Mentre l'Italia,
irresponsabilmente, ma in linea con la demagogia ideologica e
incoerente dell'attuale governo, si appresta a lasciare la Nuova Via
della Seta e mentre l'UE continua a mantenere una politica estera di
sudditanza agli USA, guidati irresponsabilmente da Biden, il 30
novembre scorso, a Roma, autorevoli figure del mondo accademico,
politico ed economico, hanno discusso in merito a un tema di
scottante attualità e che è destinato a rappresentare il futuro
geopolitico ed economico globale.
La Fondazione Studi
Internazionali e Geopolitica, presieduta dal prof. Giancarlo Elia
Valori e dall'On. Oliviero Diliberto, ha organizzato a Roma, presso
l'Aula Calasso della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università “La
Sapienza” di Roma, il convegno “Brics e il nuovo ordine
mondiale”.
Presenti, fra i relatori,
oltre ai già citati Valori e Diliberto, la Magnifica Rettrice
prof.ssa Antonella Polimeni, il Presidente della Consob prof. Paolo
Savona e l'ex Presidente del Consiglio dei Ministri e ex Ministro
degli Esteri On. Lamberto Dini.
La prof.ssa Polimeni,
nella sua relazione d'apertura, ha inquadrato perfettamente il
nocciolo della situazione globale odierna: “Guerre atroci
riempiono le pagine dei nostri giornali e le immagini delle nostre
televisioni, come non accadeva da decenni: appare chiaro che dopo la
fine della guerra fredda, il crollo dell’Unione Sovietica e la fine
del mondo bipolare non è stato trovato alcun nuovo equilibrio e le
stesse istituzioni internazionali, ad iniziare proprio dall’Onu,
hanno perduto i punti di orientamento, le categorie concettuali e
politiche, sulla base dei quali le istituzioni medesime erano state
create dopo la fine della Seconda guerra mondiale.(...)
Così, in questo clima complessivo di incertezze diffuse a
livello globale, di crisi d’identità delle stesse grandi potenze,
avanza il tentativo di costruzione di un multilateralismo nuovo e di
un protagonismo dei Paesi in via di sviluppo (“il Sud globale”,
come viene definito e si autodefinisce, anche se evidentemente si
tratta di un Sud ideale, politico, e non geografico): si tratta,
appunto, dei BRICS, cui è dedicato questo odierno incontro: Brasile,
Russia, India, Cina, Sud Africa. Paesi che per estensione geografica,
popolazione, ricchezze naturali e risorse energetiche già oggi
rappresentano un formidabile agglomerato a livello mondiale. Ma dal 1
gennaio del 2024 (cioè tra pochi giorni) ad essi si aggiungeranno
Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e
Iran.
Come ha sottolineato
il Presidente brasiliano Lula da Silva, nel corso della conferenza
stampa finale del 15/mo summit dei BRICS in Sudafrica, con questi
ingressi i BRICS medesimi "rappresenteranno il 36% del Pil
mondiale e il 47% della popolazione dell'intero pianeta". "E
a questa prima fase se ne aggiungerà un'altra di ulteriore
ampliamento", ha aggiunto Lula.
Sono Paesi – è
appena il caso di sottolinearlo – profondamente diversi gli uni
dagli altri: per storia, cultura, struttura e istituzioni politiche,
economia, filosofie e religioni. Ma il cui cemento unitario è
rappresentato dalla volontà di “contare” nella scena mondiale,
rispetto ad un Occidente rappresentato simbolicamente dal G7 o G8 e
da una Unione Europea che obiettivamente fatica a svolgere un ruolo
globale”.
Il
prof. Oliviero Diliberto, peraltro Preside della Facoltà di
Giurisprudenza dell'Università “La Sapienza” e già ex Ministro
della Giustizia, ha introdotto successivamente il convegno,
sostenendo le parole della prof.ssa Polimeni e affermando che “Le
guerre, gli atroci massacri, l’esplodere di egoismi nazionali e/o
etnici, i fondamentalismi religiosi, le contrapposizioni tra le
potenze che esasperano le chiusure delle frontiere e le guerre su
dazi doganali e brevetti: tutto ciò è la conseguenza del disordine,
non la causa di esso”. Ed ha
sottolineato come l'ordine mondiale fondato dalla Pace di Vestfalia
del 1648 in poi, abbia funzionato “proprio
perché plurale e multipolare”. E
così è stato fino al 1989.
“La
fine della guerra fredda”
– secondo Diliberto - “ha
aperto una fase nuova: non la fine delle ideologie, come è stato
proclamato, ma viceversa il predominio di una sola ideologia, quella
neoliberista”.
Sottolineando come “Nessuno
ha dato ascolto, invece, ad un’altra autorevole opinione, quella di
Samuel Huntington, secondo la quale la vittoria sul comunismo
sovietico non avrebbe fatto cessare il conflitto, ma lo avrebbe
trasformato: non più tra ideologie, ma tra civiltà, culture,
religioni. In una parola: tra identità”.
(…)
“E infatti, dopo l’89,
si è aperta una stagione di conflitti e di complessiva instabilità
globale.
Guerra
atroce nella ex Jugoslavia (in Europa!, ben prima della Ukraina);
Iraq, Afghanistan, ancora Iraq, e mille altri conflitti: in Siria e
Yemen ancora si contano i morti, gli sfollati, le devastazioni
materiali. In Libia è in corso una guerra tribale di cui non si vede
l’esito: ma intanto si può serenamente affermare che in Libia non
esista più lo Stato- nazione. E nel resto dei Paesi della riva sud
del Mediterraneo si può, altrettanto serenamente, affermare che le
cd primavere arabe nel giro di pochi anni hanno riconsegnato quelle
aree allo status quo precedente, con autocrati diversi nei nomi, ma
non nella sostanza.
Terrorismo
con un impressionante salto di qualità: Torri Gemelle, attacco al
cuore degli Usa.
L’unipolarismo,
come il sonno della ragione, ha creato mostri, sino alla guerra in
Ukraina e quella – per così dire asimmetrica – tra Israele ed
Hamas”.
Il
prof. Diliberto ha ad ogni modo ravvisato come “Al
mondo unipolare dagli anni ’90 inizia a contrapporsi una
opposizione di natura politico-economica (i Paesi poveri contro
quelli ricchi), non di rado intrecciata con un’opposizione anche
culturale, etnica e/o religiosa”. (…) “E’ in un contesto
siffatto che si deve, a mio modo di vedere, analizzare la nascita e
lo sviluppo dei BRICS.”.
E
il prof. Diliberto ha rilevato come “Nei
Paesi BRICS, ci tengo a sottolinearlo (lo ha autorevolmente notato
Andrea Margelletti), ad esclusione della Russia, la narrazione
anti-occidentale non è certo prevalente nei Paesi BRICS.
Chiedono
di contare di più. Chiedono un equilibrio mondiale multipolare. In
definitiva, chiedono – come recita il titolo di questo nostro
incontro – un nuovo ordine mondiale.
La
mia opinione è che solo un tale ordine rinnovato potrebbe garantire
nuovamente decenni di prosperità e pace, il ritorno all’abbattimento
delle barriere commerciali, con il libero mercato internazionale. In
una parola, che consenta di diffondere il benessere a livello
globale”.
E,
in merito, ha sottolineato come la formula che riassume
l'orientamento dei BRICS sia stata coniata dal Presidente cinese Xi
Jinping nel 2017, ovvero che “la
sicurezza del mondo non può che passare attraverso la costruzione di
“una comunità umana dal futuro condiviso””.
Intervenendo,
il prof. Paolo Savona, ha chiarito un concetto fondamentale: “Per
esaminare il tema del nostro incontro dobbiamo avere chiaro in mente
i concetti di modello cooperativo e modello competitivo nelle
relazioni geopolitiche, tutti argomenti che gli economisti e i
politologi hanno lungamente discusso senza pervenire a una
convergenza di valutazioni. La realtà ha provveduto a colmare la
lacuna accertando con la globalizzazione, massima espressione
economica della competizione con cooperazione geopolitica, che i due
modelli possono convergere migliorando il progresso economico e
sociale; essi si pongono in contrapposizione solo se la politica lo
vuole, non per la loro intrinseca natura”.
Ed
ha proseguito affermando, fra le altre cose, che “Il
compito che ci attende è costruire un Nuovo Ordine Mondiale basato
su un modello cooperativo-competitivo equilibrato, ossia che operi in
modo più equo nel disequilibrio tra forti e deboli”.
Concludendo affermando che “L’Italia
vive al di sotto delle proprie risorse, che solo una soluzione
cooperativa-competitiva mondiale propiziata dal dialogo può
trasformare in crescita reale e benessere sociale”.
L'ex
Premier Lamberto Dini ha iniziato la sua relazione sostenendo come
“il mondo sta
attraversando il difficile momento in cui un Ordine Mondiale sta
forse morendo e un Nuovo Ordine non sta ancora nascendo”.
Ha
fatto inoltre presente come al vertice BRICS dell'agosto 2023, ben 22
siano i Paesi che hanno fatto domanda per entrare nel raggruppamento
dei BRICS, fra i quali l'Algeria, il Messico, il Venezuela, il
Vietnam, il Kazakistan, l'Indonesia e la Nigeria.
Rappresentando
il 45% dell'economia globale, essi prefigurano
“la costruzione di un nuovo Ordine Mondiale”.
Che, purtuttavia, a parere dell'On. Dini, ancora fatica a nascere in
quanto permangono forti differenze e attriti in particolare fra gli
USA e la Repubblica Popolare Cinese che, al momento, solo il recente
incontro fra il Presidente Biden e il Presidente Xi Jinping hanno in
parte appianato.
Il
prof. Giancarlo Elia Valori ha concluso il convegno ricordando il
recentemente scomparso Henry Kissinger, che egli conobbe
personalmente nel maggio 1978 (e che rivide, a New York, nel
settembre 2019), ricordandolo come
“«un vecchio amico del popolo cinese» e ha svolto un ruolo
importante nello stabilimento delle relazioni diplomatiche e degli
scambi tra Pechino e Washington”.
Il
prof. Valori ha fatto presente poi come “Nel
corso degli anni Kissinger ha prestato sempre attenzione allo
svolgimento degli affari esteri mondiali e ha attribuito grande
importanza al ruolo positivo delle relazioni economiche e commerciali
tra Stati Uniti e Cina. All’età di 88 anni ha pubblicato il libro
"Sulla Cina" nel tentativo di comprendere la Cina da un
punto di vista strategico e prospettiva storica.
Nel
luglio 2023, il presidente Xi Jinping ha incontrato Kissinger alla
Diaoyutai State Guesthouse a Pechino: questa è stata l’ultima
visita di Kissinger in Cina. Xi Jinping ha parlato molto bene del
contributo storico di Kissinger alla promozione dello sviluppo delle
relazioni sino-americane e al rafforzamento dell’amicizia tra i due
popoli. Kissinger ha affermato che le relazioni USA-Cina sono
cruciali per la pace e la prosperità dei due paesi e del mondo
attraverso la comprensione reciproca”.
Affermando,
in conclusione, che “Nei
suoi recenti lavori ha fatto anche riferimento all’intelligenza
artificiale, su cui – assieme al nuovo ordine mondiale – mi
soffermerò nel mio prossimo libro”.
Certamente
i BRICS – troppo a lungo sottovalutati anche dalla stampa, oltre
che dalla politica nostrana attuale - rappresentano e sicuramente
potranno rappresentare il futuro per un mondo multipolare e pacifico.
Nel rispetto delle diversità di ogni popolo. Aspetto questo,
purtroppo, sottovalutato dalla mentalità “universalista”
statunitense, che non ha mai tenuto troppo in conto le diversità di
ogni popolo.
Ogni popolo, come ben
sappiamo, è differente. Ha la sua Storia, cultura, usi e costumi.
Ogni ideologia, se vogliamo, si è edificata, all'interno di ogni
Paese, a seconda della sua Storia, cultura, usi e costumi. E da
questo non possiamo prescindere.
I BRICS rappresentano e
rappresenteranno, molto probabilmente, l'unità nelle diversità. Che
è aspetto che noi in UE sottovalutiamo ancora molto. Persi in
ignoranza e sconsideratezza, portatrice di sanzioni a popoli sovrani
(che danneggiano in primis noi stessi), di guerre folli (che ci
danneggiano altrettanto) e di politiche economiche assai poco
lungimiranti, fatte – fra le altre cose – di liberalizzazioni
selvagge e di tagli economici a settori chiave per gli stessi
cittadini (pensiamo, caso più eclatante, alla sanità pubblica
italiana, che i vari governi della Seconda Repubblica hanno ben
pensato, sistematicamente, di distruggere).
Un panorama desolante, il
nostro, sin dal 1993, anno della fine della lungimirante Prima
Repubblica e del lungimirante Bettino Craxi, il cui socialismo
democratico guardava al superamento dei blocchi contrapposti e
guardava a quella dottrina terzomondista e terzaforzista che, negli
Anni '60 e '70, vide concordi la Jugoslavia di Tito, l'Egitto di
Nasser, l'India di Nerhu, l'Indonesia di Sukarno, il Ghana di Nkrumah
e, successivamente, l'Argentina di Peron, la Romania di Ceausescu, la
Cina di Zhou Enlai e, per molti versi, la Cuba di Fidel Castro.
Paesi in gran parte di
orientamento socialista democratico che guardavano oltre le logiche
della Guerra Fredda.
Dare una possibilità
alla pace, alla stabilità, alla giustizia sociale, alla sovranità
nazionale, all'indipendenza economica e alla cooperazione
internazionale, significa, giustamente, ragionare in termini
multipolari e recuperare quanto è stato distrutto a partire dal 1989
e dal 1993 in particolare.
Al netto dei programmi
demagogici, ideologici, incoerenti dei vari Draghi, Cinque Stelle,
Meloni, Salvini, Schlein, Tajani, Renzi, Calenda, Von Der Layen e Co.
Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it