero italiana, in quanto in Russia l'aspettativa di vita è meno alta.
Di questo, però, putiniani e anti-putiniani europei sembrano non voler parlare, forse perché dovrebbero ammettere che le cose in Europa non vanno poi diversamente e che la macelleria sociale non è differente e tutto in nome del capitalismo assoluto, della crescita (che non è illimitata) e dello sfruttamento massimo dei lavoratori.
Limonov
Ad opporsi, ad ogni modo, i principali partiti d'opposizione russa di matrice anticapistalista, primo fra tutti il maggior partito d'opposizione presente nella Duma, ovvero Partito Comunista della Federazione Russa di Gennady Zjuganov, il quale ha organizzato una grande manifestazione nelle scorse settimane a Mosca e vorrebbe indire un referendum abrogativo in merito ed il Fronte Unito Russo del Lavoro (coalizione comprendente il Partito Comunista Operaio Russo, l'Avanguardia della Giventù Rossa e il Fronte di Sinistra, coalizione alla quale è stato sempre impedito di concorrere alle elezioni per vizi formali). Il coordinatore del Fronte di Sinistra - movimento di ispirazione socialista, comunista e anarchica - Sergej Udalc'ov è stato peraltro fermato dalla polizia russa qualche giorno fa, nonostante la manifestazione da lui guidata fosse stata autorizzata dal Comune di Mosca. Udalc'ov - nel 2012 vicino al Partito Comunista di Zjuganov - fu già fermato nel settembre 2017 assieme allo scrittore e leader nazionalbolscevico di "Altra Russia" Eduard Limonov, unicamente in quanto i due guidavano una pacifica manifestazione anticapitalista contro il governo e chiedevano la nazionalizzazione della grande industria, una moratoria delle privatizzazioni nei servizi sociali, la riforma del codice del lavoro, trasparenza nelle elezioni e l'indipendenza della magistratura.
E' chiaro, dunque, che in Russia, pur nel silenzio di anti-putiniani e putiniani europei, esiste un ampio fronte di matrice socialista autentica che si oppone al putinismo ed all'oligarchia autoritaria liberale. Un fronte che dovrebbe unirsi, anzichè seguitare a rimanere diviso.
Herzen
La Russia, del resto, ben prima della Rivoluzione del 1917, ha da sempre nel suo animo uno spirito socialista e populista nel senso migliore e più puro del termine, incarnato da intellettuali quali Aleksandr Herzen (1812 - 1870), già oppositore dell'autoritarismo zarista, ideologo pupulista e già amico dei nostri Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Carlo Pisacane e Aurelio Saffi, collaboratore dell'"Italia del popolo", giornale mazziniano risorgimentale e già autore di un saggio sui suoi rapporti con Mazzini e Garibaldi (da segnalare anche l'interessante saggio di Leone Ginzburg "Garibaldi e Herzen" edito da Castelvecchi). Herzen stesso esaltò lo spirito comunistico del contadino russo scrivendo: "Il contadino russo conosce soltanto la moralità che nasce istintivamente e naturalmente dal suo comunismo [...] la manifesta ingiustizia dei proprietari terrieri lega il contadino ancor più strettamente alle leggi della sua comunità [...] l'organizzazione della comunità ha tenuto testa alle intromissioni del governo [...] è sopravvissuta ed è rimasta integra fino allo sviluppo del socialismo in Europa". E ciò prefigurando, contrariamente alle previsioni di Marx, l'avvento del socialismo in Russia piuttosto che in Europa.
Intanto anche in Germania si sta costituendo una nuova forza autenticamente socialista, guidata da Sahra Wegenknecht ed Oskar Lafontaine i quali, staccatisi dalla Linke e fondando "Aufstehen" ("Sollevarsi"), stanno costituendo un laboratorio di matrice socialista autentica, anticapitalista, euroscettica, critica nei confronti dell'immigrazione di massa che genera sfruttamento. Una forza radicata in quella classe operaia e disoccupata ormai delusa da una socialdemocrazia sempre più capitalista e liberale che l'ha impoverita attraverso austerity e politiche di macelleria sociale.
Bentornato Socialismo !

Luca Bagatin

sabato 4 agosto 2018

Critica costruttiva al modernismo. Conservazione è rivoluzione: spirituale ed ecologica. Riflessioni brevi della prof.ssa Anne Frémaux tratte dal Journal du MAUSS

Il modernismo sbaglia strada non appena intende far sparire ogni riferimento al passato come segno di un conservatorismo e di un immobilismo liquidati in anticipo come "antimoderni". 
Non ci sarà un progetto progressista (rivolto verso l'avvenire) senza conservazione: conservazione dei processi ecologici di fronte alle politiche di distruzione e appropriazione privata; conservazione dei beni al posto della loro sistematica distruzione mediante il consolidato sistema dello spreco; conservazione di una concezione umanistica della cultura e dell'istruzione di fronte agli attacchi del neoliberalismo; conservazione di attività solidali e di legami sociali di fronte al lavoro di decomposizione capitalista dei rapporti umani. -[...] 
Lo spirito di "tradizione" di cui qui si parla non significa il ritorno a un modo di vita gerarchizzato secondo categorie naturali molto poco difendibili. Si tratta piuttosto di una riabilitazione di pratiche che in passato facevano semplicemente onore al buon senso, prima della colonizzazione delle nostre azioni da parte dello spirito di astrazione, della burocrazia, del produttivismo e dello spirito di competizione. [...] Possiamo perciò sostenere che il conservatorismo è l'unica posizione radicale coerente della nostra epoca o ancora che la conservazione è oggi un atto decisamente rivoluzionario.

Anne Frémaux, Journal du MAUSS
(professore associato in filosofia. Insegna da diversi anni all'Accademia di Grenoble ed è docente all'Università di Pierre Mendès. Con una laurea in filosofia e un diploma in economia aziendale, ha una carriera ricca e inusuale: dopo alcuni anni nel dipartimento marketing di grandi multinazionali ha lasciato il mondo degli affari, decidendo di dedicarsi all'insegnamento della filosofia, concepita come "risveglio delle coscienze". Impegnata nella comunità ambientale di Grenoble, è stata anche portavoce dei Verdi di Grenoble).

Articoli di Anne Frémaux in francese al link: https://www.journaldumauss.net/?_Anne-Fremaux_ 

giovedì 2 agosto 2018

"Capelli d'estate". Poesia di Luca Bagatin

A Giulia P.
 
Capelli
Lunghi e belli.
Capelli
Setosi e fluenti
Come un fiume in piena
Che percorre
Percorre la tua schiena
Alla base della quale appoggi
In questi caldi meriggi
Con grazia le tue braccia.
Il tuo sguardo
Profuma d'estate.
Il tuo sguardo
Risveglia le fate.

Il tuo sguardo
Dai capelli un po' nascosto
Rischiara
Questa sera il bosco.


Luca Bagatin