All'inizio di questo
mese, l'ex Presidente socialista dell'Ecuador, Rafael Correa,
rifugiato politico in Belgio, ha incassato il rifiuto da parte
dell'Interpol di essere arrestato, come richiesto dal governo
ecuadoriano, con l'accusa – mai provata – di “corruzione
aggravata”.
Correa fu condannato a 8
anni di carcere, ma è chiaro che le accuse fossero funzionali ad evitare la sua
ricandidatura alle elezioni, che in Ecuador si terranno il 7 febbraio
2021.
L'Interpol ha
riconosciuto che, quella contro Correa, è un caso di persecuzione
politica da parte del governo liberale presieduto da Lenin Moreno
(definito da Correa “un corrotto, il più grande traditore della
storia dell'Ecuador e dell'America Latina”, essendo peraltro
stato, in passato, suo vicepresidente).
E' di pochi giorni fa
l'annuncio che Correa si presenterà ad ogni modo alle elezioni di
febbraio in qualità di vicepresidente, con candidato Presidente il
giovane Andres Arauz, sostenuti dalla coalizione “Movimento Unione
Nazionale per la Speranza”, costituita dai partiti “Rivoluzione
Cittadina” (socialista) e “Centro Democratico”
(centrosinistra).
Andres Arauz, classe
1985, fu Ministro del Patrimonio e della Cultura sotto la presidenza
di Correa, nel 2017. E' economista e nel 2009 fu direttore generale
della Banca Centrale dell'Ecuador e, durante la Presidenza Correa, ha
ricoperto importanti incarichi all'interno dell'Amministrazione.
E' inoltre componente del
Consiglio esecutivo di “Progressive International”,
un'organizzazione di politici, pensatori, accademici e attivisti di
ispirazione progressista e socialista.
Numerosi gli altri candidati alle elezioni, i quali saranno: Guilermo
Celi, candidato sostenuto dal Presidente Lenin Moreno e candidato del
partito liberale “Società Unita più Azione (SUMA); Lucio
Gutierrez, candidato nazionalista di destra con il partito “Società
Patriottica”; Cesar Montufar Macheno del partito centrista
“Movimento Concertazione”; Ferdando Balda sarà il candidato di
“Libertà è Popolo” (partito di Gary Moreno, fratello del
Presidente in carica, Lenin Moreno); Paul Carrasco, candidato del
partito di sinistra “Insieme possiamo”; Abdalá Bucaram,
candidato del partito di centrodestra “Forza Ecuador”; Isidoro
Romero per il partito di centrosinistra “Avanza”; Guillermo Lasso
per il partito liberale “Credo”; Yaku Perez, candidato
indigenista per il partito “Pachakutik”,
anticapitalista, indigenista e socialista, ma da sempre fortemente
critico con la Presidenza di Correa. Possibile anche la candidatura
dell'imprenditore Otto Sonnenholzner, vicepresidente di Lenin Moreno.
Ad
oggi la coalizione di Arauz e Correa gode del maggior consenso
popolare e, probabilmente per questo, vi sono stati ripetuti
tentativi di negare loro la partecipazione alle elezioni.
I
governi presieduti da Rafael Correa, dal 2007 al 2017, erano riusciti
a liberare il Paese dalla nefasta infuenza del Fondo Monetario
Internazionale, oltre che a ridurre drasticamente povertà e
analfabetismo. Attraverso il sistema economico socialista e
indigenista definito “Buen Vivir”, sono peraltro riusciti a
introdurre il diritto all'istruzione e alla sanità pubblica e
gratuita per tutti, oltre che i diritti di cittadinanza e il
riconoscimento delle unioni di fatto.
Oltre
a ciò, va ricordato che fu grazie a Correa se al giornalista e
attivista libertario Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, fu
concessa l'immuntà diplomatica, garantendogli ospitalità presso
l'Ambasciata ecuadoriana di Londra. E ciò per sette anni, sino a che
il Presidente Lenin Moreno decise di consegnarlo alle autorità
britanniche per farlo arrestare. Al punto che, ancora oggi, Assange,
vessa in condizioni disumane nelle carceri di Sua Maestà Britannica.
Il 7
febbraio 2021 deciderà, dunque, le sorti dell'Ecuador. Un Paese che,
con Lenin Moreno, ha visto distruggere tutto quanto era stato
costruito nei dieci anni precedenti.
Luca
Bagatin
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