Il 1 luglio, in Russia,
si terrà il referendum per l'adozione della modifica alla
Costituzione introdotta nel 1993.
Si tratta della riforma
voluta dal Presidente Vladimir Putin, volta a preservare il suo
potere anche dopo la fine del suo mandato presidenziale, ovvero dopo
il 2024.
La gran parte degli
emendamenti presentati – già dalla fine del gennaio scorso -
avevano ricevuto la forte opposizione di piazza in particolare dei
nazionalbolscevichi di Altra Russia, il partito guidato dallo
scrittore Eduard Limonov – scomparso nel marzo scorso - del Fronte
della Sinistra e, alla Duma, del Partito Comunista della Federazione
Russa (KPRF), guidato da Gennady Zjuganov.
Prima dell'emerganza
Covid 19, il referendum, si sarebbe dovuto tenere il 22 aprile.
Il Partito Comunista
della Federazione Russa (KPRF), negli scorsi giorni, ha rimarcato la
sua contrarietà alla riforma costituzionale, invitando gli elettori
a votare contro.
Il Vicepresidente del
Comitato centrale KPRF, Dmitri Nóvikov, in un comunicato ha infatti
fatto presente che gli emendamenti voluti da Putin sono “solo
una nuova edizione della Costituzione di Boris Eltsin (1993) e non
hanno soddisfatto le speranze della società per cambiamenti più
significativi”. Egli ha altresì
aggiunto che “Non abbiamo votato per
la Costituzione di Eltsin imposta nel 1993. Questo documento è
coperto dal sangue dei difensori della Camera dei Soviet, da
un'incendiaria guerra in Cecenia e dalle lacrime degli umiliati e
derubati. Essa ha legittimato la privatizzazione da parte dei ladri,
ha aperto le porte al pogrom sociale dell'economia, della medicina,
della scienza, della cultura e dell'istruzione. In tutti questi anni,
solo il nostro partito ha costantemente combattuto per una riforma
della Costituzione basata sul principio: Dare potere e proprietà al
popolo”.
I
comunisti russi ritengono inoltre che “sia
necessario costituire un governo di unità del popolo; nazionalizzare
i settori chiave dell'economia; ripristinare la pianificazione
strategica e tattica; imporre un budget di sviluppo; rilanciare
scienza e cultura, istruzione e investire nell'assistenza sanitaria;
rifiutare l'aumento dell'età pensionabile; sostenere le imprese
pubbliche”.
Prima
dell'emerganza Covid 19, come già accennato, anche il partito
nazionalbolscevico “Altra Russia” si era espresso contro la
riforma costituzionale, con manifestazioni di piazza, facendo ad ogni
modo presente che, a loro avviso, nessun nuovo emendamento alla
Costituzione avrebbe potuto comunque cambiare la situazione socioeconomica
del Paese, fatta di ampie disparità sociali fra ricchi e poveri, né
quello che in un comunicato definirono “regime
politico di arbitrarietà burocratica di polizia istituito in Russia
negli ultimi 30 anni”.
Secondo il Centro Levada, istituto di sondaggi indipendente russo, il 61% dei russi dovrebbe partecipare al referendum (il quorum richiesto per la sua validità è del 50%). I sostenitori del SI attualmente si attesterebbero al 44%, mentre i sostenitori del NO al 32%.
Secondo il Centro Levada, istituto di sondaggi indipendente russo, il 61% dei russi dovrebbe partecipare al referendum (il quorum richiesto per la sua validità è del 50%). I sostenitori del SI attualmente si attesterebbero al 44%, mentre i sostenitori del NO al 32%.
Ad
ogni modo, ad oggi, i comunisti crescono nei sondaggi e nei consensi,
mentre il governo liberal autoritario di Putin, vista anche
l'emergenza Covid 19, gestita in modo piuttosto altalenante, rimane
in caduta libera.
Luca Bagatin
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