sabato 8 marzo 2025

Perché sia ogni giorno la festa della Donna emancipata e tutt'altro che remissiva. Nel nome di Anita Garibaldi, Evita Peron e molte altre


Una donna emancipata non è una donna esteriormente sexy o sensuale. 

La gran parte delle donne riesce ad essere sensuale nella sua semplicità, nella sua quotidianità, nel non voler sembrare a tutti i costi alla moda o come un maschio. 

C'è una falsa interpretazione di emancipazione, che ha portato ad un femminismo gridato, che nulla ha a che vedere con l'essenza intima delle donne. Per contro c'è una sottovalutazione atavica di molti maschi e di molte donne stesse nei confronti delle potenzialità femminili. 

Nella Storia abbiamo esempi di emancipazione femminile molto forti. Di donne tutt'altro che mascoline e al contempo tutt'altro che remissive: Anita Garibaldi, Jessie White, Evita Peron e molte altre in tutti i Paesi del mondo.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

venerdì 7 marzo 2025

L'Eone di Horus è destinato a trionfare


Viviamo in tempi strani, ma, e soprattutto per questo, l'Eone di Horus è destinato a trionfare.
L'era del padre padrone è finita e così quella che adorava morte e sofferenza, propagandata dalle Religioni Monoteiste Istituzionalizzate Mediorientali.
È l'avvento dell'Era del Bambino, che supera la figura paterna e la sofferenza, ovvero ogni forma di schiavitù e di dogmatismo, per aprire alla ricerca della Vera Volontà individuale, fatta di Luce, Vita, Amore e Libertà.
Così scrisse Aleister Crowley:

L'Eone classico e medievale di Osiride è considerato dominato dal principio paterno e dalla formula del Dio morente. Questo Eone era caratterizzato da quello del sacrificio di sé e della sottomissione al Dio Padre.

Il secondo (Eone) è di sofferenza e morte: lo spirituale si sforza di ignorare il materiale. Il cristianesimo e tutte le religioni affini adorano la morte, glorificano la sofferenza, divinizzano i cadaveri.

(...) 

L'Eone di Horus è qui: e il suo primo fiore potrebbe ben essere questo: che, liberati dall'ossessione della rovina dell'Ego nella Morte, e dalla limitazione della Mente dalla Ragione, i migliori uomini ripartono con occhi avidi sul Sentiero dei Saggi, il sentiero di montagna della capra, e poi la cresta non calpestata, che conduce alle vette scintillanti di ghiaccio della Maestria!

Non esiste peccato. Non esiste sofferenza. Non esiste sottomissione. Non esiste morte. Esiste solo Luce, Vita, Amore e Libertà.
 
Luca Bagatin
 

 

mercoledì 5 marzo 2025

L’intelligenza artificiale non è un’arma né una gara, ma un mezzo di progresso per tutta l’umanità. Articolo del prof. Giancarlo Elia Valori

 

Da quando l’uomo prese un tronco robusto e lo trasformò in clava sino all’Intelligenza Artificiale, ogni progresso tecnologico è stato finalizzato all’uso di arma, compresi la polvere da sparo usata in principio solo per i fuochi artificiali, internet e la telefonia mobile. Però oggi la volontà di trasformare l’intelligenza artificiale quale patrimonio dell’intera umanità sta cozzando sempre con quelle velleità belliche che il genere umano esprime da millenni in una forsennata gara per eliminare il suo prossimo. Far emergere l’aspetto della necessaria cooperazione tra gli Stati al fine di assicurare beneficio per il mondo intero dovrebbe, invece, essere una priorità.

In un nostro precedente articolo, abbiamo parlato del progetto da 600 miliardi di dollari che gli Stati Uniti d’America stanno sviluppando in quanto ritengono una minaccia i differenti livelli di sviluppo della tecnologia tra Pechino e Washington che vede certamente primeggiare la Repubblica Popolare della Cina visti gli straordinari risultati raggiunti.

E sono proprio gli statunitensi a mettere in rilievo il primato cinese. Di recente, l’Information Technology and Innovation Foundation (Itif) – un think tank statunitense senza scopo di lucro con sede a Washington D.C., focalizzato sulle politiche pubbliche legate all’industria e alla tecnologia –, ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che un sondaggio di 20 mesi condotto dall’organizzazione sulle capacità di innovazione della Repubblica Popolare della Cina in dieci campi della tecnologia avanzata ha dimostrato che Pechino è diventata un leader mondiale dell’innovazione nell’energia nucleare e nei veicoli elettrici; in quattro campi, tra cui l’intelligenza artificiale (IA) e la tecnologia quantistica, non si discosta molto dai leader mondiali. Grazie alla duplice forza trainante dei vantaggi in termini di costi e della crescente capacità di innovazione, sempre più aziende cinesi stanno acquisendo fama mondiale.

Il sito web statunitense Interesting Engineering ha confermato che questi risultati dimostrano in modo inequivocabile che la Repubblica Popolare della Cina attribuisce all’innovazione molta più importanza rispetto al passato e ha compiuto notevoli progressi nel migliorare le proprie capacità di innovazione. Il continuo rafforzamento della capacità di innovazione cinesi è dovuto alle politiche scientifiche e tecnologiche formulate dal governo.

Nel corso del 2024, l’Itif ha condotto un’analisi approfondita delle capacità di innovazione di 44 aziende cinesi. Queste aziende robotica, materiali chimici, energia nucleare, semiconduttori, tecnologia dei display, veicoli elettrici e batterie, intelligenza artificiale, computer quantistici, prodotti biofarmaceutici e macchine utensili.

Il rapporto ha evidenziato che la Cina è all’avanguardia nell’energia nucleare, allo stesso livello del mondo nei veicoli elettrici e nelle batterie e vicina al livello avanzato nei robot, nei display, nell’intelligenza artificiale e nell’informatica quantistica.

Il rapporto ritiene che la Repubblica Popolare della Cina sia diventata leader mondiale nella tecnologia dei reattori nucleari. Negli ultimi dieci anni la Repubblica Popolare della Cina ha sviluppato più reattori nucleari di quanti ne abbiano installati gli Stati Uniti d’America negli ultimi 30 anni. Pechino prevede di costruire più di 100 nuovi reattori nucleari entro il 2035. Attualmente la Repubblica Popolare della Cina è probabilmente dai 10 ai 15 anni più avanti degli Stati Uniti d’America nella sua capacità di installare reattori nucleari di quarta generazione su larga scala.

Nel settore dei veicoli elettrici, la produzione cinese di batterie per veicoli elettrici rappresenta il 77% della produzione totale mondiale. La Repubblica Popolare della Cina è anche il più grande produttore e venditore di veicoli elettrici al mondo. L’anno scorso, Byd – marca automobilistica cinese – ha venduto tre milioni di veicoli elettrici, quasi il doppio delle vendite globali di Tesla. I produttori cinesi di auto elettriche sono all’avanguardia in settori quali la tecnologia di guida autonoma.

Il rapporto afferma che la tecnologia quantistica non solo è di grande importanza per la sicurezza nazionale, ma ha anche il potenziale per avere un impatto trasformativo sull’economia e sulla società. In termini di comunicazione quantistica, la RP della Cina occupa una posizione dominante a livello mondiale. L’apertura della prima rete dorsale di comunicazione quantistica sicura al mondo, la Beijing-Shanghai Trunk Line, e il lancio del Quantum Science Experimental Satellite MoZi sono le migliori prove. In termini di rilevamento quantistico, la Repubblica Popolare della Cina è più o meno alla pari con gli Stati Uniti d’America. Nel campo dell’informatica quantistica, sebbene Pechino abbia un leggero divario, si sta impegnando per recuperare.

Il rapporto mostra inoltre che, in termini di risultati della ricerca sull’intelligenza artificiale generativa, Repubblica Popolare della Cina e Stati Uniti d’America sono alla pari, contribuendo con migliaia di articoli ed esplorando le infinite possibilità dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, la RP della Cina ha ancora margini di miglioramento per quanto riguarda il numero di citazioni degli articoli. Sebbene l’ecosistema dell’intelligenza artificiale cinese stia maturando rapidamente, deve ancora affrontare sfide significative. Per quanto riguarda gli investimenti privati ​​nell’intelligenza artificiale, le aziende statunitensi hanno attratto più capitale di rischio e lanciato modelli di intelligenza artificiale più innovativi. Tuttavia, si prevede che questo divario si ridurrà man mano che gli investitori stranieri (tra cui l’Arabia Saudita) inizieranno ad apprezzare l’enorme potenziale dello sviluppo dell’intelligenza artificiale cinese.

Il rapporto sottolinea inoltre che fino a poco tempo fa la Repubblica Popolare della Cina era solamente considerata all’avanguardia nel campo dell’innovazione, ma negli ultimi anni la situazione è cambiata notevolmente. Pechino è diventata la seconda economia mondiale e il governo e le imprese cinesi hanno aumentato gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie ad alto valore. Il continuo progresso della RP della Cina nell’innovazione è dovuto a politiche scientifiche e tecnologiche ben determinate.

Sempre Interesting Engineering ha riferito che, basandosi su queste politiche, l’esecutivo cinese ha dato priorità allo sviluppo dell’istruzione in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica; ha compiuto ogni sforzo per creare istituti di ricerca e parchi tecnologici industriali di livello mondiale, ha fornito finanziamenti, sussidi e incentivi fiscali per la ricerca scientifica e ha incoraggiato la cooperazione pubblico-privato per costruire congiuntamente un ecosistema di innovazione.

Il rapporto sottolinea in più che le politiche scientifiche e tecnologiche della Repubblica Popolare della Cina hanno notevolmente migliorato le capacità di innovazione scientifica e tecnologica del Paese, portandole a livelli di livello mondiale in un breve lasso di tempo e hanno promosso una crescita esponenziale della produzione complessiva di ricerca. Prendendo ad esempio la pubblicazione di articoli, nel 2012 la Repubblica Popolare della Cina ha pubblicato circa 330.000 articoli, mentre gli Stati Uniti d’America ne hanno prodotti 430.000. Ma nel 2016 il numero di articoli pubblicati dalla Repubblica Popolare della Cina è salito a più di 900.000, superando quello degli Stati Uniti d’America.

La quantità e la qualità della produzione scientifica cinese stanno migliorando, come dimostra l’acquisizione di un gran numero di brevetti di alta qualità. Nel 2020, la Repubblica Popolare della Cina si è classificata al terzo posto per numero di brevetti concessi dall’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti d’America (United States Patent and Trademark Office), alle spalle di Washington e Tokyo, a dimostrazione del fatto che l’innovazione e lo sviluppo nella Repubblica Popolare della Cina hanno un buon rapporto positivo e che gli input innovativi si sono trasformati in output innovativi più numerosi e di qualità superiore.

Pur confermando i risultati ottenuti dalla Repubblica Popolare della Cina in termini di innovazione, il rapporto dell’Itif mette in evidenza che pure nei settori della chimica, delle macchine utensili, dei semiconduttori e dei prodotti biofarmaceutici, la Repubblica Popolare della Cina presenta ancora un certo divario rispetto al livello avanzato mondiale. Tuttavia, la Repubblica Popolare della Cina sta recuperando rapidamente terreno in questi settori.

Tutto questo dimostra che, nonostante la Repubblica Popolare della Cina abbia assunto un ruolo guida nello sviluppo di chip utilizzati in dispositivi quali frigoriferi e cardiofrequenzimetri, esiste ancora una lacuna nella produzione di semiconduttori di alta qualità. Inoltre, l’industria biofarmaceutica cinese sta iniziando a mostrare la sua brillantezza, come testimoniato dall’aumento sia della quantità che della qualità delle pubblicazioni scientifiche legate alla biotecnologia, dalla continua comparsa di nuovi risultati di ricerca e sviluppo di farmaci e dal crescente numero di sperimentazioni cliniche condotte in Cina.

Il rapporto ritiene che, sebbene la Repubblica Popolare della Cina non sia ancora diventata leader mondiale dell’innovazione in alcuni settori, stia compiendo progressi estremamente rapidi. Nei prossimi 10-20 anni, è probabile che la Repubblica Popolare della Cina raggiunga o sia molto vicina alla frontiera dell’innovazione globale nella maggior parte dei settori industriali più avanzati. Nella nuova ondata di innovazione, la Cina è destinata a diventare il centro mondiale dell’innovazione.

Vi sono grandi passi in avanti nel rapido sviluppo e la diffusa applicazione della tecnologia dell’intelligenza artificiale generativa, che hanno innescato una vera e propria mania per l’IA che sta travolgendo il mondo e i media: e si sta inaugurando un’opportunità di trasformazione e sviluppo. La misteriosa singolarità tecnologica nei romanzi di fantascienza sta passando dall’immaginazione alla realtà, conducendo l’umanità verso un nuovo tempo e uno spazio pieni di incognite. L’era degli smart media sta arrivando.

L’intelligenza artificiale porta possibilità illimitate all’industria dei media, ma proprio come le precedenti rivoluzioni della tecnologia della comunicazione, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale non può sfuggire al “dilemma di Collingridge”: ossia ci siano due percorsi verso l’innovazione; uno di questi è analizzare ogni innovazione, cercando di anticiparne le possibili conseguenze negative; in questo modo si possono evitare grandi mali. I pro e i contro delle tecnologie emergenti rimangono in una “scatola nera” finché non vengono testati nella pratica.

I cinesi auspicano che la creazione di un meccanismo mondiale di governance efficace per promuovere l’intelligenza artificiale a beneficio dell’umanità diventi un obiettivo ampiamente condiviso nella comunità internazionale. Nell’ottobre 2023, il presidente cinese Xi Jinping ha proposto la Global Initiative for Artificial Intelligence Governance in occasione del terzo Belt and Road Forum per la cooperazione internazionale. Egli ha proposto la soluzione della Repubblica Popolare della Cina e ha contribuito con saggezza tipicamente cinese in questo profondo argomento dei nostri tempi. Durante la visita del presidente Xi Jinping in Francia nel maggio 2024, Pechino e Parigi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta su intelligenza artificiale e governance globale, in cui si affermava che la Repubblica Popolare della Cina era disposta a partecipare all’Artificial Intelligence Action Summit che poi si è tenuta a Parigi gli scorsi 10 e 11 febbraio. La partecipazione del vice premier Zhang Guoqing al Summit in qualità di rappresentante speciale del presidente Xi Jinping è stato un passo in avanti per implementare le intese comuni tra i due presidenti e per dimostrare l’atteggiamento responsabile della Repubblica Popolare della Cina quale Paese importante nel campo dell’IA e il suo impegno nel promuovere lo sviluppo e la sicurezza di questo settore. Attraverso tale Summit, la Repubblica Popolare della Cina ha migliorato la comunicazione e gli scambi con tutte le parti, unendo il consenso per la cooperazione e promuovendo attivamente l’implementazione del Global Digital Compact delle Nazioni Unite – iniziativa proposta dell’agenda pubblica del Segretario Generale dell’Onu, António Guterres. L’obiettivo di questo accordo è di assicurare che le tecnologie digitali siano utilizzate responsabilmente e per il beneficio di tutti, combattendo così il divario digitale e incentivando un ambiente digitale sano e inclusivo. Inoltre in quel consesso la Repubblica Popolare della Cina ha inoltre invitato i Paesi e gli esperti di tutto il mondo a partecipare alla Global Developer Conference che si è tenuta nel distretto Xuhui di Shanghai dal 21 al 23 febbraio 2025 presso il West Bund Grand Theatre, per definire un quadro di governance globale dell’intelligenza artificiale basato su un ampio consenso e per la promozione di essa per il bene di tutti.

Organizzata dalla Shanghai AI Industry Association (Saia), la conferenza ha ospitato circa cento comunità di sviluppatori da tutto il mondo, tra cui Hugging Face e Microsoft Developer Community. L’evento ha presentato una serie di attività, tra cui una cerimonia di apertura, sessioni di networking, forum aziendali e attività per sviluppatori, promuovendo la collaborazione e l’innovazione tra i migliori giovani sviluppatori. Hanno partecipato anche due importanti aziende cinesi di intelligenza artificiale  SenseTime e MiniMax.

Uno dei momenti salienti della conferenza di quest’anno è stata la partecipazione del team DeepSeek, rinomato per il suo innovativo modello di linguaggio di grandi dimensioni open source (Large Language Model-Llm: sono modelli di machine learning in grado di comprendere e generare testo in linguaggio umano; funzionano analizzando enormi set di dati di linguaggio). Esso ha ottenuto un riconoscimento globale. Saia ha confermato che il team sarà attivamente coinvolto nell’evento. In merito a DeepSeek va aggiunto che è necessario sensibilizzare il nostro Paese riguardo all’eliminazione dei limiti all’utilizzo introdotti dall’Italia. Riguardo l’utilizzo di DeepSeek qui da noi suggeriamo di superare il divieto di utilizzo – imposto da terzi alla nostra classe dirigente eterodiretta – poiché la violazione dei dati personali è inesistente visto che la App è appunto open source e trasparente.

In definitiva l’iniziativa generale cinese sottolinea che la governance dell’intelligenza artificiale è legata al destino dell’intera umanità ed è una questione comune a tutti i Paesi del mondo. Sullo sfondo delle diverse sfide che la pace e lo sviluppo mondiale devono affrontare, ogni Stato dovrebbe aderire al principio di attribuire pari importanza allo sviluppo e alla sicurezza, creare consenso attraverso il dialogo e la cooperazione, stabilire un meccanismo di governance aperto, equo ed efficace, promuovere la tecnologia dell’intelligenza artificiale a beneficio dell’umanità – e non di una parte che lo usi come arma – e promuovere la costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità. Concentrandosi su questioni quali lo sviluppo, la sicurezza e la governance dell’intelligenza artificiale, la presa di posizione cinese propone principi fondamentali quali orientamento alle persone ed intelligenza per il bene, contribuendo alla risoluzione delle sfide che pone l’intelligenza artificiale quando, invece, è usata come arma.

Giancarlo Elia Valori

lunedì 3 marzo 2025

In questa UE sempre più bellicista, dove sono i socialisti? Articolo di Luca Bagatin

Lasciare che Trump assuma il ruolo di pacificatore, peraltro opportunistico, intristisce non poco chi ha sempre avuto una visione socialista, laica, democratica, mazziniana.

Il problema è che l'UE, che non è affatto l'Europa unita e affratellata sognata da socialisti e laici quali Ernesto Rossi, ha permesso tutto ciò.

Una UE a guida “maggioranza Ursula”, sostenuta da pseudo-socialisti, pseudo-verdi, veri conservatori, le cui parole d'ordine sembrano essere quelle di proseguire un conflitto (che ha origine nel crollo dell'URSS, peraltro incoraggiato dall'Occidente) che con la diplomazia poteva essere evitato molti anni fa e continuare a voler investire in armi, anziché in istruzione, ricerca, sanità.

In tutto ciò, appunto, non vediamo socialisti autentici, in questo cosiddetto Occidente, ma pseudo-socialisti bellicisti alla Starmer (alla guida di una Gran Bretagna peraltro fuori dall'UE) degno erede dello pseudo-socialista e finanche più guerrafondaio Tony Blair, iniziatore di quello svuotamento del Partito Laburista britannico, che lo ha portato a diventare liberal capitalista, tanto quanto il Partito Conservatore (salvo la parentesi Jeremy Corbyn, che fu ingiustamente espulso dal partito di cui fu guida, dal 2015 al 2020 e che oggi è comunque stato rieletto al Parlamento britannico, come indipendente).

Lo svuotamento del socialismo europeo, del resto, come ho spesso scritto, iniziò a partire dal 1993.

In Italia, peraltro, l'ultimo socialista fu Bettino Craxi, volutamente tolto di mezzo.

Bettino Craxi, come Gianni De Michelis, peraltro, ritenevano che la Russia dovesse essere integrata nel sistema europeo (visto peraltro che è a tutti gli effetti Paese europeo) e che occorresse dialogare con la Cina.

Molto interessante, in particolare per capire l'attuale momento storico – figlio di quanto accaduto nell'Est europeo negli Anni '90 - e la fine del socialismo in Europa e non solo, il romanzo-verità di Bettino Craxi, “Parigi – Hammamet”, edito da Mondadori nel 2020.

Ma i cosiddetti “socialisti” di casa nostra queste cose non le hanno approfondite, evidentemente.

Così come non si ricorda di quando Craxi scrisse, da Hammamet, su “L'Avanti” del 18 dicembre 1998, a proposito dell'attacco angloamericano all'Iraq, un editoriale dal titolo “No alle bombe!”. E in quell'editoriale (che ancora conservo) criticò tutti coloro i quali, in Italia, si schierarono con quelli che definì “bombaroli”. E ricordò come il 73% degli statunitensi fosse contrario a quell'attacco e come il governo russo fosse indignato.

Oggi, in cui i politici seri e formati politicamente non ci sono più, prevalgono le tifoserie. Tifoserie irresponsabili e bombarole. Oppure tifoserie che, all'opposto, sono acritiche nei confronti di Trump, che pur rimane un opportunista, come da sempre sono gli USA.

Nessuno ricorda nemmeno una frase che disse il Presidente emerito Francesco Cossiga, da sempre peraltro atlantista (in modo serio e responsabile, non come i fondamentalisti di oggi), a proposito dell'entrata nella NATO della Georgia: “Che cosa c'entra la Georgia con la NATO? Cosa direbbero gli americani se un giorno Bolivia, Venezuela ed Ecuador stringessero un patto militare con la Russia a due passi dal loro territorio?”.

Avessimo avuto, oggi, politici del calibro di Craxi, Andreotti e Cossiga... le cose sarebbero molto diverse. Ma fu un caso se, dal 1993 in poi, furono messi da parte (parliamo in particolare di Craxi e Andreotti) a vario titolo e in modo peraltro molto vergognoso e ingiusto?

Nel bene o nel male (personalmente direi più nel bene), il vero e unico Centro-Sinistra di questa povera Repubblica (dal 1946 al 1992), ha garantito serietà, stabilità, pace, equilibrio.

E i socialisti erano veri e seri. Giuseppe Saragat parlava di “Case, scuole, ospedali”. Non di armi! E il PSDI fu il primo partito a parlare di obiezione di coscienza al servizio militare.

Ma questo, quelli che si dicono “socialisti”, in Italia e UE, lo sanno? O fingono di non saperlo?

Sono pochi, pochissimi, a mio avviso i socialisti in UE (mentre in Brasile c'è Lula, in Cina c'è il riformista Xi Jinping, per citarne alcuni che molti “socialisti” di casa nostra dovrebbero studiare).

Il già citato Corbyn e il suo ex compagno di partito George Galloway; il francese Mélenchon, la tedesca Sahra Wagenknecht; gli slovacchi Robert Fico e Peter Pellegrini; l'irlandese Mick Wallace.

Non ne vedo altri.

Eppure il socialismo è nato in Europa (che è stata anche la culla della Prima Internazionale dei Lavoratori, nel 1864) ed ha sempre parlato di pace e fratellanza. Oltre che di emancipazione sociale.

Il già citato Ernesto Rossi, antifascista, esponente del Partito d'Azione e grande economista, in linea peraltro con il pragmatismo economico e sociale del Ministro socialdemocratico Roberto Tremelloni, parlò di “Abolire la miseria, abolire la guerra”.

E il saggio “Abolire la guerra” è stato recentemente ripubblicato dall'editore Nardini.

Cosa scrisse Ernesto Rossi alla moglie Ada, dalla Casa penale di Roma in cui fu incarcerato dal fascismo, il 10 aprile 1939?:  

“...lavorare per la pace significa, nel campo delle lettere, combattere lo sciovinismo, la tracotanza e l’esclusivismo nazionalista, propagandando i valori spirituali dell’umanesimo come fondamenti della nostra civiltà; nel campo più propriamente politico significa specialmente imporre il controllo sui bilanci militari e sulla politica estera (…), e federare gli Stati così diretti in unioni sempre più salde e più vaste”.

Ma cosa ne sanno di Ernesto Rossi quelli dell'UE e della “maggioranza Ursula”, che hanno voluto costruire l'Europa economica, ma affossare quella politica e sociale?

Qualche settimana fa scrivevo un lungo articolo di riflessione (leggibile anche a questo link: https://amoreeliberta.blogspot.com/2025/02/spiragli-di-pace-in-europa-e-ritorno.html) nel quale scrivevo:

Se l'UE volesse avere davvero un ruolo serio, dovrebbe porsi quale cerniera fra Ovest ed Est. Integrare la Russia nel suo sistema; entrare nei BRICS; investire in formazione, ricerca e sanità; promuovere la cooperazione internazionale e una NATO globale, proponendo l'entrata di quanti più Paesi possibili, compresa Russia e Cina, mirando a garantire stabilità, equità, cybersicurezza e lotta al terrorismo internazionale, che, lo abbiamo visto anche con il recente attentato di Monaco, è più vivo che mai.

Una UE senza un piano, che rimane serva dei desiderata del Presidente degli USA di turno è dannosa, in particolare per sé stessa. E lo è una UE senza una classe dirigente di alto profilo, che rimane ancorata a vecchie logiche da Guerra Fredda e che segue chi parla di “pace o condizionatori”, come se fossimo al mercato.

L'UE della Von Der Leyen, delle Kallas e dei Draghi, non è l'Europa unita e fraterna dei Giuseppe Saragat, degli Ernesto Rossi, dei Mario Bergamo e dei Bettino Craxi, che sono stati i nostri maestri politici, di ispirazione socialista democratica e repubblicana mazziniana”.

Personalmente sono e rimango molto pessimista. Perché l'UE sembra andare sempre più verso posizioni assurde e per nulla responsabili. Quando, invece, avrebbe potuto porsi quale “terza forza” oltre i blocchi contrapposti, sognata dai Saragat, dai Mario Bergamo e dai tanti socialisti e repubblicani negli Anni '50.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

L'Avanti del 18 dicembre 1998. Collezione privata di Luca Bagatin