In molti avranno notato da tempo come
la cosiddetta sinistra, sia italiana che europea, abbia abbracciato
in toto la società di mercato, il capitalismo, la globalizzazione,
il totale asservimento alle logiche dell'alta finanza, della Banca
Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale.
Tutti aspetti che, il socialismo di un
tempo, mai avrebbe accettato, dichiarando apertamente che il
capitalismo andava superato in nome della socializzazione dei mezzi
di produzione da parte della classe operaia e del proletariato.
Oggi, peraltro, per quanto la classe
operaia ed il proletariato siano mutati, assistiamo comunque alla
presenza di un precariato diffuso in tutte le fascie d'età, ad una
disoccupazione in aumento e endemica, a situazioni di nuove povertà
che certo la sinistra italiana ed europea non tutelano. Anzi,
sembrano addirittura incoraggiare il cosmopolitismo e la ricerca di
una fantomatica “fortuna” all'estero.
Coloro i quali, in sostanza, credono
ancora in una società libera ed egualitaria, ovvero in una
prospettiva socialista, possono ancora definirsi “di sinistra” ?
La risposta è chiaramente no e ce la
fornisce chiaramente l'ultimo saggio del filosofo orwelliano
Jean-Claude Michéa, pubblicato in Italia da Neri Pozza e
dall'emblematico titolo (che richiama alla memoria il celebre romanzo
dello scrittore socialista Eugène Sue “I misteri di Parigi”), “I
misteri della sinistra”.
Jean-Claude Michéa, filosofo francese
con un passato nel Partito Comunista Francese e da tempo lontano da
ogni appartenenza partitica, rileva innanzitutto – in Francia come
altrove – la totale similitudine programmatica delle forze di
destra e di sinistra, unite entrambe dai comuni valori del
liberalismo capitalista, ovvero dell'egoismo sociale e del
modernismo. Parlando in particolare della sinistra, Michéa rileva
come questa abbia abbracciato in toto tesi capitaliste e
progressiste, evidenziando come il concetto di “socialismo” e di
“sinistra” non abbiano nulla in comune fra loro e a sostegno di
ciò egli rammenta come Marx ed Engels, fondatori del socialismo
scientifico, oltre che Proudhon e Bakunin, rappresentanti del mondo
anarchico, non si siano mai definiti uomini “di sinistra”, ma
anzi, lungi dal voler fondare un partito elettoralistico, si siano
sempre tenuti lontani dalla sinistra parlamentare rappresentata dai
liberal-progressisti borghesi e bottegai, che spesso hanno ostacolato
il socialismo francese attraverso sanguinose repressioni, la
principale delle quali quella condotta da Adolphe Thiers contro la
Comune di Parigi del 1871.
La gran parte dei socialisti e degli
anarchici dell'800, difensori dei diritti degli operai e dei
proletari, in sostanza, si sarebbe guardata molto bene dal sostenere
una fantomatica “unione delle forze di sinistra e progressiste”,
scendendo così a compromessi con la borghesia sfruttatrice loro
carnefice, che pur si contrapponeva alla destra reazionaria e
clericale.
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Jean-Claude Michéa |
Da notare peraltro che anche l'Italia
ebbe il suo Thiers in Francesco Crispi, in quale, tradendo la causa
mazziniana e garibaldina operaista, diverrà – dai banchi della
Sinistra Storica, sostenitore della causa monarchica e
successivamente dell'imperialismo italiano bellicista in Africa e
della repressione dei moti operai e socialisti in Sicilia, ovvero i
cosiddetti Fasci siciliani.
Jean-Claude Michéa spiega che fu solo
nel quadro del contesto del'affaire Dreyfus e solo di fronte alla
minaccia di un colpo di stato di stampo monarchico, clericale e
reazionario, che i settori operaisti e socialisti rappresentati nel
parlamento francese accetteranno un compromesso - detto di “difesa
repubblicana” - con i loro avversari della sinistra parlamentare.
Compromesso che, purtroppo, non sarà temporeneo e segnerà – come
ricorda Michéa – l'atto di costituzione della sinistra moderna,
ovvero lo snaturamento e la dissoluzione del socialismo operaista e
popolare originario, che si trasformerà in indistinto progressismo e
via via nella supina accettazione delle regole del libero mercato, a
scapito degli operai medesimi e dei meno abbienti e a tutto vantaggio
della cosiddetta “crescita economica illimitata” e del “progresso
materiale illimitato”, ovvero dell'industrializzazione ad oltranza,
con i conseguenti effetti e danni collaterali nei confronti
dell'ecologia.
La visione progressista della sinistra
e dei liberali come Adam Smith, con il loro disprezzo per tutto ciò
che è “piccolo” e “arcaico”, porterà così via via le
classi medie tradizionali e molti piccoli produttori e operai, a
rifugiarsi sotto l'ala protettiva della destra conservatrice. Che è
poi ciò che stiamo osservando in Francia oggi con l'aumento dei
consensi al Front National di Marine Le Pen (che pur ha mutato molto
il suo DNA originario) da parte dei settori più poveri della
società, al punto che lo stesso Michéa ha affermato più volte che,
se oggi Marx fosse vivo e votasse in Francia, voterebbe senza dubbio
per la Le Pen, che fra l'altro è una lettrice ed estimatrice
dichiarata di Antonio Gramsci.
Jean-Claude Michéa rileva peraltro
che, da tempo, a livello mondiale, stanno nascendo diversi movimenti
critici nei confronti del capitalismo e tendenti a superarlo quali:
il “Movimento dei cittadini” in Corea del Sud, gli “Indignati”
in Europa (vedi il partito spagnolo Podemos, in particolare), il
“Movimento del 99%” negli USA e, da tempo, l'America Latina è un
laboratorio di movimenti per il superamento del capitalismo, i quali,
negli ultimi quindici anni, hanno anche dato ottima prova di governo,
come ad esempio il Bolivarismo, il Neo-Peronismo, il Sandinismo, che
fanno peraltro riferimento a precise figure storiche e carismatiche
dell'America del Sud.
Tornando a Marx ed Engels, ovvero ai
massimi teorici mondiali del superamento del capitalismo, Michéa
tende a ribadire spesso il concetto che entrambi mai si sono
esplicitamente richiamati alla cosiddetta “sinistra” in senso
politico, ma hanno sempre inteso la “sinistra” e la “destra”
unicamente in senso strettamente filosofico, volendo così
distinguere gli hegeliani di sinistra, fautori del “Metodo”,
dagli hegeliani di destra, fautori del “Sistema”. La medesima
cosa, peraltro, vale per Lenin, oltre che per i già citati Bakunin e
Proudhon, che certo mai si sarebbero definiti “progressisti”,
ovvero a favore della crescita economica, con tutte le sue
conseguenze.
Aspetto interessante toccato dal saggio
di Michéa è quello relativo alla cosiddetta obsolescenza
programmata, aspetto peraltro strettamente legato al concetto di
crescita economica imposto dal capitalismo, ovvero quel fenomeno che
fa sì che un prodotto duri relativamente poco nel tempo, in modo da
far sì che il consumatore finale sia costretto a ricomprarne uno
nuovo. L'esempio classico è quello relativo alle lampadine:
tecnicamente sarebbe possibile produrre lampadine di una durata
superiore alla vita umana, ma, semplicemente, per il fenomeno
dell'obsolescenza programmata – previsto dal cartello dei
produttori di lampadine costituito dalla Philips, dalla Osram e dalla
General Electric sin dal 1925 – queste non vengono messe in
commercio. La medesima cosa avviene per ogni prodotto. dalle
automobili ai prodotti informatici: le aziende organizzano un vero e
proprio sabotaggio metodico dei prodotti in modo che durino nel tempo
relativamente poco. Ciò che Michéa definisce “il rovescio più
cinico della virtuosa crescita”. Rovescio cinico che, logicamente,
ha conseguenze nefaste non solo per le tasche dei consumatori, ma
anche per l'ecologia.
A ciò, naturalmente, si somma il
fenomeno del battage pubblicitario, operato dai professionisti
della pubblicità e di quella che Michéa definisce
disinformazione mediatica, i quali hanno il compito di indurre il
consumatore ad acquistare gadget e prodotti di cui non ha alcun reale
bisogno, in un circolo vizioso senza fine.
Michéa, in sostanza, vuole dunque
dimostrare come il processo liberale portato avanti dalla Rivoluzione
Francese, non abbia affatto tenuto conto della cosiddetta questione
sociale, ovvero abbia evocato un astratto concetto di
uguaglianza, senza purtuttavia liberare la società nel suo
complesso. Società che, nei fatti, è una comunità che, per poter
essere liberata, deve emanciparsi da ogni possibile “calcolo
egoistico” che, purtroppo è alla base della società
liberal-capitalista legata allo scambio commerciale propugnata dalla
Rivoluzione Francese. E qui, Michéa, rileva come le opere relative
all'economia del dono scritte dall'antropologo Marcel Mauss abbiano,
invece, contribuito a fornire una solida basa al socialismo
originario, dimostrando come la logica del dono, ovvero dell'economia
del dono - praticata tutt'oggi in molte Società Matriarcali ancora
esistenti - rappresenti la trama basilare del legame sociale e sia
dunque l'antitesi della società commerciale e capitalista che, nei
fatti, distugge ogni comunità umana ed è all'origine dello
sfruttamento dell'uomo sull'uomo, in nome di una falsa idea di
libertà.
Proprio in questo senso Michéa pone a
confronto la logica pedagogica del “diritto”, propugnato dagli
Illuministi e dai liberali - e quella del “dono”, propugnata dai
socialisti delle origini. Se a un bambino - spiega Michéa - si
insegnano solamente i suoi diritti e come difenderli e non lo spirito
del dono (ovvero saper dare, ricevere e ricambiare), si finirà per
trasmettere al bambino il concetto che tutto gli è dovuto. Da qui
l'idea liberal-progressista che, per avere successo nella vita, è
sufficiente chiedere, ricevere e pretendere. Un'idea edonista ed
egoista antitetica rispetto ad ogni forma di società e comunità.
La tesi sostenuta da Michéa nel suo “I
misteri della sinistra”, è in sostanza che la società liberale
riconosce ufficialmente solo le relazioni basate sullo scambio
commerciale e sul contratto giuridico, ovvero sul concetto del “dare
e del ricevere”, negando così ogni altro tipo di rapporto
disinteressato, sia esso di amore, amicizia, sociale. La società
liberal-commerciale, dunque, è fondata su rapporti fittizi che, come
rileva lo stesso Michéa, sono il fondamento dei cosiddetti
“social”-network quali Facebook e Twitter, che creano relazioni
umane “prefabbricate” e “di sintesi”, senza creare una
relazione sociale e umana autentica. Tali relazioni “di sintesi”
vengono definite giustamente dal filosofo francese con il termine
“asociale socialità” e rileva come ciò sarebbe all'origine di
molte patologie morali e psicologiche dell'uomo contemporaneo.
Jean-Claude Michéa, in ultima analisi,
ritiene che il mondo potrà davvero cambiare in meglio, ma senza
alcuna teoria “rivoluzionaria” o “progressista”, ma solamente
se ciascuno di noi cercherà di fare la sua parte nella quotidianità
della vita di tutti i giorni e se i cosiddetti “rivoluzionari di
professione” inizieranno a fare i conti con la propria “volontà
di potenza”.
“I misteri della sinistra” è
dunque un saggio controcorrente rispetto alla vulgata odierna. E' un
saggio che ci riporta alle origini dei nostri rapporti umani e
sociali. E' un saggio sul socialismo delle origini e sul nostro
inconscio che è stato stravolto da una modernità fondata
sull'egoismo e sullo sfruttamento. E' un saggio che dimostra come il
liberalismo ed il progressismo non siano affatto sinonimi di libertà,
ma di nuove forme di schiavitù: sociali, economiche e mentali.
Luca Bagatin