Dal 6 all'8 marzo si terrà a Roma il
47esimo Congresso del Partito Repubblicano Italiano.
Il PRI è l'ultimo partito al quale
sono stato iscritto e, trovandomi a Roma, passerò certamente a
salutare i vecchi amici e compagni.
L'ultima volta che ho scritto del PRI
già non condividevo più da tempo la linea politica intrapresa da
questo partito, che pur dovrebbe ispirarsi a Giuseppe Mazzini e a
Giuseppe Garibaldi ed al quale avevo aderito anche in quanto partito
di ispirazione rivoluzionaria – molto di più rispetto a quello
socialista – al punto che le sue bandiere sono, tutt'oggi, rosse.
L'ultima volta che ho scritto del PRI,
dicevo, è stato il 24 marzo del 2014 (io ne ero uscito già da
alcuni anni), a proposito della partecipazione del partito alle
elezioni europee nella peggior accozzaglia partitocratica possibile,
denominata “Scelta Europea”.
Nell'articolo scrissi come non avesse
alcun senso, innanzitutto, una lista che si ispirava alla
liberaldemocrazia in Europa e come non fosse assolutamente utile
(anzi !) una lista che appoggiasse “questa” idea di Europa in
mano alla Banca Centrale Europea, alle multinazionali e all'alta
finanza.
Nella fattispecie scrissi, fra le altre
cose: “...ci chiediamo a che cosa
serva una lista liberale (ma anche una socialista, popolare o
comunista o grillina o neofascista) in Europa, visto che l'Unione
Europea è di fatto governata dalla Banca Centrale Europea e, per
decidere della lunghezza delle zucchine, ripetiamo, non servono
liberali, socialisti o popolari !”.
E proseguii
affermando: “Diverso sarebbe se i
liberali, quelli duri e puri però, contaminati da un sano
liberlsocialismo e da un sano repubblicanesimo mazziniano e
garibaldino, che conoscono le battaglie di Ernesto Rossi, Mario
Pannunzio, Ernesto Nathan e ancor prima quelle di Giuseppe Garibaldi
e Giuseppe Mazzini per un'Europa affratellata, ove il Popolo governa
sull'economia e sulle ruberie politico-bancarie, iniziassero una sana
battaglia extraparlamentare.
E' ciò che da
lungo tempo ho proposto loro, così come lo propongo a tutti i
cittadini pensanti (magari anche ai dissidenti ex grillini, se non
rimanessero sordi all'appello del loro stesso elettorato) allorquando
ideai “Amore e Libertà” (www.amoreeliberta.altervista.org
– www.amoreeliberta.blogspot.it),
che non è un partito elettoralistico, bensì è un Partito d'azione.
D'azione extraparlamentare in primis, per la Civiltà dell'Amore, per
un'Europa affratellata, per i diritti sociali e politici che possono
essere ottenuti fornendo ai cittadini una sovranità che non è mai
stata fornita loro. Attraverso l'autogestione e la libertà di
scelta: del proprio corpo, delle attività economiche, della
circolazione delle idee (attraverso lo sviluppo del copyleft e
l'abolizione del copyright), dell'autogestione dei capitali
attraverso l'unione fra capitale e lavoro di mazziniana memoria.
Sono
le medesime cose che penso oggi ed una volta di più, rammentando
anche la lezione di Randolfo Pacciardi.
Sono
le medesime cose che mi fecero abbandonare un PRI autoreferenziale,
capitanato da un Francesco Nucara appiattito su posizioni
berlusconiane prima, montiane poi ed oggi, forse, filo renziane, come
filo-renziani sono quelli come la Ministra Stefania Giannini –
candidata allora in “Scelta Europea” - e che oggi sta per
assicurare il precariato a moltissimi insegnanti e distruggendo quel
che rimane della scuola pubblica.
Questo
non è spirito mazziniano e garibaldino ! E' spirito antisociale,
autoritario, autoreferenziale.
Sono
le medesime cose che cercai di far capire al PRI, ma anche a Fare per
Fermare il Declino ed al PLI, quando mi candidai in quest'ultimo alle
amministrative di Roma del 2013, proponendo a costoro di candidare a
Sindaco della città Ilona Staller in arte Cicciolina, con un
programma che avrebbe potuto, come scrissi allora: rilanciare
la cultura dei diritti sociali e civili; rendere Roma finalmente una
città vivibile, civile, europea, sessualmente intrigante, con parchi
dell'amore, luoghi attrezzati per disabili, anziani, bambini e
animali; erotizzare la cultura laica e liberale, ovvero rendere
nuovamente vitale un partito o più partiti (visto che la medesima
proposta la lanciai anche al PRI e a tutta l'area laica) ormai morti,
ovvero auto-suicidatisi per aver dato credito a Segreterie nazionali
senza alcun costrutto né prospettiva.
Tutte cose che i
cosiddetti “liberaldemocratici”, fossero del PRI o del PLI, non
compresero minimamente, candidandosi, ancora una volta, a prendere lo
0,00% dei (non)consensi.
L'alternativa
mazziniana e garibaldina, oggi, non può essere che – come durante
il Risorgimento – extraparlamentare e contro l'Europa delle Elite.
Mazzini e
Garibaldi furono fra i fondatori della Prima Internazionale dei
Lavoratori, assieme ad anarchici e socialisti. E non è un caso. Non
è un caso se oggi occorre ripartire proprio da lì, per evitare di
ritrovarci preda dell'opposto estremismo da una parte e ritrovarci
ancora una volta al governo i servi della Banca Centrale Europea e
del Fondo Monetario Internazionale, che stanno facendo strage dei
diritti sociali e civili e che stanno condannando alla disoccupazione
ed alla precarietà endemica milioni di persone, oltre che stanno
attuando politiche immigrazioniste di sfruttamento e senza alcuna
regola, foriere di criminalità e di ulteriore insicurezza sociale.
E non è un caso
se da diverso tempo sono pressoché l'unico, in Italia ed in sede
politico-culturale e giornalistica, a raccontare ciò che di positivo
è accaduto, diversamente e in questi decenni, in America Latina con
l'avvento di Presidenti di ispirazione bolivariana, repubblicana,
socialista, garibaldina, peronista. Paesi che hanno saputo liberarsi
dal giogo della dittatura militare, dal giogo delle multinazionali
straniere, dal giogo dell'imperialismo yankee. Paesi governati da
Presidenti laici e spesso libertari: il Venezuela di Chavez e Maduro;
il Brasile di Lula e Roussef; l'Uruguay di Mujica e Vasquez,
l'Equador di Correa, l'Argentina dei Kirchner.
E tutto ciò
nonostante la disinformazione che giunge nel nostro Occidente
pseudo-democratico, che vuole bollare quei Paesi e quei Presidenti
come dittatoriali, quando, invece, rischiano di subire golpe militari
da un momento all'altro. Golpe che riporterebbero quei Paesi
nuovamente ad una situazione di sfruttamento da parte delle
multinazionali straniere, in nome del Dio Danaro e contro la volontà
dei popoli.
In questi giorni,
al Congresso del PRI, da osservatore esterno, con amici ed ex
compagni, vorrei parlare anche di questo e, nel mio piccolo,
rammentare che oggi, eroi come Mazzini e Garibaldi, si
collocherebbero – ancora una volta – dalla parte dei popoli e dei
cittadini: contro i governanti d'Europa, le banche centrali e contro
le multinazionali straniere. Siano queste statunitensi, russe o
cinesi.
Luca Bagatin
Nessun commento:
Posta un commento