E sono 24, gli anni che
ci separano dalla scomparsa di Bettino Craxi, ovvero da quel triste
19 gennaio 2000.
L'ultimo grande statista
italiano e l'ultimo socialista europeo, ci lasciò per sempre.
Ultimo grande statista,
perché, dalla sua fine politica, avvenuta in quel tragico 1993, non
abbiamo mai più avuto un Presidente del Consiglio valido, serio,
lungimirante, preparato, in grado di dare dignità all'Italia,
all'Europa e a tutto il mondo, cosiddetto, Occidentale.
Ultimo socialista europeo
perché, salvo le rare eccezioni di Jeremy Corbyn e di Jean-Luc
Mélenchon, in Europa il socialismo è pressoché totalmente
scomparso e il cosiddetto PSE e la cosiddetta Internazionale
“Socialista” sono ormai da tempo occupati da liberal-capitalisti
e guerrafondai di ogni risma.
La liquidazione politica di Bettino Craxi, da parte
dei poteri forti internazionali, finanziari, ma anche militari e
politici, con sede negli USA e nelle stanze di Bruxelles, coincise –
infatti - con la fine politica del Socialismo in Europa.
E a proposito della nascente Unione Europea, Bettino
Craxi ebbe a dire:
“Si presenta l’Europa come una sorta di
paradiso terrestre, arriveremo al paradiso terrestre… L’Europa
per noi, come ho già avuto modo di dire, per noi nella migliore
delle ipotesi sarà un limbo. Nella peggiore delle ipotesi l’Europa
sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta
facendo. Perché la cosa più ragionevole di tutte era quello di
richiedere e di pretendere, essendo noi un grande Paese – perché
se l’Italia ha bisogno dell’Europa l’Europa ha bisogno
dell’Italia – pretendere la rinegoziazione dei parametri di
Maastricht”. E disse anche: “Dietro la longa manus della
cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi
imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente
finanziaria e militare”.
Nel tragico 1993 implodevano l'URSS e i Paesi del
Patto di Varsavia, contro la volontà dei rispettivi popoli, ma
causate da golpe interni (pensiamo – fra gli altri - al golpe che
defenestrò e uccise barbaramente Nicolae Ceausescu, in Romania,
ordito dal KGB gorbacioviano) con il contributo esterno; la guerra
che distrusse la Jugoslavia socialista; la guerra che distrusse
l'Iraq socialista; la guerra che distrusse l'Afghanistan socialista e
poi ancora, anni dopo, la guerra che distrusse la Libia socialista (e
quella che tentò di distruggere la Siria socialista).
E, ancora, i tentativi di
golpe anti-socialisti in America Latina, sempre in agguato in
Venezuela e a Cuba, ma che colpirono la Bolivia di Morales e
l'Ecuador di Correa e il tentativo di liquidazione per via
giudiziaria del socialismo brasiliano di Lula e del peronismo
argentino della Kirchner.
Fortunatamente,
quantomeno nell'ottimo Brasile, il socialismo è tornato, ma sarebbe
lecito chiedersi...per quanto tempo ancora?
In UE, cosiddetti
“socialdemocratici” come la Premier finlandese Sanna Marin
innalzano muri anti-migranti al confine con la Russia e il già
“socialdemocratico” Segretario Generale della NATO Stoltenberg –
in gioventù contrario alla guerra in Vietnam - continua a voler
inviare più armi a un Paese non NATO come l'Ucraina e a chiedere di
aumentare la produzione delle armi, con il beneplacito delle destre e
degli pseudo “socialisti” europei.
Un tempo, i socialisti,
quelli autentici e originari, si battevano – diversamente - contro
ogni arma e contro ogni bomba. Per il pragmatismo e la diplomazia
internazionale. In questo senso, Bettino Craxi, nominato peraltro
rappresentante del Segretario Generale dell'ONU Javier Pérez de
Cuéllar per i problemi dell'indebitamento dei Paesi in via di
Sviluppo e successivamente consigliere speciale per lo sviluppo e il
consolidamento della pace e sicurezza, fu sempre in prima linea.
Con fermezza,
pragmatismo, umanesimo socialista e democratico.
E lo fu persino nel suo
esilio di Hammamet, quando, su “L'Avanti” del 18 dicembre 1998,
scrisse un editoriale in prima pagina dal titolo “No alle bombe”,
invitando ai negoziati fra USA e Iraq (mentre le destre e le sinistre
italiane facevano l'opposto).
Bettino Craxi – erede
politico del grande Pietro Nenni - ancorato alla cultura e
tradizione occidentale, ma allo stesso tempo in dialogo con tutti,
seppe guardare ai popoli laici e socialisti del Mediterraneo, del
Medioriente, dell'America Latina e dell'Est (pensiamo agli ottimi
rapporti fra il PSI di Craxi e il Partito Comunista Rumeno di
Ceausescu), oltre che dell'Estremo Oriente.
Fu un sostenitore di quel
socialismo che sapeva tenere a bada il capitalismo e i poteri forti
finanziari, che dalla falsa rivoluzione di Tangentopoli seppero come
trarre vantaggio economico, sulle spalle del Paese e di una classe
politica dell'unico e solo centro-sinistra che l'Italia abbia mai
avuto, che aveva, nel bene o nel male, saputo garantire stabilità e
prosperità, dal dopoguerra sino al 1993.
Nel 1978, in particolare,
Bettino Craxi, nell'ambito della promozione dell'eurosocialismo
(contrapposto all'eurocomunismo berlingueriano, molto più confuso e
velleitario), mirava ad abbracciare tutti i fratelli socialisti
d'Europa (fra cui i partiti socialdemocratici in esilio all'estero,
quali quello polacco e cecoslovacco). Fra questi, come dimostra la
corrispondenza fra Craxi e Ceausescu di quegli anni, un rinnovato
rapporto fra PSI e PCR e un incontro ufficiale a Bucarest,
nell'ottobre '78, fra Craxi e il Presidente rumeno. Un Presidente
rumeno, Ceausescu, apprezzato non solo dall'Italia dell'epoca, ma da
tutti i Paesi europei e che – fin dagli Anni '70 - mirava a
promuovere un ordine multipolare, esattamente come Bettino Craxi e i
socialisti democratici guidati da Pietro Longo (e lo stesso Longo,
già peraltro in gioventù capo della segreteria politica dell'allora
Vicepresidente del Consiglio Pietro Nenni, entrerà, nel 1989, nel
PSI di Craxi).
Da non dimenticare che
Bettino Craxi – alla guida del PSI - ai tempi del sequestro di Aldo
Moro da parte delle BR, si schierò contro il cosiddetto “fronte
della fermezza” (composto tanto dalla DC quanto dal PCI), ovvero
propose di avviare una trattativa per salvare l'ex Presidente del
Consiglio democristiano, mostrando quella sensibilità umanitaria
socialista che i clerico-comunisti non ebbero.
Bettino Craxi, pur
giustamente critico e diffidente nei confronti dei “comunisti”
italiani e ancor più dei post-comunisti che finiranno per approdare
al capitalismo assoluto (vedi le successive emanazioni dal PDS al PD
a Italia Viva e Azione), lanciò, negli Anni '90, quell'Unità
Socialista che sarà invece proprio contrastata dal PDS, che gli
preferirà Amato, Carlo Azeglio Ciampi e quel Mario Draghi, che già
nel 1992 avrebbe voluto la privatizzazione del patrimonio pubblico
italiano. Progetto da sempre contrastato fortemente da Bettino Craxi.
Da non dimenticare anche
la sua visione socialista anticapitalista, che espresse nel 1966, nel
suo rapporto ai quadri del partito, contenuta nel volume “Socialismo
e realtà” (Sugarco Editore): “Il socialismo mantiene la sua
fondamentale ed essenziale natura di movimento anticapitalistico.
Esso nasce come reazione umana e razionale nei confronti delle
ingiustizie delle ineguaglianze che il nascente capitalismo
industriale portava con sé. Le contraddizioni e le crisi della
società capitalistica costituirono oggetto delle analisi, della
critica penetrante, delle previsioni dei teorici socialisti. I
mutamenti intervenuti dopo le due guerre mondiali, la modificazione
della natura e delle manifestazioni del capitalismo non hanno mutato
la ragione fondamentale della lotta socialista e cioè quella di
provocare un superamento del capitalismo con il passaggio ad un
ordine economico, sociale e politico più evoluto, che arricchisca le
libertà dell'uomo, le sue condizioni di vita materiale e
spirituale”.
Craxi sarà – da
Presidente del Consiglio - amico persino di quel Mario Appignani
detto “Cavallo Pazzo”, orfano, figlio di una prostituta, freak,
beatnik, indiano metropolitano che primo fra tutti denunciò – per
averli subiti sulla sua pelle – gli orfanotrofi “lager” gestiti
dall'Opera Nazionale Maternità e Infanzia, che proprio grazie alle
sue denunce saranno chiusi definitivamente.
Craxi sarà dunque amico
dei potenti, ma anche dei più umili e, soprattutto, sarà amico dei
Paesi e dei popoli liberi, dall'America Latina alla Palestina e lo
sarà sempre in nome dell'Eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi, di
cui fu appassionato studioso e collezionista di cimeli.
Bettino Craxi recupererà,
nel panorama culturale e politico, figure allora marginalizzate
dall'intellighenzia italiana e europea, ovvero l'anarchico
conservatore Pierre-Joseph Proudhon e il socialista liberale Carlo
Rosselli, unendo aspetti sino allora considerati ossimorici dal
sinistrismo borghese imperante che, negli anni successivi alla morte
fisica di Craxi, darà vita al partito delle élite antisocialiste,
ovvero al PD.
E da non dimenticare come
il socialismo di Craxi fosse contrastato dai post-fascisti del MSI
(poi AN, poi Fratelli Meloni) e dalla Lega (prima Nord e poi non più
Nord), per non parlare di Beppe Grillo, oggi partiti sostenitori del
capitalismo assoluto e della politica atlantista fondamentalista e
filo USA, tanto quanto il PD e che, non a caso, in questi ultimi
anni, sostennero tutti assieme il Governo Draghi e ancora oggi ne
seguono le linee guida.
In Europa, parimenti,
dopo l'esempio del Partito Socialista Italiano di Craxi (il cui
simbolo, da Craxi stesso voluto, fu quel Garofano Rosso, simbolo
della Comune di Parigi del 1871), nessun partito che si richiamava –
a parole – al socialismo, fu più davvero socialista, ma adottò
l'ideologia della crescita economica illimitata, delle
privatizzazioni selvagge, dell'esportazione della “democrazia”...
ma unicamente contro Paesi laici e socialisti quali Iraq, Libia,
Siria e Jugoslavia (sic!).
Nel gennaio 2020 uscì,
postumo, un interessante romanzo-verità, scritto da Craxi e edito da
Mondadori: “Parigi – Hammamet”, che sembra spiegare la triste
realtà della nostra epoca.
In quarta di copertina,
Craxi, scrisse: “Gli avvenimenti che sto per narrare sono assai
singolari. Incredibili per eccesso di credibilità. Rientrano infatti
nella categoria degli accadimenti comunemente ritenuti impossibili
non perché inimmaginabili, ma proprio per il contrario. Chi non ha
immaginato almeno una volta la possibilità che esistesse davvero la
“Spectre”? E raffigurandosela, ognuno di noi l'ha disegnata ogni
volta sempre più efferata e incontrollabile... Ogni tanto, però,
quelle che abbiamo sempre considerato nostre fantasie estreme si
rivelano, appunto, drammaticamente reali, come dimostrano gli eventi
singolarissimi che mi accingo a raccontare”.
Nel
romanzo. Bettino Craxi affida alla finzione letteraria,
attraverso un romanzo di fantapolitica, il racconto della triste
vicenda politico-giudiziaria che lo vide coinvolto negli ultimi anni
della sua vita e parla, appunto, di una sorta di “Spectre”,
ovvero di una potentissima organizzazione segreta transnazionale
denominata “Koros”, “Il Mucchio”. Un'organizzazione
infiltrata in tutti i centri del potere, finanziata e sostenuta da
lobbies finanziarie promotrici della globalizzazione.
Un'organizzazione i cui componenti “considerano l'identità e
l'unità nazionale come ostacoli al mercato e si comportano come capi
di uno Stato sovranazionale” e che utilizzano tecniche
“terroristico-eversive”. Un'organizzazione gerarchica e
con un intero esercito numeroso a disposizione, senza rapporti
ufficiali con gli Stati, ma “non è escluso un coinvolgimento di
settori istituzionali degli Stati Uniti e della Germania unificata”
e che ha utilizzato la guerra nell'ex Jugoslavia come “il primo
test da internazionalizzare”.
Nel romanzo-verità,
Craxi, peraltro, scrive di come lui (nel romanzo con lo pseudonimo di
Ghino), sia entrato nel mirino di “Koros” già ai tempi del caso
Abu Abbas, ovvero ai tempi del suo no agli USA nella consegna di
Abbas e il suo sostegno alla causa palestinese. Oltre a questo, il
suo essere un “ostacolo al predominio incontrollato delle
“grandi famiglie” italiane, agli affiliati della “trilateral”,
ai potentati collegati ai gruppi avventuristici della finanza
internazionale”. Oltre che, naturalmente, la sua ideologia
“neogollista di sinistra”, che voleva un'Europa sovrana,
indipendente dai due blocchi e amica del mondo arabo laico e
socialista, oltre che alleata al Terzo Mondo.
Nel romanzo, Craxi, fa
parlare così i suoi personaggi, rivelando le sue verità, anche
nell'ambito della politica internazionale, condendole di una certa
dose di finzione narrativa. Verità che sono, del resto, quelle che
affidò, nei suoi ultimi anni di vita, alla stampa ed ai volumi che
scrisse, nel triste esilio di Hammamet.
Nel romanzo, a dare una
spallata a Koros, sarà il governo della Federazione Russa, d'intesa
con le Nazioni Unite, “richiedendo ufficialmente al governo
degli Stati Uniti di uscire dalle ambiguità e di perseguire i
mandanti della destabilizzazione mondiale”.
Un Craxi che già oltre
vent'anni fa, prima di morire, aveva visto molte cose e – pur
inascoltato, persino da tanti sedicenti “socialisti” - non le
aveva taciute.
Bettino
Craxi rappresenta, ancora oggi, quei socialisti senza tessera e senza
partito (perché l'unico vero Partito Socialista Italiano fu quello
che iniziò nel 1892 con Filippo Turati e Anna Kuliscioff e finì
purtroppo con Bettino Craxi nel 1992), come chi vi scrive, che, se
sono profondamente delusi dalla politica – dal 1993 ad oggi – non
hanno comunque mai smesso di analizzarla.
Di
tutti questi aspetti e di molte figure del socialismo autentico,
riformatore, autogestionario e non dogmatico, ancora oggi presente –
a vario titolo – in molti Paesi latinoamericani (fra cui il Brasile
di Lula in primis e la sua lungimirante politica estera e interna),
nel mondo panafricano e nella Repubblica Popolare Cinese guidata dal
riformista Xi Jinping – ho parlato diffusamente nel mio ultimo
saggio “Ritratti del Socialismo”, edito di recente da IlMioLibro
(https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/670930/ritratti-del-socialismo),
con prefazione di una delle nipoti di Bettino, Ananda Craxi.
E
molte sono ancora oggi le battaglie che attendono e attenderebbero i
socialisti autentici in tutto il mondo, fra le quali:
1)
nazionalizzazione delle società energetiche; delle telecomunicazioni
(web e telefonia), dei trasporti; del settore bancario, siderurgico e
militare;
2)
investimenti massicci in sanità, istruzione, ricerca;
4) promozione di un mondo
pacifico, multipolare, dialogante e volto alla collaborazione
reciproca in ogni ambito, da quello sanitario a quello relativo alla
sicurezza internazionale;
4) messa al bando
dell'intelligenza artificiale per uso civile, che è destinata a
distruggere non solo posti di lavoro, ma a mettere a rischio la
sicurezza dei cittadini stessi, oltre che la loro capacità di
ragionare;
5)
promozione dell'autogestione delle imprese – da affidare
direttamente ai lavoratori/produttori – nell'ottica del superamento
dello sfruttamento del lavoro salariato.
Luca
Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it