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martedì 30 giugno 2020

L'UE sanziona, ancora una volta, il Venezuela. Il governo socialista risponde cacciando l'Ambasciatrice UE. Articolo di Luca Bagatin

L'Unione Europea - in linea con quanto sostenuto da Trump - vara nuove sanzioni contro il Venezuela.
In risposta, il Presidente socialista Nicolas Maduro invita l'Ambasciatrice dell'UE – Isabel Brilhante Pedrosa – a lasciare in Paese entro 72 ore.
La querelle è nata dopo che l'UE ha sanzionato, il 29 giugno scorso, le autorità dell'Assemblea Nazionale venezuelana, nonché i funzionari governativi del Paese, per presunta “azione contro l'opposizione”.
Tra i colpiti dalle sanzioni vi sono Luis Parra, Presidente dell'Assemblea Nazionale; Franklyn Duarte, primo vicepresidente del potere legislativo e José Gregorio Noriega, secondo vicepresidente. Tutti e tre membri di partiti dell'opposizione, ma non - guarda caso – sotenitori dell'autoproclamatosi Presidente Juan Guaidó, sostenuto dagli USA e dall'UE in chiave anti-socialista e anti-Maduro.
Secondo l'UE, detti membri, oltre che altri funzionari della Repubblica Bolivariana del Venezuela, hanno contribuito a mettere fuori gioco Juan Guaidó e i ripetuti tentativi – peraltro non democratici - di cambio di governo.
Il Presidente Maduro – riaffermando la sovranità del suo Paese - ha dichiarato: “Ho deciso di dare 72 ore all'Ambasciatrice dell’UE a Caracas per abbandonare il nostro Paese (…). Ne abbiamo abbastanza del colonialismo europeo contro il Venezuela, ne abbiamo abbastanza dell'interventismo suprematista e del razzismo” (...). “Possiamo prestarle un aereo purché se ne vada. Adesso sistemiamo le cose con l’UE. Se non ci vogliono, possono andare via. Se non rispettano il Venezuela, via. Bisogna rispettare il Venezuela nella sua integrità, come nazione, come istituzione”.
Maduro ha altresì criticato il ruolo giocato dalla Spagna relativamente al coinvolgimento del leader dell'opposizione Leopoldo Lopez, il quale avrebbe organizzato il recente piano di invasione militare golpista denominato Operazione Gideon, per rovesciare il governo socialista. Piano di invasione attuato da terroristi mercenari provenienti dalla Colombia e fermato sul nascere dalle forze speciali bolivariane, il 4 maggio scorso.
Secondo Maduro, l'Ambasciatore spagnolo a Caracas, Jesus Silva, avrebbe sostenuto il piano golpista di Lopez e - per tale motivo - questi sarebbe ospitato nell'ambasciata del 1 maggio 2019, dopo aver violato gli arresti domiciliari.

Luca Bagatin

venerdì 26 giugno 2020

"Limonoviana". Pensieri e ricordi sparsi su Eduard Limonov

Eduard Limonov, che si è definiva in quegli anni "comunista indipendente", negli Anni '80, scrisse spesso per il giornale ufficiale del Partito Comunista Francese, "L'Humanité"
Una collaborazione che si interruppe il giorno in cui il giornale si rifiutò di pubblicare uno dei suoi articoli, critici nei confronti del riformismo di Gorbaciov, intitolato "Il masochismo come politica ufficiale dell'URSS sotto il governo di Gorbaciov".
I comunisti francesi non volevano perdere le loro buone relazioni con il Cremlino.
Deluso dal Partito Comunista Francese, Limonov iniziò a scrivere per riviste vicine al Fronte Nazionale di Le Pen.
Non è dunque esatto dire che Limonov sia passato dalla sinistra alla destra (rimase invece sempre coerente con le sue idee).
Ma che i comunisti, in Francia come soprattutto in Italia, difendendo il traditore Gorbaciov, sono diventati - dagli Anni '90 in poi - la destra peggiore della destra ufficiale.
Limonov lo aveva capito e chi, soprattutto da sinistra, lo contesta, è uno stupido riformista, liberale e certamente in malafede, come tutti i riformisti e i liberali, da sempre estranei al pensiero di Limonov.

Luca Bagatin 

Dal docu-ritratto di Mimmo Calopresti su Limonov

sabato 20 giugno 2020

Elezioni Serbia 2020: solo ai comunisti è impedito partecipare. Articolo di Luca Bagatin

Come in numerosi altri Paesi dell'Est, dopo l'ingresso nell'Unione Europea ed il passaggio a una economia mercato, anche in Serbia al Partito Comunista è impedito di presentarsi alle elezioni, che si terranno domenica 21 giugno.
Il Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ) e la Lega della Gioventù Comunista di Jugoslavia (SKOJ), denunciano infatti la commissione elettorale repubblicana serba (RIK) di discriminare la loro lista “Il socialismo è l'unica via d'uscita NKPJ-SKOJ”, in quanto ha respinto la candidatura della lista al fine di concorrere alle elezioni.
Il divieto è giunto solamente una settimana prima delle elezioni e ciò, chiaramente, non ha permesso alla lista comunista, guidata da Aleksandar Banjanac e Aleksandar Denic, di fare ricorso.
Mentre ai comunisti serbi è impedito di partecipare, diversamente, è stato ammesso il partito neofascista Levijatan, che in un primo tempo non era stato ammesso, in quanto le firme raccolte per la sua presentazione erano risultate insufficienti.
La lista comunista “Il socialismo è l'unica via d'uscita NKPJ-SKOJ” aveva invece presentato tutti i documenti necessari e le firme a suo sostegno entro il 5 giugno, ma, nonostante ciò, è stata l'unica lista in Serbia a non essere ammessa.
Il divieto sembra avere un evidente carattere anticomunista, in linea con la visione sempre più anticomunista e antisocialista dell'Unione Europea.

Luca Bagatin

venerdì 19 giugno 2020

USA Covid 19: dati non rassicuranti, ma la classe politica vorrebbe sanzionare i Paesi aiutati da Cuba. Articolo di Luca Bagatin

Negli USA si contano, ad oggi, oltre 118mila morti di Covid 19 dall'inizio dell'emergenza sanitaria e oltre 2 milioni di contagi. Numeri preoccupanti e che non tendono a scendere.
Gli USA, vista la situazione, avrebbero potuto e potrebbero chiedere aiuto a Cuba e ai suoi medici all'avanguardia nella risoluzione di tali emergenze. Medici cubani che – non a caso – sono stati inviati dal Paese caraibico in ogni Stato che ne abbia fatta rischiesta, in primis nella nostra Italia, ovvero nelle regioni più colpite di Lombardia e Piemonte.
Ciò – negli USA - non solo non avviene, ma accade di peggio. Ovvero, oltre a confermare l'embargo contro Cuba, che dura da tempo immemorabile, aggravando le condizioni della popolazione cubana, la classe politica statunitense rincara la dose.
Tre senatori USA - Marco Rubio, Ted Cruz e Rick Scott – hanno infatti presentato un progetto di legge che vorrebbe sanzionare ogni Paese che ha ricevuto aiuti medici da Cuba. Detti senatori chiedono, infatti, al Dipartimento di Stato, di pubblicare l'elenco dei Paesi che hanno ricevuto gli aiuti sanitari da Cuba e di includere detti Paesi nientemeno che nel rapporto annuale sulla tratta di esseri umani (sic !).
Assurdo, paradossale, vergognoso. Atto funzionale unicamente agli USA per sanzionare ulteriormente l'Isola.
Atto che, peraltro, getta ulteriore discredito sulla classe politica USA, già ampiamente screditata nell'ambito della pessima gestione dell'emergenza sanitaria (al pari del Brasile, dell'Ecuador, del Cile e della Bolivia, attualmente – guarda caso - tutti Paesi governati da politici liberal capitalisti); dai recenti avvenimenti legati all'uccisione dell'afro-americano George Floyd e dall'aver perso da tempo il primato economico e geopolitico globale, essendo gli USA stati surclassati dalla Cina.
Quella Cina che la classe politica USA vorrebbe sanzionare e alla quale vorrebbe chiedere i danni per il Covid 19.
I politici USA, dunque, eletti e sostenuti più dalle lobby economico-finanziarie che dai cittadini (visto che la maggioranza di costoro alle elezioni si astengono), anziché dare la colpa alle loro nefaste politiche – che includono, fra le altre cose, una sanità appannaggio solamente dei più ricchi – cercano sempre altrove il capro espiatorio, evitando di assumersi le proprie responsabilità e mancanze.
E' evidente che ciò non sta andando né nell'interesse del popolo statunitense, né tantomeno nell'interesse della comunità internazionale, che merita un equilibrio mondiale fondato sul multipolarismo, sulla cooperazione internazionale (nel commercio, nella sanità, nella ricerca scientifica, ad esempio) e sul rispetto della dignità e delle scelte di ciascun popolo.

Luca Bagatin

mercoledì 17 giugno 2020

Sovranità nazionale e giustizia sociale difese ieri da Pacciardi e da Craxi, oggi da Marco Rizzo

Non nasco comunista, anzi, sono cresciuto a pane e Randolfo Pacciardi, a pane e Bettino Craxi.
Ovvero nella culla del repubblicanesimo socialista anticomunista della prima ora.
Lungi da me rinnegare Pacciardi e Craxi. Comprendo persino il loro anticomunismo dell'epoca !
Ma le loro battaglie di sovranità nazionale e di giustizia sociale, oggi, le portano avanti solo i comunisti di Rizzo.
Non riconoscerlo è semplicemente sciocco.

L. B.

Non dico nulla di nuovo. Prima vengono le multinazionali.
Che sono sovrastrutture più forti degli Stati ed Apple lo ha dimostrato, addirittura più potente degli USA.
Poi c'è l'UE e la BCE.
Da anni ormai gli Stati sono a sovranità limitata e chi reclama sovranità viene annullato.
Craxi è stato fatto fuori appena ha reclamato la sovranità. Appena ha detto "comandiamo noi nella nostra terra ! ".
Dopo Sigonella e le parole contro Maastricht.
Berlusconi appena ha stretto in modo autonomo patti energetici coi russi e con Gheddafi.
Gheddafi è morto e ora ci sono gli islamici.
E il 40% degli accordi energetici è passato ai francesi .
Le donnine e lo spread erano cavolate per drogare la gente.
Prendiamone atto. Oggi le nazioni vengono dopo il potere finanziario, che controlla il denaro pubblico.

Marco Rizzo 

lunedì 15 giugno 2020

Statue edificanti e da edificare ovunque

"Se sorgesse una nazione di Satana, che combattesse dittatori e preti, mi arruolerei nelle sue file"
(Giuseppe Garibaldi)

"Proteggere gli animali contro la crudeltà degli uomini, dar loro da mangiare se hanno fame, da bere se hanno sete; correre in loro aiuto se estenuati dalle fatiche, questa è la virtù più bella del forte verso il debole"
(Giuseppe Garibaldi) 


"Certo, è stato bellissimo trovare l'America; ma perderla sarebbe stato ancora più bello"
(Mark Twain)

"La gente di solito usa le statistiche come un ubriaco i lampioni: più per sostegno che per l'illuminazione" 
(Mark Twain)


"Siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario"
(Ernesto Che Guevara)

"Fino a quando il colore della pelle non sarà considerato come il colore degli occhi noi continueremo a lottare"
(Ernesto Che Guevara)


"(...) io sono per il comunismo senza dittatura (...). Nessuna meraviglia, poiché tutta la mia cultura è anarchica, e poiché in me è radicata la convinzione che , dopo quest’ultima guerra, la storia scoglierà un novello volo verso un audacissimo progresso. (...). È mia intenzione di fare di questa città un’isola spirituale dalla quale possa irradiare un’azione, eminentemente comunista, verso tutte le nazioni oppresse”
(Gabriele d'Annunzio) 

"Ci sono certi sguardi di donna che l'uomoamante non scambierebbe con l'intero possesso del corpo di lei. Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido il fulgore della prima tenerezza, non sa la più alta delle felicità umane..."
(Gabriele d'Annunzio) 

"L'Europa sta mentendo quando afferma che difende il Bene, la democrazia, i diritti degli uomini. L'Europa, infatti, sta uccidendo i paesi dissidenti, i diversi paesi, i diversi uomini. L'Europa persegue il bene con tutti i mezzi del male. L'Europa è in profonda crisi, in crisi di coscienza"
(Eduard Limonov)

"Ho creato un partito senza politici di professione. Ma basato sulla Punk Generation"
(Eduard Limonov)

sabato 13 giugno 2020

Aristocratici e proletari, nello spirito, uniti contro la mercificazione e lo sfruttamento del materalismo

Aristocrazia e proletariato rappresentano due categorie spirituali ben definite.
L'aristocrazia, tradizionalmente e spiritualmente intesa,  ha origini cavalleresche e si poneva - nelle società arcaiche - a tutela e garanzia del popolo.
I proletari, invece, con l'avvento del socialismo, divennero il simbolo dell'emancipazione sociale e della lotta all'oppressione del sistema del danaro e del "libero" commercio.
La classe borghese e arricchita - che non ha nulla di spirituale, ma tutto di materialista - è invece colei la quale, oltre ad aver abbattuto l'aristocrazia per divenire la nuova classe di oppressori (fondata sul danaro e non sulla tradizione o sulla cavalleria), ha sdoganato il "libero" commercio e il "libero" sfruttamento del lavoro e del salario del proletariato e neo-proletariato.
Non vi può essere alcuna libertà laddove vi è sfruttamento, ma solo una falsa idea di  "libertà", fondata sul mercanteggiamento.
Come dice il filosofo Alain De Benoist, aristocratici e proletari (nello spirito) dovrebbero unirsi nella lotta contro borghesi, arricchiti e materialisti.
Per costuire una civiltà fondata sull'autentica fraternità, su autentici e antichi valori spirituali, gnostici. Una civiltà libera dall'oppressione e dallo sfruttamento delle menti e dei corpi. 

Luca Bagatin

venerdì 12 giugno 2020

E' uscito il nuovo numero della rivista francese socialista rivoluzionaria "Rébellion" !

E' uscito l'ultimo numero della rivista bimestrale francese "Rébellion" degli amici dell'Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE) (www.rebellion-sre.fr).
Numero dedicato in particolare all'ecologia e alla spiritualità orientale


    Per acquistarlo e leggere il sommario completo, cliccate al seguente link e seguite le istruzioni: https://rebellion-sre.fr/boutique/rebellion-88/

 Per abbonarsi a "Rébellion" (solo 20 euro annui per un abbonamento semplice composto di sei numeri, in tutta Europa e senza spese di spedizione): http://rebellion-sre.fr/boutique/abonnement-a-rebellion-6-numeros-2/


sabato 6 giugno 2020

Riflessione breve sul razzismo capitalista made in USA

Il problema degli USA non è il razzismo legato al colore della pelle, ma il razzismo legato al ceto sociale.
Il ricco nero Obama viene osannato e accettato. Il nero povero viene massacrato.
E così il  ricco bianco Trump viene osannato e accettato, mentre il bianco povero viene massacrato.
Quella USA è una società ove la classe ricca viene premiata e amata, mentre quella povera viene calpestata.
Il razzismo made in USA è questo qui.
E così sarà ovunque, sin tanto che esisteranno i ricchi e i poveri e sin tanto che le ricchezze non saranno messe al servizio dell'intera comunità.

Luca Bagatin

venerdì 5 giugno 2020

Referendum costituzionale in Russia: comunisti e nazionalbolscevichi contro la riforma autoritaria di Putin. Articolo di Luca Bagatin

Il 1 luglio, in Russia, si terrà il referendum per l'adozione della modifica alla Costituzione introdotta nel 1993.
Si tratta della riforma voluta dal Presidente Vladimir Putin, volta a preservare il suo potere anche dopo la fine del suo mandato presidenziale, ovvero dopo il 2024.
La gran parte degli emendamenti presentati – già dalla fine del gennaio scorso - avevano ricevuto la forte opposizione di piazza in particolare dei nazionalbolscevichi di Altra Russia, il partito guidato dallo scrittore Eduard Limonov – scomparso nel marzo scorso - del Fronte della Sinistra e, alla Duma, del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), guidato da Gennady Zjuganov.
Prima dell'emerganza Covid 19, il referendum, si sarebbe dovuto tenere il 22 aprile.
Il Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), negli scorsi giorni, ha rimarcato la sua contrarietà alla riforma costituzionale, invitando gli elettori a votare contro.
Il Vicepresidente del Comitato centrale KPRF, Dmitri Nóvikov, in un comunicato ha infatti fatto presente che gli emendamenti voluti da Putin sono “solo una nuova edizione della Costituzione di Boris Eltsin (1993) e non hanno soddisfatto le speranze della società per cambiamenti più significativi”. Egli ha altresì aggiunto che “Non abbiamo votato per la Costituzione di Eltsin imposta nel 1993. Questo documento è coperto dal sangue dei difensori della Camera dei Soviet, da un'incendiaria guerra in Cecenia e dalle lacrime degli umiliati e derubati. Essa ha legittimato la privatizzazione da parte dei ladri, ha aperto le porte al pogrom sociale dell'economia, della medicina, della scienza, della cultura e dell'istruzione. In tutti questi anni, solo il nostro partito ha costantemente combattuto per una riforma della Costituzione basata sul principio: Dare potere e proprietà al popolo”.
I comunisti russi ritengono inoltre che “sia necessario costituire un governo di unità del popolo; nazionalizzare i settori chiave dell'economia; ripristinare la pianificazione strategica e tattica; imporre un budget di sviluppo; rilanciare scienza e cultura, istruzione e investire nell'assistenza sanitaria; rifiutare l'aumento dell'età pensionabile; sostenere le imprese pubbliche”.
Prima dell'emerganza Covid 19, come già accennato, anche il partito nazionalbolscevico “Altra Russia” si era espresso contro la riforma costituzionale, con manifestazioni di piazza, facendo ad ogni modo presente che, a loro avviso, nessun nuovo emendamento alla Costituzione avrebbe potuto comunque cambiare la situazione socioeconomica del Paese, fatta di ampie disparità sociali fra ricchi e poveri, né quello che in un comunicato definirono “regime politico di arbitrarietà burocratica di polizia istituito in Russia negli ultimi 30 anni”.
Secondo il Centro Levada, istituto di sondaggi indipendente russo, il 61% dei russi dovrebbe partecipare al referendum (il quorum richiesto per la sua validità è del 50%). I sostenitori del SI attualmente si attesterebbero al 44%, mentre i sostenitori del NO al 32%.
Ad ogni modo, ad oggi, i comunisti crescono nei sondaggi e nei consensi, mentre il governo liberal autoritario di Putin, vista anche l'emergenza Covid 19, gestita in modo piuttosto altalenante, rimane in caduta libera.

Luca Bagatin

mercoledì 3 giugno 2020

Il 2 giugno è scesa in piazza, in tutta Italia, l'unica vera opposizione: il Partito Comunista

Il 2 giugno, in venti piazze italiane, l'unica opposizione è scesa in piazza.
Non l'accozzaglia di centrodestra, fatta di gente che ha già mal governato ed è da sempre la stessa faccia del centrosinistra e che ieri ha manifestato solo a Roma, peraltro in barba ad ogni regola del distanziamento fisico, ma il Partito Comunista di Marco Rizzo.
Un partito che ogni persona di buonsenso dovrebbe oggi sostenere e che ha manifestato, con ordine, nel rispetto delle regole.
E ha manifestato contro il governo dei ricchi e dell'UE, chiedendo di nazionalizzare i settori chiave dell'economia, per uscire dall'inumano sistema del capitalismo, per dare sostegno ai lavoratori, ai disoccupati ed ai piccoli produttori.
Per uscire dall'UE e dalla NATO, ovvero per combattere i poteri forti e oligarchici, sostenuti, in Italia e in Europa, dalle becere destre e dalle becere sinistre capitaliste e liberali.


Luca Bagatin


martedì 2 giugno 2020

Mario Bergamo, il repubblicano mazziniano nazionalcomunista che combattè il fascismo, ma non riconobbe la Repubblica del 1946

Articolo di Luca Bagatin
del 19 marzo 2019 contenuto anche nel saggio "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore"

Quella del repubblicano mazziniano trevigiano Mario Bergamo (1892 – 1963) è, per molti versi, una storia dimenticata. Volutamente o meno.
Vicino alle posizioni del Partito Repubblicano Italiano, fonderà, nel 1912, a Bologna – a soli venti anni – l'Alleanza Universitaria Repubblicana. A Bologna si laureerà in legge nel 1914 e, in seguito all'attentato di Sarajevo, diventerà ardente interventista, partecipando così, volontario, alla Prima Guerra Mondiale, così come molti suoi compagni di militanza.
Nel Partito Repubblicano Italiano fu capostipite della corrente denominata “Repubblica Sociale”, la quale mirava a recuperare l'ideale autogestionario e cooperativista di Giuseppe Mazzini.
Fervido sostenitore, anche negli organi di stampa, dell'impresa di Fiume di D'Annunzio e De Ambriis, oltre che del cooperativismo, nel 1919, fonderà, assieme all'allora repubblicano Pietro Nenni ed al fratello Guido e al socialista Arpinati, il Fascio di combattimento di Bologna, abbandonandolo poco dopo nel momento in cui le idee squadriste e violente di Mussolini presero il sopravvento. Egli stesso ricevette le percosse dei fascisti ed il suo studio fu più volte devastato.
Fu eletto, nel 1924, nelle file del Partito Repubblicano Italiano e, dalle colonne de “La Voce Repubblicana”, divenne uno dei più acerrimi oppositori al fascismo mussoliniano e propose la costituzione di un partito repubblicano-socialista, in grado di raccogliere le migliori forze antifasciste.
Nel 1926, accusato dell'attentato contro Mussolini, fu costretto a fuggire, assieme a Nenni, prima a Lugano e successivamente a Parigi, contribuendo alla costituzione della Concentrazione antifascista, ponendo ad ogni modo come primo obiettivo l'abolizione della monarchia e la nascita della Repubblica.
Nel 1928 propugnò l'idea di costituire una Internazionale Repubblicana e, in quell'anno, elaborò la sua teoria sul Nazionalcomunismo, che molti punti aveva in comune sia con l'esperienza d'annunziana di Fiume che con il Nazionalbolscevismo promosso dall'ex socialdemocratico tedesco Ernst Niekisch e Karl Otto Paetel, i primi a combattere – in Germania – il nascente nazismo hitleriano e a subirne le persecuzioni.
Il Nazionalcomunismo, termine ideato dallo stesso Bergamo, non era altro che un recupero del repubblicanesimo mazziniano originario e degli ideali della Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864, fuso con il nascente Bolscevismo sovietico e gli ideali patriottici. Una fusione, in sostanza, fra il nazionale e l'internazionale, che avrebbe dovuto portare alla nascita di una Repubblica Sociale.
Non sappiamo se Bergamo – che sempre si definì un “socialista mazziniano” - abbia avuto rapporti, anche epistolari, con Niekisch o avesse attinto alle sue pubblicazioni (al giornale Widerstand ad esempio), ad ogni modo, anche il Nazionalbolscevismo, negli stessi anni, voleva fondere gli ideali comunisti con quelli nazionali e patriottici, in opposizione al capitalismo, al liberalismo, all'antisemitismo dei regimi totalitari nazifascisti, proponendo un radicale rinnovamento sociale di stampo repubblicano.
Negli Anni '30, Mario Bergamo, editò la rivista “I nuovissimi annunci”, ove elaborò e diffuse le sue teorie socio-politiche e, nel 1935, a Parigi, diede alle stampe “Un italiano ribelle” (Un italien révolté), raccolta di epistole a personalità europee nelle quali egli condannava la politica coloniale fascista in Etiopia e l'ipocrisia della Società delle Nazioni.
Sul finire degli Anni '30 aderirà alla Lega dei combattenti per la pace e, allorquando i nazisti occuperanno la Francia, sarà attivo nell'aiuto ad ebrei e antifascisti.
Mussolini, comunque affascinato dai suoi ideali, gli proporrà più volte di tornare in patria, ma Bergamo sempre rifiuterà. Così come rifiuterà di partecipare alla redazione della costituzione della Repubblica Sociale Italiana nel 1943. Il suo rifiuto del fascismo e l'opposizione allo stesso furono sempre totali e intransigenti.
Mario Bergamo, peraltro, si rifiuterà di tornare in Italia anche alla fine della guerra, ritenendo che la nuova Repubblica non avesse imparato nulla dalle tristi vicende del fascismo e non rispecchiasse affatto l'idea di Repubblica popolare e socialista propugnata da Mazzini e Garibaldi.
Diverrà, successivamente, consigliere legale dell'editore socialista e garibaldino Cino Del Duca, il quale pubblicherà, nel 1965, postumo, il saggio “Nazionalcomunismo”, che raccoglierà gli ideali socialisti e repubblicani del Bergamo.
Mario Bergamo morirà a Parigi nel maggio 1963. Figura dimenticata in Italia, specie dai mazziniani, merita di essere recuperata per la fedeltà al pensiero di Giuseppe Mazzini ed alla sua intransigenza.
L'Ideale Nazionalcomunista e Nazionalbolscevico, può essere per molti versi contiguo e finanche aver ispirato il Peronismo argentino, il Sandinismo del Nicaragua, il Socialismo arabo e quello cubano. Un ideale repubblicano e laico, che mette al primo posto l'autogestione e l'autogoverno dei lavoratori e dei cittadini. Decenni dopo la morte di Mario Bergamo e quella di Niekisch, in Russia – negli Anni '90 - lo scrittore Eduard Limonov, il chitarrista Egor Letov ed il filosofo Aleksandr Dugin fonderanno il Partito NazionalBolscevico (oggi fuorilegge e denominato “Altra Russia”, guidato dal solo Limonov), che diventerà il maggior sostenitore del ritorno al socialismo in Russia e si opporrà alle politiche oligarchiche e liberali di Eltsin e Putin.
Dugin, nel suo saggio “La Quarta Teoria Politica”, definisce il nazionalbolscevismo come un “nazionalismo di sinistra”, con aspetti spirituali e non materialisti ed egli individua nei nazionalisti di sinistra odierni in particolare i movimenti politici dell'America Latina del Socialismo del XXI secolo, ove peraltro i leader sono spesso persone di origine indigena (vedi Evo Morales, Presidente della Bolivia). Di ispirazione nazionalcomunista, anche l'attuale Partito Comunista della Federazione Russa guidato da Gennady Zjuganov, maggior oppositore, in Parlamento, al governo Putin.
Il nazionalbolscevismo o nazionalcomunismo, potremmo dire, è una forma di anti-autoritarismo e di anti-totalitarismo, volto a recuperare gli ideali del primo socialismo e del primo repubblicanesimo ottocentesco, in chiave moderna, opposta al liberalismo ed al capitalismo che tutto mettono in vendita.
 
Luca Bagatin